- Forte
del
Santissimo
Salvatore
Sorge
sulla
stretta penisola
di
San
Raineri che
con
la
sua
caratteristica
forma
a
falce
caratterizza
il
grande
porto
naturale
di
Messina.
Fu
fatto
costruire
intorno
al
1540,
dal
condottiero Don
Ferrante
Gonzaga,
Viceré
di
Sicilia
nell'ambito
della
realizzazione
di
un
imponente
sistema
difensivo
esteso
all'intera
città,
ordinata
dall'Imperatore Carlo
V
d'Asburgo quando
aveva
visitato
la
città
nel
1535,
con
grandi
festeggiamenti,
durante
il
suo
viaggio
in
Italia. La
progettazione
della
fortezza
è
attribuita
all'architetto
militare Antonio
Ferramolino che
portò
nell'isola
le
nuove
forme
della fortificazione
alla
moderna.
Il
suo
nome
deriva
dal
fatto
che
fu
costruito
nel
luogo
in
cui
esisteva
l'antica
sede
dell'Archimandritato
del
Santissimo
Salvatore. Per
ordine
di
Carlo
V
il
monastero
fu
demolito
per
poter
fortificare
l'accesso
al
porto
e
ricostruito
nell'area
oggi
occupata
dal
Museo
Regionale.
La
costruzione
inglobò
inoltre
la
torre
medievale
di
sant'Anna,
la
cui
base
è
ancora
riconoscibile
all'interno
del
forte.
La
fortezza
venne
espugnata
dagli
insorti
messinesi
durante
la
rivolta
antispagnola
del
1674.
Nel
1861
la
fortezza
venne
espugnata
dall'esercito
garibaldino.
La
struttura
subì
gravi
danni
e
successive
modifiche
per
l'esplosione
del
deposito
delle
polveri
nel
XVII
secolo
e
poi
a
causa
dei
terremoti
del
1783
e
del
1908.
Nel
1934
venne
inaugurata
la Stele
della
Madonna
della
Lettera,
dedicata
alla santa
patrona della
città,
dal
pontefice Pio
XI che
da
Roma
azionò
un
congegno
costruito
da Guglielmo
Marconi per
comandare
a
distanza
l'illuminazione
elettrica.
L'opera
fu
voluta
dall'allora
arcivescovo
di
Messina
Mons. Angelo
Paino.
Con
Decreto
Dirigenziale
nº1
del
5
gennaio
2004
del
Comando
Generale
del
Corpo
delle
Capitanerie
di
Porto
è
stato
costituito
il
Reparto
Supporto
Navale
G.C.
con
sede
nella
Base
Navale
della
Marina
Militare
di
Forte
san
Salvatore
Il
Forte
appartiene
ancora
oggi
al
Demanio
Militare.
La
struttura
difensiva,
costruita
per
difendere
l'ingresso
al
porto,
presenta
una
sagoma
bassa
ed
una
forma
allungata
essendo
posta
sulla
punta
della
penisola
di
cui
ne
asseconda
la
conformazione.
Sul
culmine
della
fortezza
si
trova
un
bastione
semicilindrico
detto
forte
"Campana"
sul
quale
si
trova
la
stele
dedicata
alla
Madonna
della
Lettera,
alta
35
metri,
costruita
in cemento
armato e
rivestita
in
pietra
di
Trapani,
sormontata
dalla
statua
bronzea
alta
7
metri
raffigurante
la
Madonna
benedicente,
che
è
diventata
uno
dei
simboli
della
città.
Forte
Gonzaga

Il Forte
Gonzaga (o Castel
Gonzaga)
è
una fortezza posta
in
posizione
dominante
sulle
alture
di Messina.
È
stato
costruito
sotto
ordine
di
Carlo
V
d'Asburgo
e
del
viceré
di
Sicilia
Don.
Ferrante
Gonzaga
da
cui
prende
il
nome.
Sorge
sulla
cima
del
Colle
del
Tirone
(o
Monte
Piselli)
e
fu
fatto
costruire
intorno
al 1540,
dal
condottiero Ferrante
Gonzaga Viceré
di
Sicilia nell'ambito
della
realizzazione
di
un
imponente
sistema
difensivo
esteso
all'intera
città,
ordinata
dall'Imperatore Carlo
V
d’Asburgo quando
aveva
visitato
la
città
nel 1535,
con
grandi
festeggiamenti,
durante
il
suo
viaggio
in
Italia.
La
progettazione
della
fortezza
è
attribuita
all'architetto
militare Antonio
Ferramolino che
portò
nell'isola
le
nuove
forme
della fortificazione
alla
moderna.
La
fortezza
fu
coinvolta
in
episodi
bellici
ed
attacchi
durante
i
secoli
successivi,
ma
è
rimasta
sostanzialmente
integra,
resistendo
anche
ai
vari
sismi
che
hanno
interessato
Messina.
Rimasto
in
uso
all'esercito
fino
a
pochi
decenni
fa,
oggi
è
di
proprietà
comunale, in
attesa
di
valorizzazione.
La
piccola
ma
imponente
struttura
difensiva
presenta
una
sagoma
bassa
con
una
forte
scarpata
ed
una
pianta
stellare
con
sei
grandi
bastioni
angolari
di
forma
triangolare
con
spigoli
rivestiti
di
blocchi
di
calcare.
Il
perimetro
del
forte
è
circondato
da
fossati.
La,
posta
in
posizione
di
ampia
visuale
sulla
città
e
lo
stretto,
aveva
il
compito
di
avamposto
verso
l'interno
per
ostacolare
attacchi
da
terra,
attraverso
i Peloritani.
Il
Forte
Gonzaga
è
stato
aperto
in
occasione
delle
Giornate
di
Primavera
del
Fondo
Ambiente
Italiano
nel
2008;
Nel
2014
e
stato
aperto
dall'associazione
Gonzaga
onlus
Real
Cittadella

La Real
Cittadella,
o Cittadella
di
Messina,
è
una fortezza del XVII
secolo posta
a
difesa
del porto
di
Messina.
Sorge
sulla
stretta Penisola
di
San
Raineri dalla
caratteristica
forma
a
falce
che
chiude
il
porto
naturale
di
Messina,
proteggendolo
verso
il
mare
aperto.
La
fortezza
non
fu
realizzata
tuttavia
solo
per
motivi
difensivi.
Infatti
fu
costruita
dagli
spagnoli
dal
1680
al
1686,
dopo
la
sanguinosa
rivolta
del
1674.
Pertanto
la
cittadella
doveva
controllare
la
città
con
le
proprie
artiglierie
ed
alloggiare
una
forte
guarnigione
in
una
posizione
facilmente
difendibile.
Il
progetto
fu
affidato
all'ingegnere
regio Carlos
de
Grunenbergh,
esperto
di fortificazioni,
che
lavorò
in
Sicilia
per
circa
un
ventennio
verso
la
fine
del
XVII
secolo.
La
fortezza,
che
interrompeva
completamente
la
piccola
penisola,
si
affacciava
sia
verso
il
mare
aperto
che
verso
il
porto
ed
era
inoltre
isolata
con
un
fossato
verso
l'entroterra,
mentre
la
punta
della
penisola
era
presidiata
dal
cinquecentesco Forte
del
Santissimo
Salvatore.
La
fortezza
fu
coinvolta
in
episodi
bellici
ed
attacchi
durante
i
secoli
successivi,
ma
non
fu
mai
espugnata,
arrendendosi
solo
dopo
lunghi
assedi
per
mancanza
di
rifornimenti.
Nel
corso
della rivoluzione
siciliana
del
1848 le
truppe
della
Real
Cittadella
non
si
arresero
agli
insorti,
sorreggendo
da
gennaio
l'assedio.
Il
3
settembre
le
truppe
del
Real
Esercito
borbonico,
comandate
dal
generale Carlo
Filangieri fecero
sbarcare
nei
pressi
della
città
il
Reggimento
"Real
Marina"
(truppe
anfibie)
che,
in
seguito
a
duri
combattimenti,
creò
una
testa
di
ponte
che
rese
possibile
lo
sbarco
degli
altri
contingenti
terrestri.
Il
7
settembre
1848,
dopo
un
lungo
bombardamento
della
città
da
mare
e
dalla
fortezza
durato
5
giorni,
la
città
fu
occupata.
Durante
la spedizione
dei
Mille del
1860,
quando
le
truppe
borboniche
a
difesa
della
Real
Cittadella
di
Messina
affacciata
sul
porto,
con
una
guarnigione
borbonica
di
circa
4.000
soldati,
restarono
l'ultimo
baluardo
in
Sicilia
del
Regno
borbonico
dopo
che
i
garibaldini
il
27
luglio
avevano
occupato
Messina.
I
borbonici
al
comando
del
generale Gennaro
Fergola,
non
tenteranno
alcuna
sortita
bellica.
Dopo
la
resa
il
13
febbraio
di Gaeta,
ove
il
sovrano
borbonico
si
era
rifugiato,
si
arresero
il
12
marzo 1861 alle
truppe
dell'esercito
piemontese
del
generale Enrico
Cialdini.
A
partire
dall'unificazione
è
stata
pesantemente
danneggiata
da
lavori
portuali
ed
alcune
cortine
e
bastioni
sul
lato
interno
sono
stati
demoliti.
La
porta
monumentale
detta Porta
Grazia,
dall'esuberante
decorazione
lapidea
opera
di Domenico
Biondo,
fu
smontata
nel
1961
e
rimontata
in
Piazza
Casa
Pia
dei
Poveri.
Oggi
la
fortezza
versa
in
stato
di
abbandono;
sopravvivono,
in
parte
interrati,
due
bastioni
ed
alcune
altre
opere.
L'imponente
struttura
difensiva
presenta
una
forma
stellare
(pentagonale),
con
cinque
bastioni
angolari,
tipica
dell'evoluzione
seicentesca
della fortificazione
alla
moderna.
la
struttura
difensiva
era
poi
completata
da rivellini ed
altre
numerose
opere
esterne.
Forti
Umbertini
I
Forti
detti
Umbertini
sono
così
chiamati
perché
costruiti
durante
il
regno
di
Umberto
I
di
Savoia
per
la
difesa
dello
Stretto.
Sono
22
in
tutto
(13
sulla
costa
siciliana
e
9
sulla
costa
calabra)
e
in
genere
sono
posizionati
su
alture.
Forte
Cavalli,
su
Monte
Gallo
nei
pressi
di
Larderia,
ancora
in
ottimo
stato
di
conservazione,
che
domina
la
città
dal
un'altezza
di
quasi
500 m
s.l.m. Da
essa
si
gode
una
vista
ottima
sullo
Stretto,
che
servì
negli
anni
a
controllare
le
avanzate
francesi
via
mare,
impegnati
in
quel
periodo
in
una
campagna
di
attacco
alla
Tunisia.
Deriva
il
suo
nome
dal
generale
piemontese Giovanni
Cavalli.
È
sede
del
Museo
Storico
della
Fortificazione
Permanente
dello
Stretto.
Forte
Campone,
in
posizione
molto
elevata
e
in
ottime
condizioni.
Forte
Dinnammare,
situato
all'interno
del
Ponte
Radio
Interforze,
accanto
all'omonimo
santuario
dedicato
alla
Madonna.
Forte
dei
Centri,
a
Salice,
in
buone
condizioni.
Batteria
Polveriera
o
Masotto
(dal
nome
del
comandante),
a
Curcuraci.
Dalla
fine
della
II
guerra
mondiale
fino
al
1986
è
stata
utilizzata
dalla
Marina
Militare
come
deposito;
da
allora
è
in
stato
di
abbandono.
Forte
Serra
la
Croce,
fra
Curcuraci
e
Faro
superiore,
in
buone
condizioni.
Forte
Puntal
Ferraro
sui
Colli
Sarrizzo,
gestito
dall'Azienda
Foreste
Demaniali,
in
buone
condizioni;
vi
è
un
centro
veterinario
importante
oltre
ad
ospitare
una
piccola
colonia
di
daini
Forte
Menaja
Crispi
a
Campo
Italia;
è
stato
in
parte
distrutto
dai
bombardamenti
del
1943
e
la
parte
restante
è
in
stato
di
abbandono.
Forte
San
Jachiddu,
che
prende
nome
da
un
eremita
basiliano
vissuto
in
epoca
bizantina;
situato
a
330
metri
di
altitudine
tra
le
vallate
dell'Annunziata,
di
San
Licandro
e
di
Giostra-San
Michele
e
utilizzato
oggi
come
centro
di
un
Parco
Ecologico.
Forte
Ogliastri,
a
Tremonti,
in
buone
condizioni;
da
qualche
anno
vi
si
organizzano
importanti
eventi
d'estate
oltre
ad
ospitare
il
centro
VTS
per
il
controllo
del
traffico
marittimo
dello
Stretto
di
Messina
Forte
Petrazza,
tra
Camaro
e
Bordonaro,
in
buone
condizioni.
Forte
Schiaffino
o
Monte
Giulitta,
a
Santa
Lucia
sopra
Contesse,
costruito
nel
1889-1890
per
difendere
la
zona
da
Gazzi
a
Mili
Marina,
è
privo
di
gestione.
Forte
Mangialupi,
demolito
per
far
posto
all'eliporto
del
Policlinico;
ne
restano
solo
la
caponiera
e
qualche
vano
in
stato
di
abbandono.
Forte
Spuria,
nei
pressi
del
cimitero
di
Granatari,
ricostruito
alla
fine
dell'800
sui
resti
del
Forte
Inglese.
Palazzo
Zanca

Palazzo
Zanca è
la
sede
del
Municipio
e
della
giunta
e
consiglio
comunale.
Il
primitivo Palazzo
Comunale era
inserito
nel continuum di
edifici
del XVII
secolo che
costituivano
la Palazzata
di
Simone
Gullì,
monumentale
cornice
al
porto
falcato.
L'edificio
subì
gravi
danni
dal terremoto
del
1783.
Distrutto
dal terremoto
del
1908,
i
lavori
di
ricostruzione
iniziarono
nel
dicembre
del 1914 sotto
la
direzione
dell'architetto
palermitano Antonio
Zanca e
si
conclusero
nel 1924.
La
costruzione
è
in stile
neoclassico e
si
estende
per
una
superficie
di
circa
12.000
m².
Nella
facciata
sono
inserite
alcune
sculture
legate
alla
simbologia
cittadina
e
numerose
lapidi
che
ricordano
gli
eventi
più
importanti:
nel timpano la Regina
del
Peloro raffigurata
con
un
tridente
in
mano
fra
due
sirene
sdraiate,
allegoria
di
una
città
fortemente
votata
al
commercio
e
agli
intensi
traffici
mercantili
ad
esso
connessi.
Nel
prospetto
di
via
San
Camillo
sono
collocati
due
bassorilievi
raffiguranti Dina e Clarenza,
mentre
sul
lato
opposto,
in
via
Consolato
del
Mare,
un
ingresso
porticato
con
antistante
la Fontana
Senatoria del
1619.
Il
lato
posteriore
si
affaccia
su
Corso
Cavour
e
su
piazza
Antonello
con
un
portico
ornato
da
bassorilievi
eseguiti
da
maestranze
locali.
All'interno
del
Palazzo
vi
sono
resti
di cinta
murarie della Magna
Grecia.
Galleria
Vittorio
Emanuele
III

La galleria
Vittorio
Emanuele
III venne
progettata
da Camillo
Puglisi
Allegra e
costruita
tra
il 1924 e
il 1929.
Unica
nel
suo
genere
nel
Meridione
insieme
alla galleria
Umberto
I di Napoli,
alle
decorazioni
lavorarono
gli
scultori
Antonio
Bonfiglio
ed
Ettore
Lovetti,
i
quali
s'ispirarono,
insieme
a
Puglisi
Allegra,
al
Settecento
siciliano.
Progettata
da Camillo
Puglisi
Allegra e
finanziata
dalla
Società
Generale
Elettrica
della
Sicilia
fu
costruita
tra
il 1924 e
il 1929 e
inaugurata
il
13
agosto
1929,
contemporaneamente
al duomo
ricostruito.
Esempio
di
quello stile
liberty considerato eclettico,
tipico
nella
città
ricostruita
dopo
il terremoto
del
1908,
la
galleria,
intitolata
a Vittorio
Emanuele
III,
ha
sede
sulla
via
Cavour
ed
è
delimitata
da
grandi
edifici
pubblici
che
si
affacciano
sulla
circolare
piazza
Antonello
(su
questa
piazza
è
collocato
l'arco
d'accesso
alla
galleria):
il
palazzo
delle
Poste
e
Telegrafi,
opera
di Vittorio
Mariani,
il
palazzo
della
Provincia
di Alessandro
Giunta,
e
il palazzo
del
Municipio,
opera
dell'architetto Antonio
Zanca.
All’interno
si
articola
in
tre
bracci
confluenti,
al
centro,
in
un
esagono
chiuso
da
una
volta
a
cupola
vetrata
e
con
tre
ingressi.
Tutte
le
volte
a
botte
hanno
dei
lucernai
a
vetri
colorati;
il
pavimento
è
realizzato
con
tesserine
a
mosaico.
Il
portico
centrale,
che
dà
sulla
piazza
Antonello,
ha
un
monumentale
arco
segnalato
da
robuste
paraste
e
da
un
fastigio
sopraelevato,
che
costituisce
l’ingresso
principale
della
galleria.
Nel 2000 è
stata
dichiarata
bene
d'interesse
storico-artistico
ai
sensi
della
legge
1089/39.
Sorta
dopo
il terremoto
del
1908 con
il
nome
di
piazza
Circolare,
doveva
rappresentare
secondo
i
progettisti
dell'epoca
la
principale
sede
delle
maggiori
istituzioni
della
città:
l'entrata
principale
del
palazzo
della
Provincia
e
l'entrata
posteriore
alla
principale
del
Municipio
affacciano
entrambi
sulla
piazza.
Di
fronte
al
palazzo
della
Provincia
era
sito
il
palazzo
delle
Poste,
oggi
adibito
a
segreteria
degli
studenti
dell'Università
di
Messina.
Progettata
per
dare
adeguata
sede
ai
propri
uffici
e
creare
un
importante
polo
residenziale
e
commerciale
nel
cuore
della
città,
attualmente
è
adibita
come
luogo
di
ristorazione
e
cocktail
bar.
Teatro
Vittorio
Emanuele
II

Il Teatro
Vittorio
Emanuele
II è
il
principale teatro della
città,
il
più
grande
della
Sicilia
per
capienza
tra
i
teatri
regionali.
Voluto
da Ferdinando
II
di
Borbone nel 1842,
fu
inaugurato
nel 1852.
Realizzato
su
progetto
dell'architetto napoletano Pietro
Valente in
stile neoclassico. In
precedenza "Teatro
Sant'Elisabetta",
cambiò
nome
dopo
lo sbarco
dei
Mille a Messina.
Danneggiato
dal terremoto
di
Messina
del
1908 è
stato
oggetto
di
un restauro che
lo
ha
quasi
interamente
ricostruito,
i
lavori
furono
portati
a
termine
definitivamente
nel 1980.
Il
teatro
fu
ampliato
all'interno
in
maniera
considerevole
e
la
nuova
inaugurazione
ripropose
l'Aida (il
25
aprile 1985),
la
stessa Opera che
era
stata
l'ultima
rappresentazione
prima
del
terremoto con Angelo
Gamba e Flora
Perini.
Il
16
novembre 1987,
in
collegamento,
per
la
diretta
televisiva
su
Rai
Tre,
si
svolse
il
consueto
programma
"La
fabbrica
dei
sogni",
dove
vide
in
gara,
la Sicilia e
la Toscana.
Ospite
e
rappresentante
della Sicilia,
fu
la
cantautrice
palermitana Giuni
Russo.
In
questo
teatro,
il
30
marzo 1870,
fece
il
suo
debutto
il
celebre soprano canadese
Marie-Louise-Emma-Cécile
Lajeunesse
meglio
conosciuta
con
il
nome
d'arte
di Emma
Albani.
In
quell'occasione
interpretò
il
ruolo
di
Amina
nell'opera La
Sonnambula di Vincenzo
Bellini.
Caratterizzato
da
un
portico
di
ingresso
a
tre
arcate,
sulla
sommità
campeggia
un'importante scultura in marmo raffigurante "Il
tempo
che
scopre
la
Verità
e
Messina" realizzata
dallo scultore messinese Saro
Zagari.
Il
soffitto
interno
è
decorato
da Renato
Guttuso rappresentando
la leggenda
di
Colapesce.
Palazzo
Piacentini

Opera
dell'architetto Marcello
Piacentini,
fu
realizzato
nel 1927 sulla
zone
del
vecchio
Grande
Ospedale.
Si
compone
di
tre
edifici
collegati
da
gallerie
che
mettono
in
comunicazione
le
tre
grandi
sale
terranee
di
invito.
L'architettura
è
fortemente
caratterizzata
dall'impiego
dei
materiali
siciliani.
La
pietra,
di
caldo
colore
giallo-ocra,
è
quella
stessa
che
era
stata
adoperata
anticamente
per
i
templi
di
Selinunte
e
di Agrigento,
mentre
in
marmo
di
Cinisi
sono
alcune
parti
ornamentali.
La
scelta
di
queste
pietre
isolane,
specie
di
quelle
della
facciata,
è
stata
fatta
per
accentuare
l'aspetto
grecizzante
dell'insieme
a
ricordo
dei
templi
greci
in
Sicilia.
Il
prospetto,
sopraelevato
da
grandi
scale,
è
caratterizzato
da
grosse
e
scanalate
mezze
colonne
doriche
che
inquadrano
i
muri,
ove
s'aprono
finestroni
rettangolari,
e
sorreggono
una
trabeazione.
Le
finestre
sono
sormontate
da
rosoni
e
medaglioni
a
bassorilievo.
Le
facciate,
principali
e
laterali,
l'interno
si
ornano
di
opere
di
vari
artisti,
intonate
tutte
allo
stile
a
cui
è
improntato
il
palazzo,
che
riflette
l'orientamento
dell'atto
ufficiale
del
primo
ventennio
del
secolo.
I
grandi
tondi
dell'attico,
rappresentanti Il
diritto e La
legge sono
dello
scultore Giovanni
Prini,
le
quattro
aquile
romane
sono
di Cloza e
di Bonfiglio;
ancora
di
Cloza
e
Ricciardi
sono
i
medaglioni
raffiguranti
alcuni
giuristi
messinesi
(Dicearco
di
Messina,
Guido
Delle
Colonne,
Giacomo
Macrì,
Antonio
Fulci,
Francesco
Faranda
e
Andrea
Di
Bartolomeo);
le
teste
di
Minerva
sulle
porte
laterali
sono
di Monescalchi.
Sul
grandioso
attico
troneggia
infine
la
grande
quadriga
condotta
dalla
dea
Minerva
realizzata
da Ercole
Drei in
lega
di
bronzo
e
alluminio,
probabilmente
ispirato
dalla
tradizione
architettonica
ottocentesca
del
Nord
Europa.
Nel
vestibolo,
in
fondo
al
quale
si
eleva
lo
scalone
di
onore,
di
marmo
con
inserti
in
bronzo,
si
apre
il
portale
marmoreo
che
dà
accesso
alla
Corte
d'Assise.
Nelle
sale
di
udienza
vi
sono
bassorilievi
allegorici
e
nelle
altre
sale
di
rappresentanza,
nella
biblioteca,
camera
di
consiglio,
gabinetti
dei
presidenti
e
dei
giudici,
i
soffitti
sono
decorati
con
tempere
grasse.
Palazzo
del
Monte
di
Pietà

Il palazzo
del
Monte
di
pietà è
un
edificio
progettato
dall'architetto Natale
Masuccio.
Edificato
a
partire
dal 1616 su
incarico
dell'Arciconfraternita
degli
Azzurri. Dell'incarico
a
Masuccio,
stabilitosi
in
vecchiaia
a
Messina,
rimane
una
sola
traccia
documentale
di
mano
dell'architetto
gesuita,
relativa
alla
fornitura
di
pietra
dall'isola
di Rodi.
Alla
morte
del
progettista
risultava
costruito
il
solo
piano
terreno
caratterizzato
da
portale
e
cantonali
a
bugne
rustiche
riferibili
al
manierismo
toscano.
Il
livello
superiore
fu
completato
dopo
la
sua
morte
da
altri
progettisti
che
non
rispettarono
il
progetto
originario.
Superato
il
portale
d'ingresso
ci
si
trova
in
un
atrio
con volta
a
botte,
sulla
destra
una
porta
al
cui
interno
una
scala
conduceva
ai
piani
superiori
e,
di
fronte,
una
fontana
monumentale
con
un
putto
a
cavallo
di
un
delfino,
del
1732.
Nel
1741
in
occasione
del
bicentenario
della
fondazione
della Compagnia
degli
Azzurri, fu
realizzata
la
scenografica
scalinata
che
conduce
alla chiesa
di
Santa
Maria
della
Pietà,
su
progetti
e
disegni
dell'architetto Antonio
Basile e
del
pittore Placido
Campolo,
manufatti
realizzati
in
marmo
rosso
venato
di
Taormina.
Prospetto
settecentesco
caratterizzato
da
un portale a bugnato con
lapide
marmorea
recante
la
dicitura
"MONTE
DI
PIETA'"
e
sopra
l'arco
una
targa
"MAIOR
OMNIUM
CHARITAS
1789"
a
ricordo
dei
rifacimenti
eseguiti
dopo
il terremoto
della
Calabria
meridionale
del
1783.
Sui
lati
vi
sono
quattro
finestre
alternate
a
sei
nicchie.
L'edificio
fu
gravemente
danneggiato
dal terremoto
del
1908.
Restaurato
nuovamente
nel
1979,
è
utilizzato
per
manifestazioni
culturali,
spettacoli
e
mostre,
soprattutto
il
cortile
e
la
scalea.
Con
contratto
di
locazione
regolarmente
registrato,
l'Arciconfraternita
degli
Azzurri
e
della
Pace
dei
Bianchi
lo
ha
concesso
in
uso
alla
Provincia
Regionale
di
Messina
(con
gli
impianti
e
gli
arredi
di
cui
è
dotato),
per
consentire
di
programmare,
organizzare
e
realizzare
manifestazioni
pubbliche
di
carattere
culturale
e
sociale
di
rilevanza
e
qualità
compatibili
con
la
peculiarità
del
luogo
e
con
l'immagine
dell'Arciconfraternita.
Nella
Cappella
è
documentato
il
quadro Gesù
Cristo
con
la
Croce,
opera
di Jacopo
Vignerio.
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