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La
città medioevale
L’antica
Rodi fu fondata nel 408 a.C.
dopo una decisione comunemente
presa dalle tre città-stato più
importanti dell’isola -
Kamiros, lalysos, Lindos - di
creare un’unica città.
Per
costruire la nuova città fu
scelta l’estremità più
settentrionale dell’isola, da
dove si poteva controllare il
movimento delle imbarcazioni che
navigavano nell’Egeo
orientale. Fu chiamata “damos
dei Rodii”, costruita in base
al sistema ippodameo, ed era
famosa per la sua disposizione
urbanistica. Aveva strade
larghe, articolate in senso
orizzontale e verticale tra di
loro onde formare angoli retti.
Secondo le notizie tramandateci
dai testi degli scrittori
antichi, era ornata da
numerosissimi templi e statue e
aveva cinque porti. Di
questi ne sono stati individuati
tre, mentre le tracce degli
altri due sono andate perdute.
Uno di questi era il grande
porto che è stato identificato
con l’odierno porto
commerciale. L’altro era il
porto da guerra, che occupava la
zona di Mandraki e che veniva
chiuso con una catena quando la
città veniva attaccata. Il
terzo si trovava nel porto di
Akandia.
Molte
delle strade della successiva
città medievale coincidono con
quelle della città antica. Ad
esempio, la via dei Cavalieri
corre su un antico tracciato che
partiva dal tempio del dio
Helios e finiva al grande porto.
Il tempio del dio Helios si
suppone che fosse costruito
nello stesso punto o quasi in
cui oggi si trova il palazzo del
Gran Maestro. All’estremità
nord del grande porto c’era il
tempio dedicato ad Afrodite.
Resti del tempio, portati alla
luce, lo datano al III sec. a.C.
Più ad Ovest di questo sito
erano stati realizzati degli
arsenali.

La
città antica era circondata da
mura. La cinta comprendeva
anche l’acropoli, che non era
fortificata, e si trovava nella
parte sud-occidentale della città,
sulla collina di Haghios
Stephanos o Monte Smith.
I cinque porti erano protetti da
una fortificazione a parte. La
città murata occupava quasi la
stessa area su cui si estende la
città odierna, che era pari a
circa 15 Km e la sua popolazione
raggiunse, nel periodo di
massimo splendore, i
60.000-100.000 abitanti.
L’antica
città di Rodi conobbe il suo
maggiore sviluppo nel III e nel
II sec. a.C. In questo periodo
fu il centro più importante per
il commercio di transito nel
Mediterraneo orientale. Gli
scavi archeologici, oltre allo
stadio, al teatro ed ai templi,
che si trovano sull’acropoli,
hanno messo in luce fondazioni
di edifici, di strade, di
impianti sotterranei di scarico
e di approvvigionamento idrico e
parti della fortificazione
antica.
Sull’acropoli
di Rodi antica, nella parte più
settentrionale, si conservano le
rovine del tempio di Athena
Poliade. A Sud e ad Est del
tempio sono venute alla luce
costruzioni scavate nel terreno.
Questi edifici, che sono
collegati all’acquedotto
ipogeico della città, sono
chiamati Ninfei, perché
si ritiene fossero dei luoghi
dedicati al culto delle Ninfe. A
Sud-Est dei Ninfei e del tempio
di Athena è stato scavato un piccolo
teatro, che oggi è stato
completamente restaurato. Le
piccole dimensioni del teatro
(solo 800 posti) indicano che
non si trattava del teatro della
città ma di un luogo che
serviva per manifestazioni
musicali e d’altro genere in
onore di Apollo od anche per
discorsi di retori.
A
Sud-Est del teatro è stato
scoperto lo stadio della
città antica, opera del II sec.
a.C. Anche lo stadio è stato
restaurato e solo poche
gradinate nella curva sono
originali. Ad Est dello stadio
si trovava il ginnasio,
di cui si conservano solo pochi
resti. Il punto più alto
dell’acropoli, ad Ovest, è
occupato dal tempio di Apollo
Pizio, a cui conduce una
grande scalinata. Sono state
restaurate tre delle colonne del
tempio, che sorreggevano parte
del fregio. A Sud-Ovest dello
stadio sono venute alla luce
delle tombe, ma le necropoli della
città antica (IV e III sec.
a.C.) si trovano vicino a
Rodini, dove la tomba più
importante di quelle
conservatesi è quella detta
tomba dei Tolomei. Tombe sono
state scavate anche nella zona
di Sgouròs, sulla strada verso
Koskinoù e nell’abitato di
Haghia Triada.
Nel
periodo bizantino (IV sec.
d.C.-1309) la città di Rodi, il
capoluogo del “tema” dei
Ciberreoti, costituiva
un’importante base navale e
militare ed era sede del
metropolita ortodosso. Col
terremoto del 515 d.C. subì
molti danni che portarono ad un
notevole restringimento
dell’impianto urbano rispetto
a quello della città antica, e
benché non sia stata ancora
accertata né la sua estensione
né il suo impianto è tuttavia
certo che essa era costituita
dal castello bizantino e dalla
città fortificata.
A
questo periodo appartiene un
gran numero di chiese
paleocristiane, sparse in tutta
l’isola. All’interno della
città sono stati scoperti,
nella parte sud-occidentale, una
basilica con pavimenti musivi
del V sec. d.C. (all’incrocio
delle vie Pavlou Mela e
Chimarras), un edificio dello
stesso periodo con pavimenti
musivi (in via Chimarras) e,
infine, un’altra basilica
vicino al nuovo stadio. Nel XIII
sec. d.C., periodo in cui Rodi
era governata da Leone e
Giovanni Gavalàs, le chiese
bizantine della città venivano
costruite all’interno del
castello. Quando i Turchi
arrivarono sull’isola,
trasformarono queste chiese, per
far fronte alle loro necessità
religiose, in moschee.
Nel
1309, con l’arrivo dei
Cavalieri Giovanniti, la città
di Rodi fu il centro
dell’Ordine. Il suo porto
conobbe un notevole sviluppo e
rappresentò una tappa obbligata
per i pellegrini in viaggio
verso la Terra Santa e che
avevano per meta Gerusalemme.
Vennero costruiti nuovi edifici
e le fortificazioni furono
rinforzate e migliorate. La città
acquisì allora il suo carattere
medievale.
Con
una cinta interna fu divisa in
due parti disuguali, il Collachio,
il settore più piccolo, e la Chora
o Borgo, quello più grande.
Il Collachio aveva quale asse
principale la via dei Cavalieri
e comprendeva il palazzo del
Gran Maestro, il centro
amministrativo, la cattedrale
dei cattolici, l’ospedale, gli
alberghi delle varie
“Lingue”, le dimore dei
Cavalieri, l’arsenale e
l’armeria. La Chora o Borgo si
trovava a Sud del Collachio.
All’interno delle sue mura
comprendeva le abitazioni delle
varie genti che vivevano nella
città, tra cui c’erano Greci
ed Ebrei, il mercato, le chiese
cattoliche e ortodosse, la
sinagoga, gli edifici pubblici e
le caserme.
L’architettura
adottata al tempo dei Cavalieri
può essere divisa in due fasi.
Nella prima (1309-1480) fu
adottato lo stile gotico con
alcune varianti. La manodopera
impiegata in questo periodo era
del luogo, col risultato che le
opere presentano anche elementi
bizantini. Nella seconda fase
(1480-1522), che inizia dopo il
primo assedio della città per
mano dei Turchi (1480) e il
terremoto catastrofico del 1481,
fu applicato lo stile
tardo-gotico influenzato
dall’arte rinascimentale
italiana. Durante questo periodo
furono riparate le
fortificazioni e gli edifici
pubblici dai danni subiti
durante l’assedio dei Turchi e
il terremoto.
Tra
tutti i Gran Maestri il
d’Aubusson fu quello che si
occupò maggiormente del
rinforzo delle fortificazioni.
Le mura che circondavano
la città avevano un perimetro
di 4 Km lungo il quale correva
un fossato che in alcuni punti
era doppio. La fortificazione
comprendeva le mura della
terraferma, il muro del porto e
le mura dei moli. Ogni
“Lingua” aveva una posizione
ben precisa sulle mura che
doveva difendere in caso di
attacco nemico. Nel castello
c’erano in totale sette porte:
quella di San Paolo
all’estremità nord, che
comunicava con la torre di
Naillac all’estremità del
molo settentrionale; quella di
d’Amboise costruita nel 1512;
quella di Sant’Atanasio, nella
parte sud-occidentale della città;
quella di Koskinoù, che si
chiamava anche porta di San
Giovanni; quella di Santa
Caterina o dei Mulini, che deve
il secondo nome ai tredici
mulini che si ergevano sul molo
(oggi se ne conservano solo
tre); la Porta a Mare, al centro
del porto commerciale, e infine,
più a Nord, la Porta dello
Scalo.
Di
tanto in tanto le fortificazioni
venivano rinforzate con la
costruzione di torri, come la
torre di Spagna, quella della
Madonna, di San Paolo
(all’estremità del molo
settentrionale) e quella di San
Nicola (all’estremità del
molo sud).
Nel
1522, con l’occupazione di
Rodi da parte delle orde di
Solimano il Magnifico, i Greci
furono scacciati dalla città
murata e furono costretti a
vivere fuori di questa in
quartieri creati da loro e
chiamati marasia. I Turchi,
quando si insediarono nella città,
non ebbero bisogno di costruire
nuovi edifici dal momento che
usarono quelli già esistenti
aggiungendovi i loro propri
elementi e adattandoli alle loro
necessità. Le chiese con
l'aggiunta del minareto
divennero moschee, mentre le
case dei cristiani, con
l’aggiunta dei sachnisià,
coprirono completamente le
necessità dei nuovi abitanti.
Furono costruiti solo poche
moschee, tre bagni turchi,
alcune botteghe e magazzini nel
mercato.
Gli
Italiani, che succedettero ai
Turchi nel 1912, ricostruirono
la città eliminando le aggiunte
dei Turchi e innalzando nuovi
edifici nel porto di Mandraki e
attorno alla città medievale.
Fortificazioni
Le fortificazioni
della città di Rodi consistono
in una cintura difensiva attorno
alla città vecchia composta per
lo più da una fortificazione
alla moderna cioè
composta da un terrapieno
rivestito in pietra con bastioni, fossato, controscarpa e spalto.
La parte di fortificazione che
si affaccia sul porto è invece
costituita da un semplice
muraglione merlato, mentre sui
moli sono poste torri e forti di
difesa.
Esse
furono costruite dai Cavalieri
Ospitalieri di San
Giovanni ampliando le
preesistenti mura bizantine a
partire dal 1309,
anno in cui essi presero
possesso dell'Isola dopo tre
anni di azioni militari per
conquistare l'isola. Come la
maggior parte delle mura
difensive furono realizzate con
la tecnica della muratura
a sacco che consente
di disporre di una grande massa
capace di resistere al cannone e
mura esterne lisce per impedirne
la scalata.
Grazie
alla sua posizione geografica di
porta dell'Egeo, Rodi ebbe
sempre una posizione vantaggiosa
sulle rotte del commercio tra
Oriente ed Occidente e fu uno
scalo importante grazie ai suoi
porti ben protetti. In epoca
ellenistica, nel tardo IV
secolo a.C., la città di
Rodi era già dotata di mura
difensive che furono capaci di
sostenere nel 305
a.C.
l'assedio di Demetrio
I Poliorcete re di
Macedonia. Filone
di Bisanzio, autore del
trattato
"Paraskeuastica" sulle
opere di difesa, soggiornò a
Rodi nel III
secolo a.C. ed ebbe
parole di ammirazione per le sue
mura.
Il terremoto
del 226 a.C. causò
gravi danni alle fortificazioni,
ma esse furono rapidamente
ricostruite. I Bizantini
costruirono una fortezza nella
parte più elevata della città.
Con
l'arrivo dei Cavalieri
Ospitalieri la città
commerciale, benestante ma un
po' in declino, vide una
rinascita economica grazie
all'apporto delle ricchezza
dell'Ordine ed all'eredità dei
beni dei Templari, ceduti agli
Ospitalieri dopo l'abolizione
dell'ordine templare nel 1312
per decreto del re di Francia Filippo
il Bello. A causa di ciò
la minaccia ottomana dalla
vicina Turchia (la costa dista
solo 18 km ed è ben
visibile dalla città) si fece
costante e comportò un
aggiornamento continuo delle
fortificazioni, sia per
includere i nuovi insediamenti a
sud del nucleo storico bizantino
sia dal punto di
dell'adeguamento alle nuove
tecniche di difesa militare dopo
l'avvento dell'artiglieria.
I
Cavalieri di San Giovanni
avevano maturato un'ottima
esperienza nella costruzione di
fortezze e fortificazioni nei
quasi 3 secoli passati in
Terrasanta, tuttavia il modello
di riferimento per la
costruzione della cinta muraria
fu quello teodosiano delle mura
di Costantinopoli che
avevano dimostrato una grande
capacità di resistere agli
assedi nel corso dei secoli.
L'espansione delle mura fu
intrapresa dal Gran
Maestro Antonio
Fluvian de Riviere che
consentì alla città
(medioevale) di Rodi di
raggiungere l'attuale estensione
di circa 42 ettari. Il
completamento della cinta
muraria fu terminato tra il 1457
ed il 1465. Le fortificazioni
bizantine furono abbattute
lasciando solo in piedi quelle
del vecchio forte noto all'epoca
dei Cavalieri come
"Collachio".
Nel 1440 il
sultano d'Egitto tentò senza
successo di prendere la città
assediandola per 40 giorni.

Nel 1480 Rodi
venne assediata dalla
truppe di Maometto
II ma il possente
esercito del conquistatore di
Costantinopoli forte di 100.000
uomini e 170 navi fu respinto
dal valore dei cavalieri e dalle
ottime fortificazioni,
nonostante l'enorme superiorità
numerica dell'esercito
assediante. Nel 1481 un
violento terremoto colpì
l'isola provocando gravissimi
danni alle abitazioni ed alle
mura e causando circa 30.000
morti. Un nuovo assedio Ottomano
non sarebbe stato sostenibile,
pertanto i Cavalieri misero a
disposizione le loro ingenti
risorse finanziarie portando a
termine in breve tempo non solo
la ricostruzione dei principali
palazzi della città di Rodi ma
anche delle fortificazioni. I
Grandi Maestri Pierre
d'Aubusson, Emery
d'Amboise, Fabrizio
del Carretto e Philippe
de Villiers de L'Isle-Adam fecero
adattare le mura all'uso del
cannone chiamando a Rodi i
migliori architetti militari
italiani. Tra questi Matteo
Gioeni, Basilio della Scuola,
Gerolamo Bartolucci e Gabriele
Tadino da
Martinengo. Questi ultimi due
erano presenti sull'isola
durante l'assedio del 1522.
Il
Bastione d'Italia (o Posta
d'Italia) nel quale gli Ottomani
avevano aperto una breccia,
venne ricostruito dotandolo di
una possente rondella per
il fuoco rovescio sul tratto di
mura adiacente. Tale bastione
prese nome di "Bastione del
Carretto". Chiusa la porta
di San Giorgio venne eretto il
bastione pentagonale con lo
stesso nome sul lato ovest a
copertura della porta d'Amboise.
Grazie
al fatto che i conquistatori
ottomani non demolirono le mura,
anzi le ripararono e le tennero
in manutenzione durante i circa
quattro secoli della loro
dominazione le fortificazioni di
Rodi vennero congelate al 1522
facendo della città medioevale
di Rodi la sola città europea
che conserva intatta la
transizione tra le mura antiche
e le "fortificazioni alla
moderna".
Le
fortificazioni, che cingono
ancora oggi la città vecchia,
facendone di fatto una zona
separata dalla città moderna
attuale, furono oggetto di
restauro durante
l'amministrazione italiana
dell'isola e sono attualmente
(2011) in fase di studio,
restauro e manutenzione.
Porte
della città vecchia
Sono
11 le porte di accesso alla città
vecchia. Alcune sono antiche,
altre moderne. L'antica Porta di
San Giorgio fu chiusa dal Gran
Maestro d'Aubusson dopo
l'assedio del 1480 e trasformata
in un bastione. Partendo
dal palazzo
del Gran Maestro cioè
da nord ovest verso sud, si
susseguono le seguenti porte.
Porta
d'Amboise
- La
porta d'Amboise è una grandiosa
porta dominata dal palazzo
del Gran Maestro. È
dotata di una tripla cinta
difensiva con cammini di ronda,
due torrette rotonde ed accesso
coperto. Sono in sito i resti di
antiche porte in legno
borchiato. Fu completata nel
1512. Sulla porta esterna un
rilievo di angelo e gli stemmi
del gran maestro Emery
d'Amboise.
Il
bastione di San Giorgio di forma
pentagonale copriva con i suoi
cannoni l'accesso alla Porta
d'Amboise.

Porta
di Sant'Atanasio
- La
porta di Sant'Atanasio fu
costruita tra il 1441 ed il
1442. È nota oggi ai locali
come porta di San Francesco, per
il fatto che la chiesa di San
Francesco di Assisi, costruita
dagli italiani sta appena fuori
della porta stessa. La torre
rotonda di Santa Maria che
controllava l'accesso alla porta
fu costruita nel 1441 dal gran
maestro Jean
de Lastic.
 Secondo
la tradizione turca da questa
porta erano entrate le truppe
conquistartici di Solimano e,
sempre secondo la tradizione, la
porta fu chiusa per ordine del
sultano stesso che voleva
impedire che ogni altro
conquistatore passasse dopo di
lui, probabilmente la porta era
stata murata dagli stessi
ospitalieri per motivi di
sicurezza. Venne riaperta
dagli italiani nel 1922 in
occasione del quattrocentesimo
anniversario della presa di Rodi
da parte degli ottomani.
Porta
di San Giovanni
- La
porta di San Giovanni è
comunemente nota come Porta
Koshkinou o Porta Kokkini che
significa "rossa".
Secondo la tradizione
nell'assedio del 1522 furono così
tanti i caduti davanti a questa
porta che ne tinsero di rosso le
pietre.
La
fortificazione esterna della
porta di San Giovanni fu
costruita dal Gran maestro
d'Aubusson per proteggere le
precedenti fortificazioni
costruite dai Grandi Maestri
Fluvian, Jacques
de Milly e Pietro
Raimondo Zacosta.
Nel
1912 le truppe italiane
entrarono in città da questa
porta. Una cornice oggi vuota,
conteneva una lapide
commemorativa dell'evento.
Porta
Acandia
- La
porta di Acandia venne aperta
nel 1935 dall'amministrazione
italiana nella parte di
fortificazione a nordest del
Bastione del Carretto per
collegare il porto commerciale
alla zona sudest di Rodi oltre
la città medievale. Fu
tracciata per l'occasione la
nuova Via del Carretto (oggi
Alhadef) che congiunge Porta
Acandia con Porta della Vergine.
Porta
di Santa Caterina
- La
porta di Santa Caterina, nota
anche come porta dei Mulini,
consentiva il passaggio dalla
zona commerciale della città ai
mulini da grano sul molo del
porto.
Porta
della Vergine - La
porta della Vergine è una porta
moderna prevista nel piano
regolatore della città di Rodi
dell'amministrazione italiana
per favorire il traffico
veicolare, ma fu aperta solo nel
1955 dall'amministrazione greca.
Prende nome dalla chiesa della
Madonna del Borgo (o Madonna di
Chora, cioè del villaggio) nome
assegnato alla zona della città
abitata dai borghesi (intesi
come i non cavalieri).
Porta
Marina - La
porta Marina costituiva
l'accesso principale alla città
dal porto. Le sue torri
difensive hanno un compito più
di rappresentanza che di difesa,
visto l'esiguo spazio tra lo
specchio d'acqua ed il porto
nessun esercito sarebbe mai
riuscito a sferrare un attacco
da questo lato delle mura. Nella
seconda guerra mondiale i
bombardamenti alleati distrusse
la parte superiore della torre
nord. Fu restaurata
dall'amministrazione greca
assieme alla Porta di San Paolo
nel 1951.
Porta
di Arnaldo
- La
porta di Arnaldo è una piccola
e doppia porta che dà accesso
all'ospedale di San Giovanni,
oggi Museo
archeologico di Rodi.
Secondo i riferimenti di un
documento risalente al 1391
questa porta era
tradizionalmente usata dai
novizi Cavalieri Ospitalieri di
Rodi per entrare in città . La
porta dava accesso diretto al
vecchio ospedale dei Cavalieri,
oggi Museo Archeologico. I
novizi erano denominati Filii
Arnaldi in onore del Gran
Maestro Arnaldo Zamperetti da
Cornedo, che fu tra i fondatori
dell'Ordine dei Cavalieri
Ospitalieri nel 1120 d.C. I
Cavalieri trasferirono il loro
potere da Gerusalemme a Cipro,
quindi a Rodi per due secoli ed
infine, a Malta.
Porta
dell'Arsenale - La
porta dell'Arsenale venne
costruita nel 14 secolo dal Gran
Maestro Juan
Fernández de Heredia come
testimonia lo stemma sopra di
essa. Nel 1908 l'amministrazione
ottomana fece abbattere le due
torri laterali per allargare la
strada di accesso al porto di
Kolona. Oggi grazie al
collegamento diretto con la
Porta della libertà consente
anche il rapido transito degli
autoveicoli tra il porto di
Kolona e la città nuova.
Porta
di San Paolo
- Costruita
nella metà del XV secolo
consentiva l'accesso sia alla
città fortificata che al porto
di Kolona. La Porta di San Paolo
fu quasi completamente distrutta
durante la seconda guerra
mondiale e venne ricostruita
assieme alla Porta marina nel
1951.
Porta
della libertà -
La
porta della Libertà fu aperta
dagli italiani nel 1924 che le
assegnarono il nome sentendosi
liberatori dell'isola dai
turchi. È la porta principale
di accesso al porto di Kolona e
di collegamento tra i porti di
Kolona e Mandraki. Pur essendo
moderna è costruita rispettando
nelle grandi linee i canoni
architettonici delle porte
medioevali. La strada che
l'attraversa prosegue attraverso
la Porta dell'arsenale.
Bastioni
e torri
Bastione
di San Giorgio
- Il
bastione di San Giorgio, di
forma pentagonale, è uno degli
esempi di trasformazione di una
porta in bastione tramite
successive modifiche che ebbero
luogo fino all'assedio finale
del 1522. Con l'aggiunta del
potente terrapieno di Spagna il
bastione di San Giorgio
rappresenta l'archetipo delle
successive fortezza bastionata.
La sua trasformazione finale fu
progettata dall'architetto
italiano Basilio della Scuola e
porta l'insegna dell'ultimo Gran
maestro Philippe
de Villiers de L'Isle-Adam.
Bastione
d'Italia
- Il
bastione d'Italia o del Carretto
fu il luogo nel quale le truppe
di Maometto
II fecero breccia
nelle mura e vennero poi
respinte nell'assedio del 1480.
Venne fortificato e munito di
passo di ronda con postazioni
per cannone dal Gran Maestro Fabrizio
del Carretto.
Torre
di Naillac
- Nota
oggi come torre di Nayak fu
costruita tra 1396 ed
il 1421 sul
molo ad est della Porta di San
Paolo che chiude il porto
commerciale dal Gran Maestro Philibert
de Naillac prima
dello sviluppo del cannone.
Aveva pianta quadrata come molte
torri medievali e raggiungeva i
46 m di altezza. Era il
punto finale della cinta muraria
della città sul porto e fu
usata come torre di
avvistamento. Fu gravemente
danneggiata dai terremoti nel
XIX secolo e divenuta
pericolante, fu demolita
dall'amministrazione ottomana.
Torre
dei mulini
- Nota
anche come Torre di Francia o
torre di Sant'Angelo, era una
delle due torri di protezione
del porto commerciale
("emporium" in greco
Εμπόριον).
Fu costruita sul molo naturale
ad est del porto dal Gran
Maestro d'Aubusson che mise su
di essa lo stemma di Francia (da
cui la torre prende uno dei suoi
nomi). Sul molo erano
originariamente presenti ben 13
mulini. Oggi ne resta uno solo.
Torre
e forte di San Nicola
- Il Mandracchio (Mandraki in
greco
Μανδράκι)
ossia il porto militare era
protetto da una torre costruita
tra nel 1464 – 67 dal gran
maestro Zacosta alla fine del
molo naturale. Dopo l'assedio di
Rodi del 1480 Gran Maestro
d'Aubusson fece aggiungere un
bastione attorno alla torre
trasformandola in una fortezza
di guardia sul mare.
Torre
di Spagna
Torre
della Vergine
Bastione
di San Giovanni
Terrapieno
di Spagna
- Questo
terrapieno, come gli altri due
fu costruito dopo l'assedio del
1480 nel mezzo del fossato.
Evitava che i cannoni avessero
libero tiro sulle mura ed in
caso di invasione del fossato
Poteva essere raggiunto tramite
passaggi sotterranei che
potevano essere rapidamente
fatti saltare in caso di
ritirata.
Nel
1522 gli ottomani cercarono di
minare i terrapieni scavando
tunnel sotto il fossato.
Il
terrapieno di Spagna è posto
nella zona sudovest delle mura a
fianco della porta si
Sant'Attanasio ed era affidato
ai cavalieri della lingua di
Spagna.
Terrapieno
d'Inghilterra
- Posto
nel lato sud delle mura tra le
porte di Sant'Attanasio e di San
Giovanni, il terrapieno
d'Inghilterra era affidato ai
cavalieri della lingua di
Inghilterra.
Terrapieno
d'Italia
- Il
terrapieno d'Italia, posto
subito a nord del bastione
d'Italia ed affidato ai
cavalieri della lingua d'Italia
è stato parzialmente demolito
dall'amministrazione italiana
per aprire la porta di Acandia.
Castello
dei Cavalieri (Kollakio)

Il
Kollakio era il centro della
vita pubblica della città dei
Cavalieri. I suoi edifici,
costruiti al tempo del dominio
dei Cavalieri, si conservano
oggi nella forma acquisita in
seguito ai restauri effettuati
dagli Italiani durante la loro
occupazione dell’isola.
Si
entra nella città medievale
tramite la porta della Libertà
che si trova sul lato
settentrionale delle mura.
Questa porta, di età
posteriore, fu aperta nel 1924
dagli italiani che si
consideravano i liberatori di
Rodi dall'occupazione turca.
Subito dopo essere entrati, ci
si trova nella piazza di Syme,
dove davanti a noi si possono
vedere le rovine del tempio
antico di Afrodite, opera
del III sec. a.C. La Piazza
Symis si chiama anche piazza
Nafstathmou perchè si pensa che
qui ci fosse l'arsenale dei
Cavalieri. L'edificio a destra
ospita al pianterreno la Banca
Ionica e al piano superiore la Pinacoteca
Comunale, la cui collezione
comprende anche opere di pittori
greci contemporanei.
A
Sud della piazza di Syme se ne
incontra un’altra, la piazza
Arghyrokastrou, una piccola
piazza pittoresca con una bella
fontana al centro. Nella piazza
si trova uno dei più vecchi
edifici del castello, che ora
ospita l'Istituto
Storico-Archeologico. A
sinistra, guardando l'Istituto
archeologico, si trova il Museo
del Folclore. Continuando la
strada, si passa sotto un arco
che porta alla cattedrale dei
Cavalieri, la Chiesa della
Madonna del Castello,
all'inizio di Via dei Cavalieri.
Forse la chiesa originale era
una chiesa bizantina, costruita
nel XII secolo. Subito dopo la
Madonna del Castello c'è Piazza
del Museo, ove si trova
l'ostello della Lingua
Inglese e l'ospedale dei
Cavalieri.
Ad
Est della piazza Arghyrokastrou
c’è la residenza di Hassan
Bey: si tratta di una dimora
signorile della fine del
XVIII-inizi del XIX secolo.
Ad
Ovest della casa di Hassan Bey
si erge l’Albergo di
Alvernia, che data al XV
secolo. Nella città c’erano
tanti “alberghi” quante
erano le “Lingue” dei
Cavalieri. Questi “alberghi”
erano delle grandi costruzioni
che disponevano anche di spazi
ausiliari. Le loro dimensioni
erano in proporzione al numero
dei Cavalieri che ospitavano. I
membri dell’Ordine non
alloggiavano negli
“alberghi”, ma in residenze
che si trovavano all’interno
del Collachio. Gli
“alberghi” venivano usati
dai membri di ogni “Lingua”
come ambienti in cui si
raccoglievano per mangiare e per
discutere questioni di interesse
comune. A volte servivano anche
per ospitare personaggi illustri
che arrivavano sull’isola. Nel
lato meridionale dell’albergo
di Alvernia c’è
un’iscrizione su una lastra di
marmo che reca il nome del Gran
Maestro Guy de Blanchefort e la
data 1507.
Ad
Ovest dell’edificio si trova
una costruzione in cui oggi ha
sede la Biblioteca
dell’Istituto Storico ed
Archeologico. In origine
questo edificio, che deve essere
tra i più vecchi della città,
sembra che servisse come
ospedale dei Cavalieri.
Probabilmente fu costruito nel
periodo in cui Gran Maestro
dell’isola era R. de Pin
(1355-1365).
Museo
archeologico di Rodi

Avanzando
verso Sud, attraverso la piazza
Megalou Alexandrou, si entra in
piazza Mousiou (del
Museo). Ad Ovest si erge
l’entrata principale del nuovo
Ospedale dei Cavalieri,
oggi sede del Museo Archeologico
di Rodi. L’Ospedale dei
Cavalieri era uno tra i più
importanti edifici della città
dei Cavalieri. Al di sopra
dell’ingresso principale a
sesto acuto c’è una lastra di
marmo a rilievo con la
rappresentazione di due angeli
che sorreggono il blasone del
Gran Maestro A. Fluvian.
Nella
parte inferiore della
rappresentazione un’iscrizione
ricorda che il Gran Maestro
diede 10.000 fiorini d’oro per
le spese di ricostruzione
dell’edificio, iniziata il 15
luglio 1440 sotto il Gran
Maestro I. de Lastic (1437-1454)
e completata nel 1489, quando
Gran Maestro era P. d’Aubusson
(1476-1503). Questa lastra era
murata sul lato esterno della
nicchia centrale della cappella
dell’ospedale, che si trova
esattamente al di sopra
dell’entrata.
L’edificio
è costituito da un grande
cortile centrale, circondato da
un porticato a due piani. Nel
cortile sono esposti un leone in
marmo di età ellenistica, un
mosaico paleocristiano con
raffigurazioni di uccelli e di
pesci e un gran numero di
granate di pietra e di ferro,
provenienti rispettivamente
dall’assedio di Demetrio
Poliorcete e da quello dei
Turchi. Sul lato sud del cortile
centrale si apre un altro
cortile, più piccolo, ornato di
mosaici.
A
sinistra dell’entrata una
larga scala conduce al piano
superiore dell’Ospedale. Il
lato est dell’edificio è
occupato da una sala
rettangolare, divisa in
lunghezza da un’arcata
sorretta da sette colonne. In
questa sala c’erano i letti
degli ammalati; sul lato sud
c’era un focolare e su quelli
est ed ovest, lungo le pareti,
erano state ricavate delle cavità
per l’isolamento degli
ammalati. Qui sono state oggi
collocate delle pietre tombali
del periodo dei Cavalieri e un
sarcofago in marmo di età
classica che fu usato per la
sepoltura del Gran Maestro
Pierre de Corneillan.
Ad
Ovest si apre una grande sala
usata come refettorio per il
personale dell'Ospedale; è
divisa in ambienti più piccoli
e vi sono esposti oggetti
databili dall’epoca arcaica a
quella romana. Tra questi
risaltano delle stele funerarie,
torsi da statue di kouroi ed
alcune sculture classiche. Di
eccezionale bellezza e
influenzata dall’arte fidiaca
è la stele di Crito e
Timarista, realizzata a Kamiros
alla fine del V sec. a.C. La
stele, alta 2 m, rappresenta la
defunta, Timarista, che
abbraccia la figlia Crito.
Di
pari interesse è un
perirrhanterio (vaso per
purificazioni) del VII sec.
a.C., che è sorretto da tre
figure femminili che poggiano
sul corpo di un leone, allusione
al predominio sulla natura
selvaggia. Queste sale portano
ad un giardino pensile che è
ornato da stele funerarie e da
sculture.
Nelle
sale successive, in cui sono
esposte sculture ellenistiche,
risaltano tre statue della dea
Afrodite. In una di queste la
dea è resa a grandezza
naturale, nell’atteggiamento
della cosiddetta Afrodite Pudica
(III sec. a.C.), mentre in
un’altra poggia il piede su
una roccia (II sec. a.C.). Non
può sfuggire all’attenzione
dei visitatori una piccola
statua in marmo che rappresenta
Afrodite che si lava i capelli
alzandoli con le mani e
appoggiando il ginocchio su una
roccia (Afrodite Bagnante o
Afrodite dei Rodii -1 sec.
a.C.). Questo piccolo capolavoro
è ritenuto un rifacimento di
un’opera dello scultore
Daidalsa della Bitinia, che
visse nel III sec. a.C.
Vicino
a questa statua sono esposte una
testa fittile del dio Helios
della prima metà del II sec.
a.C., numerosissime statue di
Ninfe, quella di Artemide-Ecate,
una statua acefala di Musa, una
testa di atleta e due piccole
statue di Asclepio e di Igea del
III sec. d.C. In una sala
adiacente si trova una testa in
marmo che è stata identificata
con una copia romana di un
ritratto del poeta Menandro.
Attorno
al cortile del Museo, nelle
rimanenti sale del piano sono
esposti notevoli esempi della
produzione ceramica di Rodi dal
periodo geometrico fino all’età
classica, mentre nel loggiato ci
sono stele funerarie e altari
d’età ellenistica e romana.
Via
dei Cavalieri

Con
il lato orientale della piazza
Mousiou confina la residenza
di Guy de Melay, oggi sede
della Banca Nazionale.
Esattamente accanto, a Sud-Est
della piazza, si trova l’Albergo
di Inghilterra. Sul suo lato
settentrionale ci sono i blasoni
della “lingua” e gli stemmi
di tre cavalieri.
A
Nord della residenza di Guy de
Melay si incontrano le rovine
della chiesa della “Panaghia
tou Kastrou” (S. Maria del
Castello). Si tratta di una
vecchia chiesa bizantina (la sua
costruzione iniziò nell’XI o
nel XII sec. d.C.) con pianta a
croce ed elementi gotici
aggiunti, il cui completamento
fu realizzato dai Cavalieri.
Presenta affreschi bizantini
(XIV secolo) e franchi. S. Maria
del Castello era la cattedrale
dei Cattolici. I Turchi in
seguito la trasformarono in
moschea col nome di Enteroum.
Esattamente
di fronte, ad Ovest della
chiesa, si apre la via dei
Cavalieri (Ippotòn),
l’arteria principale della
città medievale. La sua
larghezza raggiunge i 6 metri e
in due punti è attraversata da
archi. A destra e a sinistra
della strada si ergono gli
“alberghi” delle rimanenti
“lingue” dell’Ordine. Per
primo sulla destra si incontra
l'Albergo d’Italia, mentre
sulla sinistra si innalza la
facciata nord del nuovo
Ospedale.
L’edificio
che è stato riconosciuto come
“albergo” d’Italia è di
dimensioni relativamente piccole
rispetto al numero dei membri
della “lingua” d’Italia.
Al di sopra della porta c’è
un rilievo marmoreo con il
blasone del Gran Maestro F. del
Carretto (1513- 1521).
Accanto
all' “albergo” d’Italia si
incontra l’Albergo di Francia,
l’edificio più bello della
città dei Cavalieri. La
facciata è ornata con i blasoni
della “lingua” di Francia,
del Gran Maestro P. d’Aubusson
(1476-1503) e dell’ultimo Gran
Maestro P. Villiers de l’Isle
Adam (1521-1534). Accanto
all'ostello c'è la Cappella
della Lingua Francese, sulla cui
facciata c'è una statua in
stile gotico della Madonna
con il Bambino. Questa fu
costruita quando il Gran Maestro
Raymond Beranger copriva la
carca di Gran Maestro, di
conseguenza è uno degli edifici
più vecchi di Via dei
Cavalieri. Con la cappella
confina la canonica del
sacerdote della Lingua Francese,
che ora ospita il consolato
Italiano. Il magnifico complesso
dei tre edifici francesi
sottolinea il ruolo dominante
dei Francesi nell'Ordine.
A
Nord-Ovest dell’edificio
risalta una costruzione che è
chiamata casa del principe
Djem. La tradizione vuole
che qui il Gran Maestro P.
d’Aubusson ospitasse il
principe Djem, fratello esiliato
del Sultano Bayazid e
pretendente al trono.
Sul
fondo della piccola strada, che
nasce in questo punto e che è
fiancheggiata da un portico, si
trova la chiesa gotica di
Haghios Dimitrios (S.Demetrio),
ad una navata. Si dice che
esattamente in questo punto
fosse costruito il tempio di
Dioniso, il tempio antico più
riccamente decorato di Rodi.
Sul
lato sinistro della via dei
Cavalieri, ad Ovest
dell’Ospedale, si innalza la residenza
di Diomede de Villaragout.
Si tratta di un edificio del XV
secolo con un cortile interno
quadrato. Più ad Ovest, salendo
la strada, si vedono a sinistra l’albergo
di Spagna e a destra l’albergo
di Provenza. Al di sopra
della porta dell’albergo di
Provenza, che presenta molte
somiglianze con quello di
Francia, c’è un rilievo in
marmo con il blasone della
“lingua” di Francia, del
Gran Maestro F. del Carretto e
del cavaliere Francis Flote.
L’albergo
di Spagna, che ospitava le
“lingue” di Aragona e di
Castiglia, è più semplice
nella forma rispetto agli altri
alberghi e reca il blasone del
Gran Maestro A. Fluvian. Sullo
stesso lato della strada si
incontrano le rovine della
chiesa di San Giovanni del
Collachio, costruita agli
inizi del XIV secolo in onore
del protettore dell’Ordine.
Era a tre navate in stile gotico
e in essa venivano seppelliti i
Gran Maestri. Gran parte della
chiesa e del portico che la
collegava col palazzo dei Gran
Maestri (a destra della strada)
venne distrutta nel 1856 da
un’esplosione causata da un
fulmine caduto sulla polveriera
esistente fin dal 1522
nell’interrato del campanile
della chiesa. Copia della chiesa
di San Giovanni del Collachio è
la chiesa dell’Annunciazione,
a Mandraki, costruita dagli
Italiani. Il posto della chiesa
di San Giovanni del Collachio fu
occupato da una scuola turca; il
portico è stato in gran parte
restaurato.
Palazzo
dei Gran Maestri
A
Nord della via dei Cavalieri si
innalza imponente il Palazzo dei
Gran Maestri, la più grande
costruzione della città
medievale. Il palazzo dei Gran
Maestri venne distrutto
anch'esso dall’esplosione
nella polveriera di San
Giovanni.
Fu
restaurato dagli Italiani che
ornarono i suoi pavimenti con
mosaici ellenistici, romani e
bizantini, portati soprattutto
da Kos. Il palazzo, costruito
nel XIV secolo, era
eccezionalmente fortificato e
disponeva di magazzini
sotterranei, dove i Cavalieri
custodivano viveri e munizioni
per poter far fronte in maniera
efficace agli attacchi nemici.
Dopo l’occupazione
dell’isola da parte dei Turchi
nel 1522, venne trasformato in
prigione.
Prima
della distruzione del 1856,
aveva subito gravi danni a causa
del sisma del 1851.
L’entrata
del Castello è imponente: a
destra e a sinistra di essa si
ergono due torri semicircolari
con spalti. Il grande cortile
interno quadrato con le arcate
è ornato con statue romane. I
soffitti delle stanze sono di
legno e spesso sorretti da
colonnati e i pavimenti sono
rivestiti con marmi policromi.

Il
visitatore, dopo aver salito
l’imponente scala in marmo,
raggiunge il primo piano, dove
si trovano le sale principali.
-
La sala con il trofeo delle
guerre contro Mitridate, che
risale al I sec. d.C. e proviene
dalla necropoli della città
antica di Rodi. La statua poggia
su un piedistallo marmoreo del
periodo ellenistico, che è
decorato con figure a rilievo
del dio Dioniso e delle Menadi.
Il pavimento della sala è
ornato da mosaici d’età
tardo-romana e paleocristiana,
portati tutti da Kos. I seggi in
legno che si trovano nella sala
provengonodall’Europa
Occidentale e risalgono al XVI
secolo.
-
La sala con la statua di
Laocoonte con i figli. Questo
gruppo è una copia di
un’opera romana del I sec.
a.C., che si trova oggi nei
Musei Vaticani ed è una
creazione degli scultori rodensi
Agesandros, Athenadoros e
Polydoros. Anche qui il
pavimento è ornato con mosaici
del periodo tardo-ellenistico
provenienti da Kos. Il tavolo di
legno e le sedie sono del XVI
secolo, mentre le due
cassapanche sono del XVIII
secolo.
-
La sala con il mosaico della
Medusa. Portato anch’esso da
Kos, è un’opera del II sec.
a.C. Nelle rientranze delle
pareti della sala è esposta una
collezione di vasi cinesi.
-
La sala con le tre volte
a crociera a sesto acuto. Nel
loro punto di incontro recano
simboli dei mazzieri di Roma. Il
pavimento è decorato da due
mosaici provenienti da Kos. Uno,
che rappresenta pesci e animali
marini, è del periodo
tardo-ellenistico, e l’altro,
con volatili entro motivi
geometrici, data al periodo
paleocristiano (prima metà del
VI sec. d.C.). Le cassapanche in
legno sono del XVI secolo e
provengono anch’esse
dall’Europa Occidentale.

-
La sala con il mosaico
della tigre. Parte del pavimento
di questa sala è occupata da un
mosaico con la figura di una
tigre pronta all’assalto e da
un secondo d’età
tardo-cristiana con disegni
geometrici.
-
La sala che servì da
ufficio del governatore italiano
del Dodecaneso durante il
periodo dell’occupazione
italiana. Anche questa sala ha
tre volte a crociera a sesto
acuto. Esattamente sotto la
seconda volta a crociera sul
pavimento c’è un mosaico
proveniente da Kos, che risale
alla seconda metà del V sec.
d.C. Rappresenta dodici cerchi
in cui sono compresi papere,
alberi e vasi. I mobili (sedie,
scrivania, bauli, candelabri)
sono del XVI secolo.
-
La sala con i capitelli.
Due colonnati con capitelli
teodosiani dividono la sala in
tre navate. Qui molto
probabilmente si riunivano i
Cavalieri. Il centro del
pavimento è ornato da un grande
mosaico quadrato della seconda
metà del V sec. d.C. con
complessi motivi decorativi.
Questo mosaico proviene dalla
basilica di San Giovanni di Kos.
Le rientranze della parete sono
ornate da due candelabri del
XVII secolo a forma di angeli.
-
La sala col mosaico che
rappresenta un tirso, opera
della seconda metà del I sec.
a.C. Questo mosaico è opera
rodia. Il lampadario appeso al
soffitto della sala è in vetro
di Murano.
-
La sala con la lanterna.
Ad una parete di questa sala è
appesa una lanterna in legno,
che è tenuta alla parete da una
mano. Il pavimento è ornato da
un mosaico di Kos della seconda
metà del V sec. d.C.
-
La sala con i delfini. Il
pavimento di questa sala oblunga
è decorato da un mosaico di Kos
del periodo tardo-ellenistico.
Nella fascia perimetrale del
mosaico nuotano dei delfini ed
il centro è occupato dalla
figura di un grosso pesce.
Dopo
la sala con i delfini, una scala
in marmo conduce al piano
superiore e da lì in un
corridoio il cui pavimento è
coperto da una serie di mosaici.
Il primo rappresenta un
gladiatore che si difende
davanti ad una tigre che lo
assale. Opera del periodo
tardo-ellenistico, proviene
anch'esso da Kos. Il secondo è
a motivi geometrici ed il terzo
raffigura Poseidone nella sua
competizione con il gigante
Polibote.
-
La sala con l’amorino.
Il mosaico che si trova in
questa sala è del periodo
tardo-ellenistico. Proviene da
Kos e rappresenta in una
policromia vivace la figura di
un amorino che pesca.
-
La sala con il mosaico
delle Nove Muse. Al centro del
pavimento di questa sala domina
un mosaico del periodo
tardo-ellenistico (I sec. d.C.)
che riporta le protomi delle
nove Muse. I mobili della sala e
le tappezzerie sono del XVI
secolo.

Chora
o Bourgo (Borgo)
In
questa parte della città
medievale è possibile visitare
molte chiese, costruite nel
periodo bizantino e durante la
dominazione dei Cavalieri, nonché
edifici pubblici, come la
Castellania, l’Ammiragliato e
l’ “Ospizio” di Santa
Caterina. Iniziamo la visita da piazza
Ippokratous, alla cui
estremità nord-orientale si
trova l'edificio della Castellania
che, al pianterreno, ospita oggi
la Biblioteca di Rodi. Sul lato
sud-occidentale una larga scala
esterna conduce ad un terrazzo
rettangolare che dà sulla
piazza Ippokratous. Su un lato
del terrazzo una porta,
incorniciata da stipiti in marmo
scolpiti, conduce ad una grande
finestra che è divisa in
quattro da una croce di marmo.
Sulla
stessa parete c’è un rilievo
in marmo con il blasone del Gran
Maestro E. d’Amboise e la data
1507. Pare che la Castellania
fosse il Tribunale Commerciale
dell’isola e che servisse
anche come centro di raccolta
dei mercanti.

Procedendo
verso Sud- Est si arriva in piazza
dei Martiri Ebrei. Sul lato
nord si conserva un edificio che
è noto come palazzo
dell’Ammiragliato.
Molto
probabilmente fu costruito verso
la fine del XV e gli inizi del
XVI secolo e doveva essere la
residenza del metropolita greco
(ortodosso) di Rodi. Sulla
facciata dell’edificio c’è
l’iscrizione in latino: PAX
HUIC DOMUI ET OMNIBUS
HABITANTIBUS INEA, cioè “Pace
a questa casa e a coloro che la
abitano”. La stessa iscrizione
tradotta in greco è incisa sul
muro nord del cortile interno.
Sul muro al di sopra della porta
principale è incorporata una
lapide con un blasone non
identificato.
Più
ad Est, sul lato sud di via
Aristotelous si conserva l’
"Ospizio” di Santa
Caterina, del periodo dei
Cavalieri. Costruito nel XIV
secolo dall’ammiraglio
dell’Ordine Domenico
d’Alemagna, funzionò sotto la
direzione della “lingua”
d’Italia e serviva da
foresteria per ospitare i
Cavalieri. Vicino alla porta di
Santa Caterina si trova la
chiesa di Haghios Panteleimon,
oggi chiesa parrocchiale,
costruita, nel 1481, in ricordo
della vittoria contro i Turchi.
Dalla
piazza dei Martiri Ebrei si
dipartono via Dimosthenous e via
Perikleous. In queste strade si
conservano due chiese bizantine,
note rispettivamente come Doulaplì
Djiamì e Il Michrab Djamì:
la loro inusuale denominazione
è dovuta al fatto che furono
trasformate in moschee turche.
Ritornando in piazza Ippokratous
si può seguire la via
Sokratous, la strada più
centrale e più commerciale
della città vecchia, che ancora
oggi conserva il suo aspetto
pittoresco fiancheggiata com’è
da vecchie, basse case.
Alla
fine di via Sokratous domina la moschea
di Solimano, costruita al
posto della chiesa bizantina
degli Haghii Apostoli (S.ti
Apostoli); nel suo giardino si
può ammirare una fontana
tradizionale del XVI secolo.
A
via Sokratous segue via Orpheos,
dove, all’inizio, si trova il
celebre Orologio, una
torre a tre piani, dono fatto ai
Turchi della città da Tachtì
Pascià nel 1851. Oggi è stata
trasformata in bar; da essa si
ha una bella vista panoramica
sul porto.
Di
fronte all’Orologio spicca
l’edificio della Biblioteca
Turca, fondata nel 1794 da
Havouz Achmet Agà. In essa sono
conservati rari manoscritti, tra
cui un particolare interesse
presentano un Corano miniato del
1540 e una cronaca
dell’assedio del 1522.
Nella
stessa zona, in via Apollonion,
si conserva una chiesa
quadriabsidata del XIV secolo,
che nel XV secolo divenne
proprietà dei Francescani e fu
decorata con elementi gotici.
Sotto il dominio turco fu
trasformata in Scuola teologica
e prese il nome di Hourmalì
Medresè.
Nelle
immediate vicinanze, in via
Ippodamou ci sono altre due
chiese bizantine. Anche queste
furono usate dai Turchi come
moschee e oggi sono note come Taketzì
Djiamì e Kadì Meszid.
L'estremità sud di via
Ippodamou, vicino alla porta di
S. Atanasio, è ornata
dall'omonima chiesa bizantina ad
una navata, che ebbe la stessa
sorte delle precedenti ed è
nota col nome di Bab-ou-Mestoud.
Parallela
a via Ippokratous è la via
Haghiou Phanouriou, la più
pittoresca della città vecchia.
Qui si trova la chiesa bizantina
di Haghios Phanourios,
che fu costruita nel XIII secolo
con pianta a croce libera e fu
decorata con interessantissimi
affreschi. Al tempo della
dominazione turca, al posto
della chiesa fu costruito il
Kavouklì Metalì Djamì.
Un’altra moschea si conserva
dietro la chiesa di Haghios
Phanourios; si tratta della
moschea di Retzep Pascià,
per la cui costruzione furono
usati elementi architettonici
provenienti da edifici classici,
bizantini e cavallereschi.

In
via Platonos, perpendicolare a
via Haghiou Phanouriou, si può
vedere il Demirlì Djiamì,
una grande chiesa del XIV
secolo, in uso sia al tempo dei
Cavalieri che durante la
dominazione turca.
Nella
città vecchia di Rodi si
trovano ancora diverse altre
chiese bizantine, la maggior
parte delle quali ha oggi la
forma di moschea a seguito delle
modificazioni apportate dagli
occupatori turchi. D'altra parte
di particolare interesse sono
anche i monumenti turchi, che
offrono un aspetto
architettonico diverso e si
abbinano armoniosamente agli
edifici più antichi, bizantini
e cavallereschi.
Proprio
questa multiformità dà alla
città vecchia un aspetto unico
e costituisce una notevole
attrazione per i turisti,
presenti in tutte le stagioni
dell’anno.
Dietro
i frequentatissimi negozi, i
ristoranti, i caffè ed i locali
di divertimento, si possono
distinguere gli innumerevoli
monumenti storici della città,
che rispecchiano nella maniera
migliore il glorioso passato
della città.
Agosto
2014 - Agosto 2015
Pag.
1
Pag.
3
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