Milano 

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Introduzione e simboli

Milano, isola tra le acque 1 - 2

Storia

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Milano è un comune italiano capoluogo della regione Lombardia e dell'omonima città metropolitana, centro di una delle più popolose aree metropolitane d'Europa; è inoltre il secondo comune più popoloso d'Italia (dopo Roma).

Fondata intorno al 590 a.C. da una tribù celtica facente parte del gruppo degli Insubri e appartenente alla cultura di Golasecca, fu conquistata dagli antichi Romani nel 222 a.C. Con il passare dei secoli, Mediolanum accrebbe la sua importanza sino a divenire capitale dell'Impero romano d'Occidente; nel 313 d.C. fu promulgato l'editto di Milano, che concesse a tutti i cittadini, quindi anche ai cristiani, la libertà di culto.

Dal XII fino al XVI secolo, Milano fu una delle più grandi città europee e un importante centro commerciale, divenendo così capitale del Ducato di Milano, che fu una delle maggiori forze politiche, artistiche e della moda nel Rinascimento. All'inizio del XVI secolo, però, perse l'indipendenza a favore dell'Impero spagnolo per poi passare, quasi due secoli dopo, sotto la corona austriaca: grazie alle politiche asburgiche, Milano divenne uno dei principali centri dell'illuminismo italiano. Capitale del Regno d'Italia napoleonico, dopo la Restaurazione fu tra i più attivi centri del Risorgimento, fino al suo ingresso nel Regno d'Italia sabaudo.

Principale centro economico e finanziario della Repubblica Italiana, Milano ne guidò lo sviluppo industriale, costituendo con Torino e Genova il cosiddetto Triangolo industriale, in particolar modo durante gli anni del boom economico, quando la crescita industriale e urbanistica coinvolse anche le città limitrofe, creando la vasta area metropolitana milanese. In ambito culturale, Milano è il principale centro italiano dell'editoria ed è ai vertici del circuito musicale mondiale grazie alla stagione lirica del Teatro alla Scala e alla sua lunga tradizione operistica. È, inoltre, tra i principali poli fieristici europei (con due esposizioni universali ospitate: Expo 1906 e Expo 2015) e del disegno industriale, ed è considerata una delle capitali mondiali della moda.

Milano è una delle mete del turismo internazionale, infatti figura tra le quaranta città più visitate al mondo, attestandosi seconda in Italia dopo Roma e sesta nell'Unione Europea. Milano è considerata una città globale per il suo notevole impatto economico.

Milano poggia su un'unica tipologia di terreno di origine fluvio-glaciale a cemento carbonatico, comune a tutta la pianura padana. La caratteristica principale è quella di essere facilmente carsificabile. Tale roccia è ricoperta dai sedimenti fluviali quaternari ed è visibile lungo i principali corsi d'acqua, costituendo dei conglomerati che in Lombardia sono conosciuti come "ceppi".

Milano occupa un'area di 181,76 km² a occidente della Lombardia, a 25 km a est del fiume Ticino, a 25 km a ovest dell'Adda, a 35 km a nord del Po e a 50 km a sud del lago di Como, lungo la cosiddetta "linea delle risorgive", laddove cioè vi è l'incontro, nel sottosuolo, tra strati geologici a differente permeabilità, cosa che permette alle acque profonde di riaffiorare in superficie. In quest'area il terreno digrada dolcemente da nord-ovest a sud-est misurando, sul livello del mare, dai 147 ai 102 m, con una media di 122 m s.l.m.. Rompe questa omogeneità la "collinetta" del Castello Sforzesco, misurando 124 m s.l.m. ed elevandosi di circa 3 m sui territori circostanti.

Occorre inoltre considerare i solchi vallivi, da ovest verso est, dei fiumi Olona-LuraGuisa-Nirone-Lambro Meridionale, Seveso-Vettabbia e Lambro settentrionale. A prescindere dai dati stratigrafici (considerando cioè che il terreno geologico si trova mediamente tra 2-5 metri sotto il manto stradale), secondo le rilevazioni fatte dal Poggi nel 1911 la zona corrispondente alla città romana si trovava tra 118,71 (via Torino) e 121,26 (via Monte di Pietà) m s.l.m.; la città nel 1155 (cerchia dei Navigli) si trovava tra 118,61 (via della Signora) e 121,80 (via Solferino) m s.l.m.; la città dei Bastioni (1549) si trovava tra 124 (Bastioni di Porta Volta) e 114 (Bastioni di Porta Romana) m s.l.m.; la circonvallazione esterna si trova tra 127,68 (la Villa Simonetta, Scuola Civica di Musica) e 109,40 (piazzale Lodi) m s.l.m.

Sempre in base a questo studio il profilo delle acque freatiche misurava (nel 1911) da un massimo di 124 m s.l.m. in Via Simonetta a 107 in Corso Lodi, con una mediana di 115 proprio a livello del nucleo romano, a cui corrisponde una profondità della falda maggiore rispetto a quanto si configurava nel territorio circostante. Tale dato può apparire banale, ma occorre considerarlo alla luce del genio romano e inserirlo nell'opera di centuriazione del territorio. L'urbanizzazione romana interessò, rispetto al villaggio golasecchiano-celtico, una zona elevata posta più a nord-nordest, dove vennero sfruttate meglio le acque di fontanile inalveate.

Numerosi canali irrigui e navigabili vennero costruiti in epoca repubblicana a scopo di bonifica idraulica e agraria, per il funzionamento e la difesa dell'abitato e il trasporto delle persone e delle cose a media e grande distanza. Questo importante e precoce intervento, assieme al regime palustre preesistente, non permette di valutare il decorso originale dei corsi d'acqua noti, che completano questo ricco panorama idrologico, quali il Lambro a est, l'Olona, il Seveso e il Nirone a nord, la Vettabbia e il Lambro Meridionale a sud.

Attualmente gran parte di questi corsi d'acqua, naturali e no, si trova sotto il manto stradale. A cielo aperto scorrono il Lambro, alla periferia orientale, il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, l'uno entrando e l'altro uscendo dalla Darsena di Porta Ticinese, la Martesana, da Cascina Gobba alla Cassina de' pomm, la Vettabbia, da Morivione, e il Lambro Meridionale, da piazza delle Milizie, senza contare le numerosissime rogge. Il sistema non è naturalmente più navigabile, ma conserva inalterato il suo potenziale irriguo. Tale proficua collocazione nel contesto di una pianura molto fertile, ha influenzato notevolmente la storia della città e il ruolo che essa ha avuto nei confronti della nazione italiana e dei paesi transalpini.

La superficie che occupa attualmente Milano ha dimensione superiore a quella di alcune città europee come Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Dublino. La continuità abitativa si è estesa oltre i confini amministrativi, formando coi comuni contermini e alcuni di cintura un'unica conurbazione. Un sostanziale ampliamento territoriale era avvenuto invece nel 1923 con l'incorporazione di dieci comuni limitrofi, che ora sono quartieri della città. Milano attualmente è suddivisa in nove zone, denominate municipi circoscrizionali, con poteri di ordinaria amministrazione e consultivi.

Simboli

I tre simboli di Milano sono lo stemma, il gonfalone e la bandiera, così come riportato nello Statuto comunale.

BLASONATURA - Lo stemma di Milano è stato approvato con decreto del Capo del governo del 19 marzo 1934. La blasonatura dei simboli della città è così riportata nello statuto del comune di Milano:

«1. Il gonfalone storico, insignito della medaglia d'oro della Resistenza, e raffigurante Sant'Ambrogio, vescovo eletto dal popolo, è il gonfalone di Milano.

2. Lo stemma della Città di Milano è araldicamente così descritto: d'argento (bianco) alla croce di rosso, cimato di corona turrita (un cerchio d'oro aperto da otto pusterle
), e circondato ai lati nella parte inferiore da fronde verdi di alloro e di quercia annodate con un nastro tricolore.

3. La bandiera del Comune di Milano è costituita da una 
croce rossa su sfondo bianco.»

Il gonfalone di Milano è decorato da due onorificenze. Milano è stata la prima, tra le ventisette città decorate di medaglia d'oro come "benemerite del Risorgimento nazionale", ad essere insignita da questa onorificenza per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo risorgimentale (inteso dalla Casa regnante dei Savoia, che concesse a Milano questa onorificenza, come il periodo compreso fra il 1848 e il 1918).

Il capoluogo lombardo è anche tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione; in particolare è insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici subiti della sua popolazione e per la sua attività nella Resistenza partigiana durante la seconda guerra mondiale.

 Le motivazioni della concessione delle due onorificenze sono:  

- Medaglia alle città benemerite del Risorgimento nazionale - «A ricordare le azioni eroiche compiute dalla cittadinanza milanese nelle cinque giornate del 1848. L'insurrezione popolare milanese divampò il 18 marzo 1848, alla notizia della rivoluzione a Vienna e dell'insurrezione di Venezia. Il 23 gli insorti costrinsero il maresciallo Radetzki ad abbandonare la città e a ritirarsi verso Verona. Fra gli insorti si contarono circa trecento morti.» Roma, 18 marzo 1898

- Medaglia d'oro al valor militare - «Nelle epiche "Cinque Giornate", insorgendo e scacciando dalle sue mura un esercito potentemente armato, dimostrò quanto valga contro la tirannide l'impeto popolare sorretto da sete inestinguibile di giustizia, di libertà, di indipendenza. Presente con i suoi martiri ed i suoi eroi nelle congiure mazziniane e nelle battaglie del primo Risorgimento, negli anni dal 1943 al 1945, pur mutilata ed insanguinata dalle offese belliche, oppose allo spietato nemico di ogni tempo, la fierezza e lo slancio di un'implacabile lotta partigiana, nella quale fu prodiga del sangue dei suoi figli migliori, e lo travolse infine nell'insurrezione vittoriosa del 25 aprile 1945. Mirabile esempio di virtù civiche e guerriere che la Repubblica onora. 18-22 marzo 1848, 6 febbraio 1853, 9 settembre 1943, 25 aprile 1945.» Roma, 15 marzo 1948

BANDIERA - A seconda del periodo storico e – in particolare – della dinastia regnante che ha dominato la città, si sono succeduti diversi stendardi civici (il cosiddetto Vexillum civitas, che poteva essere utilizzato anche come bandiera di guerra), che di volta in volta hanno rappresentato la famiglia nobiliare che ha governato il ducato milanese (ad esempio il biscione azzurro in campo bianco, divenuto poi stemma dei Visconti e del Ducato di Milano), fermo restando la conservazione della primigenia bandiera cittadina bianca con croce di colore rosso come vessillo ufficiale dello Stato (il cosiddetto Vexillum publicum).

A questi due vessilli si aggiungeva il Vexillum populus, ovvero lo stendardo del popolo, che aveva raffigurata l'effigie di sant'Ambrogio, vescovo di Milano: tale soggetto è stato poi ripreso dall'Aurea Repubblica Ambrosiana, esistita dal 1447 al 1450, per la propria bandiera.

La leggenda vuole che la croce venisse data quale insegna ai milanesi da papa Gelasio I nella persona di Alione Visconti, ipotetico maestro di campo generale dell'esercito cittadino contro Teodorico, re degli Ostrogoti, ma questa ipotesi non regge alla verifica storica.

Nel 1038, quando l'arcivescovo Ariberto da Intimiano armò la plebe e le diede il Carroccio, Milano non aveva ancora una bandiera, ma secondo il cronista Arnolfo, testimone oculare degli eventi, dall'antenna del Carroccio pendevano due fasce di tessuto candido. Sul Carroccio era sì presente una croce, ma si trattava di una croce latina in legno attaccata più in basso delle fasce e sopra l'altare, usata per la celebrazione dei riti religiosi.

L'adozione del simbolo della croce rossa in campo argento risale sicuramente ad un'epoca successiva alla prima crociata, infatti tutti gli studiosi sono concordi nel non ammettere l'esistenza di simboli araldici di Milano prima di allora. Altra leggenda vuole infatti che la croce venisse adottata dai crociati milanesi nel corso della conquista del Santo Sepolcro.

La più antica testimonianza scritta che cita la bandiera di Milano nella forma di una croce rossa in campo bianco è datata 1155: essa è riportata su una lettera spedita dai tortonesi ai consoli di Milano. Su questo documento la bandiera di Milano è descritta come un vessillo bianco su cui è posizionata una croce rossa dalla forma a "patente", ovvero una croce con le braccia che si allargano alle estremità.

Questa primigenia bandiera, che ha dato poi origine al vessillo moderno, è raffigurata su un bassorilievo presente un tempo su Porta Romana medievale, che è stata demolita nel 1793: tale bassorilievo è stato salvato dalla distruzione ed è ora esposto al Castello Sforzesco. Per quanto riguarda la croce, i milanesi scelsero questo soggetto come loro simbolo in omaggio a Gesù Cristo: non ebbe quindi origine, come si potrebbe credere, dalle crociate, dal Sacro Romano Impero o dal Papato.

Giorgio Giulini riporta nelle sue Memorie che lo storico lodigiano Ottone Morena vide personalmente nel 1160 il Carroccio di Milano su cui svettava «un grandissimo vessillo bianco colla croce rossa», stendardo che comparve anche sul Carroccio utilizzato nella battaglia di Legnano (29 maggio 1176), scontro armato che vide vittoriosa la Lega Lombarda sull'esercito del Sacro Romano Impero guidato da Federico Barbarossa. La Lega Lombarda scelse infatti come vessillo lo stendardo bianco crociato di rosso di Milano.

Dopo la battaglia di Legnano l'emblema crociato milanese diventò simbolo di autorità ed autonomia, e molte città del Nord Italia lo adottarono; dal 1859 la stessa Provincia di Milano lo accolse come base del proprio stemma, che poi andrà a modificarsi fino a quello attuale presente dal 1992 e in seguito adottato dalla città metropolitana di Milano.

Quindi solo dal XIII secolo la bandiera di Milano ha assunto la sua forma definitiva, ovvero una croce rossa su campo bianco, abbandonando la primigenia forma a "patente". Da essa è poi derivato lo stemma di Milano, ovvero uno scudo sannitico di color argento (bianco) su cui è presente una croce rossa, che è utilizzato ancora oggi. Il debutto della croce su campo bianco sullo stemma cittadino fu quindi successivo alla prima comparsa di questo simbolo di Milano su una bandiera: fu proprio la croce rossa su campo bianco presente sul vessillo di Milano a ispirare poi il soggetto dello stemma cittadino.

La bandiera di guerra del Ducato di Milano fu invece un vessillo usato dal 1277 al 1540 dai Visconti e poi dagli Sforza avente al centro un biscione nell'atto di ingoiare un fanciullo: il "biscione" è poi diventato uno dei simboli più celebri di Milano.

Da questa bandiera di guerra è derivato lo stendardo civico dei Visconti che aggiunsero al biscione, nel 1329, un'aquila imperiale nera su sfondo oro (in onore all'ottenimento del vicariato imperiale da parte di Azzone Visconti), e che fu poi mantenuto dagli Sforza. Un'eccezione fu lo stendardo civico usato dal 1395 al 1402, nei primi anni del Ducato, dove erano raffigurati il Giglio di Francia, concesso dal re di Francia Carlo VI per il matrimonio del duca con Isabella di Valois, e il biscione: poi, in sostituzione del Giglio di Francia, fu ripristinata l'aquila imperiale viscontea.

Degna di nota fu la bandiera di Stato dell'Aurea Repubblica Ambrosiana, creatasi nel 1447 a causa della morte senza eredi di Filippo Maria Visconti. La repubblica milanese fu abolita nel 1450 con la presa del potere da parte di Francesco Sforza, che restaurò il Ducato di Milano. La bandiera dell'Aurea Repubblica Ambrosiana riprendeva l'antico vessillo crociato meneghino a cui venne aggiunta la figura di Sant'Ambrogio, vescovo di Milano.

Alla fondazione del comune medievale di Milano (1045), come stemma, fu usato uno scudo partito di bianco (simbolo del popolo) e di rosso (simbolo dei nobili). L'adozione della croce rossa in campo bianco come stemma risale al XII secolo quale segno di maggiore autonomia dal Sacro Romano Impero; Milano non fu un'eccezione, visto che l'uso di uno stemma civico iniziò a essere comune anche per altre città.

La prima testimonianza dello stemma nella forma attuale di cui si abbia memoria è del XIV secolo e si trovava sull'arca di Azzone Visconti presente nella chiesa di San Gottardo in Corte, ora perduta, dov'era raffigurato sant'Ambrogio portante il vessillo bianco con la croce rossa.

In seguito, sotto il dominio dei Visconti, lo stemma bianco crociato di rosso fu spesso sostituito dal biscione, emblema di questa famiglia nobiliare e del Ducato di Milano, tornando ad essere forse usato come stemma dell'Aurea Repubblica Ambrosiana (1447-1450); infatti due arazzi presenti nel Fahnenbuch ("libro delle bandiere") del 1647, attribuiti alla Repubblica Ambrosiana e riportanti uno scudo bianco crociato di rosso come stemma, vengono ritenuti di valore storico dubbio. È invece provato storicamente l'utilizzo, da parte della Repubblica Ambrosiana, della croce rossa su campo bianco come bandiera, a cui venne aggiunta la figura di sant'Ambrogio.

Degna di nota è un'iscrizione risalente al 1448, che è sormontata dallo stemma di Milano nella forma di uno scudo crociato, che si trova nella Casa dei Panigarola, storico palazzo milanese situato in piazza dei Mercanti, dove aveva la funzione di "Ufficio degli Statuti", ovvero del luogo che provvedeva alla registrazione e alla trascrizione dei decreti ducali, degli atti pubblici nonché a determinare le categorie degli atti privati. 

Tale iscrizione, che ammonisce su tutti i mali che provocano le cause in tribunale, recita:

(LA)

«In controversijs causarum corporales inimicitie oriuntur, fit amissio expensarum, labor animi exercetur, corpus cottidie fatigatur, multa et inhonesta crimina inde consequuntur, bona et utilia opera posponuntur, et qui sepe credunt obtinere frequenter subcumbunt, et si obtinent, computatis laboribus et expensis, nichil acquirunt. Thomas de Caponago scripsit, 1448»

(IT)

«Le discordie corporali sorgono nelle controversie delle cause: avviene la perdita delle spese, il lavoro della mente è esercitato, il corpo, ogni giorno, è affaticato e molti ed inonesti crimini da qui derivano, le opere buone ed utili sono ritardate e coloro che spesso credono d'ottenere più frequentemente soccombono e se ottengono, conteggiate le fatiche e le spese, nulla acquistano. Tommaso da Caponago scrisse, 1448.»

(Tommaso da Caponago, 1448, Casa dei Panigarola, Milano)

Nei secoli successivi lo stemma di Milano fu talvolta arricchito con l'effige di sant'Ambrogio. A partire dal XVI secolo iniziarono ad apparire altri ornamenti quali cartocci, corone e fronde.

GONFALONE E STEMMA - Il primo gonfalone della città di Milano è stato un arazzo realizzato intorno al 1565 dai ricamatori Scipione Delfinone e Camillo Pusterla su disegno di Giuseppe Arcimboldi e Giuseppe Meda. Venne benedetto da Carlo Borromeo e portato per la prima volta in processione per la festa di Pentecoste il 2 giugno 1566. Restaurato una ventina di volte nei successivi trecento anni è custodito all'interno del Castello sforzesco, nella Sala del Gonfalone.

Misura 5,2 m di altezza per 3,57 di larghezza. Esso raffigura, al centro, sant'Ambrogio, munito di una sferza, in atto di cacciare gli Ariani; al di sotto vi sono riportati gli stemmi dei sei sestieri di Milano e per tre volte lo stemma della città. Ai lati, sono invece raffigurati episodi della vita di sant'Ambrogio.

Una sua copia, che è custodita a Palazzo Marino, nella Sala dell'Alessi, viene esibita nelle ricorrenze ufficiali più importanti per rappresentare la città di Milano.

Nel 1805 Milano divenne prima capitale della Repubblica Italiana e poi del Regno d'Italia, Stati direttamente dipendenti dalla Francia napoleonica.

Con la Rivoluzione francese tutti gli stemmi, considerati «simboli di schiavitù», vennero inizialmente aboliti ma, successivamente, Napoleone Bonaparte ripristinò la possibilità di avere un blasone cittadino; per evitare abusi il 17 gennaio 1812 decretò dal Palazzo delle Tuileries che «nessuna città, nessun comune o pubblico stabilimento avesse ad esporre stemma particolare se prima non ne avesse ottenuta la espressa concessione con lettere patenti».

Milano ebbe, il 9 gennaio 1813, la concessione dello stemma, la cui blasonatura recita:

«Porta lo scudo d'argento colla croce piana e centrata di rosso; terminato dal capo di verde colla lettera N d'oro posta nel cuore e accostata da tre rose a sei foglie del medesimo; Cimato dalla corona murale a sette merli, d'oro, sormontata dall'aquila nascente al naturale, tenente tra gli artigli un caduceo d'oro in fascia. Il tutto accompagnato da due festoni intrecciati d'ulivo e di quercia dell'ultimo, divisi tra i due fianchi, ricongiunti e pendenti dalla punta» - (Blasonatura dello stemma di Milano d'epoca napoleonica)

Il capo presente al di sopra dell'antico stemma era quello delle buone città del regno. Caduto Napoleone nel 1814, anche lo stemma sovrastato dal capo napoleonico fu dismesso.

Il 3 aprile 1816 l'imperatore Francesco I d'Austria, con un decreto, sostituiva le frasche vegetali con un ornamento in oro: secondo il sovrano austriaco l'oro, il più nobile dei metalli, meglio si addiceva ad una città regia e importante come Milano; al di sopra della corona era posta l'aquila bicipite asburgica.

I fregi dorati e le frasche vennero in seguito sostituiti da fronde verdi di olivo e di quercia legate con un nastro di color celeste.

Con il passaggio di Milano al Regno di Sardegna (1859) fu dapprima tolta l'aquila bicipite e in seguito vennero modificate le forme della croce, dello scudo e degli ornamenti (ottobre 1860). La giunta comunale milanese approvò altre lievi modifiche il 13 maggio 1867, a proclamazione del Regno d'Italia già avvenuta, e altre se ne aggiunsero nel 1899.

Nel 1932, durante il regime fascista, il podestà di Milano Marco Visconti si attivò affinché, secondo le prescrizioni della legge vigente, anche lo stemma di Milano avesse un riconoscimento legale da parte dello Stato italiano con l'emissione di un decreto ad hoc

Il 13 maggio Marco Visconti scrisse al prefetto dichiarando che era necessario sostituire lo stemma presente su numerosi edifici e in altri contesti; abbandonata l'idea di includere nello stesso il fascio littorio, visto il dispendio di tempo necessario per realizzare la bozza di un nuovo stemma, richiedeva altresì il riconoscimento legale del blasone cittadino, che sarebbe stato essenzialmente uguale all'antico.

In data 14 giugno il prefetto trasmise la domanda alla Presidenza del Consiglio dei ministri, allegando gli estremi del precedente riconoscimento asburgico. In attesa della concessione ufficiale il podestà nominò, il 16 febbraio 1933, una commissione avente «l'incarico di proporre un progetto di uno stemma della città di Milano che richiamandosi alle tradizioni della città risponda alle esigenze araldiche ed estetiche»; la commissione, presieduta dal podestà, era composta da Giovanni Vittani, Romolo Caggese, Lodovico Pogliani, Alessandro Giulini e Giorgio Nicodemi (segretario).

Il 19 marzo 1934 fu emanato, dopo vari solleciti, il decreto di concessione da parte dello Stato italiano: da questa data lo stemma ha assunto la forma attuale, ovvero uno scudo sannitico di color argento su cui è presente una croce rossa, tutto sormontato da una corona turrita, simbolo delle città italiane.

Nello stemma fu inserito il capo del Littorio, divenuto obbligatorio in precedenza per tutti gli stemmi di comuni, province ed enti morali, con il decreto nº 1440 del 12 ottobre 1933; quest'ultimo provvedimento fu poi abrogato dal decreto luogotenenziale nº 394 del 10 dicembre 1944, e quindi lo stemma perse questa sezione, che si trovava nella parte superiore dello scudo, mantenendo solo la corona turrita di città e il serto di quercia e alloro chiuso dalla cravatta tricolore.  

Altri simboli di Milano

Altri simboli di Milano, non riconosciuti in sede ufficiale, sono la scrofa semilanuta, la cosiddetta "Madonnina", il biscione e Meneghino.

LA SCROFA SEMILANUTA - Il primo simbolo della città di Milano fu la scrofa semilanuta, animale legato alla leggenda della sua fondazione. Secondo infatti l'antica tradizione romana riportata da Tito Livio la fondazione di Milano avvenne attorno al 600 a.C. ad opera del celta Belloveso, nipote del sovrano dei Galli Biturigi, che si insediò nel mezzo della pianura, sconfiggendo le precedenti popolazioni etrusche. La leggenda farebbe quindi risalire la sua fondazione al celta Belloveso e a una scrofa semilanuta (in medio lanae: da cui deriverebbe, secondo questa leggenda, il toponimo latino Mediolanum) che divenne poi il simbolo della Milano romana. Questa leggenda fu poi ripresa in epoca medioevale da Bonvesin de la Riva.

Secondo invece gli storici moderni Milano fu fondata intorno al 590 a.C., forse con il nome di Medhelan, nei pressi di un santuario da una tribù celtica facente parte del gruppo degli Insubri e appartenente alla cultura di Golasecca. L'antico abitato celtico, che fu in seguito ridenominato dagli antichi Romani, come è attestato da Tito LivioMediolanum, venne poi, da un punto di vista topografico, sovrapposto e sostituito da quello romano. La successiva città romana fu poi a sua volta gradualmente sovrapposta e rimpiazzata da quella medievale. Il centro urbano di Milano è quindi costantemente cresciuto a macchia d'olio, fino ai tempi moderni, attorno al primo nucleo celtico.

LA MADONNINA - La Madonnina è una statua d'oro collocata sulla guglia più elevata del Duomo di Milano rappresentante Maria, madre di Gesù Cristo. Questa statua è la protagonista della canzone dialettale milanese O mia bela Madunina di Giovanni D'Anzi, che è di fatto considerata l'inno della città:

(LMO)

«[...] O mia bela Madonina,
che te brillet de lontan,
tuta d'ora e piscinina,
ti te dominet Milan.
Sota a ti se viv la vita,
se sta mai con i man in man [...]»

(IT)

«[...] O mia bella Madonnina,
che brilli da lontano,
tutta d'oro e piccolina,
tu domini Milano.
Sotto di te si vive la vita,
non si sta mai con le mani in mano [...]»

IL BISCIONE - Il biscione (in dialetto milanese el bisson), ritratto nell'atto di ingoiare o proteggere, a seconda delle interpretazioni, un fanciullo o un uomo nudo e sovrastato da una corona d'oro, fu il simbolo del casato dei ViscontiSignori e poi Duchi di Milano tra XIII e XV secolo. Il biscione fu in seguito ripreso dagli Sforza, dinastia che dominò Milano nel XV e nel XVI secolo, rimanendo poi uno dei simboli più celebri della città di Milano.

La figura del biscione viene menzionata da Dante Alighieri nella Divina Commedia come:

«[...] la vipera che il milanese accampa [...]» (Dante Alighieri, Divina Commedia, ottavo canto del Purgatorio)

I significati che si potrebbero associare a questi versi sono due: "l'esercito milanese si accampa solo dove fosse piantato il biscione", cioè lo stendardo dei Visconti, oppure "il biscione che i milanesi custodiscono nel loro campo militare".

Il biscione è stato inserito, tra i tanti usi moderni, nel logo della casa automobilistica italiana Alfa Romeo, che è stata fondata a Milano nel 1910. "La bissa", altro appellativo dialettale dato dai milanesi al "biscione", è uno dei simboli dell'Inter, squadra di calcio milanese, ed è stato ripreso dalla società Fininvest, fondata nel 1978 da Silvio Berlusconi: in quest'ultimo caso la rappresentazione del fanciullo è stata "addolcita" sostituendo quest'ultimo con un fiore uscente dalla bocca del serpente, il tutto molto stilizzato.

MENEGHINO - Meneghino è un personaggio del teatro milanese divenuto poi maschera della commedia dell'arte. Ha soppiantato quella più antica e tradizionale di "Baltramm de Gaggian". "Meneghino", che è il diminutivo del nome Domenico (in dialetto milanese Domenegh o Menegh), viene talvolta usato, a mo' di aggettivo, come sostituto di "milanese" (si veda ad esempio la nota istituzione culturale Famiglia meneghina). Moglie di Meneghino è Cecca, altro celebre personaggio del teatro milanese.  

(LMO)

«E mì interrogatus ghe responditt.
Sont Meneghin Tandœuggia,
Ciamæ par sora nomm el Tananan,
Del condamm Marchionn ditt el Sginsgiva;
Sont servitor del sior Pomponi Gonz,
C'al è trent agn che'l servj»

(IT)

«E io interrogatus risposi:
Sono Meneghino Babbeo

chiamato per soprannome il Ciampichino

del fu
 Marchionne detto il Gengiva;
sono servitore del signor Pomponio Gonzo
che servo da trent'anni»

(Meneghino si presenta in tribunale in Il falso filosofo (1698), atto III, scena XIV)

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