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Introduzione
e simboli
Milano,
isola tra le acque 1 - 2
Storia
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..................
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Milano è
un comune italiano capoluogo della regione Lombardia e
dell'omonima città metropolitana,
centro di una delle più popolose
aree metropolitane d'Europa; è
inoltre il secondo comune più
popoloso d'Italia (dopo Roma).
Fondata
intorno al 590 a.C. da una tribù celtica facente
parte del gruppo degli Insubri e
appartenente alla cultura di
Golasecca, fu conquistata dagli
antichi Romani nel 222 a.C. Con il
passare dei secoli, Mediolanum accrebbe
la sua importanza sino a divenire
capitale dell'Impero romano
d'Occidente; nel 313 d.C. fu promulgato
l'editto di Milano, che concesse a tutti i
cittadini, quindi anche ai cristiani,
la libertà di culto.
Dal
XII fino al XVI secolo, Milano fu una
delle più grandi città europee e un
importante centro commerciale, divenendo
così capitale del Ducato di Milano,
che fu una delle maggiori forze politiche,
artistiche e della moda nel Rinascimento.
All'inizio del XVI secolo, però, perse
l'indipendenza a favore dell'Impero
spagnolo per poi passare, quasi due
secoli dopo, sotto la corona
austriaca: grazie alle politiche asburgiche,
Milano divenne uno dei principali centri
dell'illuminismo italiano. Capitale del Regno
d'Italia napoleonico, dopo la Restaurazione fu
tra i più attivi centri del Risorgimento,
fino al suo ingresso nel Regno
d'Italia sabaudo.
Principale
centro economico e finanziario della
Repubblica Italiana, Milano ne guidò lo
sviluppo industriale, costituendo con Torino e Genova il
cosiddetto Triangolo industriale, in
particolar modo durante gli anni del boom
economico, quando la crescita industriale
e urbanistica coinvolse anche le città
limitrofe, creando la vasta area
metropolitana milanese. In ambito
culturale, Milano è il principale centro
italiano dell'editoria ed è ai
vertici del circuito musicale mondiale
grazie alla stagione lirica del Teatro
alla Scala e alla sua lunga
tradizione operistica. È, inoltre, tra i
principali poli fieristici europei
(con due esposizioni universali ospitate: Expo
1906 e Expo 2015) e del disegno
industriale, ed è considerata una delle capitali
mondiali della moda.
Milano
è una delle mete del turismo internazionale,
infatti figura tra le quaranta città
più visitate al mondo, attestandosi
seconda in Italia dopo Roma e sesta
nell'Unione Europea. Milano è considerata
una città globale per il suo
notevole impatto economico.

Milano
poggia su un'unica tipologia di terreno di
origine fluvio-glaciale a cemento
carbonatico, comune a tutta la pianura
padana. La caratteristica
principale è quella di essere facilmente carsificabile.
Tale roccia è ricoperta dai sedimenti
fluviali quaternari ed
è visibile lungo i principali corsi
d'acqua, costituendo dei conglomerati che
in Lombardia sono conosciuti come
"ceppi".
Milano
occupa un'area di 181,76 km² a
occidente della Lombardia, a 25 km a
est del fiume
Ticino, a 25 km a ovest dell'Adda,
a 35 km a nord del Po e
a 50 km a sud del lago di Como,
lungo la cosiddetta "linea delle risorgive",
laddove cioè vi è l'incontro, nel
sottosuolo, tra strati geologici a
differente permeabilità, cosa che
permette alle acque profonde di
riaffiorare in superficie. In quest'area
il terreno digrada dolcemente da
nord-ovest a sud-est misurando, sul
livello del mare, dai 147 ai 102 m,
con una media di 122 m s.l.m..
Rompe questa omogeneità la
"collinetta" del Castello
Sforzesco, misurando 124 m s.l.m. ed
elevandosi di circa 3 m sui territori
circostanti.
Occorre
inoltre considerare i solchi vallivi, da
ovest verso est, dei fiumi Olona-Lura, Guisa-Nirone-Lambro
Meridionale, Seveso-Vettabbia e Lambro settentrionale.
A prescindere dai dati stratigrafici (considerando
cioè che il terreno geologico si trova
mediamente tra 2-5 metri sotto il manto
stradale), secondo le rilevazioni fatte
dal Poggi nel 1911 la zona corrispondente
alla città
romana si trovava tra 118,71
(via Torino) e 121,26 (via Monte di Pietà) m s.l.m.;
la città
nel 1155 (cerchia
dei Navigli) si trovava tra 118,61
(via della Signora) e 121,80 (via
Solferino) m s.l.m.;
la città dei Bastioni (1549)
si trovava tra 124 (Bastioni di Porta
Volta) e 114 (Bastioni di Porta Romana) m s.l.m.;
la circonvallazione
esterna si trova tra 127,68
(la Villa Simonetta, Scuola Civica di
Musica) e 109,40 (piazzale Lodi) m s.l.m.
Sempre
in base a questo studio il profilo delle acque
freatiche misurava (nel 1911)
da un massimo di 124 m s.l.m. in
Via Simonetta a 107 in Corso Lodi, con una
mediana di 115 proprio a livello del
nucleo romano, a cui corrisponde una
profondità della falda maggiore rispetto
a quanto si configurava nel territorio
circostante. Tale dato può apparire
banale, ma occorre considerarlo alla luce
del genio
romano e inserirlo nell'opera
di centuriazione del
territorio. L'urbanizzazione romana
interessò, rispetto al villaggio
golasecchiano-celtico, una zona elevata
posta più a nord-nordest, dove vennero
sfruttate meglio le acque di fontanile inalveate.
Numerosi
canali irrigui e navigabili vennero
costruiti in epoca
repubblicana a scopo di bonifica
idraulica e agraria,
per il funzionamento e la difesa
dell'abitato e il trasporto delle persone
e delle cose a media e grande distanza.
Questo importante e precoce intervento,
assieme al regime palustre preesistente,
non permette di valutare il decorso
originale dei corsi d'acqua noti, che
completano questo ricco panorama
idrologico, quali il Lambro a
est, l'Olona,
il Seveso e
il Nirone a
nord, la Vettabbia e
il Lambro
Meridionale a sud.
Attualmente
gran parte di questi corsi d'acqua,
naturali e no, si trova sotto il manto
stradale. A cielo aperto scorrono il
Lambro, alla periferia orientale, il Naviglio
Grande e il Naviglio
Pavese, l'uno entrando e l'altro
uscendo dalla Darsena
di Porta Ticinese, la Martesana,
da Cascina Gobba alla Cassina
de' pomm, la Vettabbia, da Morivione,
e il Lambro Meridionale, da piazza delle
Milizie, senza contare le numerosissime
rogge.
Il sistema non è naturalmente più
navigabile, ma conserva inalterato il suo
potenziale irriguo. Tale proficua
collocazione nel contesto di una pianura molto
fertile, ha influenzato notevolmente la
storia della città e il ruolo che essa ha
avuto nei confronti della nazione italiana
e dei paesi transalpini.
La
superficie che occupa attualmente Milano
ha dimensione superiore a quella di alcune
città europee come Parigi, Amsterdam,
Bruxelles e Dublino. La continuità
abitativa si è estesa oltre i confini
amministrativi, formando coi comuni
contermini e alcuni di cintura un'unica
conurbazione. Un sostanziale ampliamento
territoriale era avvenuto invece nel 1923 con
l'incorporazione di dieci comuni
limitrofi, che ora sono quartieri della
città. Milano attualmente è suddivisa in
nove zone, denominate municipi
circoscrizionali, con poteri di ordinaria
amministrazione e consultivi.
Simboli
I
tre simboli di Milano
sono lo stemma, il gonfalone e
la bandiera, così come riportato
nello Statuto comunale.
BLASONATURA
- Lo stemma di Milano è stato approvato con decreto del Capo del
governo del 19 marzo 1934. La blasonatura dei
simboli della città è così riportata
nello statuto del comune di
Milano:
«1.
Il gonfalone storico, insignito della medaglia
d'oro della Resistenza, e raffigurante Sant'Ambrogio,
vescovo eletto dal popolo, è il gonfalone
di Milano.
2. Lo stemma della Città di Milano
è araldicamente così
descritto: d'argento (bianco) alla
croce di rosso, cimato di corona
turrita (un cerchio d'oro aperto da
otto pusterle), e circondato ai lati nella parte inferiore da fronde verdi di alloro e di
quercia annodate con un nastro tricolore.
3. La bandiera del Comune di Milano è
costituita da una croce rossa su
sfondo bianco.»
Il gonfalone di
Milano è decorato da due onorificenze.
Milano è stata la prima, tra le
ventisette città decorate di
medaglia d'oro come "benemerite del
Risorgimento nazionale", ad essere
insignita da questa onorificenza per le
azioni altamente patriottiche compiute
dalla città nel periodo risorgimentale (inteso
dalla Casa regnante dei Savoia, che
concesse a Milano questa onorificenza,
come il periodo compreso fra il 1848 e il
1918).
Il
capoluogo lombardo è anche tra le città
decorate al valor militare per la guerra
di liberazione; in particolare è
insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici subiti della sua
popolazione e per la sua attività nella Resistenza
partigiana durante la seconda
guerra mondiale.
Le
motivazioni della concessione delle due
onorificenze sono:
-
Medaglia
alle città benemerite del Risorgimento
nazionale
- «A
ricordare le azioni eroiche compiute dalla
cittadinanza milanese nelle cinque
giornate del 1848. L'insurrezione
popolare milanese divampò il 18 marzo
1848, alla notizia della rivoluzione a
Vienna e dell'insurrezione di Venezia. Il
23 gli insorti costrinsero il maresciallo
Radetzki ad abbandonare la città e a
ritirarsi verso Verona. Fra gli insorti si
contarono circa trecento morti.»
Roma,
18 marzo 1898
-
Medaglia d'oro al valor
militare
- «Nelle
epiche "Cinque
Giornate", insorgendo e scacciando
dalle sue mura un esercito potentemente armato,
dimostrò quanto valga contro la tirannide
l'impeto popolare sorretto da sete
inestinguibile di giustizia, di libertà,
di indipendenza. Presente con i suoi
martiri ed i suoi eroi nelle congiure
mazziniane e nelle battaglie del primo
Risorgimento, negli anni dal 1943 al 1945,
pur mutilata ed insanguinata dalle offese
belliche, oppose allo spietato nemico di
ogni tempo, la fierezza e lo slancio di
un'implacabile lotta partigiana, nella
quale fu prodiga del sangue dei suoi figli
migliori, e lo travolse infine
nell'insurrezione vittoriosa del 25 aprile
1945. Mirabile esempio di virtù civiche e
guerriere che la Repubblica onora. 18-22
marzo 1848, 6 febbraio 1853, 9 settembre
1943, 25 aprile 1945.»
Roma,
15 marzo 1948
BANDIERA
- A
seconda del periodo storico e – in
particolare – della dinastia
regnante che ha dominato la città, si
sono succeduti diversi stendardi civici
(il cosiddetto Vexillum
civitas, che poteva essere utilizzato
anche come bandiera
di guerra), che di volta in volta hanno
rappresentato la famiglia nobiliare che ha
governato il ducato milanese (ad esempio
il biscione azzurro in campo
bianco, divenuto poi stemma dei Visconti e del Ducato di Milano),
fermo restando la conservazione della
primigenia bandiera
cittadina bianca con
croce di colore rosso come
vessillo ufficiale dello Stato (il
cosiddetto Vexillum publicum).
A
questi due vessilli si aggiungeva il Vexillum
populus, ovvero lo stendardo del
popolo, che aveva raffigurata l'effigie di sant'Ambrogio, vescovo
di Milano: tale soggetto è stato poi
ripreso dall'Aurea Repubblica Ambrosiana, esistita dal 1447 al 1450, per la propria
bandiera.
La
leggenda vuole che la croce venisse data
quale insegna ai milanesi da papa
Gelasio I nella persona di Alione
Visconti, ipotetico maestro di
campo generale dell'esercito
cittadino contro Teodorico, re degli Ostrogoti,
ma questa ipotesi non regge alla verifica
storica.
Nel
1038, quando l'arcivescovo Ariberto
da Intimiano armò la plebe e le
diede il Carroccio, Milano non aveva
ancora una bandiera, ma secondo il
cronista Arnolfo, testimone oculare degli
eventi, dall'antenna del Carroccio
pendevano due fasce di tessuto candido.
Sul Carroccio era sì presente una croce,
ma si trattava di una croce latina in
legno attaccata più in basso delle fasce
e sopra l'altare, usata per la
celebrazione dei riti religiosi.
L'adozione
del simbolo della croce rossa in campo
argento risale sicuramente ad un'epoca
successiva alla prima
crociata, infatti tutti gli studiosi sono
concordi nel non ammettere l'esistenza di
simboli araldici di Milano prima di allora. Altra leggenda vuole infatti che la croce
venisse adottata dai crociati milanesi nel
corso della conquista del Santo
Sepolcro.
La
più antica testimonianza scritta che cita
la bandiera di Milano nella forma di una
croce rossa in campo bianco è datata
1155: essa è riportata su una lettera
spedita dai tortonesi ai consoli
di Milano. Su questo documento la bandiera
di Milano è descritta come un vessillo
bianco su cui è posizionata una croce rossa
dalla forma a "patente", ovvero
una croce con le braccia che si allargano
alle estremità.
Questa
primigenia bandiera, che ha dato poi
origine al vessillo moderno, è
raffigurata su un bassorilievo presente
un tempo su Porta Romana medievale, che è stata demolita nel 1793: tale bassorilievo è
stato salvato dalla distruzione ed è ora
esposto al Castello
Sforzesco. Per quanto riguarda la croce, i
milanesi scelsero questo soggetto come
loro simbolo in omaggio a Gesù
Cristo: non ebbe quindi origine, come si
potrebbe credere, dalle crociate, dal Sacro
Romano Impero o dal Papato.
Giorgio
Giulini riporta
nelle sue Memorie che lo
storico lodigiano Ottone Morena vide
personalmente nel 1160 il Carroccio di
Milano su cui svettava «un grandissimo
vessillo bianco colla croce rossa»,
stendardo che comparve anche sul Carroccio
utilizzato nella battaglia di Legnano (29
maggio 1176), scontro armato che vide
vittoriosa la Lega Lombarda sull'esercito
del Sacro Romano Impero guidato da Federico
Barbarossa. La Lega Lombarda scelse
infatti come vessillo lo stendardo bianco
crociato di rosso di Milano.
Dopo
la battaglia di Legnano l'emblema crociato
milanese diventò simbolo di autorità ed
autonomia, e molte città del Nord Italia
lo adottarono; dal 1859 la stessa Provincia
di Milano lo accolse come base del
proprio stemma, che poi andrà a
modificarsi fino a quello attuale presente
dal 1992 e in seguito adottato
dalla città metropolitana di Milano.
Quindi
solo dal XIII
secolo la bandiera di Milano ha
assunto la sua forma definitiva, ovvero
una croce rossa su campo bianco,
abbandonando la primigenia forma a
"patente".
Da essa è poi derivato lo stemma di
Milano, ovvero uno scudo sannitico di
color argento (bianco) su cui è
presente una croce rossa, che è
utilizzato ancora oggi.
Il debutto della croce su campo bianco
sullo stemma cittadino fu quindi
successivo alla prima comparsa di questo
simbolo di Milano su una bandiera: fu
proprio la croce rossa su campo bianco
presente sul vessillo di Milano a ispirare
poi il soggetto dello stemma cittadino.
La bandiera
di guerra del Ducato di Milano fu
invece un vessillo usato dal 1277 al 1540
dai Visconti e poi dagli Sforza avente al centro un biscione nell'atto
di ingoiare un fanciullo: il
"biscione" è poi diventato uno
dei simboli più celebri di Milano.
Da
questa bandiera di guerra è derivato lo
stendardo civico dei Visconti che
aggiunsero al biscione, nel 1329, un'aquila
imperiale nera su sfondo oro (in
onore all'ottenimento del vicariato
imperiale da parte di Azzone
Visconti), e che fu poi mantenuto dagli
Sforza.
Un'eccezione fu lo stendardo civico usato
dal 1395 al 1402, nei primi anni del
Ducato, dove erano raffigurati il Giglio
di Francia, concesso dal re di Francia Carlo
VI per il matrimonio del duca con Isabella
di Valois, e il biscione: poi, in
sostituzione del Giglio di Francia, fu
ripristinata l'aquila imperiale viscontea.
Degna
di nota fu la bandiera di Stato dell'Aurea Repubblica Ambrosiana, creatasi nel 1447 a causa della morte senza
eredi di Filippo
Maria Visconti. La repubblica milanese fu
abolita nel 1450 con la presa del potere
da parte di Francesco Sforza, che
restaurò il Ducato di Milano.
La bandiera dell'Aurea Repubblica
Ambrosiana riprendeva l'antico vessillo
crociato meneghino a cui venne aggiunta la
figura
di Sant'Ambrogio, vescovo
di Milano.
Alla
fondazione del comune
medievale di Milano (1045), come stemma, fu usato uno scudo partito di
bianco (simbolo del popolo) e di rosso (simbolo dei nobili). L'adozione della croce rossa in campo bianco come stemma risale al XII
secolo quale segno di maggiore
autonomia
dal Sacro
Romano Impero; Milano non fu un'eccezione,
visto che l'uso di uno stemma civico iniziò
a essere comune anche per altre città.
La
prima testimonianza dello stemma nella
forma attuale di cui si abbia memoria è
del XIV
secolo e si trovava sull'arca di Azzone
Visconti presente nella chiesa di San Gottardo in Corte, ora perduta, dov'era raffigurato
sant'Ambrogio portante il vessillo bianco
con la croce rossa.
In
seguito, sotto il dominio dei Visconti, lo stemma bianco crociato di rosso fu spesso sostituito dal biscione,
emblema di questa famiglia nobiliare e del Ducato
di Milano, tornando ad essere forse usato
come stemma dell'Aurea Repubblica Ambrosiana (1447-1450); infatti due arazzi presenti nel Fahnenbuch ("libro delle
bandiere") del 1647, attribuiti alla
Repubblica Ambrosiana e riportanti uno
scudo bianco crociato di rosso come
stemma, vengono ritenuti di valore storico
dubbio.
È invece provato storicamente l'utilizzo,
da parte della Repubblica Ambrosiana,
della croce rossa su campo bianco come
bandiera, a cui venne aggiunta la figura
di sant'Ambrogio.
Degna
di nota è un'iscrizione risalente al
1448, che è sormontata dallo stemma di
Milano nella forma di uno scudo crociato,
che si trova nella Casa
dei Panigarola, storico palazzo milanese
situato in piazza dei Mercanti, dove
aveva la funzione di "Ufficio degli
Statuti", ovvero del luogo che
provvedeva alla registrazione e alla
trascrizione dei decreti ducali, degli
atti pubblici nonché a determinare le
categorie degli atti privati.
Tale
iscrizione, che ammonisce su tutti i mali
che provocano le cause in tribunale,
recita:
(LA)
«In
controversijs causarum corporales
inimicitie oriuntur, fit amissio
expensarum, labor animi exercetur, corpus
cottidie fatigatur, multa et inhonesta
crimina inde consequuntur, bona et utilia
opera posponuntur, et qui sepe credunt
obtinere frequenter subcumbunt, et si
obtinent, computatis laboribus et
expensis, nichil acquirunt. Thomas de
Caponago scripsit, 1448»
(IT)
«Le
discordie corporali sorgono nelle
controversie delle cause: avviene la
perdita delle spese, il lavoro della mente
è esercitato, il corpo, ogni giorno, è
affaticato e molti ed inonesti crimini da
qui derivano, le opere buone ed utili sono
ritardate e coloro che spesso credono
d'ottenere più frequentemente soccombono
e se ottengono, conteggiate le fatiche e
le spese, nulla acquistano. Tommaso da
Caponago scrisse, 1448.»
(Tommaso
da Caponago, 1448, Casa dei Panigarola,
Milano)
Nei
secoli successivi lo stemma di Milano fu
talvolta arricchito con l'effige di
sant'Ambrogio. A partire dal XVI
secolo iniziarono ad apparire altri
ornamenti quali cartocci, corone e fronde.
GONFALONE
E STEMMA - Il
primo gonfalone della
città di Milano è stato un arazzo realizzato intorno al 1565 dai ricamatori Scipione
Delfinone e Camillo Pusterla su
disegno di Giuseppe
Arcimboldi e Giuseppe
Meda. Venne benedetto da Carlo
Borromeo e portato per la prima volta
in processione per la festa di Pentecoste il
2 giugno 1566. Restaurato una ventina di
volte nei successivi trecento anni è
custodito all'interno del Castello
sforzesco, nella Sala del Gonfalone.
 Misura
5,2 m di altezza per 3,57 di larghezza.
Esso raffigura, al centro, sant'Ambrogio,
munito di una sferza, in atto di cacciare
gli Ariani; al di sotto vi sono
riportati gli stemmi dei sei sestieri
di Milano e per tre volte lo stemma
della città. Ai lati, sono invece
raffigurati episodi della vita di
sant'Ambrogio.
Una
sua copia, che è custodita a Palazzo
Marino, nella Sala dell'Alessi, viene
esibita nelle ricorrenze ufficiali più
importanti per rappresentare la città di
Milano.
Nel
1805 Milano divenne prima capitale della Repubblica Italiana e
poi del Regno d'Italia, Stati
direttamente dipendenti dalla Francia
napoleonica.
Con
la Rivoluzione
francese tutti gli stemmi,
considerati «simboli di schiavitù»,
vennero inizialmente aboliti ma,
successivamente, Napoleone Bonaparte
ripristinò la possibilità di avere un
blasone cittadino; per evitare abusi il 17
gennaio 1812 decretò dal Palazzo
delle Tuileries che «nessuna città,
nessun comune o pubblico stabilimento
avesse ad esporre stemma particolare se
prima non ne avesse ottenuta la espressa
concessione con lettere patenti».
Milano
ebbe, il 9 gennaio 1813, la concessione
dello stemma, la cui blasonatura recita:
«Porta
lo scudo d'argento colla croce piana e
centrata di rosso; terminato dal capo di
verde colla lettera N d'oro posta nel
cuore e accostata da tre rose a sei foglie
del medesimo; Cimato dalla corona murale a
sette merli, d'oro, sormontata dall'aquila
nascente al naturale, tenente tra gli
artigli un caduceo d'oro in fascia. Il
tutto accompagnato da due festoni
intrecciati d'ulivo e di quercia
dell'ultimo, divisi tra i due fianchi,
ricongiunti e pendenti dalla punta»
- (Blasonatura
dello stemma di Milano d'epoca
napoleonica)
Il capo presente
al di sopra dell'antico stemma era quello
delle buone città del regno.
Caduto Napoleone nel 1814, anche lo stemma
sovrastato dal capo napoleonico fu
dismesso.
Il
3 aprile 1816 l'imperatore Francesco
I d'Austria, con un decreto, sostituiva le
frasche vegetali con un ornamento in oro: secondo il sovrano austriaco l'oro, il più nobile dei metalli, meglio si
addiceva ad una città regia e importante
come Milano; al di sopra della corona era
posta l'aquila
bicipite asburgica.
I
fregi dorati e le frasche vennero in
seguito sostituiti da fronde verdi di olivo e
di quercia legate con un nastro
di color celeste.
Con
il passaggio di Milano al Regno di Sardegna (1859)
fu dapprima tolta l'aquila bicipite e in
seguito vennero modificate le forme della
croce, dello scudo e degli ornamenti
(ottobre 1860). La giunta comunale milanese
approvò altre lievi modifiche il 13
maggio 1867, a proclamazione del Regno d'Italia già avvenuta, e altre se ne
aggiunsero nel 1899.
Nel
1932, durante il regime fascista, il podestà di
Milano Marco Visconti si attivò affinché,
secondo le prescrizioni della legge
vigente, anche lo stemma di Milano avesse
un riconoscimento legale da parte dello
Stato italiano con l'emissione di un
decreto ad
hoc.
Il
13 maggio Marco Visconti scrisse al prefetto dichiarando che era necessario sostituire lo stemma presente su
numerosi edifici e in altri contesti;
abbandonata l'idea di includere nello
stesso il fascio
littorio, visto il dispendio di tempo
necessario per realizzare la bozza di un
nuovo stemma, richiedeva altresì il
riconoscimento legale del blasone
cittadino, che sarebbe stato
essenzialmente uguale all'antico.
 In
data 14 giugno il prefetto trasmise la
domanda alla Presidenza del Consiglio dei ministri,
allegando gli estremi del precedente
riconoscimento asburgico. In attesa della
concessione ufficiale il podestà nominò,
il 16 febbraio 1933, una commissione
avente «l'incarico di proporre un
progetto di uno stemma della città di
Milano che richiamandosi alle tradizioni
della città risponda alle esigenze
araldiche ed estetiche»;
la commissione, presieduta dal podestà,
era composta da Giovanni Vittani, Romolo
Caggese, Lodovico Pogliani, Alessandro
Giulini e Giorgio Nicodemi (segretario).
Il
19 marzo 1934 fu emanato, dopo vari
solleciti, il decreto di concessione da
parte dello Stato italiano: da questa data
lo stemma ha assunto la forma attuale,
ovvero uno scudo
sannitico di color argento su
cui è presente una croce rossa,
tutto sormontato da una corona
turrita, simbolo delle città
italiane.
Nello
stemma fu inserito il capo
del Littorio, divenuto obbligatorio in
precedenza per tutti gli stemmi di comuni,
province ed enti morali, con il decreto
nº 1440 del 12 ottobre 1933; quest'ultimo
provvedimento fu poi abrogato dal decreto
luogotenenziale nº 394 del 10 dicembre
1944, e quindi lo stemma perse questa
sezione, che si trovava nella parte
superiore dello scudo,
mantenendo solo la corona turrita di città
e il serto di quercia e alloro chiuso
dalla cravatta tricolore.
Altri
simboli di Milano
Altri
simboli di Milano, non riconosciuti in
sede ufficiale, sono la scrofa
semilanuta, la cosiddetta
"Madonnina", il biscione e Meneghino.
L A
SCROFA SEMILANUTA - Il
primo simbolo della città di Milano fu la scrofa
semilanuta, animale legato alla leggenda della sua fondazione. Secondo infatti l'antica tradizione romana
riportata da Tito
Livio la fondazione di Milano avvenne
attorno al 600 a.C. ad opera
del celta Belloveso,
nipote del sovrano dei Galli
Biturigi, che si insediò nel mezzo della
pianura, sconfiggendo le precedenti
popolazioni etrusche. La leggenda farebbe quindi risalire la sua fondazione al celta Belloveso e
a una scrofa
semilanuta (in medio lanae: da
cui deriverebbe, secondo questa leggenda,
il toponimo latino Mediolanum)
che divenne poi il simbolo
della Milano romana. Questa leggenda fu poi ripresa in epoca medioevale da Bonvesin
de la Riva.
Secondo
invece gli storici moderni Milano fu
fondata intorno al 590
a.C.,
forse con il nome di Medhelan,
nei pressi di un santuario da una tribù celtica facente parte del gruppo degli Insubri e appartenente alla cultura
di Golasecca.
L'antico abitato celtico, che fu in
seguito ridenominato dagli antichi
Romani, come è attestato da Tito
Livio, Mediolanum,
venne poi, da un punto di vista topografico,
sovrapposto e sostituito da quello romano.
La successiva città romana fu poi a sua
volta gradualmente sovrapposta e
rimpiazzata da quella medievale. Il centro
urbano di Milano è quindi costantemente
cresciuto a macchia d'olio, fino ai tempi
moderni, attorno al primo nucleo celtico.
LA
MADONNINA - La Madonnina è
una statua d'oro collocata sulla guglia più
elevata del Duomo di Milano rappresentante Maria,
madre
di Gesù
Cristo. Questa statua è la protagonista
della canzone dialettale milanese O
mia bela Madunina di Giovanni
D'Anzi, che è di fatto considerata l'inno della città:
|
(LMO)
«[...]
O mia bela Madonina,
che te brillet de lontan,
tuta d'ora e piscinina,
ti te dominet Milan.
Sota a ti se viv la vita,
se sta mai con i man in man [...]» |
(IT)
«[...]
O mia bella Madonnina,
che brilli da lontano,
tutta d'oro e piccolina,
tu domini Milano.
Sotto di te si vive la vita,
non si sta mai con le mani in mano
[...]» |

IL
BISCIONE - Il biscione (in dialetto
milanese el bisson), ritratto
nell'atto di ingoiare o proteggere, a
seconda delle interpretazioni, un
fanciullo o un uomo nudo e
sovrastato da una corona d'oro,
fu il simbolo del casato dei Visconti, Signori e poi
Duchi di Milano tra XIII e XV
secolo. Il biscione fu in seguito ripreso
dagli Sforza, dinastia che dominò Milano nel XV e nel XVI secolo, rimanendo poi uno dei
simboli più celebri della città di
Milano.
La
figura del biscione viene menzionata da Dante
Alighieri nella Divina
Commedia come:
«[...]
la vipera che il milanese accampa [...]»
(Dante
Alighieri, Divina
Commedia,
ottavo canto del Purgatorio)
I
significati che si potrebbero associare a
questi versi sono due: "l'esercito
milanese si accampa solo dove fosse
piantato il biscione", cioè lo
stendardo dei Visconti, oppure "il
biscione che i milanesi custodiscono nel
loro campo militare".
Il
biscione è stato inserito, tra i tanti
usi moderni, nel logo della casa
automobilistica italiana Alfa Romeo, che è
stata fondata a Milano nel 1910. "La
bissa", altro appellativo
dialettale dato dai milanesi al
"biscione", è uno dei simboli
dell'Inter, squadra di calcio
milanese, ed è stato ripreso dalla società Fininvest,
fondata nel 1978 da Silvio
Berlusconi: in quest'ultimo caso la rappresentazione
del fanciullo è stata
"addolcita" sostituendo
quest'ultimo con un fiore uscente dalla
bocca del serpente, il tutto molto
stilizzato.

MENEGHINO
- Meneghino è
un personaggio del teatro milanese
divenuto poi maschera della commedia
dell'arte. Ha soppiantato quella più
antica e tradizionale di "Baltramm de Gaggian".
"Meneghino", che è il
diminutivo del nome Domenico (in
dialetto milanese Domenegh o Menegh),
viene talvolta usato, a mo' di aggettivo,
come sostituto di "milanese" (si
veda ad esempio la nota istituzione
culturale Famiglia meneghina).
Moglie di Meneghino è Cecca, altro
celebre personaggio del teatro milanese.
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(LMO)
«E
mì interrogatus ghe responditt.
Sont Meneghin Tandœuggia,
Ciamæ par sora nomm el Tananan,
Del condamm Marchionn ditt el
Sginsgiva;
Sont servitor del sior Pomponi
Gonz,
C'al è trent agn che'l servj» |
(IT)
«E
io interrogatus risposi:
Sono Meneghino Babbeo
chiamato per soprannome il
Ciampichino
del fu Marchionne
detto il Gengiva;
sono servitore del signor Pomponio
Gonzo
che servo da trent'anni» |
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(Meneghino
si presenta in tribunale in Il
falso filosofo (1698), atto
III, scena XIV)
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