Marsala
(Trapani)

 

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Santuario Maria Santissima della Cava

Maria Santissima della Cava di Marsala o più semplicemente Maria Santissima della Cava detta anche Madonna della Cava di Marsala e sinteticamente solo Madonna della Cava è un appellativo e titolo mariano con il quale si venera la Santa Beata Maria Vergine nella città di Marsala, del quale è la Patrona principale e speciale protettrice della città e santa protettrice dei marsalesi, assieme al compatrono della città e protettore dei marsalesi San Giovanni Battista, e al vice patrono della città, comprotettore dei marsalesi e patrono del porto di Marsala San Francesco di Paola.

È anche la Patrona del locale corpo di Polizia municipale assieme a San Sebastiano Patrono e Protettore principale e “nazionale” dei vigili urbani d’Italia.  

La Madonna della Cava, Patrona della città di Marsala dal 1788, è così denominata in relazione al piccolo simulacro di antichissima fattura che era stata nascosta e sepolta in una cava abbandonata, ed alle sue vicende storiche.

Essa infatti è chiamata e venerata col nome "cava" poiché è stata seppellita e successivamente ritrovata in una cava abbandonata sotto ad un enorme masso di pietra.

Nel 1514 la Madonna venne in sogno a padre Leonardo Savina frate dell’Ordine degli Agostiniani, indicandogli un luogo dove era stata sepolta una sua immagine sacra, si tratta dello stesso luogo dove ora sorge il santuario e da dove si udiva una voce femminile che gridava “cava”, da cui poi il Santuario e anche la Madonna presero il nome. Simulacro che fu effettivamente nascosto dai cristiani lilibetani per proteggerlo dalle persecuzioni. 

Nell’VIII secolo ebbe origine infatti il movimento iconoclastico secondo il quale le immagini sacre non potevano essere oggetto di venerazione e rappresentazione, l’imperatore Leone III Isaurico promulgo un editto con il quale ordinava la distruzione di tutte le immagini sacre. Secondo la legenda la statua della Madonna della Cava fu nascosta sotto a quel masso proprio per sfuggire dalla distruzione.

Leonardo Savina dopo il primo sogno ebbe più di una volta la visione della Vergine. Nel primo sogno la Madonna oltre a indicargli il posto dove scavare, gli chiese che sopra al luogo del ritrovamento venisse edificato un tempio in suo onore. Inoltre, padre Savina nonostante fosse sordomuto, durante il giorno sentiva la voce della Madonna che gli diceva: «Cercami, cercami che mi troverai», allora si fece promotore di queste ricerche e del ritrovamento che visti gli investimenti economici, la grandezza del masso e le poche risorse umane durò quattro anni.

Con l’aiuto delle elemosine dei fedeli e dei cittadini esortati da sapienti prediche si formò un gruppo di persone che lavorarono nella cava e si incominciò il lavoro materiale della Cavatura del sito, alla ricerca della statuetta. Ma passati tre anni senza alcun risultato, nei fedeli marsalesi si affievolì l’interesse per la ricerca molto infruttuosa e cominciarono a non aver più fiducia in padre Savina e a credere che quello che dicesse non fosse vero. Intanto un altro frate Agostiniano proveniente da Malta che era venuto a Marsala in quanto nominato predicatore quaresimale del duomo di Marsala credendo fermamente in padre Savina riuscì a infervorare il popolo marsalese che ricominciarono a contribuire sia con elemosine che con risorse umane. Ma questo fu solo per un brevissimo tempo, perché non vedendo nessun risultato persero nuovamente la speranza e ricominciarono a non credere nuovamente in padre Savina pensando che fosse un ciarlatano. Nel gruppo di ricerca rimasero solamente in tre, tutti e tre con gravi problemi fisici e di saluti infatti oltre a padre Leonardo Savina che era sordomuto, c’erano anche un zoppo e un cieco.

Alla fine il 19 gennaio 1518 in seguito alla caduta di un masso che copriva un pozzo, venne rinvenuta la piccola statua della Madonna. Al momento del ritrovamento la statua fece delle guarigioni miracolose, infatti i tre che trovarono la statua furono guariti, padre Savina riacquistò la voce e l’udito, mentre lo zoppo cominciò a deambulare bene e il cieco riacquistò la vista. In seguito al rinvenimento la voce che sentiva padre Savina che diceva “cercami, cercami che mi troverai” cessò in seduta stante e la statua continuò a realizzare eventi prodigiosi, guarigioni e miracoli. La statua fu portata nella chiesa del convento dei Padri Agostiniani in Santa Oliva ma la statua miracolosamente ritornò nel posto del suo ritrovamento. Allora la statua fu nuovamente e più di una volta riportata in S. Oliva, ma essa tornava miracolosamente sempre nel luogo del ritrovamento, facendo intuire che la volontà della Madonna fosse quella di rimanere li dove era stata sepolta e ritrovata.

In seguito ai suoi miracolosi ritorni, e ricordandosi del sogno di padre Savina nel quale la Vergine chiedeva che si edificasse un tempio in suo onore nel posto indicato da essa e come ringraziamento dei miracoli e degli eventi prodigiosi la cittadinanza decise di costruire una chiesa nel luogo del rinvenimento. La chiesa a unica navata, con annesso monastero fu realizzata nella grotta sottostante dove si trova il pozzo. Essa era una chiesa ipogea. La chiesa e la statua della Madonna della Cava furono affidate in custodia ai Padri Agostiniani.

Successivamente per via dell’umidità e del freddo che rendevano difficoltoso il vivere dei frati e in seguito all’aumentare dei fedeli in pellegrinaggio si decise di realizzare un'altra chiesa sempre sullo stesso luogo. Nel 1607 si incominciò la costruzione della seconda chiesa, la prima chiesa in muratura e in superficie a navata unica con annesso monastero sempre in muratura e in superficie, che fu realizzata sopra la cripta, e nel 1628 a lavori compiuti la chiesa completata fu dotata di una campana. 

L’11 gennaio 1693 e il 1º settembre 1726 la Madonna della Cava libera la città di Marsala dal terremoto. Il 6 maggio 1788, 270 anni dopo il ritrovamento della statuetta, la Madonna della Cava fu eletta e proclamata patrona principale e speciale protettrice della città di Marsala con atto notarile del notaro Ludovico Antonio Donato, e lo stesso atto stabilì che la festa si celebrasse il 19 gennaio di ogni anno, giorno del ritrovamento della statua. 

L’8 maggio 1828 la Madonna della Cava liberò la città di Marsala da un altro spaventoso sisma. Nel 1850 si decise la riedificazione della chiesa per meglio rispondere alle nuove esigenze. Tra il 1850 e il 1859 si costruì la terza chiesa, la seconda sempre in muratura e in superficie, più maestosa, e più grande, a tre navate e affrescata con episodi biblici. 

Qui il 19 luglio 1862 inseguito alla sua seconda venuta a Marsala, dopo aver assistito alla Santa Messa il generale Giuseppe Garibaldi fece il suo giuramento esclamando ad alta voce la sua celebre frase “O Roma o morte” che poi diventerà uno dei due motti della città di Marsala.

Il 16 agosto 1925 la Madonna della Cava salva ancora una volta Marsala da un violento terremoto. Nel 1943 durante il secondo conflitto mondiale l’11 maggio la città di Marsala fu pesantemente bombardata dagli alleati angloamericani e una bomba che cadde lì distrusse completamente la chiesa a tre navate, ma la statua fu ritrovata integra tra le macerie solo con qualche piccolo danneggiamento. La chiesa a tre navate non fu mai ricostruita. In alternativa nel 1948 fu costruita una piccola cappella provvisoria in legno sulla grotta, e nel 1967 la grotta, in precedenza puntellata per dei danneggiamenti causati e prodotti anche per l’apertura della Via Pellegrino, necessitava di un intervento di ristrutturazione e messa in sicurezza e venne chiusa, e nel 1981 la statua fu portata nella chiesa di San Giuseppe per via del precario stato della grotta, e restò li custodita per 15 anni. Nello stesso anno si incominciarono i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza dell’area che successivamente furono interrotti.

Nel 1968 la terra tornò ancora una volta a tremare con il terremoto del Belice, un evento sismico di notevole intensità. Tale terremoto che raggiunse il magnitudo 6 del 6º grado della scala Richter e nei comuni dell’epicentro raggiunse anche il 12º grado della Mercalli fu catastrofico. La Madonna della Cava salvò la città di Marsala da quest’altro evento tellurico, la terra tornò a tremare nuovamente il 4 settembre del 1978, ma ancora un’altra volta per la gloriosa intercessione di Maria SS. della Cava la città scampò di nuovo dal sisma.

Nel 1983 con delibera comunale del sindaco di allora Gaspare Sammaritano la Madonna della Cava viene riconosciuta ufficialmente patrona principale e speciale protettrice di Marsala 195 anni dopo la sua elevazione e proclamazione e 465 anni dopo il suo ritrovamento, deliberando che 19 gennaio di ogni anno è festa locale patronale, e nel 1993 sempre con delibera comunale il sindaco di allora Enzo Genna proclamò la Madonna della Cava anche Santa Patrona e protettrice del Corpo della Polizia municipale di Marsala.

Nel 1996 furono ripresi i lavori nella grotta e nello stesso anno la statua fu trasferita nella Chiesa Madre in quanto la chiesa di San Giuseppe necessitava di un intervento di restauro, rimanendo nella Cattedrale per 4 anni. Nel 1997 terminati i lavori dell’area la grotta fu riaperta il 10 gennaio di quello stesso anno e nel 1998 fu riaperta la cripta. Nella fine del 1999 fu costruita l’attuale piccola chiesa inaugurata e consacrata nel 2000. Il 19 ottobre 2000, la statua della Madonna della Cava fece rientro nella sua sede naturale dopo 19 anni; da quel giorno è custodita nella nuova chiesetta dentro ad una teca in vetro posta nell’altare.

Nel 2012 sono stati restaurati dalla scuola di restauro "Lorenzo de' Medici" di Firenze gli affreschi della grotta-chiesa, e alla fine del 2017 a pochi mesi dal 5º centenario del ritrovamento del simulacro della Madonna della Cava nella grotta dietro ad un altare è stato scoperto un affresco raffigurante una Madonna con Bambino datato 1536 firmato con il nome di Franciscu Ballaturi.

Il 19 gennaio 2018 sono passati 500 anni dal ritrovamento della statua. Per il 500º anniversario del ritrovamento è stato elaborato un programma festivo molto diverso dagli altri anni, tali festeggiamenti infatti a differenza degli altri dureranno tutto l’anno terminando il 19 gennaio 2019 e per l’occasione è stato indetto il giubileo straordinario mariano della città di Marsala per i 500 anni della Madonna della Cava. Il 2018-2019 a Marsala sarà anno giubilare straordinario. L’apertura di tale giubileo è stato consentito dalla Penitenzieria Apostolica della Santa sede e dal Santo Padre Papa Francesco, che concedono benevolente l’indulgenza plenaria ai fedeli devoti che dal 2018 e fino al 19 gennaio 2019 visiteranno in pellegrinaggio il Santuario della Madonna della Cava, con decreto datato il 19 dicembre 2017 (protocollo nr. 1098/17/1).

Il simulacro - Il simulacro della Madonna della Cava è una piccola statuetta di 18 cm che raffigura Maria Santissima con in braccio il bambino Gesù e che tengono in mano un panino che simboleggia il corpo di Cristo. Non si è ancora in grado di capire se sia la Vergine a porgere il pane al bambinello o se viceversa.

La statua è conservata dentro ad un ostensorio d'argento tempestato di diamanti, rubini, smeraldi e brillanti. L’ostensorio con la statuetta e inserito dentro un tronetto color oro d’artigianato trapanese. Una volta la statua veniva conservata su un drappo di seta rosso , adesso la statua con il suo ostensorio e il suo tronetto è custodita dentro una teca di vetro posto sull’altare del Santuario, dotata di un marchingegno meccanico molto suggestivo che viene fatto salire o scendere a secondo le funzioni religiose.

La statua ha subito dei lievi danni in seguito ai bombardamenti del ’43 che hanno interessato la parte della testa e la mano della Beata Vergine Maria e la testa di Gesù bambino, infatti la testa della Madonna è stata incollata al busto con una speciale colla mentre la mano della Madonna e la testa di Gesù bambino sono state rifatte da un artigiano marsalese.

Il materiale utilizzato per la realizzazione non è ancora certo, ma si presume che sia alabastro siciliano o stalattite forse ispirato dal modello trecentesco della Madonna di Trapani. Ignota è anche la datazione di fabbricazione del simulacro.

Gli storici locali hanno avanzato ed elaborato molte teorie per spiegarne le origini: per alcuni sarebbe stata opera della Sibilla Lilibetana che aveva la sua dimora nella grotta della Sibilla sotto la chiesa di San Giovanni Battista al Boeo.

Fin dal suo rinvenimento la Madonna della Cava ha operato numerosissimi miracoli, eventi prodigiosi e guarigioni sia alla città e all’intera collettività sia a singole persone, che poi hanno ringraziato e ricambiato con doni come a d’esempio copie votive del simulacro e dell’ostensorio donate alla Madonna in segno di gratitudine, tavolette votive e dipinti che coprivano le pareti della grotta, o semplicemente tovaglie di lino pregiato per l’altare e altri doni.

Le prime tre guarigioni miracolose sono state quelle delle tre persone che trovarono il simulacro ovvero padre Leonardo Savina che era sordomuto, lo zoppo e il cieco e che furono tutti e tre miracolati e guariti riacquistando rispettivamente l’udito e la voce, la deambulazione delle gambe e la vista e nello stesso giorno furono guarite e miracolate altre persone che erano sopraggiunte nel luogo subito dopo la scoperta. Dopo questi eventi prodigiosi, i miracoli continuarono, comprovati da una vastissima documentazione.

La Madonna della Cava viene invocata anche contro le catastrofi naturali come i terremoti, ma anche tempeste. Ogni volta che accadeva un evento tellurico o altra catastrofe naturale, la Madonna usciva dal Santuario e in processione veniva portata in Chiesa Madre dove rimaneva li esposta per tre giorni e nel quale i marsalesi andavano a pregarla. 

Il santuario - Il santuario fu costruito in segno di ringraziamento per i miracoli della Madonna della Cava e anche per esaudire la richiesta e la volontà della Vergine. Negli anni sono state ben quattro le chiese che si sono succedute nelle epoche storiche. L’area attuale e composta dalla grotta con l’antica chiesa ipogeica (la prima chiesa) con annesso l’antico monastero degli Agostiniani sempre all’interno della grotta, e la nuova chiesetta realizzata tra il 1999 e il 2000. Sono presenti inoltre i resti del secondo monastero degli Agostiniani quello in muratura e in superficie realizzato trai il 1607 e il 1628, e la campana del 1628.

La grotta e la prima chiesa con il primo monastero - Questa fu la prima chiesa dedicata alla Madonna della Cava. Era una chiesa ipogeica e fu realizzata nella grotta dove si trova il pozzo nel quale nel 1518 fu ritrovato il simulacro. La grotta nel 1967 già in precedenza puntellata per dei danneggiamenti prodotti e causati anche per l’apertura della via Pellegrino necessitava di un intervento di ristrutturazione e messa in sicurezza e nel 1981 venne chiusa e iniziarono i lavori che successivamente furono interrotti. Tali lavori ripresero nel 1996 e terminarono nel 1997. La grotta fu riaperta il 10 gennaio del 1997 e nel 1998 riapri anche la cripta.

Il presbiterio è sopraelevato di un gradino rispetto al piano dell'aula. Sul presbiterio si erge l’altare maggiore.

L’altare maggiore che si erge sopra al presbiterio risale al 16° secolo ed è e in marmo di vario colore. Nell’altare maggiore è presente una copia della statua della Madonna della Cava di dimensioni naturali e una copia grande.

Sono presenti due cappelle all’interno della chiesa ipogeica riccamente decorate e affrescate.

Cappella laterale di desta: è presente un affresco di San Nicola di Bari, del 1571 di autore ignoto. San Nicola è raffigurato con la mitra sopra la testa con addosso una pianeta d’orata, con la mano destra alzata in segno di benedizione e con la sinistra tiene la pastorale (il bastone vescovile). Adiacente alla cappella è presente un vano di ingresso che porta nell’antico monastero degli Agostiniani riformati.

Cappella laterale di sinistra: affrescata con vari affreschi. Nella parte centrale è presente un affresco del 16° secolo dove vi è raffigurato Sant’Agostino che con la mano destra porge la regola ai monaci e alle monache che sono inginocchiati, e con la sinistra tiene una chiesa. Nella parte superiore è raffigurata con una serie di affreschi l’annunciazione, a destra Maria Santissima seduta davanti ad un leggio, a sinistra l’Arcangelo Gabriele con in secondo piano Sant’Anna madre di Maria e più a sinistra è raffigurata la Veronica. Nella parte di sinistra e destra dell’affresco di Sant’Agostino sono presenti altri due affreschi. Nell’affresco di sinistra è raffigurata Santa Barbara, mentre in quello di destra vi sono raffigurati Santa Lucia, l’Arcangelo Raffaele e il profeta Tobia. Nella stessa cappella è presente un sarcofago di Gerolamo Margio che fu il committente della cappella e che morì nel 1587. 

Il sarcofago e lavorato in bassorilievo, nella parte superiore è scolpito un elegante fogliame, sulla parte frontale sono scolpite due figure alate che sorreggono lo stemma della famiglia Margio, diviso in due, nella parte di sinistra sono scolpite sei stelle a otto punte divise da una banda centrale, e nella parte di destra è presente al centro una banda con al centro sei quadrati. Lo stemma è sormontato da un elmo. Mentre nella parte inferiore del sarcofago sono scolpiti dei serpenti. Sopra al sarcofago era appeso nella parete rocciosa un quadro della Madonna della Catena, oggi conservato all’interno della nuova chiesetta poiché l’umidità della grotta rischiava di rovinarlo. Nella parete di sinistra della cappella è presente un altro affresco dove sono raffigurati San Pietro con le chiavi in mano e San Gregorio vescovo di Lilibeo (l’antica Marsala) ambedue inginocchiati. Ai due lati dei due Santi inginocchiati vi sono raffigurati due monaci agostiniani.

Tutti gli affreschi delle due cappelle sono stati restaurati nel 2012 dalla scuola di restauro Lorenzo de’ Medici di Firenze a cura del prof. Lorenzo Casamenti. Nel dicembre di quello stesso anno vengono ultimati dal prof. Casamenti i lavori di restauro.

Subito dopo la cappella di sinistra sullo stesso lato è presente un altare nel quale è presente un affresco datato 1536 e che è stato scoperto nel 2017 a pochi mesi dal 500º anniversario del ritrovamento della statua. L’affresco raffigura una Madonna che tiene teneramente in braccio Gesù bambino. Gesù tiene in mano un globo sormontato da una croce. Sotto è raffigurata la Chiesa di San Giovanni Battista al Boeo ma non si tratta dell’edificio attuale ma bensì della vecchia chiesa che era stata distrutta. Nell’affresco è presente la firma di Franiciscu Ballaturi forse il realizzatore o il committente dell’opera. Sull’opera sono in corso degli studi ma molto probabilmente si tratta della Madonna dell’acqua. Sull’affresco e dipinto anche l’anno di realizzazione 1536. L’affresco era stato coperto da una parete e da un altro affresco che era andato perduto ed è stato riportato alla luce e restaurato nel 2017.

Subito dopo questo altare è presente un varco di ingresso che porta in un altro luogo della chiesa-grotta. Tale ingresso ha un pianerottolo con una scala composta da tredici gradini. Sulla parete di sinistra del pianerottolo è collocata una epigrafe che riporta inciso l’anno 1818 e che con molta probabilità si tratta di una lapide commemorativa del 3º centenario del ritrovamento della statua. Nell’ambiente sottostante al pianerottolo si trova il punto esatto del pozzo dove fu ritrovata la statua della Madonna della cava il 19 gennaio del 1518.

L’antico monastero degli Agostiniani - Gli agostiniani furono affidatari della Chiesa della Madonna della Cava e del suo simulacro. I padri Agostiniani abitarono prima nell'antico monastero realizzato all'interno della grotta e successivamente nel monastero in muratura e in superficie del 1607.

L’antico monastero realizzato nella grotta è ubicato nella parte di destra della chiesa ipogeica e dietro la cappella di destra (cappella di San Nicola da Bari) e si accede da un varco adiacente la suddetta cappella.

Gli ambienti dell’antico monastero presentano delle decorazioni scolpite nella roccia. Queste decorazioni sono delle conchiglie ieratiche risalenti alla prima meta del 16° secolo, e presenti nelle chiese come simbolo dell’acqua e della resurrezione.

La seconda Chiesa e il secondo monastero - Questa fu la seconda chiesa dedicata alla Madonna della Cava e fu la prima realizzata in muratura e in superficie. Essa fu costruita sopra la cripta.

Nel 1607 si decise di costruire questo nuovo tempio poiché la chiesa ipogea ricavata nella grotta era troppo piccola per contenere e ospitare i fedeli in pellegrinaggio che erano notevolmente aumentati ed era diventata angusta e obsoleta anche perché l’umidità e il freddo rendevano molto difficoltoso il vivere quotidiano dei frati.

Oltre alla chiesa fu edificato anche il monastero degli Agostiniani anch'esso in muratura e in superficie, adiacente alla chiesa e sopra la cripta.

I lavori terminarono nel 1628 e a lavori ultimati l’edificio di culto fu dotato di una campana che recava incisa nel bordo la data di consegna.

La chiesa successivamente nel 1850 fu demolita per la riedificazione.

La chiesa era a navata unica. Non si conosce quale fosse il suo stile architettonico.

La terza chiesa a tre navate - Fu la terza chiesa dedicata alla Madonna della Cava. Nel 1850 si decise di riedificare la chiesa per meglio rispondere alle nuove esigenze e per ospitare i fedeli sempre più numerosi che si recavano al Tempio. La posa della prima pietra del nuovo edificio sacro fu posta nel 1850 e i lavori terminarono nel 1859 e a lavori ultimati la campana fu coperta da un campanile che fu aggiunto dal Reverendissimo Padre Antonio Amato.

La chiesa del 1850, rispetto alla precedente, era molto più grande e spaziosa ed era anche molto più maestosa. L’interno era a tre navate ed era affrescata da episodi biblici. Al centro si ergeva l’altare maggiore dove aveva sede il tabernacolo che custodiva il Santissimo Sacramento. Al di sopra si ergeva la sede che custodiva il simulacro della Madonna della Cava. Al suo interno erano custodite molte opere d’arti tra i quali la statua di Santa Rita da Cascia oggi custodita nel nuovo santuario e la statua di San Tommaso Apostolo oggi custodita in chiesa Madre. Lo stile architettonico molto probabilmente era in stile barocco.

La chiesa fu distrutta l’11 maggio del 1943 inseguito ai bombardamenti aerei degli alleati angloamericani, che fecero mille vittime per la stragrande maggioranza civili, e distrusse una gran parte del centro storico. La chiesa non fu mai più ricostruita. Nel 1948 fu costruita una cappella provvisoria in legno sulla grotta, ma essa fu smantellata in quanto la grotta era pericolante e fu chiusa in quanto necessitava di interventi di ristrutturazione e messa in sicurezza.

L’attuale chiesa - L’attuale chiesetta e stata realizzata tra la fine del 1999 e il 2000. Nel 1999 si decise di realizzare una nuova chiesa idonea per ridare alla patrona una “nuova casa” nello stesso luogo del suo miracoloso ritrovamento, mentre intanto il simulacro era da ben 19 anni fuori dalla sua sede originale ospitata per 15 anni nella chiesa di San Giuseppe e successivamente nella cattedrale per 4 anni. La costruzione inizio alla fine del 1999 e terminarono a settembre del 2000. La statua fece ritorno nella sua sede originaria il 19 ottobre del 2000, e la nuova chiesa fu consacrata solennemente dal vescovo di Mazara del Vallo. Nel 2018 in occasione del 5º centenario del ritrovamento della statua e dell’anno giubilare straordinario sono stati effettuati dei lavori all’interno del santuario. Infatti la pavimentazione del presbiterio che in precedenza era una pedana di legno e che è stata sostituita, e la nuova pavimentazione del suddetto è stata realizzata in marmo color sabbia scuro. Inoltre è stato cambiato l’ambone che in precedenza era di pietra di color grigio nella parte inferiore e bianco nella parte superiore con dipinto su di esso una croce doro nella parte superiore e un ruscello d’acqua nella parte centrale e inferiore, ed e stato sostituito con uno più grande sempre in pietra di colore sabbia. Nel transetto destro è stato collocato il nuovo tabernacolo realizzato in argento con inciso il volto del cristo, mentre il vecchio tabernacolo è stato coperto da una targa commemorativa per i 500 anni.

La chiesa è fatta in stile moderno ed è molto sobria e semplice.

La facciata di colore bianco è in stile rustico e sopra al portale è ubicata una copia del simulacro dentro una imitazione dell’ostensorio realizzato in legno.

L’interno è ad unica navata, il controsoffitto è in legno leggermente curvato ad arco e dipinto di celeste. Nelle pareti laterali sono esposte le stazioni della via crucis. Il presbiterio è realizzato in marmo color sabbia scuro. L’altare e in pietra. Nel presbiterio è ubicata la sede del celebrante con una sedia in legno e cucita di saglia rossa. Nell’altare è presente un tabernacolo che dal 2018 è coperto da una targa commemorativa dove è inciso "19 gennaio 1818-2018 5º Centenario del ritrovamento". Al disopra è collocata la teca in vetro dove viene custodito il simulacro della Madonna della Cava dentro il suo ostensorio inserito all’interno del tronetto. Questa teca dispone di un marchingegno meccanico molto suggestivo che viene fatto salire o scendere a secondo delle funzioni religiose. Ai due lati della teca sono collocati due pannelli dove vi è dipinta la città di Marsala vista dal mare (porto), nel dipinto si nota la Porta Garibaldi e il Santuario dell’Addolorata. Nel transetto destro è presente il nuovo tabernacolo. La pavimentazione della chiesetta è in terracotta color marroncino.

Palazzo VII Aprile 

Palazzo VII Aprile in precedenza chiamato Palazzo dei Giurati e chiamato in maniera informale anche Palazzo Municipale e Palazzo di Città è sede del Consiglio Comunale dell'omonima città.  

Il palazzo fu completato nel XV secolo dall'architetto Giuseppe Moccia, che si ispirò per le facciate allo stile adottato dell'ingegnere veneto Andrea Palladio, celebre per i portici a serliana.

Il 7 aprile 1860 il palazzo fu protagonista di una rivolta scatenata da alcuni marsalesi, che in seguito alla Rivolta della Gancia, decisero di aderire ai sentimenti patriottici dell'Italia unita, sventolando il tricolore che in seguito sarebbe stato adottato dal Regno d'Italia.

Il moto rivoluzionario fu piuttosto acceso, portò all'arresto di molti uomini, mentre coloro che riuscirono a sfuggire all'arresto si rifugiarono nelle cave o si diedero alla fuga nell'isola di Malta.

L'11 maggio 1860 il generale Giuseppe Garibaldi sbarca insieme ai Mille nella città lilibetana, diventando "Duce della Città", ovvero capo della liberazione della città. La notte stessa i Mille trovarono riparo sotto i porticati del Palazzo, ripartendo la mattina dopo alla volta di Salemi.

Con l'arrivo della seconda guerra mondiale, cade la Torre dell'orfanotrofio della Bambinella, adiacente all'attuale edificio postale, a causa del bombardamento dell'11 maggio 1943, sancendo così l'apertura di via della Gancia e la rifinitura della parte del palazzo verso la via Garibaldi.

Dopo la seconda guerra mondiale, durante la campagna elettorale, vi si svolgevano vari comizi dei vari candidati.

Oggi il Palazzo è sede del Consiglio Comunale ed è visitabile a tutti sia durante le ore di consiglio che non. Saltuariamente, vengono svolte delle sfilate di moda o concerti, organizzati dalle varie proloco e aziende della zona e rappresenta con le sue scalinate una vera e propria attrazione per i giovani e i meno giovani.  

Sulla sommità del Palazzo è presente un orologio (messo nel 1582) a numeri romani che scandisce il tempo della vita quotidiana marsalese, orologio dotato anche di una campana che un tempo veniva suonata per segnalare emergenze o eventi in particolare oltre che al rintoco delle ore, messa nel 1615 dai giurati del paese (antico consiglio comunale).

Caricato a molle, l'orologio era spesso vittima dei piccioni che transitando in loco, manomettevano il macchinario, riuscendo a far restare rotto per molto tempo il macchinario, che in seguito negli anni '70 fu riparato e sostituito con uno nuovo.  

Sala delle Lapidi: è la stanza del Consiglio Comunale, chiamata così in onore delle tante epigrafi storiche presenti nella sala.

Sala dell'orologio: è la stanza dove è custodito l'orologio, uno dei più antichi nella sua tecnica di funzionamento in Sicilia.  

Nel 2016 il Palazzo presentava già alcuni problemi legati al prospetto, che sono stati prontamente sistemati con la copertura di un intonaco momentaneo, intonaco che avrebbe modificato in parte il colore del palazzo stesso.

Nell'estate 2018, sono stati avviati e stanziati i fondi per il rifacimento del prospetto del Palazzo, che in solo due settimane, hanno riportato il Palazzo ai fasti di un tempo.

Monumento ai Mille

Il monumento ai Mille è una costruzione dedicata ai garibaldini per lo sbarco a Marsala, situato dinanzi al lungomare della città di Marsala.

La prima idea di un monumento per celebrare lo sbarco dei Mille a Marsala, avvenne già il 9 giugno dello stesso 1860, quando il consesso civico lanciò questa proposta, rinviata per mancanza di risorse finanziarie. Iniziative analoghe si ebbero nel 1893, e nel 1910, tutte senza successo.

In occasione del primo centenario dello sbarco una legge del 1960 stanziò 90 milioni di lire dell'epoca per la realizzazione di un "Monumento ai Mille". Fu bandito un concorso per il progetto e i fondi erano stanziati dal ministero dei lavori pubblici. A vincerlo nel 1961 fu l'architetto Emanuele Mongiovì. Il secondo premio andò a Sergio Musmeci.  

Mongiovì aveva immaginato un'opera maestosa dal costo di 200 milioni di lire, di 70 metri di lunghezza per 26 di larghezza. Le due navi, il Piemonte e il Lombardo, che si univano, avrebbero avuto un albero maestro che si innalzava per 47 metri, con le vele, che, avrebbero avuto un panneggio marmoreo di 550 metri quadri, che avrebbe formato il numero mille. A prua, svettante per 5 metri, una statua di Giuseppe Garibaldi. Nel gennaio 1963 Mongiovì concluse il progetto esecutivo. Ma quello stesso anno non si riuscirono a trovare i restanti 110 milioni e anche i primi 90 andarono in prescrizione.

Carlo Pileri negli anni successivi promosse una campagna per il completamento del monumento "Ai Mille di Garibaldi" a Marsala.

Nel 1984 l'amministrazione comunale di Marsala riprese il progetto di Mongiovì (che divenne direttore dei lavori) con l'importo di un miliardo e 200 milioni di lire necessario per il primo stralcio. La prima pietra fu posata nel giugno 1986 alla presenza dell'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi. Conclusi i fondi, i lavori si arrestano perché l'11 maggio 1989 il genio civile di Trapani, a lavori in corso, dichiarò l'opera abusiva dopo la realizzazione del solo basamento, comprendente dei vani da destinare ad attività culturali.

È l'architetto catanese Ottavio Abramo nel 2007 ad aggiudicarsi l'ultimo concorso di idee con il progetto denominato “Mille luci”, consistente nel collocare sul basamento due murate con il nome, cognome ed anno di nascita di tutti i 1.089 garibaldini sbarcati a Marsala, senza più le vele. Il comune stanzia 800 mila euro.

Nel 2015 l'amministrazione stanzia ulteriori 233 mila euro di fondi per i lavori di definizione e per i vani, adibiti a info point turistico.

Completato nel 2016, non senza critiche, è stato inaugurato l'11 maggio dello stesso anno. Oggi il monumento è adibito ad info point turistico, gestito dalla locale proloco e ad ospitare convegni nella sala conferenze, posta nella parte destra dell'opera. Inoltre all'interno, nella parte sinistra sono collocate foto e cimeli dei garibaldini provenienti dal museo garibaldino, sito all'interno dei locali del Convento di San Pietro.

Castello di Marsala

Il castello di Marsala è un castello medievale d'origine normanna. In passato è stato utilizzato come carcere.

Nell'angolo orientale della città, dove i due bracci del fossato punico si incontrano, in posizione elevata rispetto al pendio digradante cittadino, con un grande piano antistante libero da costruzioni rivolto verso la città, sorse il castello medievale.

Fondato forse solo come recinto fortificato in età normanna (ma non si può escludere che in tal punti vi fosse una fortezza bizantina), venne rinforzato in età sveva, come attestano l'impianto pseudo-trapezoidale ed alcuni elementi stilistici, quali i costoloni di un ambiente della torre circolare, tipici dell'architettura federiciana. 

Una lettera del 1239 inviata da Lodi da Federico II di Svevia, dove si invita il giustiziere ultra Salsum (al di là del Salso) a non effettuare alcuna ristrutturazione nei castelli di Trapani, Marsala, Mazara e Sciacca, e ad affidare a cittadini fidelibus nostris la manutenzione degli stessi per impedirne la rovina, dimostra l'esistenza del Castello agli inizi del secolo XIII.

Il piano del castello era una estesa piazza verso cui confluivano due vie che lambivano le mura orientali ed altre tre vie che si inserivano nel tessuto urbano della città medievale, congiungendosi con il tessuto antico. Una di queste, a sud-ovest, l'attuale via Punica, collegava il piano con la sede dell'antica cattedrale. Prospiciente quest'ultima via era visibile fino a pochi anni fa, nell'angolo opposto al cantonale dell'abside della chiesa di San Matteo, un'apertura con mostra di bottega quattro-cinquecentesca – oggi nascosta dall'intonaco e forse non ancora manomessa – a dimostrare la vocazione mercantile della zona intorno alla cattedrale. Dal castello, oggi occupato da costruzioni ottocentesche lungo il fossato punico, era parte integrante l'odierna piazzetta Sant'Oliva. Tale nome deriva dalla tradizionale ubicazione della prigione in cui la santa, venerata anche dagli Arabi, fu rinchiusa prima della sua riduzione in cattività a Tunisi, dove venne martirizzata e sepolta forse nel luogo ove sorge la Grande Moschea (Djamaa ez Zitouma-La moschea dell'ulivo). Ciò confermerebbe la presenza nella zona del castello di una fortezza oggi scomparsa o riorganizzata in età bizantina e/o normanno-sveva.

Tuttavia è bene sottolineare che i dati dello scavo di vico Infermeria, sebbene parziali e limitati alla superficie, hanno evidenziato, in questa zona, in un periodo definito "altomedievale", la presenza di aree industriali all'aperto, cui fece seguito la costruzione di alcuni ambienti utilitaristici relativi ad abitazioni povere, addossate al muro di cinta lungo il fossato, databili a partire dalla seconda metà del secolo XII. Una di esse poteva essere una bottega artigiana che fabbricava lucerne, rimasta in uso almeno fino all'inizio del XIII secolo, quando, forse per ragioni di sicurezza, vengono abbandonate o abbattute le costruzioni addossate al muro cittadino, creando così di fatto quel vuoto intorno alla fortificazione medievale rimasto invariato almeno fino alla metà del XVIII o agli inizi del XIX.

Fino al 2009/2010, il castello medievale lilybetano ospitava la casa circondariale di Marsala - oggi chiusa.

Porte e mura fortificate

Le porte e le mura fortificate di Marsala sono delle architetture militari costruite in varie epoche storiche con il compito strategico di difesa della città lilibetana. Le porte oltre alla funzione strategica di difesa militare avevano anche il compito di delimitare il centro cittadino.  

In origine nella città di Marsala si aprivano quattro porte: Porta Garibaldi; Porta Nuova; Porta Mazara; Porta di Trapani detta anche "Porticella".

Porta Garibaldi e Porta Nuova sono ancora esistenti e sono in ottimo stato di conservazione, mentre Porta Mazara e Porta di Trapani (Porticella) sono state distrutte, quest'ultima invece e in corso un progetto di recupero e di ricostruzione con gli stessi blocchi di pietra originali.  

Porta Garibaldi - E la più antica della città e in origine si chiamava "Porta di mare" in quanto costruita vicino al mare, successivamente prese il nome attuale (Porta Garibaldi), in quanto l'11 maggio 1860 Giuseppe Garibaldi sbarcò a Marsala, e in quel giorno con i Mille attraverso questa porta, e a ricordo perenne di quel giorno e dell'eroe dei due mondi il consiglio comunale decise di intitolarla al generale Garibaldi.

Fu costruita nel 1685 in sostituzione della precedente ritenuta "non degna di una città così bella come Marsala". Porta di Mare esisteva già nei primi del '400, ma aveva uno stille architettonico modesto e inoltre l'incuria e la mancanza di denaro la fecero rovinare.

Nel 1685 Carlo II decise di abbattere la costruzione preesistente e di ereggere quella nuova.

La nuova costruzione e di stile Barocco con motivi manieristici. Essa è stata definita dal marchese di Villabianca “La più nobile ed elegante tra esse porte, perché fatta di nobile fabbrica, con cupola, colonne e balaustre”

Porta Nuova - E la seconda porta antica di Marsala. La porta e stata costruita nel XVIII secolo e più precisamente nel 1790 su progetto dell'ingegnere Meo in sostituzione della precedente che era pericolante per via del suo stato di degrado.

La "vecchia" porta che risaliva al XVI secolo era in legno ed era stata costruita dal falegname Gaspare Paci, e fu abbattuta nel XVIII secolo perché pericolante.

Il nome "Porta Nuova" sta a indicare appunto che si tratta di una nuova costruzione eretta nello stesso posto dove si ergeva la precedente costruzione.

Porta Mazara - Era la porta più importante di Marsala anche perché essa immetteva nelle strade che portavano a Mazara del ValloSalemi e a Palermo.

Fu eretta nel 1572 e prendeva il nome della vicina città di Mazara del Vallo, ma veniva molto spesso sopranominata dai marsalesi "Porta Pignoso". La porta era dotata di un baluardo che prese il nome del Capitano d’armi Giovanni Pignero, è aveva caratteristiche simili a quella di Porta Felice a Palermo. Ai due lati della porta erano collocati due abbeveratoi pubblici. Nel 1875 per volontà del consiglio comunale la porta fu abbattuta in seguito ad una delibera comunale, per rendere più agevole la viabilità con il Borgo , e fu realizzata una piazza, l'attuale piazza Matteotti che in origine fu intitolata a Felice Cavallotti, e che nel periodo fascista fu chiamata XXVII Ottobre e infine dopo la seconda guerra mondiale fu intitolata a Giacomo Matteotti.

I due abeveratoi furono anch'essi distrutti, mentre uno è stato ricostruito con le stesse pietre e fu collocata all’esterno della Chiesa di San Francesco di Paola, sita in corso Calatafimi.

Porta di Trapani (Porticella) - Era la più piccola delle quattro porte e prendeva il nome della vicina città di Trapani, dai marsalesi veniva detta "porticella" sopranome derivato molto probabilmente perché piccola. Aveva uno stile architettonico sobrio e semplice. Era realizzata in tuffo ed era dotata di un cancello. Fu demolita nel 1802 per decisione del consiglio comunale dopo una delibera comunale. Recentemente il comune ha decretato la ricostruzione della porta che verrà ricostruita con gli stessi blocchi di pietra, che erano stati comprati da un cittadino di Mazara del Vallo, e il comune dopo aver appurato l'attendibilità e che si tratta dei blocchi originali ha avviato l'iter per comprarli e in seguito avviare i lavori di ricostruzione.  

Siti archeologici

La zona archeologica di Capo Boeo è un'area prospiciente il promontorio, che si affaccia al mare, circondata dalla città moderna e dal lungomare.

Proprio in questa zona più occidentale della città si trovano importanti testimonianze archeologiche: l'"Insula romana", di tarda età romano-imperiale (IV secolo d.C.) comprende resti di abitazioni private inquadrate in isolati fra strade lastricate. I grandi ambienti, venuti alla luce nel 1939, presentano pavimenti con ricche decorazioni a mosaico, raffiguranti scene di lotta fra animali selvatici e figure mitologiche. È presente anche un ambiente termale.

Negli anni duemila, dopo avere effettuato prospezioni geomagnetiche in tutta l'area, la Soprintendenza di Trapani ha programmato nuove ricerche archeologiche nell'area demaniale di Capo Boeo, che hanno documentato la presenza di un imponente asse viario lastricato (il "Decumano Massimo"). Inoltre nel 2005 è stata rimessa in luce una statua di marmo che raffigura Venere Callipige (II secolo d.C.) nel sagrato della chiesa di San Giovanni al Boeo, in occasione dei lavori di restauro. Sono state meglio chiarite le varie fasi di costruzione della chiesa in rapporto alla parte ipogeica, la cosiddetta "Grotta della Sibilla", che ingloba una sorgente di acqua dolce, considerata dagli studiosi fondamentale per la fondazione della città di Lilibeo. 

Nel mese di luglio del 2008, è stato scoperto un edificio dedicato al culto di Iside, una statua frammentaria di marmo che raffigura Iside, e diverse epigrafi: in una è attestata la presenza di un tempio di Ercole. L'area archeologica di Porta Nuova è destinata ad occupare una posizione centrale nel contesto delle città puniche della Sicilia (Mozia e Lilibeo). Tra il 2007 ed il 2014 sono stati realizzati lavori per la valorizzazione del parco archeologico e delle strutture del Museo Archeologico Lilibeo presso il Baglio Anselmi.

Aree naturali

Di grande attrazione è la riserva naturale regionale delle Isole dello Stagnone che prende il nome dall'omonima laguna, nonchè arcipelago comprendente diverse isole tra cui Mozia.

Lo Stagnone è una laguna diventata riserva naturale perché habitat ideale di riproduzione e di ristoro per tantissime specie animali; tra queste i fenicotteri rosa che sempre più spesso – e in gruppi sempre più numerosi – scelgono lo stagnone ed in particolare l'Isola Grande (comunemente conosciuta come Isola Lunga) come luogo di riposo. Lo stagnone è uno dei pochissimi habitat naturali al mondo per la posidonia, una rara qualità di pianta marina. 

L'Isola Lunga è raggiungibile a piedi dal promontorio di Birgi, esattamente dall'antica torre d'avvistamento San Teodoro. Sull'isola lunga è presente una villa in stile romanico abbandonata. L'arcipelago delle isolette di fronte alla città di Marsala è completato dalle Schole, un'isoletta piccolissima dove si trovano due caseggiati, in passato utilizzati come lazzaretto della città colpita dalla peste in epoca medievale.

Nel 2015, in occasione dell'Expo 2015 le saline e la laguna dello Stagnone sono state scelte, tramite un concorso indetto da Expo e FAI come luogo del cuore degli Italiani.

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