Acropoli di Atene
Grecia
  

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1986

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Tempio di Roma ed Augusto (10)

È un edificio romano della fine del I sec. a.C., dedicato a Roma e ad Augusto. È costituito da un colonnato circolare con nove colonne ioniche.

Santuario di Pandione (11)

Il santuario di Pandion o Pandione era un recinto sacro posto al termine della via sacra dell'Acropoli di Atene, appena a sud-est del muro costruito da Cimone (471 a.C.). 

Era un heroon (luogo sacro dell'eroe) dedicato a Pandione, leggendario re di Atene, e alle feste che si tenevano in suo onore. Il primo santuario risale probabilmente al primo periodo classico, ma fu sostituito da uno nuovo intorno al 430 a.C.

Si trattava di un recinto rettangolare a cielo aperto, di 40 m x 17,5 m, separato in due parti da un muro: il santuario propriamente detto a ovest e ad est l'ergastérion o officina, probabilmente utilizzato da diversi artigiani che lavorano nell'Acropoli. 

Era raggiungibile attraverso un ingresso propylon situato sul lato ovest e vi si innalzava una statua dell'eroe ateniese. 

Le fondazioni della costruzione furono rinvenute durante gli scavi per la costruzione del Museo dell'Acropoli (1865-1874), un edificio costruito nella parte orientale dell'Acropoli, chiuso nel 2007 per ricollocare la sua collezione all'interno della nuova sede ai piedi dell'Acropoli, inaugurata nel 2009.

Santuario di Zeus Polieus (12)

Sull’Acropoli non poteva naturalmente mancare un santuario di Zeus, il primo tra gli dèi. Divinità celeste per eccellenza, collegata a cime di monti, fu adorata nel punto più alto dell’Acropoli. 

Il santuario di Zeus Polieus era un santuario a cielo aperto nell'Acropoli di Atene edificato in età arcaica e dedicato al culto di Zeus Polieus. Era situato a est dell'Eretteo, a circa 10 metri di distanza a nord-est dall'angolo del Partenone.

Nel piccolo tempietto di Zeus si svolgeva una cerimonia di difficile interpretazione, le Dipolie. Durante questa cerimonia i fedeli lasciavano un bue libero di pascolare e lo uccidevano sull’altare con un’ascia. Dopo il sacrificio dell’animale processavano l’ascia, fatto questo che costituisce molto probabilmente una sopravvivenza di usi e costumi preistorici.

Rimane ben poco delle sue fondazioni e le sue scarse testimonianze archeologiche sono aperte a interpretazioni. Le informazioni sulla sua esistenza provengono soprattutto da fonti letterarie. Aveva una pianta trapezoidale circoscritta da muri, con due diversi cortili.

Fu realizzato con marmo dell'Acropoli. Si ritiene che la zona orientale del santuario ospitasse i buoi per le annuali Bufoniesacrificio del bue, all'interno delle Dipolie, le feste in onore di Zeus Polieus. L'ingresso principale era dotato di un frontone.

Il santuario fu ristrutturato nella seconda metà del V secolo a.C.

A poca distanza, tra il santuario e l'Eretteo, si ergeva un altare imponente, identificato con quello di Atena Poliàs.

“Archeos neós” di Athena (13)

L'antico tempio di Atena Poliàs fu un tempio greco arcaico. Fino alla sua distruzione da parte dei Persiani nel 480 a.C., fu il santuario di Atena Poliàs (o Poliade), la divinità protettrice della città di Atene, e venne in seguito rimpiazzato come casa della divinità dal Partenone. Si trovava al centro del pianoro dell'Acropoli, probabilmente sui resti di un palazzo miceneo. Fu dissotterrato nel 1885. Oltre alle sue fondazioni in situ, sono stati rinvenuti numerosi elementi architettonici di ordine dorico appartenenti alle sue diverse fasi di costruzione. Il complesso è talvolta descritto come "fondazioni Dörpfeld", dal nome dell'archeologo Wilhelm Dörpfeld che per primo lo identificò e lo studiò, e fu anche soprannominato archaiòs naòs, ovvero «tempio antico».

Le fondazioni suggeriscono la seguente descrizione di base: il tempio misurava 21,3 per 43,15 metri, con un orientamento est-ovest. Era circondato da una peristasi di 6 per 12 colonne. La distanza tra gli assi delle colonne era 4,04 m, ridotta di 0,31 m agli angoli. Lo stilobate era leggermente curvo, sebbene rimanga incerto se questo valesse anche per la sovrastruttura. Nel pronao e nell'opistodomo due colonne ciascuna si trovavano tra due corte ante. La cella era molto corta, in effetti quasi quadrata, e suddivisa in tre navate da due file di tre colonne ciascuna. Il retro del tempio era suddiviso in un ampio opistodomo rettangolare seguito da una coppia di camere per lato. Le fondazioni erano composte di diversi materiali e costruite con varie tecniche. Mentre le parti portanti e i sostegni interni erano realizzati in pietra calcarea azzurra dell'Acropoli, le fondazioni della peristasi circostante erano di calcare locale poros. Sovrastruttura e parti decorative appaiono a loro volta costruite con vari materiali, tra cui poros e marmo pario.

A causa di queste variazioni, la ricostruzione della storia architettonica del tempio rimane controversa. Wilhelm Dörpfeld assume che la struttura originale fosse un tempio doppio in antis risalente a circa il 570 a.C. ed esteso con l'aggiunta della peristasi sotto Pisistrato, tra il 529 e il 520 a.C. Quest'idea ha portato a una suddivisione delle fondazioni in una struttura interna più piccola nota come H-Architektur ("architettura ad H") e considerata la parte più antica dell'edificio, seguita da una struttura tuttora descritta come l'"antico tempio di Atena", che incorpora la H-Architektur così come la peristasi.

L'H-Architektur viene considerata circa del 570 a.C. Sulla base delle sue dimensioni, sono stati attribuiti ad essa elementi architettonici come la sima dritta e quella diagonale di marmo pario, capitelli nonché un geison raffigurante uccelli in volo, di poros. Ulteriori elementi attribuibili alla prima struttura per dimensioni e stile sono le metope di marmo pario, i frontoni monumentali di poros raffiguranti leoni che lottano e la figura "dal triplice corpo" sulla destra. È inoltre attribuito alla struttura iniziale un gruppo di capitelli molto tozzi e ampi, con un ampio echino, suggerendo che avesse una peristasi esastila.

L'antico tempio di Atena come struttura separata viene spesso datato all'incirca al 510/500 a.C. Le sue dimensioni sono identificate come quelle della totalità delle fondazioni scavate da Dörpfeld. Funzioni attribuite ad essa sono: trabeazione e sima di marmo pario, capitelli in poros con un echino più ripido, un fregio marmoreo raffigurante una processione e doccioni in marmo in ciascuno dei quattro angoli, a forma di leoni e teste di arieti. Le sculture dei frontoni, ora autoreggenti per la prima volta, raffiguravano una gigantomachia nella parte orientale e una scena di leoni che uccidono un toro ad occidente. Della gigantomachia si sono conservate parti delle figure di Atena, di Zeus e di un nemico cadente.

Il tempio, che conteneva l'antico xoanon o statua lignea di Atena, che si riteneva fosse caduta dal cielo, fu distrutto nel sacco persiano del 480 a.C. Rimane controverso se fosse seguito un parziale restauro. Erodoto menziona un mégaron rivolto a occidente sull'Acropoli. Questo riferimento, così come una struttura elencata in un'iscrizione sono state interpretate come la prova che l'opistodomo del Tempio Antico era rimasto in piedi durante il quinto secolo. Senofonte afferma che l'antico tempio di Atena bruciò nel 406/405 a.C., ma con questo potrebbe anche fare riferimento all'Eretteo, che aveva assunto le funzioni del Tempio Antico e ospitava il xoanon. A partire dal IV secolo a.C. non vi sono riferimenti possibili al Tempio Antico, Pausania non era a conoscenza della sua esistenza.

La sua funzione venne in seguito assunta dall'Eretteo, iniziato nel 421 a.C.

Eretteo (15)  

Nel lato settentrionale dell'Acropoli si erge l'Eretteo, che colpisce con la sua grazia ed eleganza attica. E' il luogo più sacro dell'Acropoli dove si incontrano i culti di mnolti dei, come Gea, Efesto, Athena e Poseidone, e di eroi, come Cecrope, Eretteo e Bute.

La moltitudine di divinità e di eroi lì adorati come pure la grande differenza altimetrica del suolo erano problemi particolarmente difficili a cui fu chiamato a dare soluzione l'ignoto architetto. Il tempio infatti presenta molte singolarità architettoniche, ma in definitiva l'edificio dà l'impressione di un'armoniosa unità.

Nonostante la grande importanza del culto tributato ad Atena nel grande tempio (prima l'Ekatónpedon, poi il Partenone) sulla sommità dell'Acropoli, questo santuario, dedicato alla dea Atena Poliade (protettrice della città), era legato a culti arcaici e alle più antiche memorie della storia leggendaria della città, costituendo il vero nucleo sacro dell'Acropoli e dell'intera città. In questo luogo si sarebbe infatti svolta la disputa tra Atena e Poseidone: vi si custodivano le impronte del tridente del dio su una roccia, un pozzo di acqua salata da cui sarebbe uscito il cavallo, dono del dio, e l'olivo, donato dalla dea Atena alla città. Qui il re Cecrope, metà uomo e metà serpente, avrebbe consacrato il Palladio, la statua della dea caduta miracolosamente dal cielo. Il santuario ospitava inoltre le tombe di Cecrope, di Eretteo e un luogo di culto dedicato a Pandroso, la figlia di Cecrope amata dal dio Ermes.

L'Eretteo venne costruito in sostituzione del tempio arcaico (VI secolo a.C.) avente la stessa funzione votiva, di cui restano le fondamenta tra l'edificio più recente e il Partenone; in epoca romana il nuovo edificio prese il nome di "Eretteo" (Erechtheíon, ovvero "colui che scuote"), dall'appellativo di Poseidone.  

Iniziata da Alcibiade nel 421 a.C. in un momento di relativa pace, la costruzione fu interrotta durante la spedizione in Sicilia (Guerra del Peloponneso) e ripresa negli anni 409-407 a.C., come attestano i rendiconti finanziari conservati al Museo epigrafico di Atene e al British Museum.

Costruito in marmo pentelico, l'Eretteo è opera dell'architetto Filocle. La necessità di ospitare i diversi culti tradizionali, collocati su un'area con un forte dislivello (più elevata a sud-est e più bassa di circa 3 m a nord-ovest) determinò una pianta insolita.

La prostasi (loggia) orientale con le 6 slanciate colonne ioniche conduceva nel tempio di Athena. Nella cella c'era lo xoanon della dea in legno d'olivo, che si diceva fosse caduto dal cielo. Questa statua veniva vestita durante la cerimonia delle Panatenee con il peplo che avevano tessuto le giovani vergini di Atene. Davanti ad esso ardeva perennemente una lucerna d'oro, opera dello scultore Callimaco.

Nel lato settentrionale del tempio c'era un meraviglioso propylon con 6 colonne riccamente decorate, dal quale si accedeva alla parte occidentale della cella, dedicata a Poseidone e all'eroe Bute. Un capolavoro dell'arte attica era anche il soffitto del propylon a cassettoni, come pure l'imponente porta, inquadrata da antemi e rosette, tutti dipinti e abbelliti con motivi ornamentali metallici dorati.

Sul soffitto c'era un'apertura che rimase aperta, perchè credevano fosse stata creata dal fulmine di Zeus, quando colpì Eretteo, o dal tridente di Poseidone, quando si scontrò con Athena e fece sgorgare una sorgente di acqua salmastra. In corrisponenza del pavimento si distinguono tre fori, che gli antichi credevano fossero le tracce di un colpo di tridente.

Una piccola entrata ad Ovest conduceva al temenos della ninfa Pandroso, dove era piantato l'olivo che Athena aveva offerto in dono alla città. Accanto all'olivo c'era un'antichissima tomba di uno dei re mitici, forse di Cecrope.

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Questa tomba era custodita dalle 6 bellissime Korai del lato meridionale dell'Eretteo, che successivamente furono chiamate Cariatidi, forse perchè ricordavano la bellezza delle fanciulle della città di Karyès nella Laconia, che eseguivano danze rituali in onore di Artemide. 

Sulla testa portano un kalathos (cesto), ornato con una cimasa ionica, sul quale poggia il soffitto della loggia. La flessione di una gamba conferisce grazia e disinvoltura, come se non sentissero il peso del soffitto che sorreggono.

I primi lavori di restauro sul monumento iniziarono tra il 1837 e il 1846, poi tra il 1902 e il 1909. Più recentemente tra il 1979 e il 1987. L'ultimo intervento ripristinò delle parti e tolse le cariatidi originali per sostituirle con delle copie. Le Cariatidi, forse opera dello scultore Alcamene, sono conservate nel Museo dell'Acropoli. Mentre una delle cariatidi angolari, rimossa da lord Elgin, si trova al British Museum di Londra.

Nel biennio 2014-2015 sono stati eseguiti degli interventi sulle fondazioni che oggi permettono di mostrare i resti dell'antica basilica costruita nel VII sec d.C.

Casa delle Arrefore (17)

In questo piccolo edificio abitavano le Arrefore, giovani fanciulle di Atene, che partecipavano a delle cerimonie misteriche, durante le quali trasportavano al santuario di Afrodite (pendice nord, 22) i cosiddetti “arreta hierà”, che erano dei piccoli pani a forma di fallo e di serpente e semi di pigna. Queste cerimonie religiose dovevano essere in relazione con la fertilità e la fruttificazione della natura.

Ex voto

Durante tutta l’antichità sull’Acropoli furono poste numerosissime offerte da parte dei fedeli, testimonianze artistiche che arricchivano il luogo sacro. Erano soprattutto statue di cui la maggior parte è andata perduta. Solo quante erano state dedicate prima dell’incursione dei Persiani poterono salvarsi perché gli Ateniesi custodirono in fosse vicino al Partenone quanto poterono mettere in salvo dalla catastrofe.  

Museo dell'Acropoli

Ad Atene, un sogno di molti decenni, il Nuovo Museo dell’Acropoli, è ormai una realtà. Ubicato nello storico quartiere di Makriyannis, a Sud-Est della collina dell’Acropoli, a solo 300 m dalla sacra rocca, a circa 2 km da Syntagma, è servito dalla metropolitana.

Il Nuovo Museo copre una superficie di 25.000 mq e dispone di un’area espositiva di 14.000 mq, disposta al pianterreno e su tre piani, che offre tutti i servizi richiesti ad un museo mondiale del XXI secolo.

Nell’imponente ingresso del Museo la statua votiva della civetta in marmo pentelico che data agli inizi del V sec. a.C. Il pianterreno dell’edificio domina sopra i ritrovamenti di scavo, preesistenti nell’area, che coprono un ampio spazio temporale, dal V sec. a.C. fino al IX sec. d.C. circa. Il pavimento in vetro consente di vedere i reperti del sito ai quali sarà permesso di accedere dal 2010.  

LA SALA DELLE PENDICI - Il visitatore, per raggiungere il corpo principale del Museo passa da una sala inclinata (rampa) in vetro in cui sono esposti i ritrovamenti provenienti dalle pendici dell’Acropoli. L’inclinazione della sala vuole ricordare l’ascesa all’Acropoli: il pavimento in vetro permette di vedere gli scavi sottostanti.

Sul pavimento attira l’attenzione un "enkainion" (vaso offerto per la buona sorte della casa) di un’abitazione del III sec. a.C. Lungo il lato destro della sala sono esposti ritrovamenti provenienti dagli scavi nel tessuto edilizio di Atene. Gli oggetti esposti, la maggior parte fittili, sono utensili da cucina e da tavola, vasi da banchetto, utensili per cosmetici e gioielli, giochi infantili, figurine, bambole, antefisse ed altro. Questi reperti danno un’immagine vivida della vita domestica e dimostrano l'esistenza di una frequentazione continua sulla collina rocciosa e sulle sue pendici, dalla preistoria fino alla tarda antichità (3000 a.C.-V sec. d.C.).

Inoltre, oggetti inerenti a tumulazioni e a cremazioni attestano che durante il periodo geometrico (1100-700 a.C.) una gran parte della zona fu usata come necropoli. Dalla casa del filosofo neoplatonico Proclo provengono una tavola funeraria per sacrifici e un tempietto di Cibele.  

Procedendo, il visitatore incontra rilievi votivi ed iscrizioni, provenienti dai piccoli santuari delle pendici dell’Acropoli, e il tesoro del santuario di Afrodite Urania. Lungo il lato sinistro della sala, del santuario della Ninfa, protettrice del matrimonio e delle cerimonie nuziali, si conservano diverse loutrophoroi (vasi del bagno nuziale). Dal santuario di Asclepio, l'Asklepieion, proviene un rilievo iscritto su ambedue le facce, con la cronaca della fondazione del santuario da parte di Telemaco (420-419 a.C.).

Vicino ci sono rilievi votivi del santuario, una base di ex voto con strumenti chirurgici e ventose in rilievo (320 a.C.) e offerte (ex voto) ad Asclepio del IV sec. a.C., tra cui ricordiamo gli occhi votivi (350-300 a.C.). Del santuario di Dioniso Eleutereo, dove agli inizi della primavera venivano festeggiate le Grandi Dionisie o en Astei (cittadine), si conservano una maschera del dio del I sec. d.C., lastre in rilievo con danzatrici, una lastra in rilievo con maschere teatrali (II sec. d.C.) e una statua di Papposileno (II sec. d.C.) che porta sulle spalle il piccolo Dioniso, che tiene una maschera teatrale. Le due nikai (vittorie) - acroteri (ornamenti di tetto di un edificio) datano dal I al III sec. d.C.  

 

SALA DELLE OPERE DI ETA' ARCAICA - Salendo le scale dalla sala delle pendici ci troviamo nel corpo del Museo, un grande spazio trapezoidale illuminato di luce naturale per dare il maggiore risalto alle sculture. A sinistra sono presentati ritrovamenti dell’Acropoli del periodo miceneo: vasi, figurine, pietre-sigillo, ritrovamenti dalla Fontana Micenea, il "tesoro del bronzista" (1190-1130 a.C.) e un grande disco di bronzo con lamina ritagliata a forma di Gorgone proveniente dal tempio di Athena Poliade (VII sec. a.C.). Questi ritrovamenti testimoniano la trasformazione del palazzo miceneo posto sulla sommità dell’Acropoli in un centro religioso protetto dalla dea Athena. Il primo reperto esposto che il visitatore incontra quando raggiunge il 1 Æ piano è il frontone del Partenone arcaico o Ekatompedon (intorno al 570 a.C.).

Il grande frontone in poros con i leoni che sbranano un toro è inquadrato da due rappresentazioni. In una Eracle lotta con il demone marino Tritone e nell’altra il demone tricorpore tiene nelle mani i simboli dei tre elementi della natura: l’acqua, il fuoco e l’aria. 

Allo stesso tempio appartengono i due serpenti dall’angolo sinistro e da quello destro del frontone, le protomi dei cavalli della quadriga e la leonessa che sbrana un piccolo toro. Inoltre, allo stesso periodo datano i due frontoni dell’ "Accoglienza di Eracle da parte di Zeus ed Hera" e quello di "Eracle che lotta con l’Idra di Lerna", nonché il "Frontone rosso del Tritone".

Nella stessa sala delle opere di età arcaica si trova anche il grande frontone del secondo grande tempio arcaico dell’Acropoli, quello di Athena Poliade. Questo tempio molto probabilmente fu costruito nell’ultimo decennio del VI sec. a.C. e decorato, sin dall’inizio, con sculture in marmo.

Il frontone della Gigantemachia, come è chiamato, rappresenta Athena in armi che abbatte il gigante Encelado (si conserva soltanto un’estremità di una gamba); negli angoli, un gigante seduto a terra e altri due caduti. Del secondo frontone si conservano frammenti che rappresentano un leone che sbrana un toro.  

GLI EX VOTO - Fin dagli anni di Pisistrato l’area dell’Acropoli si riempie di ex voto, cioè di dediche od offerte, con cui gli antichi ringraziavano gli dei per aver esaudito una supplica. Le offerte erano costituite soprattutto da statue, il cui materiale come anche le dimensioni erano legate alla posizione economica e sociale dell’offerente.

Le grandi opere in bronzo (se ne sono conservate pochissime) erano offerte di cittadini benestanti. Caratteristici sono i lebeti tripodati in bronzo (750-600 a.C.), le figurine in bronzo per la decorazione delle anse dei tripodi, vasi, statuine maschili e di esseri mitologici, vasi in miniatura ed anche armi. I cittadini economicamente più deboli dedicavano ad Athena figurine fittili della dea e di divinità sedute ed anche protomi femminili. Nello stesso spazio ci sono pinakes (quadri fittili votivi) con la figura di Athena ed uno con un oplitodromo che reca l’iscrizione "Megakles kal’s" (510-500 a.C.).

L’offerta più tipica al tempio di Athena sono, però, le statue in marmo di giovani donne, le Korai. Hanno il caratteristico sorriso arcaico e in mano di solito tengono un’offerta per la dea (una melagrana, una corona, una colomba). Le loro vesti, i tratti del volto ed i capelli portano tracce di un’intensa decorazione pittorica. Dalla metà del VI sec. a.C. indossano un sottile chitone di lino e un imatio che accentuano maggiormente la loro femminilità.

Il numero delle statue maschili in marmo è minore a causa della natura femminile della divinità. Si conservano però statue di cavalieri e di scribi, nonché rilievi in marmo con rappresentazioni di divinità e di mortali (rilievo di Ermes con la siringa (una specie di flauto, 570 a.C., rilievo del Ceramista 520-510 a.C.).

Gli ex voto più noti che si trovano nella sala delle opere di età arcaica sono la "Kore con la melagrana e la corona" (580-570 a.C.), il famoso "Moschophoros" (570 a.C.), la "Sfinge" (560-550 a.C.), il "Cavaliere persiano o scita" (520-510 a.C.), il "cavaliere Rampin" (550 a.C., la testa è un calco in gesso dell’originale che si trova al Louvre), la "Kore di Antenore", la "Nike di Callimaco" (490-480 a.C.), l’"Athena di Endoios" (525 a.C.), la "Kore con gli occhi di sfinge" (500 a.C.).  

MuseoAcropoli EfoboKritios.jpg (49236 byte)Tra il 480 e il 450 a.C., dopo la sconvolgente esperienza delle guerre persiane, l’arte è caratterizzata da una nuova concezione della vita. Il cosiddetto stile severo, preludio dell’arte classica, è rappresentato dall’ "Efebo di Kritios" (dopo il 480 a.C.), dall’ "Efebo biondo", dalla "Kore di Euthydikos", dall’ "Athena pensierosa" (460 a.C.) e dall’ "Athena di Angelitos" (480- 470 a.C.). Ex voto del periodo dello stile severo sono anche i vasi a figure rosse e a fondo bianco esposti nelle vetrine dell’ala occidentale.

Prima di salire la scala che porta al 2° piano e alla sala del Partenone, si può osservare un plastico dell’Eretteo e parte del fregio ionico, decorato con figure di divinità, di eroi e di mortali, che circondava l'edificio principale e il portico settentionale del tempio.

Nel patio del 1 Æ piano sono esposte cinque delle sei Cariatidi, le Korai che al posto delle colonne sorreggevano il soffitto della loggia meridionale dell'Eretteo (la quinta non si conserva integra e la sesta si trova al Brithish Museum). Anche se la loro funzione è soprattutto strutturale, si presentano leggere e piene di grazia. Flettendo una gamba, sulla quale aderisce, quasi trasparente, la veste, rompono la monotonia dell'asse verticale. 

Salendo al 2 piano e passando dal ristorante - punto di ristoro si esce sulla grande terrazza del ristorante con una vista eccezionale sul Partenone.

LA SALA DEL PARTENONE - Il visitatore, una volta salito al 3 Æ piano, si trova nel patio di vetro da cui si vede la sala delle pendici. Nello stesso spazio c’è il centro multimediale, dove viene proiettato un film particolarmente interessante sulla storia del Partenone dalla sua creazione fino ad oggi. Il visitatore passa quindi nella sala rettangolare del Partenone articolata attorno al patio, con vista diretta da e verso l’Acropoli, il punto di riferimento storico.

Una caratteristica della sala del Partenone è il suo orientamento diverso rispetto al rimanente edificio e la sua posizione parallela al tempio antico. In questo modo la decorazione scultorea della sala riceve la stessa luce che aveva quando fu creata da Fidia. Attorno al nucleo della sala, che ha le dimensioni della cella del Partenone, è stato collocato il fregio marmoreo a rilievo. Delle pietre conservatesi del fregio 40 si trovano ad Atene. I calchi in gesso sono stati collocati al posto delle opere originali evidenziando non solo la necessità di un loro ricongiungimento, ma anche ripristinandone per la prima volta l’insieme in modo completo. 

MuseoAcropoli Cavalieri.jpg (104179 byte)MuseoAcropoli GiovaniTrasportoIdre.jpg (96575 byte)MuseoAcropoli UominiBarbati.jpg (109294 byte)Ad un’altezza di 1,5 m dal pavimento è esposto il fregio in rilievo con la processione delle Panatenee (lunghezza originale 160 m) che percorre il muro della sala che imita quello della cella. Ad un’altezza di 2,5 m tra moderne colonne di cemento sono appese le metope originali e i calchi in gesso di quelle che si trovano in terra straniera.

Nei lati corti della sala, ad Est e ad Ovest, su piedistalli alti circa 1 m sono esposte le parti conservatesi, nonché calchi in gesso di quante si trovano nel British Museum, delle 48 enormi statue a tutto tondo dei due frontoni. Il visitatore può ora osservare attentamente il loro lato posteriore. 

Il frontone orientale rappresentava la nascita della dea Athena dalla testa del padre Zeus; su quello occidentale era raffigurata la disputa dell’Attica tra Athena e Poseidone, che termina con la vittoria di Athena.

I soggetti delle metope sono ispirati a battaglie mitiche e simboleggiavano le lotte vittoriose degli Ateniesi contro i Persiani. Nel lato orientale era rappresentata la Gigantomachia, in quello occidentale l’Amazzonomachia, in quello meridionale la Centauromachia e in quello settentrionale la Presa di Troia.           

Per il fregio del Partenone Fidia aveva scelto come  soggetto le  Panatenee, la più grande festa della città. La processione dell’ultimo giorno delle Panatenee, che arrivava al tempio di Athena per la consegna ai sacerdoti del nuovo peplo per lo xoanon (simulacro sacro di legno) della dea, si sviluppa sui 160 metri del fregio. Vi sono rappresentate 360 figure umane e circa 250 animali, soprattutto cavalli. La processione inizia dall’angolo sud-occidentale, dove vengono a formarsi due gruppi. Il primo avanza dal lato occidentale e da quello settentrionale e il secondo da quello meridionale verso quello orientale. I due gruppi si incontrano nel lato orientale per la consegna del peplo a cui assistono gli dei dell’Olimpo.

Nel lato occidentale della sala il visitatore pu ammirare un calco in gesso dell’acroterio a motivi vegetali che coronava la sommità del frontone del Partenone.

MuseoAcropoli GiovaniConduconoArieti.jpg (99622 byte)MuseoAcropoli LastraFregioSett.jpg (87079 byte)MuseoAcropoli GiovaniConduconoBuoi.jpg (92565 byte)La sala del Partenone, esempio di bellezza architettonica e di sobrietà, ci aiuta a capire come il Partenone del V sec. a.C. costituisse il culmine della Democrazia Ateniese. Ci incita anche a valutare la dimensione del danno causato dal furto delle sculture da parte di Elgin e dalla distruzione causata dai bombardamenti del Morosini.

PROPILEI, ATHENA NIKE - Ritornando al 1" piano il visitatore può continuare la visita ai monumenti della rocca iniziando dallo spazio dedicato ai Propilei. I Propilei, l’entrata monumentale del santuario, costruiti tra il 437 e il 432 a.C. su progetto di Mnesicle, erano costituiti da un corpo centrale e da due ali laterali. Quella settentrionale era chiamata Pinacoteca ed era ornata con opere di importanti artisti.

Dei Propilei sono esposte una lastra a cassettoni doppia ed una singola proveniente dal soffitto della sala occidentale (432 a.C.), un frammento di capitello ionico, la testa di Ermes Propileo (I sec. a.C.) e una testa da una stele ermaica del II sec. d.C.

Del tempio di Athena Nike, costruito intorno al 426 a.C. sulla torre dell’estremità sudoccidentale dell’Acropoli e nel quale era custodita la statua di culto in legno della dea (xoanon), si conserva parte della Balaustra (parapetto marmoreo) che delimitava la pericolosa estremità della torre. Aveva rappresentazioni in rilievo sul lato esterno senza una narrazione continua ma con un soggetto ripetuto: vittorie (Nikai) alate che conducono tori al sacrificio o tengono trofei con armi greche o persiane. Tra esse, una lastra della balaustra meridionale con la "Nike con il sandalo", raffigurata mentre si china a slacciarsi la calzatura. Le sculture del parapetto sono la più importante espressione dello "stile ricco" che influenzò la scultura di quel periodo.  

Del fregio del tempio di Athena Nike sono andati perduti dei pezzi, altri si trovano al British Museum. Il fregio raffigurava, sul lato orientale, un’adunanza degli dei olimpici, in quello meridionale battaglie di Greci con Persiani e negli altri due conflitti tra Greci.

Il rimanente settore della sala al 1Æ piano del Museo copre un periodo di tempo che va dal V sec. a.C. al V sec. d.C. Del santuario di Artemide Brauronia, costruito al tempo di Pisistrato, si conserva la testa della statua di culto della dea, che secondo Pausania fu collocata nel tempio nella seconda metà del IV sec. a.C. La statua è ritenuta opera di Prassitele.

Poche statue, tra gli ex voto di età classica, con rappresentazioni del passato storico e mitologico di Atene si sono conservate. Tra esse, da ricordare: la statua di Procne, figlia di Pandione re dell’Attica, rappresentata nell’attimo in cui decide di uccidere il figlio Iti per punire il marito. L’opera è una creazione del famoso scultore Alcamene (430 a.C.). Si è conservata frammentaria la statua di Io o Callisto (Supplice Barberini), come pure frammentario è il rilievo che molto probabilmente raffigura la nave sacra Paralo. Di eccezionale qualità è la figura di Alessandro, attribuito allo scultore Leochares (336 a.C.). Numerosi sono i decreti onorifici ed i trattati di alleanza degli Ateniesi con altre città, spesso accompagnati da rappresentazioni a rilievo all’inizio del testo. (Decreto onorifico dei Samii del IV-III sec. a.C., che raffigura Athena ed Hera, stele con decreti "sui Metonei" del 430-424 a.C.).

In età ellenistica e romana l’Acropoli conserva l’aspetto che aveva negli anni del suo splendore e nuove offerte si aggiunsero a quelle più antiche: effigi di imperatori, di strateghi e di altri dignitari, figure di filosofi e retori e di semplici cittadini mecenati della città. Notevoli i ritratti dell'imperatore Lucio Vero (160-170 d.C.), di Agrippina, madre di Nerone (14-54 d.C.), di Plutilla, moglie di Caracalla (inizi del III sec. a.C.) e quello del sovrano barbaro (II sec. d.C.).

Del periodo bizantino da ricordare è il tesoro di 234 monete d’oro del VII sec. d.C. Il loro perfetto stato di conservazione testimonia che non furono messe in circolazione.

Il Nuovo Museo dell’Acropoli può sorprendere con la sua mole e discostarsi di molto dalla tradizione architettonica neoclassica, è però un esempio emblematico di alta architettura che narra in maniera unica la storia dell’Acropoli e delle sue pendici.  

Agosto 2013

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