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All'estremità
nord-orientale dell'Argolide, Micene, la "città ben costruita" di
Omero, la "ricca d'oro", la "ciclopica" e la
"spaziosa" città del più grande poeta di questo mondo, fu fondata in
una posizione che le avrebbe assicurato una fama imperitura.
Tra
due ripidi monti, il Profitis Ilias a Nord e la Sara a Sud, Micene, situata su
una bassa altura, protetta naturalmente da nemici ed incursori, domina sulla
piana argolica e controlla le arterie stradali in tutte le direzioni
dell'orizzonte e fino al mare che dista solo 15 Km. Grazie a questa posizione la
città di Micene divenne il fulcro del commercio in Grecia ed a ciò sono dovute
la sua ricchezza e la sua fioritura artistica che la portarono ad occupare il
primo posto e a dare il suo nome ad una grande civiltà, quella Micenea.
L'uso
della sua posizione particolarmente fortificata è testimoniato da tempi remoti,
fin dall'età neolitica, ed è continuo. Già dal II millennio a.C. (XVII-XVI
secolo a.C.) era un possente stato in cui i sovrani venivano sepolti con
ricchissimi corredi sulle falde occidentali dell'altura, dove allora si trovava
la loro sede priva di mura. Nel 150 a.C. la collina viene fortificata per la
prima volta, evento importante che la tradizione antica tramanderà nel tempo.
Dalle
fonti che si riferiscono alle genealogie delle stirpi mitiche traspare che la
fondazione di Micene risale al XIV secolo a.C. con prima dinastia quella dei
Perseidi e suo fondatore Perseo. Quale ultimo sovrano di questa stirpe è
riportato Euristeo, noto dal ciclo mitologico delle fatiche di Eracle. Segue la
dinastia degli Atridi con primo sovrano Atreo, collocato nel 1250 a.C. Il suo
successore, Agamennone, capo e sovrano di tutti gli Achei-Greci, è collegato
con la Guerra di Troia che si svolge poco prima del 1200 a.C.
Negli
anni dopo Oreste Micene perde il suo splendore e si spegne negli anni di
Tisameno. L'egemonia dell'Argolide passa allora ad Argo.
Quanto
il mito e le tradizioni corrispondano alla realtà storica è difficile da
dimostrare. Tuttavia, la possente Micene dei miti, la fioritura e il suo declino
nel corso dei secoli, si possono constatare non solo dalle fonti storiche, ma
anche dai dati archeologici. Il ricordo degli antichi non supera il XIV secolo
a.C. Le radici del luogo però sono di molto più antiche.
Miti
Il
mondo mitico dei Micenei compare per la prima volta alla metà dell'VIII secolo
a.C. con l'Iliade e l'Odissea di Omero. Da allora viene lavorato e variato dai
poeti, dai letterati e dagli storici fino alla fine del mondo antico ed ancora
sopravvive e rivive grazie agli scrittori moderni fino ai nostri giorni.
La
tradizione antica collega la Micene dei miti con due grandi dinastie
dell'Argolide che iniziano entrambe da Acrisio, il capostipite della stirpe
argiva degli Acrisiadi: i Perseidi ed i Pelopidi.
Quale
capostipite della prima dinastia (Perseidi) è ritenuto Perseo, in origine
divinità solare, proveniente dall'Oriente, e in seguito eroe fondamentale
dell'Argolide che il mito riporta quale fondatore di Micene.
Figlio
di Zeus, padre del pantheon greco, e di Danae, figlia di Acrisio, fratello di
Preto e re di Argo, è discendente di Danao e antenato di Eracle, la cui stirpe,
quella degli Eraclidi, legittima la conquista del Peloponneso da parte dei Dori.
Secondo
la tradizione mitica Micene prese il nome dallo stesso Perseo poiché nel luogo
in cui fu costruita cadde il mykes, cioè il puntale del fodero della spada,
fatto che fu ritenuto come un buon auspicio, o anche poiché, secondo un'altra
tradizione, l'eroe scoprì una sorgente con acque abbondanti nella radice di un
myketas (fungo), che prosperava nella zona.
La
sorgente fu chiamata "Persea" e riforniva d'acqua l'Acropoli di Micene
nel corso della sua secolare esistenza; le sue acque scorrono ancora oggi.
Credevano
anche che il nome di Micene provenisse dal mykethmòs (muggito) di Io,
sacerdotessa di Era, dalla forma di mucca. Omero poi cita una donna Micene e nel
poema epico "Grandi Esoie" è riportata Micene come figlia di Inaco e
moglie di Arestore. Da lei, si dice, la città prese il nome.
Nei
miti di fondazione di Micene è riportato anche che Perseo per la costruzione
dell'Acropoli si servì dei Ciclopi provenienti dall'Asia, come aveva fatto per
Tirinto dove inizialmente regnò scambiandola con Megapente che prese Argo.
Perseo non voleva regnare dopo l'uccisione involontaria, che lui stesso aveva
provocato, di suo nonno Acrisio, da lui ucciso a Larissa durante delle gare
atletiche dal disco che l'eroe aveva lanciato.
PERSEIDI
- A Perseo succedette sul trono di
Micene il figlio Elettrione che prese in moglie Anasso, figlia di suo fratello
Alceo, ed ebbe nove figli ed una figlia, Alcmena.
I
nove figli rimasero uccisi in uno scontro con i Teleboi, i figli di Pterelao,
anch'essi discendenti di Perseo che rivendicavano il potere. A seguito di ciò
Elettrione per punire i Teleboi per la morte dei figli, iniziando la guerra
contro di essi, affidò il potere e la sua unica figlia ad Anfitrione, fratello
della madre di lei.
Per
sua sfortuna Anfitrione divenne involontariamente la causa dell'uccisione di
Elettrione poco prima che iniziasse la guerra. Allora un altro fratello di
Elettrione, Stenelo, colse l'occasione per prendere il potere ed esiliare
dall'Argolide Anfitrione ed Alcmena. Scacciati arrivarono a Tebe dove si
sposarono dopo la vittoria di Anfitrione e la sottomissione dei Teleboi. Ebbero
Eracle che è ritenuto non solo eroe dell'Argolide perché agì in questa
regione al servizio di Euristeo, ma anche eroe panellenico, dal momento che le
sue gesta e le sue spedizioni si svolgono in tutto il mondo fino ad allora
conosciuto.
Stenelo,
quando assunse il potere di Micene, per rinforzare la sua posizione chiamò
vicino a lui i figli di Pelope, fratelli di sua moglie Nicippe, e cedette loro
il potere sulla piccola città di Midea. Ultimo re della dinastia fu Euristeo,
che impose ad Eracle l'esecuzione delle dodici fatiche e che rimase ucciso
nell'Attica senza lasciare un erede.
PELOPIDI
- I Pelopidi, la seconda grande dinastia che dopo
i Perseidi assumerà il potere a Micene e dominerà sulle zone circostanti,
discendeva anch'essa come la precedente da Acrisio. L'altra
figlia, Evarete,
sposò Enomao
e generò Ippodamia che sposò Pelope. Loro figli erano Atreo, Tieste,
Alcatoo, Pitteo e Nicippe, la successiva moglie di Stenelo, che generò
Euristeo. I Pelopidi, quando Euristeo, succeduto a Stenelo, rimase ucciso
nell'Attica combattendo contro gli "Eraclidi", colsero l'occasione e
aumentarono la loro potenza e la loro influenza su Micene, Argo, Tirinto e su
tutta l'Argolide.
Lo
scettro dei Pelopidi, "lavorato da Efesto", era il dono personale di
Zeus al suo amato Pelope, che stimava in maniera particolare. Costui
lo consegnò
ad Atreo
e questi morendo a suo fratello
Tieste, poiché i figli erano minorenni. Quest'ultimo esercitò con onestà la
tutela e consegnò lo scettro al legittimo erede, Agamennone, e non a suo figlio
Egisto.
Questa
è la
tradizione più antica,
nota dall'Iliade, sul potere dato dagli dèi, in cui prevalevano la
fiducia fraterna e la regolare successione, che
va collegata
con la tradizione
originale degli
Achei, che arrivarono nell'Asia
Minore dopo la loro cacciata dalI'Argolide
con l'espansione dorica, e che è
l'unica che concorda con l'acme e con la magnificenza della civiltà micenea.
Contraria a questa è una seconda variante sui
Pelopidi. Proviene
da una tradizione più tarda, forse
post-micenea, secondo cui la rinomata stirpe dei Pelopidi fu maledetta e si
estinse dopo una serie di omicidi, adulteri ed incesti.
Secondo
questa tradizione, Atreo e Tieste, prima di arrivare nell'Argolide, erano stati
maledetti dal padre, poiché avevano ucciso Crisippo, loro fratello illegittimo,
per timore di perdere il potere a causa dell'amore che Pelope nutriva per lui.
Quando
arrivarono nell'Argolide Tieste propose ai signori locali di riconoscere quale
capo colui che avesse in suo possesso il Vello d'oro, dono divino fatto ad Atreo
e segno di riconoscimento del suo potere. Atreo, poiché il Vello gli era stato
donato dal dio Ermes, concordò senza sospettare alcun inganno.
Sua
moglie Erope, però, che aveva relazioni segrete con Tieste, lo aveva donato a
quest'ultimo che, presentandolo, guadagnò il trono.
Zeus
allora, adirato per l'ingiustizia, mandò Ermes da Atreo proponendogli di
scommettere con Tieste tutto il regno se il giorno successivo il sole fosse
sorto da Occidente. Tieste accettò la scommessa e la perse perché per volere
di Zeus il sole cambiò il suo percorso affinché vincesse Atreo.
Così
Atreo salì al trono e quando scoprì che la moglie aveva rapporti segreti con
suo fratello, mandò a chiamarlo per riconciliarsi. Al tavolo della
riconciliazione Atreo offrì quale pasto le carni dei figli di Tieste che aveva
ucciso e fatto a pezzi. Dopo che Tieste ebbe mangiato, gli presentò le teste e
le mani dei figli e questi, di fronte all'abominevole azione del fratello, dopo
aver rovesciato con un calcio il tavolo, maledisse gli Atridi perché avessero
tutti una brutta fine.
Quest'orrenda
storia è rimasta nella memoria degli uomini con l'espressione "banchetto
di Tieste".
Tieste,
volendo vendicarsi, chiese un vaticinio all'oracolo che profetizzò che il
vendicatore degli Atridi sarebbe nato dalla sua unione con sua figlia Pelopia.
Nacque così Egisto che tempo dopo con la spada del padre si vendicherà
uccidendo Atreo. Tieste assunse ancora una volta il potere ed i figli di Atreo,
Agamennone e Menelao, si rifugiarono a Sicione. Con l'appoggio di Tindareo,
padre dei Dioscuri, di Clitennestra e di Elena, Agamennone riprenderà il trono
di Micene, esilierà Tieste ed Egisto a Citera e sposerà Clitennestra, dopo
aver ucciso Tantalo, il primo marito e figlio di Tieste.
Agamennone
e Clitennestra ebbero un figlio, Oreste, e tre figlie, Ifigenia, Elettra e
Crisoteme. Tempo dopo, quando Paride rapì la bella Elena, moglie di Menelao,
Agamennone per l'onore del fratello organizzò la spedizione di tutti i Greci
contro Troia. Per riuscire nel suo scopo fu costretto a sacrificare alla dea
Artemide la stessa figlia Ifigenia, ad Aulide, per propiziare la dea affinché
soffiasse un vento favorevole e la flotta potesse partire per Troia. Prima che
il padre la sacrificasse, la dea sostituì Ifigenia con un cervo e la trasportò
nella Tauride, come sacerdotessa nel suo santuario.
Durante
l'assenza decennale di Agamennone e degli altri greci Achei a Troia,
Clitennestra si unirà ad Egisto ed insieme uccideranno il conquistatore di
Troia appena ritornerà vincitore nel suo palazzo.
Elettra
farà fuggire Oreste che crescerà in esilio e ritornerà dopo diversi anni per
vendicare la morte del padre. Su incitamento del suo dio protettore Apollo,
ucciderà l'usurpatore del trono, Egisto, e sua madre e quale matricida sarà
perseguitato dalle Erinni, sarà però giudicato nell'Areopago di Atene e otterrà
la sua purificazione.
Oreste
ritornerà a Micene ancora potente, sposerà Ermione, figlia di Menelao e della
bella Elena, e oltre ad Argo acquisirà gran parte dell'Arcadia, avendo già
preso anche il regno di Sparta.
La
caduta della dinastia dei Pelopidi e della potenza dello stato di Micene è
ormai giunta e fu brusca. Il figlio di Oreste, Tisameno, ultimo sovrano di
Micene riportato dalla tradizione, verrà ucciso, difendendo la sua terra, nella
guerra contro i Dori-Eraclidi.
Storia
ETÀ
PREISTORICA - I più antichi indizi di
presenza umana a Micene risalgono al Neolitico ed in specie all'ultima fase di
esso. Ben poche sono sull'Acropoli le tracce di questo periodo come pure del
Protoelladico (3000 a.C.). D'altronde la continua frequentazione del sito e le
successive fasi edilizie hanno distrutto quanto preesistente, lasciando
pochissimi indizi, soprattutto reperti ceramici.
Con
l'arrivo degli Achei, le prime tribù grecofone, intorno al 2000 a.C. ed il loro
insediamento nella piana argolica cambia tutto l'ambiente culturale e si
rinforzano i centri che si trovano nei punti strategici del commercio. Micene
allora, data la sua posizione, inizia il suo cammino ascendente nella storia
della civiltà greca. Fondata sul passaggio verso la Corinzia, controlla tutti i
percorsi via terra, l'entroterra ed anche i trasporti marittimi. La sua
prevalenza finale è naturale.
I
primi importanti ritrovamenti risalgono al periodo Medioelladico, alla metà del
II millennio a.C. Viene creata una vasta necropoli sulla pendice sud-occidentale
dell'Acropoli.
A
questa appartengono i due circoli funerari A e B contenenti sepolture di stirpi
reali che datano dal 1600 agli inizi del XV secolo. a.C. Il Circolo Funerario B
è più antico di quello A ed il suo uso inizia nel 1650 a.C. Per circa un
secolo (1600-1500 a.C), entrambi i
circoli vengono
usati parallelamente. Malgrado la ricchezza di corredi delle tombe, le
tracce di resti edilizi sono pochissime.
La
presenza delle ricche tombe dei sovrani durante questo periodo ci porta a
dedurre che doveva esserci un palazzo distrutto dalla costruzione, sopra di
esso, di edifici posteriori.
Dal
1450 a.C. inizia il grande periodo di prosperità di Micene e della sua
espansione nel Mediterraneo, che finirà intorno al 1200 a.C.
Intorno
al 1350 a.C. viene costruita la prima cinta di fortificazione e la sede priva di
mura dell'anax (sovrano) viene trasformata in acropoli. Poco tempo dopo, intorno
al 1330 a.C., ha inizio sulla sommità della collina la costruzione dei palazzi
monumentali.
Nel
1250 a.C. cominciano le grandi opere sull'Acropoli. Si tratta della seconda fase
edilizia delle mura e viene eretta la Porta dei Leoni come pure, fuori dalle
mura, "II Tesoro di Atreo". Alla fine del XIII secolo a.C. viene
aggiunto alla fortificazione di Micene il settore nord-orientale dell'Acropoli
(1200 a.C.)
e la
cinta di
fortificazione acquista la sua forma definitiva, che conserva fino ad
oggi.
Fino
alla fine del XIII secolo a.C. la potenza di Micene aumenta di continuo ed il
suo potere si espande. A questi anni, poco prima del 1200 a.C, si data la mitica
Guerra di Troia.
Alla
fine del XIII secolo a.C, intorno al 1200, un incendio distrugge il palazzo ed
anche molti altri edifici nell'Acropoli e nel Centro Religioso. Il palazzo cessò
di funzionare, ma molti edifici vennero riparati e continuarono ad essere usati,
come pure quelli del Centro Religioso, fino al 1100 a.C, quando furono distrutti
di nuovo da un grande incendio.
ETÀ
STORICA - Dopo il 1100 a.C, anche se
l'Acropoli era stata distrutta, Micene non cessò di essere abitata.
Sulle
rovine del palazzo miceneo furono eretti nel periodo geometrico alcuni edifici,
che vennero anch'essi distrutti in seguito quando sulla sommità della collina
venne fondato il tempio arcaico di Era o di Atena.
In
età classica i Micenei partecipano al momento storico più glorioso dei Greci:
la guerra contro i Persiani. Ciò provocò l'invidia degli Argivi e portò ad
una nuova distruzione dell'Acropoli nel 468 a.C.
Gli
Argivi, durante il periodo ellenistico, fonderanno a Micene un nuovo
insediamento. Viene fatta allora una estesa riparazione nelle mura, vengono
costruiti molti nuovi edifici sopra i resti micenei dell'Acropoli e, fuori di
essa, viene creato il piccolo teatro sopra il dromos della tomba a tholos di
Clitennestra. La cittadina di Micene si conserverà fino ad età cristiana.
Micene
resterà allora nel ricordo degli uomini e uscirà dall'oblio solo quando
inizierà la sua scoperta.
Scavo
a Micene
È
passato più di un secolo da quando Heinrich Schliemann, il leggendario padre
dell'archeologia micenea, alzò con audacia il sipario che dette inizio alla
scoperta di Micene. Parallelamente iniziò la storia moderna del più importante
centro della civiltà micenea. Cominciò da una passione: la passione dello
Schliemann per Omero e di conoscere le località del mondo omerico, la passione
della ricerca e della loro scoperta.
La
ricerca di Micene era superflua. La sua posizione era rimasta nota dopo la fine
di una lunghissima vita. Il paesaggio selvaggio con l'Acropoli fortificata, la
cui porta megalitica era ancora visibile, è raffigurato nei disegni dei
viaggiatori del XVIII e XIX secolo, dal momento che la terra che il tempo
accumula protettivamente sopra il cammino delle diverse civiltà non aveva
potuto coprire quella struttura ciclopica.
Lo
Schliemann scorge per la prima volta le famose mura dell'Acropoli di Micene nel
1868. Dovevano passare sei anni prima dell'inizio di una ricerca di pochi giorni
che non diede i risultati sperati. Nel 1840 era stato fatto un primo tentativo
di scavo, quando la Società Archeologica di Atene con K. Pitakis aveva portato
alla luce il cortile esterno della Porta dei Leoni. Il sogno dello Schliemann si
realizzò nel 1876. La sua rapidissima ricerca all'interno delle mura
dell'Acropoli portò alla luce i tesori del Circolo Funerario A e questa
scoperta, una delle più importanti nella storia della ricerca di scavo, diede
un fondamento anche alla fama della "Micene ricca d'oro", aprì un
nuovo periodo di ricerca, pose le basi per lo studio del mondo miceneo e portò
alle prime deduzioni scientifiche.
Il
cammino della
ricerca di
scavo e parallelamente della messa
in luce dei resti architettonici di Micene è lungo ed importantissimo per i
suoi risultati. Dopo la breve ricerca dello Schliemann e l'improvvisa
interruzione, continuò P. Stamatakis e dieci anni dopo fu la volta del grande
archeologo greco Christos Tsountas che dedicò 18 anni alla ricerca ed allo
studio della zona. Vennero portati alla luce il palazzo sulla sommità della
collina insieme a molti degli edifici dell'Acropoli, tre delle tombe a tholos e
le necropoli delle tombe a camera fuori dell'Acropoli.
Per
20 lunghi anni, dopo Christos Tsountas, Micene restò in disparte. Le sue rovine
esposte alle dure condizioni atmosferiche rimasero nel loro silenzio.
Le
notevoli scoperte di Sir Arthur Evans a Cnosso attiravano allora l'attenzione
fino a quando, nel 1919, Alan J.B. Wace ne prese le consegne e, fino al 1923,
pulì ed esplorò le rovine dell'Acropoli, molte tombe a camera e mise in luce
tutte le tombe a tholos note di Micene. Nel 1939 ritornò a Micene; ben presto
però scoppiò la seconda guerra mondiale ed i monumenti silenziosi, abbandonati
al loro destino, dovettero aspettare fino al 1950 quando Wace riprese lo scavo
al di fuori dell'Acropoli, continuando fino alla morte, nel 1957. Gli scavi
vennero completati dalle archeologhe A.J.B. Wace ed E. Wace-French e da Sir
William Taylour che lavorò a Micene fino al 1966.
Parallelamente
ai ricercatori della Scuola Archeologica Britannica, la Società Archeologica di
Atene riprese le ricerche e lo scavo del Circolo Funerario B ad opera di I.
Papadimitriou e di G.E. Mylonàs richiamando gli splendidi giorni delle prime
scoperte dello Schliemann e rinfocolò l'interesse del mondo per Micene.
Gheorghios Mylonàs ha continuato la ricerca e la messa in luce fino a poco
tempo fa. Dopo la sua morte la direzione degli scavi e delle ricerche è stata
assunta dall'accademico Sp. E. Iakovidis.

Acropoli
LA
FORTIFICAZIONE - La cinta di
fortificazione dell'Acropoli di Micene fu costruita in tre fasi edilizie
principali che coprirono gradualmente l'intera collina, un'altura rocciosa alta
280 m s.l.m., il cui aspro ambiente naturale la rende inaccessibile. Due gole
profonde e scoscese, il Chavos e il Kokoretsa, la cingono da Nord e da Sud-Est;
un po' più lontano si innalzano le ripide colline del Profitis Ilias (805 m) a
Nord e della Sara (660 m) a Sud, proteggendola con le loro masse.
La
collina è accessibile solo dal lato occidentale, dove fu costruito anche
l'ingresso principale dell'Acropoli con la maestosa ed imponente Porta dei Leoni
che custodiscono, vigili, la più imponente delle acropoli micenee, il centro
della Civiltà Micenea.
I
resti architettonici conservatisi fino ad oggi e gli scavi hanno dimostrato che
pur preesistendo una frequentazione sulla collina dal periodo Protoelladico, ed
anche nel Medioelladico, l'altura fu fortificata per la prima volta e
trasformata in Acropoli durante il Tardoelladico.
L'Acropoli
cominciò ad essere costruita alla metà del XIV secolo a.C. (1350 a.C). Subì
varie aggiunte (1250 a.C.) ed il suo aspetto definitivo, quello che si conserva
oggi, risale alla fine del XIII secolo a.C. (1200 a.C).
L'area
circondata dalla fortificazione è di forma triangolare e misura 30.000 mq; il
perimetro delle mura raggiunge i 900 m.
Le
mura dell'Acropoli si conservano oggi su quasi tutta la loro lunghezza, a parte
pochissime eccezioni che furono completate in età ellenistica e il settore
nord-orientale della fortificazione completamente distrutto a causa dello
smottamento nel Chavos.
La
fortificazione micenea è ritenuta fin dall'antichità opera dei Ciclopi.
Pausania, che visitò Micene nel II secolo d.C, scrive: "Si dice che siano
anch'esse opera dei Ciclopi, che costruirono per Preto le mura di
Tirinto..." (11,16,5).
Quest'ammirevole
opera dei vigorosi mastri, che secondo la tradizione erano giunti dalla Licia,
fu realizzata con grossi blocchi di calcare provenienti dalla stessa rocca,
creando un meraviglioso apparato, chiamato "sistema ciclopico".

La
maggior parte della cinta di fortificazione è stata realizzata secondo il
sistema poligonale. Enormi blocchi, più grandi sulla fronte a vista e più
piccoli all'interno, di dimensioni diverse, regolarmente tagliati oppure non
lavorati, sono stati collocati l'uno sull'altro, direttamente sulla roccia,
senza alcun intento di una struttura orizzontale e senza materiale connettivo. I
blocchi, perfettamente adattati lungo le superfici di contatto sia direttamente
sia con il completamento di piccole pietre nei giunti, più grandi sulla
facciata e più piccoli all'interno, formano le due pareti delle mura; lo spazio
intermedio, cioè la larghezza della cinta, viene riempito con piccole pietre e
terra.
Durante
la seconda fase edilizia (1250 a.C), una piccola parte della cinta muraria fu
costruita con blocchi rettangolari secondo il sistema isodomo. Fu usato allora
il conglomerato, una pietra che si taglia e si lavora più facilmente con gli
attrezzi. Gli enormi blocchi vengono collocati in file orizzontali senza vuoti
intermedi. Con questo sistema isodomo viene costruita solo la faccia esterna
della cinta, mentre internamente viene eretta secondo il sistema
ciclopico-poligonale.
Questo
apparato isodomo di costruzione fu usato per la realizzazione della Porta dei
Leoni, del suo bastione e del braccio sporgente della cinta originaria che
chiude il cortile esterno da Nord. In maniera analoga sono costruite anche la
Porta Nord e una torre rettangolare all'estremità sud-orientale della cinta,
sotto il terrazzamento della "Casa delle Colonne".
Il
Sistema Ciclopico di costruzione delle mura è più antico di quello isodomo ma
continua ad essere usato parallelamente a quest'ultimo.
Un
terzo modo di costruzione è visibile ancora oggi nelle mura che circondano
l'Acropoli. Piccoli blocchi poligonali ben lavorati, solidamente connessi,
furono usati in età ellenistica per la riparazione della cinta ciclopica
micenea, nelle parti che erano state distrutte dagli Argivi nel 468 a.C; di
queste la più sorprendente si trova nell'angolo nord-occidentale del bastione
della Porta dei Leoni. In questo modo furono ricostruiti un settore delle mura,
quello che circonda il Circolo Funerario A a Sud della fortificazione, e la
torre poligonale a Sud di esso.
Le
mura dell'Acropoli di Micene, fondate sul terreno roccioso, si adattano al
basamento geologico naturale della collina seguendo una linea spezzata nel loro
percorso. Spesso la roccia è incorporata nella loro costruzione, come in alcuni
punti del lato settentrionale e nel braccio nord del cortile esterno della Porta
dei Leoni.
La
larghezza media delle mura micenee era di 5 metri anche se in alcuni punti
raggiungeva gli 8 metri. Un tempo fu ritenuto che questa maggiore larghezza
presupponesse l'esistenza di costruzioni (gallerie) incorporate nella cinta,
come a Tirinto. Durante le ricerche di scavo è stato dimostrato che spazi di
immagazzinamento erano stati costruiti nello
spessore della
mura settentrionali ma molto tempo dopo la costruzione originaria della
cinta dell'Acropoli, nel periodo tardo-miceneo.
L'altezza
iniziale delle mura dell'Acropoli non è nota. In nessun punto si conserva il
coronamento. Inoltre non si può ipotizzare che fossero stati usati mattoni
crudi per la sovrastruttura, al di sopra dell'apparato in pietra.
Solitamente
l'altezza della torre ellenistica poligonale, che raggiunge l'altezza di 18
metri dalla sua fondazione nella roccia, è ritenuta come esempio dell'altezza
originale della cinta micenea. Nel lato occidentale della fortificazione,
internamente vicino al "Granaio", le mura si conservano per un'altezza
di 8,25 metri. Di conseguenza si può calcolare che superasse gli 8,50 metri, ma
non è possibile stabilire l'altezza totale.
Micene
era chiamata "città ciclopica" a causa della sua imponente
fortificazione, che provoca ammirazione e incredulità su come in quell'epoca
fosse stata possibile una simile costruzione monumentale e fossero state
innalzate mura gigantesche.
Non
ci sono prove sull'uso di mezzi meccanici. Bisogna supporre che fossero state
create rampe di terra inclinate che si innalzavano parallelamente alla
costruzione delle mura, su cui con l'ausilio di travi di legno rotonde, i
blocchi venivano trasportati nella loro posizione finale. Questo sistema
richiedeva artigiani specializzati dotati di una forza straordinaria. Dopo la
costruzione queste rampe di terra venivano asportate.
Queste
costruzioni non richiedevano solo artigiani specializzati
ma anche sovrani potenti che
potessero programmare tali opere.
Sfortunatamente
non ci solo dati che possano attribuire l'opera della fortificazione ad un capo
reale o mitico. Esaminando la tradizione si potrebbe dire che Perseo, ritenuto
fondatore di Micene e la cui sovranità viene datata intorno alla metà del XIV
secolo a.C, fosse stato il costruttore delle prime mura, quelle della prima
fase.
Dopo
cento anni, intorno al 1250 a.C., un altro sovrano, Atreo, governava a Micene.
Furono costruite allora la Porta dei Leoni che reca l'emblema dei sovrani di
Micene e la tomba a tholos, quella chiamata "Tesoro di Atreo".
Ad
Atreo succedette Agamennone, che deve essere stato colui che procedette
all'ampliamento sud-orientale della cinta di fortificazione durante la terza
fase edilizia di essa (1200 a.C.).
LA
PRIMA FASE EDILIZIA DELLA CINTA - Verso
la metà del XIV secolo a.C. (1350 a.C.), sull'altura di Micene fu costruita la
prima possente fortificazione ciclopica che trasformò la sede dei sovrani in
Acropoli.
L'area
circondata dalle mura ciclopiche è di molto più piccola di quella finale,
circa la metà. Circonda la sporgenza settentrionale e più alta della collina,
lasciando fuori del braccio meridionale il Circolo Funerario A.
La
porta principale delle mura si trovava nel lato occidentale accessibile della
collina, poco più a Nord della posizione della successiva Porta dei Leoni.
Aveva la forma di una semplice apertura tra i due bracci della cinta che si
incrociavano procedendo parallelamente e ad una distanza pari all'apertura della
porta.
Alla
terminazione orientale del braccio settentrionale delle mura ciclopiche c'era
un'altra porta.
Di
questa fase iniziale vennero conservati anche nei periodi successivi tutto il
settore settentrionale delle mura nel quale fu aperta una nuova porta, quella
chiamata "Porta Nord", e quelli nord-occidentale e sud-orientale.
LA
SECONDA FASE EDILIZIA - Alla metà del
XIII secolo a.C. (1250 a.C.) ci fu un grande intervento nella fortificazione che
comprese opere monumentali. Nel lato occidentale fu creata la Porta dei Leoni
con il suo bastione. Venne aumentata la superficie murata verso Ovest e verso
Sud inglobando così il Circolo Funerario A ed un'area dove venne creato il
Centro Religioso dell'Acropoli. Il settore meridionale delle mura venne spostato
più in basso e di conseguenza fu ricostruito quasi interamente, mentre il
precedente venne demolito lasciando pochissime tracce.
Nel
settore settentrionale fu aperta la Porta Nord, venne costruito il bastione
sud-orientale e fu strutturata la grande rampa che conduceva al palazzo.
LA
TERZA FASE EDILIZIA - Nella terza fase
edilizia, intorno al 1200 a.C. fu eliminato lo stretto braccio nord-orientale
della fortificazione e ne venne costruito una nuovo a forma di gamma, il
cosiddetto ampliamento nordorientale, con la sorgente sotterranea e le due
postierle. All'interno del settore orientale furono costruiti, con il noto
sistema aggettante, i magazzini simili a quelli di Tirinto.
Quest'ultima
fase edilizia delle mura micenee dimostra che intorno al 1200 a.C. i Micenei si
curavano molto di più della loro protezione e del loro approvvigionamento di
viveri e rinforzarono la loro fortificazione.

Agosto
2013
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