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L'odierno
visitatore per arrivare all'ingresso principale dell'Acropoli di Micene segue lo
stesso cammino dell'abitante o del visitatore antico, quello che percorse
Pausania nel II secolo d.C. per andare a vedere l'Acropoli e la Porta dei Leoni,
l'ammirevole monumento che descrive colpito, ammirando le enormi opere dei
Ciclopi.
Una
rampa ascendente conduce oggi all'ingresso principale che si trova ad Ovest
dell'Acropoli, sull'unico lato accessibile della scoscesa ed impervia collina.
All'estremità di esso, tra le mura ciclopiche viene a formarsi un cortile
interno che finisce alla Porta dei Leoni.
LA
PORTA DEI LEONI
- Uno dei più sorprendente e più
importanti monumenti dell'arte fortificatoria di tutte le epoche, un
"monumento megalitico", è l'ingresso principale all'Acropoli di
Micene, noto a tutti con il nome "Porta dei Leoni".
La
Porta si trova alla terminazione di una via principale che arriva dalla città
bassa e
continua in salita con una rampa inclinata che gradualmente finisce in uno
stretto spazio. Questo spazio viene a formarsi tra la sporgenza della roccia del
braccio occidentale delle mura, che si innalza alquanto costruito col sistema
isodomo, ed un bastione oblungo (14,80 x 7,23 metri), costruito nella stessa
maniera. Sul fondo di questa strettoia si trova la Porta. Viene a formarsi così,
davanti ad essa, uno stretto cortile in modo da rendere quanto più difficile
possibile il passaggio agli attaccanti che erano costretti da un lato a
diminuire il loro numero e dall'altro ad essere esposti da tutti i lati ai colpi
dalla guarnigione dell'Acropoli.
L'apertura
della Porta, un quadrato quasi regolare, è circondato da quattro enormi blocchi
monolitici ed ha un'altezza di 3,10 metri ed una larghezza di 2,95 metri davanti
e in basso e di 3,10 metri dietro. Innalzandosi si restringe di 0,17 metri e
raggiunge i 2,78 metri. Le due paraste monolitiche che delimitano l'apertura
della Porta sono alte 3,10 metri, larghe 1,95 metri e spesse 0,50 metri. Su esse
poggia l'architrave, delle dimensioni di 4,50 x 2,10x1 metri che al centro è più
spesso
e pesa più di 18 tonnellate.
La soglia, dalle dimensioni rispettivamente di 4,60 x 2,40 x 0,85 metri,
anch'essa più spessa al centro, pesa circa 20 tonnellate e non poggia
direttamente sulla roccia, ma su uno strato di pura terra sabbiosa. All'estremità
di essa c'era, sotto la terra, una sottofondazione di piccole pietre. Oggi è
coperta perché non si logori. Sulla soglia si distinguono varie scalpellature
che risalgono alle epoche trascorse: tre larghi solchi incisi dalle ruote dei
carri antichi che in seguito, durante l'età storica, furono allargati per
facilitare lo scorrimento delle acque piovane dall'interno della Porta;
scalpellature superficiali affinché non scivolassero gli animali al loro
passaggio; ed anche un'incavatura quadrata poco profonda al centro della faccia
anteriore ed una più piccola rotonda, tutte più tarde, dall'età arcaica a
quella ellenistica.
Al
periodo miceneo risalgono due incavi che si distinguono collocati vicino alle
paraste sulla soglia e sull'architrave. Costituiscono gli incastri dei cardini
delle due ante della porta. I cardini, due pali verticali arrotondati le cui
estremità sporgevano al di sopra e al di sotto delle ante, erano fissati a
questi incavi e giravano quando la porta si apriva e si chiudeva.
Sulle
paraste si distingue un aggetto spesso 0,10 metri che continua anche sulla
soglia per impedire ai battenti di girare verso l'esterno.
I
pesanti battenti di legno della Porta dei Leoni che chiudevano l'entrata
monumentale dell'Acropoli micenea venivano assicurati, quando erano chiusi, con
un palo orizzontale fissato alle due estremità in due fori quadrati che si
distinguono sulle facce laterali delle paraste. Altri fori rettangolari, due su
ogni parasta, erano verosimilmente gli incastri delle doppie maniglie di ogni
battente che vi si adattavano in modo che la porta potesse aprirsi per l'intera
sua larghezza.
Nove
filari di blocchi inquadrano la porta quadrata che si incorpora armoniosamente
nel muro costruito con blocchi rettangolari, disposti secondo il sistema
pseudoisodomo. Per alleggerire l'architrave dal peso della sovrastruttura, la
serie dei blocchi che poggiano alle due estremità dell'architrave è interrotta
come lo sono anche le successive assise sovrastanti, che sporgendo
progressivamente formano un triangolo vuoto al di sopra di esso, il cosiddetto
"triangolo di scarico", elemento caratteristico dell'architettura
monumentale micenea. Nel vuoto triangolare, alto 3,10 x 3,60 metri e spesso 0,70
metri alla base, è collocata una lastra di calcare duro decorata all'esterno da
una rappresentazione a rilievo che diede il nome alla porta.
Questa
composizione è fino ad oggi il più antico esempio di scultura monumentale in
Europa.
Il
rilievo della Porta rappresenta due leoni ritti ed affrontati le cui zampe
anteriori poggiano su un plinto collocato su due altari biconcavi noti da
rappresentazioni minoiche. Le teste, non più esistenti, erano, a quel che
sembra, rivolte di prospetto ed erano realizzate con un materiale pesante, forse
steatite.
Tra
i due animali, al centro della composizione, si innalza una colonna che poggia
sugli altari e sorregge sul suo capitello una trabeazione, elemento che sta ad
indicare il soffitto di un edificio.
Numerose
sono le interpretazioni date da molti studiosi sul simbolismo di questo emblema
dei sovrani micenei.
Molti
in riferimento ai due animali hanno sostenuto che non erano leoni, ma leonesse o
sfingi o anche grifi, opinioni che non vengono dimostrate dagli elementi
esistenti sul rilievo.
Pausania, che
precede tutti
quanti si sono occupati della questione, visitando Micene nel II secolo d.C,
sia perché aveva visto le teste dei leoni prima che queste andassero perdute,
sia perché aveva sentito la tradizione viva, le genti che vivevano nella zona
chiamarli leoni, scrive: "... compresa la porta sormontata da
leoni..." (II, 16,5).
I
più importanti scavatori e studiosi di Micene hanno ritenuto che la colonna
avesse un significato puramente religioso e vi vedevano la rappresentazione
aniconica di una divinità la cui presenza al di sopra della Porta significava
che essa era posta sotto la sua protezione come pure l'Acropoli. Altri poi
credono che ci fosse un doppio
simbolismo: di religione e di potere; più recentemente la colonna è stata
interpretata come rappresentazione simbolica del palazzo dei sovrani che è
custodito dai leoni, cioè come emblema di potere.
La
posizione del rilievo al di sopra dell'ingresso principale dell'Acropoli, come
pure la colonna che sorregge una trabeazione e denota in questo modo un
edificio, custodito da due leoni, simboli anch'essi della potenza della
dinastia, ci portano ad accettare l'idea che l'intera composizione costituisca
l'emblema del potere della casa reale di Micene. Il sostegno della colonna e dei
due leoni sui due altari dimostra l'origine divina dei sovrani che si basano sul
volere divino.
Con
le ultime ricerche di scavo è stato dimostrato che la Porta dei Leoni fu
costruita alla metà del XIII secolo a.C, quando si ritiene che si trovasse al
potere Atreo. Si può quindi presumere che il rilievo della Porta dei Leoni
costituisse il blasone di Atreo, costruttore della porta, e di tutta la stirpe
degli Atridi andata perduta nel corso dei secoli, lasciando dietro di sé,
vigili custodi dell'Acropoli, i leoni del suo potere.

All'interno,
dopo aver superato la Porta dei Leoni, viene a formarsi un cortile quadrato (4 m
di lato) che in origine era coperto. Aperto tra un muro perpendicolare alla
Porta (lato sud) e la roccia naturale (nord) rivestita con pietre di
conglomerato, comprende all'estremità nord-occidentale una piccola nicchia che
era un santuario di porta, come si deduce da altri esempi simili.
Inizialmente
questo piccolo spazio era stato interpretato come guardiola per la guardia della
Porta o per il cane-custode dell'ingresso all'Acropoli.
A
destra della Porta dei Leoni una rampa consentiva l'ascesa alla sommità della
cinta muraria. Oggi si conserva solo il lastricato di uno spazio quadrato
rinvenuto al di sotto delle rovine della rampa e del vicino "Granaio",
ed anche associato a reperti ceramici.
Accanto
alla rampa c'è un edificio costruito sul paramento interno delle mura, il
cosiddetto "Granaio". È stato così chiamato perché nei suoi
sotterranei furono rinvenuti pithoi con grano ed orzo carbonizzati. È più
probabile però che fosse uno spazio utilizzato dalla guardia della Porta.
L'edificio
in pietra adattato alle mura, aveva la facciata ad Est verso il Circolo
Funerario A. È evidente che fu costruito dopo di questo e dopo la seconda fase
edilizia delle mura (fine del XIII secolo a.C.). Era a due piani e comunicava
all'interno con una scala di cui si conservano solo i primi due gradini in
pietra.
Due
stretti corridoi laterali che conducevano al piano superiore si trovano a
Nord-Est dell'edificio. In una seconda fase edilizia furono ampliati con
aggiunte poste obliquamente.
Il
"Granaio" fu usato fino agli anni della distruzione finale
dell'Acropoli (1120 a.C.). La ceramica che risale all'ultimo periodo della
civiltà micenea è stata chiamata "stile del Granaio".
Lo
spazio che viene a formarsi dietro la Porta dei Leoni, subito dopo il Santuario
della Porta e il cosiddetto Granaio, si divide in due parti con orientamenti
diversi. Sull'asse della Porta dei Leoni, subito dopo il Santuario della divinità
della Porta, inizia la Grande Rampa che
conduce verso
la
sommità dell'Acropoli e la sede del sovrano miceneo. Lo spiazzo, che viene a
formarsi ad Est del "Granaio" e che si estende lungo il braccio
occidentale e meridionale delle mura, ospita funzioni del tutto diverse che sono
in rapporto con il ricordo e l'immortalità degli antenati ed anche con i
rituali
religiosi.

CIRC0L0
FUNERARl0 A
- A breve distanza dalla Porta dei
Leoni,
all'estremità sud-orientale dell'edificio del "Granaio" e ad Ovest
della Grande Rampa si estende il Circolo Funerario A che attesta la gloria degli
antenati dei re micenei, la tradizione delle stirpi sovrane.
Un
recinto circolare, oggi visibile, costituito da lastroni ritti di psammite e di
calcare conchiglifero in doppia fila, circonda uno spazio del diametro di 27,5
metri che contiene a grande profondità un complesso di tombe a fossa, tagliate
nella roccia. Questa conformazione dello spazio non è l'originale. In questo
luogo, nel XVI secolo a.C., sulla scoscesa
pendice della collina e all'estremità orientale della necropoli medio-elladica
di Micene, c'era un gruppo di grandi tombe a fossa, indubbiamente di sovrani,
circondate, per essere evidenziate, da un basso recinto circolare di pietre a
secco, di cui se ne conserva oggi una piccola parte.
Quando
nel 1250 a.C. fu costruita la Porta dei Leoni insieme al braccio occidentale
delle mura ed al loro ampliamento curvo verso Sud per comprendere le tombe dei
sovrani-antenati che si trovavano a grande profondità, lo spazio doveva essere
adattato
al livello più alto dell'ingresso principale dell'Acropoli in maniera tale che
le fosse che si trovavano in una profonda cavità artificiale venissero protette
e parallelamente coperte a causa dei pericolosi differenti livelli venutisi a
creare.
Per
raggiungere il livello più alto della Porta dei Leoni, sul vecchio recinto fu
costruito un possente contrafforte allo scopo da un lato di trattenere la
colmata artificiale di terra che coprì le tombe, dall'altro di conformare uno
spazio pianeggiante. Su questo furono
collocate le lastre ritte che delimitano il Circolo Funerario A. Disposte in
due cerchi concentrici, l'uno ad una distanza di 1,30 metri dall'altro, con un
vuoto tra esse coperto con lastroni orizzontali su piccole travi lignee, formano
un compatto parapetto circolare dello spessore massimo di 1,35 metri e alto da
0,92 a 1,52 metri. Nel lato settentrionale di questo recinto circolare c'è
un'entrata (2,50 metri di larghezza x 3,63 metri di lunghezza) con tre gradini
che è inquadrata dalle estremità quadrate del parapetto.
Il
recinto conteneva sei grandi tombe a fossa (numerate
da I a
VI) e
alcune tombe comuni, piccole e poco profonde, che
evidentemente vennero comprese insieme a quelle reali quando fu realizzato il
primo recinto circolare. Di queste ultime se ne è conservata una soltanto,
rinvenuta nel 1957 sotto i lastroni del parapetto; le rimanenti vennero
distrutte nel corso degli scavi dello Schliemann.
Le
tombe del circolo funerario A sono note come tombe a fossa perché hanno la
forma
di grandi fosse rettangolari dalle dimensioni di 3 x 3,50 la più piccola e
4,50 x 6,40 la più grande; la loro profondità oscilla da 1 a 4 metri.
I lati,
alti da 0,75 a 1,50 metri dalla base, erano rivestiti da bassi muri in pietre a
secco. Su essi poggiava il soffitto della tomba fatto di lastre di scisto o di
canne e paglia ricoperte da uno strato di materiale impermeabile e di argilla,
che a Micene chiamano oggi "plesia" dal nome del villaggio dove viene
prodotto il materiale.

La
copertura della tomba non si trovava sulla sommità della fossa ma più in basso
e tra essa ed il pavimento della tomba
veniva a crearsi uno spazio che somigliava ad una camera funeraria. Il defunto
insieme ai corredi veniva deposto in questo spazio vuoto e non veniva coperto
con terra.
Al di sopra della copertura della tomba, la parte rimanente della
fossa veniva riempita di terra fino al livello del terreno. Sulla superficie
veniva collocata, per segnalare la tomba, una stele litica ritta, a volte con
rappresentazioni a rilievo a volte senza. Dopo la chiusura della fossa seguiva
il banchetto funebre i cui resti venivano anch'essi ricoperti con terra.
Nelle
sei fosse sono stati rinvenuti i resti di diciannove scheletri. Di questi otto
appartenevano ad uomini, nove a donne e due a bambini. L'unico defunto
imbalsamato di Micene è stato rinvenuto nella tomba V ed è probabile che fosse
di una donna. Nella
tomba III è stato trovato un solo defunto; nelle altre ne sono stati rinvenuti
da due a cinque. Nella tomba VI, per fare posto ad un altro defunto, le ossa del
morto erano state rimosse verso le pareti della stessa.
Per
ogni nuova inumazione venivano tolti la stele della tomba, il riempimento della
fossa e la copertura e successivamente venivano ricollocati.
Nelle
tombe del Circolo A i corredi dei defunti erano abbondanti, ricchi e d'arte
raffinata. I defunti venivano sepolti vestiti con abiti riccamente ornati.
Alcuni portavano maschere d'oro (tombe IV e V) che dimostrano influenze
egiziane. Accanto ai corpi degli uomini venivano deposte le spade di bronzo con
else d'oro e
d'avorio ed i pugnali con le lame incastonate a niello d'oro e d'argento.
I
vasi d'oro, i vari gioielli preziosi, i diademi tutti d'oro e gli anelli con
rappresentazioni tratte dalla
vita dei Micenei (caccia,
battaglie) ed anche con scene rituali dalla vita religiosa dimostrano l'alto
grado artistico delle prime opere micenee che contengono molti elementi minoici ed
egiziani, ma che al tempo stesso rivelano il futuro sviluppo della civiltà
micenea. Si calcola che nella loro vita dopo la morte i defunti del Circolo
Funerario A avessero preso con sé almeno 15 chili d'oro ed anche preziosi
oggetti personali o dei loro antenati. Silenziosi testimoni di queste tombe
reali familiari sono le 17 stele erette su esse per
ricordarne la presenza e la
gloria degli antenati micenei.
Undici di queste decorate con disegni geometrici e
rappresentazioni a
rilievo con
scene di guerra o di caccia o anche
scene di gare di corsa coi carri in onore del morto. Nessuna di queste stele è
stata rinvenuta nella sua posizione originaria. Erano state
tutte spostate, quando
venne costruito il
successivo recinto nel XIII secolo a.C., ad un livello
superiore secondo
la nuova sistemazione imposta dal
risparmio dello spazio.
A
Sud del Circolo Funerario A venne a crearsi uno spazio da un lato lungo le mura
in direzione del Chavos e dall'altro a Sud-Ovest della grande e della piccola
rampa, dove furono eretti alcuni importanti edifici che verosimilmente sono in
rapporto con il Centro Religioso di Micene che si estende nella continuazione di
essi.

IL
CENTRO RELIGIOSO
- Subito dopo il Circolo Funerario A ci sono i resti edilizi di due edifici. Il
primo si estende parallelamente e a breve distanza dalla cinta
di fortificazione e poggia ad un livello più basso del secondo, che è
addossato alla curva del muro di sostegno del Circolo A. Ha la faccia adattata
schematicamente all'andamento del muro di sostegno del Circolo A. All'interno di
esso si conservano due ambienti separati da un corridoio. Lo Schliemann che lo
scavò per primo credette di aver scoperto il palazzo di Agamennone. È evidente
che non ha alcun rapporto col palazzo di Micene, ma che costituisce il
pianterreno di una costruzione distrutta nel periodo tardo-miceneo e nelle cui
rovine furono rinvenuti i frammenti di un grande cratere con rappresentazione di
guerrieri (oggi al Museo Archeologico Nazionale di Atene). Per questa ragione
l'edificio è stato chiamato "Casa del Cratere dei Guerrieri".
Ad
un livello più alto, incorporata nel prolungamento del muro di sostegno del
Circolo Funerario A si trova la "Casa della Rampa" che deve il
nome al fatto che accanto ad essa, a Nord, inizia la Piccola rampa. L'edificio,
che si conserva in cattive condizioni, forma un ambiente a megaron e accanto a
questo, sul lato occidentale, ci
sono altri tre vani più piccoli che dovevano
essere i magazzini.
La
prima costruzione subito dopo la "Casa del Cratere dei Guerrieri" è
la "Casa Sud". Fu così chiamata perché per un certo periodo
di tempo costituì l'ultimo edificio in direzione Sud dell'area di scavo. Fa
parte di un grande complesso edilizio chiamato "Casa Ovest" o "Casa
della Cittadella" o "Edificio Wace" dal nome dello scavatore.
I muri di questo complesso, costruiti in mattoni crudi, si sono conservati perché
l'incendio che lo
distrusse trasformò i mattoni da crudi in cotti. In questa muratura si è
conservata la forma dell'armatura lignea di rinforzo.
Anche
se non sono state ancora pubblicate le conclusioni di scavo, è evidente che
l'edificio era indipendente e fungeva forse da laboratorio per la lavorazione
dell'avorio. Si trova esattamente accanto al Centro Religioso dell'Acropoli ed
il suo uso era forse in relazione con esso.
Le
costruzioni chiamate "case" non dovevano essere semplici
abitazioni. Dovevano avere vari usi, indispensabili per il funzionamento del
sistema. In alcune di queste risiedevano forse sommi dignitari con le loro
famiglie, militari e amministrativi, ed anche sacerdoti. Gli abitanti della città
risiedevano fuori dell'Acropoli in abitazioni di gruppo raccolte in isolati.
A
Sud-Est del complesso della "Casa della Cittadella" (Ovest) o
"Casa Sud", tra una via processionale che si sviluppa lungo il
versante della collina e lungo la cinta di fortificazione, si trova il Centro
Religioso di Micene con i suoi Santuari.
A
40 m a Sud-Est dal punto in cui si interrompe la grande via in salita, una scala
larga 1,75 metri conduce ad una strada con un percorso Sud-Ovest che poi svolta
di nuovo verso Sud-Est per arrivare ad una porta con una larga soglia. Da questa
il visitatore entrava in un corridoio coperto che continuava per arrivare
nell'area di un tempio. Si tratta di una via processionale usata per le
cerimonie sacre.
Il
tempio è diviso in due ambienti di cui il primo (4,50 x 6,45 metri) comprende
all'ingresso le fondazioni di un altare quadrato e all'interno una larga pietra,
una tavola per sacrifici; dietro di esso ci sono un focolare a forma di ferro di
cavallo e solchi nel pavimento per l'incanalamento dei liquidi
delle libagioni. Dietro il focolare si trova un piccolo vano quadrato, l'adyton
del tempio, dove è stata rinvenuta una placchetta con un palladio dipinto e
parte di un affresco che raffigura una dea con elmo e con un grifo. Lo spazio
venne strutturato intorno al 1250 a.C. Da questo edificio proviene la testa di
Sfinge in stucco esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Atene. In una
seconda fase il focolare e la tavola per i sacrifici furono obliterati e
ricoperti di terra e fu eretto l'altare all'aperto.
Un
cortile lungo e stretto ad Ovest del tempio lo unisce ad un edificio sacro
chiamato "Santuario degli
Idoli".
All'interno di esso c'era una tavola per offerte e due banchine in muratura
dove venivano posti gli idoli durante i riti cultuali. In una parte sopraelevata
della camera interna sono stati scoperti molti grandi idoli antropomorfi dalle
sembianze paurose ed anche modellini di serpenti attorcigliati. In questo
santuario veniva forse celebrato il culto di divinità ctonie o di demoni.
Vicino
al "Santuario degli Idoli", più in basso verso le mura, si trova un
altro luogo sacro, l' "Edifìcio degli Affreschi", un complesso
di ambienti che avevano affreschi con rappresentazioni di divinità. Nella
camera principale sono stati rinvenuti delle banchine, una tavola per offerte in
muratura ed affreschi con figure femminili di cui una tiene delle spighe. Un
piccolo adyton comunicava con la camera in cui è stato trovato un idolo di una
dea su un piedistallo. Davanti ai due edifici sacri c'era un cortile con un
altare rotondo all'aperto che conteneva ceneri ed un deposito votivo con ossa,
statuine ed altri oggetti.
Ad
un livello più basso, a brevissima distanza dai complessi sacri, si trova un
altro edificio,
la "Casa Tsountas", così
chiamata dal nome dello scavatore. È costituita da un cortile, un appartamento
al pianterreno con prodomos (vestibolo) e domos (vano principale) ed una serie
di soglie a cui conduce una scala in pietra. Si tratta forse della Tesoreria del
Centro Religioso. Qui venivano custoditi oggetti preziosi, offerte per il
santuario. Una lunga scala in pietra divide il complesso dei Santuari e la
"Casa Tsountas" dalle abitazioni dei sacerdoti e dalle camere del
personale del Centro Religioso. Vicino ad essa un canale di scarico la segue
lungo tutta la sua lunghezza.
Nella
"Casa del Sommo Sacerdote", che si
trova più a Sud della "Casa Tsountas", sono stati scoperti frammenti
di affreschi con
scudi a forma di otto ed anche un affresco con la famosa "Micenea".
È
evidente che i santuari ed i luoghi di culto dell'Acropoli, il cosiddetto Centro
Religioso erano concentrati in quest'area. Furono realizzati intorno al 1250
a.C. ma subirono molte distruzioni e rifacimenti.

IL
PALAZZO - Totalmente armonizzato con il
paesaggio naturale ed anche con la sua tragica tradizione, il palazzo dei re di
Micene occupa il posto culminante nell'Acropoli di Micene, sulla terminazione
della collina cinta di mura, più in alto di ogni altra creazione umana.
Simbolo
della potenza dei re e del sistema politico, sociale ed economico del periodo
miceneo, esprime con la sua posizione e la sua forma architettonica un'ideologia
che venne conformata attorno al personaggio del "wanax" (anax)
delle tavolette iscritte della Scrittura Lineare B.
Dietro
le mura ciclopiche dell'Acropoli, anch'esse testimonianza della potenza dei loro
nobili proprietari, il megaron, un edificio centrale, dove si trova l'Estia
dello Stato e il trono del re, circondato da un intero sistema di
costruzioni di usi diversi che si sviluppano sotto il controllo del sovrano,
diventa il centro politico, amministrativo, militare ma soprattutto economico
dello stato, testimonianza delle tendenze monopolistiche di un sistema
accentratore.
E'
il periodo dell'acmè micenea (1400- 1200 a.C.) quando la Grecia Micenea
risplende e si estende in tutto il Mediterraneo. Allora iniziano le grandi
attività edilizie nei centri micenei. Vengono erette le prime fortificazioni
ciclopiche sulle Acropoli di Tirinto, di Micene e di Gla e nello stesso tempo
vengono a formarsi i palazzi nella loro forma monumentale.
Il
palazzo che domina sulla sommità dell'Acropoli di Micene fu eretto in questo
periodo, alla metà del XIII secolo a.C., quando era ancora all'apice la "Koinè
Micenea". Nello stesso posto, però, un secolo prima esisteva un altro
palazzo, come è dimostrato dai pochissimi resti conservatisi.
Le
grandi opere realizzate con spianamenti, colmate, contrafforti e terrazzi
artificiali e la costruzione dei palazzi monumentali della successiva fase,
fecero scomparire la maggior parte dei dati così che non è possibile
ricostruire la forma completa di questi edifici.
Parti
delle fondazioni, frammenti di affreschi, pietre reimpiegate, hanno portato alla
deduzione che sulla sommità della collina ci fosse un megaron con
direzione da Nord a Sud, un orientamento che seguì il successivo tempio arcaico
eretto nello stesso posto.
Il
monumentale complesso palaziale, fondato un secolo dopo sui terrazzamenti
artificiali, prendendo la forma definitiva che prevalse in tutti i centri
palaziali, costituirà un'unità funzionale autonoma, un vero e proprio centro
statale, comprendente nel suo insieme edilizio tutte le funzioni indispensabili.
L'ASCESA
AL PALAZZO
- L'ascesa al palazzo dei sovrani
micenei avviene tramite un percorso mirato a colpire e ad esibire la loro
potenza. La suggestione del visitatore inizia già con lo scorgere le possenti
mura ciclopiche che circondano l'Acropoli. Continua con il superamento della
maestosa, solenne Porta dei Leoni che reca sulla sua terminazione l'imponente
blasone reale.
L'ascesa
attraverso le mura ha inizio dalla Grande Rampa che si trova sull'asse della
Porta. Costruito in apparato ciclopico, questo piano inclinato artificiale
lastricato fu creato solo per i pedoni. Da un lato poggia
sulla roccia della pendice della collina e dall'altro, dopo l'ultimo
ampliamento (1200 a.C.), sul recinto del Circolo Funerario A.
Alla
metà del XIII secolo a.C., nel periodo di grande splendore di Micene, un
potente sovrano, a cui appartiene, a quel che sembra, anche il "Tesoro di
Atreo", creò una serie di opere monumentali. Allora venne costruita la
Porta dei Leoni con il suo bastione, venne ricostruita quasi tutta la cinta
muraria meridionale che comprese le tombe degli antenati, il Circolo Funerario
A, vennero eretti il bastione sud-orientale e la porta nord, venne coperta la
parte settentrionale delle mura occidentali con un apparato isodomo e venne
strutturata la grande rampa che conduce al palazzo: vale a dire tutto quanto
mirato a far colpo ed a suscitare rispetto.
Il
visitatore, avendo sulla destra, mentre percorre la rampa, il Circolo Funerario
A, arriva sulla sommità della rampa da dove il suo sguardo spazia sulle
costruzioni che si trovano sul pendio dell'altura, lungo le mura meridionali e
in lontananza fino alla riva del Chavos. Un po' più lontano si trovano
concentrati i Santuari del Centro Religioso di Micene. Una scala ed una grande
via processionale che sale verso il palazzo, partendo dai Santuari, attestano i
rapporti esistenti tra il centro del potere civile, il palazzo, ed il centro di
culto, dal momento che la dignità civile e quella ieratica coesistono nella
persona dell'anax.
Subito
dopo la Grande Rampa, adattata alla morfologia della pendice, una strada in
salita che porta verso la sommità, continua seguendo all'esterno il lato
occidentale del palazzo ed infine si dirama per finire alle due entrate del
palazzo.
L'accesso
nel complesso palaziale vero e proprio avviene da due ingressi, quello
nord-occidentale, più antico, e quello meridionale, l'entrata ufficiale più
recente, che si trova alla terminazione della grande rampa e porta direttamente
agli appartamenti ufficiali del palazzo. Il lato occidentale del complesso
palaziale che si sviluppa lungo il grande muro esterno di analemma che ne
sostiene l'estremità occidentale, concentra gli spazi di accesso e di entrata
negli appartamenti principali, che si estendono su tre terrazzi. In sostanza il
lato occidentale unisce il mondo esterno a quello interno del palazzo.
All'estremità settentrionale di esso era articolato in un propylon, una
costruzione a due ambienti con un passaggio centrale e due colonne assiali,
secondo i modelli minoici.
Attraversando
il propylon settentrionale, tramite una larga strada in salita,
strutturato
in un cortile aperto e piattaforme, il visitatore arriva a due accessi
fondamentali, l'entrata del corridoio nord ed il portale ovest aperto all'inizio
del corridoio sud. Questi due corridoi lunghi e stretti, quello settentrionale e
quello meridionale, costituiscono la spina dorsale di tutto il complesso da cui
hanno inizio gli accessi sia verso la terrazza settentrionale, la più alta,
dove sono ubicati gli appartamenti privati, camere della vita quotidiana della
casa reale, chiuse e inaccessibili, sia verso Sud, verso la terrazza più bassa,
dove ci sono gli appartamenti ufficiali di svolgimento delle funzioni dello
stato, spazi esterni, aperti ai visitatori.

Questi
corridoi uniscono il complesso palaziale nel suo insieme tramite alcuni passaggi
ausiliari ma nello stesso tempo separano le sue funzioni formando con i loro
muri esterni un cerchio protettivo attorno ad esso. Il corridoio sud che parte
dal grande portale ovest e segue l'asse di base da Ovest ad Est chiudeva l'unità
più fondamentale del complesso, creata sulla terrazza inferiore meridionale.
All'estremità orientale di esso c'era una stretta camera con banchine in
muratura ed una scala che portava agli appartamenti più alti. Là, negli
appartamenti privati chiusi dei re, i resti di un vano che conservava pochissime
tracce del pavimento rosso hanno portato la fantasia dei periegeti ad
identificarlo con il bagno coloratosi dal sangue di Agamennone.
Tre
sono gli accessi verso gli appartamenti ufficiali che si
trovano sulla terrazza inferiore più a Sud. Il primo avviene
tramite l' "appartamento dei tendaggi", all'estremità orientale del
corridoio sud e conduce direttamente nel portico del megaron; il secondo
dal corridoio ovest, da dove un piccolo passaggio più stretto subito a Sud del
portale ovest introduce nel cortile del palazzo; e il terzo, l'entrata ufficiale
sud-occidentale dall'imponente rampa meridionale.
Gli
appartamenti ufficiali sono costituiti dal megaron, il nucleo di tutto il
complesso palaziale, il grande cortile e lo xenon (padiglione di
ricevimento). Il grande cortile (11,50 x 15 metri) al centro di questa unità,
direttamente collegato sui tre lati con gli ambienti che si sviluppano attorno
ad esso, è strutturato in maniera analoga. A Nord è chiuso dall'alto muro del
corridoio sud costruito con blocchi parallelepipedi tenuti insieme da
un'armatura lignea e ricoperto da un'intonacatura dipinta, come il pavimento del
cortile. Ad Est si unisce al megaron tramite il portico che si apre su esso e ad
Ovest comunica con il complesso delle camere dello xenon. L'unico lato libero è
quello meridionale. Lì c'era un basso parapetto che consentiva la vista sulla
piana argolica. Il pavimento del cortile era ricoperto da uno spesso intonaco
decorato con quadrati policromi contenenti disegni lineari.

IL
MEGARON
- Ad Est del cortile si apre il Megaron, il più ufficiale di tutti gli
appartamenti, con la disposizione nota dalle descrizioni di Omero, simile ai
megara degli altri centri micenei, soprattutto a quello di Pylos. È costituito
da tre parti: l'atrio (l'aithousa omerica), il prodomos
(vestibolo) e il domos (l'ambiente principale). Il tutto forma un chiaro,
semplice edificio rettangolare dalle dimensioni di 23 x 11,50 metri, il tipo
precursore dei successivi templi degli antichi Greci.
L'Aithoasa
è la "splendente" dell'epica omerica e da sul cortile. Ha la forma di
uno stretto portico (3,85 x 11,50 metri), reca due colonne in antis sulla
facciata e il pavimento è rivestito di lastre di gesso. Comunica con il
rimanente palazzo tramite una piccola porta sul lato corto settentrionale; una
grande porta a due battenti conduce nel prodomos.
Il
prodomos (4,30 x 11,50 metri), con pavimento di intonaco dipinto
inquadrato da un bordo in gesso, aveva una porta sul domos simile alla
precedente, ma priva di battenti.
Il
domos (12,95 x 11,50 metri) è il nucleo di tutto il palazzo, il centro
di potere, dove si trovava il focolare (estia) dello stato e il trono
dell'anax. Al centro di esso c'era il grande, basso focolare rotondo (Ø
3,70 m), la cui superficie era rivestita di intonaco dipinto, decorato con
motivi a fiamma e a spirale. Attorno ad esso c'erano quattro colonne lignee
rivestite di bronzo su basi di pietra che sostenevano il soffitto del megaron
che era sopraelevato e veniva a formare un'apertura per l'illuminazione e la
fuoriuscita del fumo. Il trono del re, come nei palazzi di Pylos e di Tirinto,
doveva trovarsi davanti al focolare, sul muro meridionale del domos. Questa
parte del megaron precipitò nel Chavos, ma è oggi restaurata. Il pavimento del
domos, inquadrato da lastre di gesso, era rivestito con intonaco dipinto con
motivi policromi; sulle pareti c'erano affreschi che raffiguravano guerrieri,
cavalli, carri e gli edifici palaziali.
All'interno
del megaron, chi ha letto la descrizione del palazzo di Alcinoo, può far
rivivere l'immagine che scorse Ulisse quando lo visitò. Può immaginare il re
dei Micenei seduto sul trono e gli anziani seduti all'intorno lungo i muri, su
seggi fissati alle lastre di gesso. Attorno a lui può vedere i giovani seguaci
che "su basi ben costruite stavano ritti con in mano fiaccole accese,
rischiarando ai convitati nella casa le notti".
Di
fronte all'ingresso del megaron, sul lato
occidentale del cortile, un vano quadrato con focolare al centro serviva come xenon
(padiglione di ricevimento) del palazzo. A Sud di esso c'era la sua avancorte
che comunicava con il grande cortile e la scalinata monumentale meridionale del
palazzo.
Il
monumentale complesso palaziale, malgrado le successive aggiunte, le riparazioni
ed i due incendi subiti negli ultimi anni della sua vita (1200 a.C.), da
chiaramente al visitatore l'immagine del semplice, armonioso ma anche imponente
palazzo. La sua progettazione appartiene puramente alla concezione degli Antichi
Greci, che differisce radicalmente da quella minoica per una strutturazione
molto complicata dello spazio. Non ci è noto il fondatore, però in base alla
sua datazione possiamo dire che lì visse la leggendaria stirpe degli Atridi,
Atreo, Agamennone, Oreste e suo figlio Tisameno, l'ultimo re di Micene.

LUOGHI
DI PRODUZIONE E DI IMMAGAZZINAMENTO
- Perché sia completa la
"topografia" del palazzo vanno riportate anche le ali per la
produzione e l'immagazzinamento, settori inscindibili dalle sue caratteristiche
e funzionalità. Queste installazioni si erano sviluppate nel lato orientale del
palazzo vero e proprio, lato che era stato anch'esso strutturato su tre
terrazze. In questo spazio si distinguono quattro complessi sul livello
inferiore. Più vicino al palazzo in sé si trova l' "officina degli
artisti", come è dimostrato dai resti dei materiali preziosi ivi
rinvenuti. Nel palazzo quindi c'erano i laboratori reali con artisti che
lavoravano per il re miceneo.
Sui
due lati di un cortile lungo e stretto c'erano due serie di vani che avevano
anche un piano superiore.
Comunicante con l'officina c'era un altro edificio con cortile centrale a
peristilio, la cosiddetta "casa delle colonne". Di questa importante
costruzione si conservano gli scantinati con i ricchi magazzini e le fondazioni
del megaron al pianterreno. La "casa delle colonne" era l'edificio più
grande di questa ala ed è ritenuto come un annesso del palazzo appartenente ad
un importante dignitario.
L'AMPLIAMENTO
NORD-ORIENTALE E LA FONTANA SOTTERRANEA
- Un sentiero conduce oggi all'ampliamento nord-
orientale, l'aggiunta dell'ultima fase edilizia della cinta di fortificazione,
avvenuta alla fine del XIII secolo a.C. non per aumentare la superficie
fortificata dell'Acropoli ma per comprendervi la continuazione del suo
approvvigionamento idrico.
Fuori
dell'Acropoli, sulle colline vicine, c'erano delle sorgenti ancora oggi
esistenti. L'incanalamento d'acqua da queste all'Acropoli si sarebbe potuto fare
facilmente se non ci fosse stata la dura roccia che era difficile tagliare per
realizzare una cisterna. Una fenditura nella roccia, esattamente fuori
dell'angolo nord-orientale della fortificazione originaria, diede la soluzione
alla costruzione della Fontana sotterranea, ad una profondità di 18 metri così
da essere inespugnabile. Per inserire però all'interno della fortificazione
l'inizio della discesa ad essa, dovevano essere ampliate le mura verso Nord-Est,
sul pianoro che era rimasto
fino ad allora non fortificato.
La
discesa inizia nell'Acropoli con una galleria coperta con una volta di blocchi
in aggetto. Sedici scalini conducono ad una postierla costruita in apparato
ciclopico. La galleria taglia le mura di sbieco e attraversandole, esce fuori
dell'Acropoli su un pianerottolo da dove svolta verso Ovest ad angolo retto. La
discesa continua con altri venti scalini fino ad un secondo pianerottolo che
svolta di nuovo ad angolo retto, ora però ad Est, parallelamente alle mura.
Nell'ultima parte, con una brusca pendenza e 50 scalini, la galleria raggiunge
la cisterna a pozzo che si trova ad una distanza di 12 metri.
La
cisterna è quadrata, coperta ed ha un pozzetto verticale, dove finisce un
canale in pietra che porta l'acqua dalla sorgente. La sorgente si trova a 360
metri ad Est dell'Acropli, ai piedi della collina del Profitis Ilias. La stessa
sorgente alimentava anche in età storica la fontana Persea fuori dell'Acropoli,
vicino alla Porta dei Leoni. La costruzione di una tale opera è ritenuta una
notevole conquista della tecnica micenea.
Le
mura che cingono l'ampliamento nordorientale furono costruite anch'esse in
apparato ciclopico, sono state però rimaneggiate in età ellenistica.
In
due punti di esse, sui lati settentrionale e meridionale, ci sono due postierle
aperte nello spessore delle mura e coperte a volta. Quella a Sud è stata
considerata come un'uscita segreta per poter attaccare di sorpresa gli
assalitori, ma poiché è visibile da molto lontano e conduceva su una terrazza
esterna al di sopra del Chavos, è preferibile forse ritenerla come una semplice
postierla che facilitava lo spostamento delle genti in armi e che veniva chiusa
in caso di assedio. La postierla a Nord, stretta e bassa, era stata aperta per
raggiungere la Fontana e la Porta Nord.
Nell'area
circondata dalle mura di più tarda costruzione dell'ampliamento nord-orientale
sono state scoperte le fondazioni di altri due edifici micenei e vicino al
braccio settentrionale una cisterna di età ellenistica.

PORTA
NORD
- Il visitatore, per ritornare dal
punto più estremo dell'Acropoli al palazzo può procedere lungo le mura
settentrionali. Seguendo una stretta strada passa da una serie di ambienti
addossati alla roccia. Gli ambienti, che appartenevano a magazzini ed erano a
due piani, furono distrutti da un incendio. Nei loro scantinati si erano
conservati alcuni pithoi che oggi sono stati sostituiti da altri
completamente identici. Questi magazzini si trovano ad un livello più alto
rispetto alla Porta Nord, che si raggiunge tramite una scala che è stata
completata con gradini moderni.
La
Porta Nord è una fedele imitazione della Porta dei Leoni, ma più piccola. Fu
costruita nello stesso periodo e venne aperta nel braccio settentrionale in una
rientranza delle mura ciclopiche della prima fase edilizia della cinta di
fortificazione di Micene. Da un lato è protetta da un bastione che fu aggiunto
di fronte al braccio antico delle mura. Costruito in breccia, è lungo 6,54
metri e largo 3,25 metri. Tra essi venne a crearsi un'apertura, uno stretto
cortile (largo 2,30 metri) sul fondo del quale fu eretta la Porta. La sua
cornice è costituita da quattro monoliti in conglomerato come nella Porta dei
Leoni. L'unica differenza è che al di sopra dell'architrave non c'è un
triangolo di scarico. Al suo posto sono state collocate due lastre con un vuoto
tra di loro per alleggerire l'architrave dal peso. Sulla soglia e
sull'architrave sono stati praticati i fori per i cardini dei due battenti in
legno. All'interno della porta, a sinistra,
c'è anche qui, come nell'entrata principale, una nicchia di un
santuario di porta.
Dalla
Porta Nord uno stretto corridoio tra le mura ed i resti di muri di sostegno
conduce fino alla rampa della più antica ascesa al palazzo. Dopo un percorso di
50 metri verso Nord-Ovest, tra numerosissime fondazioni di edifici ellenistici,
si incontra un complesso edilizio miceneo, l' "Edificio M", che ha
quattro vani al pianterreno e conserva l'inizio di una scala che portava al
piano superiore. L'edificio è protetto da un doppio portale ed è fondato su un
livello artificiale. È separato dalle mura settentrionali da uno stretto
corridoio alla cui estremità occidentale
si trovava un
complesso di Magazzini.
Tre
di questi Magazzini sono costruiti nello spessore delle mura stesse e accanto ad
essi c'è un altro spazio simile ma più piccolo. Questi ambienti furono creati
però in epoca posteriore e su imitazione delle gallerie di Tirinto.
Alla
terminazione sud-occidentale del braccio settentrionale delle mura, esattamente
al di sopra del lato settentrionale della Porta dei Leoni, si trova una grande
costruzione quadrata micenea (Edifìcio N). Si ritiene che lì alloggiasse forse
la guardia della Porta.

Agosto
2013
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