Città medioevale di Rodi
Grecia
  

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1988

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La città Nuova

La città nuova di Rodi deve il suo nascere al trasferimento forzato degli abitanti fuori dalle mura dopo l’assedio di Solimano II il Magnifico nel 1522.

Il suo sviluppo e la ricostruzione degli edifici furono effettuati essenzialmente al tempo dell’occupazione italiana. Gli Italiani la ornarono inoltre con nuove costruzioni in stile neogotico e veneziano, molte delle quali si conservano ancora oggi creando un aspetto singolare, soprattutto nella zona del porto. La città moderna concentra la maggior parte delle attività dell’isola ed è caratterizzata da un accurato piano regolatore, con strade larghe e numerosi parchi e piazze. 

Il movimento turistico della zona, particolarmente sviluppato, ha portato alla costruzione di un gran numero di unità alberghiere, che si distinguono per il loro lusso e la loro estetica moderna. In questa parte della città si trova tra l’altro la maggior parte dei locali di divertimento, che tengono la città viva fino alle prime ore del mattino e le danno un carattere cosmopolita.

Sul lato orientale di Rodi si apre il porto di Acandìa e, più ad Ovest, il moderno porto commerciale, che nell’antichità era chiamato il Grande Porto. In questa zona si trovava l’antico “Deigma”, un complesso edilizio riccamente decorato, che fungeva da centro commerciale. Sfortunatamente niente si è conservato di questo edificio come pure non ci sono pervenuti resti dell’antica agorà e del famoso teatro di Dioniso, che gli archeologi ubicano vicino al Grande Porto. 

Il terzo porto dell’antica Rodi era quello di guerra, identificato con l’odierno Mandraki, ad Ovest del porto commerciale. Mandraki è uno dei punti più belli di tutta l’isola e pulsa di vita durante tutto l’anno. Affascinante è la vista dei pescherecci, delle imbarcazioni turistiche e degli yacht dei visitatori, specie se si pensa che la tradizione vuole che in questa zona si ergesse il Colosso con le gambe aperte per consentire l’ingresso delle navi. 

Nei punti in cui poggiava il Colosso, davanti alla torre di San Nicola e sul molo di fronte, ci sono oggi due cervi di bronzo su colonne, una specie di simbolo di Rodi. Il molo di San Nicola è ornato anche da tre mulini, gli unici rimasti dei tredici del periodo dei Cavalieri, sufficienti però da soli ad abbellire l’immagine del porto e a rafforzarne il pittoresco aspetto.

Gran parte della zona di Mandraki è occupata dal Mercato Nuovo, un imponente edificio del periodo degli Italiani. Oggi è un posto frequentatissimo, pieno di ristoranti, caffè e negozi, luogo di incontro di turisti ed anche della gente del luogo. 

Dietro il Mercato Nuovo, in piazza Rimini, i giardini del Palazzo del Gran Maestro sono stati adeguatamente strutturati per ospitare lo spettacolo “Suoni e Luci”, che ogni sera trasporta gli spettatori in altre epoche. Nella stessa zona, ogni mattina, dispongono i loro cavalletti i pittori ambulanti di Rodi, che con una fedeltà e velocità uniche fanno i ritratti dei passanti. Un secondo ritrovo dei pittori si trova nella idilliaca località “Platanakia”, in via Orpheos, nella città vecchia, molto vicino alla torre d'Amboise.

A Nord del porto si possono vedere alcuni edifici molto interessanti. Il primo di essi è la chiesa dell’Evangbelismòs (cattedrale dell'Annunciazione), la cattedrale metropolitana ortodossa e sede della metropolia di Rodi. Anche nota come chiesa di San Giovanni, in quanto realizzata come chiesa cattolica durante il periodo italiano da Rodolfo Petracco e Florestano Di Fausto.

La chiesa si ispira alla Chiesa di San Giovanni dei Cavalieri di Rodi convertita in moschea nel 1522 e distrutta da un fulmine che nel novembre 1856 aveva colpito i sotterranei utilizzati come deposito di polvere da sparo; l'esplosione uccise 800 persone.

La chiesa venne ricostruita sulla base delle incisioni realizzate dal colonnello belga Bernard Eugène Antoine Rottiers che visitò Rodi nel 1826 e pubblicate nel volume Description des monumens de Rhodes nel 1828. Divenne la cattedrale cattolica dell'arcidiocesi di Rodi; dopo il passaggio del Dodecaneso italiano alla Grecia nel 1947 venne convertita in una chiesa greco-ortodossa, e fu intitolata all'Annunciazione, Evangelismos. Inaugurata dal vescovo Timoteo fu adattata internamente alle esigenze del culto ortodosso. L'interno fu dipinto all'epoca del vescovo Spyridon e con l'aggiunta di sculture in marmo tra gli anni 1951 e 1961. Tra il 2006 ed il 2010 la chiesa e la zona circostante sono state ristrutturate e abbellite.

L'interno è basilicale a tre navate divise da colonne con grandi archi ogivali. Alle pareti si trovano raffigurazioni della Via Crucis di Antonio Maraini. A destra dell'altare maggiore si trova una copia del Battesimo di Cristo donata dall'Esercito Italiano.

Nella cappella del Fileremo è presente la riproduzione della Madonna del Fileremo, nel chiostro ci sono 19 sarcofagi dedicati ai Gran maestri dei Cavalieri di Rodi (1305-1534).

Il campanile quadrato, progettato da Florestano Di Fausto, possiede 6 campane tra i quali la maggiore, la Marinara è stata donata dalla Marina Militare.

Dopo la chiesa c’è l’edificio dell'Arcivescovado e il Palazzo del Governatore, un misto di stile bizantino, medievale e spagnolo. Il palazzo del Governatore, che ha ospitato dal 1948 al 2011 la prefettura del Dodecaneso fu la sede a Rodi dei governatori delle Isole italiane dell'Egeopossedimento coloniale del Regno d'Italia.  

Il palazzo, che si affaccia da un lato sul Porto del Mandraccio e dall'altro sul Foro Italico, venne costruito nel 1926-1927 su progetto dell'architetto Florestano Di Fausto, riprendendo lo stile gotico del Palazzo Ducale di Venezia.

È una costruzione in pietra bianca e rossa di Lindo; i lampadari sono in Murano ed i pavimenti in maiolica. All'interno, nel salone dei ricevimenti, era presente un ritratto di Vittorio Emanuele III in abito di cavaliere di San Giovanni, opera del pittore C. Cane. Dalle finestre e dalle terrazze si vede da un lato il Foro Italico e dall'altro la costa dell'Anatolia.

Gli edifici contigui furono tutti realizzati su progetto dell'architetto Florestano Di Fausto: al piano terra la sede della Banca d'Italia, di fianco la chiesa dell'Annunciazione copia della distrutta chiesa nei pressi del Palazzo del Gran Maestro ed in origine dedicata a san Giovanni Battista, costruita nel 1925, e, infine, al di là del palazzo del Governatore, la palazzina del Comando Marina, dalle forme originali.

MoscheaMuratReis.jpg (218854 byte)Un po’ più a Nord si trova la moschea di Murat Reis, costruita al posto della chiesa cattolica di Sant’Antonio, opera di Solimano II il Magnifico, era il cimitero ufficiale turco. Sul molo più settentrionale di Mandraki domina l'edificio dell’Acquario, uno dei migliori nel suo genere. In esso si possono vedere specie marine, provenienti da mari greci e tropicali, esposte in 24 vasche attorno a tortuosi passaggi. 

Da qui comincia il litorale di Rodi, una spiaggia perfettamente organizzata, che da maggio fino ad ottobre ospita un gran numero di bagnanti.

A pochi chilometri a Sud del centro della città vale la pena visitare Rodini, a circa 3 km dal centro della città, lungo la strada che conduce a Lindos. Il parco Rodini è un valloncello verdissimo, molto ombroso, pieno di acque sorgive e laghetti sparsi di ninfee. In questo ambiente ideale vivono e si moltiplicano liberamente dei pavoni che gli danno un particolare colore esotico. Alcuni sostengono che a Rodini si trovava l'antica Scuola di Retorica di Rodi. 

Se si cammina per dieci minuti circa lungo il valloncello si trova una tomba scolpita nella roccia, erroneamente chiamata Tomba di Tolomeo. La roccia è stata asportata in modo tale da prendere la forma di un grande tumulo quadrato con il lato lungo 27,80 m. Ogni lato è ornato da 21 semicolonne di ordine dorico. E' del periodo ellenistico e fu restaurata nel 1924. 

L’intera città nuova è ricca di locali di divertimento (discoteche, bar, pub, locali con musica greca), la maggior parte dei quali è concentrata fuori del settore nord delle mura, ad Ovest di Mandraki.

Vicino all’Aktì Miaouli funziona il Casinò di Rodi; in piazza Vassilissis Olgas si possono seguire rappresentazioni teatrali nell'edificio del Teatro Nazionale. Manifestazioni di danze tradizionali vengono realizzate di frequente nei mesi estivi nel Teatro Tradizionale di Danza, che si trova nella città vecchia in via Andronikou. 

La città di Rodi offre ai visitatori anche grandi possibilità di acquisti. Noto in tutto il mondo è il mercato di profumi e di liquori nonché la grande varietà di ombrelli. L'isola è famosa anche per i suoi vini e soprattutto per il suo spumante, il CAIR (Consorzio Agrario Italiano di Rodi). In tutti i negozi turistici sono a disposizione grandi varietà di souvenir e di prodotti locali, per ricordare ai visitatori il loro soggiorno nell’isola di Helios.

Collina del Monte Smith

Questa collina ha preso il nome dall'ammiraglio inglese Sir Sindey Smith che qui aveva il suo osservatorio nel 1802, per controllare i movimenti della flotta di Napoleone durante la guerra contro i Turchi. Un po' più a sud della sua sommità si trova un gruppo di importanti monumenti antichi. 

In una incavatura naturale si trova lo Stadio, opera forse del II secolo a.C., in gran parte ricostruito. E' lungo 200 metri e largo 35. Qui di solito vengono dati concerti di noti complessi musicali greci o stranieri, che vengono a Rodi in estate.

Accanto allo Stadio si trova un piccolo Teatro, dai cui pochi resti si è potuto risalire alla sua pianta originale e quindi ricostruirlo in marmo bianco. Molti suppongono che servisse piuttosto per le lezioni della famosa scuola di Retorica di Rodi che per rappresentazioni teatrali. 

Più in alto dominava sulla zona il grande Tempio di Apollo Pizio. Con le poche rovine rimaste è stato ricostruito un angolo del tempio. I tre edifici menzionati, assieme al celebre Ginnasio, rappresentarono uno dei principali focolai della vita culturale e artistica dell'antica Rodi.

Sulla collina si trovava l'acropoli superiore dell'antica Rodi mentre l'acropoli inferiore si trovava nel luogo in cui sorge il Castello della Città Medievale. La vista da qui è incantevole, sia dell'isola che del mare, delle isole vicine e della costa dell'Asia Minore.

Cultura e tradizione

Tutta l'atmosfera di Rodi rivela un’estetica raffinata ed una sviluppata sensibilità artistica. Fin dall’antichità i Redensi avevano sviluppato le lettere e le arti. Il famoso Colosso era considerato una delle sette meraviglie del mondo antico. L’atmosfera cosmopolita che domina nell’isola e gli influssi che essa riceve dal turismo non hanno cambiato il carattere dei Rodensi. Gentili e ospitali, festaioli e socievoli riescono a trascinare i visitatori in quasi tutte le manifestazioni. Molti dei loro usi e costumi si ravvivano con la partecipazione dei turisti, specialmente in campagna. L’architettura dell’isola è basata su elementi di diverse epoche e civiltà. Entrando nella città di Rodi si ha l’impressione che oscilli nel tempo. Le memorie dell’antichità s’incontrano con le memorie degli anni bizantini e cavallereschi e in mezzo a tutti questi ricordi dei secoli passati si trovano i segni della vita moderna.

LETTERE - Nell’antichità Rodi emerse come importante centro culturale e artistico. Dopo il III secolo a.C. aveva una vera università, che era frequentata non solo dagli isolani ma anche da giovani provenienti da tutti i punti del mondo conosciuto. Insigni romani come Cicerone, Giulio Cesare, Lucrezio, Pompeo, Tiberio e Cassio vennero a Rodi per imparare l’arte della retorica e studiare filosofia.

Nella poesia epica si distinse Pisandro di Kamiros che inneggiò nel suo famoso poema “Iraklia” le gesta e le virtù del mitico eroe. Antagoras di Rodi scrisse un poema epico dal titolo “Tebea" e degli epigrammi. A Rodi visse e scrisse il poeta alessandrino Apollonios (295 - 215 a.C.), conosciuto come “Apollonios il Rodense”, che fu il più grande poeta epico dell’età alessandrina. Una delle sue poesie più conosciute è l’”Argonaftikà”.

Tra i filosofi si distinsero Kleovoulini di Lindos e il filosofo stoico Panetios. A Lindos nacque e visse nel VII secolo a.C. il grande saggio Kleovulos. Figlio di Evagoras, saggio legislatore e politico acuto governò per 40 anni interi la sua patria. A Kleovulos sono attribuite molte massime tra cui “Il valore è la misura di tutto”, “La gioia è il massimo dei piaceri”, “Riflettere prima di fare”, “Evitare l’ingiustizia” ecc. Vengono menzionati anche storici di Rodi come Polizilos, Zinon, Antisthenis, Posidonios, Kallixenos, Sosikratis e altri.

La retorica rappresentò il vanto di Rodi. La scuola, fondata nel 324 a.C. dall’oratore ateniese Eskinis, concentrava studenti provenienti da tutto il Mediterraneo, specialmente da Roma. Tra i celebri oratori sono menzionati Molon, Apollonios, Posidonios, Meneklis e Archelaos. Sul primo, il grande Cicerone scrisse caratteristicamente: “Sono venuto a Rodi per assistere alle lezioni di retorica di Molon. È un oratore dotato, un eccellente scrittore e acuto nel giudicare. Insegna con saggezza e le sue lezioni hanno il successo che si meritano”.

ARTE - A Rodi anche le Arti ebbero splendore come le Lettere. Scultura, Pittura e Arte Vascolare presentarono opere, le cui qualità e numero continua a sorprenderci. Tra gli scultori i più noti furono Charis, Filiskos, Aristonidas, i fratelli Apollonios e Tavriskos, Aghisandros, Athinodoros e Polidoros. Charis di Lindos, allievo di Lisippos, scolpì con arte il famoso Colosso, una delle sette meraviglie del mondo.

Filiskos fu l’autore delle statue di Apollo, di Litò, di Artemide e delle Muse. Aristonidas creò con arte eccezionale la statua in bronzo dell’afflitto Athamantas, che in un momento di follia uccise il figlio Learchos. I fratelli Apollonios e Tavriskos, che vissero la maggior parte del loro tempo a Rodi, crearono il celebre gruppo scultoreo chiamato “Toro Farnesiano” (una copia è conservata nel Museo di Napoli). L’opera più nota, realizzata da tre scultori: Aghisandros, Athinodoros e Polidoros, è il Laocoonte. Questa eccellente opera d’arte rappresenta il castigo di Laocoonte, sacerdote del Dio Apollo, il quale per la sua irreverenza verso il Dio fu condannato, assieme ai suoi figli, a morire in seguito all’abbraccio mortale di due grandi serpenti, che il Dio mandò dal mare. Questo celebre gruppo scultoreo fu trasportato a Roma nel I secolo a.C. e fu trovato, nel 1506, vicino ai bagni del palazzo di Nerone. Plinio, menzionandolo, lo considera superiore a tutte le opere di scultura e di pittura, mentre oggi è annoverato tra i capolavori dell’Arte Greca.

A Rodi, accanto alla scultura fiorì anche la pittura. Molti scultori erano anche pittori, ma il più grande pittore di Rodi ed uno dei più importanti dell’antica Grecia fu Protoghenis. Come sue migliori opere vengono menzionate: lalysos con il suo cane da caccia, il Satiro che riposa, Tlipolemos e altre. Mentre nei propilei dell’Acropoli di Atene c’era un altro suo famoso quadro che rappresentava due triremi attiche, la Paralo e l'Ammoniada.

A Rodi fiorì anche l’arte della ceramica. Già dall’epoca minoica famosi erano i raffinati vasi di lalysos e di Kamiros, che si distinguevano per la delicatezza delle loro rappresentazioni. Dal 1.500 al 700 a.C. la pittura vascolare redense rappresentava, con eccezionale arte, scene mitologiche o scene dell’epica di Omero. Gli antichi chiamavano “rodiades" i vasi e le coppe di quell’epoca. Ma la ceramica rodense si sviluppò in modo straordinario dopo il declino dell'arte vascolare ateniese, verso la fine del IV secolo a.C.

IL COLOSSO - Era considerato una delle sette meraviglie del mondo; molto si è detto sulle sue dimensioni colossali e su dove doveva essere eretto ma, dal momento che non se ne è conservata alcuna parte, non possiamo essere sicuri di niente. Unici dati certi che attestano la sua esistenza sono le descrizioni fatte dai viaggiatori che si recarono a Rodi per vederlo. I Rodensi costruirono il Colosso in onore del loro dio protettore, Helios, dopo il fallito tentativo di Demetrio Poliorcete di occupare la città nel 305/4 a.C. Le spese per la sua costruzione furono coperte dal ricavato della vendita delle macchine da guerra, che Demetrio aveva lasciato sull’isola, somma che raggiunse un totale di 300 talenti, pari a circa 3 miliardi di dracme. 

La realizzazione della statua fu affidata allo scultore Chares di Lindos e furono necessari circa dodici anni per ultimarla. Secondo le fonti antiche le varie parti della statua furono realizzate separatamente. All’inizio fu creata una base di marmo dove furono fissati i piedi fino all’altezza dei malleoli. Furono quindi collocate gradualmente le rimanenti parti del corpo mentre di pari passo la statua veniva interrata in modo da ottenere una superficie di appoggio su cui poter lavorare. È verosimile quindi che attorno alla statua si innalzasse gradualmente una collina di terra che alla fine dovette raggiungere i 30 metri di altezza. La testa del Colosso era molto probabilmente cinta da una corona di raggi, come attesta una testa fittile di Helios esposta nel Museo di Rodi. Nella mano destra il dio doveva tenere una torcia che serviva come faro per i marinai. 

La maggior parte delle informazioni sulla posizione della statua provengono da scrittori e raffigurazioni del periodo bizantino, che seguono i canoni dell’estetica bizantina. Sul luogo in cui doveva essere situata la statua sono state formulate varie ipotesi. Secondo alcuni era collocata con le gambe aperte all’entrata del porto in modo che vi potessero passare al di sotto le navi. Secondo altri era eretta nel peribolo del tempio del dio Helios, che andrebbe identificato con il luogo in cui si trova oggi il palazzo del Gran Maestro. 

Molte sono d’altronde anche le teorie riguardo alle dimensioni del Colosso. I viaggiatori che visitarono Rodi ci informano che era alto 31-32 metri. Secondo le loro descrizioni, dodici uomini potevano stare seduti sul suo petto, un uomo poteva stare in piedi dentro la testa, il naso era lungo 30 cm e le unghie 15 cm. Lo scrittore romano, Plinio, che vide la statua a Rodi nel 77 d.C., riporta che con difficoltà se ne poteva abbracciare il pollice. L’impressione che la statua suscitava nell’antichità è riflettuta da uno dei dialoghi di Luciano, in cui è riportato che Menippo, salendo al cielo, potè riconoscere la terra solo perché erano visibili fino alle nuvole il Colosso di Rodi e il Faro di Alessandria. 

Il Colosso rimase eretto nel suo posto d’origine per 56 anni e nel 227/6 a.C. crollò a causa di un forte terremoto che colpì l’isola. I Rodensi, anche se avevano raccolto il denaro necessario per la sua riparazione, alla fine non lo ricollocarono richiamandosi ad un oracolo che li ammoniva che se lo avessero fatto molte sciagure avrebbero colpito gli abitanti dell’isola. Rimase esattamente così come era crollato per circa 800 anni, costituendo per i periegeti di Rodi un’attrattiva degna di essere vista. Il fatto che i resti della statua non fossero rimossi per diversi secoli, benché il bronzo fosse una materia preziosa, testimonia che i Rodensi erano particolarmente orgogliosi della loro creazione. Nel 653 d.C. gli Arabi di Moaviah, che avevano occupato l’isola, vendettero le parti in bronzo ad un mercante ebreo, che si dice necessitò di 900 cammelli per trasportare il materiale.

USI E COSTUMI - Tutta l’isola è pervasa di un’atmosfera cosmopolita. Gli influssi che esercitano i visitatori stranieri sugli isolani sono continui, nonostante ciò il carattere di quest’ultimi non è cambiato. Sono rimasti semplici, cordiali, ospitali. La loro intelligenza e capacità imprenditoriale li ha portati allo sviluppo economico, ma questo non ha cambiato il loro comportamento verso i loro connazionali ma anche verso i turisti. Gentili, socievoli e disinvolti nei loro rapporti con gli stranieri, amano tantissimo la loro isola e fanno il possibile per darne le migliori impressioni ai turisti. Forse questi elementi non si possono notare subito nei mesi di alta stagione turistica, ma sicuramente esistono, semplicemente non si è presentata l'occasione di scoprirli.

I Redensi sono festaioli, fatto dimostrato dai balli e dalle feste che organizzano. Non si lasciano scappare nessuna occasione. A volte si tratta della festa di qualche santo, a volte delle grandi feste dell’anno, a volte di un gioioso anniversario, a volte di qualche felice evento, tutti pretesti per organizzare la festa e il ballo, trascinando in uno scoppio festoso anche gli spettatori.

Le grandi feste della Cristianità: Pasqua, Natale, l’Epifania, la Dormizione di Maria Vergine vengono festeggiate con grandiosità. Mentre piccole feste locali e sagre le troviamo più vive in campagna. Una cosa inseparabile di ogni baldoria è il loro rinomato vino. Il vino rodense è famoso dall’antichità.

Nel medioevo i Cavalieri di San Giovanni contribuirono ad una ulteriore diffusione del buon vino, la quale continua anche oggi.

La maggior parte dei coltivatori che vendono l'uva ai produttori, fanno il loro vino usando i metodiche preferiscono. Spesso, una volta messo da parte abbastanza vino per il loro consumo, vendono il rimanente ai bar e alle trattorie dell’isola.

ATTIVITA' - Fino ai tempi medievali Rodi era una grande potenza navale. La maggior parte dei suoi abitanti erano commercianti o naviganti. La dominazione turca che seguì fu un periodo difficile per i Redensi. Essi furono costretti a trasferirsi in zone fuori città, ma piano piano, una volta preso in mano il commercio, contribuirono alla creazione di una prosperità economica, rara per quel periodo. Con il passare degli anni l’attività commerciale si indebolì. Gli abitanti si occupavano sempre di più dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame. Dopo il 1950 queste attività furono piano piano abbandonate e l’interesse della popolazione si orientò verso il turismo.

Oggi la maggior parte della popolazione esercita prevalentemente professioni che hanno a che fare con il turismo e il commercio. Naturalmente alcuni sono rimasti fedeli alla vita agricola e si occupano di agricoltura, allevamento del bestiame, coltivazione della vite, pesca e apicoltura. Ci sono altri che ancora continuano ad occuparsi delle arti tradizionali, di ricamo, di tessitura con il telaio a mano, di fabbricazione dei tappeti, d'arte vascolare e di ceramica. I rinomati e ancor oggi richiestissimi piatti di Lindos iniziarono ad essere prodotti nel XVI secolo. Sono caratterizzati dalla ricchezza dei motivi, ispirati alla natura, in particolare cervi, pesci ed uccelli, rappresentati in una composizione armonica e fatti con incomparabile grazia e maestria.

ARCHITETTURA - L’architettura di ogni luogo è indissolubilmente legata alla morfologia del terreno, alla posizione geografica e alla storia del posto. Così l’abitato più importante di Rodi, che è anche il capoluogo dell’isola, si è sviluppato sulla sua costa settentrionale, in un punto chiave per le comunicazioni marittime nella zona. I rimanenti centri abitati, oggi più importanti, si trovano molto vicini al capoluogo e sugli assi stradali che collegavano tra di loro le antiche città di Lindos, lalysos e Kamiros.

La maggior parte delle attrazioni turistiche si trova nella parte settentrionale; nella parte rimanente si sono sviluppati abitati degni di nota dal punto di vista dell’urbanistica e dell’aspetto architettonico.

I centri abitati di Rodi possono essere distinti in costieri e dell’entroterra. Quelli costieri, come Rodi e Lindos, sono costruiti ad anfiteatro su un porto naturale e di solito hanno, come Lindos, vista sul mare. La storia degli abitati costieri ha inizio nell’antichità; Rodi e Lindos in specie erano grandi centri commerciali con influenza sulla regione d’intorno. La vita di questi due abitati continua nel Medioevo e quando tutti gli altri abitati vengono spostati all’interno dell’isola, Rodi e Lindos sono trasformati in possenti fortezze.

L’apparizione degli abitati dell’entroterra è dovuta al risultato del bisogho degli abitanti di proteggersi dalle incursioni dei pirati, nel periodo bizantino, e dopo la caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi. Gli abitanti dei centri costieri scelgono punti non visibili dal mare e dalle strade, come le pendici di monti e di colline, piccole valli o pianure o zone vicino a fiumi; creano così nuovi insediamenti, di cui la maggior parte viene fortificata. I Rodensi per proteggersi dai pirati, costruiscono anche castelli, in cui si rifugiavano in caso di incursioni, e torri, soprattutto lungo le coste dell’isola. I materiali usati per la costruzione dei suddetti centri abitati sono quelli che si trovano in abbondanza sull’isola, cioè la pietra, la terra e il legno. I tipi delle case che si incontrano a Rodi devono la loro forma a seconda dei bisogni quotidiani degli abitanti, della loro estetica, delle condizioni climatiche e del paesaggio. Si dividono in sei tipi:

La casa popolare rurale o monolocale, in cui alloggiano famiglie economicamente povere. È costituita da un vano, di solito rettangolare, in cui la famiglia soddisfa a tutte le sue necessità. In questo ambiente si lavora, si mangia, si dorme e si accolgono gli ospiti. Per la copertura della casa viene usato il legno, mentre i pavimenti sono in terra battuta o ricoperti con ciottoli. La casa monolocale gradualmente si è sviluppata anche in forme più composite. La stanza ha continuato ad essere l’abitazione principale, fuori di questa però hanno preso forma gli spazi ausiliari, cioè la cucina, le stalle e il forno.

La casa semiborghese si incontra in zone i cui abitanti si dedicarono al commercio e alla navigazione e di conseguenza furono economicamente più abbienti. Questo tipo di casa costituisce una variante evoluta di quella popolare. Spesso è a due piani ed ha interno ed esterno riccamente decorati. Il cortile è isolato dalla strada grazie ad un muro di recinzione ed ha un ingresso con portone.

Case signorili di Lindos. I conquistatori che calpestarono il suolo di questo centro abitato, che è uno dei più antichi dell’isola, lasciarono le loro impronte nell’architettura delle case. La maggior parte delle case signorili di Lindos fu costruita agli inizi del XVII secolo e in esse si ritrovano elementi degli stili insulare, bizantino, medievale ed arabo. Elemento caratteristico è la ricca decorazione sia degli interni (soffitti dipinti) che delle facciate e dei cortili (pavimenti a ciottoli).

Torri. Si tratta di costruzioni che risalgono al periodo dei Cavalieri di San Giovanni. Si incontrano nella città medievale di Rodi e nella zona di Trianda. Sono costruzioni a due piani, costruite con pietra intagliata e con feritoie al piano sopraelevato.

Casa turca. L’insediamento dei Turchi sull’isola influenzò, come naturale, anche l’architettura del luogo. Questo nuovo tipo di abitazione, con chiare influenze orientali, è frugalmente arredato, ma presenta una ricca decorazione all’interno. Elemento caratteristico della casa turca è il sachnisì, grata di legno che copre i balconi o le finestre della facciata.

Le case Marasiotika. Si tratta del tipo di abitazioni che si incontra a Marasia. Sono a pianta lunga e stretta, di solito ad un piano, e per questo motivo sono chiamate anche makrynaria.

Il senso estetico e il buon gusto che si notano negli oggetti di arte popolare si manifestano nel migliore dei modi anche nelle abitazioni dei Rodensi. La loro architettura è basata su elementi di diverse epoche e civiltà. In essa si può riconoscere le caratteristiche dell’architettura popolare isolana, ma nello stesso tempo anche gli influssi di stili occidentali e orientali, che era naturale fossero portati nell’isola dai suoi vari conquistatori e colonizzatori. Le semplici abitazioni popolari degli agricoltori, le case dei piccoli borghesi, le torri e i palazzi signorili di Lindos, sono tutti esemplari di tendenze che contribuirono alla formazione dell’identità architettonica dell’isola.

I diversi elementi decorativi delle abitazioni della città sono dei particolari architettonici che gli danno un tono caratteristico e pittoresco. I vecchi bassorilievi, consumati dal tempo, testimoniano la passione creativa e il senso estetico di altri secoli. Disegni decorativi, composizioni, rappresentazioni mitologiche e stemmi sono stati scolpiti su pietra e incorporati in diversi elementi architettonici.

Perfino le fontane in marmo scolpito che decorano le strade e le piazze testimoniano il senso estetico e il buon gusto dei Rodensi. Le moderne case rodensi mantengono vivi gli elementi della tradizione architettonica. Cortili lastricati, balconate di legno sostenute da portici e adorne di pareti bianche o colorate, infissi di legno dai colori vivi, elementi decorativi popolari: tutto risalta in un ambiente multicolore di verde e fiori. Stupende composizioni ed un gran senso estetico dell’armonia caratterizzano anche le case moderne di Lindos.

Queste presentano parti intere decorate con dei bassorilievi o con elementi decorativi inseriti.

MANIFESTAZIONI CULTURALI - L'attività culturale è molto intensa e specialmente nei mesi estivi vengono organizzate diverse manifestazioni musicali, spettacoli tetrali e mostre.

In inverno lo scenario nell'isola cambia un po'. E' il periodo in cui si fa il resoconto dell'anno e si organizzano i progetti futuri. I giorni passano a ritmo tranquillo e tutta la vita scorre serena. Anche in questo periodo diverso si dovrebbe visitare l'isola. E' un periodo adatto per coloro che desiderano tranquillità per godersi le diverse bellezze natruali dell'isola. Molte volte anche in inverno vengono ospitati congressi e seminari a livello mondiale, dal momento che l'isola dispone di impianti moderni e dei migliori mezzi tecnologici per la loro organizzazione.

In qualsiasi stagione si decida di visitare Rodi si rimarrà certamente incantati dalla bellezza del suo paesaggio e dalla signorilità dei suoi abitanti. È sorprendente come tutta l’atmosfera dia un senso di unione di tutti i popoli che sono passati dall’isola e hanno lì lasciato un pezzo della loro vita, contribuendo, ognuno a suo modo, alla formazione della sua storia e civiltà. Si saluterà l’isola riportando nella mente le migliori impressioni e sicuramente rimarrà il desiderio di ritornare per rivivere la sua atmosfera signorile.

Agosto 2014 - Agosto 2015

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