Isole Eolie
(Lipari, Salina, Vulcano, Stromboli, Filicudi, Alicudi, Panarea)
(Messina)

 

Secondo il mito raccontato da Diodoro Siculo (90 circa - 27 circa a.C.), Eolo era uno dei due figli nati dall’unione tra una donna di nome Melanippe e il dio Poseidone: quando i gemelli furono costretti a fuggire dalla città di Metaponto che li aveva accolti, Beoto si diresse verso quella che sarebbe poi diventata la Beozia, mentre Eolo riparò sull’isola di Lipari. Lì conobbe il sovrano Liparo e fece amicizia con lui. Nel momento in cui Liparo espresse la volontà di tornare sulla terraferma di cui aveva nostalgia, Eolo lo aiutò ricevendo in cambio le isole che presero il suo nome. 

Con il passare del tempo, il nuovo re delle Eolie si guadagnò la fama di saper dominare i venti, e sarebbe per questo motivo che nell’ Odissea è presentato in simili vesti; Diodoro sostiene invece che non avesse alcun potere soprannaturale, ma che si fosse meritato tale nomea per l’abilità con le vele e perché riusciva a prevedere la direzione delle correnti osservando le spire di fumo emesse dai vulcani.

Ed è indubbio che a contraddistinguere l’arcipelago a nord di Messina siano proprio la combinazione e l’interrelazione tra i quattro elementi primordiali.

Le Eolie sono disposte lungo tre immense fratture di origine vulcanica ed emersero dal mare a partire dal Pleistocene: la più giovane tra le isole è Stromboli, nata 40.000 anni fa. Le eruzioni hanno continuato però a modellarle anche in epoca recente, perché i giganti di fuoco non si sono mai sopiti del tutto, come testimoniano i continui borbottìi dello stesso Stromboli; mentre, riguardo al cratere di Vulcano, il geologo e vulcanologo francese Déodat de Dolomieu (1750- 1801) ebbe modo di dire: “È il più bello, più vasto ed impressionante che abbia mai visto, ed esercita suirimmaginazione un’impressione più forte di quello dell’Etna”. Popolate a partire dal Neolitico, quando l’uomo ancora non sapeva fondere i metalli e l’ossidiana costituiva dunque il materiale migliore per realizzare armi e altri strumenti, le Eolie furono greche e cartaginesi, romane, normanne e molto altro ancora: a partire dalla seconda metà del Novecento, grazie anche agli splendidi film che vi sono stati realizzati dalla fine degli anni quaranta, hanno guadagnato una meritata e indubbia fama internazionale, diventando una delle mete turistiche più ambite d’Italia e non solo.

La presenza umana nell'arcipelago risulta sin da epoca molto antica. Le genti preistoriche vennero infatti sicuramente attratte dalla presenza di grandi quantità di ossidiana, sostanza vetrosa di origine vulcanica grazie alla quale le Eolie furono al centro di fiorenti rotte commerciali. 

I primi insediamenti si ebbero già nell'età neolitica tra il il 5500 e il 4000 a.C. precisamente a Lipari e Salina con tracce di vasi ceramici e ossidiana lavorata. L'ossidiana, che a quei tempi era un materiale ricercatissimo in quanto tra i più taglienti materiali di cui l'uomo dell'epoca disponeva, alimentò dei traffici commerciali intensi: anche ad essi si deve ascrivere la notevole prosperità dell'Arcipelago in cui fioriscono strutture abitative e villaggi. L'ossidiana liparese è attestata in Sicilia, nell'Italia meridionale, in Liguria, in Provenza e in Dalmazia. A Lipari nacque così un insediamento di notevole ampiezza. L'ossidiana veniva anche trasportata a Salina dove veniva lavorata.

Sempre del neolitico sul pianoro di Rinicedda a Leni (Isola di Salina) sono stati scoperti i resti di una capanna con frammenti di impasto di argilla, non sono tuttavia presenti i tipici buchi per i pali posti per sorreggere le strutture delle capanne. 

Della stessa epoca è l'insediamento di Castellaro Vecchio a Lipari dove sono state trovate ceramiche appartenenti alla cultura di Stentinello. I vasi erano fabbricati a mano, perché il tornio ancor non esisteva. Le forme sono semplici e le decorazioni ottenute usando le mani o dei punteruoli per graffiare la superficie. 

Vi sono anche decorazioni colorate con fasce rosse importate dall'Italia meridionale. Delle fasi più evolute del neolitico è il ritrovamento proveniente dal promontorio del Milazzese a Panarea di un frammento dipinto con lo stile di Serra d'Alto. Nel IV millennio a.C., durante il periodo della cultura di Diana legata al villaggio di contrada Diana a Lipari sorsero degli insediamenti in tutte le isole eccetto Vulcano.

Dell'età del rame (3000-2300 a.C.) vi sono tracce di capanne presso Filicudi, Panarea, Stromboli e Salina. A Stromboli sul Serro Fareddu si trova a 130 m di quota un inseriamento della facies di Pianoconte. Mentre a Panarea sul Piano Quartara sono state scoperte delle ceramiche della cultura di Malpasso-S. Ippolito.

Tra il XVI e il XIV secolo a.C. le Eolie videro aumentare la loro importanza in quanto poste sulla rotta commerciale dei metalli: in particolare sembra fosse scambiato lo stagno che giungeva via mare dai lontani empori della Britannia e transitava per lo stretto di Messina verso oriente.

Agli inizi del secondo millennio a.C. in Sicilia si afferma la Cultura di Castelluccio, mentre nelle Eolie si diffonde la cultura detta di Capo Graziano, dai rinvenimenti dell'isola di Filicudi. La medesima cultura è attestata anche a Lipari e l'abitato è formato di capanne circolari con pareti di pietre a secco, poste sulla rupe, quasi a strapiombo sul mare. Le forme ceramiche di questo periodo sono numerose e si trasformano nel tempo, attestando per il bronzo Medio un forte influsso della cultura di Thapsos detta cultura del Milazzese. Le influenze dalle aree della Sicilia centro meridionale perdurano sino al bronzo recente. Per l'età del Bronzo si rilevano anche importazioni dal mondo Miceneo e dal Vicino Oriente.

Successivamente è documentata una diversa cultura, di tipo villanoviano con tombe in situle e in vasi biconici, detta dell'Ausonio I e dell'Ausonio II, perché propone forme attestate anche nella penisola Italiana e forse da essa importate. Lipari fu poi colonizzata da un gruppo di Greci (Cnidi e Rodii), intorno al 580 a.C., e nel mondo greco si identificò l'Arcipelago con le isole Eolie, Αιόλιαι, note ad Omero e considerate la dimora del dio dei venti, Eolo.

Anche nel periodo greco l'Arcipelago rappresentò un punto nodale di incontro tra Tirreni (Etruschi), Fenici (Cartaginesi) e Greci (sia di Grecia propria che della Magna Grecia e della Sicilia, con particolari legami con le città dello Stretto e con Siracusa). Le ricche necropoli di Lipara hanno restituito vasi e materiali di importazione dalla Grecia (di Corinto, di Atene e della Ionia) e produzioni locali sfarzose. Di particolare interesse sono sia le terrecotte (mascherette teatrali e pinakes votivi) che le produzioni vascolari nel IV sec. caratterizzate da crateri di importazione siceliota e campana e nel III da una pregevole produzione locale con ricco cromatismo.  

Durante la prima guerra Punica le isole furono teatro degli scontri tra Roma e Cartagine e Lipara fu conquistata da Roma nel 252. In epoca romana le Eolie divennero centri di commercio dello zolfo, dell'allume e del sale, del vino e del garum. Anche in questo caso le ricche oreficerie e i corredi tombali con olle di vetro e frammenti riconducibili a sarcofagi ed a statue funerarie dimostrano un buon livello di vita, probabilmente connesso alla diffusione del latifondo senatorio.

Nell'836-837 l'arcipelago è assaltato dall'armata di al-Fadl ibn Ya qūb (poi sostituito a settembre dal nuovo governatore aghlabide Abū l-Aghlab Ibrāhīm b. Abd Allāh b. al-Aghlab, cugino dell'emiro Ziyadat Allah I). La flotta musulmana condotta da al-Fadl ibn Yaʿqūb devasta le Isole Eolie ed espugna diverse fortezze sulla costa settentrionale della Sicilia, tra cui la vicina Tyndaris.

Nell'XI secolo Lipari è conquistata dai Normanni che vi impostano una abazia benedettina e con Ruggero II la elevano a sede vescovile.

Nel 1544, quando la Spagna dichiara guerra alla Francia, il re francese Francesco I chiede aiuto al sultano ottomano Solimano il Magnifico. Questi manda una flotta comandata da Khayr al-Din Barbarossa che attacca le isole Eolie, uccidendo e deportando molti dei suoi abitanti. Secondo il suo disegno le Eolie avrebbero dovuto essere l'avamposto dal quale attaccare Napoli.

Nel corso dei secoli successivi l'arcipelago viene nuovamente popolato da comunità spagnole, siciliane e del resto d'Italia. In epoca borbonica l'isola di Vulcano viene usata come colonia penale per l'estrazione coatta di allume e zolfo.  

Niente acqua trasparente e invitante come cristallo liquido e nessuna spiaggia di sabbia fine come cipria. Questo è un altro posto. Qui la sabbia è nera come la pece, il mare è blu scuro e assai poco affabilmente sembra poter risucchiare chiunque nella sua profondità. La luce è accecante e l'odore acre dello zolfo si mescola a quello dolce e stordente dei carnosi fiori di cactus. Di origine vulcanica, l'arcipelago eoliano sembra la perfetta quinta scenografica di una rappresentazione tragica dell'eterna lotta degli elementi. Perché qui, fuoco, acqua, terra e aria sembrano esprimersi al massimo della loro potenza primigenia.

L'interesse di questo arcipelago è anzitutto geologico, trattandosi di un esempio eccezionale di costruzione insulare dovuta all'azione vulcanica. I fenomeni eruttivi in atto ancora oggi in queste isole del Mediterraneo sono molto simili a quelli che caratterizzano le Hawaii nel Pacifico. Tutto ciò ha fatto delle Eolie un soggetto di straordinario interesse per la vulcanologia internazionale. Delle sette isole, due sono intensamente soggette al vulcanesimo: Stromboli e Vulcano. Entrambe presentano le caratteristiche classiche delle formazioni vulcaniche terrestri e hanno suggerito le definizioni di due tipi di eruzione, "vulcaniana" e "stromboliana", appunto, divenute universali.  

Trattandosi in pratica di un vero e proprio laboratorio sempre attivo, è comprensibile come Vulcano e Stromboli siano, da oltre duecento anni, oggetto di studio per giovani aspiranti geologi di tutto il mondo, oltre a costituire ancora oggi un valido campo di ricerca per la vulcanologia. 

Tra antichi vulcani e tesori sommersi,
nella storia e nelle leggende delle isole siciliane
si avvicendano dei, re ed eroi.

Spostandosi nella parte nord-orientale della Sicilia si incontra un paradiso naturale, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2000. In questo caso si tratta di un intero arcipelago, lambito dal mar Tirreno e composto da sette isole di origine vulcanica, le Eolie, così chiamate perché, secondo la mitologia greca, sarebbero state dimora di Eolo, divinità del vento. L’isola maggiore, Lipari, prende invece il nome da quello che, secondo il mito, sarebbe il primo re delle isole, colonizzate dai greci (Rodii e Cnidii) intorno al 580 a.C.

Le Eolie sono meta del turismo nazionale e internazionale soprattutto per la loro bellezza ambientale e rilevanza geologica in quanto territorio contraddistinto da un’intensa attività vulcanica.

L’isola di Vulcano, posta all’estremità meridionale dell’arcipelago, è frutto della fusione di diversi vulcani di cui il maggiore, vulcano della Fossa, raggiunge i 386 metri e ha al suo centro un cratere di cinquecento metri di diametro, chiamato Gran Cratere della Fossa.

Nonostante l’ultima eruzione risalga alla fine del XIX secolo, an­cora oggi si osservano sulla superficie dell’isola costanti fumarole e getti di vapore, manifestazioni della vitalità del sottosuolo. I fanghi vulcanici e le emissioni sottomarine di gas sulfureo sono un’attrazione naturalistica che richiama molti turisti.

L’isola era chiamata Hiera, ossia “sacra”, dai greci che la consideravano sede delle fucine dove Efesto, divinità del fuoco e fabbro degli dei, realizzava i suoi capolavori di metallo. Dopo l’acquisizione da parte dei romani, continua ad essere considerata sacra al dio che, nella mitologia romana, prende appunto il nome di Vulcano. Nella località di Piano sono state ritrovate numerose grotte adibite, secondo alcuni studi, a riti funebri in onore del dio del fuoco. 

Ma il vulcano di quest’isola non è né il più grande né il più attivo dell’arcipelago che, nella sua estremità settentrionale, culmina con Stromboli.

Lo Stromboli raggiunge i 926 metri sopra il livello del mare e una profondità di circa duemilaquattrocento metri. Si tratta di un vulcano “esplosivo”, che emette cioè una qualità di lava viscosa che non forma colate ma si sedimenta via via sulla bocca. Le eruzioni dello Stromboli avvengono con una frequenza media di una all’ora, rendendolo uno dei vulcani più attivi del mondo. Un’esplosione si è per esempio verificata anche di recente, il 3 luglio 2019.

Al di là della loro importanza naturalistica, le Eolie sono anche crocevia, soprattutto durante il periodo greco, degli scambi tra greci, etruschi, cartaginesi e, in seguito, romani.

Anche se, nel 397 a.C. le isole vivono un breve periodo di dominazione cartaginese, la loro storia è legata a doppio filo, almeno sino alla dominazione romana, con la vicina e potente città di Siracusa.

Nel IV secolo a.C. la popolazione dell’arcipelago gode di una certa agiatezza, frutto dei ricchi traffici marittimi e dei benefici che le derivano dall’essere alleata di Siracusa. In questi anni gli abitanti delle Eolie edificano i templi di Eolo e Diana a Lipari, il tempio di Efesto a Vulcano e quello di Apollo a Salina.

Sempre a questo secolo risale il primo contatto dei liparesi con i romani, emergenti sulla scena del Mediterraneo: Tito Livio racconta che una nave romana diretta a Delfi per portare un cratere d’oro in dono al dio Apollo, fu intercettata dagli abitanti di Lipari che, anziché derubare i romani del prezioso tesoro, li scortarono sino a Delfi, permettendogli di compiere la loro offerta votiva.

Sembra che, nel 251 a.C., quando Lipari fu conquistata, dopo un lungo assedio, dai romani, i nuovi dominatori ricambiarono il favore esentando gli abitanti delle Eolie dai tributi e lasciandoli liberi di mantenere la loro moneta.

Il più grande parco archeologico dell’arcipelago sorge a Lipari dove gli scavi hanno riportato alla luce il susseguirsi dei diversi insediamenti sull’isola, dall’epoca preistorica a quella arabo-normanna.

In particolare, l’attrazione principale è il cosiddetto “Castello”, area fortificata che sorge sulla sommità dell’acropoli e ospita tracce dell’insediamento greco del 580 a.C. e di quello romano del II-I secolo a.C., di cui rimane una via d’accesso all’acropoli.

Particolarmente rilevante per il periodo greco-romano risulta poi la necropoli che, grazie agli scavi condotti a partire dal 1948, conta oggi duemilacinquecento tombe, risalenti soprattutto al periodo che va dal IV al II secolo a.C., indicate da steli con incisioni.

In epoca greco-romana si rende onore ai defunti con rito misto e, se in parte vengono cremati, altri sono invece riposti in sarcofaghi di pietra o terracotta, alcuni dei quali, ricostruiti dagli archeologi, si possono visitare nel Parco Archeologico di Lipari. Ma la vera ricchezza restituita dal sottosuolo è costituita dai corredi funebri che possono raccontare molto delle quotidianità degli abitanti delle Eolie in quei secoli.

Se la terra delle Eolie restituisce importanti tracce della civiltà greco-romana, il mare che lambisce queste bellissime isole, da tempo territorio privilegiato per l’archeologica subacquea, non è da meno.

Al largo delle coste della selvaggia isola di Filicudi sono stati trovati diversi relitti di grandi navi di cui due risalenti al III e al II secolo a.C. e uno di epoca augustea. Si tratta perlopiù di navi com­merciali cariche di anfore vinarie, alcune delle quali sono visibili presso il Museo Archeologico di Lipari.

Ma le esplorazioni subacquee continuano e gli esperti ritengono che nelle cristalline acque che circondano le Eolie siano ancora molti i tesori da scoprire

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