Santuario
Maria
Santissima
della
Cava
Maria
Santissima
della
Cava
di
Marsala o
più
semplicemente Maria
Santissima
della
Cava detta
anche Madonna
della
Cava
di
Marsala e
sinteticamente
solo Madonna
della
Cava è
un
appellativo
e titolo
mariano con
il
quale
si
venera
la Santa
Beata
Maria
Vergine nella
città
di Marsala,
del
quale
è
la
Patrona
principale
e
speciale
protettrice
della
città
e
santa
protettrice
dei
marsalesi,
assieme
al
compatrono
della
città
e
protettore
dei
marsalesi San
Giovanni
Battista,
e
al
vice
patrono
della
città,
comprotettore
dei
marsalesi
e
patrono
del
porto
di
Marsala San
Francesco
di
Paola.
È
anche
la
Patrona
del
locale
corpo
di
Polizia
municipale
assieme
a San
Sebastiano Patrono
e
Protettore
principale
e
“nazionale”
dei
vigili
urbani
d’Italia.
La
Madonna
della
Cava,
Patrona
della
città
di Marsala dal
1788,
è
così
denominata
in
relazione
al
piccolo
simulacro
di
antichissima
fattura
che
era
stata
nascosta
e
sepolta
in
una
cava
abbandonata,
ed
alle
sue
vicende
storiche.
Essa
infatti
è
chiamata
e
venerata
col
nome
"cava"
poiché
è
stata
seppellita
e
successivamente
ritrovata
in
una
cava
abbandonata
sotto
ad
un
enorme
masso
di
pietra.

Nel
1514
la Madonna venne
in
sogno
a
padre
Leonardo
Savina frate dell’Ordine
degli
Agostiniani,
indicandogli
un
luogo
dove
era
stata
sepolta
una
sua
immagine
sacra,
si
tratta
dello
stesso
luogo
dove
ora
sorge
il
santuario
e
da
dove
si
udiva
una
voce
femminile
che
gridava
“cava”,
da
cui
poi
il
Santuario
e
anche
la
Madonna
presero
il
nome.
Simulacro
che
fu
effettivamente
nascosto
dai
cristiani
lilibetani
per
proteggerlo
dalle
persecuzioni.
Nell’VIII
secolo
ebbe
origine
infatti
il
movimento iconoclastico secondo
il
quale
le
immagini
sacre
non
potevano
essere
oggetto
di
venerazione
e
rappresentazione,
l’imperatore Leone
III
Isaurico promulgo
un editto con
il
quale
ordinava
la
distruzione
di
tutte
le
immagini
sacre.
Secondo
la
legenda
la
statua
della
Madonna
della
Cava
fu
nascosta
sotto
a
quel
masso
proprio
per
sfuggire
dalla
distruzione.
Leonardo
Savina
dopo
il
primo
sogno
ebbe
più
di
una
volta
la
visione
della
Vergine.
Nel
primo
sogno
la
Madonna
oltre
a
indicargli
il
posto
dove
scavare,
gli
chiese
che
sopra
al
luogo
del
ritrovamento
venisse
edificato
un
tempio
in
suo
onore.
Inoltre,
padre
Savina
nonostante
fosse
sordomuto,
durante
il
giorno
sentiva
la
voce
della
Madonna
che
gli
diceva: «Cercami,
cercami
che
mi
troverai»,
allora
si
fece
promotore
di
queste
ricerche
e
del
ritrovamento
che
visti
gli
investimenti
economici,
la
grandezza
del
masso
e
le
poche
risorse
umane
durò
quattro
anni.
Con
l’aiuto
delle
elemosine
dei
fedeli
e
dei
cittadini
esortati
da
sapienti
prediche
si
formò
un
gruppo
di
persone
che
lavorarono
nella
cava
e
si
incominciò
il
lavoro
materiale
della
Cavatura
del
sito,
alla
ricerca
della
statuetta.
Ma
passati
tre
anni
senza
alcun
risultato,
nei
fedeli
marsalesi
si
affievolì
l’interesse
per
la
ricerca
molto
infruttuosa
e
cominciarono
a
non
aver
più
fiducia
in
padre
Savina
e
a
credere
che
quello
che
dicesse
non
fosse
vero.
Intanto
un
altro frate
Agostiniano proveniente
da Malta che
era
venuto
a Marsala in
quanto
nominato
predicatore
quaresimale
del duomo
di
Marsala credendo
fermamente
in
padre
Savina
riuscì
a
infervorare
il
popolo
marsalese
che
ricominciarono
a
contribuire
sia
con
elemosine
che
con
risorse
umane.
Ma
questo
fu
solo
per
un
brevissimo
tempo,
perché
non
vedendo
nessun
risultato
persero
nuovamente
la
speranza
e
ricominciarono
a
non
credere
nuovamente
in
padre
Savina
pensando
che
fosse
un
ciarlatano.
Nel
gruppo
di
ricerca
rimasero
solamente
in
tre,
tutti
e
tre
con
gravi
problemi
fisici
e
di
saluti
infatti
oltre
a
padre
Leonardo
Savina
che
era
sordomuto,
c’erano
anche
un
zoppo
e
un
cieco.
Alla
fine
il
19
gennaio
1518
in
seguito
alla
caduta
di
un
masso
che
copriva
un
pozzo,
venne
rinvenuta
la
piccola
statua
della
Madonna.
Al
momento
del
ritrovamento
la
statua
fece
delle
guarigioni
miracolose,
infatti
i
tre
che
trovarono
la
statua
furono
guariti,
padre
Savina
riacquistò
la
voce
e
l’udito,
mentre
lo
zoppo
cominciò
a
deambulare
bene
e
il
cieco
riacquistò
la
vista.
In
seguito
al
rinvenimento
la
voce
che
sentiva
padre
Savina
che
diceva “cercami,
cercami
che
mi
troverai” cessò
in
seduta
stante
e
la
statua
continuò
a
realizzare
eventi
prodigiosi,
guarigioni
e
miracoli.
La
statua
fu
portata
nella
chiesa
del
convento
dei
Padri
Agostiniani
in
Santa
Oliva
ma
la
statua
miracolosamente
ritornò
nel
posto
del
suo
ritrovamento.
Allora
la
statua
fu
nuovamente
e
più
di
una
volta
riportata
in
S.
Oliva,
ma
essa
tornava
miracolosamente
sempre
nel
luogo
del
ritrovamento,
facendo
intuire
che
la
volontà
della
Madonna
fosse
quella
di
rimanere
li
dove
era
stata
sepolta
e
ritrovata.
In
seguito
ai
suoi
miracolosi
ritorni,
e
ricordandosi
del
sogno
di
padre
Savina
nel
quale
la
Vergine
chiedeva
che
si
edificasse
un
tempio
in
suo
onore
nel
posto
indicato
da
essa
e
come
ringraziamento
dei
miracoli
e
degli
eventi
prodigiosi
la
cittadinanza
decise
di
costruire
una
chiesa
nel
luogo
del
rinvenimento.
La
chiesa
a
unica
navata,
con
annesso
monastero
fu
realizzata
nella
grotta
sottostante
dove
si
trova
il
pozzo.
Essa
era
una
chiesa
ipogea.
La
chiesa
e
la
statua
della
Madonna
della
Cava
furono
affidate
in
custodia
ai
Padri
Agostiniani.
Successivamente
per
via
dell’umidità
e
del
freddo
che
rendevano
difficoltoso
il
vivere
dei
frati
e
in
seguito
all’aumentare
dei
fedeli
in
pellegrinaggio
si
decise
di
realizzare
un'altra
chiesa
sempre
sullo
stesso
luogo.
Nel
1607
si
incominciò
la
costruzione
della
seconda
chiesa,
la
prima
chiesa
in
muratura
e
in
superficie
a
navata
unica
con
annesso
monastero
sempre
in
muratura
e
in
superficie,
che
fu
realizzata
sopra
la
cripta,
e
nel
1628
a
lavori
compiuti
la
chiesa
completata
fu
dotata
di
una
campana.
L’11
gennaio
1693
e
il
1º
settembre
1726
la
Madonna
della
Cava
libera
la
città
di
Marsala
dal
terremoto.
Il
6
maggio
1788,
270
anni
dopo
il
ritrovamento
della
statuetta,
la
Madonna
della
Cava
fu
eletta
e
proclamata
patrona
principale
e
speciale
protettrice
della
città
di
Marsala
con
atto
notarile
del
notaro
Ludovico
Antonio
Donato,
e
lo
stesso
atto
stabilì
che
la
festa
si
celebrasse
il
19
gennaio
di
ogni
anno,
giorno
del
ritrovamento
della
statua.
L’8
maggio
1828
la
Madonna
della
Cava
liberò
la
città
di
Marsala
da
un
altro
spaventoso
sisma.
Nel
1850
si
decise
la
riedificazione
della
chiesa
per
meglio
rispondere
alle
nuove
esigenze.
Tra
il
1850
e
il
1859
si
costruì
la
terza
chiesa,
la
seconda
sempre
in
muratura
e
in
superficie,
più
maestosa,
e
più
grande,
a
tre
navate
e
affrescata
con
episodi
biblici.
Qui
il
19
luglio
1862
inseguito
alla
sua
seconda
venuta
a
Marsala,
dopo
aver
assistito
alla
Santa
Messa
il
generale Giuseppe
Garibaldi fece
il
suo
giuramento
esclamando
ad
alta
voce
la
sua
celebre
frase
“O
Roma
o
morte” che
poi
diventerà
uno
dei
due
motti
della
città
di
Marsala.
Il
16
agosto
1925
la
Madonna
della
Cava
salva
ancora
una
volta
Marsala
da
un
violento
terremoto.
Nel
1943
durante
il
secondo
conflitto
mondiale
l’11
maggio
la
città
di
Marsala
fu
pesantemente
bombardata
dagli
alleati
angloamericani
e
una
bomba
che
cadde
lì
distrusse
completamente
la
chiesa
a
tre
navate,
ma
la
statua
fu
ritrovata
integra
tra
le
macerie
solo
con
qualche
piccolo
danneggiamento.
La
chiesa
a
tre
navate
non
fu
mai
ricostruita.
In
alternativa
nel
1948
fu
costruita
una
piccola
cappella
provvisoria
in
legno
sulla
grotta,
e
nel
1967
la
grotta,
in
precedenza
puntellata
per
dei
danneggiamenti
causati
e
prodotti
anche
per
l’apertura
della
Via
Pellegrino,
necessitava
di
un
intervento
di
ristrutturazione
e
messa
in
sicurezza
e
venne
chiusa,
e
nel
1981
la
statua
fu
portata
nella
chiesa
di
San
Giuseppe
per
via
del
precario
stato
della
grotta,
e
restò
li
custodita
per
15
anni.
Nello
stesso
anno
si
incominciarono
i
lavori
di
ristrutturazione
e
messa
in
sicurezza
dell’area
che
successivamente
furono
interrotti.
Nel
1968
la
terra
tornò
ancora
una
volta
a
tremare
con
il terremoto
del
Belice,
un
evento
sismico
di
notevole
intensità.
Tale
terremoto
che
raggiunse
il
magnitudo
6
del
6º
grado
della
scala Richter e
nei
comuni
dell’epicentro
raggiunse
anche
il
12º
grado
della Mercalli fu
catastrofico.
La
Madonna
della
Cava
salvò
la
città
di
Marsala
da
quest’altro
evento
tellurico,
la
terra
tornò
a
tremare
nuovamente
il
4
settembre
del
1978,
ma
ancora
un’altra
volta
per
la
gloriosa
intercessione
di
Maria
SS.
della
Cava
la
città
scampò
di
nuovo
dal
sisma.
Nel
1983
con
delibera
comunale
del
sindaco
di
allora
Gaspare
Sammaritano
la
Madonna
della
Cava
viene
riconosciuta
ufficialmente
patrona
principale
e
speciale
protettrice
di
Marsala
195
anni
dopo
la
sua
elevazione
e
proclamazione
e
465
anni
dopo
il
suo
ritrovamento,
deliberando
che
19
gennaio
di
ogni
anno
è
festa
locale
patronale,
e
nel
1993
sempre
con
delibera
comunale
il
sindaco
di
allora
Enzo
Genna
proclamò
la
Madonna
della
Cava
anche
Santa
Patrona
e
protettrice
del
Corpo
della
Polizia
municipale
di
Marsala.
Nel
1996
furono
ripresi
i
lavori
nella
grotta
e
nello
stesso
anno
la
statua
fu
trasferita
nella Chiesa
Madre in
quanto
la
chiesa
di
San
Giuseppe
necessitava
di
un
intervento
di
restauro,
rimanendo
nella Cattedrale per
4
anni.
Nel
1997
terminati
i
lavori
dell’area
la
grotta
fu
riaperta
il
10
gennaio
di
quello
stesso
anno
e
nel
1998
fu
riaperta
la
cripta.
Nella
fine
del
1999
fu
costruita
l’attuale
piccola
chiesa
inaugurata
e
consacrata
nel
2000.
Il
19
ottobre
2000,
la
statua
della
Madonna
della
Cava
fece
rientro
nella
sua
sede
naturale
dopo
19
anni;
da
quel
giorno
è
custodita
nella
nuova
chiesetta
dentro
ad
una
teca
in
vetro
posta
nell’altare.
Nel
2012
sono
stati
restaurati
dalla
scuola
di
restauro
"Lorenzo
de'
Medici"
di
Firenze
gli
affreschi
della
grotta-chiesa,
e
alla
fine
del
2017
a
pochi
mesi
dal
5º
centenario
del
ritrovamento
del
simulacro
della
Madonna
della
Cava
nella
grotta
dietro
ad
un
altare
è
stato
scoperto
un
affresco
raffigurante
una
Madonna
con
Bambino
datato
1536
firmato
con
il
nome
di
Franciscu
Ballaturi.
Il
19
gennaio
2018
sono
passati
500
anni
dal
ritrovamento
della
statua.
Per
il
500º
anniversario
del
ritrovamento
è
stato
elaborato
un
programma
festivo
molto
diverso
dagli
altri
anni,
tali
festeggiamenti
infatti
a
differenza
degli
altri
dureranno
tutto
l’anno
terminando
il
19
gennaio
2019
e
per
l’occasione
è
stato
indetto
il
giubileo
straordinario
mariano
della
città
di
Marsala
per
i
500
anni
della
Madonna
della
Cava.
Il
2018-2019
a
Marsala
sarà
anno
giubilare
straordinario.
L’apertura
di
tale
giubileo
è
stato
consentito
dalla Penitenzieria
Apostolica della Santa
sede e
dal
Santo
Padre Papa
Francesco,
che
concedono
benevolente
l’indulgenza
plenaria
ai
fedeli
devoti
che
dal
2018
e
fino
al
19
gennaio
2019
visiteranno
in
pellegrinaggio
il
Santuario
della
Madonna
della
Cava,
con
decreto
datato
il
19
dicembre
2017
(protocollo
nr.
1098/17/1).
Il
simulacro
-
Il
simulacro
della
Madonna
della
Cava
è
una
piccola
statuetta
di
18 cm
che
raffigura Maria
Santissima con
in
braccio
il bambino
Gesù e
che
tengono
in
mano
un
panino
che
simboleggia
il corpo
di
Cristo.
Non
si
è
ancora
in
grado
di
capire
se
sia
la Vergine a
porgere
il
pane
al bambinello o
se
viceversa.
La
statua
è
conservata
dentro
ad
un
ostensorio
d'argento
tempestato
di
diamanti,
rubini,
smeraldi
e
brillanti.
L’ostensorio
con
la
statuetta
e
inserito
dentro
un
tronetto
color
oro
d’artigianato
trapanese.
Una
volta
la
statua
veniva
conservata
su
un
drappo
di
seta
rosso
,
adesso
la
statua
con
il
suo
ostensorio
e
il
suo
tronetto
è
custodita
dentro
una
teca
di
vetro
posto
sull’altare
del
Santuario,
dotata
di
un
marchingegno
meccanico
molto
suggestivo
che
viene
fatto
salire
o
scendere
a
secondo
le
funzioni
religiose.
La
statua
ha
subito
dei
lievi
danni
in
seguito
ai
bombardamenti
del
’43
che
hanno
interessato
la
parte
della
testa
e
la
mano
della Beata
Vergine
Maria e
la
testa
di Gesù
bambino,
infatti
la
testa
della Madonna è
stata
incollata
al
busto
con
una
speciale
colla
mentre
la
mano
della Madonna e
la
testa
di Gesù
bambino sono
state
rifatte
da
un
artigiano
marsalese.
Il
materiale
utilizzato
per
la
realizzazione
non
è
ancora
certo,
ma
si
presume
che
sia alabastro
siciliano
o
stalattite forse
ispirato
dal
modello
trecentesco
della
Madonna
di
Trapani.
Ignota
è
anche
la
datazione
di
fabbricazione
del
simulacro.
Gli
storici
locali
hanno
avanzato
ed
elaborato
molte
teorie
per
spiegarne
le
origini:
per
alcuni
sarebbe
stata
opera
della Sibilla
Lilibetana che
aveva
la
sua
dimora
nella
grotta
della
Sibilla
sotto
la chiesa
di
San
Giovanni
Battista
al
Boeo.
Fin
dal
suo
rinvenimento
la
Madonna
della
Cava
ha
operato
numerosissimi
miracoli,
eventi
prodigiosi
e
guarigioni
sia
alla
città
e
all’intera
collettività
sia
a
singole
persone,
che
poi
hanno
ringraziato
e
ricambiato
con
doni
come
a
d’esempio
copie
votive
del
simulacro
e
dell’ostensorio
donate
alla
Madonna
in
segno
di
gratitudine,
tavolette
votive
e
dipinti
che
coprivano
le
pareti
della
grotta,
o
semplicemente
tovaglie
di
lino
pregiato
per
l’altare
e
altri
doni.
Le
prime
tre
guarigioni
miracolose
sono
state
quelle
delle
tre
persone
che
trovarono
il
simulacro
ovvero
padre
Leonardo
Savina
che
era
sordomuto,
lo
zoppo
e
il
cieco
e
che
furono
tutti
e
tre
miracolati
e
guariti
riacquistando
rispettivamente
l’udito
e
la
voce,
la
deambulazione
delle
gambe
e
la
vista
e
nello
stesso
giorno
furono
guarite
e
miracolate
altre
persone
che
erano
sopraggiunte
nel
luogo
subito
dopo
la
scoperta.
Dopo
questi
eventi
prodigiosi,
i
miracoli
continuarono,
comprovati
da
una
vastissima
documentazione.
La
Madonna
della
Cava
viene
invocata
anche
contro
le
catastrofi
naturali
come
i
terremoti,
ma
anche
tempeste.
Ogni
volta
che
accadeva
un evento
tellurico o
altra
catastrofe
naturale,
la
Madonna
usciva
dal
Santuario
e
in
processione
veniva
portata
in Chiesa
Madre dove
rimaneva
li
esposta
per
tre
giorni
e
nel
quale
i
marsalesi
andavano
a
pregarla.
Il
santuario
-
Il
santuario
fu
costruito
in
segno
di
ringraziamento
per
i
miracoli
della
Madonna
della
Cava
e
anche
per
esaudire
la
richiesta
e
la
volontà
della
Vergine.
Negli
anni
sono
state
ben
quattro
le
chiese
che
si
sono
succedute
nelle
epoche
storiche.
L’area
attuale
e
composta
dalla
grotta
con
l’antica
chiesa
ipogeica
(la
prima
chiesa)
con
annesso
l’antico
monastero
degli
Agostiniani
sempre
all’interno
della
grotta,
e
la
nuova
chiesetta
realizzata
tra
il
1999
e
il
2000.
Sono
presenti
inoltre
i
resti
del
secondo
monastero
degli
Agostiniani
quello
in
muratura
e
in
superficie
realizzato
trai
il
1607
e
il
1628,
e
la
campana
del
1628.
La
grotta
e
la
prima
chiesa
con
il
primo
monastero
-
Questa
fu
la
prima
chiesa
dedicata
alla
Madonna
della
Cava.
Era
una
chiesa
ipogeica
e
fu
realizzata
nella
grotta
dove
si
trova
il
pozzo
nel
quale
nel
1518
fu
ritrovato
il
simulacro.
La
grotta
nel
1967
già
in
precedenza
puntellata
per
dei
danneggiamenti
prodotti
e
causati
anche
per
l’apertura
della
via
Pellegrino
necessitava
di
un
intervento
di
ristrutturazione
e
messa
in
sicurezza
e
nel
1981
venne
chiusa
e
iniziarono
i
lavori
che
successivamente
furono
interrotti.
Tali
lavori
ripresero
nel
1996
e
terminarono
nel
1997.
La
grotta
fu
riaperta
il
10
gennaio
del
1997
e
nel
1998
riapri
anche
la
cripta.
Il
presbiterio
è
sopraelevato
di
un
gradino
rispetto
al
piano
dell'aula.
Sul
presbiterio
si
erge
l’altare
maggiore.
L’altare
maggiore
che
si
erge
sopra
al
presbiterio
risale
al
16°
secolo
ed
è
e
in
marmo
di
vario
colore.
Nell’altare
maggiore
è
presente
una
copia
della
statua
della
Madonna
della
Cava
di
dimensioni
naturali
e
una
copia
grande.
Sono
presenti
due
cappelle
all’interno
della
chiesa
ipogeica
riccamente
decorate
e
affrescate.
Cappella
laterale
di
desta:
è
presente
un
affresco
di San
Nicola
di
Bari,
del
1571
di
autore
ignoto. San
Nicola è
raffigurato
con
la mitra sopra
la
testa
con
addosso
una pianeta d’orata,
con
la
mano
destra
alzata
in
segno
di
benedizione
e
con
la
sinistra
tiene
la pastorale (il
bastone
vescovile).
Adiacente
alla
cappella
è
presente
un
vano
di
ingresso
che
porta
nell’antico
monastero
degli
Agostiniani
riformati.
Cappella
laterale
di
sinistra:
affrescata
con
vari
affreschi.
Nella
parte
centrale
è
presente
un
affresco
del
16°
secolo
dove
vi
è
raffigurato Sant’Agostino che
con
la
mano
destra
porge
la
regola
ai
monaci
e
alle
monache
che
sono
inginocchiati,
e
con
la
sinistra
tiene
una
chiesa.
Nella
parte
superiore
è
raffigurata
con
una
serie
di
affreschi
l’annunciazione,
a
destra Maria
Santissima seduta
davanti
ad
un
leggio,
a
sinistra
l’Arcangelo
Gabriele con
in
secondo
piano Sant’Anna madre
di
Maria
e
più
a
sinistra
è
raffigurata
la Veronica.
Nella
parte
di
sinistra
e
destra
dell’affresco
di Sant’Agostino sono
presenti
altri
due
affreschi.
Nell’affresco
di
sinistra
è
raffigurata Santa
Barbara,
mentre
in
quello
di
destra
vi
sono
raffigurati Santa
Lucia,
l’Arcangelo
Raffaele e
il profeta
Tobia.
Nella
stessa
cappella
è
presente
un
sarcofago
di
Gerolamo
Margio
che
fu
il
committente
della
cappella
e
che
morì
nel
1587.
Il
sarcofago
e
lavorato
in
bassorilievo,
nella
parte
superiore
è
scolpito
un
elegante
fogliame,
sulla
parte
frontale
sono
scolpite
due
figure
alate
che
sorreggono
lo
stemma
della
famiglia
Margio,
diviso
in
due,
nella
parte
di
sinistra
sono
scolpite
sei
stelle
a
otto
punte
divise
da
una
banda
centrale,
e
nella
parte
di
destra
è
presente
al
centro
una
banda
con
al
centro
sei
quadrati.
Lo
stemma
è
sormontato
da
un
elmo.
Mentre
nella
parte
inferiore
del
sarcofago
sono
scolpiti
dei
serpenti.
Sopra
al
sarcofago
era
appeso
nella
parete
rocciosa
un
quadro
della Madonna
della
Catena,
oggi
conservato
all’interno
della
nuova
chiesetta
poiché
l’umidità
della
grotta
rischiava
di
rovinarlo.
Nella
parete
di
sinistra
della
cappella
è
presente
un
altro
affresco
dove
sono
raffigurati San
Pietro con
le
chiavi
in
mano
e
San
Gregorio
vescovo
di Lilibeo (l’antica
Marsala)
ambedue
inginocchiati.
Ai
due
lati
dei
due
Santi
inginocchiati
vi
sono
raffigurati
due
monaci
agostiniani.
Tutti
gli
affreschi
delle
due
cappelle
sono
stati
restaurati
nel
2012
dalla
scuola
di
restauro
Lorenzo
de’
Medici
di
Firenze
a
cura
del
prof.
Lorenzo
Casamenti.
Nel
dicembre
di
quello
stesso
anno
vengono
ultimati
dal
prof.
Casamenti
i
lavori
di
restauro.
Subito
dopo
la
cappella
di
sinistra
sullo
stesso
lato
è
presente
un
altare
nel
quale
è
presente
un
affresco
datato
1536
e
che
è
stato
scoperto
nel
2017
a
pochi
mesi
dal
500º
anniversario
del
ritrovamento
della
statua.
L’affresco
raffigura
una Madonna che
tiene
teneramente
in
braccio
Gesù
bambino.
Gesù
tiene
in
mano
un globo sormontato
da
una croce.
Sotto
è
raffigurata
la
Chiesa
di
San
Giovanni
Battista
al
Boeo ma
non
si
tratta
dell’edificio
attuale
ma
bensì
della
vecchia
chiesa
che
era
stata
distrutta.
Nell’affresco
è
presente
la
firma
di
Franiciscu
Ballaturi
forse
il
realizzatore
o
il
committente
dell’opera.
Sull’opera
sono
in
corso
degli
studi
ma
molto
probabilmente
si
tratta
della
Madonna
dell’acqua.
Sull’affresco
e
dipinto
anche
l’anno
di
realizzazione
1536.
L’affresco
era
stato
coperto
da
una
parete
e
da
un
altro
affresco
che
era
andato
perduto
ed
è
stato
riportato
alla
luce
e
restaurato
nel
2017.
Subito
dopo
questo
altare
è
presente
un
varco
di
ingresso
che
porta
in
un
altro
luogo
della
chiesa-grotta.
Tale
ingresso
ha
un
pianerottolo
con
una
scala
composta
da
tredici
gradini.
Sulla
parete
di
sinistra
del
pianerottolo
è
collocata
una
epigrafe
che
riporta
inciso
l’anno
1818
e
che
con
molta
probabilità
si
tratta
di
una
lapide
commemorativa
del
3º
centenario
del
ritrovamento
della
statua.
Nell’ambiente
sottostante
al
pianerottolo
si
trova
il
punto
esatto
del
pozzo
dove
fu
ritrovata
la
statua
della
Madonna
della
cava
il
19
gennaio
del
1518.
L’antico
monastero
degli
Agostiniani
-
Gli
agostiniani
furono
affidatari
della
Chiesa
della
Madonna
della
Cava
e
del
suo
simulacro.
I
padri
Agostiniani
abitarono
prima
nell'antico
monastero
realizzato
all'interno
della
grotta
e
successivamente
nel
monastero
in
muratura
e
in
superficie
del
1607.
L’antico
monastero
realizzato
nella
grotta
è
ubicato
nella
parte
di
destra
della
chiesa
ipogeica
e
dietro
la
cappella
di
destra
(cappella
di
San
Nicola
da
Bari)
e
si
accede
da
un
varco
adiacente
la
suddetta
cappella.
Gli
ambienti
dell’antico
monastero
presentano
delle
decorazioni
scolpite
nella
roccia.
Queste
decorazioni
sono
delle
conchiglie
ieratiche
risalenti
alla
prima
meta
del
16°
secolo,
e
presenti
nelle
chiese
come
simbolo
dell’acqua
e
della
resurrezione.
La
seconda
Chiesa
e
il
secondo
monastero
-
Questa
fu
la
seconda
chiesa
dedicata
alla
Madonna
della
Cava
e
fu
la
prima
realizzata
in
muratura
e
in
superficie.
Essa
fu
costruita
sopra
la
cripta.
Nel
1607
si
decise
di
costruire
questo
nuovo
tempio
poiché
la
chiesa
ipogea
ricavata
nella
grotta
era
troppo
piccola
per
contenere
e
ospitare
i
fedeli
in
pellegrinaggio
che
erano
notevolmente
aumentati
ed
era
diventata
angusta
e
obsoleta
anche
perché
l’umidità
e
il
freddo
rendevano
molto
difficoltoso
il
vivere
quotidiano
dei
frati.
Oltre
alla
chiesa
fu
edificato
anche
il
monastero
degli
Agostiniani
anch'esso
in
muratura
e
in
superficie,
adiacente
alla
chiesa
e
sopra
la
cripta.
I
lavori
terminarono
nel
1628
e
a
lavori
ultimati
l’edificio
di
culto
fu
dotato
di
una
campana
che
recava
incisa
nel
bordo
la
data
di
consegna.
La
chiesa
successivamente
nel
1850
fu
demolita
per
la
riedificazione.
La
chiesa
era
a
navata
unica.
Non
si
conosce
quale
fosse
il
suo
stile
architettonico.
La
terza
chiesa
a
tre
navate
-
Fu
la
terza
chiesa
dedicata
alla
Madonna
della
Cava.
Nel
1850
si
decise
di
riedificare
la
chiesa
per
meglio
rispondere
alle
nuove
esigenze
e
per
ospitare
i
fedeli
sempre
più
numerosi
che
si
recavano
al
Tempio.
La
posa
della
prima
pietra
del
nuovo
edificio
sacro
fu
posta
nel
1850
e
i
lavori
terminarono
nel
1859
e
a
lavori
ultimati
la
campana
fu
coperta
da
un
campanile
che
fu
aggiunto
dal
Reverendissimo
Padre
Antonio
Amato.
La
chiesa
del
1850,
rispetto
alla
precedente,
era
molto
più
grande
e
spaziosa
ed
era
anche
molto
più
maestosa.
L’interno
era
a
tre
navate
ed
era
affrescata
da
episodi
biblici.
Al
centro
si
ergeva
l’altare
maggiore
dove
aveva
sede
il
tabernacolo
che
custodiva
il Santissimo
Sacramento.
Al
di
sopra
si
ergeva
la
sede
che
custodiva
il
simulacro
della
Madonna
della
Cava.
Al
suo
interno
erano
custodite
molte
opere
d’arti
tra
i
quali
la
statua
di
Santa
Rita
da
Cascia
oggi
custodita
nel
nuovo
santuario
e
la
statua
di
San
Tommaso
Apostolo
oggi
custodita
in
chiesa
Madre.
Lo
stile
architettonico
molto
probabilmente
era
in
stile
barocco.
La
chiesa
fu
distrutta
l’11
maggio
del
1943
inseguito
ai
bombardamenti
aerei
degli
alleati
angloamericani,
che
fecero
mille
vittime
per
la
stragrande
maggioranza
civili,
e
distrusse
una
gran
parte
del
centro
storico.
La
chiesa
non
fu
mai
più
ricostruita.
Nel
1948
fu
costruita
una
cappella
provvisoria
in
legno
sulla
grotta,
ma
essa
fu
smantellata
in
quanto
la
grotta
era
pericolante
e
fu
chiusa
in
quanto
necessitava
di
interventi
di
ristrutturazione
e
messa
in
sicurezza.
L’attuale
chiesa
-
L’attuale
chiesetta
e
stata
realizzata
tra
la
fine
del
1999
e
il
2000.
Nel
1999
si
decise
di
realizzare
una
nuova
chiesa
idonea
per
ridare
alla
patrona
una
“nuova
casa”
nello
stesso
luogo
del
suo
miracoloso
ritrovamento,
mentre
intanto
il
simulacro
era
da
ben
19
anni
fuori
dalla
sua
sede
originale
ospitata
per
15
anni
nella
chiesa
di
San
Giuseppe
e
successivamente
nella
cattedrale
per
4
anni.
La
costruzione
inizio
alla
fine
del
1999
e
terminarono
a
settembre
del
2000.
La
statua
fece
ritorno
nella
sua
sede
originaria
il
19
ottobre
del
2000,
e
la
nuova
chiesa
fu
consacrata
solennemente
dal
vescovo
di
Mazara
del
Vallo.
Nel
2018
in
occasione
del
5º
centenario
del
ritrovamento
della
statua e
dell’anno
giubilare
straordinario sono
stati
effettuati
dei
lavori
all’interno
del
santuario.
Infatti
la
pavimentazione
del
presbiterio
che
in
precedenza
era
una
pedana
di
legno
e
che
è
stata
sostituita,
e
la
nuova
pavimentazione
del
suddetto
è
stata
realizzata
in
marmo
color
sabbia
scuro.
Inoltre
è
stato
cambiato
l’ambone
che
in
precedenza
era
di
pietra
di
color
grigio
nella
parte
inferiore
e
bianco
nella
parte
superiore
con
dipinto
su
di
esso
una
croce
doro
nella
parte
superiore
e
un
ruscello
d’acqua
nella
parte
centrale
e
inferiore,
ed
e
stato
sostituito
con
uno
più
grande
sempre
in
pietra
di
colore
sabbia.
Nel
transetto
destro
è
stato
collocato
il
nuovo
tabernacolo
realizzato
in
argento
con
inciso
il
volto
del
cristo,
mentre
il
vecchio
tabernacolo
è
stato
coperto
da
una
targa
commemorativa
per
i
500
anni.
La
chiesa
è
fatta
in
stile
moderno
ed
è
molto
sobria
e
semplice.
La
facciata
di
colore
bianco
è
in
stile
rustico
e
sopra
al
portale
è
ubicata
una
copia
del
simulacro
dentro
una
imitazione
dell’ostensorio
realizzato
in
legno.
L’interno
è
ad
unica
navata,
il
controsoffitto
è
in
legno
leggermente
curvato
ad
arco
e
dipinto
di
celeste.
Nelle
pareti
laterali
sono
esposte
le
stazioni
della
via
crucis.
Il
presbiterio
è
realizzato
in
marmo
color
sabbia
scuro.
L’altare
e
in
pietra.
Nel
presbiterio
è
ubicata
la
sede
del
celebrante
con
una
sedia
in
legno
e
cucita
di
saglia
rossa.
Nell’altare
è
presente
un
tabernacolo
che
dal
2018
è
coperto
da
una
targa
commemorativa
dove
è
inciso
"19
gennaio
1818-2018
5º
Centenario
del
ritrovamento".
Al
disopra
è
collocata
la
teca
in
vetro
dove
viene
custodito
il
simulacro
della
Madonna
della
Cava
dentro
il
suo
ostensorio
inserito
all’interno
del
tronetto.
Questa
teca
dispone
di
un
marchingegno
meccanico
molto
suggestivo
che
viene
fatto
salire
o
scendere
a
secondo
delle
funzioni
religiose.
Ai
due
lati
della
teca
sono
collocati
due
pannelli
dove
vi
è
dipinta
la
città
di
Marsala
vista
dal
mare
(porto),
nel
dipinto
si
nota
la
Porta
Garibaldi
e
il
Santuario
dell’Addolorata.
Nel
transetto
destro
è
presente
il
nuovo
tabernacolo.
La
pavimentazione
della
chiesetta
è
in
terracotta
color
marroncino.
Palazzo
VII
Aprile

Palazzo
VII
Aprile in
precedenza
chiamato Palazzo
dei
Giurati e
chiamato
in
maniera
informale
anche Palazzo
Municipale e Palazzo
di
Città è
sede
del Consiglio
Comunale dell'omonima
città.
Il
palazzo
fu
completato
nel XV
secolo dall'architetto
Giuseppe
Moccia,
che
si
ispirò
per
le
facciate
allo
stile
adottato
dell'ingegnere
veneto Andrea
Palladio,
celebre
per
i
portici
a serliana.
Il
7
aprile
1860
il
palazzo
fu
protagonista
di
una
rivolta
scatenata
da
alcuni
marsalesi,
che
in
seguito
alla Rivolta
della
Gancia,
decisero
di
aderire
ai
sentimenti
patriottici
dell'Italia
unita,
sventolando
il
tricolore
che
in
seguito
sarebbe
stato
adottato
dal Regno
d'Italia.
Il
moto
rivoluzionario
fu
piuttosto
acceso,
portò
all'arresto
di
molti
uomini,
mentre
coloro
che
riuscirono
a
sfuggire
all'arresto
si
rifugiarono
nelle
cave
o
si
diedero
alla
fuga
nell'isola
di Malta.
L'11
maggio
1860
il
generale Giuseppe
Garibaldi sbarca
insieme
ai
Mille
nella
città
lilibetana,
diventando
"Duce
della
Città",
ovvero
capo
della
liberazione
della
città.
La
notte
stessa
i
Mille
trovarono
riparo
sotto
i
porticati
del
Palazzo,
ripartendo
la
mattina
dopo
alla
volta
di Salemi.
Con
l'arrivo
della seconda
guerra
mondiale,
cade
la
Torre
dell'orfanotrofio
della
Bambinella,
adiacente
all'attuale
edificio
postale,
a
causa
del
bombardamento
dell'11
maggio
1943,
sancendo
così
l'apertura
di
via
della
Gancia
e
la
rifinitura
della
parte
del
palazzo
verso
la
via
Garibaldi.
Dopo
la
seconda
guerra
mondiale,
durante
la
campagna
elettorale,
vi
si
svolgevano
vari
comizi
dei
vari
candidati.
Oggi
il
Palazzo
è
sede
del
Consiglio
Comunale
ed
è
visitabile
a
tutti
sia
durante
le
ore
di
consiglio
che
non.
Saltuariamente,
vengono
svolte
delle
sfilate
di
moda
o
concerti,
organizzati
dalle
varie
proloco
e
aziende
della
zona
e
rappresenta
con
le
sue
scalinate
una
vera
e
propria
attrazione
per
i
giovani
e
i
meno
giovani.
Sulla
sommità
del
Palazzo
è
presente
un orologio (messo
nel
1582)
a
numeri
romani
che
scandisce
il
tempo
della
vita
quotidiana
marsalese,
orologio
dotato
anche
di
una
campana
che
un
tempo
veniva
suonata
per
segnalare
emergenze
o
eventi
in
particolare
oltre
che
al
rintoco
delle
ore,
messa
nel
1615
dai
giurati
del
paese
(antico
consiglio
comunale).
Caricato
a
molle,
l'orologio
era
spesso
vittima
dei
piccioni
che
transitando
in
loco,
manomettevano
il
macchinario,
riuscendo
a
far
restare
rotto
per
molto
tempo
il
macchinario,
che
in
seguito
negli anni
'70 fu
riparato
e
sostituito
con
uno
nuovo.
Sala
delle
Lapidi:
è
la
stanza
del
Consiglio
Comunale,
chiamata
così
in
onore
delle
tante epigrafi storiche
presenti
nella
sala.
Sala
dell'orologio:
è
la
stanza
dove
è
custodito
l'orologio,
uno
dei
più
antichi
nella
sua
tecnica
di
funzionamento
in
Sicilia.
Nel
2016
il
Palazzo
presentava
già
alcuni
problemi
legati
al
prospetto,
che
sono
stati
prontamente
sistemati
con
la
copertura
di
un
intonaco
momentaneo,
intonaco
che
avrebbe
modificato
in
parte
il
colore
del
palazzo
stesso.
Nell'estate
2018,
sono
stati
avviati
e
stanziati
i
fondi
per
il
rifacimento
del
prospetto
del
Palazzo,
che
in
solo
due
settimane,
hanno
riportato
il
Palazzo
ai
fasti
di
un
tempo.
Monumento
ai
Mille
Il monumento
ai
Mille è
una
costruzione
dedicata
ai
garibaldini
per
lo sbarco
a
Marsala,
situato
dinanzi
al
lungomare
della
città
di Marsala.
La
prima
idea
di
un
monumento
per
celebrare
lo
sbarco
dei Mille a
Marsala,
avvenne
già
il
9
giugno
dello
stesso 1860,
quando
il
consesso
civico
lanciò
questa
proposta,
rinviata
per
mancanza
di
risorse
finanziarie. Iniziative
analoghe
si
ebbero
nel 1893,
e
nel 1910,
tutte
senza
successo.
In
occasione
del
primo
centenario
dello
sbarco
una
legge
del 1960 stanziò
90
milioni
di
lire
dell'epoca
per
la
realizzazione
di
un
"Monumento
ai
Mille".
Fu
bandito
un
concorso
per
il
progetto
e
i
fondi
erano
stanziati
dal
ministero
dei
lavori
pubblici.
A
vincerlo
nel 1961 fu
l'architetto Emanuele
Mongiovì. Il
secondo
premio
andò
a Sergio
Musmeci.
Mongiovì
aveva
immaginato
un'opera
maestosa
dal
costo
di
200
milioni
di
lire,
di
70
metri
di
lunghezza
per
26
di
larghezza.
Le
due
navi,
il Piemonte e
il Lombardo,
che
si
univano,
avrebbero
avuto
un
albero
maestro
che
si
innalzava
per
47
metri,
con
le
vele,
che,
avrebbero
avuto
un
panneggio
marmoreo
di
550
metri
quadri,
che
avrebbe
formato
il
numero
mille.
A
prua,
svettante
per
5
metri,
una
statua
di Giuseppe
Garibaldi.
Nel
gennaio 1963 Mongiovì
concluse
il
progetto
esecutivo.
Ma
quello
stesso
anno
non
si
riuscirono
a
trovare
i
restanti
110
milioni
e
anche
i
primi
90
andarono
in
prescrizione.
Carlo
Pileri negli
anni
successivi
promosse
una
campagna
per
il
completamento
del
monumento
"Ai
Mille
di
Garibaldi"
a
Marsala.
Nel 1984 l'amministrazione
comunale
di
Marsala
riprese
il
progetto
di
Mongiovì
(che
divenne
direttore
dei
lavori)
con
l'importo
di
un
miliardo
e
200
milioni
di
lire
necessario
per
il
primo
stralcio.
La
prima
pietra
fu
posata
nel
giugno 1986 alla
presenza
dell'allora
presidente
del
Consiglio Bettino
Craxi.
Conclusi
i
fondi,
i
lavori
si
arrestano
perché
l'11
maggio 1989 il genio
civile di
Trapani,
a
lavori
in
corso,
dichiarò
l'opera
abusiva
dopo
la
realizzazione
del
solo
basamento,
comprendente
dei
vani
da
destinare
ad
attività
culturali.
È
l'architetto
catanese
Ottavio
Abramo
nel 2007 ad
aggiudicarsi
l'ultimo
concorso
di
idee
con
il
progetto
denominato
“Mille
luci”,
consistente
nel
collocare
sul
basamento
due
murate
con
il
nome,
cognome
ed
anno
di
nascita
di
tutti
i
1.089
garibaldini
sbarcati
a
Marsala,
senza
più
le
vele.
Il
comune
stanzia
800
mila
euro.
Nel
2015
l'amministrazione
stanzia
ulteriori
233
mila
euro
di
fondi
per
i
lavori
di
definizione
e
per
i
vani,
adibiti
a info
point turistico.
Completato
nel 2016,
non
senza
critiche,
è
stato
inaugurato
l'11
maggio
dello
stesso
anno.
Oggi
il
monumento
è
adibito
ad
info
point
turistico,
gestito
dalla
locale
proloco
e
ad
ospitare
convegni
nella
sala
conferenze,
posta
nella
parte
destra
dell'opera.
Inoltre
all'interno,
nella
parte
sinistra
sono
collocate
foto
e
cimeli
dei
garibaldini
provenienti
dal
museo
garibaldino,
sito
all'interno
dei
locali
del
Convento
di
San
Pietro.
Castello
di
Marsala
Il castello
di
Marsala è
un
castello
medievale
d'origine
normanna.
In
passato
è
stato
utilizzato
come
carcere.
Nell'angolo
orientale della
città,
dove
i
due
bracci
del
fossato
punico
si
incontrano,
in
posizione
elevata
rispetto
al
pendio
digradante
cittadino,
con
un
grande
piano
antistante
libero
da
costruzioni
rivolto
verso
la
città,
sorse
il
castello
medievale.
Fondato
forse
solo
come
recinto
fortificato
in
età
normanna
(ma
non
si
può
escludere
che
in
tal
punti
vi
fosse
una
fortezza
bizantina),
venne
rinforzato
in
età
sveva,
come
attestano
l'impianto
pseudo-trapezoidale
ed
alcuni
elementi
stilistici,
quali
i
costoloni
di
un
ambiente
della
torre
circolare,
tipici
dell'architettura
federiciana.
Una
lettera
del 1239 inviata
da Lodi da Federico
II
di
Svevia,
dove
si
invita
il
giustiziere
ultra
Salsum
(al
di
là
del
Salso)
a
non
effettuare
alcuna
ristrutturazione
nei
castelli
di Trapani,
Marsala, Mazara e Sciacca,
e
ad
affidare
a
cittadini
fidelibus
nostris
la
manutenzione
degli
stessi
per
impedirne
la
rovina,
dimostra
l'esistenza
del
Castello
agli
inizi
del
secolo
XIII.
Il
piano
del castello era
una
estesa
piazza
verso
cui
confluivano
due
vie
che
lambivano
le
mura
orientali
ed
altre
tre
vie
che
si
inserivano
nel
tessuto
urbano
della
città
medievale,
congiungendosi
con
il
tessuto
antico.
Una
di
queste,
a
sud-ovest,
l'attuale
via
Punica,
collegava
il
piano
con
la
sede
dell'antica
cattedrale.
Prospiciente
quest'ultima
via
era
visibile
fino
a
pochi
anni
fa,
nell'angolo
opposto
al
cantonale
dell'abside
della
chiesa
di
San
Matteo,
un'apertura
con
mostra
di
bottega
quattro-cinquecentesca
–
oggi
nascosta
dall'intonaco
e
forse
non
ancora
manomessa
–
a
dimostrare
la
vocazione
mercantile
della
zona
intorno
alla
cattedrale.
Dal
castello,
oggi
occupato
da
costruzioni
ottocentesche
lungo
il
fossato
punico,
era
parte
integrante
l'odierna
piazzetta
Sant'Oliva.
Tale
nome
deriva
dalla
tradizionale
ubicazione
della
prigione
in
cui
la
santa,
venerata
anche
dagli
Arabi,
fu
rinchiusa
prima
della
sua
riduzione
in
cattività
a Tunisi,
dove
venne
martirizzata
e
sepolta
forse
nel
luogo
ove
sorge
la Grande
Moschea (Djamaa
ez
Zitouma-La
moschea
dell'ulivo).
Ciò
confermerebbe
la
presenza
nella
zona
del
castello
di
una
fortezza
oggi
scomparsa
o
riorganizzata
in
età
bizantina
e/o
normanno-sveva.
Tuttavia
è
bene
sottolineare
che
i
dati
dello
scavo
di
vico
Infermeria,
sebbene
parziali
e
limitati
alla
superficie,
hanno
evidenziato,
in
questa
zona,
in
un
periodo
definito
"altomedievale",
la
presenza
di
aree
industriali
all'aperto,
cui
fece
seguito
la
costruzione
di
alcuni
ambienti
utilitaristici
relativi
ad
abitazioni
povere,
addossate
al
muro
di
cinta
lungo
il
fossato,
databili
a
partire
dalla
seconda
metà
del
secolo
XII.
Una
di
esse
poteva
essere
una
bottega
artigiana
che
fabbricava
lucerne,
rimasta
in
uso
almeno
fino
all'inizio
del
XIII
secolo,
quando,
forse
per
ragioni
di
sicurezza,
vengono
abbandonate
o
abbattute
le
costruzioni
addossate
al
muro
cittadino,
creando
così
di
fatto
quel
vuoto
intorno
alla
fortificazione
medievale
rimasto
invariato
almeno
fino
alla
metà
del
XVIII
o
agli
inizi
del
XIX.
Fino
al
2009/2010,
il
castello
medievale
lilybetano
ospitava
la
casa
circondariale
di
Marsala
-
oggi
chiusa.
Porte
e
mura
fortificate

Le porte
e
le
mura
fortificate
di Marsala sono
delle
architetture
militari
costruite
in
varie
epoche
storiche
con
il
compito
strategico
di
difesa
della
città
lilibetana.
Le
porte
oltre
alla
funzione
strategica
di
difesa
militare
avevano
anche
il
compito
di
delimitare
il
centro
cittadino.
In
origine
nella
città
di Marsala si
aprivano
quattro
porte:
Porta
Garibaldi;
Porta
Nuova;
Porta
Mazara;
Porta
di
Trapani
detta
anche "Porticella".
Porta
Garibaldi
e
Porta
Nuova
sono
ancora
esistenti
e
sono
in
ottimo
stato
di
conservazione,
mentre
Porta
Mazara
e
Porta
di
Trapani
(Porticella)
sono
state
distrutte,
quest'ultima
invece
e
in
corso
un
progetto
di
recupero
e
di
ricostruzione
con
gli
stessi
blocchi
di
pietra
originali.
Porta
Garibaldi
-
E
la
più
antica
della
città
e
in
origine
si
chiamava "Porta
di
mare" in
quanto
costruita
vicino
al
mare,
successivamente
prese
il
nome
attuale
(Porta
Garibaldi),
in
quanto
l'11
maggio
1860 Giuseppe
Garibaldi sbarcò
a
Marsala,
e
in
quel
giorno
con
i Mille attraverso
questa
porta,
e
a
ricordo
perenne
di
quel
giorno
e
dell'eroe
dei
due
mondi
il
consiglio
comunale
decise
di
intitolarla
al
generale Garibaldi.
Fu
costruita
nel
1685
in
sostituzione
della
precedente
ritenuta "non
degna
di
una
città
così
bella
come
Marsala".
Porta
di
Mare
esisteva
già
nei
primi
del
'400,
ma
aveva
uno
stille
architettonico
modesto
e
inoltre
l'incuria
e
la
mancanza
di
denaro
la
fecero
rovinare.
Nel
1685 Carlo
II decise
di
abbattere
la
costruzione
preesistente
e
di
ereggere
quella
nuova.
La
nuova
costruzione
e
di
stile Barocco con motivi
manieristici.
Essa
è
stata
definita
dal
marchese
di
Villabianca “La
più
nobile
ed
elegante
tra
esse
porte,
perché
fatta
di
nobile
fabbrica,
con
cupola,
colonne
e
balaustre”
Porta
Nuova
-
E
la
seconda
porta
antica
di
Marsala.
La
porta
e
stata
costruita
nel
XVIII
secolo
e
più
precisamente
nel
1790
su
progetto
dell'ingegnere
Meo
in
sostituzione
della
precedente
che
era
pericolante
per
via
del
suo
stato
di
degrado.
La
"vecchia"
porta
che
risaliva
al
XVI
secolo
era
in
legno
ed
era
stata
costruita
dal
falegname
Gaspare
Paci,
e
fu
abbattuta
nel
XVIII
secolo
perché
pericolante.
Il
nome "Porta
Nuova" sta
a
indicare
appunto
che
si
tratta
di
una
nuova
costruzione
eretta
nello
stesso
posto
dove
si
ergeva
la
precedente
costruzione.
Porta
Mazara
-
Era
la
porta
più
importante
di
Marsala
anche
perché
essa
immetteva
nelle
strade
che
portavano
a Mazara
del
Vallo, Salemi e
a Palermo.
Fu
eretta
nel
1572
e
prendeva
il
nome
della
vicina
città
di Mazara
del
Vallo,
ma
veniva
molto
spesso
sopranominata
dai
marsalesi "Porta
Pignoso".
La
porta
era
dotata
di
un
baluardo
che
prese
il
nome
del
Capitano
d’armi Giovanni
Pignero,
è
aveva
caratteristiche
simili
a
quella
di
Porta
Felice
a
Palermo.
Ai
due
lati
della
porta
erano
collocati
due
abbeveratoi
pubblici.
Nel
1875
per
volontà
del
consiglio
comunale
la
porta
fu
abbattuta
in
seguito
ad
una
delibera
comunale,
per
rendere
più
agevole
la
viabilità
con
il
Borgo ,
e
fu
realizzata
una
piazza,
l'attuale
piazza
Matteotti
che
in
origine
fu
intitolata
a Felice
Cavallotti,
e
che
nel
periodo
fascista
fu
chiamata
XXVII
Ottobre
e
infine
dopo
la seconda
guerra
mondiale fu
intitolata
a Giacomo
Matteotti.
I
due
abeveratoi
furono
anch'essi
distrutti,
mentre
uno
è
stato
ricostruito
con
le
stesse
pietre
e
fu
collocata
all’esterno
della
Chiesa
di
San
Francesco
di
Paola,
sita
in
corso
Calatafimi.
Porta
di
Trapani
(Porticella)
-
Era
la
più
piccola
delle
quattro
porte
e
prendeva
il
nome
della
vicina
città
di Trapani,
dai
marsalesi
veniva
detta "porticella" sopranome
derivato
molto
probabilmente
perché
piccola.
Aveva
uno
stile
architettonico
sobrio
e
semplice.
Era
realizzata
in
tuffo
ed
era
dotata
di
un
cancello.
Fu
demolita
nel
1802
per
decisione
del
consiglio
comunale
dopo
una
delibera
comunale.
Recentemente
il
comune
ha
decretato
la
ricostruzione
della
porta
che
verrà
ricostruita
con
gli
stessi
blocchi
di
pietra,
che
erano
stati
comprati
da
un
cittadino
di Mazara
del
Vallo,
e
il
comune
dopo
aver
appurato
l'attendibilità
e
che
si
tratta
dei
blocchi
originali
ha
avviato
l'iter
per
comprarli
e
in
seguito
avviare
i
lavori
di
ricostruzione.
Siti
archeologici

La
zona
archeologica
di
Capo
Boeo
è
un'area
prospiciente
il
promontorio,
che
si
affaccia
al
mare,
circondata
dalla
città
moderna
e
dal
lungomare.
Proprio
in
questa
zona
più
occidentale
della
città
si
trovano
importanti
testimonianze
archeologiche:
l'"Insula
romana",
di
tarda
età
romano-imperiale
(IV
secolo
d.C.)
comprende
resti
di
abitazioni
private
inquadrate
in
isolati
fra
strade
lastricate.
I
grandi
ambienti,
venuti
alla
luce
nel
1939,
presentano
pavimenti
con
ricche
decorazioni
a
mosaico,
raffiguranti
scene
di
lotta
fra
animali
selvatici
e
figure
mitologiche.
È
presente
anche
un
ambiente
termale.
Negli
anni
duemila,
dopo
avere
effettuato
prospezioni
geomagnetiche
in
tutta
l'area,
la
Soprintendenza
di
Trapani
ha
programmato
nuove
ricerche
archeologiche
nell'area
demaniale
di
Capo
Boeo,
che
hanno
documentato
la
presenza
di
un
imponente
asse
viario
lastricato
(il
"Decumano
Massimo").
Inoltre
nel
2005
è
stata
rimessa
in
luce
una
statua
di
marmo
che
raffigura
Venere
Callipige
(II
secolo
d.C.)
nel
sagrato
della
chiesa
di
San
Giovanni
al
Boeo,
in
occasione
dei
lavori
di
restauro.
Sono
state
meglio
chiarite
le
varie
fasi
di
costruzione
della
chiesa
in
rapporto
alla
parte
ipogeica,
la
cosiddetta
"Grotta
della
Sibilla",
che
ingloba
una
sorgente
di
acqua
dolce,
considerata
dagli
studiosi
fondamentale
per
la
fondazione
della
città
di
Lilibeo.
Nel
mese
di
luglio
del
2008,
è
stato
scoperto
un
edificio
dedicato
al
culto
di
Iside,
una
statua
frammentaria
di
marmo
che
raffigura Iside,
e
diverse
epigrafi:
in
una
è
attestata
la
presenza
di
un
tempio
di
Ercole.
L'area
archeologica
di
Porta
Nuova
è
destinata
ad
occupare
una
posizione
centrale
nel
contesto
delle
città
puniche
della
Sicilia
(Mozia e Lilibeo).
Tra
il
2007
ed
il
2014
sono
stati
realizzati
lavori
per
la
valorizzazione
del
parco
archeologico
e
delle
strutture
del
Museo
Archeologico
Lilibeo
presso
il
Baglio
Anselmi.
Aree
naturali
Di
grande
attrazione
è
la riserva
naturale
regionale
delle
Isole
dello
Stagnone che
prende
il
nome
dall'omonima
laguna,
nonchè
arcipelago comprendente
diverse
isole
tra
cui Mozia.
Lo
Stagnone
è
una
laguna
diventata
riserva
naturale
perché
habitat
ideale
di
riproduzione
e
di
ristoro
per
tantissime
specie
animali;
tra
queste
i
fenicotteri
rosa
che
sempre
più
spesso
–
e
in
gruppi
sempre
più
numerosi –
scelgono
lo
stagnone
ed
in
particolare
l'Isola
Grande (comunemente
conosciuta
come
Isola
Lunga)
come
luogo
di
riposo.
Lo
stagnone
è
uno
dei
pochissimi
habitat
naturali
al
mondo
per
la posidonia,
una
rara
qualità
di
pianta
marina.
L'Isola
Lunga è
raggiungibile
a
piedi
dal
promontorio
di
Birgi,
esattamente
dall'antica
torre
d'avvistamento
San
Teodoro.
Sull'isola
lunga
è
presente
una
villa
in
stile
romanico
abbandonata.
L'arcipelago
delle
isolette
di
fronte
alla
città
di
Marsala
è
completato
dalle Schole,
un'isoletta
piccolissima
dove
si
trovano
due
caseggiati,
in
passato
utilizzati
come lazzaretto della
città
colpita
dalla
peste
in
epoca
medievale.
Nel
2015,
in
occasione
dell'Expo
2015 le
saline
e
la
laguna
dello
Stagnone
sono
state
scelte,
tramite
un
concorso
indetto
da
Expo
e FAI come
luogo
del
cuore
degli
Italiani.
Pag.
1
