Siti archeologici di Micene e Tirinto
  
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1999
  

   

All'estremità nord-orientale dell'Argolide, Micene, la "città ben costruita" di Omero, la "ricca d'oro", la "ciclopica" e la "spaziosa" città del più grande poeta di questo mondo, fu fondata in una posizione che le avrebbe assicurato una fama imperitura.

Tra due ripidi monti, il Profitis Ilias a Nord e la Sara a Sud, Micene, situata su una bassa altura, protetta naturalmente da nemici ed incursori, domina sulla piana argolica e controlla le arterie stradali in tutte le direzioni dell'orizzonte e fino al mare che dista solo 15 Km. Grazie a questa posizione la città di Micene divenne il fulcro del commercio in Grecia ed a ciò sono dovute la sua ricchezza e la sua fioritura artistica che la portarono ad occupare il primo posto e a dare il suo nome ad una grande civiltà, quella Micenea.

L'uso della sua posizione particolarmente fortificata è testimoniato da tempi remoti, fin dall'età neolitica, ed è continuo. Già dal II millennio a.C. (XVII-XVI secolo a.C.) era un possente stato in cui i sovrani venivano sepolti con ricchissimi corredi sulle falde occidentali dell'altura, dove allora si trovava la loro sede priva di mura. Nel 150 a.C. la collina viene fortificata per la prima volta, evento importante che la tradizione antica tramanderà nel tempo.

Dalle fonti che si riferiscono alle genealogie delle stirpi mitiche traspare che la fondazione di Micene risale al XIV secolo a.C. con prima dinastia quella dei Perseidi e suo fondatore Perseo. Quale ultimo sovrano di questa stirpe è riportato Euristeo, noto dal ciclo mitologico delle fatiche di Eracle. Segue la dinastia degli Atridi con primo sovrano Atreo, collocato nel 1250 a.C. Il suo successore, Agamennone, capo e sovrano di tutti gli Achei-Greci, è collegato con la Guerra di Troia che si svolge poco prima del 1200 a.C.

Negli anni dopo Oreste Micene perde il suo splendore e si spegne negli anni di Tisameno. L'egemonia dell'Argolide passa allora ad Argo.

Quanto il mito e le tradizioni corrispondano alla realtà storica è difficile da dimostrare. Tuttavia, la possente Micene dei miti, la fioritura e il suo declino nel corso dei secoli, si possono constatare non solo dalle fonti storiche, ma anche dai dati archeologici. Il ricordo degli antichi non supera il XIV secolo a.C. Le radici del luogo però sono di molto più antiche.

Miti

Il mondo mitico dei Micenei compare per la prima volta alla metà dell'VIII secolo a.C. con l'Iliade e l'Odissea di Omero. Da allora viene lavorato e variato dai poeti, dai letterati e dagli storici fino alla fine del mondo antico ed ancora sopravvive e rivive grazie agli scrittori moderni fino ai nostri giorni.

La tradizione antica collega la Micene dei miti con due grandi dinastie dell'Argolide che iniziano entrambe da Acrisio, il capostipite della stirpe argiva degli Acrisiadi: i Perseidi ed i Pelopidi.

Quale capostipite della prima dinastia (Perseidi) è ritenuto Perseo, in origine divinità solare, proveniente dall'Oriente, e in seguito eroe fondamentale dell'Argolide che il mito riporta quale fondatore di Micene.

Figlio di Zeus, padre del pantheon greco, e di Danae, figlia di Acrisio, fratello di Preto e re di Argo, è discendente di Danao e antenato di Eracle, la cui stirpe, quella degli Eraclidi, legittima la conquista del Peloponneso da parte dei Dori.

Secondo la tradizione mitica Micene prese il nome dallo stesso Perseo poiché nel luogo in cui fu costruita cadde il mykes, cioè il puntale del fodero della spada, fatto che fu ritenuto come un buon auspicio, o anche poiché, secondo un'altra tradizione, l'eroe scoprì una sorgente con acque abbondanti nella radice di un myketas (fungo), che prosperava nella zona.

La sorgente fu chiamata "Persea" e riforniva d'acqua l'Acropoli di Micene nel corso della sua secolare esistenza; le sue acque scorrono ancora oggi.

Credevano anche che il nome di Micene provenisse dal mykethmòs (muggito) di Io, sacerdotessa di Era, dalla forma di mucca. Omero poi cita una donna Micene e nel poema epico "Grandi Esoie" è riportata Micene come figlia di Inaco e moglie di Arestore. Da lei, si dice, la città prese il nome. 

Nei miti di fondazione di Micene è riportato anche che Perseo per la costruzione dell'Acropoli si servì dei Ciclopi provenienti dall'Asia, come aveva fatto per Tirinto dove inizialmente regnò scambiandola con Megapente che prese Argo. Perseo non voleva regnare dopo l'uccisione involontaria, che lui stesso aveva provocato, di suo nonno Acrisio, da lui ucciso a Larissa durante delle gare atletiche dal disco che l'eroe aveva lanciato.

PERSEIDI - A Perseo succedette sul trono di Micene il figlio Elettrione che prese in moglie Anasso, figlia di suo fratello Alceo, ed ebbe nove figli ed una figlia, Alcmena.

I nove figli rimasero uccisi in uno scontro con i Teleboi, i figli di Pterelao, anch'essi discendenti di Perseo che rivendicavano il potere. A seguito di ciò Elettrione per punire i Teleboi per la morte dei figli, iniziando la guerra contro di essi, affidò il potere e la sua unica figlia ad Anfitrione, fratello della madre di lei.

Per sua sfortuna Anfitrione divenne involontariamente la causa dell'uccisione di Elettrione poco prima che iniziasse la guerra. Allora un altro fratello di Elettrione, Stenelo, colse l'occasione per prendere il potere ed esiliare dall'Argolide Anfitrione ed Alcmena. Scacciati arrivarono a Tebe dove si sposarono dopo la vittoria di Anfitrione e la sottomissione dei Teleboi. Ebbero Eracle che è ritenuto non solo eroe dell'Argolide perché agì in questa regione al servizio di Euristeo, ma anche eroe panellenico, dal momento che le sue gesta e le sue spedizioni si svolgono in tutto il mondo fino ad allora conosciuto.

Stenelo, quando assunse il potere di Micene, per rinforzare la sua posizione chiamò vicino a lui i figli di Pelope, fratelli di sua moglie Nicippe, e cedette loro il potere sulla piccola città di Midea. Ultimo re della dinastia fu Euristeo, che impose ad Eracle l'esecuzione delle dodici fatiche e che rimase ucciso nell'Attica senza lasciare un erede.

PELOPIDI - I Pelopidi, la seconda grande dinastia che dopo i Perseidi assumerà il potere a Micene e dominerà sulle zone circostanti, discendeva anch'essa come la precedente da Acrisio. L'altra figlia, Evarete, sposò Enomao e generò Ippodamia che sposò Pelope. Loro figli erano Atreo, Tieste, Alcatoo, Pitteo e Nicippe, la successiva moglie di Stenelo, che generò Euristeo. I Pelopidi, quando Euristeo, succeduto a Stenelo, rimase ucciso nell'Attica combattendo contro gli "Eraclidi", colsero l'occasione e aumentarono la loro potenza e la loro influenza su Micene, Argo, Tirinto e su tutta l'Argolide.

Lo scettro dei Pelopidi, "lavorato da Efesto", era il dono personale di Zeus al suo amato Pelope, che stimava in maniera particolare. Costui lo consegnò ad Atreo e questi morendo a suo fratello Tieste, poiché i figli erano minorenni. Quest'ultimo esercitò con onestà la tutela e consegnò lo scettro al legittimo erede, Agamennone, e non a suo figlio Egisto.

Questa  è  la  tradizione più  antica,  nota dall'Iliade, sul potere dato dagli dèi, in cui prevalevano la fiducia fraterna e la regolare successione, che va collegata con la tradizione originale degli Achei, che arrivarono nell'Asia Minore dopo la loro cacciata dalI'Argolide con l'espansione dorica, e che è l'unica che concorda con l'acme e con la magnificenza della civiltà micenea. Contraria a questa è una seconda variante sui Pelopidi. Proviene da una tradizione più tarda, forse post-micenea, secondo cui la rinomata stirpe dei Pelopidi fu maledetta e si estinse dopo una serie di omicidi, adulteri ed incesti.

Secondo questa tradizione, Atreo e Tieste, prima di arrivare nell'Argolide, erano stati maledetti dal padre, poiché avevano ucciso Crisippo, loro fratello illegittimo, per timore di perdere il potere a causa dell'amore che Pelope nutriva per lui.

Quando arrivarono nell'Argolide Tieste propose ai signori locali di riconoscere quale capo colui che avesse in suo possesso il Vello d'oro, dono divino fatto ad Atreo e segno di riconoscimento del suo potere. Atreo, poiché il Vello gli era stato donato dal dio Ermes, concordò senza sospettare alcun inganno.

Sua moglie Erope, però, che aveva relazioni segrete con Tieste, lo aveva donato a quest'ultimo che, presentandolo, guadagnò il trono.

Zeus allora, adirato per l'ingiustizia, mandò Ermes da Atreo proponendogli di scommettere con Tieste tutto il regno se il giorno successivo il sole fosse sorto da Occidente. Tieste accettò la scommessa e la perse perché per volere di Zeus il sole cambiò il suo percorso affinché vincesse Atreo.

Così Atreo salì al trono e quando scoprì che la moglie aveva rapporti segreti con suo fratello, mandò a chiamarlo per riconciliarsi. Al tavolo della riconciliazione Atreo offrì quale pasto le carni dei figli di Tieste che aveva ucciso e fatto a pezzi. Dopo che Tieste ebbe mangiato, gli presentò le teste e le mani dei figli e questi, di fronte all'abominevole azione del fratello, dopo aver rovesciato con un calcio il tavolo, maledisse gli Atridi perché avessero tutti una brutta fine.

Quest'orrenda storia è rimasta nella memoria degli uomini con l'espressione "banchetto di Tieste".

Tieste, volendo vendicarsi, chiese un vaticinio all'oracolo che profetizzò che il vendicatore degli Atridi sarebbe nato dalla sua unione con sua figlia Pelopia. Nacque così Egisto che tempo dopo con la spada del padre si vendicherà uccidendo Atreo. Tieste assunse ancora una volta il potere ed i figli di Atreo, Agamennone e Menelao, si rifugiarono a Sicione. Con l'appoggio di Tindareo, padre dei Dioscuri, di Clitennestra e di Elena, Agamennone riprenderà il trono di Micene, esilierà Tieste ed Egisto a Citera e sposerà Clitennestra, dopo aver ucciso Tantalo, il primo marito e figlio di Tieste.

Agamennone e Clitennestra ebbero un figlio, Oreste, e tre figlie, Ifigenia, Elettra e Crisoteme. Tempo dopo, quando Paride rapì la bella Elena, moglie di Menelao, Agamennone per l'onore del fratello organizzò la spedizione di tutti i Greci contro Troia. Per riuscire nel suo scopo fu costretto a sacrificare alla dea Artemide la stessa figlia Ifigenia, ad Aulide, per propiziare la dea affinché soffiasse un vento favorevole e la flotta potesse partire per Troia. Prima che il padre la sacrificasse, la dea sostituì Ifigenia con un cervo e la trasportò nella Tauride, come sacerdotessa nel suo santuario.

Durante l'assenza decennale di Agamennone e degli altri greci Achei a Troia, Clitennestra si unirà ad Egisto ed insieme uccideranno il conquistatore di Troia appena ritornerà vincitore nel suo palazzo.

Elettra farà fuggire Oreste che crescerà in esilio e ritornerà dopo diversi anni per vendicare la morte del padre. Su incitamento del suo dio protettore Apollo, ucciderà l'usurpatore del trono, Egisto, e sua madre e quale matricida sarà perseguitato dalle Erinni, sarà però giudicato nell'Areopago di Atene e otterrà la sua purificazione.

Oreste ritornerà a Micene ancora potente, sposerà Ermione, figlia di Menelao e della bella Elena, e oltre ad Argo acquisirà gran parte dell'Arcadia, avendo già preso anche il regno di Sparta.

La caduta della dinastia dei Pelopidi e della potenza dello stato di Micene è ormai giunta e fu brusca. Il figlio di Oreste, Tisameno, ultimo sovrano di Micene riportato dalla tradizione, verrà ucciso, difendendo la sua terra, nella guerra contro i Dori-Eraclidi.

Storia

ETÀ PREISTORICA - I più antichi indizi di presenza umana a Micene risalgono al Neolitico ed in specie all'ultima fase di esso. Ben poche sono sull'Acropoli le tracce di questo periodo come pure del Protoelladico (3000 a.C.). D'altronde la continua frequentazione del sito e le successive fasi edilizie hanno distrutto quanto preesistente, lasciando pochissimi indizi, soprattutto reperti ceramici.

Con l'arrivo degli Achei, le prime tribù grecofone, intorno al 2000 a.C. ed il loro insediamento nella piana argolica cambia tutto l'ambiente culturale e si rinforzano i centri che si trovano nei punti strategici del commercio. Micene allora, data la sua posizione, inizia il suo cammino ascendente nella storia della civiltà greca. Fondata sul passaggio verso la Corinzia, controlla tutti i percorsi via terra, l'entroterra ed anche i trasporti marittimi. La sua prevalenza finale è naturale.

I primi importanti ritrovamenti risalgono al periodo Medioelladico, alla metà del II millennio a.C. Viene creata una vasta necropoli sulla pendice sud-occidentale dell'Acropoli. 

A questa appartengono i due circoli funerari A e B contenenti sepolture di stirpi reali che datano dal 1600 agli inizi del XV secolo. a.C. Il Circolo Funerario B è più antico di quello A ed il suo uso inizia nel 1650 a.C. Per circa un secolo (1600-1500 a.C), entrambi i circoli vengono usati parallelamente. Malgrado la ricchezza di corredi delle tombe, le tracce di resti edilizi sono pochissime.

La presenza delle ricche tombe dei sovrani durante questo periodo ci porta a dedurre che doveva esserci un palazzo distrutto dalla costruzione, sopra di esso, di edifici posteriori. 

Dal 1450 a.C. inizia il grande periodo di prosperità di Micene e della sua espansione nel Mediterraneo, che finirà intorno al 1200 a.C.

Intorno al 1350 a.C. viene costruita la prima cinta di fortificazione e la sede priva di mura dell'anax (sovrano) viene trasformata in acropoli. Poco tempo dopo, intorno al 1330 a.C., ha inizio sulla sommità della collina la costruzione dei palazzi monumentali.

Nel 1250 a.C. cominciano le grandi opere sull'Acropoli. Si tratta della seconda fase edilizia delle mura e viene eretta la Porta dei Leoni come pure, fuori dalle mura, "II Tesoro di Atreo". Alla fine del XIII secolo a.C. viene aggiunto alla fortificazione di Micene il settore nord-orientale dell'Acropoli (1200 a.C.) e la cinta di fortificazione acquista la sua forma definitiva, che conserva fino ad oggi.

Fino alla fine del XIII secolo a.C. la potenza di Micene aumenta di continuo ed il suo potere si espande. A questi anni, poco prima del 1200 a.C, si data la mitica Guerra di Troia.

Alla fine del XIII secolo a.C, intorno al 1200, un incendio distrugge il palazzo ed anche molti altri edifici nell'Acropoli e nel Centro Religioso. Il palazzo cessò di funzionare, ma molti edifici vennero riparati e continuarono ad essere usati, come pure quelli del Centro Religioso, fino al 1100 a.C, quando furono distrutti di nuovo da un grande incendio.

ETÀ STORICA - Dopo il 1100 a.C, anche se l'Acropoli era stata distrutta, Micene non cessò di essere abitata.

Sulle rovine del palazzo miceneo furono eretti nel periodo geometrico alcuni edifici, che vennero anch'essi distrutti in seguito quando sulla sommità della collina venne fondato il tempio arcaico di Era o di Atena.

In età classica i Micenei partecipano al momento storico più glorioso dei Greci: la guerra contro i Persiani. Ciò provocò l'invidia degli Argivi e portò ad una nuova distruzione dell'Acropoli nel 468 a.C.

Gli Argivi, durante il periodo ellenistico, fonderanno a Micene un nuovo insediamento. Viene fatta allora una estesa riparazione nelle mura, vengono costruiti molti nuovi edifici sopra i resti micenei dell'Acropoli e, fuori di essa, viene creato il piccolo teatro sopra il dromos della tomba a tholos di Clitennestra. La cittadina di Micene si conserverà fino ad età cristiana.

Micene resterà allora nel ricordo degli uomini e uscirà dall'oblio solo quando inizierà la sua scoperta.

Scavo a Micene

È passato più di un secolo da quando Heinrich Schliemann, il leggendario padre dell'archeologia micenea, alzò con audacia il sipario che dette inizio alla scoperta di Micene. Parallelamente iniziò la storia moderna del più importante centro della civiltà micenea. Cominciò da una passione: la passione dello Schliemann per Omero e di conoscere le località del mondo omerico, la passione della ricerca e della loro scoperta.

La ricerca di Micene era superflua. La sua posizione era rimasta nota dopo la fine di una lunghissima vita. Il paesaggio selvaggio con l'Acropoli fortificata, la cui porta megalitica era ancora visibile, è raffigurato nei disegni dei viaggiatori del XVIII e XIX secolo, dal momento che la terra che il tempo accumula protettivamente sopra il cammino delle diverse civiltà non aveva potuto coprire quella struttura ciclopica.

Lo Schliemann scorge per la prima volta le famose mura dell'Acropoli di Micene nel 1868. Dovevano passare sei anni prima dell'inizio di una ricerca di pochi giorni che non diede i risultati sperati. Nel 1840 era stato fatto un primo tentativo di scavo, quando la Società Archeologica di Atene con K. Pitakis aveva portato alla luce il cortile esterno della Porta dei Leoni. Il sogno dello Schliemann si realizzò nel 1876. La sua rapidissima ricerca all'interno delle mura dell'Acropoli portò alla luce i tesori del Circolo Funerario A e questa scoperta, una delle più importanti nella storia della ricerca di scavo, diede un fondamento anche alla fama della "Micene ricca d'oro", aprì un nuovo periodo di ricerca, pose le basi per lo studio del mondo miceneo e portò alle prime deduzioni scientifiche.

Il cammino della ricerca di scavo e parallelamente della messa in luce dei resti architettonici di Micene è lungo ed importantissimo per i suoi risultati. Dopo la breve ricerca dello Schliemann e l'improvvisa interruzione, continuò P. Stamatakis e dieci anni dopo fu la volta del grande archeologo greco Christos Tsountas che dedicò 18 anni alla ricerca ed allo studio della zona. Vennero portati alla luce il palazzo sulla sommità della collina insieme a molti degli edifici dell'Acropoli, tre delle tombe a tholos e le necropoli delle tombe a camera fuori dell'Acropoli.

Per 20 lunghi anni, dopo Christos Tsountas, Micene restò in disparte. Le sue rovine esposte alle dure condizioni atmosferiche rimasero nel loro silenzio.

Le notevoli scoperte di Sir Arthur Evans a Cnosso attiravano allora l'attenzione fino a quando, nel 1919, Alan J.B. Wace ne prese le consegne e, fino al 1923, pulì ed esplorò le rovine dell'Acropoli, molte tombe a camera e mise in luce tutte le tombe a tholos note di Micene. Nel 1939 ritornò a Micene; ben presto però scoppiò la seconda guerra mondiale ed i monumenti silenziosi, abbandonati al loro destino, dovettero aspettare fino al 1950 quando Wace riprese lo scavo al di fuori dell'Acropoli, continuando fino alla morte, nel 1957. Gli scavi vennero completati dalle archeologhe A.J.B. Wace ed E. Wace-French e da Sir William Taylour che lavorò a Micene fino al 1966.

Parallelamente ai ricercatori della Scuola Archeologica Britannica, la Società Archeologica di Atene riprese le ricerche e lo scavo del Circolo Funerario B ad opera di I. Papadimitriou e di G.E. Mylonàs richia­mando gli splendidi giorni delle prime scoperte dello Schliemann e rinfocolò l'interesse del mondo per Micene. Gheorghios Mylonàs ha continuato la ricerca e la messa in luce fino a poco tempo fa. Dopo la sua morte la direzione degli scavi e delle ricerche è stata assunta dall'accademico Sp. E. Iakovidis.

Acropoli

LA FORTIFICAZIONE - La cinta di fortificazione dell'Acropoli di Micene fu costruita in tre fasi edilizie principali che coprirono gradualmente l'intera collina, un'altura rocciosa alta 280 m s.l.m., il cui aspro ambiente naturale la rende inaccessibile. Due gole profonde e scoscese, il Chavos e il Kokoretsa, la cingono da Nord e da Sud-Est; un po' più lontano si innalzano le ripide colline del Profitis Ilias (805 m) a Nord e della Sara (660 m) a Sud, proteggendola con le loro masse.

La collina è accessibile solo dal lato occidentale, dove fu costruito anche l'ingresso principale dell'Acropoli con la maestosa ed imponente Porta dei Leoni che custodiscono, vigili, la più imponente delle acropoli micenee, il centro della Civiltà Micenea.

I resti architettonici conservatisi fino ad oggi e gli scavi hanno dimostrato che pur preesistendo una frequentazione sulla collina dal periodo Protoelladico, ed anche nel Medioelladico, l'altura fu fortificata per la prima volta e trasformata in Acropoli durante il Tardoelladico.

L'Acropoli cominciò ad essere costruita alla metà del XIV secolo a.C. (1350 a.C). Subì varie aggiunte (1250 a.C.) ed il suo aspetto definitivo, quello che si conserva oggi, risale alla fine del XIII secolo a.C. (1200 a.C).

L'area circondata dalla fortificazione è di forma triangolare e misura 30.000 mq; il perimetro delle mura raggiunge i 900 m.

Le mura dell'Acropoli si conservano oggi su quasi tutta la loro lunghezza, a parte pochissime eccezioni che furono completate in età ellenistica e il settore nord-orientale della fortificazione completamente distrutto a causa dello smottamento nel Chavos.

La fortificazione micenea è ritenuta fin dall'antichità opera dei Ciclopi. Pausania, che visitò Micene nel II secolo d.C, scrive: "Si dice che siano anch'esse opera dei Ciclopi, che costruirono per Preto le mura di Tirinto..." (11,16,5).

Quest'ammirevole opera dei vigorosi mastri, che secondo la tradizione erano giunti dalla Licia, fu realizzata con grossi blocchi di calcare provenienti dalla stessa rocca, creando un meraviglioso apparato, chiamato "sistema ciclopico".

La maggior parte della cinta di fortificazione è stata realizzata secondo il sistema poligonale. Enormi blocchi, più grandi sulla fronte a vista e più piccoli all'interno, di dimensioni diverse, regolarmente tagliati oppure non lavorati, sono stati collocati l'uno sull'altro, direttamente sulla roccia, senza alcun intento di una struttura orizzontale e senza materiale connettivo. I blocchi, perfettamente adattati lungo le superfici di contatto sia direttamente sia con il completamento di piccole pietre nei giunti, più grandi sulla facciata e più piccoli all'interno, formano le due pareti delle mura; lo spazio intermedio, cioè la larghezza della cinta, viene riempito con piccole pietre e terra.

Durante la seconda fase edilizia (1250 a.C), una piccola parte della cinta muraria fu costruita con blocchi rettangolari secondo il sistema isodomo. Fu usato allora il conglomerato, una pietra che si taglia e si lavora più facilmente con gli attrezzi. Gli enormi blocchi vengono collocati in file orizzontali senza vuoti intermedi. Con questo sistema isodomo viene costruita solo la faccia esterna della cinta, mentre internamente viene eretta secondo il sistema ciclopico-poligonale.

Questo apparato isodomo di costruzione fu usato per la realizzazione della Porta dei Leoni, del suo bastione e del braccio sporgente della cinta originaria che chiude il cortile esterno da Nord. In maniera analoga sono costruite anche la Porta Nord e una torre rettangolare all'estremità sud-orientale della cinta, sotto il terrazzamento della "Casa delle Colonne".

Il Sistema Ciclopico di costruzione delle mura è più antico di quello isodomo ma continua ad essere usato parallelamente a quest'ultimo.

Un terzo modo di costruzione è visibile ancora oggi nelle mura che circondano l'Acropoli. Piccoli blocchi poligonali ben lavorati, solidamente connessi, furono usati in età ellenistica per la riparazione della cinta ciclopica micenea, nelle parti che erano state distrutte dagli Argivi nel 468 a.C; di queste la più sorprendente si trova nell'angolo nord-occidentale del bastione della Porta dei Leoni. In questo modo furono ricostruiti un settore delle mura, quello che circonda il Circolo Funerario A a Sud della fortificazione, e la torre poligonale a Sud di esso.

Le mura dell'Acropoli di Micene, fondate sul terreno roccioso, si adattano al basamento geologico naturale della collina seguendo una linea spezzata nel loro percorso. Spesso la roccia è incorporata nella loro costruzione, come in alcuni punti del lato settentrionale e nel braccio nord del cortile esterno della Porta dei Leoni.  

La larghezza media delle mura micenee era di 5 metri anche se in alcuni punti raggiungeva gli 8 metri. Un tempo fu ritenuto che questa maggiore larghezza presupponesse l'esistenza di costruzioni (gallerie) incorporate nella cinta, come a Tirinto. Durante le ricerche di scavo è stato dimostrato che spazi di immagazzinamento erano stati costruiti nello spessore della mura settentrionali ma molto tempo dopo la costruzione originaria della cinta dell'Acropoli, nel periodo tardo-miceneo.

L'altezza iniziale delle mura dell'Acropoli non è nota. In nessun punto si conserva il coronamento. Inoltre non si può ipotizzare che fossero stati usati mattoni crudi per la sovrastruttura, al di sopra dell'apparato in pietra.

Solitamente l'altezza della torre ellenistica poligonale, che raggiunge l'altezza di 18 metri dalla sua fondazione nella roccia, è ritenuta come esempio dell'altezza originale della cinta micenea. Nel lato occidentale della fortificazione, internamente vicino al "Granaio", le mura si conservano per un'altezza di 8,25 metri. Di conseguenza si può calcolare che superasse gli 8,50 metri, ma non è possibile stabilire l'altezza totale.

Micene era chiamata "città ciclopica" a causa della sua imponente fortificazione, che provoca ammirazione e incredulità su come in quell'epoca fosse stata possibile una simile costruzione monumentale e fossero state innalzate mura gigantesche.

Non ci sono prove sull'uso di mezzi meccanici. Bisogna supporre che fossero state create rampe di terra inclinate che si innalzavano parallelamente alla costruzione delle mura, su cui con l'ausilio di travi di legno rotonde, i blocchi venivano trasportati nella loro posizione finale. Questo sistema richiedeva artigiani specializzati dotati di una forza straordinaria. Dopo la costruzione queste rampe di terra venivano asportate.

Queste costruzioni non richiedevano solo artigiani specializzati ma anche sovrani potenti che potessero programmare tali opere.

Sfortunatamente non ci solo dati che possano attribuire l'opera della fortificazione ad un capo reale o mitico. Esaminando la tradizione si potrebbe dire che Perseo, ritenuto fondatore di Micene e la cui sovranità viene datata intorno alla metà del XIV secolo a.C, fosse stato il costruttore delle prime mura, quelle della prima fase.

Dopo cento anni, intorno al 1250 a.C., un altro sovrano, Atreo, governava a Micene. Furono costruite allora la Porta dei Leoni che reca l'emblema dei sovrani di Micene e la tomba a tholos, quella chiamata "Tesoro di Atreo".

Ad Atreo succedette Agamennone, che deve essere stato colui che procedette all'ampliamento sud-orientale della cinta di fortificazione durante la terza fase edilizia di essa (1200 a.C.).  

LA PRIMA FASE EDILIZIA DELLA CINTA - Verso la metà del XIV secolo a.C. (1350 a.C.), sull'altura di Micene fu costruita la prima possente fortificazione ciclopica che trasformò la sede dei sovrani in Acropoli.

L'area circondata dalle mura ciclopiche è di molto più piccola di quella finale, circa la metà. Circonda la sporgenza settentrionale e più alta della collina, lasciando fuori del braccio meridionale il Circolo Funerario A.

La porta principale delle mura si trovava nel lato occidentale accessibile della collina, poco più a Nord della posizione della successiva Porta dei Leoni. Aveva la forma di una semplice apertura tra i due bracci della cinta che si incrociavano procedendo parallelamente e ad una distanza pari all'apertura della porta.

Alla terminazione orientale del braccio settentrionale delle mura ciclopiche c'era un'altra porta.

Di questa fase iniziale vennero conservati anche nei periodi successivi tutto il settore settentrionale delle mura nel quale fu aperta una nuova porta, quella chiamata "Porta Nord", e quelli nord-occidentale e sud-orientale.

LA SECONDA FASE EDILIZIA - Alla metà del XIII secolo a.C. (1250 a.C.) ci fu un grande intervento nella fortificazione che comprese opere monumentali. Nel lato occidentale fu creata la Porta dei Leoni con il suo bastione. Venne aumentata la superficie murata verso Ovest e verso Sud inglobando così il Circolo Funerario A ed un'area dove venne creato il Centro Religioso dell'Acropoli. Il settore meridionale delle mura venne spostato più in basso e di conseguenza fu ricostruito quasi interamente, mentre il precedente venne demolito lasciando pochissime tracce.

Nel settore settentrionale fu aperta la Porta Nord, venne costruito il bastione sud-orientale e fu strutturata la grande rampa che conduceva al palazzo.

LA TERZA FASE EDILIZIA - Nella terza fase edilizia, intorno al 1200 a.C. fu eliminato lo stretto braccio nord-orientale della fortificazione e ne venne costruito una nuovo a forma di gamma, il cosiddetto ampliamento nord­orientale, con la sorgente sotterranea e le due postierle. All'interno del settore orientale furono costruiti, con il noto sistema aggettante, i magazzini simili a quelli di Tirinto.

Quest'ultima fase edilizia delle mura micenee dimostra che intorno al 1200 a.C. i Micenei si curavano molto di più della loro protezione e del loro approvvigionamento di viveri e rinforzarono la loro fortificazione.  

Agosto 2013

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