Capo
d'Orlando è un centro
a prevalente vocazione turistica e commerciale del comprensorio dei Nebrodi,
si sviluppò come borgo di pescatori. Originariamente frazione di Naso,
il paese ha raggiunto l'autonomia il 1º agosto 1925.
Buona
parte della cittadina sorge principalmente lungo una stretta pianura, chiusa
tra il mare ed una fascia collinare che si estende parallelamente ad essa.
Il toponimo Capo
d'Orlando risale all’Alto
Medioevo, ribattezzando
la città in onore a una presunta sosta del paladino Orlando che
fece durante una crociata in Terra
santa. Agatirno,
l’antica città greca che
corrisponde all’attuale Capo d’Orlando, antico insediamento degli Spartani,
secondo la leggenda sarebbe stata fondata da Agatirso,
figlio di Eolo, re dei venti e delle isole Eolie (da non confondere con Eolo, dio
dei venti presso i greci, con il quale viene spesso confuso, a partire dall'Eneide di Virgilio,
opera nella quale le due figure mitologiche vengono sovrapposte per la prima
volta nel libro I). Il paese avrebbe conservato il nome di Agatirso,
"colui che porta lo splendido tirso": dunque sarebbe stata in
origine una città sacra al culto di Dioniso, simboleggiato appunto dal
tirso.
Nel 210
a.C., secondo le
cronache di Tito
Livio, Agatirso o
Agatirno, "società di ladri, esuli e malfattori", subì una
massiccia deportazione: circa 4.000 persone furono deportate in Calabria dal
console Marco
Valerio Levino, forse
proprio per effetto dei culti
dionisiaci. È questa
l'ultima traccia della storia di Capo d'Orlando prima dell’epoca normanna,
in quanto i Barbari invasero
la città senza lasciarne testimonianze arrivate sino a oggi: la
testimonianza successiva è di Goffredo
da Viterbo, il quale
riferisce che il promontorio porta il nome del paladino Orlando (al posto
del vecchio nome paganeggiante), da quando Carlomagno, al ritorno dal suo
pellegrinaggio a Gerusalemme, fece tappa in Sicilia orientale. Durante il Vespro
siciliano il 4
luglio 1299,
Capo d'Orlando torna nelle cronache con una battaglia
navale tra Giacomo
II e Federico
III per la reggenza
degli Aragonesi in Sicilia,
nel contesto della disputa fra Aragonesi e Angioini per
il trono siciliano.
Nel 1359 Federico
IV d'Aragona assegna al nobile Vinciguerra
d'Aragona i possedimenti e il Castello
d'Orlando.
Nel 1398,
Capo d'Orlando è citata nelle cronache per l'assedio di Bernardo
Cabrera, conte di Modica,
che insegue Bartolomeo
di Aragona, traditore
del re Martino I rifugiatosi
nel Castello che si trova sul promontorio dal quale Capo d'Orlando prende il
nome. In questa occasione il Castello, utilizzato fino ad allora come
roccaforte di guardia contro i pirati, viene distrutto: iniziano così le
incursioni dei pirati, due delle quali testimoniate nel 1589 e
nel 1594,
fino alla realizzazione di una postazione di guardia, nel 1645.
Nel 1598 il
ritrovamento vicino al Castello di una piccola statua della Madonna,
riproduzione della Madonna
di Trapani, che secondo
la leggenda sarebbe stata portata da San
Cono Abate, porta la
comunità locale a costruire nel 1600 il
Santuario di Maria Santissima, tuttora simbolo del paese.
I
secoli successivi, segnatamente il XVIII e l'inizio del XIX, sono anni di
lunghe e dannose alluvioni, che spingono i conti d'Amico, antichi
proprietari del latifondo, a cederne la proprietà al Comune di Naso.
Le alluvioni sono però occasione di nuova fortuna per Capo d'Orlando: per
effetto dell'azione del mare nasce una pianura molto fertile, e le filande -
attive già dal XV secolo in contrada Malvicino insieme alla coltura della
canna da zucchero - vivono una fase di sviluppo. Capo d'Orlando affianca
dunque le coltivazioni all'attività dei pescatori, e per proteggere il
centro dalle scorribande dei pirati e sfruttare le nuove risorse i baroni di
Naso realizzano una torre fortificata e un trappeto per lavorare lo
zucchero.
Nello
stesso periodo, nella zona di San Gregorio nasce una tonnara: è così che
Capo d'Orlando - e più nello specifico il borgo marinaro di San Gregorio,
vero cuore pulsante del paese fino alla fine del XIX secolo - raggiunge una
forte indipendenza economica e inizia a crescere demograficamente, anche per
effetto del completamento, nel 1895,
della ferrovia che attraversa il centro e delle statali 113 Messina-Palermo e
116 Capo d'Orlando-Randazzo.
A cavallo fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo iniziano così le
agitazioni popolari per rivendicare l'autonomia da Naso, che ormai ha la
stessa rilevanza economica e demografica della frazione e per tenere
l'avamposto a mare concede porzioni di territorio agli orlandini. Le
agitazioni però proseguono, fino a quando, con Legge n. 1170 del 25 giugno 1925,
Capo d'Orlando ottiene l'autonomia a decorrere dal primo agosto, suggellata
il 27 settembre dello stesso anno dall'inaugurazione del municipio.
Monte
della Madonna e il Castello
In
cima al monte simbolo della cittadina, sorgono i resti dell’antico
Castello intitolato al paladino Orlando. La sua costruzione risale al
periodo medioevale, ma ha assunto maggiore rilievo a partire dal 1598 quando
San Cono apparve ai guardiani, i fratelli Raffa, che risiedevano nella sua
alta torre per lasciarvi il prezioso simulacro della Madonna.
Da
allora il Castello, che prima era andato in rovina a causa di un assedio
quattrocentesco, ha visto nuova vita con la costruzione del Santuario e con
la realizzazione nei suoi ambienti di aree riservate ai pellegrini.
Nel
corso dei secoli però, questo edificio, che si estendeva per tutto il
pianoro sommitale del Monte, ha subito ingenti danni per via di terremoti e
smottamenti che pian piano lo hanno intaccato.
Dall’inizio
del XIX secolo i resti del Castello, come il Santuario e tutto il Monte sono
di proprietà della Curia Vescovile di Patti.

Castello
Bastione
Il Castello
Bastione a Capo d'Orlando è conosciuto anche comeTorre del Trappeto. La sua
datazione è incerta perché non esistono documenti ufficiali che riportino
informazioni sicure ma, da alcune ricostruzioni storiche degli esperti, con
ogni probabilità la sua edificazione avvenne nel XIV secolo, quando in
tutta la Sicilia e quindi anche nella zona di Capo d'Orlando si diffuse la
coltivazione delle cannamele e quindi vennero creati delle fortificazioni a
protezione di questo prezioso prodotto.
Il primo
documento ufficiale nel quale si parla del Castello Bastione risale però al
1500 quando si fa cenno a lui in un rapporto storico voluto
dall'allora Imperatore Filippo II. La sua creazione fu quindi voluta
essenzialmente per motivi di difesa del territorio, anche se nel corso delle
epoche mutò poi destinazione diventando di volta in volta la dimora dei
principi del borgo.
Nel 1850
circa, l'edificio fu acquistato da una nobildonna inglese che ne fece la sua
dimora di vacanze, fino a quando in epoca più recente il Comune di Capo
d'Orlando ha deciso di acquistarlo per adibirlo a spazio espositivo a
disposizione di tutti i cittadini.
Dal punto
di vista architettonico, il Castello Bastione a Capo d'Orlando ha una forma
rettangolare e si presenta come una massiccia struttura difensiva, con due
torri laterali e il tetto merlato. La struttura è a due piani e in aggiunta
c'è il terrazzo che serviva all'epoca come postazione di avvistamento.
L'ingresso principale è posto al secondo piano e vi si accede attraverso
una scala in pietra.
Gli interni
sono molto semplici, anche se alcune sale sono state successivamente
affrescate perché la struttura nel corso dei secoli è stata adibita anche
a residenza nobiliare. Oggi al suo interno è possibile prendere parte a
mostre espositive e altre iniziative culturali. Trovandosi in una posizione
abbastanza elevata, dalla sommità del Castello Bastione a Capo d'Orlando si
può ammirare un bellissimo panorama della valle.
Torre
dei Quadaranini
La
Torre dei Quadaranini nasce come torre di avvistamento nel XIV o XV secolo.
I primi cenni storici risalgono al 1460. Nel 1700 viene acquistata da una
baronessa di Naso che la trasforma nella sua residenza estiva.
Dal
1922 appartiene alla famiglia Damiano che, più recentemente, l’ha
trasformata in un residence con 5 appartamenti che godono di una splendida
vista panoramica sulle Isole Eolie e sul Borgo di San Gregorio.
Immersa
nel verde e a breve distanza dal mare, la Torre dei Quadaranini è il posto
ideale per passare le vostre vacanze a Capo d’Orlando o per organizzare i
vostri ricevimenti privati.
Santuario
di Maria Santissima di Capo d'Orlando
Il
Santuario di Maria Santissima di Capo d'Orlando, anche detto Santuario della
Madonna, sorge in cima al promontorio che è simbolo della cittadina, in
mezzo al complesso monumentale del Castello.
La
sua fondazione è legata ai fatti miracolosi del 1598 quando San Cono
Navacita, patrono di Naso, in una sua apparizione, lasciò ai fratelli
Raffa, guardiani del Castello, il piccolo simulacro della Madonna, del tutto
simile a quello della Vergine venerata a Trapani, che teneva in braccio Gesù
Bambino. Il simulacro, alto poco più del palmo di una mano, venne condotto
a Naso da cui Capo d’Orlando a quel tempo dipendeva dal punto di vista
amministrativo, ma violenti anche se innocui terremoti ed altri eventi
naturali indussero a ritenere che la Madonnina dovesse tornare lì dove era
stata rinvenuta.
Una
successiva apparizione del frate servì a disegnare in cima al promontorio
il perimetro della Chiesa che doveva ospitare il simulacro. Su ordine del
Vescovo Monsignor Francesco Velardi della Conca, il Conte Girolamo Joppolo
fece erigere il Santuario sulla sommità del monte e il 22 ottobre del 1600,
con un nutrito corteo partito da Naso, si consegnò la statuetta alla Chiesa
e alla comunità orlandina. Per quel giorno, venne istituita una festa
“con mercato e fiera”.
La
notte dell’11 dicembre 1925, il simulacro di Maria SS. venne trafugato da
mani ignote. Inutili si rivelarono le indagini per risalire agli autori del
furto: così, per proseguire la devozione, venne fatta realizzare una
statuetta in argento, tuttora esposta nel Santuario. All’interno del
Santuario si conservano tuttora due dipinti di Gaspare Camarda della Scuola
di Antonello da Messina, "l'Adorazione dei pastori" del 1626 e
"il Crocefisso fra due monaci oranti" del 1627.

Chiesa
Maria SS. di Porto Salvo
Non
si conosce l’anno in cui effettivamente la Chiesa fu costruita. Si sa solo
che il locale su cui sorge apparteneva alla “Famiglia Merendino” e fu
proprio questa famiglia a farla costruire e ad averne cura grazie ad un
proprio congiunto sacerdote, Ferdinando Merendino. Fu dato il nome di
“Chiesa Nuova”, perchè era l’unica chiesa presente nell’abitato. Il
terreno su cui sorge al sagrestia invece è stato donato da “Paolo
Paparone”.
Certamente
la Chiesa era aperta al culto nel 1914, giacchè il 15 dicembre 1914 viene
celebrato il primo battesimo a Calogero Ziino figlio di Vincenzo e di
Carolina Lama, come è attestato dal libro dei battesimi conservato
nell’archivio parrocchiale. Il sacerdote era il Cappellano Vincenzo
Origlio.
Successivamente
il 27 dicembre 1914 Lanza Volpe Francesco e Nunzia Sapienza, domiciliati a
Capo d’Orlando alla presenza del sacerdote Ferdinando Merendino
“dichiarano formalmente di darsi la scambievole promessa di Matrimonio”.
Il 31 dicembre 1914 viene celebrato il primo matrimonio dal sacerdote
Vincenzo Origlio, delegato dal parroco Francesco Merendino: gli sposi sono
Mangano Calogero e Musarra Maria. Questi sono i primi documenti in nostro
possesso.
La
Chiesa intanto svolge nel tempo il suo compito di aggregare, santificare,
educare. Gli Orlandini di una certa età ricordano gli appuntamenti
principali della vita cristiana. La guerra del 1940 l’ha un pò
danneggiata, ma non al punto di renderla inagibile. Piuttosto il terremoto
del 1978 la renderà inutilizzata. E da allora comincia “un periodo di
declino” che porta i Fedeli Orlandini a scrivere al Vescovo del
tempo. La Curia provvederà a realizzare dei lavori, che però
non arriveranno a termine.
Finalmente
il 1 giugno 2006 sotto la guida del Parroco padre Vittorio Casella, grazie
ad un finanziamento della Regione Siciliana, alle donazioni, gli
interessamenti di tanti fedeli la Chiesa viene riaperta al Culto e
riconsegnata agli Orlandini.

Chiesa
Cristo Re
La Chiesa
di Cristo Re a Capo d'Orlando è la struttura religiosa più
importante e conosciuta di Capo d'Orlando, una cittadina in provincia di
Messina. Si tratta del punto di riferimento per quanto riguarda i fedeli
della cittadina ma è anche bella da visitare dal punto di vista
architettonico, pur non avendo una storia lunghissima.
La
Chiesa di Cristo Re a Capo d'Orlando non ha una storia particolarmente lunga
perché in realtà la sua edificazione risale al 1950 circa. Tuttavia nelle
intenzioni dei padri redentoristi, che sono stati coloro che hanno
fortemente voluto la costruzione e hanno sovvenzionato tutte le spese, la
struttura è sempre stata destinata a diventare l'edificio
di culto principale della piccola cittadina nonché chiesa
madre, visto anche che nel borgo non ci sono comunque molti edifici del
genere. Dalla sua consacrazione in poi è sempre stata attiva ed è la
location di tutte le principali manifestazioni religiose che vengono
organizzate a Capo d'Orlando.
Trattandosi
di un edificio moderno, anche se si ispira a stili architettonici passati,
la Chiesa di Cristo Re a Capo d'Orlando non ha particolari opere al suo
interno tuttavia la sua struttura presenta comunque degli elementi
distintivi. Innanzitutto è molto imponente,
con una pianta a croce latina e tre navate, delle quali la principale
termina con un glorioso
altare.
Le
decorazioni interne sono piuttosto semplici ma è da segnalare la presenza
di vetrate policrome che raccontano storie sacre e sono ben visibili anche
dall'esterno. Inoltre l'interno della Chiesa di Cristo Re a Capo d'Orlando
è impreziosita dalla presenza di alcuni mosaici,
come quello del catino absidale, di fattura moderna che raffigura storia del
Cristo Risorto.
Infine,
il tabernacolo è trattenuto da una statua di dimensioni imponenti che
rappresenta la Vergine Maria ed è stata realizzata interamente in legno,
secondo lo stile della scuola trentina.
Ospizio
dei Cappuccini
Costruito
nel 1813, in contrada S. Filadelfio, per volere di padre Origlio. Venne
abbandonato dai Cappuccini dopo
i primi decenni del secolo. Oggi ne restano alcuni ruderi.
Palazzo
Municipale
Edificato
nel 1933. Caratteristica la facciata Monumentale in stile fascista.
Fontana
del Drago
Esisteva
nel XVIII secolo.
La
Fontana Drago, situata nell’omonima contrada lungo la strada statale 113,
è stata realizzata intorno alla fine del XVIII secolo.
Il
bene monumentale si caratterizza per i suoi elementi intagliati nella pietra
arenaria locale e per la presenza delle celebri maioliche nasitane.
Sul
suo prospetto è posizionato uno stemma del 1989 che sostituisce quello
antico della famiglia Ventimiglia-Joppolo rubato nel 1985.

Villa
Piccolo
Villa
Piccolo sorge a pochi chilometri da Capo
d'Orlando. Costruita alla fine del IX
secolo, fu dimora dei Piccolo, i fratelli Casimiro
Piccolo (Barone di Calanovella), Lucio
Piccolo e Agata Giovanna, che vi dimorarono fino alla morte. Il
primo si dedicò alla fotografia,
all'occultismo e
ad acquerelli di
genere fantastico, il secondo è noto per le sue liriche,
la sorella Agata Giovanna fu invece appassionata di botanica.
Insieme a loro visse a Villa Piccolo (un tempo chiamata Villa Vina) anche la
madre, la baronessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, fino
all'anno della sua morte avvenuta nel 1954.
Le
stanze che compongono il museo di Villa Piccolo vedono concentrare in
ciascun ambiente gli oggetti dei personaggi che ricordano, così la stanza
del poeta Lucio raccoglie le sue foto e le prime stampe delle sue poesie,
incorniciate, insieme ad oggetti cari e, a suo dire, carichi di valenza
ispiratrice del passato, la stanza di Casimiro ha le sue foto e i suoi
apparecchi fotografici, insieme a tavolozze, acquarelli e pensieri che
sembrano fondersi fino a ridefinire i contorni del valore stesso del tratto,
la stanza di Agata Giovanna, con i suoi candelabri rosa e i suoi ricami,
offre al visitatore la vista di una copia, certamente rara, della sua unica
pubblicazione sullo studio della Puya Berteroniana, unico esemplare in
Europa presente e vegeto a villa Piccolo.
Di
particolare interesse, anche la sala da pranzo, con il tavolo e il posto
perennemente apparecchiato per la madre dei Piccolo, Teresa Mastrogiovanni
Tasca Filangeri di Cutò. Oggi come al tempo in cui i tre fratelli vissero
nella dimora orlandina.
Una
stanza molto visitata è quella degli ospiti, che ebbe quale ospite fisso
nei periodi estivi, Giuseppe
Tomasi di Lampedusa, l'autore del Gattopardo e
cugino in primo grado dei Piccolo. Sua madre Beatrice, infatti, era sorella
di Teresa Mastrogiovanni. Qui sono state scritte diverse celebri pagine del
romanzo e proprio da Villa Piccolo, dopo la morte di Lampedusa, Lucio
Piccolo spedì alla Mondadori il
dattiloscritto originario del Gattopardo, poi rifiutato, prima di essere
infine pubblicato da Feltrinelli.
Nella
casa museo sono archiviati poco meno di 2400 libri ed altri sono in fase di
restauro. Comprende fra gli altri: “l'io trascendentale” di Barlé,
“Mistici e maghi del Tibet” di David-Neel, “Poesia e non poesia” di
Croce, “Dialoghi” di Platone, “La monadologia” di Leibniz, “Del
senso delle cose e della magia” di Campanella, “Essere e tempo” di
Heidegger, “La Phenomenologie de l'esprit” Hegel, “Uomini 22 e città
3” di Prezzolini, “Paradossi” di Nordeau, “Raccolta di tutti i
sovrani decreti di Sicilia”, Enciclopedia Britannica” the University of
Chicago, libri di Fogazzaro, De Amicis, Deledda e D'annunzio in copie
dell'epoca, alcuni anni iella raccolta completa di Scienze e Vita, tutte le
opere di A. Dumas, annate dal 1949 al 54 di Psychic News, dal 1949 al '60 di
Luce e Ombra, tutti gli scrittori del ‘900 dai più conosciuti ai meno
emergenti frutto della gara tra Lucio e Tomasi fra chi era in grado di
scoprire per prima i nuovi talenti e le avanguardie del pensiero in Europa,
insieme alle enciclopedia di arte culinaria e le riviste di moda d'oltralpe
di Agata Giovanna, Pirandello, Vittoriani, Sciascia, Verga ovviamente,
insieme a Bufalino e Dalla Chiesa, con Byron, Wilde, Shakespeare,
Dostoievski e Beaumarchais, Moravia, Balzac, Calvino, Kafka, Tasso, Carducci
e La Fontaine, Borges e Casanova, Giusti e Goethe, Pizzuto e Leopardi,
Papini e Villari, Depardieu e Forster, Malpiero e Guerrazzi, Stenda,
Maupassant, Flaubert e C. G. Jung, Hugo e Della Casa, Boiardo ed Aristofane,
Sallustio ed Evola, Fenelon e La Fitte, e ovviamente i libri di Lucio
Piccolo … e fra tante preziosità è nascosta una chicca da amatori :
il libro dei soci del Bellini.
Nel
parco, merita una menzione il "cimitero dei cani", nel quale sono
seppelliti i cani (ma anche i gatti) di famiglia. In tutto sono presenti 35
piccole tombe, che i Piccolo vollero riservare ai loro animali domestici.
Ulteriore
menzione merita l'esedra su cui è posto un grande sedile in pietra, ove
avevano l'abitudine di riposare Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Lucio
Piccolo, all'ombra di un grande pino marittimo, ribattezzato il "pino
di Lampedusa".
Villa
Bagnoli
Villa
Bagnoli è un parco cittadino realizzato sulla spiaggia nelle immediate
adiacenze del porto turistico. Ospita un parco giochi, delle aree di verde e
spazi per animali da cortile.
Interessanti
sono le piante che l’abbelliscono specialmente nel periodo della
fioritura: le Tamerici (Tamarix Gallica), l’oleandro (Nerium oleander), la
palma dell’arizona (Phoenix arizonica), i filari di Tiglio (Tigli x
europea).
Interessante
è anche la presenza della Lagerstroemia indica, albero ornamentale
importato dalla Cina a metà del XVIII secolo. Questo complesso di verde
crea dei bellissimi viali adombrati ottimi per una passeggiata riflessiva e
rilassante
Villa
Cangemi
Risale
al XIX secolo. Sulla facciata d'ingresso presenta un portale in pietra
intagliato.
Villa
Merendino
Risale
probabilmente agli ultimi anni del XIX secolo
Villa
Papa
Esistente
all'inizio del secolo. È circondata da un vasto giardino con alti alberi di
pino.
Terme
di Bagnoli
Interessante
sito archelogico di età romana risalente al III-IV secolo d.C. ubicato in
contrada Bagnoli,nei pressi dell'area portuale di Capo d'Orlando. I resti di
questo complesso termale sono stati portati alla luce grazie ad una campagna
di scavi realizzata nel 1987. Secondo quanto venuto alla luce, quest’area,
composta da 8 vani, era annessa ad una Villa Romana e subì ingenti danni
causati da un terremoto avvenuto tra il IV e il V secolo d.C. Gli ambienti
si suddividono in tre aree: il Frigidarium, cioè la parte fredda del
complesso, il Tepidarium (zona intermedia) e il Calidarium, che veniva
riscaldato mediante un’intercapedine sotto il pavimento collegata
all’adiacente stanza del Praefurnium (fornace).
Tutti
gli ambienti sono decorati da splendidi mosaici pavimentali realizzati con
la tecnica del tassellatum (tasselli in pietra e marmo) che riproducono
motivi geometrici. 987 a Bagnoli diverse operazioni di scavo portarono alla
luce i primi ruderi di una struttura termale, appartenente ad un'antica
villa romana risalente al III-IV sec. d.C.
Le
terme costituite da otto vani sono state molto probabilmente danneggiate da
due eventi sismici che colpirono la Sicilia tra il IV e il V sec.D.C. Esse
sono costituite da tre ambienti: frigidarium, tepidarium e il calidarium. Il
frigidarium, il luogo del bagno freddo era costituito da tre stanze.
Il
tepidarium era l'ambiente tiepido intermedio che costituiva il passaggio dal
frigidarium al calidarium. Quest'ultimo ambiente era costituito da due vani
ed era utilizzato per il bagno caldo o a vapore. Gli ambienti erano resi
caldi grazie a delle intercapedini ricavate sotto i pavimenti e lungo le
pareti dentro cui circolava l'aria calda proveniente dal praefurnium, il
locale fornace. Di notevole interesse artistico sono i mosaici policromi in
tassellatum (tasselli in pietra e marmo) che decorano l'intera
pavimentazione.
Cave
del Mercadante
Il
luogo chiamato “Cave del mercadante” è caratterizzato dalla presenza da
grandi dischi realizzati nella pietra arenaria che affiorano dall’acqua in
un’area di costa che oggi è inglobata nel moderno porto turistico. Il
diametro dei solchi che generano questi grossi dischi lapidei varia da uno a
due metri e entra in profondità per circa dieci centimetri. La funzione di
questi dischi resta ancora oggi ignota e si esclude, malgrado il
suggerimento delle forme, che queste potevano essere delle estrazioni di
macine per i frantoi.
Faro
di Capo d'Orlando
Il
Faro di Capo d’Orlando, situato ai piedi del monte della Madonna, è il
simbolo della città insieme al santuario. Da quando è stato costruito,
rappresenta un punto di riferimento per i naviganti nel tratto di costa tra
Capo Calavà e Cefalù. La sua costruzione risale ai primi anni del
'900.
Progettato
dai tecnici del Genio Civile ed attivato nel 1904, è formato da una torre a
pianta quadrata intonacata di rosso adiacente ad un edificio, anch'esso di
pianta quadrata e collocato simmetricamente, sviluppato solo sul piano
terra. La lanterna, posta in cima alla torre, è raggiungibile mediante una
scala a chiocciola posizionata all’interno della torre rossa.
L’esterno
della torre, come di tutto l’edificio è ornato da decorazioni
architettoniche in calcestruzzo intonacato di bianco che donano alla
costruzione un particolare aspetto neogotico.

San
Gregorio
Il
piccolo borgo marinaro di San Gregorio è situato lungo la riviera di
levante di Capo d’Orlando, tra gli splendidi faraglioni che si affacciano
sul mar Tirreno e sulle Isole Eolie.
Originariamente,
l'abitato di San Gregorio era collegato alla cittadina solamente a monte
tramite il sentiero denominato “Goletta”, e solo nella metà del XX
secolo venne collegato con una strada litoranea che oggi conduce fino al
moderno porto turistico.
Il
borgo, comprende oltre le caratteristiche casette dei pescatori, la
piazzetta e la chiesetta dedicata al santo che gli conferisce il nome. La
sua spiaggia è una rinomata località balneare che negli anni sessanta
ispirò il cantautore geneovese Gino Paoli che proprio qui scrisse la sua
celebre canzone “Sapore di Sale”.
La
tonnara fu costruita nel 1488 per volere di un certo Manfredo da Trento. La
Tonnara passò presto in mano dei signori feudali di Naso, ed era abbondante
di pesca perché il sito era in alto mare. Fu abbandonata del tutto nel
1777, per aver riportato gravissimi danni durante una tempesta. Alla fine
dell'800 era ancora possibile vedere alcuni ruderi, oggi del tutto
scomparsi.
Alle
spalle del Monte della Madonna, superato il Faro, nell'ampio arenile che si
protende verso il mare, si trova un piccolo laghetto, proprio nelle
immediate adicenze della strada litoranea che conduce al porto di Capo
d'Orlando Marina e al piccolo borgo di San Gregorio. Il laghetto, che forse
deve la sua formazione ad una depressione del terreno ed è alimentato da
acque sottorrenee dolci e salate, è immerso in un ambiente particolarissimo
dominato da un lato dalla possente mole del Monte e dall’altra parte,
dallo splendido Mar Tirreno coronato dalla presenza delle Isole Eolie,
Patrimonio dell'Unesco.
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