Sito archeologico di Epidauro
Grecia
  

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1988

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La data della fondazione del santuario non è nota. Gli scrittori del V secolo parlano già della sua fama, ma le testimonianze più antiche rinvenute negli scavi sono le iscrizioni su stele di marmo del IV secolo a.C.

I resti edilizi conservatisi nell'area del santuario datano, i più antichi, al IV secolo a.C: il secolo del grande splendore del santuario. La visita nell'area del santuario segue il senso opposto del percorso antico, in quanto oggi si inizia dal Museo e poi si procede nell'area vera e propria del santuario, mentre i propilei, cioè l'antico ingresso, erano all'estremità opposta, a Nord.

I PROPILEI (1) - Due ampie vie conducevano al santuario: una partiva da Epidauro Antica e passava tra i monti Tittio e Chinorzio; il percorso corrispondeva a tre ore di marcia. L'altra strada partiva da Argo e incontrava la prima a breve distanza dal santuario, poco prima che il pellegrino arrivasse davanti ai maestosi propilei, una costruzione più simbolica ed imponente che funzionale, in quanto il santuario non era recintato e la sua area era delimitata soltanto da cippi; inoltre le porte dei propilei non erano abbastanza larghe da permettere il passaggio dei carri.

La costruzione dei propilei risale al IV secolo a.C. L'edificio poggiava su un alto crepidoma (basamento) costruito in poros eccetto la sima, il tetto e le lastre del pavimento che erano di marmo.

Il pellegrino arrivava ai propilei tramite una rampa ed una simile si trovava nel lato meridionale, rispettivamente ingresso e uscita del santuario. Le due facciate, a Nord e a Sud, formavano portici con 6 colonne ioniche ciascuno. 

All'interno 14 colonne in stile corinzio formavano un portico quadrilatero. Il fregio era ornato con bucrani (teste di buoi stilizzate) e rosette in rilievo; la sima aveva decorazioni ad antemio in rilievo e teste leonine. Un restauro parziale dell'edificio si può vedere nel Museo.

A destra e a sinistra, prima di avanzare verso l'area centrale del santuario, si vedono resti di costruzioni di epoca romana.  

LA BASILICA (2) - Ad Est si trovava un edificio a forma di basilica a cinque navate con pavimenti musivi, che serviva forse da agorà e tribunale. Con l'avvento del Cristianesimo, una piccola parte all'estremità orientale dell'edificio, fu trasformata in una chiesa dedicata ad Ai Yannis (San Giovanni).

EDIFICIO CON PERISTILIO (3) - Ad Ovest si vedono i resti di un edificio, di epoca romana, circondato da colon­ne con pavimenti musivi, di funzione sconosciuta.

TERME (4) - Ad Ovest dell'edificio 3 si trovano le terme, una costruzione sempre di epoca romana, con installazioni per bagni caldi.    

 

APHRODITEION (5) - Procedendo verso Sud si incontra, sempre ad Ovest, un tempietto, identificato col tempio di Afrodite. Costruito in poros, è un tempio prostilo, esastilo, del IV secolo a.C.

CISTERNA (6) - Più ad Ovest si trova una grande cisterna, che serviva per le necessità pratiche del santuario.

EDIFICIO CON PORTICO (7) - A sinistra, ad Est del tempietto 5, si trovano i resti di un grande edificio il cui lato lungo meridionale forma un portico. I portici non mancano mai nelle città antiche e nei santuari, poiché erano luoghi di riunione e di contatti quotidiani, dal momento che offrivano protezione dalla pioggia in inverno e dal sole in estate.

TERME (8) - Nel lato orientale del portico 7 in età romana furono costruite delle terme, le Akoai come indica un'iscrizione rinvenuta durante gli scavi: la denominazione deriva dalla parola latina acquae. Si trattava di un'elegante costruzione, come testimoniano i frammenti di mosaici e dei rivestimenti in marmo conservatisi ed anche gli impianti idrici e il sistema di circolazione dell'aria calda all'interno delle pareti. Vicino alle terme è situata una fontana e più in basso un pozzo.  

CASA DI EPOCA ROMANA (9)

TEMPIO DI APOLLO E DI ASCLEPIO EGIZIO (10) - I resti del tempio, costruito con una donazione del senatore romano Antonino nel II sec. d.C., sono adiacenti alla casa 9. In epoca romana, diverse divinità egizie furono accettate in Grecia e spesso identificate con quelle locali.

Per continuare la visita, si deve raggiungere di nuovo la via centrale del santuario che qui diventa più stretta a causa delle innumerevoli basi di ex voto, delle esedre semicircolari e dei sedili, che sono le offerte dei pellegrini guariti.

BAGNO (11) - Per le pietre non lavorate dei muri, conservatesi fino ad una notevole altezza, si può asserire che la costruzione è di epoca romana. Forse va identificata con il "bagno di Asclepio", cui fa riferimento Pausania, costruito dal senatore romano Anioni no nel II secolo d.C. Seguendo la Via Sacra si raggiunge il 'cuore' del santuario, in cui si trovano i resti del Tempio di Asclepio.  

IL TEMPIO DI ASCLEPIO (12) - Per la sua splendida decorazione, è considerato uno dei templi più importanti dell'antichità. Ci si può rendere conto dello splendore dell'edificio dal restauro parziale) esposto nel Museo. La costruzione durò cinque anni (380-375 a.C.) e architetto o sorvegliante dei lavori fu Teodoto.

Il tempio era periptero, cioè con sei colonne sui lati brevi e undici su quelli lunghi, in stile dorico e dalle dimensioni di 24,50 x 13,20 m. Furono impiegati il poros e l'intonaco bianco sulle superfici delle pareti. Il pavimento era coperto con lastre bianche e nere. Le tegole erano fittili, la sima, un vero capolavoro, in marmo pentelico scolpita a tutto tondo.

Il tempio si ergeva, rialzato rispetto al terreno circostante, su una crepidine (l'unica parte che si conserva) e l'accesso avveniva da una rampa, anziché da gradini, situata nel lato corto orientale, che conduceva fino al peristilio. La fronte interna del tempio era ornata dalle due colonne del propylon, che conduceva alla cella, ovvero al tempio vero e proprio. La porta del tempio, realizzata da Trasimede di Paro, era lignea con decorazioni in avorio fissate sul legno con chiodi aurei; lo stesso artista aveva costruito anche il tetto in legno di cipresso e di abete. 

L'opera più ammirevole di Trasimede è da considerarsi la statua del dio stesso, collocata sul fondo della cella, scolpita in oro ed avorio, di dimensioni colossali, maestosa, dall'espressione bonaria e dalla barba lunga. Seduto su un trono, il dio teneva una mano sul bastone (il simbolo di Asclepio) e appoggiava l'altra sulla testa del serpente sacro. Accanto al trono era sdraiato l'altro simbolo del dio, il cane sacra. Grazie alle descrizioni di Pausania, la statua è riconoscibile sulle monete della città di Epidauro e su due rilievi rinvenuti durante gli scavi. L'interno del tempio era riccamente decorato con motivi scultorei e pittorici. Lo splendore dell'edificio era completato dalle stupende statue sulle sommità dei frontoni, i cosiddetti "acroteri".

I frontoni recavano statue a figura intera, di arte eccellente, raffiguranti l'Amazzonomachia in quello occidentale e un episodio della presa di Troia in quello orientale. Molti dei capolavori del tempio, rinvenuti durante gli scavi, sono attualmente esposti nel Museo del santuario e nel Museo Archeologico Nazionale di Atene. Secondo le fonti, oltre a Trasimede, altri due scultori lavorarono alla decorazione del tempio: Ettoride e Timoteo.

Il tempio di Asclepio, come tutti i templi antichi, era destinato soltanto ad ospita­re Li statua del dio. Il culto era esercitato fuori del tempio, sull'altare.  

FONTANA (13) - Davanti al tempio di Asclepio, oltre la rampa, un piccolo lastricato conduceva alla Fonte Sacra la cui acqua era impiegata per le purificazioni. Si conserva soltanto la base su cui era collocata una statua.

ALTARI (14-15) - Di fronte l'ingresso del tempio si vede un crepidoma oblungo, appartenente forse all'altare più tardo, sul quale gli ammalati facevano sacrifici per ottenere l'aiuto divino. A Sud-Est del tempio, su un lastricato di forma quadrata, si ergeva l'altare più antico (15). In questo punto sono state trovate tracce di cenere e resti di sacrifici, che risalgono al VI secolo a.C.

EDIFICI SACRI (16-17) - L'edificio 16 è datato al VI secolo a.C. ed era forse l'abaton più antico, prima che venisse costruito quello tardo (15)- Nell'angolo nord-occidentale del 16, un piccolo ambiente rettangolare apparteneva forse al tempio più antico di Asclepio, prima della costruzione del grande tempio.

THYMELE O THOLOS (18) - Ad Ovest e leggermente a Sud del tempio sorgeva l'edificio più bello ma anche più enigmatico del Santuario. Nelle iscrizioni antiche è denominato Thymele, mentre Pausania lo chiama Tholos. La forma circolare dell'edificio si riconosce tutt'oggi anche se non restano che tre strutture circolari in poros delle fondazioni. Dalle migliaia d frammenti raccolti durante gli scavi, l'archeologo Kavvadias riuscì a ricostruire nel Museo parti intere della Tholos da cui si può avere un'immagine parziale di quest'opera stupenda.

Nell'area dei resti della Tholos, oltre alle tre strutture circolari in poros che costituiscono le fondazioni dell'edificio, al centro, più in profondità, si sono conservati tre anelli concentrici monolitici in poros. Queste tre strutture circolari centrali costituiscono forse una costruzione più antica dell'edificio, probabilmente del VI secolo a.C. 

Il percorso da un cerchio all'altro ricorda un labirinto, in quanto le basse aperture che si aprono negli anelli per comunicare da un percorso all'altro, hanno delle barriere, sistemate in maniera tale che, per arrivare al centro o viceversa, bisogna percorrere ogni volta l'intera circonferenza. Anche per questo motivo l'uso dell'edificio rimane incerto. 

Sono state formulate numerose interpretazioni fantasiose, quella più probabile, basata sui dati archeologici, sull'antica religione e su casi simili, è che si fosse ritenuto che in quel luogo si trovasse la tomba di Asclepio e che questa complessa costruzione fosse destinata a nasconderne la tomba, tenendola lontana da occhi profani: si trattava in pratica di una cripta sotto il pavimento della cella circolare della Tholos. 

Una lastra bianca monolitica al centro della cella, copriva il labirinto: poteva essere rimossa per permettere la discesa nel luogo sacro sotterraneo.

La Tholos fu costruita nel IV secolo a.C., cioè al tempo del grande sviluppo del santuario e ci vollero trent'anni (360-330 a.C.) per il completamento di questo ammirevole capolavoro. Policleto, nipote omonimo del noto scultore argivo, ne fu l'architetto.

Questo edificio circolare era circondato da 26 colonne doriche; le metope della trabeazione erano decorate con grosse rosette a rilievo. Dietro le colonne doriche si ergeva il muro della cella circolare che poggiava su un crepidoma rialzato. La porta della cella, ad Est, in marmo pentelico, era decorata in rilievo. Il muro della cella era rivestito, internamente ed esternamente, con marmo bianco e nero e decorato con antemi, kymatia e modanature in rilievo. Splendide pitture eseguite dal pittore Pausia completavano la decorazione interna delle pareti. 

All'interno della cella, 14 colonne corinzie formavano un cerchio concentrico; i capitelli corinzi sono tra gli esemplari più belli di questo stile. Con la stessa armonia e plasticità erano stati eseguiti anche l'architrave e il fregio. Il pavimento, molto bello, era stato realizzato con lastre di marmo bianco all'esterno delle colonne corinzie, che poggiavano su marmo nero. Lo spazio centrale era rivestito con lastre di marmo bianco e nero a forma di losanghe; la pietra bianca che copriva l'ingresso al labirinto era rivestita di larghe lastre nere.

Tutti i soffitti della Tholos erano di marmo, una conquista della decorazione scultorea. Di marmo erano anche l'intero tetto e la sima, decorata con motivo ad acanto e teste leonine.  

ABATON (19) - Tutto il lato settentrionale del tempio e della Tholos è chiuso da un edificio lungo e stretto in poros dalle dimensioni di 9,45 x 75 metri. Si tratta dell'Abaton o Enchoìmeterìon (luogo di incubazione), oppure Adyton (come lo definisce un'iscrizione): il luogo in cui dovevano pernottare gli ammalati per guarire.

Tutto il lato lungo meridionale della costruzione si apriva su un portico, con una doppia fila di colonne ioniche. Il settore orientale dell'Abaton fu costruito nel IV secolo a.C. e più tardi, nel III secolo a.C. fu aggiunto il settore occidentale a due piani, collegato da una larga scala a quello precedente. 

All'estremità del portico orientale esisteva un pozzo profondo, le cui acque erano forse considerate sacre, dato che l'acqua aveva un ruolo importante nelle purificazioni.  

TEMPIO DI ARTEMIDE (20) - A Sud del vecchio Abaton (16) si trova il tempio di Artemide, il secondo tempio per grandezza del santuario. Artemide era ovviamente una divinità venerata nel Santuario, in quanto sorella di Apollo, il padre divino di Asclepio.

Le dimensioni del tempio erano di 13,50 x 9,60 metri e la sua costruzione risale al IV secolo a.C. La facciata è orientata ad Est, con 6 colonne doriche che chiudevano il pronao. All'interno, lungo i tre lati della cella, erano disposte 12 colonne in stile ionico. 

Il materiale principale della costruzione era il poros, mentre la sima e le tegole erano di marmo. Nel Museo è esposta una ricostruzione dell'angolo nord-orientale del tempio assieme a tre Vittorie a figura intera, acroteri dai frontoni del tempio.

EPIDOTEION (21) - Le fondazioni a Nord-Ovest del tempio di Artemide, appartengono forse all'Epidoteion, un santuario di divinità appartenenti alla famiglia di Asclepio. Tutte le persone della famiglia divina avevano nomi simbolici che contribuivano alla riuscita della terapia: Ypnos (Sonno), Oneiros (Sogno), Igea (Salute) ed altri. Questo edificio, se effettivamente era il tempio di Epidotes, fu costruito, secondo le fonti, dal senatore Antonino nel II secolo d.C.

Ad Est del tempio di Artemide, c'era il tempio di Themis, la dea della giustizia, in stile dorico, simile a quello di Artemide. La guarigione era un atto di giustizia degli dèi verso il tormentato fedele ammalato.

Tutti questi edifici sacri descritti finora costituivano il nucleo del santuario. Quanto più ne cresceva la fama, tanto più ne aumentava la ricchezza: per questo motivo venivano costruiti anche sfarzosi edifici per le necessità mondane.  

PALESTRA (22) - A Sud del tempio di Artemide è situata la palestra, un grande edificio il cui uso è definito dal nome. La parte più antica era il portico detto di Coti forse dal nome del suo fondatore. Nel II secolo d.C. l'edificio fu riparato, e forse anche ampliato, con una donazione del senatore Antonino.    

GINNASIO (23) - A Sud della Palestra si estende il Ginnasio, un edificio molto grande dalle dimen­sioni di 75,57 x 69,53, destinato all'allenamento degli atleti, quando nei secoli più tar­di della vita del santuario vennero organizzate delle gare per il divertimento dei pa­zienti. Nel Ginnasio si esercitavano, sotto la sorveglianza di ginnasti specializzati, an­che quegli ammalati ai quali il dio prescriveva l'esercizio fisico quotidiano terapeutico.

Al Ginnasio si accedeva tramite un imponente propylon dorico con numerose co­lonne, eretto nel lato settentrionale. L'interno del Ginnasio era articolato in molti set­tori, grandi sale, portici, bagni, spazi aperti. La costruzione risale alla fine del IV op­pure agli inizi del III sec. a.C.

ODEION ROMANO (24) - In epoca romana il Ginnasio fu molto probabilmente abbandonato e ridotto in rovina. All'interno di esso fu costruito, non prima della fine del III secolo d.C, un piccolo odeion, cioè un piccolo teatro con struttura portante in mattoni, rivestito con lastre di marmo e con pavimenti musivi.

BAGNI GRECI (25) - Più a Sud della Palestra si trova il bagno greco, in greco antico Balaneion, costruito forse fino al III secolo a.C. Sono tuttora visibili al centro del lato orientale il condotto dell'acqua e vasche di pietra in alcune delle stanze.    

STADIO (26) - La Palestra, il Ginnasio, i Bagni e lo Stadio costituivano un perfetto complesso di impianti atletici. Lo Stadio, costruito nel IV secolo a.C, forse sopra una costruzione più antica, ad Ovest del complesso, è stato interamente scavato, ma è molto rovinato; quanto resta è comunque molto interessante. La sua lunghezza di 181,08 metri corrisponde pressappoco ad uno stadion (unità di misura antica) e la sua forma è quella di un parallelogrammo regolare. Sedili litici, sopraelevati, di buona lavorazione si trovano su entrambi i lati lunghi.

Lungo il lato meridionale della pista si conserva ancora il condotto litico dell'acqua, interrotto da bacini per la raccolta delle acque piovane e per la pulizia del dromos. Questo condotto percorreva i tre lati della pista. Nel lato settentrionale si conserva il passaggio sotterraneo che collegava la pista agli edifici ausiliari adiacenti allo Stadio e serviva in genere per l'accesso degli atleti all'area agonistica. Gli spettatori entravano dal lato breve meridionale. In uno dei lati brevi si distingue la linea di partenza dei corridori: delle colonnine corrispondono al posto di ciascun corridore.

Le gare di Epidauro, che si svolgevano ogni quattro anni, chiamate Grandi Asklepieia (secondo Piatone furono istituite nel 480 a.C), non erano annoverate tra i grandi giochi panellenici, godevano però di una fama notevole e il poeta Pindaro (522-448 a.C.) dedicò alcuni inni ai vincitori.

IPPODROMO (27) - Più ad Ovest dello Stadio sono stati trovati diversi horoi (cippi) che testimoniano l'esistenza di un Ippodromo.

FORESTERIA O KATAGOGHION (28) - Fuori dell'area del Santuario vero e proprio e separato dal complesso atletico, è situato il Katagoghion (chiamato nelle iscrizioni anche Klisia Megala), cioè la Foresteria. Si tratta di una vasta costruzione quadrata, con lato di 76 metri, forse a due piani, divisa in altri quattro quadrati uguali, di cui ciascuno aveva un cortile, anch'esso quadrato, circondato da portici con colonne doriche. Su ogni portico davano le porte di 20 camere, il che significa che la Foresteria era costituita da 160 camere. Si distinguono le grandi soglie monolitiche delle porte. In questa grande Foresteria alloggiavano i visitatori del Santuario, tranne naturalmente gli ammalati.  

IL TEATRO (29) -  Arrivati a questo punto, avremo già visto i resti dei più numerosi e più importanti edifici del santuario; non resta altro che la visita al Teatro, considerato il migliore dell'antichità, per l'eleganza, le proporzioni armoniose e l'acustica. Si dovranno percorrere di nuovo i sentieri d'ingresso al santuario, passare davanti al Museo e prepararsi ad ammirare questa splendida opera di Policleto, architetto del IV sec. a.C. Attraversate le parodoi (gli accessi laterali), che ricordano maestosi propilei, è obbligo fermarsi al centro dell'orchestra, (il cui diametro è di 20 m), ovvero l'area circolare circondata dalla cavea, cioè dalle file dei sedili. Al centro dell'orchestra si trovava l'altare. L'acustica del teatro è di una tale perfezione che una parola sussurrata a bassa voce si può sentire in alto fino all'ultima fila delle gradinate. Questo è tanto più importante in quanto è molto più difficile ottenere una buona acustica soprattutto all'aperto.

È necessario salire fino all'ultima gradinata per rendersi conto della perfezione delle curve di questa cavea: non c'è un punto in cui lo spettatore non possa vedere bene tutto quanto si svolge nell'orchestra e sulla scena. Dalle gradinate superiori si gode un paesaggio meraviglioso: lo spettatore antico poteva abbracciare con lo sguardo tutta l'area di Epidauro con i suoi edifici sacri, senza essere disturbato dai raggi solari.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Il teatro non subì alcuno degli interventi che alterarono gli altri teatri antichi in epoca romana: l'avvicinamento cioè della scena alla cavea e quindi la "mutilazione" del cerchio dell'orchestra, dovuta al cambiamento del repertorio drammatico e alle nuove esigenze. Anche per questo il teatro di Epidauro resta l'esempio più bello. Sulla fronte del proscenio poggiavano 18 colonne ioniche e tra esse le superfici erano ornate con pitture. Il proscenio aveva due sporgenze ai lati che servivano da sostegni per le scenografie laterali. Sopra il proscenio, sul logheion recitavano gli attori e nell'orchestra il coro. Il fondo del logheion era chiuso dai parasceni. 

La cavea era divisa da un corridoio lastricato in diazoma superiore, con 34 file di sedili, e in quello inferiore, con 21 file. Gli spettatori accedevano alle tribune inferiori dalle due parodoi laterali e da lì, tramite gradini a raggiera, alle gradinate superiori; alle ultime file di sedili in alto si accedeva direttamente dall'esterno. Alcuni studiosi sostengono che questa parte superiore sia stata aggiunta alla fine dell'età ellenistica, cosa che portò all'aumento della capienza del teatro da 6.200 a 12.300 posti.

Oggi il teatro di Epidauro è noto in tutto il mondo. Dal 1954 ogni estate viene organizzato dal Teatro Nazionale di Atene il "Festival di Epidauro" con rappresentazioni di tragedie e di commedie antiche. Un gran numero di persone affluisce da tutta la Grecia e dall'estero per assistere alle rappresentazioni del Festival in un'atmosfera festiva, godendo nello stesso tempo del fascino del sacro suolo di Epidauro.  

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Agosto 2013

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