Acireale
(Catania)

 

Piazza del Duomo

Vera gemma architettonica, la piazza Duomo di Acireale, oltre a costituire il cuore pulsante della città, rappresenta oggi il culmine di una storia che affonda le sue origini in un lontano passato. Pare infatti che il punto dove oggi sorge la piazza fosse il primissimo luogo, in cui gli abitanti di Aquilia Nuova posero la loro residenza. Nel 1596 fu necessario il suo l’ampliamento che comportò lo smantellamento di alcuni edifici. L’intervento, chiesto dagli stessi abitanti del tempo, diventò un’esigenza quando ogni anno dal 19 luglio al 2 agosto la piazza diventava Piazza del Mercato della città in cui si svolgeva la Fiera Franca di Santa Venera. Attorno alla piazza vennero costruite diverse botteghe che la fecero diventare anche un polo commerciale. Si rese necessario un nuovo allargamento che le conferì un assetto del tutto simile a quello attuale.

A delimitare il perimetro della piazza  sono  quattro edifici di altissimo pregio artistico: il Duomo, la Basilica dei SS. Pietro e Paolo, il Palazzo di Città e il palazzo Modò.

La Basilica Cattedrale dedicata a Maria SS. Annunziata risale agli inizi del XV secolo quando venne eretta” un’umile cappelluzza con tre mura e aperta d’innanzi”. Ma a partire dal 1598 gli angusti spazi della cappelluzza incominciano a lasciare posto alla splendida Basilica che diventò in seguito. Nel 1668 venne realizzato il portale in marmo bianco, opera di P. Blandamonte, scolpito a Messina, giunto via mare e portato fino in città attraverso le chiazzette, antichi sentieri che attraversando la Timpa collegano Santa Maria la Scala con Acireale. Il portale, unico elemento barocco della facciata, rappresentante l’Annunciazione con accanto le statue di Santa Venera e Santa Tecla, contiene anche il blasone della città che ricorda il titolo di Acis Urbs Amplissima Fida Regibus, concesso nel 1642 da Filippo IV alla città. L’attuale prospetto frontale della Cattedrale è in .stile neo-gotico ed è opera di S. Ittar e G. Basile che nel 1890 aggiungono alla facciata un’altra torre campanaria cuspidata del tutto simile a quella esistente, un rosone e una galleria abbellita da archetti e colonnine. Il Duomo di Acireale è unito da un cavalcavia al Palazzo Vescovile, disegnato dall’architetto C. Cocuccio. Tutto il complesso insieme ad altri edifici ecclesiastici con le loro corti interne e alla Basilica dei SS. Pietro e Paolo, costituiscono una vera e propria cittadella.

Tra la Cattedrale e il Palazzo di Città trova posto la Basilica dei SS. Pietro e Paolo i cui lavori di costruzione furono ultimati nel 1685. La violenza del terremoto del 1693 provocò gravi danni all’edificio e rese necessari imponenti lavori di restauro. L’attuale facciata, in pietra bianca di Siracusa, è opera di P. P. Vasta che abbellì l’originale prospetto di due ordini con colonne binate o singole che creano l’illusione di tre navate e di un esile campanile cuspidato.

Sul lato sud della piazza sorge il palazzo di Città detto anche  Loggia Giuratoria  che rappresenta il più classico esempio di barocco etneo. Disegnato da C. Larcidiacono e iniziato a costruire nel 1659, l’edificio fu fortemente danneggiato dal terremoto del 1693. Il prospetto del palazzo è abbellito da eleganti balconi in ferro battuto  che presentano forma curvoide e da mascheroni posti sotto le sporgenze delle balconate che hanno una funzione apotropaica cioè di esorcizzare il male. Nella parte inferiore della facciata si trova una balaustra di pietra bianca che si interrompe per lasciare posto al portale d’ingresso su cui campeggia lo stemma della Diocesi. Dal 1833 il Gabinetto di lettura,  presente al primo piano, costituisce “il domicilio solenne” dell’Accademia dei Dafnici e degli Zelanti. Ancora oggi la Loggia Giuratoria è sede del Comune di Acireale ed è il luogo dove si svolgono le sedute comunali.

Sul versante ovest della piazza, seguendo l’antico percorso di regia memoria, sorge palazzo Modò costruito nel 1699 in stile tardo barocco. Il palazzo infatti presenta mascheroni e balconi con reggimensole di fattura barocca. Nei primi anni del ‘900 l’edificio venne trasformato nell’allora famosissimo Teatro Eldorado, rimasto in attività fino al dopoguerra.

La nuova pavimentazione della piazza è del 2009 ed è opera degli architetti P. Portoghesi e V. Messina e dell’ingegnere A. Scaccianoce i quali in sintonia con lo stile barocco della città, hanno pensato ad una pavimentazione in pietra lavica dell’Etna e pietra bianca di Comiso. Al centro della pavimentazione, che ricorda l’interno di una cupola vista dal basso, trova posto la riproduzione del nuovo stemma della città, opera del maestro  carrista L. Parlato.

Cattedrale di Acireale

La Cattedrale è dedicata a Maria Santissima Annunziata, ma è comunemente attribuita al culto diSanta Venera, la patrona della città di cui conserva le reliquie. Sarà elevata a Cattedrale nel1870. Tutto il complesso è costituito da una serie di aggiunte

Nel XV secolo il primo edificio era costituito da una sola cappella 'a tre mura', contigua all'edificio attuale (lato nord, slargo Giovanni XXIII), dove si venerava un'immagine dell'Annunziata.

Successivamente grazie a cospicue donazioni dei cittadini ed all'arrivo delle reliquie di Santa Venera fu ampliata. Così è a partire dal 1598 che l'edificio sacro comincia ad assumere un aspetto basilicale grazie ai nuovi lavori per la realizzazione delle tre absidi e del transetto sovrastato da una cupola ottagonale, dove l'uso della pietra nera dell'Etna e di quella bianca di Siracusa lavorata quasi fosse merletto, mette in evidenza la perizia tecnica e artistica di mastri e maestri. Il prospetto venne realizzato a partire dal XVII secolo.

La costruzione del Duomo attuale, prolungando verso est l'asse longitudinale col successivo impianto del transetto e poi del profondo presbiterio, fu deliberata dal municipio l'8 ottobre 1597, iniziando l'anno successivo. In uno dei quattro grandi pilastri che sostengono la cupola, quello di nord-est, entro un cartiglio scolpito nella pietra lavica ad altezza d'uomo è segnata la data "1600". Tutto il complesso ha subito dal 1598 continui ampliamenti e modifiche, fino a raggiungere l'aspetto attuale con le ultime modifiche concluse nel 1889.

Con le numerose scosse del terremoto del Val di Noto del 1693 la costruzione subì rilevanti danni: crollarono le volte del transetto, l'intera copertura andò compromessa, incrinata la cupola, lesionato il campanile.

Fu elevata a cattedrale nel 1872, anno in cui venne formalizzata l’istituzione della diocesi di Acireale e nell'agosto 1948 ottenne da papa Pio XII la dignità di basilica minore.

La chiesa è a croce latina, a tre navate e, dopo l'erezione della diocesi, è stata congiunta nel 1874-1878 da un cavalcavia al Palazzo vescovile a nord, progettato dall'architetto Carlo Cocuccio, operazione urbanistica singolare che unisce due proprietà sostanzialmente private sovrastando la via pubblica. Il complesso di cattedrale, palazzo vescovile, edifici ecclesiastici su via Genuardi e loro corti interne congiunte alla basilica dei santi Pietro e Paolo costituisce una vera e propria cittadella. Di notevole pregio, su via Genuardi, è l'atrio che immette nel complesso.

Il prospetto venne realizzato a partire dal XVII secolo. Il gruppo scultorio nel nicchione sopra il portale marmoreo, rappresentante l'Annunciazione, fu realizzato nella bottega messinese di Placido Blandamonte nel 1668 - 1672, portato per mare fino a Santa Maria La Scala e da qui trainato ad Aci per le impervie salite.

I due campanili svettanti ai lati della facciata, pur identici, non sono coevi. Il campanile a destra del prospetto, che richiama stilemi gotico-normanni, di cui si hanno notizie dal 1544, ha seguito tutte le vicende costruttive della chiesa ed ebbe anche funzione di torre d'avvistamento. Il campanile del lato nord, a sinistra, il rosone, la loggia a colonnine e le restanti decorazioni del prospetto sono invece in stile neogotico, realizzati nel 1887-1889 su progetto di Sebastiano Ittar (ma non è da escludere il contributo dell'architetto Paolo Pantellaro) con modifiche di Giovan Battista Filippo Basile (padre del maestro del liberty siciliano Ernesto Basile).

La cupola, iniziata nel 1655, fu completata solo nel 1732, su progetto dell'architetto Paolo Amico.

L'interno è stato modificato nello stile predominante nel XVIII secolo, anche in seguito al terremoto del 1693 e a quello del 1783. In un ambiente della controfacciata, a sinistra, è esposto il fercolo che accoglie il simulacro di Santa Venera nel periodo dei festeggiamenti, di argento cesellato, perfezionato a partire dal 1659. Artefici lo scultore Girolamo Carnazza insieme all'orafo Mario D'Angelo nel 1660. L'opera sarà portata a termine circa un secolo dopo da un altro messinese, Vito Blandano.

La volta della navata centrale, decorata da Giuseppe Sciuti nel 1907 con l'aiuto del discepolo Primo Panciroli è scandita dalle scene raffiguranti l'Orchestra degli Angeli, il Coro delle Vergini, la Gloria degli Angeli portanti i simboli di Santa Venera, l'Annunciazione, la Fede, l'Eterno Padre con Profeti (di tali episodi la Pinacoteca Zelantea custodisce i disegni preparatori).

Nella navata centrale, a destra, è posto un elegante pulpito ligneo ottocentesco.

Navata destra - Prima arcata: Altare di Nostra Signora del Rosario. Vi è custodito il dipinto raffigurante la Vergine del Rosario ritratta con esponenti dell'Ordine domenicano e francescano: a sinistra Santa Caterina da Siena e San Domenico di Guzmán, a destra San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio di Padova, e ancora Sant'Agata, opera del messinese Antonio Catalano il Vecchio. Dono documentati come corona al dipinto i 15 medaglioni raffiguranti i misteri del rosario. Sulla parete destra è addossato un monumento funebre

Seconda arcata: Altare dell'Angelo Custode. Sull'altare è custodito il dipinto raffigurante l'Angelo Custode del 1630, opera di Antonio e Giacinto Platania.

Terza arcata: varco laterale destro. Sulla parasta sinistra è collocato un monumento funebre.

Quarta arcata: Altare della Natività. Sull'altare è custodito il dipinto raffigurante l'Adorazione dei Pastori, opera di Pietro Paolo Vasta.

Quinta arcata: Altare del Battesimo. Sull'altare è custodito il dipinto raffigurante il Battesimo di Gesù ritratto con San Giovanni BattistaSanta Venera e San Nicola di Bari, olio su tela, opera di Pietro Paolo Vasta.

Pulpito ligneo addossato al pilastro.

Navata sinistra - Prima arcata: Altare di San Tommaso Apostolo. Sopra l'altare è custodito il dipinto raffigurante l'Incredulità di San Tommaso ritratto con Santa Maria Maddalena, opera di Giacinto Platania. Sulla parete sinistra è incastonato un monumento funebre.

Seconda arcata: Altare di Sant'Antonio di Padova. Sopra l'altare è custodito il dipinto raffigurante Sant'Antonio di Padova, opera di Giacinto Platania.

Terza arcata: Varco laterale sinistro. Sulla parasta sinistra è incastonato un monumento funebre.

Quarta arcata: Altare di Sant'Anna. Sopra l'altare è custodito il dipinto raffigurante Maria Bambina ritratta con Sant'Anna e San Gioacchino, opera di Pietro Paolo Vasta.

Quinta arcata: Altare dell'Immacolata Concezione. Sopra l'altare è custodito il dipinto raffigurante Maria Immacolata, opera di Antonino Bonaccorsi. In corrispondenza del pilastro destro è collocato un busto.  

Transetto - Braccio destro: nella volta la Gloria di santa Venera, affresco di Pietro Paolo Vasta. Nella parete sud del transetto si apre la Cappella di Santa Venera: nel grandioso ambiente risalente al 1658 decorato con ricche cornici e modanature dal romano Girolamo Baragioli (non si hanno altre notizie al riguardo) intorno al 1697, si conservano l'urna reliquiario e il busto della Santa, opera dell'argentiere messinese Mario D'Angelo e modellato da Antonino Finocchiaro (1651 1655). Gli affreschi furono eseguiti nel 1712 da Antonio Filocamo con la realizzazione della Predicazione di Santa Venera e il Martirio di Santa Venera. Le statue in stucco raffiguranti Santa Tecla a sinistra e Santa Rosalia a destra, furono realizzate da Giuseppe D'Amico nel 1729. 

La fastosa cornice comprende timpani, mensole aggettanti e vasi acroteriali sostenuti da colonne tortili, ovunque è trionfo d'arabeschi, festoni e ghirlande di fiori e frutta. Sul cartiglio campeggia l'iscrizione: "VENERÆ VENERANDÆ PARASCEVI - CONCIVI - PRÆDICATIONE AC SANGUINE HOSTIUM - FIDEI VICTRICI - REGALIS CIVITAS AMPLISSIMA D.D."

Braccio sinistro: Varco per la sacrestia con affreschi parietali in due grandi medaglioni raffiguranti l'Uccisione di Abele (Caino e Abele), il Sacrificio di Isacco (Abramo e Isacco) di Pietro Paolo Vasta. La parete accoglie i monumenti funebri di alcuni personaggi legati alla storia della città, i vescovi Ottavio Branciforte (vescovo di Catania rifugiatosi in Acireale, morto nel 1646) e Salvatore Russo (vescovo di Acireale, morto nel 1964).Nella volta Glorificazione dell'Agnello Mistico, nella lunetta Nozze di Cana (1737), entrambi del Vasta. Permangono nel transetto piccole zone con pitture slavate di Venerando Costanzo detto il Varbazza.

Pennacchi di sostegno della cupola: i Quattro Evangelisti , del Vasta, nel periodo compreso tra il 1736 e il 1739.

Tamburo della cupola: di Francesco Mancini Ardizzone i quattro riquadri. L'artista affrescò pure i primi quattro pennacchi, a destra e a sinistra, tra gli archivolti della navata centrale; Francesco Patanè è autore dei sei rimanenti.  

Absidi minori - Abside destra: Cappella del Santissimo Crocifisso. L'ambiente vantava gli affreschi eseguiti nel 1689 da Baldassare Grasso, pitture e struttura commissionate dalla Confraternita degli Agonizzanti rovinate dal terremoto del 1693. Nella cassa dell'altare è esposto in una singolare scheletofania un non meglio identificato san Clemente.

Abside sinistra: Cappella del Santissimo Sacramento con, sull'altare, il bel sacro cuore di Gesù di Giuseppe Sciuti del 1902.

Altare maggiore - Il presbiterio balaustrato è rialzato e raccordato al pavimento dell'aula da una scalinata di sette gradini. Sul lato sinistro si staglia la cattedra vescovile.

Sull'altare maggiore in marmo rosso di Taormina, è collocata la tela raffigurante l'Annunciazione realizzata dal pittore messinese Antonio Filocamo nel 1711.

Gli affreschi che decorano le pareti dell'abside sono opera di Paolo, Gaetano e Antonio Filocamo. I quadroni raccontano episodi della vita di Maria, da sinistra: il Riposo durante la fuga in Egitto, lo Sposalizio della Vergine, la Presentazione di Gesù al tempio, la Natività, l'Adorazione dei Magi, la Visita di Maria a Santa Elisabetta, la Presentazione di Maria al tempio e Gesù tra i dottori del tempio.

Nel catino absidale è rappresentata l'Assunzione di Maria al cielo, nella volta l'Incoronazione di Maria tra Angeli e Santi. Nel primo sono riconoscibili personaggi dell'Antico TestamentoDavide con l'arpa, Mosè con le tavole della LeggeIsaia con la fiamma, Aronne con l'incensiere e Giosuè con lo scudo ornato da un sole. Nel secondo gruppo sono presenti le sante vergini Tecla e Caterina d'Alessandria e Santa VeneraSant'AgataSanta Lucia e Santa Rosalia.

Nella parete sinistra si identificano San Sebastiano e San Giovanni Battista, a destra i fondatori dei diversi ordini religiosi. Fanno da cornice schiere di angeli, in alto la Santissima Trinità.

Coro disposto lungo le pareti laterali del presbiterio, organo.  

La meridiana - In rilievo nel pavimento del transetto, in diagonale, si trova una meridiana realizzata da Christian Heinrich Friedrich Peters (1843) ed ornata con i simboli dello zodiaco da Giovanni Francesco Boccaccini.

L'elenco dei siti ospitanti le installazioni di meridiane: la cattedrale di Maria Santissima Annunziata di Acireale, la Scuola Tecnica Regia di Caltanissetta, la chiesa dei Santissimi Apostoli Pietro e Paolo di Castiglione di Sicilia, il duomo di Santa Maria Assunta di Castroreale, la chiesa di San Nicolò l'Arena di Catania, la basilica cattedrale protometropolitana della Santa Vergine Maria Assunta di Messina, il duomo di San Giorgio di Modica, la cattedrale metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta di Palermo.

Basilica dei Santi Pietro e Paolo

 

La fondazione della chiesa dei Santi Pietro e Paolo è strettamente legata ad una antica confraternita che per praticare il culto in onore dei due Principi degli Apostoli si riuniva in una chiesetta che sorgeva a ridosso dell’allora chiesa Madre di Acireale. La costruzione della chiesa, che si presentava in maniera piuttosto modesta, risale al XVI secolo. 

Nel 1602 i rettori della confraternita di san Pietro decisero di cedere la chiesa con l’annesso cimitero ai governatori della Matrice che necessitavano di ulteriore spazio per l’ampliamento della loro fabbrica. Grazie ai proventi ricavati dalla vendita, nel 1608 ebbero inizio i lavori di costruzione del nuovo tempio sacro che fu eretto a pochissima distanza da quello precedente. 

L’interno, ad una sola navata, dotato di un’ampia sagrestia e di un corpo di cappelle laterali, venne arricchito tra il 1674 e il 1679 dagli affreschi del pittore Giovanni Fulco con scene del Martirio dei due santi Apostoli. Sempre in questi anni, l’edificio fu dotato di un sottotetto di legno lavorato e da stucchi ed intonaci realizzati secondo lo stile architettonico del ’600. La violenza del terremoto del 1693 distrusse la cupola e provocò gravi danni a tutta la struttura. 

A partire dal 1705 i rettori della chiesa si adoperarono per reperire il denaro necessario per la costruzione del campanile che fu realizzato secondo lo stile del barocco siciliano. La facciata a capanna, appariva però alquanto povera rispetto al campanile barocco, per questo motivo, i governatori della chiesa allora incaricarono Pietro Paolo Vasta di disegnare il nuovo prospetto i cui lavori ebbero inizio nel 1740. L’artista acese pensò ad una facciata che si sviluppava su due ordini architettonici, dei quali il primo fu completato nel 1744. 

Nel 1748, dopo una pausa durata quattro anni, in quanto i governatori non disponevano del denaro per l’acquisto della pietra bianca di Siracusa, ebbero inizio i lavori per la realizzazione del secondo ordine che fu portato a termine nel 1751. Nel 1765, a cinque anni dalla morte del Vasta, venne realizzato un terzo ordine disegnato da Paolo Guarrera. 

A partire dal 1790 l’interno della chiesa fu sottoposto a una profonda trasformazione. La realizzazione del progetto dell’architetto Francesco Di Paola Patanè portò alla soppressione del tetto ligneo e alla costruzione di una volta in muratura sostenuta da colonne. La nuova struttura, ornata da stucchi e cornici tipici dello stile neoclassico, resistette alla violenta scossa di terremoto del 1818.

Nel 1740, come si legge sull’architrave del portale principale della basilica, ebbero inizio i lavori di costruzione della nuova facciata dell’edificio sacro, ma già a partire dal 1705, i rettori della chiesa si erano adoperati per raccogliere il denaro necessario alla costruzione del campanile. 

Nel 1731 giunse da Catania, per visionare i conti, il vescovo Pietro Galletti che in un primo momento si dichiarò contrario alle spese di abbellimento del campanile. Ma dietro la pressione dei deputati alla fine consentì i lavori che videro subito all’opera l’intagliatore mastro Francesco Flavetta che impugnò lo scalpello per realizzare le cornici delle finestre e gli intagli delle guglie, impiantate dal mastro Vincenzo D’Amico. 

Il campanile venne decorato con motivi floreali e mascheroni posti alla fine di ogni ordine. L’originario prospetto della chiesa, realizzato a tegolato a vista, si presentava in maniera eccessivamente povera rispetto alla ricchezza del campanile che venne realizzato secondo i canoni del barocco siciliano. 

I confrati di san Pietro, allora, incaricarono Pietro Paolo Vasta di disegnare la nuova facciata della chiesa. Dovendo adattare le strutture murarie già esistenti quali il campanile a destra e il complesso di cappelle laterali a sinistra, l’artista acese creò l’illusione di una chiesa a tre navate. Il prospetto, realizzato in pietra bianca di Siracusa si compone di due ordini architettonici. Il primo presenta otto colonne in stile corinzio, che si alternano ai tre ingressi e a due nicchie. 

Il portale principale è sormontato da un timpano spezzato sorretto da due colonne di minore grandezza sempre in stile corinzio. Al centro del timpano è collocato uno scudo, eseguito nel 1744 da Francesco Flavetta, con i simboli iconografici dei titolari dell’edificio: la spada di san Paolo, la tiara papale con le chiavi di san Pietro e le palme del martirio. Ai lati del portale trovano posto due nicchie, ornate da due palme intrecciate con una corona. I lavori di intaglio del primo ordine furono affidati a mastro Flavetta, mentre la messa in opera fu realizzata dai mastri Amico e Patanè. I lavori, che proseguirono senza interruzioni, furono controllati dallo stesso Vasta. 

Quando ormai metà della facciata antica era stata coperta dal primo ordine, i governatori furono costretti a sospendere per quattro anni il proseguimento dell’opera in quanto non disponevano del denaro necessario per l’acquisto della pietra bianca e per il sostenimento delle spese. Il secondo ordine, è arricchito da sei colonne in stile composito che fanno da cornice al finestrone centrale, la cui vetrata presenta lo stemma basilicale. Seguono poi due targhe circolari e le statue di san Pietro a sinistra e di san Paolo a destra. Chiude il secondo ordine un timpano triangolare di chiara matrice classica. Un terzo ordine fu aggiunto nel 1765, su disegno dell’architetto Paolo Guarrera.

Impianto a navata unica presenta campate laterali scandite da colonne ioniche sormontate da capitelli corinzi. Arco trionfale arricchito da stucchi, arco absidale e area presbiterale sovrastata da cupola. L'interno danneggiato dal terremoto del 1693, deve l'aspetto attuale al progetto d'ispirazione neoclassica di Francesco di Paola Patanè.

Nel 1573 il maestro di Modica, Bernardino de Nigro, alias lo Greco, realizzò una «icona lignea dipinta», opera verosimilmente perduta durante le fasi di demolizione e ricostruzione dell'edificio agli inizi del 1600 per consentire l'ampliamento della vicina matrice. Il pittore Giovanni Fulco con la collaborazione di Baldassarre Grasso, nel periodo a cavallo tra il 1674 e il 1679, dipinse un ciclo di affreschi nel coro del presbiterio. Tali pitture, in seguito imbiancate, hanno rivisto la luce nel 1922, durante alcuni lavori di restauro, comprendono scene del Martirio di Pietro (Crocifissione a testa in giù) e Martirio di Paolo (Decollazione o Decapitazione), vi è anche qualche altro brano di episodio riguardante il Miracolo di San Pietro che libera alcuni cristiani dal carcere. Sempre del Grasso sono andati perduti gli affreschi eseguiti nel 1689 a causa del terremoto del 1693. Di Giovanni Lo Coco acitano sono stati rinvenuti nel 1910 alcuni suoi affreschi che erano stati imbiancati.

Parete destra - Prima campata. Cappella di Sant'Alfio. Nell'edicola è custodito il dipinto raffigurante Sant'Alfio, San Cirino, San Filadelfio, opera di Giacinto Platania.

Seconda campata. Cappella di Sant'Antonio Abate. Nell'edicola è custodito il dipinto raffigurante Sant'Antonio Abate ritratto con le insegne vescovili, opera di Giacinto Platania.

Terza campata. Varco. Passaggio sormontato da dipinto raffigurante San Paolo.

Quarta campata. Cappella di San Carlo Borromeo. Nell'edicola è custodito il dipinto raffigurante la Beata Vergine Maria col Bambino ritratta con Santa LuciaSanta RosaliaSanta Barbara e San Carlo Borromeo, opera di Matteo Ragonisi.

Quinta campata. Cappella di Cristo alla Colonna. Nella nicchia dell'elaborato altare barocco arricchito da prezioso tabernacolo, è custodita la venerata statua raffigurante il Cristo alla Colonna. Ambiente patrocinato per il passato dalla Congregazione del Santissimo Cristo alla Colonna. Il sodalizio curava lo stazionamento del simulacro sul sagrato o lo processionava per le vie della città in occasione di gravi calamità naturali (terremoti, eruzioni), ma soprattutto nei periodi di grande siccità, che costituivano un vero flagello per l'economia locale.

Parete sinistra - Prima campata. Cappella dei Santi Simone e Giuda. Nell'edicola è custodito il dipinto raffigurante la Vergine Maria con Bambino ritratta con Sant'AgataSanta Margherita d'AntiochiaSan Simone e San Giuda, opera di Alessandro VastaSan Simone e San Giuda primitivi titolari di un luogo di culto preesistente al terremoto del 1693.

Seconda campata. Cappella di Sant'Andrea Avellino. Nell'edicola è custodito il dipinto raffigurante Estasi di Sant'Andrea Avellino ritratto mentre celebra messa con la Beata Vergine Maria col Bambino e San Giovanni Evangelista, opera di Pietro Paolo Vasta.

Terza campata. Varco. Passaggio alla Cappella di Gesù e Maria, dipinto raffigurante San Pietro Apostolo.

Quarta campata. Cappella del Santissimo Crocifisso. Sulla parete è custodito il Crocifisso di ignoto autore.

Quinta campata. Cappella dell'Immacolata Concezione. Nella nicchia dell'elaborato altare barocco è custodita la statua raffigurante l'Immacolata Concezione.

Altare maggiore - Area del presbiterio balaustrata e sopraelevata, raccordata al pavimento della navata per mezzo di quattro gradini.

Nelle pareti del coro area presbiterio sono presenti affreschi secenteschi.

L'organo sopra l'altare maggiore è opera di Giovanni Patanè Rocca realizzato nella metà dell'800.

Palazzo Municipale

Il Palazzo municipale o Loggia Giuratoria venne iniziato nel 1659 e ricostruito dopo il terremoto del 1693 su disegno di Costantino Larcidiacono tra il 1783 e il 1785; danneggiato dal sisma del 1818, fu restaurato nel 1908. Il prospetto principale, su piazza del Duomo, è in stile tardo barocco. 

Lungo il pianterreno corre una lunga balaustra interrotta soltanto dal portale d’ingresso. Al primo piano i balconi, adornati da ringhiere in ferro battuto, sono sorretti da bellissimi mascheroni barocchi: li sbalzò in pietra di Siracusa – che giungeva su carri trainati da buoi dal porticciolo di Santa Maria la Scala – l’intagliatore Diego Flavetta che lavorò per alcuni mesi in un capanno costruito sulla piazza. 

Il Museo delle uniformi, ospitato presso la sala Costarelli, è una mostra permanente di uniformi storiche a partire dal XVIII secolo.

Palazzo Modò

L'edificio è famoso soprattutto per essere stato sede del vecchio teatro Eldorado, ma purtroppo della struttura di origine ora rimane davvero poco: solo i balconi, dei bassorilievi raffiguranti maschere teatrali ed il nome del teatro "Eldorado". Il teatro fu attivo solo per una decina di anni: dal 1909 fino al primo dopoguerra.

Il palazzo è in stile barocco, stile che caratterizza l'intera Acireale. Della originaria struttura rimangono due balconi con reggimensole baroccheggianti, dei "mascheroni" ed il nome del teatro Eldorado, realizzato al suo interno nel 1909 ed attivo sino al primo dopoguerra.

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