Si
tratta dell'arcipelago più meridionale d'Italia. In antichità si
chiamavano Pelagies (dal greco antico
πέλαγος pèlagos, ossia "mare
aperto"). Le isole Pelagie appartengono amministrativamente al
comune di Lampedusa e Linosa, in provincia di Agrigento, istituito nel
1878, che comprende cinque tra isole, isolotti e scogli e cioè
Lampedusa, Linosa, Lampione, Isola dei Conigli e lo scoglio del
Sacramento. Solo Lampedusa e Linosa sono abitate.
Situate
nel mezzo del mar Mediterraneo, tra le coste tunisine e siciliane,
rappresentano la punta meridionale della Repubblica Italiana, ma
geologicamente due di queste (Lampedusa e Lampione) appartengono al
continente africano. Insieme per esempio alle Canarie o all'Indonesia
rappresentano un raro caso di arcipelago transcontinentale.
L'isola
più grande è Lampedusa (con adiacente la piccola Isola dei Conigli)
con circa 20 km² di superficie ed è anche la più popolosa delle
tre (5000 abitanti). La seconda isola per estensione è Linosa, mentre
la più piccola è la disabitata Lampione. In tutto contano circa 6500
abitanti. La vegetazione è ovunque brulla e le coste particolarmente
alte e frastagliate. L'altitudine massima dell'arcipelago si trova a
Linosa (isola di origine vulcanica) e più precisamente nel monte
Vulcano (195 m s.l.m.). Attualmente rappresentano, insieme alla
Calabria ionica, l'unico sito, in Italia, di regolare riproduzione delle
tartarughe marine Caretta caretta.
Per
millenni le isole Pelagie, e in particolar modo Lampedusa, sono state
luogo di sosta e di rifornimento d’acqua delle navi dei Fenici, dei
Greci, dei Romani, dei Saraceni e dei Crociati, e sebbene fosse abitata
e frequentata ai tempi delle guerre puniche, la storia è piuttosto
ridotta, anche se l’isola principale viene citata già nel 795-815
d.C. da Papa Leone II, dove con una lettera informa Carlo Magno di una
battaglia svoltasi vicino a Lampedusa tra Bizantini e Saraceni.
L’isola
torna tristemente alla ribalta il 14 luglio 1551, con il naufragio della
flotta guidata da Andrea Doria in cui perirono più di mille uomini. Nel
1630 Carlo II di Spagna concede a Giulio Tomasi il titolo di “Principe
di Lampedusa”.
Ma la
storia “ufficiale” inizia ai primi del 1800, quando Salvatore Gatt,
capo di una colonia di maltesi avviò l’isola alla coltivazione
agricola. Con la colonizzazione borbonica del 1843 inizia la storia
moderna del paese, quando il capitano Bernardo Maria Sanvisente sbarca a
Lampedusa con 120 persone (90 uomini e 30 donne) in maggior parte
agricoltori e artigiani. L’eccezionale dote organizzativa del
Sanvisente permise alla colonia di crescere sia economicamente che
numericamente. Si passò da 120 abitanti a più di 2000 nel giro di
cinque anni.
Con
l’Unità d’Italia, i Savoia dimenticano l’isola fino al 1872,
quando vi impiantano una colonia penale. Durante la Seconda guerra
mondiale l’isola di Lampedusa si trasforma in roccaforte militare ed
è piena di postazioni fisse (tutt’ora esistenti) e mobili di
artiglieria leggera e contraerea. Per questo motivo il territorio
subisce pesanti bombardamenti.
Nel
1986, il 15 aprile, l’isola viene attaccata da due missili (per
fortuna finiti in mare a pochi metri dalla costa) di Gheddafi.
Le
isole Pelagie sono un arcipelago di tre isole situato nel mezzo del Mar
Mediterraneo, tra le coste tunisine e siciliane. Sono la punta più
meridionale dell’Italia, ma geograficamente due di queste (Lampedusa e
Lampione) appartengono al continente africano. Insieme all’Indonesia,
rappresenta un rarissimo caso di arcipelago transcontinentale.
L’isola
più grande è Lampedusa: coi suoi 20,2 km quadrati è la tredicesima
isola italiana in ordine di grandezza. Ha un perimetro di 26 km; una
larghezza, da Punta Alaimo a Capo Maluk (il punto più meridionale
d’Italia), di 3,5 km; e una lunghezza, da Punta Sottile a Capo
Ponente, di quasi 9 km. Grazie alla latitudine (160 km più a sud di
Tunisi) Lampedusa gode di una lunga estate calda, che dura 6 mesi e
consente di fare i bagni fino a novembre.
La
seconda isola per estensione è Linosa, mentre la più piccola è la
disabitata Lampione. L’arcipelago conta in tutto circa 5500
abitanti.
La
vegetazione è ovunque brulla e le coste particolarmente alte e
frastagliate. L’altitudine massima dell’arcipelago si trova a Linosa
(isola di origine vulcanica) e più precisamente nel monte Vulcano (186
m). Attualmente le Pelagie rappresentano, insieme alla Calabria,
l’unico sito, in Italia, di regolare riproduzione delle tartarughe
marine Caretta caretta.
Dal
2003, a fine estate, Lampedusa ospita O’ Scià, la manifestazione più
importante di tutto l’arcipelago e diventata negli anni una grande
kermesse musicale di solidarietà. Parola lampedusana che significa
“fiato”, nel senso di “vita mia”, O’ Scià è stata inventata
quasi per gioco e in sordina da Claudio Baglioni, grande innamorato
dell’isola. Vi partecipano molte stelle del pop italiano e
internazionale. Lo scopo dell’iniziativa è di far ricordare alla
società il dramma dell’immigrazione clandestina. Singolare il
palcoscenico: la spiaggia della Guitgia, con gli spettatori seduti nella
insolita platea del bagnasciuga.
In
marzo (il martedì prima dell’inizio quaresima), sempre a Lampedusa,
si festeggia con le maschere il Carnevale, molto sentito dagli abitanti.
Il 24 agosto, invece, tocca a San Bartolomeo, patrono di Lampedusa. In
questo giorno tutti gli esercizi commerciali chiudono (compresi i
ristoranti) e la sera vengono sparati spettacolari fuochi d’artificio
nella zona del Porto. Il 22 settembre, infine, si tiene la Festa della
Madonna di Porto Salvo, protettrice dei pescatori: è rappresentata in
una piccola statua collocata sott’acqua, in fondo al mare, nei pressi
di Cala Galera. Nella giornata di festa si svolge una processione molto
sentita dai fedeli.
- Lampedusa
Lampedusa è
la più estesa dell'arcipelago delle Pelagie nel mar Mediterraneo,
nonché il territorio italiano più meridionale in assoluto, e fa parte
del libero consorzio comunale di Agrigento. Amministrativamente
forma assieme a Linosa il comune di Lampedusa e Linosa (di
cui è la sede municipale), che conta 6.304 abitanti complessivi. Con
una superficie di 20,2 km², è la quinta per estensione delle
isole siciliane. In antichità il suo nome era Lopadúsa.
Appartiene
alla placca africana.
L'isola
ha una forma allungata e misura da Ovest a Est, 10,8 km, mentre nel punto
più largo, da Nord a Sud, misura 3,6 km, per uno sviluppo perimetrale
di 33,3 km. Geologicamente è un Horst e appartiene
all'Africa; come Pantelleria è più vicina alle coste tunisine,
distando da queste 113 km (e 150 km da Malta), che non a
quelle siciliane, da cui la separano 205 km; la profondità massima
del braccio di mare tra Lampedusa e l'Africa è di 120 m.
Il
punto più elevato dell'isola è Albero Sole, a 133 m di
altitudine. Lampedusa è inoltre il centro abitato più meridionale
d'Italia: è infatti situata alla latitudine di 35°30' N, più a sud di Tunisi e Algeri.
La
storia di Lampedusa è
molto più antica di quanto si potrebbe credere girando per l’isola.
È
certo infatti che già durante
il Neolitico (VI-V millennio a.C.) fosse abitata da
alcuni gruppi umani provenienti verosimilmente dal nord Africa, che
hanno lasciato nella zona tra Cala Pisana e Capo Grecale diverse
testimonianze della loro presenza. Il primo a raccogliere e documentare
queste tracce fu nel 1847 il prof. Pietro Calcara nel suo viaggio
scientifico tra alcuni luoghi della Sicilia, seguito dall’archeologo
inglese Thomas Ashby che nel 1909 fotografò e descrisse i resti di
alcune capanne dell’età del bronzo, in seguito “saggiamente”
smantellate dai locali e di cui oggi non rimane quasi nulla. Relative a
questo periodo preistorico sono molto suggestive le tesi
dell’archeologo amatoriale Diego Ratti che negli ultimi anni si
è dedicato alla ricerca di ulteriori prove dei primissimi abitanti di
Lampedusa, scoprendo, sparse per l’isola, tracce di antiche
costruzioni megalitiche come il tempio della Tabaccara, i cerchi di
pietra e ultimamente una necropoli sommersa nel lato est dell’isola.
Successivamente intorno
al 1000 a.C. furono i fenici a frequentare l’isola che
ne fecero un comodo scalo per i loro viaggi in mare e a cui seguirono prima
i greci nel 500 a.C e poi i Cartaginesi nel 400 a.C. Prima
di essere estromessi dai Romani il popolo di Cartagine fece in tempo a
stabilire sull’isola un discreto centro abitato testimoniato dalle
numerose sepolture scoperte e da alcune monete probabilmente coniate
sull’isola stessa. Molto importanti sono i
reperti di epoca romana ritrovati sia sulla
terraferma che nel mare circostante Lampedusa, che confermano la
presenza di una base navale e di un centro abitato relativamente
sviluppato, deduzioni a cui gli archeologi sono arrivati dopo aver
ritrovato moltissimi reperti tra cui delle cisterne per la raccolta
dell’acqua piovana, vasche per l’allevamento del pesce, svariate
monete qui coniate e un’importante statua marmorea raffigurante la dea
Atena che molto verosimilmente abbelliva il giardino di una qualche
villa. Di quest’epoca ci è giunta fino a noi la necropoli sotterranea
del II-III sec. d.C. scoperta nella zona del porto vecchio ma purtroppo
ancora oggi chiusa al pubblico.
Con la
caduta dell’impero romano nel V sec. d.C. la popolazione dell’isola
viene saccheggiata e deportata dai Vandali chissà dove. Furono i
bizantini che tornarono a popolare l’isola con una
piccola comunità cristiana nel VI sec. d.C. almeno
fino al VII sec. quando fu il turno dei saraceni massacrare e riportare
a zero la popolazione isolana, schiacciati nel 813 dal telesiarca greco
Gregorio. Con il dominio dei mori della Sicilia, tra
il IX sec e il XI sec Lampedusa è abitata dai musulmani,
che ne fanno un florido scalo per i loro spostamenti e commerci tra il
nord Africa e la Sicilia.
Dopo la conquista della Sicilia da parte dei
normanni Lampedusa si ritrovò a far parte del regno di Ruggero II nel
momento in cui quest’ultimo estese il suo dominio nel nord Africa
anche se dovette far fronte alle continue incursioni dei pirati. Dal
rendiconto dei viaggi del cronista Jean de Joinville sappiamo che nel
1254, al ritorno dalla settima crociata, il re di Francia Luigi IX,
partendo con la sua flotta da Cipro, sostò brevemente a Lampedusa. La
testimonianza riporta una descrizione accurata delle grotte di Cala
Madonna e la presenza di un antico eremitaggio.

Come detto, siamo in tempo di crociate e le continue battaglie tra cristiani
e musulmani sono oggetto non solo degli storici ma anche di romanzieri e
autori di vario genere e Lampedusa, a metà tra questi due mondi, è
contesa per la sua posizione strategica. È
qui che infatti Ludovico Ariosto decide di ambientare uno dei momenti più
importanti del suo Orlando Furioso, lo scontro tra i
saraceni Agramante, Sobrino e Gradasso e i cristiani Orlando,
Brandimarte e Oliviero dando vita ad un lungo e sanguinoso combattimento
corpo a corpo nel quale solo l’Orlando ne uscirà immune. Finzione o
cronaca, rimane il fatto che a Lampedusa si trovano tutt’ora nel nome
di alcuni luoghi (Cavallo
Bianco, Aria
Rossa) le tracce di questo scontro epico. Quando l’Ariosto
descrisse questi eventi, l’isola era stata da poco donata dal re
Alfonso V D’Aragona, detto il magnanimo, al barone di Montechiaro
Giovanni de Caro in cambio dei servigi resi da quest’ultimo durante le
guerre combattute in nord Africa.
Nel
1551 un episodio terribile si consuma nelle acque dinanzi le coste
lampedusane. La
flotta di Carlo V, intenta ad attraversare il canale di Sicilia per
contrastare i saraceni nelle loro roccaforti tunisine, fu colta da
un’imprevista quanto eccezionale tempesta estiva (4 Luglio!) e
costretta a riparare a Cala Pisana. Nella notte burrascosa 8 triremi e
1000 uomini si adagiarono per sempre sul fondo marino. Tale tragedia non
fermò l’armata navale comandata da Andrea Doria, il quale, ripreso il
controllo della sua flotta, andò ad espugnare la fortezza saracena di
Mahdia. Due anni dopo, la vendetta corsara fu spietata, l’intera
popolazione dell’isola formata da almeno mille uomini fu deportata e
ridotta in schiavitù dal famoso pirata Dragut Rais, allievo
dell’ancora più celebre Barbarossa.
Nel
1560, cronaca e leggenda si fondono di nuovo insieme nell’incredibile
avventura del marinaio ligure Andrea Anfossi. Si narra
che l’uomo, fatto prigioniero dai pirati dinanzi le coste della
Liguria, trascorse 40 anni schiavo prima che, grazie ad un espediente
riuscì, durante una sosta dei corsari a Lampedusa, a nascondersi tra la
fitta boscaglia e a rimanervi fino a che non si sentì sicuro di tentare
la sorte e costruito da un grosso tronco uno scafo, utilizzò una tela
raffigurante la Madonna con il bambino, ritrovata in una grotta
dell’isola, a mo’ di vela e armato di una fede incrollabile salpò
per la Liguria, dove giunse miracolasamente incolume e lì, nel suo
terreno privato a Castellaro, potè erigere una chiesetta in onore della
Madonna a cui fu dato il nome di Nostra
Signora di Lampedusa. Ancora oggi la tela/vela è custodita
e venerata presso il predetto santuario.
Nel
1667 l’isola cambia di proprietà,
viene donata dal re Carlo II di Spagna a Giulio Tomasi a cui fu concesso
anche il titolo di principe di Lampedusa. Per tutto il XVII secolo le
coste disabitate dell’isola furono teatro di aspre battaglie tra i
turchi e gli spagnoli, come testimoniano vari resoconti dell’epoca.
Questo clima di tensione, non fermò tale Clemente, prete di origine
francese che decise di fare dell’isola il suo eremo, più precisamente
andando ad abitare le grotte del vallone di Cala Madonna, dove – si
narra – costruì due altari di fedi diverse, uno per i cristiani uno
per i musulmani, i quali sostandovi potevano pregare uno o l’altro
dio, assicurandosi così l’incolumità e la sopravvivenza.
Da
segnalare il passaggio nel 1739 di un certo Lord Sandwich famoso per
aver “scoperto” le isole Hawaii.
Pochi
anni dopo, in pieno Illuminismo, l’isola catturò l’attenzione di
uno dei massimi intellettuali del XVIII secolo, Denis
Diderot, il quale individuò in Lampedusa l’ambiente
ideale per avviare un esperimento sociale, trasferirvi una colonia
formata da attori che, lontani dalla civilità, potessero essere liberi
di esprimere la loro arte. Naturalmente non se ne fece nulla. Caso volle
però che nel 1764 una quarantina di uomini, protetti proprio dal
governo francese venisse ad abitare la più grande delle Pelagie: vi
resisteranno fino al 1783, quando un carico infetto fu fatto sbarcare e
gran parte della popolazione contrasse la peste.
Nel
1800 parte dell’isola viene concessa in locazione dai Tomasi alla
famiglia maltese di Salvatore Gatt,
a condizione che migliorasse lo stato dei terreni e delle proprietà
presenti. Oltre ad occuparsi di ciò, questa nuova comunità formata
principalmente da agricoltori e pastori intratteneva una fitta rete
commerciale con Malta. Nel 1810 il Gatt sub concede una parte
dell’isola all’inglese Alessandro Fernandez che durante i suoi 3
anni di permanenza istituisce una colonia di circa 400 uomini, fa
costruire un muro in direzione nord-sud dividendo l’isola in due zone,
una abitata dai maltesi e l’altra dagli inglesi. Non solo, costruisce
il castello unendo 4 torri di guardia già esistenti e note con il nome
di Torri di Orlando su cui pianta una bandiera inglese.
Passano solo 3 anni ed i dissidi tra le Gatt e Fernandez si fanno così
animati che i due abbandonano l’isola in favore di un parente di
entrambi, Fortunato Frenda che si proclama padrone assoluto
dell’isola.
Con gli
anni, non viene più corrisposto alcun pagamento alla famiglia Tomasi
che così decidono di revocare ogni diritto al Frenda e pensano di
vendere l’isola al governo dell’Inghilterra. L’allora re delle Due
Sicilie Ferdinando II di Borbone non è d’accordo e acquista lui
stesso Lampedusa per 12.000 ducati con l’intenzione di farne una
colonia agricola. È il 1839. Quattro anni dopo, il
22 Settembre del 1843, alla testa di 120 persone (90
uomini e 30 donne), richiamate da un editto reale, il
tenente di vascello della Real Marina Bernardo Sanvisente entra con due
piroscafi nel porto di Lampedusa per dare vita alla comunità da cui
discende gran parte della popolazione attuale. I nuovi arrivati
ritrovano sull’isola Fortunato Frenda e altri 23 maltesi che avendo
avuto revocato il diritto di enfiteusi di lì a breve si trasferiranno
altrove. Ai nuovi coloni, provenienti dalla Sicilia, era stato promesso
dal re un lotto di terra da coltivare e il necessario per ricominciare
una vita. Per compiere ciò grande fu l’impegno del Sanvisente, che
nel giro di pochi anni realizza opere importantissime per lo sviluppo
dell’isola come i tuttora esistenti Sette
Palazzi, 70 appartamenti per i nuovi abitanti, uffici
sanitari, militari e doganali, frantoi, magazzini per i raccolti,
piccoli stabilimenti per la salatura del pesce, il cimitero, ecc. In
questi anni si iniziano a costruire i primi dammusi,
strutture di pietra a camera unica con il tetto a cupola, circondati da
un pezzo di terra coltivato, che ospitavano umilmente intere famiglie
nei periodi estivi.
Nel
1847 la popolazione è già arrivata a 2150 unità e cresce in modo così
prosperoso che lo stesso re Ferdinando II e sua moglie vi fanno una
visita inaspettata, elogiando il lavoro svolto fino ad allora.
Intorno
al 1850, gli abitanti scoprono quanto è redditizia la pesca nelle acque
antistanti Lampedusa e iniziano a lasciare le campagne per il mare,
parallelamente viene avviata la produzione di carbone vegetale che
determinerà la scomparsa di tutti gli alberi allora presenti, generando
sull’isola un paesaggio arido che ancora la caratterizza.
Quando nel 1854 il Sanvisente lascia l’isola la colonia sta vivendo un
momento di prosperità senza eguali, rappresentata soprattutto
dall’industria del pesce.
Con
l’Unità d’Italia nel 1860, le Pelagie vengono annesse al Regno
d’Italia e trascurate dal governo fino al 1872, quando fu deciso che
Lampedusa dovesse diventare colonia penale e per questo fu mandato
sull’isola il regio commissario Ulisse Maccaferri che riorganizzò
l’assetto amministrativo con nuove misure restrittive e revocò le
concessioni terriere, lasciando la popolazione sgomenta e tuttora
risentita.
Nel
1878 viene istituito il Comune autonomo di Lampedusa e Linosa,
l’anno successivo viene scoperto il primo banco di spugne che porterà
sull’isola nuovi pescatori e commercianti le cui attività fioriranno
per diversi decenni a seguire.
Nel 1911 Lampedusa è collegata alla terraferma attraverso il tanto
atteso cavo telegrafico.
Durante gli anni della seconda guerra mondiale, la posizione strategica
la rende luogo di scenari terribili, decine di fortini e casermette
costruiti dal governo fascista vengono più volte prese di mira dai
bombardamenti alleati e la popolazione, più volte invitata ad
abbandonare l’isola resiste rifugiandosi nelle antiche gallerie del
sottosuolo per proteggersi mentre parte del paese sarà distrutto.
Dal
1943 al 1945 il governo dell’isola resterà in mano alle forze del
fronte atlantico.
Solo
nel 1951 arriva, per mezzo di una centrale a gasolio, l’elettricità a
Lampedusa e
fondamentale sarà per la sua economia la realizzazione l’anno
successivo di un impianto per la produzione di ghiaccio che darà nuovo
impulso all’industria del pescato.
Poco altro verrà fatto dal governo per Lampedusa.
Il
malcontento si palesa nel 1966: con il famoso sciopero del voto il
popolo lampedusano attira finalmente le attenzioni dello Stato Italiano. Così
tra il 1967 e il 1975 a Lampedusa arriva il telefono, il primo canale
tv, viene costruito l’aeroporto, un dissalatore, un ospedale e gli
edifici scolastici.
Inizia
negli stessi anni un fenomeno nuovo che presto trainerà l’economia
isolana, il
turismo. A partire dai primi anni 60 infatti, Lampedusa
diventa meta esotica di forte attrazione tra i viaggiatori più
avventurieri che iniziano ad arrivare sedotti dal lato selvaggio del
luogo e dai meravigliosi fondali ricchissimi di fauna e flora.
Il vero
incremento turistico comincia subito dopo il 1986 quando, a causa
della presenza sul suolo lampedusano di una base militare degli Stati
Uniti, il colonnello Gheddafi, acerrimo nemico degli americani, lancia
due missili in direzione Lampedusa, finendovi a poche miglia. Sarà
dunque questo fatto di cronaca a portare alla ribalta la maggiore delle
Pelagie e aprire l’isola a nuovi flussi per un turismo che sarà
sempre più di massa. La repentina crescita del turismo porta in breve
tempo a cambiare profondamente Lampedusa, sia socialmente che
urbanisticamente. Non regolata da un piano paesaggistico e bisognosa di
nuovi posti letto, la popolazione si adopera nella costruzione di nuove
abitazioni e strutture edificate abusivamente dappertutto. Anche per
questo nel 1996 viene istituita la Riserva Naturale al cui interno si
trova la famosa spiaggia dei Conigli su cui nidificano le tartarughe in
via di estinzione caretta caretta.
A
partire dalla metà degli anni novanta l’isola si trova al centro di
un continuo flusso di migranti che approfittando della sua vicinanza con
le coste africane cercano di giungervi a bardo di imbarcazioni
sovraccariche e fatiscenti che spesso terminano il loro viaggio
tragicamente ancor prima di arrivare. Il continuo aumento del fenomeno
ha portato Lampedusa all’attenzione internazionale rendendola famosa
anche al di fuori dei confini nazionali.
Nel
2002 Lampedusa ed i suoi abitanti sono protagonisti del film Respiro del
regista Emanuele Crialese. Il film è vincitore di numerosi premi dando
così ulteriore visibilità all’isola e facendo emergere le capacità
recitative di alcuni giovani lampedusani che troveranno successo anche
in altre pellicole.
Tra il
2003 e il 2013, su impulso di Claudio Baglioni, cittadino onorario, si
svolge sulla spiaggia della Guitgia uno dei festival musicali più
importanti d’Italia, O’Scia,
che ha portato, invitati dal cantante romano, centinaia e centinaia di
cantanti e artisti dello spettacolo di fama nazionale e internazionale,
esibendosi per 3 o 4 giorni per sensibilizzare l’opinione pubblica sul
fenomeno migratorio.
Nel
2012 si completa la nuova aerostazione che si propone come nuovo scalo
internazionale del sud Italia.
Da
segnalare infine nel 2013 la prima visita di un pontefice, Papa
Francesco, a Lampedusa.

Lampedusa
e Lampione fanno
parte della placca continentale africana,
e si sono sollevate due milioni di anni fa, mentre Linosa è
di origine vulcanica.
L'origine
geologica di Lampedusa si fa risalire al Tortoniano,
periodo Terziario,
alla fine del Miocene.
Fu questa un'era di ripresa ed esplosione della vita.
La
carta (ufficiale) geologica di Lampedusa è stata redatta da Mario
Grasso e da H. Martyn Pedley (1988). L'isola è un horst ed
è costituita da calcari di piattaforma e di mare basso (scogliera
corallina tortoniana, strati di Calca Pisana).
Il tipo
di terreno di Lampedusa è prevalentemente caratterizzato dalla presenza
di due tipi di roccia: il calcare (carbonato
di calcio) e la dolomite (carbonato
di calcio e magnesio).
Tuttavia
il suolo calcareo non è uniforme: in alcuni punti si presenta friabile,
in altri compatto e misto a roccia silicea
tanto da richiedere l'uso di esplosivi per lo sbancamento. Sono presenti
notevoli strati di pietra arenaria di
durezza inferiore alla pietra di calce che, esposta agli agenti
atmosferici, diviene porosa e facile allo sfaldamento.
Questi
strati, ben visibili specialmente lungo la costa settentrionale
dell'isola (da Capo Ponente a Capo Grecale), formano il letto su cui
poggiano gli strati più duri di dolomite. Ciò determina il fenomeno
delle falesie,
cioè delle ripide scarpate e delle «mensole» formate da lancio
continuo di sabbie e ciottoli che scavano un «solco di battente» nella
roccia a livello del mare, scalzando alla base la parete rocciosa che
finisce per crollare e trasformarsi in «ripa a strapiombo».

L’isola
principale dell’arcipelago delle Pelagie occupa l’ultimo lembo
d’Italia, nel profondo Sud. Africana per nascita, mediterranea per
carattere, Lampedusa al primo approccio disorienta. In meno di due ore
di volo si è catapultati in un micromondo di 12 chilometri di lunghezza
e 3 di larghezza che non ha eguali con le altre isole italiane. Si
presenta piatta e pelata, priva di vegetazione d’alto fusto, con
scenari lunari e desertici che richiamano quelli del Continente Nero,
cui appartiene geologicamente. Le rocce calcareo-tufacee, sfumate nel
giallo, ocra, bianco e grigio perla, hanno generato fondali, spiagge e
cale tropicali. I morbidi colori si riflettono in un mare dalle acque
limpide che imprigiona tutte le nuance dell’azzurro e del turchese.
Basta andare in una delle sue spiagge per rendersene conto. A cominciare
dalla più famosa, la baia dell’isola dei Conigli, caratterizzata a
pochi metri dalla riva dall’omonima isoletta, striata e
“graffiata” dalle varie ere geologiche. Alla cala, compresa nella
Riserva naturale istituita nel 1996, si accede solo a piedi attraverso
un sentiero lungo circa 750 metri, immerso nei profumi della macchia
mediterranea, piacevole preludio alla visione che ci si parerà davanti:
una mezzaluna con mare polinesiano e sabbia bianca, soffice come talco.
Qui sorge l’unica casa della cala, quella di Domenico Modugno (che vi
morì il 6 agosto 1994) che la definì «la piscina di Dio». La
spiaggia è anche sinonimo di vita che si rinnova ogni anno: nelle notti
tra maggio e agosto è raggiunta dalle tartarughe Caretta caretta
che vi depositano le uova. I nidi, durante l’incubazione, sono
recintati e tutelati da un presidio dei volontari della Riserva e di
Legambiente.
Lo
stordimento visivo esercitato dal mare e dalle spiagge prosegue negli
altri arenili, come le cale Creta, Pulcino, Guitgia e Francese, dove gli
incontri ravvicinati, anche a pochi metri dalla riva, con saraghi,
occhiate, alici, aguglie e pesci pappagallo sono frequenti. Un eldorado
per gli amanti delle immersioni: l’isola vanta ambienti marini
pullulanti di vita e colori, generati anche dalle livree variopinte di
alcune specie ittiche tropicali che in questi fondali hanno trovato un
habitat ideale, come il pesce balestra e lo scaro.
Altro
versante, altri scenari. Sono le alte falesie che si tuffano nel mare le
protagoniste della costa nord, soprattutto nel tratto compreso fra le
punte Muro Vecchio e Parise. Tra i richiami dei gabbiani e le
vertiginose pareti rocciose, sferzate da vento e onde, Lampedusa rivela
un carattere impetuoso e offre un panorama spettacolare,
dall’imponente Faraglione che s’innalza da acque turchesi fino
all’isola di Linosa. Una meraviglia da godere con la barca, l’unico
mezzo per ammirare anche le grotte che si susseguono lungo la costa. In
alternativa, da terra si può salire in auto fino all’Albero del Sole,
il punto più alto dell’isola (133 metri!), dove una piccola
costruzione custodisce un crocefìsso ligneo.
Prendendo
la strada verso il paese, ci s’immerge in un paesaggio arido, piatto,
di pietre chiare e muretti a secco. In questa visione desertica e quasi
irreale spicca Casa Teresa, un complesso museale di antichi dammusi
ristrutturati, evocatori della vita agreste che un tempo si svolgeva
sull’isola. Un mondo a parte, così come il paese di Lampedusa, unico
centro urbano dell’isola. Cresciuto in modo disordinato, mostra un
volto anonimo di case a due piani, prive di uno stile architettonico
caratterizzante. Il cuore pulsante è la centrale via Roma, dove si
concentrano ristoranti, bar, negozi, e dove prima o poi passano tutti,
di giorno come di sera. Lo spirito marinaresco emerge invece al porto,
diviso fra parte vecchia e nuova, che raccoglie un’infinita teoria di
barche, sia di villeggianti che di pescatori, molti dei quali offrono
tour giornalieri intorno all’isola. Un’esperienza da non mancare,
per cogliere il sogno di Lampedusa, che guarda negli occhi l’Africa e
ne rimane soggiogata, anche climaticamente. Se in estate il caldo sole
africano pare arroventare implacabilmente ogni cosa, negli altri periodi
regala stagioni intermedie da eterna primavera.

Più
vistose testimonianze dell'erosione profonda
della costa, soprattutto a livello del mare, sono le stupende grotte,
talvolta maestosamente paurose, che costituiscono il fascino maggiore
dell'intera fascia costiera, specialmente di quella settentrionale.
Un
centinaio di metri prima di aggirare Capo Ponente, venendo da Capo
Grecale, si ammira un'enorme grotta semicircolare che termina in basso
in un'angusta strettoia a pelo d'acqua oltre la quale si raggiunge a
nuoto un'imprevedibile spiaggetta di sabbia sottile.
Volgendo
lo sguardo verso il cielo si ha l'impressione di sentirsi calati al
centro di un cratere di vulcano la cui parete, tondeggiante e protesa
verso il mare, supera i 100 metri di altezza.
Più
oltre, verso Capo Ponente, si scopre una profonda ansa dominata, a circa
50 metri sul livello del mare, da due massi di roccia biancastra e
compatta che sono, tra l'altro, punto di riferimento per i pescatori.
Con un
pizzico di fantasia si può vedere un gruppo statuario collocato in
incredibile equilibrio statico sull'abisso sottostante. L'immagine di
una Madonna con Bambino richiama il gusto iconografico del grande
maestro della scultura moderna Henry Moore. Altri e numerosi sono gli
incontri con sculture opere degli agenti naturali. Sono immagini
fantastiche, ma precise, di animali preistorici giganteschi, di teschi
umani, di un baffuto dio Nettuno che scruta severo il mare verso
oriente.
Il «faraglione»
dopo Punta di Muro Vecchio; lo Scoglio di Sacramento; la deserta Isola
dei Conigli; la Punta Sottile, aguzza come la punta di una matita che
scompare sott'acqua in una zona irta di punte taglienti e il ponte aereo
naturale che sovrasta una bellissima grotta inaccessibile da terra,
completano la fantastica galleria della costa. La Punta Sottile è il
luogo più meridionale dell'Italia.
È
presente anche del terreno pianeggiante, cioè del suolo composto di
fertile humus, adatto alla vegetazione spontanea e alle coltivazioni.

Affacciato
su Cala Palme (il Porto Vecchio) e su Cala Saline (il Porto Nuovo), in
posizione leggermente elevata, il paese di Lampedusa è un arruffato
insieme di edifici che si è esteso enormemente da quando i lampedusani,
fiutato il business, hanno cominciato a costruire residence, alberghi,
seconde, terze e perfino quarte case da affittare d’estate ai turisti.
Non si avverte, purtroppo, il fascino dei vecchi borghi marinari e
l’isola non si è mai contraddistinta per il suo stile architettonico.
L’unico ricordo storico, sono i “sette palazzi” (uno ora ospita il
municipio), l’orgoglio del governatore Sanvisente nella prima metà
dell’Ottocento. Davanti al municipio la stele in bronzo di Arnaldo
Pomodoro commemora i caduti, mentre nella vicina piazza Commendator
Brignone il monumento in marmo di Cascella è dedicato al mare. Animato
al mattino quando i turisti si riversano nei bar per la prima colazione
e nei supermercati per la spesa, il paese è già semideserto alle 11 e
sonnecchia fino alle 18, quando le barche rientrano al porto e i
bagnanti tornano dalle spiagge. A quell’ora, il centrale chilometro
urbano di via Roma viene chiuso al traffico e diventa un salotto oper
air. Il più bel panorama sui due porti di Lampedusa si gode da piazza
Castello. Il Porto Vecchio, dove attracca il traghetto da Porto
Empedocle, è il più grazioso, col lungomare ingentilito da palme e
bordato da vecchie case, alcune trasformate in alberghi o ristoranti.
Partendo
dal porticciolo e, procedendo verso ovest,
si incontra l'insenatura in cui si trova la spiaggia della
Guitgia, oltrepassata questa, che chiude ad ovest l'insenatura del
porto, il tratto di costa successivo è caratterizzato da punte e cale di
interesse morfologico come Cala Croce e Cala
Madonna, particolarmente profonde, Cala Greca e Cala
Galera.
Dopo
un tratto di costa più alta, che sormonta la baia della
Tabaccara, si giunge in vista dell'isola
dei Conigli che dista poche decine di metri dalla costa
dove si trova la spiaggia omonima, e dove un tempo Domenico
Modugno trascorreva le sue vacanze e dove morì, il 6 agosto 1994.
Subito dopo si trova la Cala Pulcino e il Vallone
dell'Acqua. Sul versante settentrionale dell'isola caratterizzato da
coste alte e frastagliate a Punta Parise troviamo una
grotta particolarmente ampia e dall'angusta entrata, che consente
l'accesso soltanto a nuoto, e nel cui interno è presente una piccola
spiaggia di sabbia. Proseguendo verso ovest, ha inizio da qui un tratto
di costa caratterizzato dalla presenza degli Scogli Pignolta,
Sacramento e Faraglione,
seguiti da Punta Muro, Punta Cappellone che
scende a strapiombo sul mare, Cala Ruperta, Punta
Taccio Vecchio e Punta Alaimo che marcano un
lungo litorale particolarmente selvaggio.
Altro
punto d'interesse è il faro di Capo
Grecale, dal quale costeggiando una grande baia detta del Mare
Morto, e frequentatissima da imbarcazioni e dai sub attratti dalla
varietà della fauna ittica si giunge a Punta Parrino, che
chiude il golfo, e Punta Sottile dove si aprono alcune
cale del versante meridionale, come Cala Francese, in fondo
alla quale si trova una spiaggia vicino all'aeroporto.
La stazione LOPAN
- Nella parte occidentale dell'isola è presente una installazione
militare. La base NATO,
gestita da personale statunitense della United
States Coast Guard sino al 1994,
era sede di uno dei trasmettitori del sistema
di radionavigazione LORAN ed
era integrata in una rete di installazioni simili poste a Estartit in
Spagna, Kargaburan in Turchia e Sellia Marina in Calabria a
supporto della navigazione nel Mediterraneo. La stazione trasmittente,
divenuta operativa nel 1972,
era caratterizzata da una antenna alta 190,5 m.
Il 15
aprile 1986,
le forze
armate libiche del colonnello Gheddafi lanciarono
due missili SCUD.
I missili caddero ad appena due km dalle coste lampedusane. La rete
LORAN per il Mediterraneo è attualmente inattiva e la base militare è
stata restituita alle Forze
armate italiane ed è sede di installazioni radar.
Nel
marzo 2011 la
ex base LORAN è stata utilizzata per ospitare donne e minori sbarcati
sull'isola.
La Porta d'Europa
- La “Porta d’Europa” è un’opera dell’artista Mimmo Paladino
realizzata con una struttura in ceramica refrattaria e in ferro,
inaugurata nel giugno 2008 in zona “Cavallo Bianco”. Le sue
dimensioni sono di cinque metri in altezza e tre in lunghezza. La porta
è stata realizzata come monumento celebrativo “per tutti i migranti
morti e dispersi in mare”. L’opera è un progetto promosso da Amani
Onlus ONG e Arnoldo Mosca Mondadori. Nel 2020 verrà realizzato il
restauro conservativo dell’Opera, che a causa della salsedine
necessita di questo intervento.

La spiaggia
dei Conigli è oggi uno dei pochi siti del Mediterraneo in
cui le tartarughe
marine Caretta
caretta, studiate per la prima volta nel 1985 da Dieter
Gramentz,
depongono le uova. L'isola è una riserva naturale e comprende la
spiaggia, l'isola dei Conigli e la macchia
mediterranea. La flora e la fauna sono simili a quelle
nord-africane. È parte dell'Area Marina Protetta "Isole
Pelagie" istituita il 21 ottobre 2002 con
decreto del Ministro dell'Ambiente.
Il
paesaggio di Lampedusa annovera 3 ambienti:
la steppa,
copre tutta la parte pianeggiante dell'isola; la prateria,
nei valloni più distanti dall'abitato; la gariga,
in alcuni valloni e cale del versante nord.
I cervi,
introdotti probabilmente dai principi Tomasi, erano già estinti alla
fine del 1800, anche le capre portate sull'isola dagli stessi principi
furono distrutte da Sanvisente intorno al 1847 perché
recavano danno ai numerosi innesti degli ulivi.
Nessuna
traccia è rimasta degli altri mammiferi che negli stessi anni sembra
che popolassero Lampedusa come il cinghiale, il bue domestico
e l'asino.
Sono
soltanto quattro, invece, le specie selvatiche di questa classe trovate
recentemente: coniglio selvatico, mustiolo, pipistrello albolimbato e topolino delle case.
Nel
mare che circonda l'isola sono presenti con regolarità tre specie di
delfino: tursiope, stenella, delfino comune.
Un
lontano ricordo è invece la foca monaca, mentre sono ancora facilmente osservabili, nel
periodo tra marzo ed aprile, alcuni grandi mammiferi quali la
balenottera comune, la balenottera minore e il capodoglio.
La vera
vedetta alata dell'isola, presente però soltanto da aprile a settembre,
è il falco della regina. Altre specie nidificanti comprendono la berta
maggiore, la berta minore, il gheppio,
il falco
pellegrino, il piccione selvatico,
la calandrella, il cardellino ed
il fanello,
il marangone dal ciuffo. Qualche nidificazione sporadica vi è stata pure
da parte del beccamoschino e
lo strillozzo.
Deve
essere inoltre citata la nutrita colonia di gabbiano reale che nel mese di aprile depone sull'isola dei
Conigli.
Tra i
rettili, tutti di grande interesse, va citata la presenza regolare in
fase riproduttiva della tartaruga marina comune. Sul suolo dell'isola esiste anche un altro
rappresentante dell'ordine Testudinati, la testuggine comune.
Il
gruppo dei Sauri è rappresentato da quattro specie; due comuni su tutta
Lampedusa e sono il geco verrucoso e il geco comune. L'altra è la lucertola striata comune che è presente soltanto sull'Isola dei Conigli e
risulta introvabile (scientificamente assente) sull'isola di Lampedusa.
Soltanto
due specie di serpenti sono
stati trovati a Lampedusa, ambedue di origine nordafricana: il colubro
dal cappuccio e il colubro lacertino.
L'assenza
di raccolte d'acqua permanenti esclude la presenza di pesci d'acqua
dolce a Lampedusa. Il mare è invece ricco di vita; sono presenti la cernia,
la murena,
il pesce
pappagallo e più al largo, il pesce
spada e il tonno.
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