Sempre
del neolitico sul pianoro di Rinicedda a Leni (Isola
di Salina) sono stati scoperti i resti di una capanna con frammenti
di impasto di argilla, non sono tuttavia presenti i tipici buchi per i
pali posti per sorreggere le strutture delle capanne.
Della stessa epoca
è l'insediamento di Castellaro Vecchio a Lipari dove sono state trovate
ceramiche appartenenti alla cultura di Stentinello.
I vasi erano fabbricati a mano, perché il tornio ancor non esisteva. Le
forme sono semplici e le decorazioni ottenute usando le mani o dei
punteruoli per graffiare la superficie.
Vi sono anche decorazioni colorate
con fasce rosse importate dall'Italia meridionale. Delle fasi più evolute
del neolitico è il ritrovamento proveniente dal promontorio del Milazzese
a Panarea di
un frammento dipinto con lo stile di Serra d'Alto. Nel IV
millennio a.C., durante il periodo della cultura di Diana legata
al villaggio di contrada Diana a Lipari sorsero
degli insediamenti in tutte le isole eccetto Vulcano.
Dell'età
del rame (3000-2300 a.C.) vi sono tracce di capanne presso
Filicudi, Panarea, Stromboli e Salina. A Stromboli sul Serro Fareddu si
trova a 130 m di quota un inseriamento della facies di Pianoconte. Mentre
a Panarea sul Piano Quartara sono state scoperte delle ceramiche della
cultura di Malpasso-S. Ippolito.
Tra il XVI e
il XIV
secolo a.C. le Eolie videro aumentare la loro importanza in
quanto poste sulla rotta commerciale dei metalli:
in particolare sembra fosse scambiato lo stagno che
giungeva via mare dai lontani empori della Britannia e
transitava per lo stretto
di Messina verso oriente.
Agli
inizi del secondo millennio a.C. in Sicilia si afferma la Cultura
di Castelluccio, mentre nelle Eolie si diffonde la cultura detta di
Capo Graziano, dai rinvenimenti dell'isola di Filicudi. La medesima
cultura è attestata anche a Lipari e l'abitato è formato di capanne
circolari con pareti di pietre a secco, poste sulla rupe, quasi a
strapiombo sul mare. Le forme ceramiche di questo periodo sono numerose e
si trasformano nel tempo, attestando per il bronzo Medio un forte influsso
della cultura di Thapsos detta cultura del Milazzese. Le influenze dalle
aree della Sicilia centro meridionale perdurano sino al bronzo recente.
Per l'età del Bronzo si rilevano anche importazioni dal mondo Miceneo e
dal Vicino Oriente.
Successivamente è documentata una diversa cultura, di
tipo villanoviano con tombe in situle e in vasi biconici, detta dell'Ausonio
I e dell'Ausonio II, perché propone forme attestate anche nella penisola
Italiana e forse da essa importate. Lipari fu poi colonizzata da un gruppo
di Greci (Cnidi e Rodii), intorno al 580
a.C., e nel mondo greco si identificò l'Arcipelago con le isole Eolie, Αιόλιαι,
note ad Omero e considerate la dimora del dio dei venti, Eolo.
Anche nel
periodo greco l'Arcipelago rappresentò un punto nodale di incontro tra
Tirreni (Etruschi), Fenici (Cartaginesi) e Greci (sia di Grecia propria
che della Magna Grecia e della Sicilia, con particolari legami con le città
dello Stretto e con Siracusa). Le ricche necropoli di Lipara hanno
restituito vasi e materiali di importazione dalla Grecia (di Corinto, di
Atene e della Ionia) e produzioni locali sfarzose. Di particolare
interesse sono sia le terrecotte (mascherette teatrali e pinakes votivi)
che le produzioni vascolari nel IV sec. caratterizzate da crateri di
importazione siceliota e campana e nel III da una pregevole produzione
locale con ricco cromatismo.
Durante
la prima guerra Punica le isole furono teatro degli scontri tra Roma e Cartagine e
Lipara fu conquistata da Roma nel 252.
In epoca romana le Eolie divennero centri di commercio dello zolfo,
dell'allume e del sale, del vino e del garum. Anche in questo caso le
ricche oreficerie e i corredi tombali con olle di vetro e frammenti
riconducibili a sarcofagi ed a statue funerarie dimostrano un buon livello
di vita, probabilmente connesso alla diffusione del latifondo senatorio.
Nell'836-837 l'arcipelago
è assaltato dall'armata di al-Fadl
ibn Ya qūb (poi
sostituito a settembre dal nuovo governatore aghlabide Abū
l-Aghlab Ibrāhīm b. Abd Allāh
b. al-Aghlab, cugino dell'emiro Ziyadat
Allah I). La flotta musulmana condotta da al-Fadl ibn Yaʿqūb
devasta le Isole Eolie ed espugna diverse fortezze sulla costa
settentrionale della Sicilia, tra cui la vicina Tyndaris.
Nell'XI secolo Lipari
è conquistata dai Normanni che
vi impostano una abazia benedettina e con Ruggero II la elevano a sede
vescovile.
Nel 1544,
quando la Spagna dichiara guerra alla Francia, il re francese Francesco
I chiede aiuto al sultano ottomano Solimano
il Magnifico. Questi manda una flotta comandata da Khayr
al-Din Barbarossa che attacca le isole Eolie, uccidendo e
deportando molti dei suoi abitanti. Secondo il suo disegno le Eolie
avrebbero dovuto essere l'avamposto dal quale attaccare Napoli.
Nel corso
dei secoli successivi l'arcipelago viene nuovamente popolato da comunità
spagnole, siciliane e del resto d'Italia. In epoca
borbonica l'isola di Vulcano viene usata come colonia
penale per l'estrazione coatta di allume e zolfo.
Niente
acqua trasparente e invitante come cristallo liquido e nessuna spiaggia di
sabbia fine come cipria. Questo è un altro posto. Qui la sabbia è nera
come la pece, il mare è blu scuro e assai poco affabilmente sembra poter
risucchiare chiunque nella sua profondità. La luce è accecante e l'odore
acre dello zolfo si mescola a quello dolce e stordente dei carnosi fiori
di cactus. Di origine vulcanica, l'arcipelago eoliano sembra la perfetta
quinta scenografica di una rappresentazione tragica dell'eterna lotta
degli elementi. Perché qui, fuoco, acqua, terra e aria sembrano
esprimersi al massimo della loro potenza primigenia.
L'interesse di questo arcipelago è anzitutto geologico,
trattandosi di un esempio eccezionale di costruzione insulare dovuta
all'azione vulcanica. I fenomeni eruttivi in atto ancora oggi in queste
isole del Mediterraneo sono molto simili a quelli che caratterizzano le
Hawaii nel Pacifico. Tutto ciò ha fatto delle Eolie un soggetto di
straordinario interesse per la vulcanologia internazionale. Delle sette
isole, due sono intensamente soggette al vulcanesimo: Stromboli e
Vulcano. Entrambe presentano le caratteristiche classiche delle formazioni
vulcaniche terrestri e hanno suggerito le definizioni di due tipi di
eruzione, "vulcaniana" e "stromboliana", appunto,
divenute
universali.
Trattandosi
in pratica di un vero e proprio laboratorio sempre attivo, è
comprensibile come Vulcano e Stromboli siano, da oltre duecento anni,
oggetto di studio per giovani aspiranti geologi di tutto il mondo, oltre
a costituire ancora oggi un valido campo di ricerca per la vulcanologia.

Tra
antichi vulcani e tesori sommersi,
nella storia e nelle leggende delle isole siciliane
si avvicendano dei, re ed eroi.
Spostandosi nella parte
nord-orientale della Sicilia si incontra un paradiso naturale,
riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2000. In questo
caso si tratta di un intero arcipelago, lambito dal mar Tirreno e composto
da sette isole di origine vulcanica, le Eolie, così chiamate perché,
secondo la mitologia greca, sarebbero state dimora di Eolo, divinità del
vento. L’isola maggiore, Lipari, prende invece il nome da quello che,
secondo il mito, sarebbe il primo re delle isole, colonizzate dai greci
(Rodii e Cnidii) intorno al 580 a.C.
Le Eolie sono meta del
turismo nazionale e internazionale soprattutto per la loro bellezza
ambientale e rilevanza geologica in quanto territorio contraddistinto da
un’intensa attività vulcanica.
L’isola di Vulcano,
posta all’estremità meridionale dell’arcipelago, è frutto della
fusione di diversi vulcani di cui il maggiore, vulcano della Fossa,
raggiunge i 386 metri e ha al suo centro un cratere di cinquecento metri
di diametro, chiamato Gran Cratere della Fossa.
Nonostante l’ultima
eruzione risalga alla fine del XIX secolo, ancora oggi si osservano
sulla superficie dell’isola costanti fumarole e getti di vapore,
manifestazioni della vitalità del sottosuolo. I fanghi vulcanici e le
emissioni sottomarine di gas sulfureo sono un’attrazione naturalistica
che richiama molti turisti.
L’isola era chiamata
Hiera, ossia “sacra”, dai greci che la consideravano sede delle fucine
dove Efesto, divinità del fuoco e fabbro degli dei, realizzava i suoi
capolavori di metallo. Dopo l’acquisizione da parte dei romani, continua
ad essere considerata sacra al dio che, nella mitologia romana, prende
appunto il nome di Vulcano. Nella località di Piano sono state ritrovate
numerose grotte adibite, secondo alcuni studi, a riti funebri in onore del
dio del fuoco.
Ma il vulcano di
quest’isola non è né il più grande né il più attivo
dell’arcipelago che, nella sua estremità settentrionale, culmina con
Stromboli.
Lo Stromboli raggiunge
i 926 metri sopra il livello del mare e una profondità di circa
duemilaquattrocento metri. Si tratta di un vulcano “esplosivo”, che
emette cioè una qualità di lava viscosa che non forma colate ma si
sedimenta via via sulla bocca. Le eruzioni dello Stromboli avvengono con
una frequenza media di una all’ora, rendendolo uno dei vulcani più
attivi del mondo. Un’esplosione si è per esempio verificata anche di
recente, il 3 luglio 2019.
Al
di là della loro importanza naturalistica, le Eolie sono anche crocevia,
soprattutto durante il periodo greco, degli scambi tra greci, etruschi,
cartaginesi e, in seguito, romani.
Anche se,
nel 397 a.C. le isole vivono un breve periodo di dominazione cartaginese,
la loro storia è legata a doppio filo, almeno sino alla dominazione
romana, con la vicina e potente città di Siracusa.
Nel IV
secolo a.C. la popolazione dell’arcipelago gode di una certa agiatezza,
frutto dei ricchi traffici marittimi e dei benefici che le derivano
dall’essere alleata di Siracusa. In questi anni gli abitanti delle Eolie
edificano i templi di Eolo e Diana a Lipari, il tempio di Efesto a Vulcano
e quello di Apollo a Salina.
Sempre a
questo secolo risale il primo contatto dei liparesi con i romani,
emergenti sulla scena del Mediterraneo: Tito Livio racconta che una nave
romana diretta a Delfi per portare un cratere d’oro in dono al dio
Apollo, fu intercettata dagli abitanti di Lipari che, anziché derubare i
romani del prezioso tesoro, li scortarono sino a Delfi, permettendogli di
compiere la loro offerta votiva.
Sembra
che, nel 251 a.C., quando Lipari fu conquistata, dopo un lungo assedio,
dai romani, i nuovi dominatori ricambiarono il favore esentando gli
abitanti delle Eolie dai tributi e lasciandoli liberi di mantenere la loro
moneta.

Il più
grande parco archeologico dell’arcipelago sorge a Lipari dove gli scavi
hanno riportato alla luce il susseguirsi dei diversi insediamenti
sull’isola, dall’epoca preistorica a quella arabo-normanna.
In
particolare, l’attrazione principale è il cosiddetto “Castello”,
area fortificata che sorge sulla sommità dell’acropoli e ospita tracce
dell’insediamento greco del 580 a.C. e di quello romano del II-I secolo
a.C., di cui rimane una via d’accesso all’acropoli.
Particolarmente
rilevante per il periodo greco-romano risulta poi la necropoli che, grazie
agli scavi condotti a partire dal 1948, conta oggi duemilacinquecento
tombe, risalenti soprattutto al periodo che va dal IV al II secolo a.C.,
indicate da steli con incisioni.
In epoca
greco-romana si rende onore ai defunti con rito misto e, se in parte
vengono cremati, altri sono invece riposti in sarcofaghi di pietra o
terracotta, alcuni dei quali, ricostruiti dagli archeologi, si possono
visitare nel Parco Archeologico di Lipari. Ma la vera ricchezza restituita
dal sottosuolo è costituita dai corredi funebri che possono raccontare
molto delle quotidianità degli abitanti delle Eolie in quei secoli.
Se la
terra delle Eolie restituisce importanti tracce della civiltà
greco-romana, il mare che lambisce queste bellissime isole, da tempo
territorio privilegiato per l’archeologica subacquea, non è da meno.
Al largo
delle coste della selvaggia isola di Filicudi sono stati trovati diversi
relitti di grandi navi di cui due risalenti al III e al II secolo a.C. e
uno di epoca augustea. Si tratta perlopiù di navi commerciali cariche
di anfore vinarie, alcune delle quali sono visibili presso il Museo
Archeologico di Lipari.
Ma le
esplorazioni subacquee continuano e gli esperti ritengono che nelle
cristalline acque che circondano le Eolie siano ancora molti i tesori da
scoprire
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