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La
data della fondazione del
santuario non è nota. Gli
scrittori del V secolo parlano
già della sua fama, ma le
testimonianze più antiche
rinvenute negli scavi sono le
iscrizioni su stele di marmo del
IV secolo a.C.
I
resti edilizi conservatisi
nell'area del santuario datano,
i più antichi, al IV secolo
a.C: il secolo del grande
splendore del santuario. La
visita nell'area del santuario
segue il senso opposto del
percorso antico, in quanto oggi
si inizia dal Museo e poi si
procede nell'area vera e propria
del santuario, mentre i
propilei, cioè l'antico
ingresso, erano all'estremità
opposta, a Nord.
I
PROPILEI (1) -
Due ampie vie conducevano al
santuario: una partiva da
Epidauro Antica e passava tra i
monti Tittio e Chinorzio; il
percorso corrispondeva a tre ore
di marcia. L'altra strada
partiva da Argo e incontrava la
prima a breve distanza dal
santuario, poco prima che il
pellegrino arrivasse davanti ai
maestosi propilei, una
costruzione più simbolica ed
imponente che funzionale, in
quanto il santuario non era
recintato e la sua area era
delimitata soltanto da cippi;
inoltre le porte dei propilei
non erano abbastanza larghe da
permettere il passaggio dei
carri.
La
costruzione dei propilei risale
al IV secolo a.C. L'edificio
poggiava su un alto crepidoma
(basamento) costruito in poros
eccetto la sima, il tetto e le
lastre del pavimento che erano
di marmo.
Il
pellegrino arrivava ai propilei
tramite una rampa ed una simile
si trovava nel lato meridionale,
rispettivamente ingresso e
uscita del santuario. Le due
facciate, a Nord e a Sud,
formavano portici con 6 colonne
ioniche ciascuno.
All'interno
14 colonne in stile corinzio
formavano un portico
quadrilatero. Il fregio era
ornato con bucrani (teste di
buoi stilizzate) e rosette in
rilievo; la sima aveva
decorazioni ad antemio in
rilievo e teste leonine. Un
restauro parziale dell'edificio
si può vedere nel Museo.
A
destra e a sinistra, prima di
avanzare verso l'area centrale
del santuario, si vedono resti
di costruzioni di epoca romana.
LA
BASILICA (2) - Ad
Est si trovava un edificio a
forma di basilica a cinque
navate con pavimenti musivi, che
serviva forse da agorà e
tribunale. Con l'avvento del
Cristianesimo, una piccola parte
all'estremità orientale
dell'edificio, fu trasformata in
una chiesa dedicata ad Ai Yannis
(San Giovanni).
EDIFICIO
CON PERISTILIO (3) - Ad
Ovest si vedono i resti di un
edificio, di epoca romana,
circondato da colonne con
pavimenti musivi, di funzione
sconosciuta.
TERME
(4) - Ad
Ovest dell'edificio 3 si trovano
le terme, una costruzione sempre
di epoca romana, con
installazioni per bagni caldi.
APHRODITEION
(5) -
Procedendo verso Sud si
incontra, sempre ad Ovest, un
tempietto, identificato col
tempio di Afrodite. Costruito in
poros, è un tempio prostilo,
esastilo, del IV secolo a.C.
CISTERNA
(6) - Più
ad Ovest si trova una grande
cisterna, che serviva per le
necessità pratiche del
santuario.
EDIFICIO
CON PORTICO (7) - A
sinistra, ad Est del tempietto
5, si trovano i resti di un
grande edificio il cui lato
lungo meridionale forma un
portico. I portici non mancano
mai nelle città antiche e nei
santuari, poiché erano luoghi
di riunione e di contatti
quotidiani, dal momento che
offrivano protezione dalla
pioggia in inverno e dal sole in
estate.
TERME
(8) - Nel
lato orientale del portico 7 in
età romana furono costruite
delle terme, le Akoai come
indica un'iscrizione rinvenuta
durante gli scavi: la
denominazione deriva dalla
parola latina acquae. Si
trattava di un'elegante
costruzione, come testimoniano i
frammenti di mosaici e dei
rivestimenti in marmo
conservatisi ed anche gli
impianti idrici e il sistema di
circolazione dell'aria calda
all'interno delle pareti. Vicino
alle terme è situata una
fontana e più in basso un
pozzo.
CASA
DI EPOCA ROMANA (9)
TEMPIO
DI APOLLO E DI ASCLEPIO EGIZIO
(10) - I
resti del tempio, costruito con
una donazione del senatore
romano Antonino nel II sec.
d.C., sono adiacenti alla casa
9. In epoca romana, diverse
divinità egizie furono
accettate in Grecia e spesso
identificate con quelle locali.
Per
continuare la visita, si deve
raggiungere di nuovo la via
centrale del santuario che qui
diventa più stretta a causa
delle innumerevoli basi di ex
voto, delle esedre
semicircolari e dei sedili, che
sono le offerte dei pellegrini
guariti.
BAGNO
(11) - Per
le pietre non lavorate dei muri,
conservatesi fino ad una
notevole altezza, si può
asserire che la costruzione è
di epoca romana. Forse va
identificata con il "bagno
di Asclepio", cui fa
riferimento Pausania, costruito
dal senatore romano Anioni no
nel II secolo d.C. Seguendo la
Via Sacra si raggiunge il
'cuore' del santuario, in cui si
trovano i resti del Tempio di
Asclepio.

IL
TEMPIO DI ASCLEPIO (12)
- Per la sua splendida
decorazione, è considerato uno
dei templi più importanti
dell'antichità. Ci si può
rendere conto dello splendore
dell'edificio dal restauro
parziale) esposto nel Museo. La
costruzione durò cinque anni
(380-375 a.C.) e architetto o
sorvegliante dei lavori fu
Teodoto.
Il
tempio era periptero, cioè con
sei colonne sui lati brevi e
undici su quelli lunghi, in
stile dorico e dalle dimensioni
di 24,50 x 13,20 m. Furono
impiegati il poros e l'intonaco
bianco sulle superfici delle
pareti. Il pavimento era coperto
con lastre bianche e nere. Le
tegole erano fittili, la sima,
un vero capolavoro, in marmo
pentelico scolpita a tutto
tondo.
Il
tempio si ergeva, rialzato
rispetto al terreno circostante,
su una crepidine (l'unica parte
che si conserva) e l'accesso
avveniva da una rampa, anziché
da gradini, situata nel lato
corto orientale, che conduceva
fino al peristilio. La fronte
interna del tempio era ornata
dalle due colonne del propylon,
che conduceva alla cella, ovvero
al tempio vero e proprio. La
porta del tempio, realizzata da
Trasimede di Paro, era lignea
con decorazioni in avorio
fissate sul legno con chiodi
aurei; lo stesso artista aveva
costruito anche il tetto in
legno di cipresso e di abete.

L'opera
più ammirevole di Trasimede è
da considerarsi la statua del
dio stesso, collocata sul fondo
della cella, scolpita in oro ed
avorio, di dimensioni colossali,
maestosa, dall'espressione
bonaria e dalla barba lunga.
Seduto su un trono, il dio
teneva una mano sul bastone (il
simbolo di Asclepio) e
appoggiava l'altra sulla testa
del serpente sacro. Accanto al
trono era sdraiato l'altro
simbolo del dio, il cane sacra.
Grazie alle descrizioni di
Pausania, la statua è
riconoscibile sulle monete della
città di Epidauro e su due
rilievi rinvenuti durante gli
scavi. L'interno del tempio era
riccamente decorato con motivi
scultorei e pittorici. Lo
splendore dell'edificio era
completato dalle stupende statue
sulle sommità dei frontoni, i
cosiddetti "acroteri".
I
frontoni recavano statue a
figura intera, di arte
eccellente, raffiguranti
l'Amazzonomachia in quello
occidentale e un episodio della
presa di Troia in quello
orientale. Molti dei capolavori
del tempio, rinvenuti durante
gli scavi, sono attualmente
esposti nel Museo del santuario
e nel Museo Archeologico
Nazionale di Atene. Secondo le
fonti, oltre a Trasimede, altri
due scultori lavorarono alla
decorazione del tempio: Ettoride
e Timoteo.
Il
tempio di Asclepio, come tutti i
templi antichi, era destinato
soltanto ad ospitare Li statua
del dio. Il culto era esercitato
fuori del tempio, sull'altare.
FONTANA
(13) - Davanti
al tempio di Asclepio, oltre la
rampa, un piccolo lastricato
conduceva alla Fonte Sacra la
cui acqua era impiegata per le
purificazioni. Si conserva
soltanto la base su cui era
collocata una statua.
ALTARI
(14-15) - Di
fronte l'ingresso del tempio si
vede un crepidoma oblungo,
appartenente forse all'altare più
tardo, sul quale gli ammalati
facevano sacrifici per ottenere
l'aiuto divino. A Sud-Est del
tempio, su un lastricato di
forma quadrata, si ergeva
l'altare più antico (15). In
questo punto sono state trovate
tracce di cenere e resti di
sacrifici, che risalgono al VI
secolo a.C.
EDIFICI
SACRI (16-17) - L'edificio
16 è datato al VI secolo a.C.
ed era forse l'abaton più
antico, prima che venisse
costruito quello tardo (15)-
Nell'angolo nord-occidentale del
16, un piccolo ambiente
rettangolare apparteneva forse
al tempio più antico di
Asclepio, prima della
costruzione del grande tempio.
THYMELE
O THOLOS (18) - Ad
Ovest e leggermente a Sud del
tempio sorgeva l'edificio più
bello ma anche più enigmatico
del Santuario. Nelle iscrizioni
antiche è denominato Thymele,
mentre Pausania lo chiama
Tholos. La forma circolare
dell'edificio si riconosce
tutt'oggi anche se non restano
che tre strutture circolari in
poros delle fondazioni. Dalle
migliaia d frammenti raccolti
durante gli scavi, l'archeologo
Kavvadias riuscì a ricostruire
nel
Museo parti intere della Tholos
da cui si può avere
un'immagine parziale di
quest'opera stupenda.
Nell'area
dei resti della Tholos, oltre
alle tre strutture circolari in
poros che costituiscono le
fondazioni dell'edificio, al
centro, più in profondità, si
sono conservati tre
anelli concentrici
monolitici in poros. Queste tre
strutture circolari centrali
costituiscono forse una
costruzione più antica
dell'edificio, probabilmente del
VI secolo a.C.
Il
percorso da
un cerchio all'altro ricorda un
labirinto, in quanto le basse
aperture che si aprono negli
anelli per comunicare da un
percorso all'altro, hanno delle
barriere, sistemate in maniera
tale che, per arrivare al centro
o viceversa, bisogna percorrere
ogni volta l'intera
circonferenza. Anche per questo
motivo l'uso dell'edificio
rimane incerto.
Sono
state formulate numerose
interpretazioni fantasiose,
quella più probabile, basata
sui dati archeologici,
sull'antica religione e su casi
simili, è che si fosse ritenuto
che in quel luogo si trovasse la
tomba di Asclepio e che questa
complessa costruzione fosse
destinata a nasconderne la
tomba, tenendola lontana da
occhi profani: si trattava in
pratica di una cripta sotto il
pavimento della cella circolare
della Tholos.
Una
lastra bianca monolitica al
centro della cella, copriva il
labirinto: poteva essere rimossa
per permettere la discesa nel
luogo sacro sotterraneo.
La
Tholos fu costruita nel IV
secolo a.C., cioè al tempo del
grande sviluppo del santuario e
ci vollero trent'anni (360-330
a.C.) per il completamento di
questo ammirevole capolavoro.
Policleto, nipote omonimo del
noto scultore argivo, ne fu
l'architetto.
Questo
edificio circolare era
circondato da 26 colonne
doriche; le metope della
trabeazione erano decorate con
grosse rosette a rilievo. Dietro
le colonne doriche si ergeva il
muro della cella circolare che
poggiava su un crepidoma
rialzato. La porta della cella,
ad Est, in marmo pentelico, era
decorata in rilievo. Il muro
della cella era rivestito,
internamente ed esternamente,
con marmo bianco e nero e
decorato con antemi, kymatia e
modanature in rilievo. Splendide
pitture eseguite dal pittore
Pausia completavano la
decorazione interna delle
pareti.
All'interno
della cella, 14 colonne corinzie
formavano un cerchio
concentrico; i capitelli corinzi
sono tra gli esemplari più
belli di questo stile. Con la
stessa armonia e plasticità
erano stati eseguiti anche
l'architrave e il fregio. Il
pavimento, molto bello, era
stato realizzato con lastre di
marmo bianco all'esterno delle
colonne corinzie, che poggiavano
su marmo nero. Lo spazio
centrale era rivestito con
lastre di marmo bianco e nero a
forma di losanghe; la pietra
bianca che copriva l'ingresso al
labirinto era rivestita di
larghe lastre nere.
Tutti
i soffitti della Tholos erano di
marmo, una conquista della
decorazione scultorea. Di marmo
erano anche l'intero tetto e la
sima, decorata con motivo ad
acanto e teste leonine.
ABATON
(19) - Tutto
il lato settentrionale del
tempio e della Tholos è chiuso
da un edificio lungo e stretto
in poros dalle dimensioni di
9,45 x 75 metri. Si tratta
dell'Abaton o Enchoìmeterìon
(luogo di incubazione), oppure
Adyton (come lo definisce
un'iscrizione): il luogo in cui
dovevano pernottare gli ammalati
per guarire.
Tutto
il lato lungo meridionale della
costruzione si apriva su un
portico, con una doppia fila di
colonne ioniche. Il settore
orientale dell'Abaton fu
costruito nel IV secolo a.C. e
più tardi, nel III secolo a.C.
fu aggiunto il settore
occidentale a due piani,
collegato da una larga scala a
quello precedente.
All'estremità
del portico orientale esisteva
un pozzo profondo, le cui acque
erano forse considerate sacre,
dato che l'acqua aveva un ruolo
importante nelle purificazioni.
TEMPIO
DI ARTEMIDE (20) - A
Sud del vecchio Abaton (16) si
trova il tempio di Artemide, il
secondo tempio per grandezza del
santuario. Artemide era
ovviamente una divinità
venerata nel Santuario, in
quanto sorella di Apollo, il
padre divino di Asclepio.
Le
dimensioni del tempio erano di
13,50 x 9,60 metri e la sua
costruzione risale al IV secolo
a.C. La facciata è orientata ad
Est, con 6 colonne doriche che
chiudevano il pronao.
All'interno, lungo i tre lati
della cella, erano disposte 12
colonne in stile ionico.
Il materiale principale
della costruzione era il poros,
mentre la sima e le tegole erano
di marmo. Nel Museo è esposta
una ricostruzione dell'angolo
nord-orientale del tempio
assieme a tre Vittorie a figura
intera, acroteri dai frontoni
del tempio.
EPIDOTEION (21) -
Le
fondazioni a Nord-Ovest del
tempio di Artemide, appartengono
forse all'Epidoteion, un
santuario di divinità
appartenenti alla famiglia di
Asclepio. Tutte le persone della
famiglia divina avevano nomi
simbolici che contribuivano alla
riuscita della terapia: Ypnos
(Sonno), Oneiros (Sogno), Igea
(Salute) ed altri. Questo
edificio, se effettivamente era
il tempio di Epidotes, fu
costruito, secondo le fonti, dal
senatore Antonino nel II secolo
d.C.
Ad Est del tempio di
Artemide, c'era il tempio di
Themis, la dea della giustizia,
in stile dorico, simile a quello
di Artemide. La guarigione era
un atto di giustizia degli dèi
verso il tormentato fedele
ammalato.
Tutti questi edifici
sacri descritti finora
costituivano il nucleo del
santuario. Quanto più ne
cresceva la fama, tanto più ne
aumentava la ricchezza: per
questo motivo venivano costruiti
anche sfarzosi edifici per le
necessità mondane.
PALESTRA
(22) - A
Sud del tempio di Artemide è
situata la palestra, un grande
edificio il cui uso è definito
dal nome. La parte più antica
era il portico detto di Coti
forse dal nome del suo
fondatore. Nel II secolo d.C.
l'edificio fu riparato, e forse
anche ampliato, con una
donazione del senatore Antonino.
GINNASIO
(23) - A
Sud della Palestra si estende il
Ginnasio, un edificio molto
grande dalle dimensioni di
75,57 x 69,53, destinato
all'allenamento degli atleti,
quando nei secoli più tardi
della vita del santuario vennero
organizzate delle gare per il
divertimento dei pazienti. Nel
Ginnasio si esercitavano, sotto
la sorveglianza di ginnasti
specializzati, anche quegli
ammalati ai quali il dio
prescriveva l'esercizio fisico
quotidiano terapeutico.
Al Ginnasio si accedeva
tramite un imponente propylon
dorico con numerose colonne,
eretto nel lato settentrionale.
L'interno del Ginnasio era
articolato in molti settori,
grandi sale, portici, bagni,
spazi aperti. La costruzione
risale alla fine del IV oppure
agli inizi del III sec. a.C.
ODEION ROMANO
(24) - In
epoca romana il Ginnasio fu
molto probabilmente abbandonato
e ridotto in rovina. All'interno
di esso fu costruito, non prima
della fine del III secolo d.C,
un piccolo odeion, cioè un
piccolo teatro con struttura
portante in mattoni, rivestito
con lastre di marmo e con
pavimenti musivi.
BAGNI GRECI (25)
- Più
a Sud della Palestra si trova il
bagno greco, in greco antico
Balaneion, costruito forse fino
al III secolo a.C. Sono tuttora
visibili al centro del lato
orientale il condotto dell'acqua
e vasche di pietra in alcune
delle stanze.
STADIO
(26) - La
Palestra, il Ginnasio, i Bagni e
lo Stadio costituivano un
perfetto complesso di impianti
atletici. Lo Stadio, costruito
nel IV secolo a.C, forse sopra
una costruzione più antica, ad
Ovest del complesso, è stato
interamente scavato, ma è molto
rovinato;
quanto resta è comunque
molto interessante. La sua
lunghezza di 181,08 metri
corrisponde pressappoco ad uno
stadion (unità di misura
antica) e la sua forma è quella
di un parallelogrammo regolare.
Sedili litici, sopraelevati, di
buona lavorazione si trovano su
entrambi i lati lunghi.
Lungo
il lato meridionale della pista
si conserva ancora il condotto
litico dell'acqua, interrotto da
bacini per la raccolta delle
acque piovane e per la pulizia
del dromos. Questo condotto
percorreva i tre lati della
pista. Nel lato settentrionale
si conserva il passaggio
sotterraneo che collegava la
pista agli edifici ausiliari
adiacenti allo Stadio e serviva
in genere per l'accesso degli
atleti all'area agonistica. Gli
spettatori entravano dal lato
breve meridionale. In uno dei
lati brevi si distingue la linea
di partenza dei corridori: delle
colonnine corrispondono al posto
di ciascun corridore.
Le
gare di Epidauro, che si
svolgevano ogni quattro anni,
chiamate Grandi Asklepieia
(secondo Piatone furono
istituite nel 480 a.C), non
erano annoverate tra i grandi
giochi panellenici, godevano però
di una fama notevole e il poeta
Pindaro (522-448 a.C.) dedicò
alcuni inni ai vincitori.
IPPODROMO
(27) - Più
ad Ovest dello Stadio sono stati
trovati diversi horoi (cippi)
che testimoniano l'esistenza di
un Ippodromo.
FORESTERIA
O KATAGOGHION (28) - Fuori
dell'area del Santuario vero e
proprio e separato dal complesso
atletico, è situato il
Katagoghion (chiamato nelle
iscrizioni anche Klisia Megala),
cioè la Foresteria. Si tratta
di una vasta costruzione
quadrata, con lato di 76 metri,
forse a due piani, divisa in
altri quattro quadrati uguali,
di cui ciascuno aveva un
cortile, anch'esso quadrato,
circondato da portici con
colonne doriche. Su ogni portico
davano le porte di 20 camere, il
che significa che la Foresteria
era costituita da 160 camere. Si
distinguono le grandi soglie
monolitiche delle porte. In
questa grande Foresteria
alloggiavano i visitatori del
Santuario, tranne naturalmente
gli ammalati.
IL
TEATRO (29) - Arrivati
a questo punto, avremo già
visto i resti dei più numerosi
e più importanti edifici del
santuario; non resta altro che
la visita al Teatro, considerato
il migliore dell'antichità, per
l'eleganza, le proporzioni
armoniose e l'acustica. Si
dovranno percorrere di nuovo i
sentieri d'ingresso al
santuario, passare davanti al
Museo e prepararsi ad ammirare
questa splendida opera di
Policleto, architetto del IV
sec. a.C. Attraversate le
parodoi (gli accessi laterali),
che ricordano maestosi propilei,
è obbligo fermarsi al centro
dell'orchestra, (il cui diametro
è di 20 m), ovvero l'area
circolare circondata dalla
cavea, cioè dalle file dei
sedili. Al centro dell'orchestra
si trovava l'altare. L'acustica
del teatro è di una tale
perfezione che una parola
sussurrata a bassa voce si può
sentire in alto fino all'ultima
fila delle gradinate. Questo è
tanto più importante in quanto
è molto più difficile ottenere
una buona acustica soprattutto
all'aperto.
È
necessario salire fino
all'ultima gradinata per
rendersi conto della perfezione
delle curve di questa cavea: non
c'è un punto in cui lo
spettatore non possa vedere bene
tutto quanto si svolge
nell'orchestra e sulla scena.
Dalle gradinate superiori si
gode un paesaggio meraviglioso:
lo spettatore antico poteva
abbracciare con lo sguardo tutta
l'area di Epidauro con i suoi
edifici sacri, senza essere
disturbato dai raggi solari.
 
Il
teatro non subì alcuno degli
interventi che alterarono gli
altri teatri antichi in epoca
romana: l'avvicinamento cioè
della scena alla cavea e quindi
la "mutilazione" del
cerchio dell'orchestra, dovuta
al cambiamento del repertorio
drammatico e alle nuove
esigenze. Anche per questo il
teatro di Epidauro resta
l'esempio più bello. Sulla
fronte del proscenio poggiavano
18 colonne ioniche e tra esse le
superfici erano ornate con
pitture. Il proscenio aveva due
sporgenze ai lati che servivano
da sostegni per le scenografie
laterali. Sopra il proscenio,
sul logheion recitavano
gli attori e nell'orchestra il
coro. Il fondo del logheion
era chiuso dai parasceni.
La
cavea era divisa da un corridoio
lastricato in diazoma
superiore, con 34 file di
sedili, e in quello inferiore,
con 21 file. Gli spettatori
accedevano alle tribune
inferiori dalle due parodoi laterali
e da lì, tramite gradini a
raggiera, alle gradinate
superiori; alle ultime file di
sedili in alto si accedeva
direttamente dall'esterno.
Alcuni studiosi sostengono che
questa parte superiore sia stata
aggiunta alla fine dell'età
ellenistica, cosa che portò
all'aumento della capienza del
teatro da 6.200 a 12.300 posti.
Oggi
il teatro di Epidauro è noto in
tutto il mondo. Dal 1954 ogni
estate viene organizzato dal
Teatro Nazionale di Atene il
"Festival di Epidauro"
con rappresentazioni di tragedie
e di commedie antiche. Un gran
numero di persone affluisce da
tutta la Grecia e dall'estero
per assistere alle
rappresentazioni del Festival in
un'atmosfera festiva, godendo
nello stesso tempo del fascino
del sacro suolo di Epidauro.

Agosto
2013
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