|
Salonicco
(in
greco
Thessaloniki)
è
la
seconda
città
della
Grecia
nonché
il
porto
più
importante
del
paese.
E'
inoltre
il
capoluogo
della
Macedonia,
la
regione
più
settentrionale
della
Grecia.
La
città
venne
fondata
attorno
al
315
a.C.
da
Cassandro,
Re
dei
Macedoni,
nelle
vicinanze
o
sul
luogo
dove
sorgeva
l'antica
città
di
Therma
e
diversi
altri
villaggi.
Cassandro
le
diede
il
nome
di
sua
moglie
Tessalonica,
che
era
anche
sorellastra
di
Alessandro
Magno.
Ella
venne
così
chiamata
dal
padre,
Filippo
II
di
Macedonia,
per
commemorare
la
sua
nascita
nel
giorno
in
cui
egli
ottenne
una
vittoria
(nike)
sui
Tessalici.
Dopo
la
caduta
del
regno
di
Macedonia,
nel
146
a.C.,
Salonicco
entrò
a
far
parte
dell'Impero
Romano.
Divenne
un
importante
centro
commerciale
sulla
Via
Ignazia,
una
strada
romana
che
collegava
Bisanzio
(in
seguito
Costantinopoli,
oggi
Istanbul)
con
Durrachium
(l'odierna
Durazzo,
in
Albania).
La
città
divenne
capitale
di
uno
dei
quattro
distretti
romani
di
Macedonia,
ed
era
governata
da
un
Pretore.
Ospitava
una
considerevole
colonia
ebraica
e
fu
uno
dei
primi
centri
della
cristianità.
Nel
suo
secondo
viaggio
missionario,
San
Paolo
predicò
nella
sinagoga
della
città,
la
principale
in
quella
parte
di
Macedonia,
e
gettò
le
fondamenta
di
una
chiesa.
L'opposizione
nei
suoi
confronti
da
parte
degli
ebrei
lo
costrinse
a
lasciare
la
città
e
a
trovare
rifugio
a
Veria.
Salonicco
ottenne
un
santo
patrono,
San
Demetrio,
nel
306
d.C.
Egli
era
un
proconsole
romano
di
Grecia
sotto
l'imperatore
Massimiano,
e
venne
martirizzato
a
Sirmium,
nell'odierna
Serbia.
Le
sue
reliquie
sono
tutt'ora
ospitate
e
venerate
a
Salonicco.
Quando
l'Impero
Romano
venne
diviso
in
una
parte
orientale
ed
una
occidentale,
governate
rispettivamente
da
Bisanzio/Costantinopoli
e
Roma,
Salonicco
ricadde
sotto
il
controllo
dell'Impero
Romano
d'Oriente.
La
sua
importanza
era
seconda
solo
alla
stessa
Costantinopoli.
Nel
390,
dopo
una
rivolta
contro
l'imperatore
Teodosio
I
e
le
sue
nuove
politiche
di
condanna
dell'omosessualità,
conseguenti
all'adozione
del
cristianesimo,
tra
i
7.000
e
i
15.000
cittadini
di
Salonicco
vennero
uccisi
per
vendetta
nell'ippodromo.
Un
atto
per
cui
Teodosio
si
guadagnò
una
scomunica
temporanea.

Ripetute
invasioni
barbariche
successive
alla
caduta
dell'Impero
romano,
lasciarono
la
Macedonia
spopolata,
e
la
stessa
Salonicco
fu
oggetto
di
attacchi
degli
Slavi
nel
VII
secolo.
Questi
non
riuscirono
a
catturare
la
città,
ma
una
considerevole
comunità
slava
vi
si
insediò.
I
fratelli
San
Cirillo
e
San
Metodio
nacquero
a
Salonicco,
e
l'imperatore
Michele
III,
affermando
che
"gli
abitanti
di
Salonicco
parlano
lo
slavonico
abbastanza
bene",
li
incoraggiò
a
visitare
le
regioni
slave
settentrionali
come
missionari.
Lo
slavonico
meridionale
da
essi
usato
divenne
la
base
dell'antico
slavonico
ecclesiastico.
Nel
IX
secolo,
i
bizantini
decisero
di
spostare
il
mercato
per
i
prodotti
provenienti
dalla
Bulgaria
da
Costantinopoli
a
Salonicco.
Lo
Zar
Simeone
I
di
Bulgaria
invase
la
Tracia,
sconfisse
un
esercito
bizantino
e
costrinse
l'impero
a
riportare
il
mercato
a
Costantinopoli.
La
città
venne
occupata
dai
Saraceni
nel
904
e
dai
Normanni
di
Sicilia
nel
1185,
con
notevoli
distruzioni
e
perdite
di
vite
umane
in
entrambe
le
occasioni.
L'Impero
Bizantino
ne
perse
realmente
il
controllo
nel
1204,
quando
Costantinopoli
venne
conquistata
dalla
Quarta
Crociata.
Salonicco
ed
il
territorio
circostante
(il
Regno
di
Tessalonica),
divennero
il
feudo
più
grande
dell'Impero
Latino,
che
occupava
gran
parte
della
Grecia
settentrionale
e
centrale.
La
città
venne
data
dall'imperatore
Baldovino
I
al
suo
rivale
Bonifacio
I
del
Monferrato,
ma
nel
1224
venne
conquistata
da
Michele
Ducas,
il
despota
greco
d'Epiro.
La
città
venne
ripresa
dall'Impero
Bizantino
nel
1246.
Nel
1423
incapace
di
difenderla
dalle
invasioni
dell'Impero
Ottomano,
il
despota
bizantino
Andronico
Paleologo
fu
costretto
a
venderla
alla
Repubblica
di
Venezia,
che
la
tenne
fino
a
quando
venne
catturata
dal
sultano
ottomano
Murad
II
nel
1430.
Salonicco,
ribattezzata
Selânik,
rimase
sotto
controllo
ottomano
fino
al
1912
e
divenne
una
delle
città
più
importanti
dell'impero,
dotata
di
un
grande
porto
costruito
nel
1901
dai
commercianti
albanesi.
Il
fondatore
della
Turchia
moderna,
Kemal
Atatürk,
di
madre
albanese,
nacque
a
Salonicco
nel
1881,
e
il
movimento
dei
Giovani
Turchi
ebbe
qui
il
suo
quartier
generale
all'inizio
del
XX
secolo.
La
città
ha
costituito
un
unicum
al
mondo
in
quanto
popolata
in
maggioranza
da
ebrei,
nel
1910
l'amministrazione
municipale
contava
132.000
abitanti,
di
cui
65.000
ebrei,
35.000
greci
e
30.000
turchi
o
mussulmani.
Gli
ebrei
erano
in
gran
parte
sefarditi
espulsi
dalla
Spagna
e
dal
Portogallo
dopo
il
1492.
Erano
presenti
anche
alcuni
ebrei
romanioti.
La
lingua
quotidiana
parlata
in
città
era
il
Ladino
giudeo-ispanico,
un
linguaggio
giudaico
derivato
dal
castigliano
del
XV
secolo.
Il
giorno
di
riposo
settimanale
in
città
era
il
sabato,
lo
Shabbat
ebraico.
(Per
approfondire
si
veda
la
voce
Storia
degli
ebrei
a
Salonicco).
Salonicco
fu
la
principale
preda
della
prima
guerra
dei
Balcani
del
1912,
durante
la
quale
venne
conquistata
dalla
Grecia
alla
Bulgaria.
Re
Giorgio
I
di
Grecia
venne
assassinato
a
Salonicco
nel
marzo
del
1913.
Durante
la
prima
guerra
mondiale,
una
grossa
forza
di
spedizione
alleata
sbarcò
a
Salonicco,
per
usare
la
città
come
base
per
un
offensiva
contro
la
Bulgaria
alleata
della
Germania.
Vi
venne
stabilito
un
governo
provvisorio
pro-alleati,
guidato
da
Eleftherios
Venizelos,
contro
il
volere
del
Re
di
Grecia,
tedesco
e
a
favore
della
neutralità.
Nel
1917
gran
parte
della
città
venne
distrutta
da
un
grande
incendio
di
origine
sconosciuta,
probabilmente
accidentale.
Venizelos
proibì
la
ricostruzione
del
centro
cittadino
fino
a
quando
non
fosse
stato
pronto
un
progetto
moderno.
Questo
venne
completato
pochi
anni
dopo
dall'architetto
e
archeologo
francese
Ernest
Hebrard.
Il
progetto
di
Hebrard
spazzò
via
le
caratteristiche
orientali
di
Salonicco
e
la
trasformò
in
una
città
di
stile
europeo.
Una
conseguenza
dell'incendio
fu
la
distruzione
delle
abitazioni
e
dei
beni
di
quasi
metà
della
popolazione
ebraica,
che
fu
costretta
ad
emigrare.
Molti
si
recarono
in
Palestina,
alcuni
salirono
sull'Orient
Express
in
direzione
Parigi,
altri
ancora
emigrarono
in
America.
Gli
ebrei
emigrati
vennero
rapidamente
rimpiazzati
dai
profughi
di
un
altro
disastro
pochi
anni
dopo
la
guerra,
quando
grandi
gruppi
di
greci
vennero
espulsi
dalla
Turchia
nel
1922
a
seguito
della
Guerra
Greco-Turca.
La
città
di
conseguenza
si
espanse
enormemente.
Venne
soprannominata
"La
capitale
dei
rifugiati"
(I
Protévoussa
ton
Prosfígon)
e
"Madre
dei
poveri"
(Ftohomána),
ed
ancora
oggi
la
cultura
e
gli
abitanti
hanno
caratteristiche
distintamente
Anatolica.
Salonicco
cadde
davanti
alle
forze
della
Germania
Nazista
nel
1941
e
rimase
sotto
occupazione
tedesca
fino
al
1944.
La
città
subì
notevoli
danni
a
causa
dei
bombardamenti
alleati,
e
quasi
tutta
la
popolazione
ebraica
venne
sterminata
dai
nazisti.
Nell'opera
di
resistenza
civile
all'Olocausto
si
distinse
in
particolare
l'impegno
dell'allora
Console
italiano
Guelfo
Zamboni
-che
rilasciò
centinaia
di
attestati
di
cittadinanza
italiana
contro
le
deportazioni
-,
ma
anche
di
singole
famiglie
italiane,
come
i
Citterich.
La
loro
opera
di
solidarietà
è
stata
riconosciuta
dall'Istituto
Yad
Vashem
di
Gerusalemme
che
ha
conferito
loro
l'alta
onorificenza
di
Giusti
tra
le
nazioni.
La
città
venne
ricostruita
abbastanza
rapidamente
dopo
la
guerra,
ma
nel
1978
venne
gravemente
danneggiata
da
un
terremoto.

Fu
soprattutto
questo
periodo
di
oltre
mille
anni
di
storia
a
lasciare
la
sua
impronta
sul
volto
della
città.
Infatti,
nonostante
Salonicco
conservi
ancora
numerose
e
importanti
testimonianze
di
epoche
precedenti
o
successive
del
suo
passato,
come
ad
esempio
quelle
legate
al
suo
periodo
ottomano
o
quelle
concernenti
la
sua
folta
comunità
ebraica
fino
alla
prima
metà
del
Novecento,
è
stato
innanzitutto
il
patrimonio
legato
al
Cristianesimo
e
all’Impero
bizantino
a
imprimere
maggiormente
sulla
fisionomia
storica
e
sul
paesaggio
urbano
di
Salonicco.
I
monumenti
di
Salonicco
che
nel
1988
furono
inseriti
dall’UNESCO
nella
lista
del
Patrimonio
Mondiale
dell'Umanità,
costituiscono
infatti
alcuni
dei
più
importanti
e
ben
conservati
esempi
dell’arte
e
dell’architettura
paleocristiana
e
bizantina.
Costruiti
durante
un
lungo
arco
di
tempo,
che
va
dal
IV
al
XV
secolo,
e
nascosti
dietro
ogni
angolo
del
centro
della
città,
questi
15
monumenti
ci
offrono
uno
spaccato
delle
principali
tendenze
e
stili
architettonici
sviluppati
e
consolidatisi
in
ciascuna
epoca
e
conservano
al
loro
interno
alcuni
dei
grandi
capolavori
della
pittura
monumentale
e
dell’arte
musiva
di
età
paleocristiana
e
bizantina.
Si
tratta
quindi
di
una
serie
di
quindici
edifici
pubblici
destinati
a
svolgere
in
passato
varie
funzioni,
perlopiù
religiose,
ma
anche
laiche
(i
bagni
bizantini)
e
militari
(le
mura
cittadine).
Di
particolare
rilievo,
i
tredici
monumenti
di
culto,
tra
i
più
significativi
del
periodo
bizantino,
attraverso
cui
si
evidenzia
l’evoluzione
dell’architettura
ecclesiastica
bizantina
e
la
sua
varietà
stilistica
che
partendo
dalla
tipologia
di
basilica
paleocristiana,
e
da
quella
con
pianta
basilicale
a
tre
navate
passò
alla
tipologia
della
basilica
a
cupola
del
periodo
proto-bizantino,
per
poi
arrivare
alle
chiese
a
croce
iscritta
del
periodo
medio-bizantino
e
fino
a
giungere
a
quelle
a
croce
iscritta
con
peristilio
del
periodo
tardo-bizantino.
- I
quindici
edifici
sono
i
seguenti:
- -
Fortificazioni
e
mura
di
cinta
- -
Rotonde
Saint-Georges
- -
Chiesa
di
Acheiropoiètos
- -
Chiesa
di
Saint-Démétrios
- -
Monastero
di
Latomou
- -
Chiesa
di
Santa
Sofia
a
Salonicco
- -
Chiesa
di
Panagia
Chalkeon
- -
Chiesa
di
Saint-Pantaleon
di
Salonicco
- -
Chiesa
dei
Santi
Apostoli
di
Salonicco
- -
Chiesa
di
Saint-Nicolas-l'Orphelin
- -
Chiesa
di
Santa
Caterina
- -
Chiesa
di
Cristo
Salvatore
- -
Monastero
di
Vlatades
- -
Chiesa
del
Profeta
Elia
- -
Bagni
bizantini
Fortificazioni
e
mura
di
cinta

Le mura
di
Salonicco
sono
le mura della città
che circondavano
la
città
di Salonicco durante
il Medioevo e
fino
alla
fine
del
XIX
secolo,
quando
gran
parte
delle
mura,
compresa
l'intera
sezione
verso
il
mare,
furono
demolite
nell'ambito
della ristrutturazione
del
tessuto
urbano
di
Salonicco da
parte
delle autorità ottomane. La
città
fu
fortificata
dalla
sua
fondazione
alla
fine
del
IV
secolo
a.C.,
ma
le
mura
attuali
risalgono
all'inizio periodo
bizantino,
ca. 390
e
incorporano
parti
di
un
muro
precedente,
della
fine
del
III
secolo.
Le
murature
sono
costituite
dalla
tipica
costruzione
tardo
romana
mista
di bugnato alternato
a
fasce
di laterizio. La
parte
settentrionale
delle
mura
confina
con
l'acropoli della
città,
che
formava
una
cinta
fortificata
separata,
e
al
suo
interno
si
trova
un'altra
cittadella,
l'Heptapyrgion (Sette
Torri),
popolarmente
conosciuta
con
la
traduzione
ottomana
del
nome, Yedi
Kule.
Rotonde
Saint-Georges
e
Arco
di
Galerio
La tomba
di
Galerio è
un mausoleo romano
di
forma
circolare,
trasformato
in
chiesa,
la
cosiddetta
"rotonda
di
San
Giorgio",
sotto
Teodosio
I.
La
rotonda
di
Galerio
a
Salonicco,
in
seguito
fu
chiamata Hagios
Geórgios
in
onore
della
cappella
di
San
Giorgio
di
fronte,
è
una
struttura
a
cupola
di
epoca
romana
costruita
in
connessione
con
l'Arco
di
Galerio.
L'edificio
situato
a
nord
di via
Egnatia,
a
est
del
centro
città,
noto
anche
come
Georgsrotunda,
è
stato
nominato
dai
viaggiatori
nel
XVIII
e
XIX
secolo.
In
epoca
turca
si
chiamava Eski
Metropol.
L'edificio
appartiene
ad
un
nucleo
che
comprende
il palazzo e
l'ippodromo,
come
riscontrato
ad
esempio
a
Spalato,
Costantinopoli
e Nicomedia.
Non
fu
mai
utilizzato:
il
corpo
di Galerio infatti,
ormai
già
decomposto
a
causa
di
una gangrena che
lo
portò
alla
morte,
fu
interrato
in Dacia.
Come
nel
caso
della colonna
di
Traiano,
che
accoglieva
nel
basamento
le
ceneri
di
Traiano,
la
tomba
imperiale
fu
collocata
eccezionalmente
all'interno
delle
mura
cittadine.
L'edificio
fu
probabilmente
convertito
nel
IV
secolo
sotto
l'imperatore Costantino
I o Teodosio
I in
una
chiesa
cristiana
dedicata
agli
Incorporei
(Asomaton;
ναός
των
Ασωμάτων),
che
a
volte
fungeva
da chiesa
metropolitana ed
era
decorata
con
mosaici.
Nel
1590
la
rotonda
fu
trasformata
in moschea (Hortaç
Efendi
Camii)
e
all'edificio
fu
aggiunto
un minareto.
Gli
oggetti
di
valore
e
le
icone
furono
trasferiti
nella
piccola
Cappella
di
San
Giorgio
a
ovest
della
Rotonda.
Quando
Salonicco
passò
sotto
il
dominio
greco
nel
1912,
la
rotonda
divenne
di
nuovo
una
chiesa,
ma
nel
1917
divenne
il
Museo
macedone.
Il
minareto
era
l'unico
rimasto
a
Salonicco.
Nel
1978
l'edificio
fu
danneggiato
da
un
terremoto
e
da
allora
è
stato
restaurato.
Nel
1999
la
rotonda
è
stata
riaperta
come
museo,
anche
se
la Chiesa
greco-ortodossa rivendica
ancora
l'edificio.
Nell'abside
orientale
si
trova
ancora
un
altare
consacrato.
La
calotta
centrale
è
decorata
con
mosaici
raffiguranti
teste
di Cristo e
angeli,
mentre
il
tamburo
ospita
pannelli
allusivi
alla
Gerusalemme celeste.
Tra
i
particolari
della
complessa
architettura
interna,
alcune edicole riferibili
a
parti
absidali
di
altre
chiese,
con
raffigurazioni
di
simboli
e dogmi in
discussione
nei
dibattiti
teologici
dell'epoca,
tra
cui
una
colomba
con
corona
(Trinità,
Dio,
Impero),
alcune
pecore
(fedeli)
e
l'agnello
(Cristo).
L'arco
di Galerio fu
eretto
dopo
il 297 per
celebrarne
il
trionfo
contro
il
re
persiano Narsete.
Su
di
esso
vi
è
raffigurato
Galerio
in
vari
momenti
della guerra
contro
i
Persiani:
ora
mentre
è
a
cavallo
e
calpesta
i
soldati
di
Narsete,
ora
mentre
offre
un
sacrificio
agli
dei
per
ringraziarli
della
vittoria,
ora
mentre
entra
in
una
città.
Si
vedono
poi
immagini
simboliche
dei
tetrarchi
tra
gli dei
Olimpici:
sull'Arco
di
Galerio
i
tetrarchi
vengono
rappresentati
in
modo
identico
come
metafora
della
concordia
e
la
"fratellanza"
tra
i
4
principi.
Nell'arco
c'è
una
narrazione
con
una
serie
di
storie,
ognuna
giustapposta
all'altra.
Si
vedono
i
due
imperatori
in
trono
ed
i
due
Cesari
in
piedi:
l'imperatore
seduto
ha
più
autorità
e
più
poteri.
La
cattedra
su
cui
siede
l'imperatore
è
trascinata
da
un
carro
e
poggia
sulla
personificazione
della
Terra.
Scena
con adventus o
viaggio:
l'adventus era
l'ingresso
cerimoniale
nella
città,
che
comportava
dei
riti
che
potevano
prevedere
anche
la
costruzione
di
un
arco.
È
una
struttura
pesante
e
c'è
pesantezza
espressiva.
Ci
sono
fregi
animali
e
vegetali
che
separano
i
vari
registri
e
sottolineano
le
scene
principali.
Sono
raffigurate
due
città,
una
di
partenza
ed
una
di
arrivo,
forse
proprio
Salonicco.

Colonna
Sud
|
Tematica
|
Descrizione
scena
|
Rilievo
scultoreo
|
|
Arrivo
dell'imperatore
in
una
delle
città
orientali
|
Galerio
visita
la
città
armena
di Eriza (l'odierna Erzincan),
presso
il
tempio
della
dea Anahit
(dea
madre
della
mitologia
armena).
A
sinistra
si
vedono
le
porte
della
città,
con
l'entrata
sotto
la
porta
su
un
carro
a
due
ruote
trainato
da
cavalli,
accompagnato
da
guardie
del
corpo,
che
tengono
lance
e
bandiere.
I
residenti
della
città
con
striscioni
e
fiori
salutano
l'Imperatore.
Sul
lato
destro
accanto
ad
un
cipresso
si
vede
il
tempio
della
dea
Anahit,
che
è
visibile
da
una
sua
statua.
|

|
|
L'onore
del
conquistatore
d'Oriente
|
A
Galerio
è
indicata
la
giusta
strada,
seduto
su
una
pietra
a
forma
cilindrica.
Non
ha
armi,
ma
uno
scettro.
La dea
Vittoria tiene
una
corona
sullo
stesso
Imperatore.
Torna
verso
la
porta
su
un
carro
trainato
da
quattro
elefanti,
dietro
i
suoi
doni.
Si
vede
una
donna
guerriero
sul
carro
con
lancia
e
scudo,
che
simboleggia
la
gloria
militare.
Gli
elefanti
sono
il
simbolo
di
quella
vittoria
è
stata
vinta
da
Galerio
in
Oriente.
|
|
|
Galerio
riceve
l'ambasciata
persiana
|
Il
re
persiano Narsete che,
dopo
la
sua
sconfitta
subita
da
Galerio,
invia
un'ambasciata,
guidato
dal
suo
amico
Afarvan.
Nella
parte
destra
del
pannello
scultoreo,
Galerio
è
circondato
da
soldati,
tra
cui
un
oplita,
con
raffigurato
sullo
scudo,
Ercole.
Al
centro
si
vedono
cinque
persiani
in
ginocchio,
che
tendono
le
loro
mani
in
segno
di
supplica
all'Imperatore.
Sul
bassorilievo
ci
sono
poi
due
Amazzoni,
così
come
i
membri
della
famiglia
del
re
persiano
(quattro
donne
con
mantelle
sulla
testa
e
un
bambino).
|
|
|
Sacrificio
|
È
la
fase
principale
dei
bassorilievi
dell'arco.
Qui
mostra
due tetrarchi, Galerio e Diocleziano,
in
piedi
ai
lati
della
dell'altare
a
portare
offerte.
Ai
due
lati
visibili
dell'altare
sono
collocati
i
bassorilievi
raffiguranti
Zeus
e
Ercole.
Accanto
a
loro
nelle
immagini.
Si
vedono
anche
gli
abitanti
della
città
e
le
immagini
allegoriche
dell'Armenia e Mesopotamia,
sotto
forma
di
due
donne
che
vengono
poi
conquistate.
|

|
Colonna
Nord
|
Tematica
|
Descrizione
scena
|
Rilievo
scultoreo
|
|
Battaglia
sul
fiume
|
Raffigura
la
battaglia
tra
l'esercito
di
Galerio
sul
fiume
(che
è
rappresentato
da
una
figura
nuda
dalla
vita
in
su),
appoggiata
su
una
roccia.
Accanto
a
questa
figura
alcuni
cavalieri
daci,
guidati
dall'imperatore.
Galerio,
seduto
sul
suo
cavallo,
colpisce
il
nemico
con
una
lancia.
In
mezzo
ad
una
folla
di
soldati
romani
sono
raffigurati
i
futuri Cesari, Costantino
I e Licinio.
A
terra
numerosi
corpi
dei
nemici
morti
e
feriti
su
entrambi
i
lati,
sono
poi
poste
le
immagini
delle
dee
Vittoria
e
Artemide.
Nella
parte
destra
della
composizione
viene
posto
un
carro
con
quattro
elefanti.
|

|
|
Uscita
dei
prigionieri
dalla
città
sasanide
|
La
città
sasanide
è
rappresentata
con
due
torri
ed
una
porta.
Nella
parte
sinistra
della
composizione
ci
sono
tre
figure
di
uomini
barbuti
ed
anziani,
pronti
ad
obbedire
all'imperatore
(conservato
solo
nella
parte
della
gamba
sinistra).
Inoltre
ci
sono
le
immagini
delle
donne
catturate
con
i
cammelli
(al
centro
dello
sfondo,
oltre
un
cancello).
|
|
|
L'Imperatore
è
accolto
con
benevolenza
dai
nemici
|
L'imperatore
è
raffigurato
al
centro,
vestito
in
abiti
civili
seduto
in
carrozza
da
viaggio,
trainato
da
quattro
cavalli.
Egli
è
accompagnato
da
cavalieri
in
tunica
e
elmo.
Di
fronte
a
questa
processione,
raffigurati
due
figli
di
schiavi.
Viene
dato
all'imperatore
il
benvenuto
da
alcune
donne.
|
|
|
Misericordia
dell'Imperatore
|
Gli Augusti sono
seduti,
circondati
dai
rispettivi Cesari.
A
sinistra
si
vede
un
gruppo
di
prigionieri,
due
dei
quali
hanno
il
culto
dell'imperatore.
La
composizione
si
concentra
sulla
compassione
ed
il
perdono
da
parte
del
vincitore
romano
al
sasanide
sconfitto.
|
|
|
Prigioniere
sasanidi
|
Un
gruppo
di
prigionieri
donne
con
tuniche.
Uno
di
loro
tiene
un
fiore,
un
altro
un
lungo
scettro.
La
maggior
parte
a
sinistra
della
composizione
è
andato
perduto
e
sostituito
da
una
lastra
in
marmo
restaurata.
|
|
Chiesa
di
Acheiropoiètos
Nel
centro
della
città
si
trova
la
chiesa
di
"Panaghia
Achiropoiitos”,
una
basilica
a
tre
navate
con
nartece
e
matroneo
risalente
al
V
secolo.
La
chiesa
deve
presumibilmente
il
suo
nome
attuale,
attestato
per
la
prima
volta
nel
XIV
sec.,
ad
un’icona
della
Madonna
(Panaghia)
miracolosa
e
“achiropoiitos”
(ovvero
“non
fatta
di
mano”)
che
vi
sarebbe
custodita.
La
chiesa
si
segnala
soprattutto
per
la
sua
decorazione
architettonica
composta
da
una
serie
di
colonne
di
elegante
fattura
che
sono
databili
al
V
sec.
e
ascrivibili
a
botteghe
costantinopolitane.
I
mosaici,
gli
affreschi,
le
decorazioni
e
le
icone
mobili
della
chiesa
sono
considerati
un
autentico tesoro
dell'arte
ecclesiastica.
Costruito
intorno
alla
metà
del
V
secolo
sui
resti
di
un
complesso
termale
romano,
l'impianto
della
chiesa
è
a tre
navate,
con
tetto
ligneo,
nartece
e
matroneo.
La
chiesa
di
Acheiropoietos
fu
il
primo
tempio
cristiano
ad
essere
convertito
in
moschea,
in
seguito
alla
caduta
di
Salonicco
per
mano
del
sultano
Murad,
nel
1430.
Chiesa
di
Saint-Démétrios
La chiesa
di
San
Demetrio è
la
chiesa
del patrono
della
città.
La
prima
chiesa
fu
costruita
nel IV
secolo e
fu
edificata
sulle
preesistenze
di
un impianto
termale romano;
successivamente
fu
ristrutturata
nel VII e
nell'VIII
secolo.
Dopo
la conquista
ottomana nel 1430 la
chiesa
fu
trasformata
in moschea.
Tornerà
ad
essere
chiesa
dopo
la
fine
del
dominio
ottomano
nel 1912.
La
chiesa
aveva
un
santuario
insolito
chiamato ciborio,
una
struttura
esagonale
con
tetto
su
un
lato
della
navata.
Era
fatto
o
coperto
d'argento.
La
struttura
aveva
delle
porte
e
all'interno
c'era
un
divano
o
un
letto.
Insolitamente,
non
conteneva
alcuna
reliquia
fisica
del
santo.
Il
ciborio
sembra
essere
stato
una
tomba
simbolica.
Fu
ricostruito
almeno
una
volta.
La
basilica
è
famosa
per
sei
pannelli
a
mosaico
esistenti,
datati
al
periodo
tra
l'ultima
ricostruzione
e
l'inaugurazione
dell'Iconoclastia bizantina
nel
730.
Questi
mosaici
raffigurano
San
Demetrio
con
i
funzionari
responsabili
del
restauro
della
chiesa
(chiamati
i
fondatori, ktetor)
e
con
i
bambini.
Un'iscrizione
sotto
una
delle
immagini
glorifica
il
cielo
per
aver
salvato
il
popolo
di
Salonicco
da
un'incursione
pagana
slava
nel
615.
Salonicco
divenne
parte
dell'impero
ottomano
nel
1430.
Circa
60
anni
dopo,
durante
il
regno
di Bayezid
II,
la
chiesa
fu
convertita
in
moschea,
conosciuta
come Kasımiye
Camii dal
nome
del Bey ottomano
locale,
Cezeri
Kasım
Pascià.
La
tomba
simbolica,
tuttavia,
fu
mantenuta
aperta
per
la
venerazione
cristiana. Altri
magnifici
mosaici,
documentati
come
decorazione
all'interno
della
chiesa,
andarono
persi
durante
i
quattro
secoli
in
cui
fu
una
moschea
(1493-1912)
o
nel
Grande
incendio
di
Salonicco
del
1917
che
distrusse
gran
parte
della
città.
Esso
distrusse
anche
il
tetto
e
le
pareti
superiori
della
chiesa.
Le
fotografie
in
bianco
e
nero
e
le
buone
versioni
ad
acquerello
danno
un'idea
degli
artefatti
paleo
bizantini
persi
durante
l'incendio.
Dopo
il Grande
Incendio del
1917,
ci
vollero
decenni
per
restaurare
la
chiesa.
Le
lapidi
del
cimitero
ebraico
della
città,
distrutte
dalle
autorità
tedesche
greche
e
naziste,
furono
usate
come
materiale
da
costruzione
in
questi
sforzi
di
restauro
negli
anni
'40.
Gli
scavi
archeologici
condotti
negli
anni
'30
e
'40
rivelarono
interessanti
manufatti
che
possono
essere
visti
in
un
museo
situato
all'interno
della
cripta
della
chiesa.
Gli
scavi
hanno
anche
scoperto
le
rovine
delle
terme
romane,
dove
si
dice
che
San
Demetrio
sia
stato
tenuto
prigioniero
e
giustiziato.
È
stato
scoperto
anche
un
pozzo
romano.
Gli
studiosi
credono
che
questo
sia
il
luogo
dove
i
soldati
lasciarono
cadere
il
corpo
di
San
Demetrio
dopo
la
sua
esecuzione.
Dopo
il
restauro,
la
chiesa
fu
riconsacrata
nel
1949.

La
chiesa
è
un Martyrium che
fu
costruito
sul
luogo
dell’uccisione
del
Santo.
È
un
organismo
imponente
in
pianta
e
in
alzato,
caratterizzato
dalla
presenza
di
numerose
aperture.
La
basilica
si
articola
in
cinque navate e transetto a
croce.
I
bracci
laterali
sono
caratterizzati
dalla
presenza
di
colonnati
che
si
innestano
su
quelli
della
navata
centrale.
Sotto
il
braccio
meridionale
del transetto è
posta
la cripta.
Il
corpo
longitudinale
presenta
doppie
navate
laterali,
tutte,
come
l’esonartece,
con
gallerie
sovrastanti
illuminate
direttamente.
Le
colonne
sono
a
gruppi
di
3
o
4
,
alternati
a
pilastri
singoli.
Le
navatelle
più
esterne
che
cingono
il
transetto
e
inglobano
anche
la
grande abside,
presentano
basse arcate su
colonne
che
permettono
l’affaccio
dalla
sovrastante
galleria
sulle
navatelle
intermedie.
Tutto
l’interno
presenta
una
sontuosa
decorazione
marmorea
e musiva.
Monastero
di
Latomou
Osios
David
è
una Chiesa situata
a
Salonicco
nella
zona
dell'Ano
Poli.
Tale
Chiesa
nasce
come
Katholikon
del
Monastero
di
Latomou,
così
chiamato
per
la
vicina
latomia,
ovvero
una
cava
di
pietra,
alla
fine
del
V
Secolo.
Il
Katholikon
nel
Cristianesimo
orientale
rappresenta
la
Chiesa
principale
di
un
monastero,
in
questo
caso
specifico,
come
abbiamo
visto,
del
Monastero
di
Latomou.
Secondo
una
leggenda
la
figlia
dell'imperatore
Massimiano
(285-305;
307-308),
Teodora,
convertitasi
al
cristianesimo,
chiese
al
padre
di
costruirle
un
edificio
termale
che
intendeva
in
realtà
adibire
a
luogo
di
culto,
a
questo
fine
fece
realizzare
il
mosaico
absidale
che
successivamente
fece
ricoprire
per
allontanare
i
sospetti
della
madre.
Un'inscrizione
alla
base
del
mosaico
celebra
effettivamente
la
committenza
di
un'anonima
donatrice.
Il
mosaico
-
ricoperto
d'intonaco
molto
probabilmente
durante
il
periodo
iconoclasta
-
fu
miracolosamente
riscoperto
durante
il
regno
di
Leone
V
(813-820)
e
la
chiesa
-
come
già
detto
-
dedicata
al
Salvatore
che
vi
è
raffigurato.
Durante
la
dominazione
ottomana
il
mosaico
fu
nuovamente
ricoperto
e
rinvenuto
soltanto
nel
1912.
Originariamente
si
presentava
a
pianta
quadrata
con
quattro
cappelle
voltate
a
vela
ai
quattro
angoli
e
un
abside
sul
lato
est
a
formare
una
croce
greca
inscritta.
La
facciata
ovest
è
andata
completamente
perduta
probabilmente
quando
la
chiesa
fu
trasformata
in
moschea
(XVI
sec.
circa).
La
struttura
dell'edificio
si
presenta
come
molto
semplice,
forse
anche
a
causa
di
una
serie
di
terremoti
che
negli
anni
l'hanno
danneggiata,
portando
anche
alla
distruzione
del
tribelon,
i
tre
archi
che
spesso
fanno
da
accesso
in
molti
edifici
bizantini.
Dopo
l'occupazione
ottomana
di
Salonicco
la
Chiesa
venne
trasformata
in
Moschea
e
prese
il
nome
di
Moschea
Suluca
o
Moschea
Murad
e
vi
fu
costruito
un
minareto,
successivamente
demolito
quando
Osios
David
tornò
a
essere
una
Chiesa
dopo
che
Salonicco
tornò
ad
appartenere
alla
Grecia
nel
1912.

Il
mosaico
del
catino
absidale raffigura
l'Ascensione
con
il Cristo
giovane,
la
mano
destra
levata
come
i
trionfatori
romani,
seduto
su
un
arcobaleno
al
centro
di
una
gloria
circondata
dai
simboli
dei
quattro
evangelisti.
Ai
suoi
piedi
sgorgano
i
quattro
fiumi
del
Paradiso
che
confluiscono
nel
Giordano,
la
cui
personificazione
è
visibile
sulla
sinistra.
I
due
personaggi
che
assistono
all'Ascensione
sono
probabilmente
Ezechiele
o
Isaia
a
sinistra
e
Abacuc
a
destra.
La
continuazione
della
tradizione
ellenistica
è
fortemente
attestata
da
questo
mosaico
absidale
che
raffigura
una
visione
teofanica:
sulla
sinistra,
Ezechiele,
in
mezzo
a
un
paesaggio
montuoso
eseguito
con
stile
impressionista,
non
osa
quasi
volgere
lo
sguardo
verso
la
visione
divina;
l’altro
profeta,
a
destra,
siede
in
atteggiamento
profondamente
meditativo,
con
un
libro
aperto
sulle
ginocchia.
In
primo
piano
scorrono
i
Quattro
fiumi
del
Paradiso,
dove
nuotano
alcuni
pesci
e
dove
s’intravede
anche
il
torso
nudo
di
una
divinità
fluviale.
La
figura
del
Cristo,
diversa
dalla
figura
del
Buon
Pastore
del Mausoleo
di
Galla
Placidia a
Ravenna,
presenta
diversi
punti
di
contatto
con
il Cristo docente
tra
gli
Apostoli della cappella
di
S.Aquilino nella
chiesa
milanese
di San
Lorenzo:
in
primo
luogo
la
forte
caratterizzazione
fisionomica,
seppure
ancora
segnata
da
un’estetica
trascendentale.
Anche
il
paesaggio
non
manca
di
realismo
e
ricorda
il
mosaico
del
Buon
Pastore
del
Mausoleo
di
Galla
Placidia,
sia
per
la
conformazione
delle
rocce,
sia
per
le
superfici
che
si
sovrappongono
le
une
sulle
altre
creando
così
un
senso
di
profondità
spaziale.
Come
quello
realizzato
nella
Rotonda
di
San
Giorgio,
anche
questo
mosaico
è
ancora
d’ispirazione
antica,
tale
da
ricordare
i
modelli
ellenistici.
Gli
affreschi
della
volta
meridionale
risalgono
all'incirca
alla
metà
del
XII
sec.
Rimangono
solo
tracce
della Presentazione
di
Gesù
al
Tempio e
della Transfigurazione.
Al
di
sopra
di
queste,
ben
conservate,
scene
della Natività e
del Battesimo
di
Cristo.

Pag.
2
|