La Calabria è
una regione
italiana a statuto ordinario dell'Italia
meridionale. Confina a nord con la Basilicata,
a sud-ovest lo stretto
di Messina la separa dalla Sicilia ed
è bagnata a est dal mar
Ionio e ad ovest dal mar
Tirreno.
È il primo
territorio ad aver storicamente ricevuto il nome di Italia,
dato dagli antichi
greci all'istmo
di Catanzaro che, al loro arrivo nell'area, era sotto il domino di Italo,
re degli enotri.
Abitata sin dal paleolitico,
come dimostra la grotta
del Romito, grazie alla sua posizione strategica al centro del Mediterraneo ha
visto il fiorire di numerose culture: enotria, bruzia, greca, romana, bizantina,
normanna. Quello greco rappresenta per la Calabria il periodo di massimo
splendore, con la fondazione a partire dall'VIII
secolo a.C. di numerose città che saranno per secoli fra le più
ricche e culturalmente avanzate del loro tempo, costituendo il fulcro del
territorio successivamente ribattezzato Magna
Grecia dai conquistatori romani. Le principali póleis erano Sybaris (poi
sostituita da Thurii), Kroton, Locri
Epizefiri e Rhegion,
a cui si aggiungevano Kaulon, Hipponion, Skylletion, Terina, Medma, Metauros e Laos.
In
epoca romana è parte della Regio
III Lucania et Bruttii, una regione dell'Italia
augustea. Dopo la guerra
greco-gotica diviene e rimane per ben cinque secoli un dominio
bizantino (Ducato di
Calabria, poi eretto a Thema),
recuperando pienamente il suo carattere ellenico sul piano linguistico,
religioso e artistico. Fiorisce il cenobitismo,
col sorgere in tutto il territorio di innumerevoli chiese (fra cui la
spettacolare Cattolica
di Stilo), eremi e monasteri in cui moltitudini di monaci
basiliani calabro-greci si dedicano alla trascrizione di testi classici e
religiosi. Sono i bizantini a introdurre l'arte della seta a Catanzaro;
città che diverrà, nei secoli a seguire, il più importante centro serico d'Europa.
Nell'XI secolo,
l'avvento dei normanni dà
il via a un lento processo di latinizzazione della Calabria, e la penisola
inizia a seguire le sorti del resto del Meridione:
farà parte del Regno
di Sicilia, del Regno
di Napoli e del Regno
delle Due Sicilie, prima di convergere nell'Italia
unita.
Nell'area della Bovesìa esistono
ancora oggi delle comunità di lingua
grecanica, variante locale della lingua
greca che affonda le sue origini nei periodi magnogreco e bizantino.
Nella parte centro-settentrionale della penisola sono invece numerosi i comuni
di lingua arbëreshë,
fondati fra XV e XVIII
secolo da quegli albanesi che
si rifugiarono in Italia per sfuggire all'invasione ottomana dei
balcani. Vi è inoltre a Guardia
Piemontese una minoranza di lingua
occitana.
Sul territorio
calabrese insistono tre parchi nazionali; quelli del Pollino (il
più grande d'Italia), della Sila e
dell'Aspromonte,
e un parco regionale, le Serre.
La regione
costituisce la punta dello stivale.
È bagnata a ovest dal mar
Tirreno, a est dal mar
Ionio, a nord-est dal golfo
di Taranto e a sud-ovest è separata dalla Sicilia dallo Stretto
di Messina, la cui distanza minima tra Capo
Peloro in Sicilia e Punta
Pezzo in Calabria è di soli 3,2 km, dovuta al legame geologico
presente in profondità tra il massiccio dell'Aspromonte e
i monti
Peloritani.
La Calabria ha
una superficie prevalentemente collinare, che si estende per il 49,2% del suo
territorio, presenta ampie zone montuose che coprono il 41,8% del suo
territorio, mentre il restante 9% è pianeggiante:
- A nord il
versante meridionale del Massiccio
del Pollino al confine con la Basilicata,
con le vette più elevate della Calabria, il Monte
Serra Dolcedorme (2.267 m) e il Monte
Pollino (2.248 m);
- Nel
nord-ovest, a sud della piana di Campotenese,
si elevano i cosiddetti Monti
di Orsomarso dove la cima più alta è il Cozzo
del Pellegrino (1.987 m). A sud del passo
dello Scalone ha luogo la Catena
Costiera, che si allunga tra la costa tirrenica e le profonde valli dei
fiumi Crati e Savuto,
la cui cima più elevata è il Monte
Cocuzzo (1.541 m);
- Nel
centro-nord la Sila,
un vasto altopiano con
grandi foreste di aghifoglie e latifoglie, la cui vetta più alta è il Monte
Botte Donato (1.928 m). Verso sud-ovest la Sila, si salda attraverso
la valle del Corace,
al massiccio del Reventino (1.417
m), che sovrasta il litorale tirrenico di Capo Suvero e la piana
di Sant'Eufemia;
- Tra l'istmo
di Catanzaro e il valico
della Limina sorgono le Serre
calabresi, tra cui spiccano quelle vibonesi con il Monte
Pecoraro (1.423 m), che è la cima più alta. Le Serre si spingono a
sud con un doppio allineamento montuoso fino a congiungersi direttamente con l'acrocoro dell'Aspromonte,
la cui vetta più elevata è il Montalto (1.956
m);
- La collina
principale è Marcellinara (211 metri).
- Fra le piane
di Lamezia Terme e Gioia
Tauro, a sud-ovest di Vibo
Valentia, si erge il gruppo del Monte
Poro (710 m). La pianura più estesa è quella di Sibari,
situata a nord-est della regione.

I fiumi della
Calabria generalmente non presentano uno sviluppo significativo, in primis per
la forma stretta e allungata della penisola calabrese, in secondo luogo per la
particolare disposizione dei rilievi montuosi; pertanto, la maggior parte dei
fiumi calabresi sono a carattere torrentizio, fanno eccezione il Crati e
il Neto -
i fiumi più lunghi - che sfociano nel mar
Ionio. Tributano anch'essi allo Ionio,
ma con un corso di gran lunga più breve, il Coscile (che
ha origine dal Massiccio
del Pollino, in cui sfocia il suo maggiore affluente, l'Esaro),
il Trionto,
il Tacina e
il Corace;
questi ultimi fiumi, come peraltro il Neto, nascono dalla Sila.
Dall'altopiano della Sila hanno origine anche l'Amato e
il Savuto,
che insieme al Lao che
scende dal Massiccio
del Pollino, sono i maggiori fiumi del versante tirrenico. Gli altri
corsi d'acqua sono ancora più brevi e hanno le caratteristiche tipiche delle fiumare in
quanto hanno regime torrentizio, scorrono incassati in stretti versanti a monte
per poi riversarsi nelle pianure alluvionali in ampi alvei ciottolosi, asciutti
per gran parte dell'anno, ma che possono riempirsi repentinamente in occasione
di temporali o piogge violente. Inoltre esistono numerosi laghi che sono
artificiali, soprattutto sull'altopiano della Sila, i principali sono l'Ampollino,
l'Arvo, il Cecita,
l'Angitola e
il Passante.
Quando si parla
della geologia della Calabria si riferisce generalmente all'Arco
calabro, detto anche "Arco Calabro-Peloritano". Si tratta di
una catena
montuosa semi-circolare che comincia a sud della Basilicata e
comprende il settore nordorientale della Sicilia,
con i Monti
Peloritani. Il basamento della Calabria è costituito principalmente da
rocce cristalline e metamorfiche di età Paleozoica,
coperte dai successivi sedimenti principalmente Neogenici. Le rocce del
substrato sono costituite da diverse unità tettoniche ("falde")
sovrapposte le une alle altre e sulle unità degli Appennini meridionali e delle
Maghrebide siciliane.
L'evoluzione
Neogenica del Mediterraneo è quella tipica dei sistemi Arco-Fossa di
subduzione, caratterizzata da uno slittamento dell'Arco Calabro verso Sud-Est in
concomitanza con l'apertura del bacino Tirrenico. Il cosiddetto avampaese di
questo sistema è costituita dalla piattaforma Apula e dalla piattaforma Ibleo o
"Ragusana". Il Tirreno rappresenta il bacino di retro-arco di questo
sistema di subduzione,
dove le parti con affinità africana subducono al di sotto degli elementi di
affinità Europea (Arco calabro).
La Calabria è
una regione ad elevata pericolosità sismica.
Il clima
calabrese è generalmente di tipo mediterraneo.
Il litorale ionico è più secco e arido di quello tirrenico che si presenta con
un clima più mite. Le temperature in genere lungo le coste non scendono mai
sotto i 10°C e non salgono mai sopra i 40°C, con punte di 42-44°C nei mesi
estivi. 
Lungo gli Appennini e
nelle zone interne, dal Pollino,
alla Sila fino
all'Aspromonte,
il clima è montano appenninico (continentale freddo) con inverni freddi e
nevosi, l'estate è tiepida e non mancano temporali.
Da segnalare
l'interessante escursione termica giornaliera, in inverno, nella valle
del Crati, dove anche a quote di pianura possono verificarsi abbondanti
nevicate.
Le differenti
condizioni climatiche della regione favoriscono anche una diversa vegetazione da
zona a zona. Dal livello del mare fino ai 600 metri (piano mediterraneo)
predomina la macchia mediterranea con ulivi, lecci e
altre piante tipiche del clima mediterraneo.
Dai 700 metri
fino ai 1000 metri (piano della bassa montagna appenninica), invece, cresce una
vegetazione di transizione: castagni e
altre querce hanno
la loro dominanza.
Dai 1000 metri
in su (piano montano) dominano le specie tipiche del clima di montagna, composte
da faggio, abete
bianco e pino
laricio. Sulle Serre calabresi il piano montano inizia, in alcuni punti,
anche a 800 metri. Da citare il "pino loricato" (Pinus
heldreichii), simbolo indiscusso del Parco
nazionale del Pollino: questa antica reliquia vive solo sul Pollino,
mentre fuori dal territorio italiano lo si trova sui Balcani.
Origini
del nome
Nell'era
augustea dell'Impero Romano l'attuale regione era conosciuta come Bruttium,
dalla popolazione che
l'abitava. Ancora prima, attorno al XV secolo a.C., queste terre erano
conosciute con il nome di Italia,
dalla popolazione degli Itali,
discendenti degli enotri.
I Greci indicarono l'origine del nome in Ouitoulía dal vocabolo
"Italòi" (plurale di Italós), termine con il quale i coloni
achei che giunsero nelle terre dell'attuale Calabria ambiguamente designavano
sia i Vituli, una popolazione che abitava le terre a sud dell'istmo di
Catanzaro, il cui etnonimo era
etimologicamente relato al vocabolo indicante il toro, animale sacro ai Vituli e
da loro divinizzato, che i tori stessi: il greco italós infatti è di
derivazione italica, specificamente deriva dalla osco-umbra uitlu,
toro appunto (vedasi il latino uitellus, forma con suffisso diminutivo che
significa vitello). Ouitoulía venne così a significare "terra
dei Vituli" o "terra dei tori". A supporto di questa ipotesi,
nella parte meridionale della penisola calabrese, laddove si sviluppò la più
grande civiltà italica, prima dell'avvento di Roma,
esistono toponimi di origine magnogreca (alcuni tradotti in latino dai Normanni)
probabilmente facenti capo alla più antica etimologia di terra dei tori (dei bovini): Bova, Bovalino, Taurianova, Gioia
Tauro, ecc.
Il nome Calabria designava
in origine la penisola
salentina, che era compresa nella regione augustea Regio
II Apulia et Calabria, mentre l'odierna Calabria insieme all'attuale
Basilicata formava la Regio
III Lucania et Bruttii. Ma quando le due penisole dell'Italia meridionale
furono unificate dai Bizantini,
il nome di Calabria fu usato per identificare anche la regione del Bruzio;
successivamente, con la perdita dei possessi bizantini nel Salento in favore dei
Longobardi, il nome fu utilizzato per designare soltanto l'attuale penisola
calabrese, che mantiene tuttora il nome. Durante il basso Medioevo e l'età
moderna il termine Calabria venne trasformato in Calabrie, con lo
sdoppiamento del territorio nelle due province napoletane di Calabria
Ulteriore e Calabria Citeriore.
Il nome Calabria viene
da Calabrī, da confrontare con i
Γαλάβριοι (Galábrioi) della Penisola
balcanica (dalla quale forse deriva anche l'etnico Calabrī). L'origine
sembra essere una radice preromana
*cal-/cala- o *calabra-/galabra-, che compare anche in calaverna e calabrosa,
nonché in calabria, nome comune della pernice di monte (Lagopus
muta), che significherebbe "roccia", "concrezione
calcarea o ghiacciata". A sostegno di questa tesi Latham (1859) riporta
tribù di Galabri o Calabri nelle regioni orientali dell'odierno Kossovo, ricche
di giacimenti minerari di oro e di argento e afferma che Iapigi e Iapodi erano
contigui ai Galabri e, “for all pratical purposes”, erano la stessa
popolazione e che “word for word” Galabri è lo stesso che Calabri.
Latham afferma inoltre che in Italia ci sono Iapigi chiamati
Calabri, nei Balcani ci sono Iapodi anche detti Calabri. Con il nome di Iapigi
venivano indicati anche i Messapi e i Calabri. È dunque probabile che
migranti abili nelle tecniche minerarie abbiano popolato le zone dell’Italia
meridionale prossime a giacimenti per loro interessanti. Quelli delle Serre
(Pazzano) e quelli ricchissimi del monte Mula (anche qui oro e argento) furono
coltivati anche in tempi remoti. "Mula" è uno dei molti toponimi
calabresi derivati da antiche lingue del vicino oriente.
Un'altra
ipotesi vuole che il termine Calabria derivi invece dal greco antico kalón-bryōn ([terra] che
fa sorgere il bene/il bello), ad indicare la fertilità del suo territorio. Ne
fa riferimento, ad esempio, il poeta e storico cinquecentesco Francesco Grano da Cropani nel
suo poemetto De situ laudibusque Calabriae, in cui, nell'elogiare le
bellezze della Calabria, accenna anche alla presunta esistenza della suddetta
origine etimologica ("[...] se è vero che nella lingua greca il
termine kalon significa bello, e brio indica lo zampillare [...]").

Storia
Le prime tracce
della presenza dell'uomo in Calabria risalgono al Paleolitico come
testimoniano i ritrovamenti nelle grotte di Praia
a Mare, il graffito del Bos
primigenius della Grotta
del Romito a Papasidero,
una figura di bovide incisa
nella roccia 12.000 anni fa, ma anche le attività minerarie nella Grotta della
Monaca a Sant'Agata
di Esaro. Durante l'era dei metalli giunsero nuove popolazioni,
uno degli insediamenti più importanti risalente a quel periodo è il complesso
di Torre Galli nei pressi di Vibo
Valentia, inoltre, nei pressi di Roccella
Ionica, sul finire degli anni sessanta, furono condotti degli scavi
che riportarono alla luce una necropoli risalente all'età del ferro, così
come, negli anni cinquanta, in Contrada Ronzo a Calanna a poca distanza
dall'abitato si scoprì la necropoli di un villaggio protostorico databile ai
secoli XI- X a.c, importanti reperti ritrovati sono conservati a Reggio Calabria
nel Museo
nazionale della Magna Grecia. Nei pressi di Girifalco,
in contrada Carìa, fu rinvenuta una necropoli del Neolitico superiore
durante gli ultimi anni del XIX
secolo dallo storico e archeologo Armando
Lucifero nella quale reperì il cranio di Carìa.
Secondo il
mito, Aschenez,
pronipote di Noè,
mercante semita ed inventore della barca a remi, giunse tre generazioni dopo il
diluvio universale sulle sponde dove fu fondata Reggio.
Più tardi,
secondo il mito greco, circa 850 anni prima della guerra
di Troia, vi sarebbero dunque giunti Enotrio e Peucezio (riportato
anche come Paucezio), di stirpe enotria e pelasgica,
originari del Peloponneso,
in Ausonia, abitata già dagli Ausoni.
Secondo la
leggenda Enotrio avrebbe
regnato per 71 anni e alla sua morte gli sarebbe succeduto il figlio Italo ("uomo
forte e savio" secondo quanto narra Dionigi
di Alicarnasso) che regnò su una popolazione "Italòi" che
occupavano la penisola nella zona situata a sud dell'Istmo
di Catanzaro, che oggi sono la province di Catanzaro, Vibo
Valentia e Reggio
Calabria, dalla quale l'Ausonia avrebbe preso il nuovo nome di "Italia",
come riportano Tucidide ("quella
regione fu chiamata Italia da Italo, re arcade") e Virgilio (Eneide,
III). Sappiamo comunque da Dionigi di Alicarnasso e Diodoro
Siculo che gli "Ausoni"
(abitanti dell'Ausonia) erano stanziati nella zona di Reggio già
intorno al XVI
secolo a.C.

Tali
popolazioni dunque (Ausoni-Enotri-Itali, di origine indoeuropea, Italici
appartenenti al gruppo latino-falisco), avrebbero abitato prevalentemente le
zone costiere. I Lucani (Italici indoeuropei, appartenenti al gruppo
osco-umbro), abitavano nella regione che da essi prese il nome di
"Lucania", a nord della Calabria. L'entroterra della Calabria
(chiamato in seguito dai Romani "Bruttium"), fu abitato principalmente
dai Bruzi (di
temperamento bellicoso, chiamati Brutti o Bretti, strettamente imparentati coi
Lucani) oltre che da genti di origine iberica. Il centro nevralgico di questo
popolo era Consentia, l'attuale Cosenza,
la quale venne eletta dalle tribù dei Bruzi, dopo essersi coalizzate in una
lega, "capitale" della regione. Fu occupata dai Romani assieme al
resto della Magna Grecia nel 265 a.C., ma durante la seconda guerra punica si
ribellò a Roma per allearsi con Annibale, per poi ritornare sotto il saldo
controllo della repubblica romana dopo la sconfitta del condottiero cartaginese.
Di fondamentale
importanza è lo sbarco dei Greci sulle
coste calabresi, i quali strapparono le terre ai Lucani (costretti
a rifugiarsi nell'entroterra e nella parte settentrionale della Calabria), e si
mescolarono con gli altri popoli autoctoni, dando vita ad una cultura meticcia,
greco-italica, estremamente florida nei secoli successivi. I Greci fondarono
fiorenti colonie, così magnificenti da guadagnarsi l'appellativo di Magna
Grecia (Grande Grecia), così importanti da superare, in alcuni
casi, la stessa madrepatria.
Tra l'VIII ed
il IV
secolo a.C. infatti fiorivano su tutta la costa numerose ed
importanti città della Magna
Grecia, come Rhegion, Kroton, Locri
Epizefiri, Metauros e Sybaris,
e numerose sub-colonie fondate dalle colonie stesse quali: Kaulon, Hipponion,
Medma, Terina e Scolacium.
La storia delle poleis magnogreche
vide primeggiare politicamente ed economicamente le città di Reggio come
padrona dello Stretto
di Messina e della Calabria meridionale, di Locri
Epizefiri nella parte centrale della regione, e di Crotone in
quella settentrionale, in una storia fatta di alterne alleanze e conflitti
interni tra le tre potenze della regione.
Successivamente,
con la pressione delle popolazioni italiche dei Bruzi e
dei Lucani (che
conquistarono anche la gran parte delle poleis greche), e con l'avvento di Roma,
la Magna
Grecia iniziò il suo declino, dovuto anche ad una continua
lotta per il predominio tra le poleis.

Dopo la
conquista da parte dei Romani,
nel III
secolo a.C., i territori assunsero la denominazione di "Brutium" ma,
a parte alcune città alleate, dunque non sottomesse all'autorità di Roma, gran
parte della regione non fu in grado di ritrovare la prosperità di un tempo. Le poleis magnogreche
erano quindi destinate a perdere il proprio potere in favore di un'alleanza
(come nel caso di Reggio) o di una colonizzazione romana (nel caso di Locri
Epizefiri, Crotone e delle altre città minori). Colonie a diritto Latino furono
Copia nel 194 a.C. e Vibo Valentia dedotta nel 192 a.C.
Quest'ultima fu
particolarmente importante durante il I secolo a.C. e nel secolo successivo,
ospitò anche l'esercito e la flotta di Cesare e poi di Ottaviano, Appiano la
ricorda come una delle città più importanti d'Italia. Unica roccaforte della
lingua e cultura greca rimaneva infatti Reggio (tra l'altro sede del Corrector,
governatore della provincia Lucania et Bruttii), che attraverso la Via
Popilia collegava il suo porto con Roma;
città abitate dai Bruttii erano le colonie di Cosenza, Vibo
Valentia, Locri, Crotone e Sibari.
Tra le città più importanti troviamo Scolacium (nei
presi dell'attuale Catanzaro)
che nel 507 d.C. fu sede del Corrector (governatore) della provincia Lucania
et Bruttii.
Con la caduta
dell'Impero romano d'Occidente, la Calabria fu devastata dalle guerre
gotiche, tra goti e bizantini,
i quali ebbero la meglio. Successivamente a causa dell'invasione longobarda i
Bizantini persero gran parte dell'Italia compresa anche parte della Calabria
settentrionale, i territori rimasti del Bruzio furono aggregati con le terre
possedute nel Salento,
formando il ducato di Calabria compreso nel thema
di Sicilia. Successivamente il dominio bizantino in Italia
meridionale fu diviso in: thema di Langobardia, con
capitale Bari, e, una volta caduta la Sicilia in mano agli arabi, in thema
di Calabria, con capitale Reggio. Quest'ultimo territorio aveva dunque ereditato
il nome Calabria, precedentemente usato per designare la penisola
salentina; con l'estendersi delle conquiste bizantine fu organizzato anche il
thema di Lucania che
comprendeva parte dell'odierna Calabria settentrionale.
Durante l'Alto
Medioevo gli abitanti furono spinti verso l'interno della
regione sia dalle pestilenze che dalle incursioni piratesche, una vera minaccia
per gli insediamenti costieri, continuata fino alla fine del XVIII
secolo. Numerose furono infatti le fortificazioni collinari e
montuose nell'entroterra calabrese, costituita da villaggi arroccati in
posizione sufficientemente arretrata e inaccessibile da poter avvistare in tempo
le navi nemiche e sbarrare prontamente le vie d'accesso ai centri abitati.
Nel IX e X
secolo, la Calabria fu terra di confine tra i Bizantini e
gli Arabi insediatisi
in Sicilia,
che si contesero a lungo la penisola, soggetta a razzie e schermaglie, spopolata
e demoralizzata, ma con gli importanti monasteri bizantini, vere e proprie
roccaforti della cultura del tempo, e patria di numerosissimi santi monaci (san Nilo
da Rossano, san Gregorio
da Cerchiara ecc.).
Sotto il
dominio bizantino, tra la fine del IX e l'inizio del X secolo, la Calabria fu
una delle prime regioni d'Italia a introdurre la produzione di seta in Europa.
Secondo André
Guillou,
i gelsi per
la produzione di seta grezza furono introdotti nell'Italia meridionale dai
bizantini alla fine del IX secolo. Intorno al 1050, il tema della Calabria
contava 24.000 gelsi coltivati per le loro foglie e il loro numero tendeva ad
espandersi.
Mentre la
coltivazione del gelso muoveva i primi passi nel resto d'Italia, la seta
prodotta in Calabria raggiunse il picco del 50% dell'intera produzione
italo-europea. Poiché la coltivazione del gelso era difficile nell'Europa
settentrionale e continentale, i commercianti acquistavano in Calabria materie
prime per finire i prodotti e rivenderli a un prezzo migliore. Gli artigiani
della seta genovese usavano
la seta calabrese per la produzione di velluti.
Alla lunga
contesa arabo-bizantina mette fine però la famiglia normanna degli Altavilla.
L'anno 1061 sancisce
infatti che la Calabria è dei Normanni, suddivisa tra Roberto
il Guiscardo, Duca di Calabria, e Ruggero, Conte
di Calabria. Il governo così organizzato fu messo in atto dai locali magnati
bizantini. Il dominio viene esteso alle Puglie e da questo momento ha termine
ogni pertinenza bizantina.
-
Roberto conferma
in Reggio la
capitale del Ducato di Puglia e di Calabria e sede del giustizierato
di Calabria, nominandosi egli stesso Duca;
- In questo
periodo Cosenza divenne
capitale e sede del giustizierato Val
di Crati e Terra Giordana e residenza di Ruggero
II, Duca di Calabria che iniziò la costruzione del Castello.
-
Ruggero è
invece Conte di Calabria, vassallo del fratello Roberto, con sede a Mileto.
Roberto il
Guiscardo fu investito Duca di Puglia, Calabria e Sicilia il 23 agosto 1059 da papa
Niccolò II con la formula: per Grazia di Dio e di San
Pietro duca di Puglia e Calabria e, se ancora mi assisteranno, futuro Signore
della Sicilia.
Nel 1098, Papa
Urbano II investì Ruggero del ruolo di nunzio apostolico e
gli Altavilla con
la loro dinastia divennero precursori del Regno
di Napoli o Regno
delle Due Sicilie che dominò la Calabria fino all'unità
d'Italia.
Dal 1130 fino
al 1194 la Calabria fece parte del Regno
di Sicilia sotto la Dinastia
Altavilla. L'imperatore del sacro romano impero, Enrico
VI, conquistò il Regno iniziando la Dinastia
Sveva (1194-1266), il cui massimo esponente fu Federico
II.
Nel 1147,
durante la Seconda
Crociata, Ruggero
II attaccò Corinto e Tebe,
due importanti centri di produzione della seta bizantina, catturando i tessitori
e la loro attrezzatura e fondando i propri setifici in Calabria.
Con la
conquista del Regno di Sicilia nel 1266 da parte Carlo
I d'Angiò, inizio la dominazione
angioina, con il trasferimento della capitale del regno da Palermo a Napoli.
È di questo periodo la più ampia diffusione del sistema feudale. A causa della
rivolta dei Vespri
Siciliani (1282)
il Regno
di Sicilia si ritrova diviso in due parti: l'isola siciliana, in
mano agli aragonesi, e la parte continentale, tenuta dagli angioini.
L'inizio effettivo di tale suddivisione è con la pace
di Caltabellotta del 1302,
quando la Calabria entra a far parte del Regnum Siciliae citra Pharum (o Regno
di Napoli).
La Dinastia dei
d'Angiò, poi articolatasi negli Angiò-Durazzo e Angiò-Valois,
costituendo la cosiddetta Dinastia
dei Capetingi, resistette fino al 1442.
Nel frattempo,
a Catanzaro, la tessitura assunse
un’importanza considerevole. I progressi dell’arte della seta sono
testimoniati dal dono di uno stupendo parato in velluto verde
stellato in oro, che la città fece a Ladislao
di Durazzo nel 1397,
per gratitudine dell’esenzione da alcune gravezze sulla tintoria.
Questo parato era di tanto merito che il re lo adoperò per far tappezzare la
sala del trono in Castel
Capuano. Da quel momento l’arte progredì sempre di più, al punto
da meritare privilegi e pergamene da parte dei sovrani.
Alla Dinastia
dei Capetingi fece seguito la Dinastia Trastámara
d'Aragona di Napoli. Nel 1442 Alfonso
V d'Aragona, conquistando i territori degli Angioini,
assegnò il territorio di Reggio a Catanzaro, poiché Reggio aveva appoggiato il
suo avversario Renato
d'Angiò, ma una ventina di anni dopo nel 1465 Ferdinando
I d'Aragona (Ferrante) riassegnò il titolo di capoluogo a
Reggio. Il periodo aragonese consacrò
Cosenza come la più importante città del reame nel campo del diritto (1494-1557).
Dopo Napoli diventa
la seconda città ad avere una cartografia e
nel 1511 nasce
l'Accademia
Cosentina fondata da Aulo
Giano Parrasio e portata al suo massimo splendore da Bernardino
Telesio, il più grande dei cosentini illustri, definito da Francesco
Bacone il primo degli uomini nuovi.
Nel XV
secolo, l'industria serica di Catanzaro riforniva
quasi tutta l'Europa ed era venduta in grandi fiere a mercanti spagnoli,
veneziani,
genovesi, fiorentini e olandesi.
Catanzaro divenne la capitale europea della seta con
un grande allevamento di bachi
da seta che produceva tutti i pizzi e merletti utilizzati in Vaticano.
La città era famosa per la sua raffinata fabbricazione di sete, velluti, damaschi e broccati.
Nel 1519,
l'Imperatore Carlo
V riconobbe formalmente la crescita dell'industria della seta
catanzarese, consentendo alla città di istituire un consolato dell'artigianato
della seta, incaricato di regolamentare e controllare le varie fasi di una
produzione che fiorì per tutto il Cinquecento.
Nel XVI
secolo, la Calabria fu caratterizzata da un forte sviluppo
demografico ed economico, dovuto principalmente alla crescente domanda di
prodotti serici e alla contemporanea crescita dei prezzi, e divenne uno dei più
importanti mercati mediterranei per la seta.
In questo
periodo in Calabria fu confermata la divisione nelle due province di Calabria
Citeriore (o Citra) e Calabria Ulteriore (o Ultra) governate
inizialmente da un solo magistrato, poi dal 1582 le
due province furono amministrate da due distinti governatori:
- uno a Cosenza per
la Calabria
Citeriore: il capoluogo nel XVI secolo attraversò un'impressionante
fioritura umanistica e segnò una rinascita intellettuale, tanto che venne
definita Atene della Calabria;
- uno a Reggio
per 11 anni dal 1582 al 1592, poi a Catanzaro per
oltre 220 anni dal 1593 al 1816 per la Calabria
Ulteriore.
Per un breve periodo fu capoluogo della provincia anche Monteleone.
Lo stesso Regno
di Napoli subì diverse dominazioni: le dinastie degli Asburgo,
di Spagna e
d'Austria, Borbone,
e per un breve periodo un fratello e un generale di Napoleone,
rispettivamente Giuseppe
Bonaparte e Gioacchino
Murat, quest'ultimo giustiziato nella cittadina di Pizzo.
Nel 1806,
regnante Giuseppe
Bonaparte, fratello di Napoleone, Calabria e Basilicata insorsero
contro il regime napoleonico, appoggiati dalla flotta e dalle truppe inglesi,
dando luogo alla cosiddetta Insurrezione
calabrese. Questa, nata contro i francesi e in sostegno ai borbonici,
durò due anni e vide fra i vari capitani degli insorti filoborbonici sia
militari di professione che banditi comuni. La repressione del moto antifrancese
fu affidata, principalmente, ai generali Andrea
Massena e Jean
Maximilien Lamarque, i quali riuscirono a frenare la ribellione,
anche se con espedienti estremamente crudeli, come accadde ad esempio nel
cosiddetto massacro
di Lauria, perpetrato dai soldati di Massena.
L'Aspromonte,
regione montana nel sud della Calabria, in provincia di Reggio,
fu scenario di una famosa battaglia del Risorgimento,
in cui Giuseppe
Garibaldi rimase ferito.
È tuttora possibile ammirare l'albero
cavo in cui secondo la tradizione Garibaldi si
sedette per essere curato, nei pressi di Gambarie,
vicino a Reggio.
In questo periodo anche a Cosenza si
manifestarono movimenti liberali e patriottici, il più noto è quello del 15
marzo 1844 che
si concluse con uno scontro a fuoco nel Largo dell'Intendenza tra i soldati
borbonici e 21 patrioti poi condannati a morte, e dei quali ne furono
giustiziati soltanto sei.
Da questa rivolta presero spunto i Fratelli
Bandiera, veneziani che vennero in soccorso ai fratelli calabresi e
vennero fucilati presso il Vallone
di Rovito insieme ad altri 7 ufficiali il 25 luglio 1844.
In seguito i cosentini parteciparono a molte vicende del Risorgimento,
dalle guerre d'indipendenza fino alla spedizione
dei Mille. Garibaldi fu
a Cosenza il 31 agosto del 1860; due mesi dopo, un plebiscito stabilì
l'annessione al Regno
d'Italia.
Con il Regno
d'Italia costituito nel 1861, la Calabria fu divisa amministrativamente nelle
province di Catanzaro, Cosenza e Reggio,
rimarcando esattamente le preesistenti province del Regno
delle Due Sicilie.
Nel 1947 la Calabria è una delle 19 regioni
(divenute 20 nel 1963 a seguito dell'autonomia del Molise dall'Abruzzo)
previste dall'art.131 della Costituzione
della Repubblica Italiana. Nel 1970 venne
infine definitivamente istituita la Regione Calabria con Catanzaro capoluogo
di Regione.
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