Dimore eterne e luoghi sacri

 

Asia ed Estremo Oriente: tombe di ghiaccio, templi nella giungla e guerrieri d'argilla

Anche in Asia, analogamente a quanto avveniva in Europa e nel Vicino e Medio Oriente verso il VII millennio a.C., le popolazioni di cacciatori-raccoglitori stanziate nei territori che oggi fanno parte della Cina, del Giappone, della Corea, dell’India, del Pakistan e della parte sud-orientale del continente asiatico, incominciarono a praticare l’agricoltura e a sedentarizzarsi.

Nella valle dello Yangtze, che si estende nel centro dell’immenso territorio cinese, la coltivazione del riso era già sviluppata verso il VI millennio e le comunità che vivevano in questa regione praticavano anche alcune forme di allevamento. Fu qui che si sviluppò, nella seconda metà del IV millennio a.C., la cultura Liangzhu, una delle più antiche dell’intero continente asiatico, alla quale appartengono numerose sepolture. I defunti erano inumati insieme a importanti corredi funerari, dei quali facevano parte non solo numerosissimi utensili e ornamenti di giada (asce, lame, perforatori, collane) ma anche due tipi di oggetti, sempre di giada, chiamati bi e cong, che erano rappresentazioni simboliche del cielo e della terra e costituivano segni di distinzione attribuiti dai re o dai capi ai membri più meritevoli o importanti della tribù.

Nel II millennio a.C., quando le antiche popolazioni neolitiche iniziarono a utilizzare i metalli, entrando così nell’Età del Bronzo e strutturandosi in un vero e proprio stato guidato dai primi sovrani della dinastia Shang, comparvero grandi tombe monumentali a forma di piramide rovesciata.

Non tutti i popoli stanziati nel continente asiatico, però, avevano seguito questa linea evolutiva, che vide il suo epilogo nella transizione dall’economia di caccia e raccolta a quella agricola. Alcuni gruppi localizzati nelle steppe siberiane e caucasiche, nelle regioni dell’Altai e intorno al lago Aral, continuarono a sviluppare un’economia basata sull’allevamento, che li obbligava alla pratica del nomadismo, sola forma che permetteva lo sfruttamento di tutte le aree di pascolo del loro territorio e la loro rotazione periodica.

Questi popoli di incerta origine, chiamati con vari nomi, ma noti soprattutto come “Sciti”, elaborarono una vera e propria cultura che si manifestò nella creazione di un artigianato incredibilmente raffinato soprattutto per quanto riguarda la lavorazione dei metalli e l’oreficeria, nella costruzione delle grandi tombe a tumulo dette kurgan e nell’elaborazione di un complesso rituale funerario che prevedeva la pratica di sacrifici non solo di animali, ma anche di essere umani. I capi di queste popolazioni che avevano un’organizzazione di tipo tribale, erano infatti sepolti con ricchissimi corredi insieme ai loro servi e ai loro cavalli, che dovevano accompagnarli per servirli anche nell’Aldilà.

Se le più antiche sepolture dei “popoli delle steppe” risalgono alla metà del III millennio a.C., quelle dotate di corredi più ricchi ed elaborati sono databili a un periodo compreso tra il VII e il V secolo a.C. A quest’epoca appartengono anche le tombe a tumulo di altri nomadi, i Saka, stanziati nelle regioni del Kazakhstan, le cui sepolture sono caratterizzate dall’abbondante utilizzo di oro nell’abbigliamento dei defunti.

Nel frattempo, in Cina, alla Dinastia Shang erano succedute quella Zhou e infine la Dinastia Qin, il cui primo rappresentante, Qin Shihuangdi, riunendo sotto il suo controllo altre popolazioni, fondò nel 221 a.C. il primo impero cinese: la sua gigantesca tomba, situata a Lintong, nei pressi dell’attuale città di Xi’an, costituiva il modello a scala ridotta del Paese su cui aveva regnato e della sua stessa corte.  In essa l’imperatore Shihuangdi si fece seppellire insieme ai membri della sua famiglia, alle concubine, ai servitori, ad alcuni animali, a carri in bronzo e a innumerevoli statuette raffiguranti il personale addetto al servizio del sovrano.

La realizzazione di questo straordinario complesso sepolcrale, noto al mondo intero come la “tomba dell’esercito di terracotta”, richiese l’opera di migliaia di artisti che lavorarono, si calcola, per decine di anni. Senza alcun dubbio, può essere considerata una delle più grandi e impressionanti dimore di eternità di tutta la storia dell’uomo: all’interno di tre vaste fosse venne, infatti, ritrovata una moltitudine di statue di terracotta, che costituiscono una vera e propria armata, composta da settemila soldati, seicento cavalli e cento carri da battaglia.

Le grandiose tombe dei sovrani Qin, e in particolare quella di Shihuangdi, ispirarono anche quelle degli imperatori della successiva dinastia Han, che governarono la Cina agli inizi del II secolo d.C. Le sepolture Han, marcate all’esterno da tumuli, sono in realtà perfette imitazioni sotterranee di dimore terrestri; spesso erano decorate con splendide pitture parietali, molte delle quali evocavano il mondo dell’Aldilà dove, secondo le credenze metafisiche dell’epoca, vivevano gli xian, creature immortali, in parte uomini e in parte uccelli. In queste tombe, alle quali si accedeva percorrendo sentieri delimitati da sculture in pietra, denominati “Vie degli spiriti”, i defunti venivano sepolti ricoperti da abiti e da impressionanti maschere di giada, pietra alla quale erano attribuite straordinarie proprietà, tra le quali quella di preservare i i corpi dalla corruzione.

Anche durante la dinastia Tang, che dominò la Cina tra il VII e il X secolo d.C., considerata “l’epoca d’oro” della storia di questo Paese, troviamo tombe comparabili a quelle Qin e Han, sebbene con caratteristiche diverse. Le sepolture Tang, il cui esempio più grandioso è costituito dalla tomba di Qianling (sito posto a qualche decina di chilometri di distanza da Xi’an), appartenente all’imperatore Gaozong e alla sua consorte Wu Zetiang, hanno camere sepolcrali profondamente scavate e decorate con pitture di tipo realistico, che illustrano e celebrano la vita terrena del defunto, sempre accompagnato da innumerevoli statuette raffiguranti la corte imperiale.

Le dimore di eternità della Cina imperiale fino all’epoca Tang costituiscono i più grandiosi esempi di architettura funeraria del continente asiatico e gli unici altri monumenti ad essi comparabili sono il grande stupa di Sanci presso Bhopal, in India, e il tempio di Angkor Vat in Cambogia: entrambi, pur non essendo tombe, sono monumenti a destinazione funeraria, espressione della religiosità buddista.

Lo stupa di Sanci – importante luogo di pellegrinaggio e devozione tra il III secolo a.C. e il XIII secolo d.C. – venne costruito nel II secolo a.C. e può essere considerato il più rilevante di questi particolari edifici, che in origine erano tumuli funerari destinati ad accogliere le reliquie del Buddha e che successivamente divennero rappresentazioni allegoriche in pietra dell’universo e della sua origine.

Infine, il complesso dell’Angkor Vat, situato ad Angkor, la capitale dell’impero Khmer posto a circa 240 chilometri a nord-ovest dell’attuale città di Phnom Penh, ed eretto dal re Suryavarman II nella prima metà del XII secolo, è ornato da splendidi bassorilievi e rappresenta la materializzazione nella pietra del mito del dio Vishnu e, al tempo stesso, del re deificato.

    

Fonte:
Dimore eterne - Alberto Siliotti