|
Delfi è
un importante sito archeologico, nonché una storica città dell'antica
Grecia, sede del più importante e venerato oracolo del dio Apollo, assieme a Didima.
Situata nella Focide sulle pendici del monte Parnaso, a circa 130 km a
nord-ovest da Atene e a 600 m s.l.m. all'incrocio di
antiche vie di comunicazione. Nei tempi antichi si pensava che Delfi fosse il
centro del mondo, quindi era sede dell'onfalo o ombelico del mondo.
Centro
abitato già in età micenea (XI-X secolo a.C.), Delfi mostra le prime
tracce di un culto legato alla dea Terra (Gea) e al serpente Pitone a
partire dall'VIII secolo a.C.. Successivamente subentra al culto di Gea quello
del dio Apollo, detto Pizio, ossia vincitore di Pitone. Il culto si caratterizza
per la richiesta di vaticini alla sacerdotessa di Apollo, la Pizia, che emetteva
i responsi al centro del santuario, seduta su un tripode, dopo essere entrata in
trance respirando il vapore che fuoriusciva da una fessura della terra. La
tradizione vuole che Zeus avesse indicato il luogo di fondazione del
santuario nel punto in cui due aquile, fatte volare da lui, fossero atterrate
insieme. Questo punto identificava Delfi come il centro del mondo. I vaticini
della Pizia erano spesso ambigui e oscuri, come quello dato al re di Lidia Creso.
Passando
dalla leggenda alla storia, le prime testimonianze della presenza di un luogo
di culto a Delfi risalgono all'era micenea (XI-X
secolo a.C.), mentre sono
dell'inizio dell'VIII secolo a.C. quelle della costruzione di un santuario per
ospitare l'oracolo di Apollo. La letteratura greca e romana - tra gli altri,
Plinio, Piatone, Eschilo, Cicerone e Strabone - è ricchissima di descrizioni
del sito e delle profezie che vi venivano pronunciate. A consultare
la Pizia
erano condottieri, colonizzatori e semplici cittadini, afflitti da problemi di
salute o di denaro. I responsi dell'oracolo compaiono anche nei racconti
mitologici: il più famoso è quello di Edipo - cui era stato predetto che
avrebbe ucciso il padre per sposare la madre - che tentò con ogni mezzo,
invano, di sfuggire al proprio destino.
Il
nucleo più primitivo del santuario risale al VII secolo a.C. e fu più volte
ricostruito a seguito di incendi e fenomeni naturali, come i terremoti. I Giochi
Pitici cominciarono ad aver luogo tra il 591 ed il 586 a.C., ma già poco dopo
la sua fondazione il santuario era stato sede di competizioni poetiche.
Fin
dalla sua fondazione l'oracolo divenne centrale nella vita sociale e politica
dei Greci, come nel caso della Grande Colonizzazione dell'VIII-VII sec.
a.C., nella quale i responsi oracolari facevano da guida per i coloni.
Rivestendo una così grande importanza, venne fondato un ente per la
salvaguardia della neutralità dell'oracolo, chiamato Anfizionia di Delfi.
Nonostante questa precauzione, molte famiglie aristocratiche greche tentarono di
accaparrarsene i favori, come nel caso dell'incendio del 548 a.C. che distrusse
il santuario, ricostruito a carico della famiglia ateniese degli Alcmeonidi. La
stessa Anfizionia di Delfi fu spesso al centro di eventi bellici chiamati Guerre
Sacre (in totale quattro), la prima delle quali, di dubbia storicità, ebbe
luogo all'inizio del VI secolo a.C.
A partire dalla
fine delle Guerre Persiane, nel 480 a.C. (Delfi fu invasa nello stesso anno dai
Persiani, ma senza gravi danni), le città greche cominciarono a depositare
presso il santuario i propri tesori votivi, ospitati in apposite
"cappelle" chiamate thesauroi, costruite a spese della città
depositante, spesso non senza un valore propagandistico. Durante il secondo
grande conflitto della storia greca, la Guerra del Peloponneso, il santuario fu
sotto il controllo della città di Sparta.
Dal 357 al 346
a.C. si combatté la terza Guerra Sacra, che vide emergere la Macedonia come
potenza leader dell'Anfizionia di Delfi, leadership confermata
durante la quarta ed ultima Guerra Sacra (340-338 a.C.), che segnò inoltre, con
la battaglia di Cheronea del 338 a.C., la definitiva egemonia della Macedonia
sulle città greche.
Con la
battaglia di Pidna del 168 a.C., e la conseguente caduta della Grecia nel gruppo
delle province romane nel 145 a.C., Roma impiantò stabilmente la propria
influenza sul santuario, che venne ripetutamente restaurato dagli imperatori
Augusto, Domiziano ed Adriano. La diffusione del Cristianesimo minò all'origine
il prestigio del santuario apollineo, fino alla sua definitiva chiusura da parte
dell'imperatore Teodosio nel 394 d.C. (già nel 391 erano stati aboliti i culti
pagani).
Nonostante
le sue vicende fossero scritte in tutte le opere degli antichi scrittori greci
per molti secoli Delfi venne dimenticata, persino nella sua ubicazione. Solo nel
1436, in età umanistica, Ciriaco d'Ancona la ritrovò, nel corso
dei suoi viaggi alla ricerca delle testimonianze dell'epoca classica.

Mitologia
Il
fondatore di Delfi è il mitico re Delfo figlio di Poseidone e Melanto,
per giacere con lei il dio dei mari si trasformò in un delfino il cui nome ha
un evidente richiamo. Tuttavia il mito proprio di Delfi e dell'oracolo proviene
dall'intervento di Apollo contro il drago-serpente Pitone figlio di Gea.
Apollo decise di ucciderlo in quanto aveva insidiato sua madre Latona mentre
era incinta di lui. Egli viveva nel monte Parnaso e Apollo con le sue frecce lo
fece fuggire a Delfi che prendeva il nome da Delfine il drago-compagna
di Pitone. Apollo lo inseguì anche nel tempio. La Madre Terra, oltraggiata,
chiese l'intervento di Zeus che non soltanto ordinò ad Apollo di farsi
purificare a Tempe, ma istituì i giochi pitici in onore di
Pitone, costringendo Apollo a presiederli per penitenza. Apollo, dopo essersi
purificato andò a cercare il dio Pan,da cui ottenne i segreti dell'arte
divinatoria, divenendo il protettore e creatore dell'oracolo delfico
costringendo la sacerdotessa, detta pitonessa o Pitia, a servirlo.
L'impresa di Apollo poi gli meritò l'appellativo di Pizio o Pitico.
Secondo
un'altra versione Apollo saltò su una nave sotto forma di delfino e la condusse
a Crisa, porto di Delfi. Qui saltò dritto al tempio in forma di giovane
consacrando i Cretesi che facevano parte dell'equipaggio come sacerdoti.
Sempre
da Apollo proviene il mito della fonte Castalia che era una ninfa
degli alberi e viveva nel monte Parnaso, Apollo la insidiò e lei si gettò dal
Parnaso venendo trasformata in fonte. La suddetta fonte poi divenne celebre come
luogo di ispirazione dei poeti.
Delfi
è anche il luogo in cui vennero seppelliti i resti di Zagreo, divinità
figlia di Persefone e Zeus fatta a pezzi dall'invidia dei Titani.
Qui è presente anche l'onfalo sia come che come concetto legato al mito,
perché la città era considerata l'ombelico del mondo. L'onfalo era la pietra
fatta ingoiare da Rea a Crono nascondendo così Zeus che
divenuto adulto nell'intento di liberare i fratelli ingoiati dal padre fece bere
una bevanda che lo fece vomitare. Oltre ai titani Crono sputò l'onfalo che
cadde a Delfi.
Flegias,
la cui figlia Coronide fu sedotta e messa incinta da Apollo, per
vendicarne poi la successiva morte tentò di incendiare il tempio di
Apollo. Questo gesto non venne però perdonato tanto che il dio, dopo averlo
crivellato di frecce, lo scaraventò nel Tartaro.

Significato
religioso
Il
nome Delphò deriva dalla stessa radice di delphýs, "utero"
e potrebbe indicare la venerazione arcaica di Gaia nel sito. Apollo
è collegato al sito dal suo epiteto Delphìnios, "il delfico".
L'epiteto è collegato ai delfini nell'Inno omerico ad Apollo, che narra la
leggenda di come Apollo venne per la prima volta a Delfi sotto forma di un delfino,
portando sulla schiena i sacerdoti di Creta. Il nome omerico dell'oracolo
è Pyth. Un'altra leggenda sostenne che Apollo si recò a Delfi da nord e
si fermò a Tempe, una città della Tessaglia, per raccogliere il lauro (noto
anche come albero della baia) considerata una pianta sacra. Per commemorare
questa leggenda, i vincitori dei Giochi pitici ricevevano una corona
di alloro colta nel Tempio stesso.
Delfi
divenne il sito di un importante tempio di Apollo di Febo, così come i giochi
pitici e il famoso oracolo preistorico. Anche dell'epoca romana rimangono
centinaia di statue votive, descritte da Plinio il Giovane e viste da Pausania.
Scolpite nel tempio c'erano tre frasi: conosci te stesso - nulla in eccesso -
impegnati e il male ti sarà vicino.
Nell'antichità,
l'origine di queste frasi fu attribuita a uno o più dei Sette Saggi della
Grecia da autori come Platone e Pausania. Inoltre, secondo il
saggio di Plutarco sul significato della "E di Delfi" -
l'unica fonte letteraria per l'iscrizione - c'era anche un'iscrizione (nel
tempio) di una grande lettera E. Tra le altre cose, epsilon corrisponde al
numero 5. Tuttavia, studiosi antichi e moderni hanno dubitato della legittimità
di tali iscrizioni. Secondo una coppia di studiosi: l'effettiva paternità
delle tre massime installate sul tempio di Delfi può essere lasciata incerta,
molto probabilmente erano proverbi popolari, che in seguito sarebbero stati
attribuiti a saggi particolari.
Secondo
l'inno omerico all'Apollo Pitico, Apollo lanciò la sua prima freccia come
fanciullo che effettivamente uccide il serpente Pitone, il figlio di Gaia, che
custodiva il luogo. Per espiare l'omicidio del figlio di Gea, Apollo fu
costretto a volare e spendendo otto anni in servitù prima che potesse tornare
espiato. Ogni anno veniva organizzata una festa, la Septeria, in cui veniva
rappresentata l'intera storia: l'uccisione del serpente, il volo, l'espiazione e
il ritorno del dio.
I
Giochi Pitici avevano luogo ogni quattro anni per commemorare la vittoria di
Apollo. Un altro festival di Delfi era la Teofania, un festival annuale in
primavera che celebrava il ritorno di Apollo dai suoi luoghi invernali a
Iperborea. Il culmine del festival era un'esibizione di un'immagine degli dei,
di solito nascosta ai fedeli presso il santuario.
La Theoxenia si
teneva ogni estate ed era incentrata su una festa per "dèi e ambasciatori
di altri Stati". I miti indicano che Apollo uccise il serpente ctonio
Pitone, Pythia nei miti più antichi, ma secondo alcuni conti
successivi sua moglie, Pizia, che viveva accanto alla sorgente
Castalia. Alcune fonti dicono che egli uccise Pitone perché aveva tentato di
violentare Leto mentre era incinta di Apollo e Artemide.
Questa
sorgente scorreva verso il tempio ma scompariva di sotto, creando una fessura
che emetteva vapori chimici che favorivano l'oracolo a Delfi in grado di
rivelare le sue profezie. Apollo uccise Pitone ma dovette essere punito per
questo, in quanto figlio di Gea. Il santuario dedicato ad Apollo era
originariamente dedicato a Gea e condiviso con Poseidone. Il nome
Pizia rimase come titolo dell'Oracolo di Delfi.
Erwin
Rohde scrisse che il Pitone era uno spirito terrestre, che fu conquistato da
Apollo e sepolto sotto l'onfalo, e che si tratta di una divinità che erige un
tempio sulla tomba di un altro.
Sito
archeologico superiore
|

- Pianta
del sito di Delfi:
- Periodo
arcaico
- Periodo
classico
- Periodo
ellenistico
- Periodo
romano
1.
Tempio di Apollo - 2. Altare di Apollo (Altare di Chio) -
3. Halos - 4. Bouleuterion - 5. Pritaneo - 6. Teatro
7.
Santuario di Dioniso - 8. Santuario di Gea - 9. Santuario
di Neottolemo - 10. Lesche degli Cnidi - 11. Stoà degli
Ateniesi
12.
Stoa di Attalo - 13. Stoà degli Etoli - 14. Tesoro degli
Ateniesi - 15. Tesoro dei Sifni - 16. Tesoro di Sicione
17.
Tesoro degli Eoli - 18. Tesoro dei Beoti - 19. Tesoro
degli Cnidi - 20. Tesoro di Corinto - 21. Tesoro di Cirene
22.
Tesoro dei Megaresi - 23. Tesoro della Potidea - 24.
Tesoro dei Tebani - 25. Roccia della Sibilla Delfica
26.
Colonna di Prusia II e Altare votivo di Siracusa - 27.
Colonna di Emilio Paolo - 28. Colonna di Naxos
29.
Colonna serpentina di Platea - 30. Daochos votivo o Monumento
dei Tessali - 31. Monumento di Krateros
32.
Carro di Rodi - 33. Esedra dei Re di Argo - 34. Esedra
degli Epigoni - 35. Altare votivo di Taras
36.
Altari votivi di Atene, Arcadia, Argo e Sparta - 37. Toro di
Corcira - 38. Muro del Temenos - 39. Agorà romana
40.
Via sacra - 41. Sentiero per lo Stadio
|
Il
complesso degli scavi si snoda lungo una via principale lastricata detta Via
Sacra, che sale dalla fonte Castalia lungo il pendio del monte
Parnaso.
Al
principio della Via Sacra sono ancora visibili i resti di tombe e simulacri d'età
romana, testimonianza degli interventi che il santuario subì da parte degli
imperatori romani dal I secolo a.C. al II secolo d.C.
Salendo
si incontrano le prime importanti vestigia di fattura greca, in particolare i
resti dei thesauroi votivi delle città greche. Sebbene per la maggior
parte non restino altro che le fondazioni, sono da segnalare due eccezioni: il Tesoro
dei Sifni, ricostruito con copie dei materiali originali (i materiali autentici
si trovano all'interno del Museo), e il Tesoro degli Ateniesi, ricostruito
quasi completamente con i materiali originali.
Il
Tesoro dei Sifni (proveniente appunto dalla città di Sifno), costruito nel
530-525 a.C., era un tempietto ionico distilo in antis con due cariatidi in
sostituzione delle colonne tra i muri laterali del pronao; offre sul lato nord
(quello rivolto alla Via Sacra percorsa dal pellegrino che andava in cerca del
responso dal dio della sapienza e delle arti) un importante fregio con la
rappresentazione di una drammatica battaglia fra gli dei e i Giganti.
Nella
parte più alta del sito si trova lo Stadio di Delfi, uno degli stadi
meglio conservati della Grecia.

Tempio
di Apollo
Il Tempio
di Apollo a Delfi era un complesso religioso risalente al IV
secolo a.C. famoso per il suo oracolo.
Il
tempio, di ordine dorico e periptero, venne edificato sui resti
di un tempio anteriore, eretto nel VI secolo a.C., che a sua volta venne
eretto nella stessa posizione di un altro del VII secolo a.C. La sua costruzione
è attribuita agli
architetti Trofonio e Agamede.
Nel
secolo VI a.C. era conosciuto come il "Tempio degli Alcmeonidi"
in tributo alla famiglia ateniense che aveva finanziato la sua ricostruzione
dopo che un incendio aveva distrutto la sua struttura originale. Il nuovo
edificio era un tempio di stile
dorico esastilo di
6 x 15 colonne che venne poi distrutto nell'anno 373 a.C. Le sculture del
frontone sono attribuite a Praxias e Androstene, ateniensi. Di
una proporzione simile, il secondo tempio mantenne il modello 6 x 15 colonne
nello stilobate. Dentro vi stava l'adyton, il centro dell'oracolo e il
sedile della Pizia. Il monumento è stato restaurato in parte nel 1938.
Sopravvisse
fino al 390 d.C., anno in cui l'imperatore cristiano Teodosio I, fece
tacere l'oracolo con la distruzione del tempio e la maggior parte delle statue e
opere d'arte in nome del cristianesimo. Il santuario fu completamente
distrutto dai cristiani zelanti della loro fede, nel loro tentativo di
cancellare ogni traccia di paganesimo.

Sul
lato orientale del massiccio del Parnaso, a nord del Golfo di Corinto,
sorge il Tempio di Apollo. Il Parnaso, la montagna scavata da profonde gole
inaccessibili, era considerato dai tempi più remoti la sede delle Muse.
Da
un lato del Parnaso, ai piedi delle vette del Fedriade ("i
Brillanti"), che dominavano Delfi, scorreva il torrente che alimentava la
fonte di Castalia. Nelle acque di questa fonte i pellegrini dovevano fare il bagno
in un rituale di purificazione, prima di entrare nel tempio per consultare
l'oracolo di Apollo. Secondo l'Inno omerico di Apollo Pizio, il dio
arrivò:
«sotto
gli anfratti Parnàsi edifica, in Crisa, il tuo tempio. [...]
qui recheranno in silenzio le offerte al Signor dei peàni
l’inclite dei mortali tribù: nel tuo cuore godendo,
i sacrifici da quanti dimoran lì presso tu avrai.
La
gola attraverso cui scorreva il fiume Pleistos, lasciò il posto al vasto
complesso archeologico dell'antica Delfi.
Prima
che il culto di Apollo fosse fondato a Delfi, una divinità femminile, Gea (la
Terra), regnava come dea-serpente.
Secondo
il mito narrato nell'Inno omerico di Apollo, un drago (secondo
alcune fonti Gea, secondo altri sua figlia Themis) viveva a Delfi accanto alla fonte
Castalia.
«E
presso scorre il fonte dall’acque bellissime, dove
il Dio figlio di Giove dall’arco d’argento, trafisse
la Dragonessa grande, gigante selvaggio prodigio,
che tanti danni recava degli uomini all’agili greggi,
e tanti a loro stessi: ché era un cruento flagello.
A questa Era, la Diva dall’aureo trono, una volta,
Tifone, orrendo mostro crudele affidò, per nutrirlo.
Tifone,
nella mitologia greca, personificava i terremoti e le eruzioni vulcaniche.
Apollo lo uccise e lasciò che il brillante Iperione (il Sole) lo
mutasse in pitone. Da qui il nome di Pythium con il quale
è stato anche designato il dio.
Ucciso
il mostro, Apollo fermò i tentativi di Gea di conservare la
supremazia del luogo sacro, diventandone padrone assoluto, non senza aver
lasciato la regione per un certo tempo onde purificare il delitto.
Una
versione del mito racconta che giunse un gruppo di persone di Cnosso,
arrivati per nominare i chierici del loro oracolo nei pressi di Crisa, la
città che per un certo periodo aveva prevalso su Delfi.

STORIA
DEL TEMPIO
Epoca
neolitica
- L'occupazione
del luogo di Delfi risale al Neolitico, tra il VI e il V millennio a.C.
Nelle vicinanze del santuario di Atena Pronaicos, del santuario di Hermes e ad
ovest del tempio di Apollo sono stati trovati dei resti di utensili in pietra.
Intorno a questo santuario, che appare dalle origini come il cuore di Delfi,
sono stati anche scoperti dei frammenti di ceramica risalenti al periodo
dell'Antico Elladico (3000-2000 a.C.) e del medio elladico (2000 a.C.-1600
a.C.) a sud e ad est del tempio.
Periodo
miceneo -
Fino
al recente periodo elladico (o periodo miceneo), sembra che non ci siano
stati nel sito più che capanne di pastori fatte con legno e rami. Non ci sono
prove che ci fosse allora un luogo di culto o un santuario oracolare. Sembra che
le leggende della fondazione sorgano in questa epoca, narrando Diodoro
Siculo della presenza di pastori.
Pausania riprende
una vecchia credenza secondo la quale ci sono stati quattro templi prima
dell'epoca classica, nello stesso luogo in cui è stato costruito quello di
Apollo del IV secolo a.C.:
-
Il
primo, costruito con rami di alloro portati dalla valle di Tempe,
nella Tessaglia settentrionale, simulando una collina. Tra il medio o
l'antico periodo elladico.
-
Il
secondo, allevato dalle api con cera e piume. Sarebbe un edificio a nido d'ape,
simile alle tombe a tholos di Micene.
-
Il
terzo, di bronzo, eretto dal dio Efesto. Potrebbe essere collegato a un
santuario ornato in bronzo del XIII secolo a.C..
-
Il
quarto, in pietra, costruito dai leggendari architetti già menzionati,
originari di Orcomeno, in Beozia, contemporanei della guerra di
Troia. Dovrebbe essere collocato nell'ultima parte del periodo miceneo o nel
cosiddetto periodo geometrico, vale a dire dal XII al X secolo a.C.
Gli
scavi hanno permesso di scoprire attorno agli edifici a forma di abside
rettangolare del tempio Apollo risalenti al XIII e XII secolo a.C. Si suppone
che al posto del tempio vi fosse un mégaron, o residenza del capo della
città, ma non vi è alcuna documentazione archeologica. Altre tombe sono state
trovate ad ovest del santuario, verso Marmaria. Ed è qui che sono state trovate
le tracce più concrete della presenza di un luogo di culto. Sembra che vi fosse
un santuario dedicato all'Atena pre-ellenica, perché Gea doveva avere
il suo culto nel luogo in cui si trova il tempio di Apollo. Le costruzioni erano
in pietra e mattoni.

Sono
state ritrovate molte statuette di sacerdotesse o di divinità. Una delle più
importanti è di una donna nuda, seduta su un treppiede con le gambe divaricate.
È la prima testimonianza della presenza di una profetessa nell'abisso
oracolare. Il numero di idoli e in particolare di figure di tori che si trovano
nelle fondamenta del Tempio di Apollo, ci permette di supporre che fosse già un
luogo di culto, piuttosto che il quartier generale di un capo. Nello stesso
luogo è stato un frammento di rhyton, contenitore che termina a testa di
leone, di origine cretense. La costruzione è quella del preistorico Pitone.
La
ceramica prova che ci sia stata continuità di occupazione durante il cosiddetto medioevo
ellenico, corrispondente in termini archeologici a quella submicenea (1100-1025
a.C.), la protogeometrica (1025 - 900 a.C.) e l'inizio di quella geometrica, che
va dal 900 al 700 a.C. Si pensa che il culto di Apollo arrivò nel santuario in
questi secoli, ma senza sostituire un dio antico,
chiamato Peana.
Inoltre, è sconcertante notare che le restanti tracce del culto di Apollo
delfico in tempi storici si trovano solo a Creta, e quindi sarebbe da dove
Apollo si mosse secondo il mito per giungere a Delfi in epoca micenea.
Ai
tempi di Omero, nell'VIII secolo a.C. al più tardi, Apollo regnò a
Delfi e nell'Odissea vediamo che Agamennone consulta l'oracolo di
"Febo Apollo della buona Pizia", che ci conduce alla fine del periodo
miceneo, sebbene possa benissimo essere un anacronismo. Indubbiamente, è quando
Delfi entra nella anfizionia di Antela, vicino alle Termopili,
il cui centro era il santuario di Demetra Pilaia. L'afizionia era una
confederazione di città greche, di carattere religioso, attorno a un santuario.
Il
santuario si caratterizzò nel VII secolo a.C. per un sostegno d'un cratere
argenteo che Aliatte II re di Lidia aveva donato al
santuario
di Delfi, realizzato da Glauco di Chio e ricordato da Erodoto (I,
25) che lo descrive costituito da pezzi saldati in modo da formare una specie di
piramide tronca e collegati con traverse sbalzate e cesellate disposte su
ciascun lato come i gradini di una scala.
Epoca
storica -
Nell'anno 600
a.C. scoppiò la prima guerra sacra durata dieci anni. Il popolo
di Cirra, il porto con cui molti pellegrini andarono a Delfi, impose loro
tariffe così onerose da danneggiare i delfi, a tal punto che l'anfizionia
dichiarò guerra a Cirra. Dopo lunghe e incerte lotte, Cirra fu distrutta e il
suo territorio fu confiscato a beneficio del santuario. I delfi rimasero come
proprietari dell'oracolo, l'anfizionia assunse l'amministrazione del santuario.
Nel 548
a.C. l'antico tempio di Trofonio e Agamede venne bruciato. Un
altro fu costruito con grandi mezzi, che fu completato
nel 510 a.C.
Al
tempo delle Guerre persiane, l'oracolo fu così pessimista da essere stato
accusato di essere filo-persiano. Nel 480 a.C.,
i persiani inviarono
truppe cercando di arrivare a Delfi con l'intento di distruggerla per punire i
Greci e gli Ateniesi, ma furono messi in fuga da una violenta tempesta.
I focesi occuparono
il santuario nel 448 a.C. con l'aiuto degli Ateniesi, e questa fu
la causa della seconda guerra sacra. L'intervento spartano dell'anno
successivo non ha impedito ai focesi di mantenere la supremazia politica di
Delfi, grazie all'aiuto di Pericle. Fino
al 421 a.C., dopo
la pace di Nicia, nel mezzo della guerra del Peloponneso, Delfi non
recuperò la sua indipendenza.
La
valanga di rocce dei monti Fedriades, a seguito di un terremoto, distrusse in
parte il tempio, la cui ricostruzione non ebbe inizio fino all'anno 369
a.C. I focesi scatenarono la terza guerra sacra nel 346 a.C.,
occupando Delfi e trincerandosi lì. Rimasero come proprietari dell'oracolo per
10 anni.
Nel 352
a.C. circa, riprendono le opere di ricostruzione del tempio. Espulsi da Filippo
II di Macedonia, i focesi furono costretti a pagare un gravoso risarcimento e
persero i loro voti nell'anfizionia, dove entrò Filippo, che aveva incluso la Macedonia nell'anfizionia.
La quarta
guerra sacra ebbe inizio nel 339
a.C. I locresi di Anfipoli,
che avevano coltivato la piana di Cirra, pretendevano di far pagare una tassa ai
pellegrini. Nel 328 a.C., Filippo II intervenne e pose fine a
quest'ultima guerra sacra con la sconfitta dei locresi. Tutti questi incidenti
hanno impedito il restauro del tempio che non è stato concluso fino al 330
a.C.
L'espansione
dei Celti, che si stabilirono a nord dei Balcani nel IV secolo a.C.,
costituendo una minaccia per la Grecia. La Macedonia li ha tenuti a bada, ma nel 280
a.C. le lotte interne dell'antico regno di Macedonia di Filippo e Alessandro hanno
indebolito questo scudo ellenico.
I
Celti, che nei testi greci sono
denominati gálata,
nell'anno 279 a.C. sconfissero i macedoni uccidendo Tolomeo
Cerauno. La strada per la Grecia era diretta. I Celti calarono in Tessaglia sotto Brenno,
raggiunsero le Termopili; dove inizialmente furono contenuti e quindi
ritirati. Questa campagna si svolse in inverno, con il nevoso Parnaso. Queste
condizioni climatiche, insieme al supporto degli Etoli e dei focesi,
hanno salvato il tempio. Brenno, ferito, si ritirò dal combattimento. La
leggenda narra che Atena e Artemide intervennero nella battaglia, e che le
pietre cadute dal Parnaso, gettate senza dubbio dai greci stanziati sulle
alture, seminarono il panico tra i Galati. Prima di andare ritirarsi,
saccheggiarono i templi della Marmaria.
Per
tutto il III secolo a.C. e fino al 168 a.C., il santuario era
controllato dalla Lega Etolica. Un'epoca ancora importante per il santuario di
Apollo, grazie soprattutto ai doni dei re di Pergamo, che costruirono anche
un portico, come per gli Etoli. Nel 167 a.C., i Romani, dopo la
vittoria su Perseo, il loro ultimo re, fecero della Macedonia una provincia
e controllarono Delfi.
Nel 86
a.C., mentre Silla guerreggiava contro Mitridate, re del Ponto in Asia
Minore, i delfici erano costretti a consegnare le offerte in oro per finanziare
le loro campagne. Nel 83 a.C., un popolo della Tracia, i Maedi,
saccheggia il santuario e brucia il tetto.
Sotto
la protezione di Augusto, il tempio ha recuperato un po' di importanza,
nonostante i saccheggi subiti nel primo secolo, c'erano ancora nel santuario
3.000 statue. Nerone, nel 67, ritirò quasi 500 statue e divise la piana di
Cirra tra i suoi legionari. Il tempio fu restaurato nell'87 sotto l'imperatore Domiziano.
Nel II
secolo, gli Antonini, specialmente Adriano, furono i veri benefattori del
santuario. Il suo contemporaneo, Erode Attico, un ricco nativo greco di Maratona e
amico di Adriano, fece costruire a sue spese i gradini di pietra dello stadio.
D'altra parte, l'oracolo era in pieno declino. In precedenza, erano le città
che venivano a consultarlo, ora erano i privati a sollevare i loro problemi
personali.
Sebbene
i delfici eressero due statue in onore di Costantino I (306–337),
quest'ultimo spogliò il santuario e prese il tripode di Platea (consacrato dopo
la battaglia nel 479 a.C.) per decorare la sua nuova capitale, Costantinopoli.
L'imperatore
romano Giuliano (361–363)
tentò invano di dare una certa vita al tempio, che fu chiuso nel 394 dopo
l'editto di Teodosio, che vietava le sette considerate pagane. Poi a Delfi, fu
istituito un vescovo e nel secolo successivo fu costruita una basilica a ovest
del santuario abbandonato.
IL
TEMPIO
I
tre templi storici -
Il
tempio più antico, distrutto da un incendio nel 548 a.C., fu opera dei
leggendari architetti: Trofonio e Agamede. Fu sostituito da quello ordinato
dalla famiglia ateniese degli Alcmeonidi, alla fine del VI secolo
a.C. ma
crollò dopo un violento terremoto nel 373 a.C. Tra il 373 a.C. e 340
a.C., venne costruito l'edificio, di cui si possono vedere i resti.
L'ultimo
tempio (IV secolo a.C.) -
Costruito
in stile dorico, aveva sei colonne di tufo sul davanti e quindici sui lati. Vi
si accedeva da tre gradini. La parte meridionale era sostenuta da un muro, che a
sua volta poggiava su una terrazza inferiore sostenuta da un muro poligonale. Su
questa terrazza, tra gli altri edifici, vi era probabilmente la sede della Pizia.
Nella stanza sotterranea del tempio (l'adyton), dove si trovava l'onfalo e
sgorgava l'acqua della fonte Castalia, la sacerdotessa di Apollo
pronunciava i suoi oracoli sibillini, che i sacerdoti interpretarono e
trascrissero.
Descrizione
del tempio -
Il tempio di Apollo poggia a nord nella roccia e a sud e a
ovest su sostruzioni grandiose a filari regolari. Lo stilobate presenta 3
gradini di calcare bluastro di Haghios Ilias. Il tempio è di ordine
dorico, periptero esastilo (m 60,32 × 23,82), con 15 colonne sui
lati lunghi con pronao e opistodomo in
antis. Nel pronao vi erano i motti dei Sette Savi e vi era
anche una statua di Omero; nella cella si conservavano inoltre l'altare di Poseidone,
le statue delle Moire, di Apollo Moiragètes, il focolare con
il fuoco perpetuo, la sedia di Pindaro, in ferro (su cui il poeta aveva
recitato le sue poesie).
Nel
pronào del santuario erano riportate delle massime di sapienza: "Niente
eccessivamente", "La certezza porta rovina", ed il celebre motto
"conosci te stesso" e che sarà poi fatto proprio da Socrate.
All'interno del recinto erano presenti delle statue, tra le quali due scolpite
da Patrocle di Crotone.
L’adyton rispetto
alla solita collocazione dei templi greci era posto in posizione ipogea. Si
accedeva da un tunnel laterale al tempo e si giungeva in una sorta di cripta che
conteneva l'omphalòs, le due aquile di Zeus, un Apollo dorato,
il sarcofago di Dioniso e il tripode della Pizia; accanto all'àdyton vi
era l'oikos
dove sostavano quelli che interrogavano l'oracolo. Sull'architrave erano infissi
a est gli scudi presi a Platea ai Persiani, a ovest e a sud
quelli presi ai Galli. All'interno vi era anche una fonte di acqua, la
Kassotis, con cui la Pizia, i sacerdoti e chi richiedeva gli oracoli si
dissetavano.
La
via sacra
- La
Via Sacra era la strada principale del gruppo di edifici che formavano il
Santuario di Delfi. Cominciava nell'angolo sud-est del recinto sacro, per
arrivare, per mezzo di un sentiero a serpentina di circa 400 m, all'ingresso del
Tempio di Apollo.
Era
largo circa 4 o 5 metri ed era fiancheggiata su entrambi i lati da monumenti
votivi e tesori, ordinati per essere costruiti dalle città greche e per
proteggere le offerte dei loro abitanti.
I
donatori, con queste manifestazioni di ricchezza e potere, intendevano
dimostrare la loro venerazione e il riconoscimento del dio, e costituivano la
testimonianza più eloquente dell'individualità, della rivalità e della
divisione del mondo greco antico. Un esempio: gli Spartani, per celebrare la
vittoria sugli Ateniesi alla fine della Guerra del Peloponneso (431-404
a.C.), costruirono un ex voto dedicato ai loro ammiragli che
sconfissero il nemico nella decisiva battaglia di Egospotami, proprio di
fronte al monumento che aveva commemorato il trionfo degli Ateniesi sui Persiani
a Maratona.


Pag.
2
|