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Ceramico
Il
Ceramico faceva parte dell’antico demos dei Ceramei al margine nord-orientale
della città di Atene. Il nome della zona è dovuto molto probabilmente
all’insediamento di vasai, che avrebbero trovato un luogo ideale per la loro
arte sulle rive del fiume Eridanos. Il letto dell’Eridanos, che ha
attraversato per migliaia di anni il Ceramico, è ancora visibile. Fin dalla
preistoria il Ceramico fu usato per sepolture e conservò questa funzione anche
in età storica.
Quando
nel 478 a.C. furono costruite le prime mura di Atene, fu diviso in due parti, il
“Ceramico interno” nella città e il “Ceramico esterno” ad Ovest, fuori
dalle mura. Le due zone erano collegate da due porte nella cinta, la Porta Sacra
e, un po’ più a Sud, il Dipylon. Dalla Porta Sacra passava la lerà Odós, la
Via Sacra, che arrivava fino ad Eleusi e veniva usata per la processione dei
Misteri Eleusini. Un’altra via attraversava il Dipylon, il Dromos, che
arrivando nell’Agorà diveniva la via delle Panatenee.
Dal
Dipylon partiva la processione delle Panatenee, mentre la nave su ruote con il
peplo per la dea veniva posta nel cortile a peristilio del cosiddetto Pompeion.
Questo edificio fu costruito tra le due porte alla fine del V sec. a.C. ed era
un Ginnasio, che in periodi critici serviva anche da deposito di cereali. Dopo
il compimento dei sacrifici i dignitari della festa delle Panatenee pranzavano
nel Pompeion ed i semplici cittadini nel cortile del Dipylon, al cui interno
c’era tra l’altro una fontana per i viaggiatori e per i fedeli.
Nel
“Ceramico esterno”, ai margini del Dromos, si sviluppò il Demosion Sema,
luogo di sepoltura per i morti in guerra. A questa zona si riferisce Tucidide
nell’ “Elogio funebre” di Pericle. Monumenti funerari c’erano però
anche ai margini della Via Sacra e della cosiddetta Via delle Tombe, che
collegava il Ceramico col Pireo. Alla confluenza delle due strade nel VI sec.
a.C. fu eretto il Tritopatreion, santuario dei Tritopatori, che rappresentavano
le anime degli antenati defunti.
L’aspetto
della necropoli fu sempre imponente in tutti i periodi del suo utilizzo. Nel
periodo geometrico usuali erano le incinerazioni dei morti; sopra le tombe
venivano posti dei vasi quali segni sepolcrali.
Nell’VIII
sec. a.C. questi vasi avevano dimensioni monumentali e superavano spesso il
metro di altezza. Nel periodo arcaico prevalsero le inumazioni e le tombe
venivano coperte con tumuli su cui venivano posti Kouroi, Korai e stele
funerarie litiche. Queste stele recavano rappresentazioni a rilievo o incise ed
erano coronate da Sfingi e antemi. Spesso erano così lussuose e costose che per
tre volte fu fatto divieto da parte dello stato di produrle (sotto Solone, sotto
Clistene e al tempo di Demetrio Falireo). Nel periodo ellenistico furono usate,
come segno sepolcrale, piccole colonne e tavole rettangolari.
Molti
di questi monumenti si sono conservati e sono custoditi nel Museo del Ceramico;
nell’area archeologica sono stati collocati dei calchi. Ancor oggi sono
visibili i tumuli, i recinti famigliari e tombe di importanza storica (tomba dei
Lacedemoni), ornati con stele funerarie, loutrophoroi (sorta di anfora) marmorei
e sculture di arte raffinata.
Museo
del Ceramico
Si
trova nella zona archeologica del Ceramico e in esso sono custoditi i
ritrovamenti provenienti dalla necropoli.
Nelle
vetrine del Museo sono esposti i corredi che accompagnavano i defunti, oggetti
personali e vasi dal periodo geometrico fino all’epoca romana. Di notevole
importanza è la collezione di monumenti funerari: una stele arcaica con resa a
rilievo di un giovane oplita; un leone, guardiano del defunto (VI sec. a.C.);
una sfinge del 550 a.C.; la stele di Eukolinea e Timylla raffigurate nell’atto
di stringersi la mano; il rilievo dell’atleta Eupheros (430 a.C.); la stele
funeraria del cavaliere corinzio Dexileos che cadde in battaglia nel 494/3 a.C.;
la celebre stele di Ampharete con il commovente epigramma sull’epistilio:
- “Ho il
bambino di mia figlia, il tanto amato
- che tenevo
sulle mie ginocchia, quando vivi guardavamo la luce del sole
- ed ora lo
tengo morto, io morta”.
Areopago
Pnice (Collina delle Muse - Collina delle Ninfee)

A
Nord-Ovest dell’Acropoli si innalza la rocciosa collina dell’Areopago
(roccia di Ares). Il nome della collina indicava al tempo del regime
aristocratico (VII sec. a.C.) un corpo politico che aveva compiti amministrativi
e giudiziari, nel V sec. a.C. si limitava a giudicare casi di omicidio. Sulla
cima della collina erano collocati i banchi dell’accusato (pietra
dell’Ingiuria) e dell’accusatore (pietra dell’Impudenza). L’Areopago è
legato anche alla diffusione del Cristianesimo, dato che fu lì che nel 54 d.C.
l’Apostolo Paolo parlò per la prima volta agli Ateniesi.
Ad
Ovest della sacra rocca tra due colline dedicate alle Ninfe e alle Muse si
trovava la Pnice. La zona venne usata dalla fine del VI sec. a.C. per le
adunanze dell’Ekklesia del Demos; oggi si conservano parti del Berna (tribuna)
degli oratori.
La
collina delle Muse, a Sud-Ovest dell’Acropoli, è nota anche come
collina di Filopappo. Sulla sua sommità nel 115 d.C. circa fu costruito il
monumento funebre del romano Caio Giulio Antioco Filopappo, benefattore della
città. La costruzione di una tomba principesca in un luogo pubblico e di fronte
all’Acropoli è un indizio delle nuove concezioni che prevalsero in epoca
romana.
Tra
la collina delle Muse e la Pnice si estendeva la cosiddetta Koile o Cele
(cavità), uno dei quartieri ateniesi più densamente abitati. La zona fu
fortificata nel IV sec. a.C. con una cinta che collegava la collina delle Muse e
l’idilliaca collina delle Ninfe (diateichisma).
Sulla
collina delle Ninfe si trova oggi l’Osservatorio Astronomico, una
costruzione del XIX secolo.
Zona dell'Ilisso

Nel
Neolitico attorno alle rive dell’Ilisso si concentrarono i più antichi
abitanti di Atene. Per questo motivo la tradizione ateniese collega la zona col
mito della creazione del genere umano. Secondo questo mito Deucalione, l’unico
a sopravvivere ad un tremendo diluvio, fondò presso l’Ilisso un santuario
dedicato a Zeus Olimpio (Olympieion).
In
realtà il tempio dorico di Zeus Olimpio cominciò ad essere costruito al
tempo dei Pisistratidi (VI sec. a.C.), restò però incompleto con la caduta
della tirannide nel 510 a.C. In seguito su iniziativa del re di Siria Antioco IV
Epifane (176-165 a.C.) l’architetto romano Cossutius costruì un nuovo tempio
nello stesso luogo e dello stesso tipo con colonne però in stile corinzio. Il
suo definitivo completamento fu effettuato dall’imperatore Adriano nel 131-132
d.C., il quale collocò nella cella una statua crisoelefantina di Zeus. Il
tempio aveva tre file di colonne sui lati corti e due su quelli lunghi (diptero
- triptero).
Gli
Ateniesi per onorare Adriano, che aveva abbellito e ampliato verso Est la loro
città, costruirono un arco di trionfo per accoglierlo in occasione
dell’inaugurazione del tempio (Porta di Adriano). Sul lato che dava
verso la città vecchia c’era un’epigrafe che diceva: “Qui è Atene, la
vecchia città di Teseo”, mentre sul lato opposto era riportato: “Qui è la
città di Adriano e non di Teseo”.
Ad
Adriano è dovuta anche la costruzione di un edificio nella zona dell’Ilisso
per le adunanze di tutti i Greci (Panellenion) nel quale erano adorati
Zeus Panellenios, Hera e lo stesso imperatore. Al II sec. d.C. datano anche i
resti di un edificio termale romano come anche quelli di un tempio di
Kronos e Rea (genitori degli dèi).
Nella
zona, fin dal V sec. a.C. c’erano tra l’altro un santuario di Demetra e
della Madre degli Dèi (Metroon di Agra), un tempio ionico di Artemide
Agrotera, simile al tempio di Athena Nike sull’Acropoli, un tempio di
Apollo Pizio e uno di Apollo Delfinio.
Quest’ultimo
era collegato al cosiddetto tribunale “presso il Delfinio”, dove per
primo secondo la tradizione era stato giudicato e assolto Teseo. D’altra parte
nella zona dell’Ilisso era situato secondo gli antichi il palazzo di Egeo.
La
zona idilliaca dell’Ilisso era completata dalla sorgente Calliroe che
riforniva l’antica Atene con l’acqua per le cerimonie nuziali. Si trovava
vicino all’attuale chiesa di Haghia Photinì e sgorgava fino alla metà del
nostro secolo. Lì Pisistrato costruì, oltre a quella dell’Agorà, una
seconda fontana Enneakrounos.
Plaka
- Monastiraki
Costruito
sulle pendici settentrionali dell’Acropoli, il pittoresco quartiere della Plaka
conserva ancora l’atmosfera della vecchia Atene. Le case tradizionali, i
cortili lastricati, le chiese bizantine e gli stretti vicoli resistono allo
sviluppo della città contemporanea e coesistono con i negozi turistici, i
ristoranti ed i caffè.
Di
fronte alla Porta di Adriano, l’antica città di Teseo, sollevando il peso di
migliaia di anni, dà ancora oggi la possibilità di aggirarsi nel passato
storico della capitale. In odós Lysikratous si trova la chiesa di Haghia
Ekaterini (XI-XII secolo) e all’incrocio con odós Shelley si innalza il monumento
coregico di Lisicrate. Da questo punto passava l’antica via dei Tripodi,
che ha dato il nome ad una strada della Plaka.
Un’altra
strada della zona deve il suo nome all’antico quartiere Kydathenaion. In odós
Kydathineon si trova oggi la frequentatissima piazza Philomoussou Eterias,
circondata da caffè all’aperto, souvlatzidika (sorta di rosticcerie la cui
specialità sono i souvlakia, spiedini) e ouzerì (bar dove si beve ouzo
accompagnato da spizzichini). Lì aveva sede, fin dal 1813, la “Philomoussos
Eteria”, un centro culturale dell’epoca. Più oltre, in odós Sotiros,
nell’XI-XII secolo fu costruita la chiesa del Sotiros (Salvatore) Kottaki.
La
strada più grande e centrale della Plaka è odós Adrianoù, con un carattere
preminentemente commerciale già dal tempo di Ottone. I numerosissimi negozi
turistici e le piccole botteghe unitamente alle casette pittoresche danno alla
zona un aspetto singolare.
Salendo
verso le pendici dell’Acropoli, in odós Prytaniou, risaltano la chiesa di Haghios
Nikolaos Ragavà (XI-XII secolo) e la chiesa degli Haghi Anarghyri,
metochi (possedimento) del Santo Sepolcro (XVII secolo).
Alla
metà del XIX secolo, all’estremità nord-orientale della sacra rocca, si formò
un abitato abusivo, Anaphiotika. I primi abitanti erano muratori di
Anaphi che insieme ad altri isolani si erano stabiliti nella capitale ove
c’era un’intensa attività edilizia. Il quartiere Anaphiotika conserva fino
ad oggi il suo carattere insulare e la tranquillità di altri tempi.
Ritornando
nella Plaka, odós Mnisikleous è piena di tavernette tradizionali, mentre in odós
Tholou riecheggiano le musiche delle boìtes e dei locali notturni. Più oltre,
tra vecchie dimore signorili, domina l’edificio che nel 1837 fu sede della
prima Università di Atene.
Odós
Panós conduce all’Agorà Romana, dove si trova anche l’orologio di
Andronikos Kyrrhestes. Durante la dominazione turca questo edificio fu usato
come Tekés (monastero di dervisci). Degli edifici turchi si sono conservati un
hamam (bagno turco) del XVI secolo in odós Kyrristou e un Medresè (scuola
teologica mussulmana) del XVIII secolo, che dopo la liberazione funzionò come
prigione (odós Pelopidou). L’immagine della strada è completata dalle case
del XIX secolo, come la casa Lassani (1837), oggi sede di un Museo di
strumenti musicali popolari.
In
odós Eolou si trova uno tra i primi alberghi di Atene, l’ “Eolos” (1837),
di fronte ci sono le rovine della Biblioteca di Adriano. A sinistra le strade
portano in piazza Monastiraki, che deve il suo nome alla chiesa della Pantanassa
(Katholikón del Grande Monastero - XVII secolo). Risaltano subito la stazione
della Metropolitana (XIX secolo) e la moschea Tzisdaraki (1759), mentre
l’atmosfera comincia a cambiare. Nelle strade circostanti i ritmi diventano più
veloci, dovunque ci sono negozi di articoli turistici, ceramiche, tessuti e
botteghe di rigattieri. Odós Iphestou pulsa di vita e la piazza Avyssinias dal
1910 ospita ogni domenica il mercato delle pulci.
Di
fronte all’Agorà antica e lungo la linea della metropolitana, odós Adrianoù
e la piazza con la chiesa di Haghios Philippos (XVII secolo) sono piene
di ouzerì e di caffè tradizionali. Più oltre, odós Astingos offre delle
immagini uniche con le numerosissime botteghe di ferramenta e di oggetti in
rame.
Il
movimento commerciale continua in odós Ermoù, che separa l’Atene vecchia da
quella contemporanea. Avvicinandosi a piazza Syntagmatos, in piazza Kapnikareas
si trova la chiesa omonima dell’XI secolo, dedicata alla Presentazione della
Vergine. In un’altra strada commerciale, odós Mitropoleos, nel 1842-1862 fu
costruita la chiesa metropolitana di Atene. Dietro la Metropoli c’è la
chiesetta di Haghios Eleftherios (Panaghia Gorgoe pikoos - XII secolo) e verso
la fine della strada si vede quella di Haghia Dynami (XVII secolo), seminascosta
dall’edificio del Ministero dell’Istruzione.
In
piazza Syntagmatos alla calma della vecchia Atene subentrano gli echi della
megalopoli contemporanea. Questo contrasto rende l’odierna Plaka ancora più
affascinante. Ma anche in passato la sua bellezza fu inneggiata e cantata da
Greci e stranieri. D’altronde secondo i canti popolari era la “sede degli dèi”.
Agosto
2013
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