Isole Egadi
(Favignana, Levanzo, Marettimo, Maraone, Formica, Galera,
Galeotta, Preveto, Fariglione, Isole dello Stagnone)
(Trapani)
  

   

Levanzo

Levanzo era conosciuta nell’antichità con vari nomi come Buccina, Forbantia e presso i geografi arabi col nome di Djazirat ‘al Yâbisah (“l’Arida”). Riguardo l’origine dell’attuale nome dell’isola vi sono varie ipotesi: potrebbe derivare dalla metodologia di approvvigionamento idrico impiegato sull’isola, consistente nella secolare leva applicata all’unico pozzo della spiaggia situato a Sud, da qui “leva in su”. Altra ipotesi suggerisce di far derivare il nome dell’isola di Levanzo da una trasformazione del vocabolo “Laepantio”, nome che forse potrebbe trarre origine dal quello di un uomo di illustre stirpe che avrebbe avuto dominio sull’isola o dai marinai di Levanto.

L’isola dista da Trapani 6,5 miglia, si estende per 10 kmq, è lunga 5 km e larga 2 km. Il punto più alto è costituito dal Pizzo del Monaco con i suoi 278 mt.

È costituita di rocce calcaree bianche che si articolano in numerose grotte. Il promontorio più alto è il Pizzo Monaco, a 270 metri s.l.m. 

Il paese è composto di uno sparuto gruppo di case munite di un piccolo porticciolo che dista circa 15 km da Trapani. È priva di strade rotabili, a parte un piccolo tratto di strada asfaltata che conduce alla spiaggia del Faraglione. Tale condizione di arretratezza tecnologica spiega l'integrità della sua bellezza paesaggistica.

È la più piccola delle Egadi, ma anche quella con la storia più affascinante e remota. Nel 1949 l’isola rivela la Grotta del Genovese, un’autentica pinacoteca d’arte preistorica. Un’intera parete è decorata con incisioni e pitture rosse e nere raffiguranti animali di grossa taglia (cervi, piccoli cavalli, un’antica specie di bue-toro) ed esseri umani. Si distingue nettamente anche un tonno, tra le più antiche raffigurazioni di pesci d’Europa, a testimonianza delle origini remote della pesca. Le incisioni risalirebbero al 10.000 a.C. circa, un’epoca in cui Levanzo e Favignana erano unite al resto della Sicilia, le pitture invece a 5000-6000 anni fa, quando il mare già circondava le isole. 

Il resto dell’isola racchiude una natura selvaggia, che conta centinaia di specie differenti di flora rupestre, belle insenature rocciose (Cala Minnola, Cala Tramontana, Cala Fredda) e scorci mozzafiato come quello sul Faraglione e su capo Grosso, proteso nel mare a nord, nelle cui acque Gaio Lutazio Catulo debellò la flotta cartaginese al comando di Annone nel 241 a.C.

E' importante ricordare che nei pressi di Levanzo nel 241 a.C. fu combattuta la battaglia delle Egadi che vide impegnati i cartaginesi guidati da Annone contro i romani guidati da Caio Lutazio Catulo. Questi ultimi, nascondendosi nella parte nord dell’isola, riuscirono a prendere di sorpresa i cartaginesi provenienti da Marettimo e a vincere.    

Inoltre nello specchio d'acqua antistante Cala Minnola, sul versante orientale dell'isola di Levanzo, è presente uno dei siti archeologici sommersi più importanti della Sicilia: vi si trovano il relitto di una nave romana e dei resti del carico di anfore e frammenti di vasellame che giacciono ad una profondità di circa 27 metri.

Marettimo, un'isola a due splendide facce

L'antico nome greco dell'isola, citato da Polibio, era Hierà Nésos, che significa "Isola Sacra". Il nome attuale deriva molto probabilmente da "Marìtima", nome latino dell'Isola che compare già nell' Itinerario Antonino del III secolo d.C. Alcuni studiosi suggeriscono che l'origine del nome sia da ricercare nell'abbondante presenza del timo selvatico. Questa non è tuttavia l'unica tipologia di erba che cresce spontaneamante nell'isola, il cui clima del tutto particolare ha contribuito allo sviluppo di una flora straordinaria.

Oggi è un incanto "a numero chiuso" fatto di silenzio e natura intatta, non sono infatti più di qualche centinaio alla volta - 1.000 o 1.500 al massimo, la settimana di Ferragosto - i privilegiati che possono godersi questo paradiso nel cuore dell'estate: quanti ne conterrebbe un normale villaggio turistico da catalogo.

Le antiche popolazioni di questa ristretta area del Mediterraneo (Fenici, Elimi, Sicani) le attribuirono il carattere di sacralità di cui ancora oggi si può godere. Secondo la teoria trapanese dell'Odissea (nata ad opera di Butler e proseguita da altri studiosi, tra cui alcuni contemporanei, come Girolama Sansone Virgilio), Marèttimo verrebbe a coincidere, dal punto di vista geografico, con Itaca, la patria di Ulisse. Sarebbe lo stesso eroe ad indicarne la posizione.

Diversi autori citano Hierà come il luogo dove venne firmato il trattato di pace tra Romani e Punici-Cartaginesi dopo la drammatica Battaglia delle Egadi del 10 marzo del 241 a.C., che vide Amilcare Barca e le proprie navi sconfitti dalle pentere e trireme dotate di rostri dei Romani comandati da Lutazio Catulo.

Il castello di Punta Troia, edificato in periodo normanno (circa 1140) sui resti di una preesistente torre di avvistamento, venne in seguito usato anche come carcere. Nel periodo borbonico all'interno delle sue anguste e buie celle fu detenuto anche Guglielmo Pepe.

Scaglie di dolomia conficcate nel Mediterraneo. Come fossero state lanciate per sbaglio, o per scherzo, 1.200 chilometri a sud, in mezzo al blu. Marettimo ha scogliere bianche, grotte marine, fondali impagabili. E oltre a tutto questo, l'isola più lontana e selvaggia delle Egadi vanta vertiginosi torrioni di roccia rosata che puntano dritti al cielo e un paesaggio montano spettacolare, con la presenza, tra l'altro, di diversi endemismi botanici. Una meraviglia della natura.

Piccola, aspra e fuori dalle rotte (20 miglia al largo di Trapani), l'isola sacra di Hiera, questo l'antico nome greco, ha una superficie di soli 12 chilometri quadrati, con uno sviluppo costiero di 19 chilometri. Non c'è un granello di sabbia. I salti delle scogliere toccano anche i 400 metri, in prossimità di cala Bianca. Ed è totalmente montuosa, di fatto inaccessibile, tranne la minuscola piana sul versante est dove si adagia il paese, fino a culminare con i 686 metri del monte Falcone. Caratteristiche che hanno impedito lo sviluppo di qualsiasi insediamento, antico o recente, al di fuori dell'unico centro abitato, e hanno pure forgiato un "popolo", appena 300 persone, vitale, autentico, storicamente dedito alla pesca.

Di queste sensazioni forti Marettimo offre un'anticipazione già all'arrivo. Subito colpisce il suo profilo deciso di "isola-montagna" dove, arroccato su un promontorio proteso nell'acqua all'estremità settentrionale di punta Troia, si erge fieramente un fiabesco, quasi improbabile castello medievale. Avvicinandosi al porto, si ingrandisce e prende forma la chiazza bianca del paese, un gruppo di semplici case squadrate, fitte, con le persiane azzurre, che si staglia nitido nel blu del cielo e del mare, e nel verde della vegetazione, inusuale a queste latitudini.

Rallenta l'aliscafo, si sbarca, e bastano pochi minuti per "staccare" e ritrovarsi catapultati in una dimensione diversa. Tanto per iniziare, non c'è nessun veicolo in giro, nemmeno motorini: non servono, non ci sono strade. Poi ben presto si scopre non esserci nulla che assomigli a un albergo. L'unica struttura che si definisce "villaggio turistico" è in realtà un agglomerato di casette bianche ben mimetizzato. Si soggiorna piuttosto nelle case degli abitanti o in appartamentini, decorosi ma spartani, e si diventa, volenti o nolenti, parte della comunità, con le sue abitudini, i suoi tempi.

Niente a che fare, dunque, con la fascinosa ma "morbida" e allegramente vacanziera Favignana; e nemmeno con Levanzo, anch'essa selvaggia, ma più vicina alla prima e alla Sicilia. A Marettimo, un'isola a tratti scomoda, ma rinfrancante e appagante, l'isolamento si percepisce, forte, sulla pelle. In un tale contesto, sono le uscite in barca, a noleggio o con i gozzi dei pescatori, a scandire il ritmo della vacanza. Mentre nelle mezze stagioni l'attività principale, per gli stranieri soprattutto, diventa il trekking, sui tracciati che segnano l'imponente montagna dolomitica.  

Cavolo delle Egadi, finocchiella di Boccone, caprifoglio delle rocce: sono oltre cinquecento le specie botaniche che prosperano sugli scoscesi fianchi dell’isola, alcune rare o addirittura assenti nel resto della Sicilia. A differenza delle altre isole, infatti, è la montagna la cifra distintiva di Marettimo, la più distante delle Egadi e quella che ha mantenuto più inalterato il fascino selvaggio e la biodiversità. Dai quasi 700 metri di altitudine, lo scosceso monte Falcone regala panorami spalancati sul mare, mentre tra i sentieri che si snodano su tutta la superficie è facile imbattersi in specie botaniche e in uccelli anche rari.

E per chi cerca un po’ di storia anche dentro a un orto botanico in mezzo al mare, è sufficiente dirigersi verso i resti delle case romane o imboccare il sentiero che conduce verso punta Troia, lungo il versante orientale, sulla cui sommità svetta la mole di un piccolo castello a strapiombo nel blu: da lì l’abbraccio all’isola è quasi totale.

Il giro dell'isola in barca è una meraviglia. Se già nel lato est, quello del paese, Marettimo è bellissima - basti ricordare, tra il castello e il paese, il faraglione del Cammello e di fronte l'omonima grotta -, solo doppiando punta Troia ci si rende conto della straordinarietà dell'escursione. Le scogliere, sulla costa nord (zona B della Riserva), sono ancor più spettacolari, e l'acqua assume colori incredibili. Subito si entra nella grandiosa cupolona della grotta del Tuono, si passa accanto allo Scalo Maestro e ci si avvicina alla grotta della Pipa.

La vera Marettimo si nasconde dietro punta Mugnone (detta anche Cartiglio): qui si vira a sud entrando nella zona C della Riserva, dove è permessa la balneazione, ma non l'ancoraggio: bagno memorabile tra le rocce che chiudono la profonda cala Bianca, tra fantastici riflessi azzurro chiari e trasparenze. Navigando a debita distanza si ammirano anche i profili dolomitici dell'isola, mentre la costa è un trionfo di grotte e di scogliere bianche che precipitano in acqua.

Durante l'escursione, se non c'è risacca, si visitano ancora le grotte Perciata con il soffitto bucato; Ficaredda; del Presepe, dove stalattiti e stalagmiti hanno la forma di varie figure, una sembra la Madonna; la Bombarda... fino al clou, nella cala Rutiddi, forata da un pertugio che si può percorrere a nuoto, per uscire dopo 10-15 metri in mare aperto.

Superata punta Libeccio e il suo faro, appaiono tratti di mare con placche di scogli trasversali alternate a piscine naturali sommerse, dalle acque chiarissime. Siamo all'altezza della cala del Cretazzo, dove a 700 metri dalla riva il fondale, che va da 6 a 30 metri, è ben visibile. Ecco poi cala Conca, dove di nuovo la linea costiera si erge altissima. Anche qui la trasparenza e il turchese sono quasi irreali. Tanto che il tragitto di ritorno verso il porto, superata punta Bassana, dopo un tale spettacolo diventa quasi ordinaria amministrazione.

L'unica incertezza, di un'escursione così mozzafiato, è legata al tempo e al vento. Quando la giornata è favorevole, meglio cogliere l'occasione al volo, e non rimandare. La costa sudoccidentale, infatti, è molto esposta allo scirocco e al libeccio; a nord, invece, a volte è il maestrale a guastare la festa. Ma bisogna accettarlo: non dimentichiamo che da punta Mugnone verso ovest "iniziano" centinaia e centinaia di miglia di Mediterraneo, solo mare aperto, fino al Sud della Spagna. E anche a nord, navigando nel Tirreno sullo stesso meridiano di Marettimo, si finirebbe dritti a Civitavecchia senza incontrare ostacoli.

Isola di Maraone e Isola Formica

Formica e Maraone sono due piccoli isolotti facenti parte dell’arcipelago delle Egadi. Piccolissime dal punto di vista territoriale si estendono a pochi metri dalla rotta che da Trapani porta all’isola di Levanzo.

L'isola di Maraone è la più piccola e sconosciuta della zona: essa può essere considerata come un vero e proprio fazzoletto di terra ubicato nelle bellissime acque del Mar Mediterraneo. È completamente disabitata ma fa parte dell’importantissima zona protetta come riserva naturale. 

Precisamente nel tratto di mare tra le Isole di Favignana, Levanzo, Maraone e Formica è ubicata la cosiddetta Zona C (Riserva Parziale). Nonostante la particolare cura di questa zona non vi sarà vietato di praticare pesca sportiva in superficie, pesca professionale (vietata invece la pesca da traino) sempre sotto autorizzazione del Comune di Favignana. Tutta la zona è balneabile e sono consentite le immersioni anche a grande profondità: un posto eccellente per gli amanti del diving.

L’isolotto di Formica, leggermente più grande è considerata la quarta isola delle Egadi, ma in realtà si tratta di un caso a parte. L’isola non è altro che un terreno privato acquistato anni fa dall’associazione denominata “Mondo X” da Padre Eligio per l’organizzazione di comunità cristiane di recupero.

In passato il piccolo scoglio fu rifugio per moltissime popolazioni antiche come i Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Normanni e Arabi; anche i Siciliani arrivarono in questo piccolo angolo di paradiso e vi costruirono una tonnara, poi però abbandonata nel tempo. Il luogo ha un fascino tutto particolare poiché calmo e quieto con queste costruzioni antichissime; è possibile visitarla solamente previo invito oppure con approvazione della direzione poiché tutta la nuova struttura dell’isola è dedicata all’accoglienza di uomini in difficoltà sociale e per lo più con problemi di tossicodipendenza.  Nel caso in cui abbiate il consenso della direzione è comunque gradita la discrezione in modo tale da non turbare l’atmosfera e non ledere la privacy di chi abita nell’isola.

Anche dal punto di vista storico e archeologico, l’isola di Formica è particolarmente interessante. Le acque che si trovano tra i due isolotti e l’isola di Favignana sono colme di resti risalenti alla Prima Guerra Punica, quando nel 241 a.C. ci fu una terribile battaglia navale tra Cartaginesi e Romani. Uno spettacolo da non perdere per gli amanti delle immersioni.

Isole dello Stagnone

Visto dal cielo, il panorama delle saline tra Trapani e Marsala ricorda un quadro astratto di Mark Rothko. A seconda della stagione del sorvolo, poi, si possono individuare i rosa e gli azzurri più disparati, scorgere i bianchi cumuli piramidali del sale e gli stranianti profili dei mulini a vento. Ma è forse da terra che i colori si fanno indimenticabili, quando il sole che tramonta tinge tutto di violetto e qualche fenicottero si alza in volo.

Le isole dello Stagnone prendono il nome dallo Stagnone, la laguna più vasta della Sicilia, caratterizzata da acque basse (1–2 m e spesso non più di 50 cm) e compresa tra le quattro isole di San Pantaleo (Mozia), Isola Grande, Schola e Santa Maria, nel libero consorzio comunale di Trapani. Geograficamente fanno parte dell'arcipelago delle Egadi.

Sono comprese nella Riserva naturale orientata "Isole dello Stagnone di Marsala".

L'Isola Grande o Isola Lunga, la più grande dello Stagnone. Anticamente era composta da 5 isolette (Frati Janni, Altavilla, Burrone, Sorci e San Todaro) unite da canali.

La Scuola o Isola Schola, la più piccola delle isole dello Stagnone.

Santa Maria.

Isola di San Pantaleo (l'antica Mozia) è la più importante delle isole dello Stagnone dal punto di vista paesaggistico e archeologico. Antica colonia fenicia, ha forma circolare.  

Le saline, ancora in attività, sono condotte con metodi tradizionali. L'ambiente fortemente salmastro è il regno delle Chenopodiacee: lungo gli argini delle saline e nei pantani salmastri temporanei questa famiglia di piante fanerogame sfoggia la sua ricchezza di specie alofite appartenenti a numerosi generi. Notevole la presenza entro i confini della Riserva di diverse specie vegetali rare, incluse tra quelle più vulnerabili al rischio di estinzione nel "Libro Rosso delle Piante d'Italia"

Varia è anche l'ornitofauna e in particolare quella migratoria che annovera tra gli altri: mignattai, garzette, aironi, pittime reali, bigiarelle, anatre selvatiche; tra gli uccelli nidificanti si segnalano invece il verzellino, la calandra, il cardellino, la cappellaccia. Splendide infine le praterie di posidonia che avvolgono buona parte dei fondali della laguna, le cui acque calde e poco profonde costituiscono l'habitat ideale per una ricchissima fauna ittica.

A circa 3 km a Nord dell’imbarcadero storico, in contrada Birgi Nivaloro ha inizio l’antico collegamento viario  con l’isola di Mozia,  la cosiddetta “strada punica”, sotto il livello dell’acqua.

Isola Galera, Isola Galeotta, Isola Preveto, Fariglione

Trattasi di piccoli isolotti, di dimensioni molto più ridotte, appartenenti al comune di Favignana.

Pag. 1