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Tempio
di Roma ed Augusto (10)
È
un edificio romano della fine
del I sec. a.C., dedicato a Roma
e ad Augusto. È costituito da
un colonnato circolare con nove
colonne ioniche.
Santuario
di Pandione (11)
Il santuario
di Pandion o Pandione era
un recinto sacro posto
al termine della via sacra
dell'Acropoli di Atene, appena a
sud-est del muro costruito da
Cimone (471 a.C.).
Era
un heroon (luogo
sacro dell'eroe) dedicato a Pandione, leggendario re di Atene, e
alle feste che si tenevano in
suo onore. Il primo santuario
risale probabilmente al primo
periodo classico, ma fu
sostituito da uno nuovo intorno
al 430 a.C.
Si
trattava di un recinto
rettangolare a cielo aperto, di
40 m x 17,5 m,
separato in due parti da un
muro: il santuario propriamente
detto a ovest e ad est l'ergastérion o
officina, probabilmente
utilizzato da diversi artigiani
che lavorano
nell'Acropoli.
Era
raggiungibile attraverso un
ingresso a propylon
situato sul lato ovest e vi si
innalzava una statua dell'eroe
ateniese.
Le
fondazioni della costruzione
furono rinvenute durante gli
scavi per la costruzione del Museo
dell'Acropoli (1865-1874),
un edificio costruito nella
parte orientale dell'Acropoli,
chiuso nel 2007 per ricollocare
la sua collezione all'interno
della nuova sede ai piedi
dell'Acropoli, inaugurata nel
2009.
Santuario
di Zeus Polieus (12)
Sull’Acropoli
non poteva naturalmente mancare
un santuario di Zeus, il primo
tra gli dèi. Divinità celeste
per eccellenza, collegata a cime
di monti, fu adorata nel punto
più alto dell’Acropoli.
Il santuario
di Zeus Polieus era un santuario a
cielo aperto nell'Acropoli
di Atene edificato
in età arcaica e dedicato al
culto di Zeus Polieus.
Era situato a est dell'Eretteo,
a circa 10 metri di distanza a
nord-est dall'angolo del Partenone.
Nel
piccolo tempietto di Zeus si
svolgeva una cerimonia di
difficile interpretazione, le
Dipolie. Durante questa
cerimonia i fedeli lasciavano un
bue libero di pascolare e lo
uccidevano sull’altare con
un’ascia. Dopo il sacrificio
dell’animale processavano
l’ascia, fatto questo che
costituisce molto probabilmente
una sopravvivenza di usi e
costumi preistorici.
Rimane
ben poco delle sue fondazioni e
le sue scarse testimonianze
archeologiche sono aperte a
interpretazioni. Le
informazioni sulla sua esistenza
provengono soprattutto da fonti
letterarie. Aveva una pianta trapezoidale circoscritta
da muri, con due diversi
cortili.
Fu realizzato con marmo
dell'Acropoli. Si ritiene che la
zona orientale del santuario
ospitasse i buoi per le annuali Bufonie
o sacrificio del
bue, all'interno delle Dipolie,
le feste in onore di Zeus
Polieus. L'ingresso principale
era dotato di un frontone.
Il
santuario fu ristrutturato nella
seconda metà del V
secolo a.C.
A
poca distanza, tra il santuario
e l'Eretteo, si ergeva un altare imponente,
identificato con quello
di Atena Poliàs.
“Archeos
neós” di Athena (13)
L'antico
tempio di Atena Poliàs fu
un tempio greco arcaico.
Fino alla sua distruzione da
parte dei Persiani nel 480
a.C., fu il santuario di Atena Poliàs (o Poliade), la divinità protettrice della città
di Atene,
e venne in seguito rimpiazzato
come casa della divinità dal
Partenone. Si trovava al centro
del pianoro dell'Acropoli,
probabilmente sui resti di un
palazzo miceneo. Fu
dissotterrato nel 1885. Oltre
alle sue fondazioni in situ, sono stati rinvenuti
numerosi elementi architettonici
di ordine dorico appartenenti
alle sue diverse fasi di
costruzione. Il complesso è
talvolta descritto come
"fondazioni Dörpfeld",
dal nome dell'archeologo Wilhelm
Dörpfeld che per primo lo
identificò e lo studiò, e fu
anche soprannominato archaiòs
naòs, ovvero «tempio
antico».
Le fondazioni suggeriscono
la seguente descrizione di base:
il tempio misurava 21,3 per
43,15 metri, con un orientamento
est-ovest. Era circondato da una peristasi di
6 per 12 colonne. La distanza
tra gli assi delle colonne era
4,04 m, ridotta di 0,31 m agli
angoli. Lo stilobate era
leggermente curvo, sebbene
rimanga incerto se questo
valesse anche per la
sovrastruttura. Nel pronao e nell'opistodomo due
colonne ciascuna si trovavano
tra due corte ante.
La cella era molto
corta, in effetti quasi
quadrata, e suddivisa in tre navate da due file di tre colonne ciascuna. Il retro del tempio era suddiviso
in un ampio opistodomo
rettangolare seguito da una
coppia di camere per lato. Le
fondazioni erano composte di
diversi materiali e costruite
con varie tecniche. Mentre le
parti portanti e i sostegni
interni erano realizzati in
pietra calcarea azzurra
dell'Acropoli, le fondazioni
della peristasi circostante
erano di calcare locale poros.
Sovrastruttura e parti
decorative appaiono a loro volta
costruite con vari materiali,
tra cui poros e marmo
pario.
A
causa di queste variazioni, la
ricostruzione della storia
architettonica del tempio rimane
controversa. Wilhelm Dörpfeld
assume che la struttura
originale fosse un tempio doppio in
antis risalente
a circa il 570 a.C. ed esteso con l'aggiunta della peristasi sotto Pisistrato,
tra il 529 e il 520 a.C. Quest'idea
ha portato a una suddivisione
delle fondazioni in una
struttura interna più piccola
nota come H-Architektur ("architettura
ad H") e considerata la
parte più antica dell'edificio,
seguita da una struttura tuttora
descritta come l'"antico
tempio di Atena", che
incorpora la H-Architektur così
come la peristasi.
L'H-Architektur viene
considerata circa del 570
a.C. Sulla base delle sue dimensioni, sono stati attribuiti ad essa
elementi architettonici come la sima dritta e quella diagonale di marmo pario, capitelli nonché un geison raffigurante
uccelli in volo, di poros.
Ulteriori elementi attribuibili
alla prima struttura per
dimensioni e stile sono le metope di
marmo pario, i frontoni
monumentali di poros raffiguranti
leoni che lottano e la figura
"dal triplice corpo"
sulla destra. È
inoltre attribuito alla
struttura iniziale un gruppo di capitelli molto
tozzi e ampi, con un ampio echino,
suggerendo che avesse una
peristasi esastila.
L'antico
tempio di Atena come struttura
separata viene spesso datato
all'incirca al 510/500 a.C. Le
sue dimensioni sono identificate
come quelle della totalità
delle fondazioni scavate da Dörpfeld.
Funzioni attribuite ad essa
sono: trabeazione e
sima di marmo pario, capitelli
in poros con un
echino più ripido, un fregio marmoreo raffigurante una processione e doccioni in marmo in ciascuno dei quattro angoli, a forma di leoni e teste di
arieti. Le sculture dei
frontoni, ora autoreggenti per
la prima volta, raffiguravano
una gigantomachia nella
parte orientale e una scena di
leoni che uccidono un toro ad
occidente. Della gigantomachia
si sono conservate parti delle
figure di Atena, di Zeus e di un nemico cadente.
Il
tempio, che conteneva l'antico xoanon o
statua lignea di Atena, che si
riteneva fosse caduta dal cielo,
fu distrutto nel sacco persiano
del 480 a.C. Rimane controverso
se fosse seguito un parziale
restauro. Erodoto menziona
un mégaron rivolto
a occidente sull'Acropoli.
Questo riferimento, così come
una struttura elencata in
un'iscrizione sono
state interpretate come la prova
che l'opistodomo del Tempio
Antico era rimasto in piedi
durante il quinto secolo. Senofonte afferma
che l'antico tempio di Atena
bruciò nel 406/405 a.C., ma con
questo potrebbe anche fare
riferimento all'Eretteo, che
aveva assunto le funzioni del
Tempio Antico e ospitava il xoanon.
A partire dal IV secolo
a.C. non vi sono
riferimenti possibili al Tempio
Antico, Pausania non
era a conoscenza della sua
esistenza.
La
sua funzione venne in seguito
assunta dall'Eretteo, iniziato nel 421 a.C.
- Eretteo
(15)

Nel
lato settentrionale
dell'Acropoli si erge l'Eretteo,
che colpisce con la sua grazia
ed eleganza attica. E' il luogo
più sacro dell'Acropoli dove si
incontrano i culti di mnolti
dei, come Gea, Efesto, Athena e
Poseidone, e di eroi, come
Cecrope, Eretteo e Bute.
La
moltitudine di divinità e di
eroi lì adorati come pure la
grande differenza altimetrica
del suolo erano problemi
particolarmente difficili a cui
fu chiamato a dare soluzione
l'ignoto architetto. Il tempio
infatti presenta molte
singolarità architettoniche, ma
in definitiva l'edificio dà
l'impressione di un'armoniosa
unità.
Nonostante
la grande importanza del culto
tributato ad Atena nel
grande tempio (prima
l'Ekatónpedon, poi
il Partenone) sulla
sommità dell'Acropoli,
questo santuario, dedicato
alla dea
Atena Poliade (protettrice
della città), era legato a
culti arcaici e alle più
antiche memorie della storia
leggendaria della città,
costituendo il vero nucleo sacro
dell'Acropoli e dell'intera
città. In questo luogo si
sarebbe infatti svolta la
disputa tra Atena
e Poseidone: vi si
custodivano le impronte
del tridente del dio
su una roccia, un pozzo di acqua
salata da cui sarebbe uscito il
cavallo, dono del dio, e
l'olivo, donato dalla dea Atena
alla città. Qui il
re Cecrope, metà uomo
e metà serpente, avrebbe
consacrato il Palladio, la
statua della dea caduta
miracolosamente dal cielo. Il
santuario ospitava inoltre le
tombe di Cecrope,
di Eretteo e un luogo
di culto dedicato
a Pandroso, la figlia di
Cecrope amata dal
dio Ermes.
L'Eretteo
venne costruito in sostituzione
del tempio arcaico (VI
secolo a.C.) avente la stessa
funzione votiva, di cui restano
le fondamenta tra l'edificio
più recente e il Partenone; in
epoca romana il nuovo edificio
prese il nome di
"Eretteo" (Erechtheíon,
ovvero "colui che
scuote"), dall'appellativo
di Poseidone.

Iniziata
da Alcibiade nel 421
a.C. in un momento di
relativa pace, la costruzione fu
interrotta durante
la spedizione in Sicilia
(Guerra del Peloponneso) e
ripresa negli anni 409-407 a.C.,
come attestano i rendiconti
finanziari conservati
al Museo epigrafico
di Atene e
al British Museum.
Costruito
in marmo pentelico,
l'Eretteo è opera
dell'architetto Filocle. La
necessità di ospitare i diversi
culti tradizionali, collocati su
un'area con un forte dislivello
(più elevata a sud-est e più
bassa di circa 3 m a nord-ovest)
determinò una pianta insolita.
La
prostasi (loggia) orientale con
le 6 slanciate colonne ioniche
conduceva nel tempio di Athena.
Nella cella c'era lo xoanon
della dea in legno d'olivo, che
si diceva fosse caduto dal
cielo. Questa statua veniva
vestita durante la cerimonia
delle Panatenee con il peplo che
avevano tessuto le giovani
vergini di Atene. Davanti ad
esso ardeva perennemente una
lucerna d'oro, opera dello
scultore Callimaco.
Nel
lato settentrionale del tempio
c'era un meraviglioso propylon
con 6 colonne riccamente
decorate, dal quale si accedeva
alla parte occidentale della
cella, dedicata a Poseidone e
all'eroe Bute. Un capolavoro
dell'arte attica era anche il
soffitto del propylon a
cassettoni, come pure
l'imponente porta, inquadrata da
antemi e rosette, tutti dipinti
e abbelliti con motivi
ornamentali metallici dorati.
Sul
soffitto c'era un'apertura che
rimase aperta, perchè credevano
fosse stata creata dal fulmine
di Zeus, quando colpì Eretteo,
o dal tridente di Poseidone,
quando si scontrò con Athena e
fece sgorgare una sorgente di
acqua salmastra. In
corrisponenza del pavimento si
distinguono tre fori, che gli
antichi credevano fossero le
tracce di un colpo di tridente.
Una
piccola entrata ad Ovest
conduceva al temenos della ninfa
Pandroso, dove era piantato
l'olivo che Athena aveva offerto
in dono alla città. Accanto
all'olivo c'era un'antichissima
tomba di uno dei re mitici,
forse di Cecrope.
Questa
tomba era custodita dalle 6
bellissime Korai del lato
meridionale dell'Eretteo, che
successivamente furono chiamate
Cariatidi, forse perchè
ricordavano la bellezza delle
fanciulle della città di
Karyès nella Laconia, che
eseguivano danze rituali in
onore di Artemide.
Sulla testa
portano un kalathos (cesto),
ornato con una cimasa ionica,
sul quale poggia il soffitto
della loggia. La flessione di
una gamba conferisce grazia e
disinvoltura, come se non
sentissero il peso del soffitto
che sorreggono.
I
primi lavori di restauro sul
monumento iniziarono tra il 1837
e il 1846, poi tra il 1902 e il
1909. Più recentemente tra il
1979 e il 1987. L'ultimo
intervento ripristinò delle
parti e tolse le cariatidi
originali per sostituirle con
delle copie. Le Cariatidi,
forse opera dello scultore Alcamene, sono
conservate nel Museo
dell'Acropoli. Mentre una delle
cariatidi angolari, rimossa
da lord Elgin, si trova
al British Museum di Londra.
Nel
biennio 2014-2015 sono stati
eseguiti degli interventi sulle
fondazioni che oggi permettono
di mostrare i resti dell'antica
basilica costruita nel VII sec
d.C.

Casa
delle Arrefore (17)
In
questo piccolo edificio
abitavano
le Arrefore, giovani fanciulle
di Atene, che partecipavano a
delle cerimonie misteriche,
durante le quali trasportavano
al santuario di Afrodite
(pendice nord, 22) i cosiddetti
“arreta hierà”, che erano
dei piccoli pani a forma di
fallo e di serpente e semi di
pigna. Queste cerimonie
religiose dovevano essere in
relazione con la fertilità e la
fruttificazione della natura.
Ex
voto
Durante
tutta l’antichità
sull’Acropoli furono poste
numerosissime offerte da parte
dei fedeli, testimonianze
artistiche che arricchivano il
luogo sacro. Erano soprattutto
statue di cui la maggior parte
è andata perduta. Solo quante
erano state dedicate prima
dell’incursione dei Persiani
poterono salvarsi perché gli
Ateniesi custodirono in fosse
vicino al Partenone quanto
poterono mettere in salvo dalla
catastrofe.
- Museo
dell'Acropoli
Ad
Atene, un sogno di molti
decenni, il Nuovo Museo
dell’Acropoli, è ormai una
realtà. Ubicato nello storico
quartiere di Makriyannis,
a
Sud-Est della collina
dell’Acropoli, a solo 300 m
dalla sacra rocca, a circa 2 km
da Syntagma, è servito dalla
metropolitana.
Il
Nuovo Museo copre una superficie
di 25.000 mq e dispone di
un’area espositiva di 14.000
mq, disposta al pianterreno e su
tre piani, che offre tutti i
servizi richiesti ad un museo
mondiale del XXI secolo.
Nell’imponente
ingresso del Museo la statua
votiva della civetta in marmo
pentelico che data agli inizi
del V sec. a.C. Il pianterreno
dell’edificio domina sopra i
ritrovamenti di scavo,
preesistenti nell’area, che
coprono un ampio spazio
temporale, dal V sec. a.C. fino
al IX sec. d.C. circa. Il
pavimento in vetro consente di
vedere i reperti del sito ai
quali sarà permesso di accedere
dal 2010.
LA
SALA DELLE PENDICI - Il
visitatore, per raggiungere il
corpo principale del Museo passa
da una sala inclinata (rampa) in
vetro in cui sono esposti i
ritrovamenti provenienti dalle
pendici dell’Acropoli.
L’inclinazione della sala
vuole ricordare l’ascesa
all’Acropoli: il pavimento in
vetro permette di vedere gli
scavi sottostanti.
Sul
pavimento attira l’attenzione
un "enkainion" (vaso
offerto per la buona sorte della
casa) di un’abitazione del III
sec. a.C. Lungo il lato destro
della sala
sono esposti ritrovamenti
provenienti dagli scavi nel
tessuto edilizio di Atene. Gli
oggetti esposti, la maggior
parte fittili, sono utensili da
cucina e da tavola, vasi da
banchetto, utensili per
cosmetici e gioielli, giochi
infantili, figurine, bambole,
antefisse ed altro. Questi
reperti danno un’immagine
vivida della vita domestica e
dimostrano l'esistenza di una
frequentazione continua sulla
collina rocciosa e sulle sue
pendici, dalla preistoria fino
alla tarda antichità (3000
a.C.-V sec. d.C.).
Inoltre,
oggetti inerenti a tumulazioni e
a cremazioni attestano che
durante il periodo geometrico
(1100-700 a.C.) una gran parte
della zona fu usata come
necropoli. Dalla casa
del filosofo neoplatonico Proclo
provengono una tavola funeraria
per
sacrifici e un tempietto di
Cibele.
Procedendo,
il visitatore incontra
rilievi votivi ed iscrizioni,
provenienti dai piccoli santuari
delle pendici dell’Acropoli, e
il tesoro del santuario di
Afrodite Urania. Lungo il lato
sinistro della sala, del
santuario della Ninfa,
protettrice del matrimonio e
delle cerimonie nuziali, si
conservano diverse loutrophoroi
(vasi del bagno nuziale). Dal
santuario di Asclepio,
l'Asklepieion, proviene un
rilievo iscritto su ambedue le
facce, con la cronaca della
fondazione del santuario da
parte di Telemaco (420-419
a.C.).
Vicino
ci sono rilievi votivi del
santuario, una base di ex voto
con strumenti chirurgici e
ventose in rilievo (320 a.C.) e
offerte (ex voto) ad Asclepio
del IV sec. a.C., tra cui
ricordiamo gli occhi votivi
(350-300 a.C.). Del santuario di
Dioniso Eleutereo, dove agli
inizi della primavera venivano
festeggiate le Grandi Dionisie o
en Astei (cittadine), si
conservano una maschera del dio
del I sec. d.C.,
lastre in rilievo con
danzatrici, una lastra in
rilievo con maschere teatrali
(II sec. d.C.) e una statua di
Papposileno (II sec. d.C.) che
porta sulle spalle il piccolo
Dioniso, che tiene una maschera
teatrale. Le due nikai
(vittorie) - acroteri (ornamenti
di tetto di un edificio) datano
dal I al III sec. d.C.
SALA
DELLE OPERE DI ETA' ARCAICA - Salendo
le scale dalla sala delle
pendici ci troviamo nel corpo
del Museo, un grande spazio
trapezoidale illuminato di luce
naturale per dare il maggiore
risalto alle sculture. A
sinistra sono presentati
ritrovamenti dell’Acropoli del
periodo miceneo: vasi, figurine,
pietre-sigillo, ritrovamenti
dalla Fontana Micenea,
il "tesoro del
bronzista" (1190-1130 a.C.)
e un grande disco di bronzo con
lamina ritagliata a forma di
Gorgone proveniente dal tempio
di Athena Poliade (VII sec.
a.C.). Questi ritrovamenti
testimoniano la trasformazione
del palazzo miceneo posto sulla
sommità dell’Acropoli in un
centro religioso protetto dalla
dea Athena. Il primo reperto
esposto che il visitatore
incontra quando raggiunge il 1
Æ piano è il frontone
del Partenone arcaico o
Ekatompedon (intorno al 570
a.C.).
Il
grande frontone in poros con i
leoni che
sbranano un toro è inquadrato
da due rappresentazioni. In una
Eracle lotta con il demone
marino Tritone e nell’altra il
demone tricorpore tiene nelle
mani i simboli dei tre elementi
della natura: l’acqua, il
fuoco e l’aria.
Allo stesso
tempio appartengono i due
serpenti dall’angolo sinistro
e da quello destro del frontone,
le protomi dei cavalli della
quadriga e la leonessa che
sbrana un piccolo toro. Inoltre,
allo stesso periodo datano i due
frontoni dell’
"Accoglienza di Eracle da
parte di Zeus ed Hera" e
quello di "Eracle che lotta
con l’Idra di Lerna",
nonché il "Frontone rosso
del Tritone".
Nella
stessa sala delle opere di età
arcaica si trova anche il grande
frontone del secondo grande
tempio arcaico dell’Acropoli,
quello di Athena Poliade. Questo
tempio molto probabilmente fu
costruito nell’ultimo decennio
del VI sec. a.C. e decorato, sin
dall’inizio, con sculture in
marmo.
Il
frontone della Gigantemachia,
come è chiamato, rappresenta
Athena in armi che abbatte il
gigante Encelado (si conserva
soltanto un’estremità di una
gamba); negli angoli, un gigante
seduto a terra e altri due
caduti. Del secondo frontone si
conservano frammenti che
rappresentano un leone che
sbrana un toro.

GLI
EX VOTO - Fin
dagli anni di Pisistrato
l’area dell’Acropoli si
riempie di ex voto, cioè di
dediche od offerte, con cui gli
antichi ringraziavano gli dei
per aver esaudito una supplica.
Le offerte erano costituite
soprattutto da statue, il cui
materiale come anche le
dimensioni erano legate alla
posizione economica e sociale
dell’offerente.
Le
grandi opere in bronzo (se ne
sono conservate pochissime)
erano offerte di cittadini
benestanti. Caratteristici sono
i lebeti tripodati in bronzo
(750-600 a.C.), le figurine in
bronzo per la decorazione delle
anse dei tripodi, vasi, statuine
maschili e di esseri mitologici,
vasi in miniatura ed anche armi.
I cittadini economicamente più
deboli dedicavano ad Athena
figurine fittili della dea e di
divinità sedute ed anche
protomi femminili. Nello stesso
spazio ci sono pinakes (quadri
fittili votivi) con la figura di
Athena ed uno con un oplitodromo
che reca l’iscrizione
"Megakles kal’s"
(510-500 a.C.).
L’offerta
più tipica al tempio di Athena
sono, però, le statue in marmo
di giovani donne, le Korai.
Hanno il caratteristico sorriso
arcaico e in mano di solito
tengono un’offerta per la dea
(una melagrana, una corona, una
colomba). Le loro vesti, i
tratti del volto ed i capelli
portano tracce di un’intensa
decorazione pittorica. Dalla
metà del VI sec. a.C. indossano
un sottile chitone di lino e un
imatio che accentuano
maggiormente la loro
femminilità.
Il
numero delle statue maschili in
marmo è minore a causa della
natura femminile della
divinità. Si conservano però
statue di cavalieri e di scribi,
nonché rilievi in marmo con
rappresentazioni di divinità e
di mortali (rilievo di Ermes con
la siringa
(una specie di flauto, 570 a.C.,
rilievo del Ceramista 520-510
a.C.).
Gli
ex voto più noti che si trovano
nella sala delle opere di età
arcaica sono la "Kore con
la melagrana e la corona"
(580-570 a.C.), il famoso
"Moschophoros" (570
a.C.), la "Sfinge"
(560-550 a.C.), il
"Cavaliere persiano o
scita" (520-510 a.C.), il
"cavaliere Rampin"
(550 a.C., la testa è un calco
in gesso dell’originale che si
trova al Louvre), la "Kore
di Antenore", la "Nike
di Callimaco" (490-480
a.C.), l’"Athena di
Endoios"
(525 a.C.), la "Kore con
gli occhi di sfinge" (500
a.C.).

Tra
il 480 e il 450 a.C., dopo la
sconvolgente esperienza delle
guerre persiane, l’arte è
caratterizzata da una nuova
concezione della vita. Il
cosiddetto stile severo,
preludio dell’arte classica,
è rappresentato dall’
"Efebo di Kritios"
(dopo il 480 a.C.), dall’
"Efebo biondo", dalla
"Kore
di Euthydikos", dall’
"Athena pensierosa"
(460 a.C.) e dall’
"Athena di Angelitos"
(480- 470 a.C.). Ex voto del
periodo dello stile severo sono
anche i vasi a figure rosse e a
fondo bianco esposti nelle
vetrine dell’ala occidentale.
Prima
di salire la scala che porta al
2° piano e alla sala del
Partenone, si può osservare un
plastico dell’Eretteo e parte
del fregio ionico, decorato con
figure di divinità, di eroi e
di mortali, che circondava
l'edificio principale e il
portico settentionale del
tempio.
Nel
patio del 1 Æ piano sono
esposte
cinque delle sei Cariatidi, le
Korai che al posto delle colonne
sorreggevano il soffitto della
loggia meridionale dell'Eretteo
(la quinta non si conserva
integra e la sesta si trova al
Brithish Museum). Anche se la
loro funzione è soprattutto
strutturale, si presentano
leggere e piene di grazia.
Flettendo una gamba, sulla quale
aderisce, quasi trasparente, la
veste, rompono la monotonia
dell'asse verticale.
Salendo
al 2 piano e passando dal
ristorante - punto di ristoro si
esce sulla grande terrazza del
ristorante con una vista
eccezionale sul Partenone.

LA
SALA DEL PARTENONE - Il
visitatore, una volta salito al
3 Æ piano, si trova nel patio
di vetro da cui si vede la sala
delle pendici. Nello stesso
spazio c’è il centro
multimediale, dove viene
proiettato un film
particolarmente interessante
sulla storia del Partenone dalla
sua creazione fino ad oggi. Il
visitatore passa quindi nella
sala rettangolare del Partenone
articolata attorno al patio, con
vista diretta da e verso
l’Acropoli, il punto di
riferimento storico.
Una
caratteristica della sala del
Partenone è il suo orientamento
diverso rispetto al rimanente
edificio e la sua posizione
parallela al tempio antico. In
questo modo la decorazione
scultorea della sala riceve la
stessa luce che aveva quando fu
creata da Fidia. Attorno al
nucleo della sala, che ha le
dimensioni della cella del
Partenone, è stato collocato il
fregio marmoreo a rilievo. Delle
pietre conservatesi del fregio
40 si trovano ad Atene. I calchi
in gesso sono stati collocati al
posto delle opere originali
evidenziando non solo la
necessità di un loro
ricongiungimento, ma anche
ripristinandone per la prima
volta l’insieme in modo
completo.
  Ad
un’altezza di 1,5 m dal
pavimento è esposto il fregio
in rilievo con la processione
delle Panatenee (lunghezza
originale 160 m) che percorre il
muro della sala che imita quello
della cella. Ad un’altezza di
2,5 m tra moderne colonne di
cemento sono appese le metope
originali e i calchi in gesso di
quelle che si trovano in terra
straniera.
Nei
lati corti della sala, ad Est e
ad Ovest, su piedistalli alti
circa 1 m sono esposte le parti
conservatesi, nonché calchi in
gesso di quante si trovano nel
British Museum, delle 48 enormi
statue a tutto tondo dei due
frontoni. Il visitatore può ora
osservare attentamente il loro
lato posteriore.
Il frontone
orientale rappresentava la
nascita della dea Athena dalla
testa del padre Zeus; su quello
occidentale era raffigurata la
disputa dell’Attica tra Athena
e Poseidone, che termina con la
vittoria di Athena.
I
soggetti delle metope sono
ispirati a battaglie mitiche e
simboleggiavano le lotte
vittoriose degli Ateniesi contro
i Persiani. Nel lato orientale
era rappresentata la
Gigantomachia, in quello
occidentale l’Amazzonomachia,
in quello meridionale la
Centauromachia e in quello
settentrionale la Presa di
Troia.
Per
il fregio del Partenone Fidia
aveva scelto come
soggetto le
Panatenee, la più grande festa
della città. La processione
dell’ultimo giorno delle
Panatenee, che arrivava al
tempio di Athena per la consegna
ai sacerdoti del nuovo peplo per
lo xoanon (simulacro sacro di
legno) della dea, si sviluppa
sui 160 metri del fregio. Vi
sono rappresentate 360 figure
umane e circa 250 animali,
soprattutto cavalli. La
processione inizia dall’angolo
sud-occidentale, dove vengono a
formarsi due gruppi. Il primo
avanza dal lato occidentale e da
quello settentrionale e il
secondo da quello meridionale
verso quello orientale. I due
gruppi si incontrano nel lato
orientale per la consegna
del peplo a cui assistono gli
dei dell’Olimpo.
Nel
lato occidentale della sala il
visitatore pu ammirare un calco
in gesso dell’acroterio a
motivi vegetali che coronava la
sommità del frontone del
Partenone.
  La
sala del Partenone, esempio di
bellezza architettonica e di
sobrietà, ci aiuta a capire
come il Partenone del V sec.
a.C. costituisse il culmine
della Democrazia Ateniese. Ci
incita anche a valutare la
dimensione del danno causato dal
furto delle sculture da parte di
Elgin e dalla distruzione
causata dai bombardamenti del
Morosini.
PROPILEI,
ATHENA NIKE - Ritornando
al 1" piano il visitatore
può continuare la visita ai
monumenti della rocca iniziando
dallo spazio dedicato ai
Propilei. I Propilei,
l’entrata monumentale del
santuario, costruiti tra il 437
e il 432 a.C. su progetto di
Mnesicle, erano costituiti da un
corpo centrale e da due ali
laterali. Quella settentrionale
era chiamata Pinacoteca ed era
ornata con opere di importanti
artisti.
Dei
Propilei sono esposte una lastra
a cassettoni doppia ed una
singola proveniente dal soffitto
della sala occidentale (432
a.C.), un frammento di capitello
ionico, la testa di Ermes
Propileo (I sec. a.C.) e una
testa da una stele ermaica del
II sec. d.C.
Del
tempio di Athena Nike, costruito
intorno al 426 a.C. sulla torre
dell’estremità sudoccidentale
dell’Acropoli e nel quale
era custodita la statua di culto
in legno della dea (xoanon), si
conserva parte della Balaustra
(parapetto marmoreo) che
delimitava la pericolosa
estremità della torre. Aveva
rappresentazioni in rilievo sul
lato esterno senza una
narrazione continua ma con un
soggetto ripetuto: vittorie
(Nikai) alate che conducono tori
al
sacrificio o tengono trofei con
armi greche o persiane. Tra
esse, una lastra della balaustra
meridionale con la "Nike
con il sandalo",
raffigurata mentre si china a
slacciarsi la calzatura. Le
sculture del parapetto sono la
più importante espressione
dello "stile ricco"
che influenzò la scultura di
quel periodo.
Del
fregio del tempio di Athena Nike
sono andati perduti dei pezzi,
altri si trovano al British
Museum. Il fregio raffigurava,
sul lato orientale,
un’adunanza degli dei
olimpici, in quello meridionale
battaglie di Greci con Persiani
e negli altri due conflitti tra
Greci.
Il
rimanente settore della sala al
1Æ piano del Museo copre un
periodo di tempo che va dal V
sec. a.C. al V sec. d.C. Del
santuario di Artemide Brauronia,
costruito al tempo di
Pisistrato, si conserva la testa
della statua di culto della dea,
che secondo Pausania fu
collocata nel tempio nella
seconda metà del IV sec. a.C.
La statua è ritenuta opera di
Prassitele.
Poche
statue, tra gli ex voto di età
classica, con rappresentazioni
del passato storico e mitologico
di Atene si sono conservate. Tra
esse, da ricordare: la statua di
Procne, figlia di Pandione re
dell’Attica, rappresentata
nell’attimo in cui decide di
uccidere il figlio Iti per
punire il marito. L’opera è
una creazione del famoso
scultore Alcamene (430 a.C.). Si
è conservata frammentaria la
statua di Io o Callisto
(Supplice Barberini), come pure
frammentario è il
rilievo che molto probabilmente
raffigura la nave sacra Paralo.
Di eccezionale qualità è la
figura di Alessandro, attribuito
allo scultore Leochares (336
a.C.). Numerosi sono i decreti
onorifici ed i trattati di
alleanza degli Ateniesi con
altre città, spesso
accompagnati da rappresentazioni
a rilievo all’inizio del
testo. (Decreto onorifico dei
Samii del IV-III sec. a.C., che
raffigura Athena ed Hera, stele
con decreti "sui
Metonei" del 430-424 a.C.).
In
età ellenistica e romana
l’Acropoli conserva
l’aspetto che aveva negli anni
del suo splendore e nuove
offerte si aggiunsero a quelle
più antiche: effigi di
imperatori, di
strateghi e di altri dignitari,
figure di filosofi e retori e di
semplici cittadini mecenati
della città. Notevoli i
ritratti dell'imperatore Lucio
Vero (160-170 d.C.), di
Agrippina, madre di Nerone
(14-54 d.C.), di Plutilla,
moglie di Caracalla (inizi del
III sec. a.C.) e quello del
sovrano barbaro (II sec. d.C.).
Del
periodo bizantino da ricordare
è il tesoro di 234 monete
d’oro del VII sec. d.C. Il
loro perfetto stato di
conservazione testimonia che non
furono messe in circolazione.
Il
Nuovo Museo dell’Acropoli può
sorprendere con la sua mole e
discostarsi di molto dalla
tradizione architettonica
neoclassica, è però un esempio
emblematico di alta architettura
che narra in maniera unica la
storia dell’Acropoli e delle
sue pendici.
Agosto
2013
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