- Situato
nel centro della Grecia, alla quota di 570 metri sulle
pendici sud-occidentali del mitico Monte Parnaso, non
distante dal Golfo di Corinto e immerso in un
paesaggio incantevole, il complesso del santuario di
Apollo è al tempo stesso un eccezionale luogo di
culto e un'area archeologica di straordinaria
importanza.
L'Oracolo
di Delfi o “Delfo” è l'oracolo più prestigioso della religione greca del periodo
arcaico. Con
l'eccezione dell'autore degli inni
omerici ad Apollo, che gli attribuisce la fondazione dell'oracolo,
i mitografi sono divisi in due gruppi: per il primo il dio ricevette
l'oracolo in dono da altre divinità, come Pan o Zeus, l'altro, parla di
una lotta col serpente (descritto anche come una dragonessa femminile) Pitone
che era il guardiano dell'oracolo, allora posseduto da Gea per ottenerne il
controllo.
Pito
era in effetti l'antico nome dell'oracolo e deriverebbe dal "far
imputridire, marcire". Per scontare l'uccisione del serpente,
Apollo dovette adattarsi a servire come pastore per sette anni sotto il
re Admeto, che peraltro lo trattò sempre con rispetto e
considerazione. Alla fine del periodo di pena, Apollo rientrò
trionfalmente a Delfi sotto forma di delfino, il che va interpretato come una spiegazione paraetimologica per il nuovo
nome dell'Oracolo.
Collocato
a 500 metri
di altitudine, in linea d'aria, a 8 km dal Golfo di Corinto,
il santuario panellenico di Delfi, di cui il tempio è la
principale costruzione, risale all'Età micenea, mentre le prime
figurine testimonianti della sua attribuzione ad Apollo risalgono al VIII
secolo a.C.. Dipendente dalla città di Delfi (che decideva ad esempio
la promanzia), a partire dal VI secolo a.C. il santuario passò
sotto il controllo dell'Anfizionia pilaico-delfica.
Nel
548 a.C., il tempio fu distrutto da un incendio.
Nel 505 terminerà la sua ricostruzione, avviata grazie ai finanziamenti dei
Greci e non solo (contribuì anche il faraone Amasis),
e prenderà il nome di tempio degli Alcmeonidi, per via
dell'importante ruolo svolto nella ricostruzione dalla famiglia ateniese
degli Alcmeonidi, qui esiliata. Nel 373 a.C., il tempio venne nuovamente distrutto, questa volta quasi certamente da un
terremoto. La sua
ricostruzione tarderà fino al 325 a.C. per via della Terza
guerra sacra (356-346).
I Persiani nel 480 a.C. e in seguito i Galli, nel 279 a.C., razziarono la regione del golfo
di Corinto, ma il santuario subì pochi danni. L'elevazione nel 168 a.C.
di un monumento alla vittoria di Pidna da parte di Lucio Emilio Paolo Macedonico,
trasformando una statua equestre di re Perseo di Macedonia,
segna l'appropriazione del santuario da parte dei conquistatori Romani.
Interventi di riparazione e ripristino del culto vennero da parte di
Augusto, Domiziano e Adriano. Il culto di Apollo perdurò a Delfi fino
al III secolo.

Il Tempio
di Apollo
Il Tempio
di Apollo era un complesso religioso risalente al IV
secolo a.C. noto
per il suo oracolo e
per la sua lucentezza.
Il
tempio, di ordine
dorico e periptero,
venne edificato sui resti di un tempio anteriore, eretto nel V
secolo a.C.,
che a sua volta venne eretto nella stessa posizione di un altro del VII secolo
a.C. La sua costruzione è attribuita agli architetti Trofonio e Agamede.
Nel
secolo VI a.C. era conosciuto come il "Tempio degli Alcmeonidi"
in tributo alla famiglia ateniense che aveva finanziato la sua ricostruzione
dopo che un incendio aveva distrutto la sua struttura originale. Il nuovo
edificio era un tempio di stile dorico esastilo di
6 x 15 colonne che venne poi distrutto nell'anno 373 a.C. Le sculture del
frontone sono attribuite a Praxias e Androstene,
ateniensi. Di una proporzione simile, il secondo tempio mantenne il modello 6
x 15 colonne nello stilobate. Dentro
vi stava l'adyton,
il centro dell'oracolo e il sedile della Pizia.
Il monumento è stato restaurato in parte nel 1938.
Sopravvisse
fino al 390 d.C., anno in cui l'imperatore cristiano Teodosio
I fece
tacere l'oracolo con la distruzione del tempio e la maggior parte delle statue
e opere d'arte in nome del cristianesimo. Il
santuario fu completamente distrutto dai cristiani zelanti della loro fede,
nel loro tentativo di cancellare ogni traccia di paganesimo.
GEOGRAFIA
- Sul
lato orientale del massiccio del Parnaso,
a nord del Golfo
di Corinto,
sorge il Tempio di Apollo. Il Parnaso, la montagna scavata da profonde gole
inaccessibili, era considerato dai tempi più remoti la sede delle Muse.
Da
un lato del Parnaso, ai piedi delle vette del Fedriade ("i
Brillanti"), che dominavano Delfi, scorreva il torrente che alimentava la
fonte di Castalia. Nelle acque di questa fonte i pellegrini dovevano fare il bagno
in un rituale di
purificazione, prima di entrare nel tempio per consultare l'oracolo di Apollo.
Secondo l'Inno
omerico di
Apollo Pizio, il dio arrivò:
«sotto
gli anfratti Parnàsi edifica, in Crisa, il tuo tempio. [...]
qui recheranno in silenzio le offerte al Signor dei peàni
l'inclite dei mortali tribù: nel tuo cuore godendo,
i sacrifici da quanti dimoran lì presso tu avrai.»
La
gola attraverso cui scorreva il fiume Pleistos, lasciò il posto al vasto
complesso archeologico dell'antica Delfi.

MITO
- Prima
che il culto di Apollo fosse fondato a Delfi, una divinità femminile, Gea (la
Terra), regnava come dea-serpente.
Secondo
il mito narrato nell'Inno omerico di Apollo, un drago (secondo
alcune fonti Gea, secondo altri sua figlia Themis) viveva a Delfi accanto alla fonte
Castalia.
- «E
presso scorre il fonte dall'acque bellissime, dove
il Dio figlio di Giove dall'arco d'argento, trafisse
- la
Dragonessa grande, gigante selvaggio prodigio,
che tanti danni recava degli uomini all'agili greggi,
e tanti a loro stessi: ché era un cruento flagello.
A questa Era, la Diva dall’aureo trono, una volta,
Tifone, orrendo mostro crudele affidò, per nutrirlo.»
Tifone,
nella mitologia
greca,
personificava i terremoti e le eruzioni vulcaniche. Apollo lo uccise e lasciò
che il brillante Iperione (il
Sole) lo mutasse in pitone.
Da qui il nome di Pythium con il quale è stato anche
designato il dio. Ucciso il mostro, Apollo fermò i tentativi di Gea di
conservare la supremazia del luogo sacro, diventandone padrone assoluto, non
senza aver lasciato la regione per un certo tempo onde purificare il delitto.
Una
versione del mito racconta che giunse un gruppo di persone di Cnosso,
arrivati per nominare i chierici del loro oracolo nei pressi di Crisa,
la città che per un certo periodo aveva prevalso su Delfi.
STORIA
- L'occupazione
del luogo di Delfi risale al Neolitico,
tra il VI e il V millennio a.C. Nelle vicinanze del santuario di Atena
Pronaicos, del santuario di Hermes e ad ovest del tempio di Apollo sono stati
trovati dei resti di utensili in pietra. Intorno a questo santuario, che
appare dalle origini come il cuore di Delfi, sono stati anche scoperti dei
frammenti di ceramica risalenti al periodo dell'Antico
Elladico (3000 - 2000
a.C.) e del medio elladico (2000 a.C. - 1600 a.C.) a sud e ad est del tempio.
Fino
al recente periodo elladico (o periodo miceneo),
sembra che non ci siano stati nel sito più che capanne di pastori fatte con
legno e rami. Non ci sono prove che ci fosse allora un luogo di culto o un
santuario oracolare. Sembra che le leggende della fondazione sorgano in questa
epoca, narrando Diodoro
Siculo della
presenza di pastori.
Pausania riprende
una vecchia credenza secondo la quale ci sono stati quattro templi prima
dell'epoca classica, nello stesso luogo in cui è stato costruito quello di
Apollo del IV
secolo a.C.:
-
Il primo, costruito con rami di alloro portati
dalla valle
di Tempe,
nella Tessaglia
settentrionale,
simulando una collina. Tra
il medio o l'antico periodo elladico.
-
Il secondo, allevato dalle api con cera e piume. Sarebbe un edificio a nido
d'ape, simile alle tombe a tholos di Micene.
-
Il terzo, di bronzo, eretto dal dio Efesto.
Potrebbe essere collegato a un santuario ornato in bronzo del XIII
secolo a.C..
-
Il quarto, in pietra, costruito dai leggendari architetti già menzionati,
originari di Orcomeno,
in Beozia,
contemporanei della guerra
di Troia.
Dovrebbe essere collocato nell'ultima parte del periodo miceneo o nel
cosiddetto periodo
geometrico,
vale a dire dal XII al X secolo a.C.
Gli
scavi hanno permesso di scoprire attorno agli edifici a forma di abside
rettangolare del tempio Apollo risalenti al XIII e XII secolo a.C. Si suppone
che al posto del tempio vi fosse un mégaron,
o residenza del capo della città, ma non vi è alcuna documentazione
archeologica. Altre tombe sono state trovate ad ovest del santuario, verso
Marmaria. Ed è qui che sono state trovate le tracce più concrete della
presenza di un luogo di culto. Sembra che vi fosse un santuario dedicato
all'Atena pre-ellenica, perché Gea doveva
avere il suo culto nel luogo in cui si trova il tempio di Apollo. Le
costruzioni erano in pietra e mattoni.
Sono
state ritrovate molte statuette di sacerdotesse o di divinità. Una delle più
importanti è di una donna nuda, seduta su un treppiede con le gambe
divaricate. È la prima testimonianza della presenza di una profetessa
nell'abisso oracolare. Il numero di idoli e in particolare di figure di tori
che si trovano nelle fondamenta del Tempio di Apollo, ci permette di supporre
che fosse già un luogo di culto, piuttosto che il quartier generale di un
capo. Nello stesso luogo è stato un frammento di rhyton,
contenitore che termina a testa di leone, di origine cretense. La costruzione
è quella del preistorico Pitone.
La
ceramica prova che ci sia stata continuità di occupazione durante il
cosiddetto medioevo
ellenico,
corrispondente in termini archeologici a quella submicenea (1100-1025 a.C.),
la protogeometrica (1025 - 900 a.C.) e l'inizio di quella geometrica, che va
dal 900 al 700 a.C. Si pensa che il culto di Apollo arrivò nel santuario in
questi secoli, ma senza sostituire un dio antico, chiamato Peana.
Inoltre, è sconcertante notare che le restanti tracce del culto di Apollo
delfico in tempi storici si trovano solo a Creta, e quindi sarebbe da dove
Apollo si mosse secondo il mito per giungere a Delfi in epoca micenea.
Ai
tempi di Omero,
nell'VIII
secolo a.C. al
più tardi, Apollo regnò a Delfi e nell'Odissea vediamo
che Agamennone consulta
l'oracolo di "Febo Apollo della buona Pizia", che ci conduce alla
fine del periodo miceneo, sebbene possa benissimo essere un anacronismo.
Indubbiamente, è quando Delfi entra nella anfizionia di Antela,
vicino alle Termopili,
il cui centro era il santuario di Demetra Pilaia.
L'afizionia era una confederazione di città greche, di carattere religioso,
attorno a un santuario.
Il
santuario si caratterizzò nel VII secolo a.C. per un sostegno d'un cratere
argenteo che Aliatte
II re
di Lidia aveva
donato al santuario di Delfi,
realizzato da Glauco
di Chio e
ricordato da Erodoto (I,
25) che lo descrive costituito da pezzi saldati in modo da formare una specie
di piramide tronca e collegati con traverse sbalzate e cesellate disposte su
ciascun lato come i gradini di una scala.

Nell'anno 600
a.C. scoppiò
la prima
guerra sacra durata
dieci anni. Il popolo di Cirra,
il porto con cui molti pellegrini andarono a Delfi, impose loro tariffe così
onerose da danneggiare i delfi, a tal punto che l'anfizionia dichiarò guerra
a Cirra. Dopo lunghe e incerte lotte, Cirra fu distrutta e il suo territorio
fu confiscato a beneficio del santuario. I delfi rimasero come proprietari
dell'oracolo, l'anfizionia assunse l'amministrazione del santuario.
Nel 548
a.C. l'antico tempio
di Trofonio e Agamede venne
bruciato. Un altro fu costruito con grandi mezzi, che fu completato nel 510
a.C.
Al
tempo delle Guerre
persiane,
l'oracolo fu così pessimista da essere stato accusato di essere
filo-persiano. Nel 480
a.C.,
i persiani inviarono
truppe cercando di arrivare a Delfi con l'intento di distruggerla per punire i
Greci e gli Ateniesi, ma furono messi in fuga da una violenta tempesta.
I focesi occuparono
il santuario nel 448
a.C. con
l'aiuto degli Ateniesi,
e questa fu la causa della seconda
guerra sacra.
L'intervento spartano dell'anno successivo non ha impedito ai focesi di
mantenere la supremazia politica di Delfi, grazie all'aiuto di Pericle.
Fino al 421
a.C.,
dopo la pace
di Nicia,
nel mezzo della guerra
del Peloponneso,
Delfi non recuperò la sua indipendenza.
La
valanga di rocce dei monti Fedriades, a seguito di un terremoto, distrusse in
parte il tempio, la cui ricostruzione non ebbe inizio fino all'anno 369
a.C. I
focesi scatenarono la terza guerra sacra nel 346
a.C.,
occupando Delfi e trincerandosi lì. Rimasero come proprietari dell'oracolo
per 10 anni. Nel 352
a.C. circa,
riprendono le opere di ricostruzione del tempio. Espulsi da Filippo
II di Macedonia,
i focesi furono costretti a pagare un gravoso risarcimento e persero i loro
voti nell'anfizionia, dove entrò Filippo, che aveva incluso la Macedonia
nell'anfizionia.
La quarta
guerra sacra ebbe
inizio nel 339
a.C. I locresi di Anfipoli,
che avevano coltivato la piana di Cirra, pretendevano di far pagare una tassa
ai pellegrini. Nel 328
a.C., Filippo
II intervenne
e pose fine a quest'ultima guerra sacra con la sconfitta dei locresi. Tutti
questi incidenti hanno impedito il restauro del tempio che non è stato
concluso fino al 330
a.C.
L'espansione
dei Celti,
che si stabilirono a nord dei Balcani nel IV
secolo a.C.,
costituendo una minaccia per la Grecia. La Macedonia li ha tenuti a bada, ma
nel 280
a.C. le
lotte interne dell'antico regno di Macedonia di Filippo e Alessandro hanno
indebolito questo scudo ellenico. I Celti, che nei testi greci sono denominati gálata,
nell'anno 279
a.C. sconfissero
i macedoni uccidendo Tolomeo
Cerauno.
La strada per la Grecia era diretta. I Celti calarono in Tessaglia sotto Brenno,
raggiunsero le Termopili;
dove inizialmente furono contenuti e quindi ritirati. Questa campagna si
svolse in inverno, con il nevoso Parnaso. Queste condizioni climatiche,
insieme al supporto degli Etoli e
dei focesi,
hanno salvato il tempio. Brenno, ferito, si ritirò dal combattimento. La
leggenda narra che Atena e Artemide intervennero
nella battaglia, e che le pietre cadute dal Parnaso,
gettate senza dubbio dai greci stanziati sulle alture, seminarono il panico
tra i Galati. Prima di andare ritirarsi, saccheggiarono i templi della
Marmaria.
Per
tutto il III
secolo a.C. e
fino al 168
a.C.,
il santuario era controllato dalla Lega Etolica. Un'epoca ancora importante
per il santuario di Apollo, grazie soprattutto ai doni dei re di Pergamo,
che costruirono anche un portico, come per gli Etoli.
Nel 167
a.C.,
i Romani, dopo la vittoria su Perseo,
il loro ultimo re, fecero della Macedonia una provincia e controllarono Delfi.
Nel 86
a.C.,
mentre Silla guerreggiava
contro Mitridate,
re del Ponto in Asia
Minore,
i delfici erano costretti a consegnare le offerte in oro per finanziare le
loro campagne. Nel 83
a.C.,
un popolo della Tracia,
i Maedi,
saccheggia il santuario e brucia il tetto.
Sotto
la protezione di Augusto,
il tempio ha recuperato un po' di importanza, nonostante i saccheggi subiti
nel primo secolo, c'erano ancora nel santuario 3.000 statue. Nerone,
nel 67, ritirò quasi 500 statue e divise la piana di Cirra tra i suoi
legionari. Il tempio fu restaurato nell'87 sotto l'imperatore Domiziano.
Nel II
secolo,
gli Antonini, specialmente Adriano,
furono i veri benefattori del santuario. Il suo contemporaneo, Erode
Attico,
un ricco nativo greco di Maratona e
amico di Adriano, fece costruire a sue spese i gradini di pietra dello stadio.
D'altra parte, l'oracolo era in pieno declino. In precedenza, erano le città
che venivano a consultarlo, ora erano i privati a sollevare i loro problemi
personali.
Sebbene
i delfici eressero due statue in onore di Costantino
I (306–337),
quest'ultimo spogliò il santuario e prese il tripode di Platea (consacrato
dopo la battaglia nel 479
a.C.)
per decorare la sua nuova capitale, Costantinopoli.
L'imperatore romano Giuliano (361–363)
tentò invano di dare una certa vita al tempio, che fu chiuso nel 394 dopo l'editto
di Teodosio,
che vietava le sette considerate pagane. Poi a Delfi, fu istituito un vescovo
e nel secolo successivo fu costruita una basilica a ovest del santuario
abbandonato.
IL
TEMPIO - Il
tempio più antico, distrutto da un incendio nel 548
a.C.,
fu opera dei leggendari architetti: Trofonio e Agamede. Fu sostituito da
quello ordinato dalla famiglia ateniese degli Alcmeonidi, alla fine del VI
secolo a.C. Ma
crollò dopo un violento terremoto nel 373 a.C. Tra il 373
a.C. e 340
a.C.,
venne costruito l'edificio, di cui si possono vedere i resti.
L'ultimo
tempio (IV secolo a.C.), Costruito
in stile dorico, aveva sei colonne di tufo sul davanti e quindici sui lati. Vi
si accedeva da tre gradini. La parte meridionale era sostenuta da un muro, che
a sua volta poggiava su una terrazza inferiore sostenuta da un muro
poligonale. Su questa terrazza, tra gli altri edifici, vi era probabilmente la
sede della Pizia.
Nella stanza sotterranea del tempio (l'adyton),
dove si trovava l'onfalo e sgorgava l'acqua della fonte
Castalia,
la sacerdotessa di Apollo pronunciava i suoi oracoli sibillini, che i
sacerdoti interpretarono e trascrissero.
Il
santuario, affacciato sulla valle del fiume Pleistos e
sovrastato dalle pareti rocciose incombenti Fedriadi
(le "splendenti") che formano le gole della
Castalia da cui scaturisce
una sorgente sacra, era disposto su terrazze
artificiali e circondato da un recinto in muratura di
190 metri per 135, interrotto da nove porte.
Lo
stilobate presenta 3 gradini di calcare bluastro di Haghios Ilias. Il tempio
è di ordine
dorico, periptero esastilo (m
60,32 × 23,82) , con 15 colonne sui lati lunghi con pronao e opistodomo in
antis. Nel pronao vi erano i motti dei Sette
Savi e
vi era anche una statua di Omero;
nella cella si conservavano inoltre l'altare di Poseidone,
le statue delle Moire,
di Apollo Moiragètes, il focolare con il fuoco perpetuo, la sedia
di Pindaro,
in ferro (su cui il poeta aveva recitato le sue poesie).
Nel
prónao del santuario erano riportate delle massime di sapienza: "nulla
di troppo",
"La certezza porta rovina",
ed il celebre motto ΓΝΩΘΙ
ΣΕΑΥΤΟΝ (gnōthi
seautón) che significa "conosci
te stesso"
e che sarà poi fatto proprio da Socrate.
All'interno del recinto erano presenti delle statue, tra le quali due scolpite
da Patrocle
di Crotone.
Nella parte alta il tempio di Apollo ospitava
nel suo locale più nascosto (l'àdyton) la profetessa
Pizia quando pronunciava i suoi oracoli. Nessuna
guerra o iniziativa pubblica importante veniva
intrapresa senza consultarla, e anche la gente comune
non esitava a porle quesiti di carattere personale.
Delfi fu per oltre un millennio il punto di
riferimento religioso di tutto il mondo ellenico, con
notevoli riflessi anche sulla sfera politica e
sociale.
La
Via Sacra era la strada principale del gruppo di edifici che formavano il
Santuario di Delfi. Cominciava nell'angolo sud-est del recinto sacro, per
arrivare, per mezzo di un sentiero a serpentina di circa 400 m,
all'ingresso del Tempio di Apollo.
Era
largo circa 4 o 5 metri ed era fiancheggiata su entrambi i lati da monumenti
votivi e tesori, ordinati per essere costruiti dalle città greche e per
proteggere le offerte dei loro abitanti.
I
donatori, con queste manifestazioni di ricchezza e potere, intendevano
dimostrare la loro venerazione e il riconoscimento del dio, e costituivano la
testimonianza più eloquente dell'individualità, della rivalità e della
divisione del mondo greco antico. Un esempio: gli Spartani, per celebrare la
vittoria sugli Ateniesi alla fine della Guerra
del Peloponneso (431-404
a.C.), costruirono un ex
voto dedicato
ai loro ammiragli che sconfissero il nemico nella decisiva battaglia
di Egospotami,
proprio di fronte al monumento che aveva commemorato il trionfo degli Ateniesi
sui Persiani a Maratona.
L'ORACOLO
- Una kylix attica
a figure rosse del 440-430 a.C, opera del Pittore di Kodros, conservata presso l'Antikensammlung
di Berlino. In questa immagine Egeo, il mitico re di Atene, consulta
non la Pizia, ma la dea Themis, divinità della legge e in Eschilo seconda detentrice dell'oracolo, assisa sul bacile di un tripode
di foggia simile a quelli usati per bollire le carni sacrificali.
Evidenze
archeologiche hanno dimostrato che il sito in cui era collocato l'oracolo fu
luogo sacro fin dall'epoca pre-greca.
In epoca antica la consultazione dell'oracolo conservava una periodicità
annuale avvenendo il 7 del mese di Bisio (febbraio/marzo),
in epoca classica tale periodicità acquisì una regolare cadenza mensile più
le consultazioni considerate straordinarie.
L'organizzazione templare risultava articolata: i sacerdoti di
Apollo erano due e venivano nominati a vita, essi avevano cura del culto al
dio e conservavano la sua statua; seguivano gli hósioi in
numero di cinque, nominati anch'essi a vita controllavano il rispetto dei riti
lì celebrati; i prophétes assistevano invece la Pizia, che
viveva nel santuario; seguiva altro personale addetto ai sacrifici, alle
pulizie, all'amministrazione.
La
personalità più in vista era la Pizia, la profetessa, scelta tra le donne di
Delfi senza alcuna selezione in base all'età e nominata a vita. Potevano
esservi più profetesse, fino a tre, la loro esistenza sacra era regolata
dalla purezza rituale e dalla continenza, condizione esibita anche per mezzo
di un preciso abbigliamento e
per un'alimentazione regolata.
Nel
caso delle consultazioni ordinarie (mensili), chiunque poteva chiedere
responsi e il sacrificio che precedevano i riti era offerto dalla città di Delfi;
per quanto attiene invece le consultazioni "straordinarie", il
sacrificio che le precedeva era a spese proprie del consultante il quale, se
straniero, poteva procedere solo se accompagnato da un prosseno di
Delfi. L'ordine della
consultazione seguiva secondo alcune rigide regole: i Greci avevano la
precedenza sui barbari e tra i Greci, i cittadini di Delfi avevano la
precedenza; a seguire, i cittadini dell'anfizionia pilaico-delfica. Nel caso
si fosse presentata la condizione di uguale diritto, si tirava a sorte. La
città di Delfi si riservava comunque il diritto di riconoscere per decreto la
promanzia, ovvero la possibilità offerta a un consultante di essere ricevuto
dall'oracolo prima di altri.
Prima
di ogni singolo oracolo, il consultante doveva offrire il pelanós,
una libagione in natura, e pagare una tassa il cui ammontare si
differenziava in base al fatto se il consulto atteneva alla sfera privata o a
quella pubblica. Seguiva un primo sacrificio cruento detto próthysis
che corrispondeva generalmente a una capra e, infine, il consultante doveva
deporre sul tavolo sacro un'ulteriore parte di un'altra vittima sacrificale.
A questo punto si avviava la consultazione: secondo i testi, la Pizia entrava
nel tempio e faceva bruciare farina d'orzo e foglie di alloro sulla hestía
dal fuoco perenne, quindi
scendeva nell'ádyton, il sacro locale posto sotto la pavimentazione
del tempio dove era collocato anche l'omphalós, la sacra pietra che
indica il centro del mondo. Lì, seduta su un calderone sacrificale chiuso da
un coperchio e poggiato su un tripode, tenendo un ramo d'alloro
tagliato fresco e circondata da misteriosi vapori provenienti da una fenditura
del terreno che salivano verso un'apertura verticale come quella di un pozzo,
ella pronunciava gli oracoli. La lingua era generallmente dialetto
ionico, ma sono noti oracoli in dorico. Non si sa dove il consultante si
collocasse, né se la sua domanda venisse o meno trascritta, ma questa domanda
era proposta per mezzo di un'alternativa a cui la Pizia rispondeva.
L'area
sacra di Delfi
L'origine
dell'oracolo di Delfi risale all'età micenea, intorno al
1500 a.C, quando una semplice capanna di frasche di alloro
costituiva un luogo sacro dedicato a Gea, dea della Terra;
il sito era stato scelto perché una fenditura del terreno
emanava esalazioni vulcaniche capaci di stordire chi le
avesse respirate. In seguito, verso l'800 a.C, fu innalzato
il primo tempio in pietra; vuole la leggenda che Apollo
giovinetto vi affrontò e uccise il mostruoso serpente
Pitone, introducendovi il proprio culto.
Il tempio subì
altre modifiche, fu circondato da un colonnato, mentre alla
sommità dell'area sacra furono costruiti un teatro e uno
stadio, nei quali ogni quattro anni si svolgevano giochi e
gare poetiche e musicali in onore della Pizia. Accanto al
tempio di Atena Pronaia (la guardiana del tempio) nel 390
a.C. venne eretto un tempietto a pianta circolare - la
cosiddetta Thòlos di Marmarla - formato da 20 colonne
marmoree doriche cui corrispondevano, nella cella,
altrettante colonne corinzie.
La funzione di questo tempio
rimane sconosciuta. Anche a Epidauro nel santuario di
Asclepio (il dio della medicina, figlio di Apollo) vi era un
tempietto analogo che non si sa a cosa servisse: forse era
dedicato al culto di un eroe o custodiva i serpenti sacri.
Ma la thòlos di Delfi non poteva svolgere quelle funzioni.
L'ombelico del mondo
La
mitologia greca racconta che un giorno Giove liberò due
aquile ai confini estremi del mondo, per vedere quale fosse
il suo centro. Le due aquile si ritrovarono a Delfi, sopra
una pietra sacra fatta a cupola caduta dal cielo, ornata da
un rilievo a maglia di rete. Oggi quella pietra, ritenuta
l'Omphalòs o "ombelico del mondo", si può
osservare nel Museo Archeologico di Delfi (che custodisce,
tra l'altro, la celebre statua dell'Auriga del 460 a.C).
Per
i Greci esistevano più "ombelichi": se quello di
Delfi era in assoluto il centro del mondo, vi erano anche
quelli di ciascuna nazione, di ogni città, dei singoli
luoghi sacri e così via. Questa credenza portò alla
tradizione di inserire una pietra tondeggiante nella
fondazione dei templi, ereditata poi da Etruschi e Romani e
trasformata in quella che tuttora viene chiamata la
"posa della prima pietra".
L'oracolo
- Chiunque
intendesse consultare la Pizia doveva seguire una
precisa procedura. Dopo essersi purificato nelle acque
della Fonte Castalia, il pellegrino (alle donne non
era permessa la consultazione) affrontava il
"giudizio della capra": l'animale veniva
spruzzato con acqua fredda e se tremava poteva essere
sacrificato. Pagato il tributo stabilito, il
postulante presentava al sacerdote il proprio quesito
scritto su una tavoletta; poi seguiva questi e la
profetessa nel tempio, aspettava in un locale attiguo
all'àdyton e infine otteneva la risposta dal
sacerdote, quasi sempre dal significato dubbio e non
di rado incomprensibile, tanto che era definita loxias,
"ambigua".
-
- La prima profetessa era una
vergine che dava responsi una sola volta all'anno, il
settimo giorno del mese bisio (febbraio-marzo), data
di nascita di Apollo; ma dopo il rapimento di una
giovane profetessa si preferì incaricare donne di
oltre 50 anni di età. Con l'aumento continuo delle
domande, le Pizie divennero due con una terza di
riserva, che lavoravano il settimo giorno di ogni
mese. Tuttavia i pellegrini provenienti da città con
ambasciatori a Delfi potevano consultare l'oracolo
ogni giorno, per cui le Pizie erano impegnate tutto
l'anno.
-
- La profetessa di turno si recava al mattino
alla Fonte Castalia,
dove si purificava, beveva l'acqua della sorgente
sacra Casotide e raccoglieva foglie di alloro, che
masticava; veniva quindi portata in processione nel
tempio, accompagnata dai sacerdoti e dai fedeli. Scesa
nell'àdyton sedeva su un tripode d'oro posto sopra
una fenditura, dalla quale respirava le esalazioni
vulcaniche con una foglia d'alloro in bocca, cadendo
presto in trance. Si dice che le risposte ai quesiti
fossero suoni incomprensibili, trascritti e
interpretati dai sacerdoti, i quali li presentavano ai
fedeli in esametri o più raramente in prosa. Ma
Plutarco, sacerdote a Delfi per trent'anni, ha scritto
che era Apollo a ispirare visioni alla Pizia, la quale
le traduceva con proprie parole.
-
- O
nel corso dei secoli cambiarono le procedure, oppure
una delle due versioni è da ritenersi falsa. La
grande affluenza di pellegrini a Delfi provocò un
progressivo decadimento del profondo significato
religioso iniziale. Venne perfino istituito un
"oracolo rapido", che rispondeva per
sorteggio alle domande più semplici; ma non tutti si
fidavano di queste risposte, per cui i sacerdoti si
rifugiarono sempre più nell'ambiguità. L'opposizione
di stimati filosofi a questo tipo di divinazione,
l'affermarsi dell'astrologia e dei culti misterici
come quello di Iside segnarono la decadenza e
l'abbandono della consultazione a Delfi. Quando
l'imperatore cristiano Teodosio nel 385 d.C. proibì
l'oracolo, la fama e i fasti dell'antica area sacra ad
Apollo erano ormai ricordi del passato.
Altri
oracoli nell'antichità
L'oracolo
di Delfi non era il solo noto e frequentato nella Grecia
antica. Nel santuario di Asclepio a Epidauro i postulanti
dormivano nel portico del tempio, dove facevano sogni
profetici capaci di guarirli. L'oracolo di Giove a Dodona
funzionava in modo assai semplice: i quesiti venivano incisi
su strisce di piombo piegate in due e poste in giare; la
sacerdotessa le estraeva e, senza leggerle, rispondeva sì o
no.
Nella pianura di Troia i fantasmi degli eroi morti in
battaglia erano considerati oracoli: se comparivano coperti
di polvere, si annunciava la siccità, se sudati era
un'annata di pioggia, se sporchi di sangue sarebbero
accadute calamità. A Malta, nel tempio sotterraneo di Hai
Saflieni veniva consultato l'oracolo in un ambiente nel
quale le voci giungevano da un'apertura nella parete. I
trucchi erano molto frequenti: tra i più noti si ricorda,
nella Turchia settentrionale, la truffa ventennale messa in
atto da un certo Alessandro di Abonutico il quale,
addomesticato il serpente Glicone, lo faceva
"parlare" in una stanza buia pronunciando egli
stesso gli oracoli tramite un tubo ben nascosto.
I
responsi celebri - La lista degli oracoli di Delfi
La Pizia era
la sacerdotessa che presiedeva l'Oracolo di Apollo a Delfi.
Ci sono più di 500 presunti oracoli sopravvissuti da varie fonti riferite
all'oracolo di Delfi. Molti sono aneddotici e sono sopravvissuti come
proverbi. Molti sono espressi ambiguamente, apparentemente per mostrare
l'oracolo in una buona luce indipendentemente dal risultato. Tali profezie
erano ammirate per la loro destrezza nel fraseggio. Una di queste famose
predizioni era la risposta a una persona sconosciuta che voleva sapere se
fosse stato sicuro per lui partecipare a una campagna militare; la risposta è
stata: "Vai, ritorna non muori in guerra", che può avere due
significati completamente opposti, a seconda di dove si suppone che sia una
virgola mancante, prima o dopo la parola "non". Ciononostante,
sembra che l'Oracolo abbia costantemente sostenuto profezie pacifiche, non
violente in generale. Il seguente elenco presenta alcune delle profezie più
importanti e storicamente significative di Delfi.
ORACOLI
DELLA MITOLOGIA - Vi
sono diversi episodi narrati nella mitologia in cui gli eroi ricorrono
all'oracolo per ottenere delle previsioni.
Sisifo
- Un
esempio è l'oracolo ottenuto da Sisifo che
usurpato del suo trono dal fratello Salmoneo sperava
di riottenere il trono. Ebbe come responso di ingravidare la figlia di
Salmoneo (Tiro)
che scoperta la ragione di quella gravidanza uccise la prole. Sisifo tuttavia
riuscirà ad esiliare il fratello con una scusa.
Cadmo
- Cadmo figlio
di Agenore re
di Tiro nonché
fratello di Europa,
fu mandato dal padre assieme ai fratelli alla ricerca della sorella.
Cercandola in Grecia pensò di chiedere consiglio all’oracolo il quale disse
che egli non avrebbe dovuto cercare la sorella ma fondare una nuova città,
Tebe.
Per fare ciò avrebbe dovuto seguire un toro sacro e determinare la località
in base a dove si sarebbe fermato. Il toro così si fermò in corrispondenza
della Beozia laddove
sorge oggi Tebe. Egli poi, aiutato dagli sparti,
costruì Cadmea,
ossia la rocca di Tebe.
«Rifletti
alle mie parole, Cadmo, figlio di Agenore! Alzati di buon mattino e lascia la
sede dell'oracolo, vestito come di consueto ed armato soltanto di una lancia
da caccia. Prendi la via attraverso il paese dei Flegrei e della Focide fino a
che arrivi dal pastore dell'armento del mortale Pelagon. Quando ci sarai
giunto, scegli tra le vacche muggenti quella che ha su tutti e due i fianchi
un disegno bianco di luna piena. Prendila per tua guida sulla strada che
dovrai percorrere. Ti dò ancora una indicazione che non dovrai dimenticare:
dove la vacca si inginocchierà e poserà per la prima volta la testa cornuta
sul terreno, in quel punto dovrai sacrificarla alla terra immersa nell'oscurità.
Dopo averla sacrificata giustamente e puramente, fonda sulla collina più alta
una città dalle vie larghe e manda agli Inferi il terribile custode del dio
della guerra. Così nel futuro sarai famoso tra gli uomini ed avrai come
moglie una immortale, o fortunato Cadmo!»
Laio
ed Edipo - In
queste vicende il ruolo dell'oracolo e la consulta sono molto importanti per
lo svolgimento del mito.
Laio innamoratosi
di Crisippo figlio
del re Pelope lo
stuprò e questi per la vergogna si suicidò. Pelope dunque lanciò una
maledizione a Laio. Questi chiese all’oracolo come avrebbe dovuto
comportarsi e gli fu detto che avrebbe dovuto evitare di avere figli poiché
questi lo avrebbe ucciso e avrebbe poi sposato sua moglie. Ma Laio commise una
leggerezza e nacque un bambino (Edipo) che abbandonò presso il monte
Citerone.
Edipo fu
adottato da piccolo dal re
di Corinto Polibo.
Uno dei suoi nemici per offenderlo gli rivelò che egli era un trovatello.
Turbato, Edipo interrogò Polibo il quale, dopo molte reticenze, mentì
dicendogli che quella non era affatto la verità. Ma Edipo, ancora incerto,
stabilì di partire per interrogare l'oracolo
di Delfi e
sapere chi erano davvero i suoi genitori. Quando si recò presso il santuario,
la Pizia,
inorridita, lo cacciò dal santuario, predicendogli che avrebbe ucciso il
padre e sposato sua madre.
Atterrito
dal vaticinio, Edipo, per evitare di uccidere Polibo e di sposare Peribea,
decise di non tornare mai più a Corinto e di recarsi invece a Tebe dove
la profezia si sarebbe avverata di lì a poco. Laio infatti saputo che il
figlio stava per tornare a Tebe decise di andare nuovamente a Delfi per
interrogare l’oracolo, ma lungo la strada, padre e figlio si incrociarono
senza conoscersi. Ne nacque uno screzio da cui Laio perse la vita. Edipo poi
una volta giunto a Tebe avrebbe sposato la madre Giocasta.
Un
giorno una tremenda epidemia si abbatté sul regno di Tebe; re Edipo, non
sapendo cosa fare, inviò Creonte a
consultare nuovamente l'oracolo di Delfi. La risposta dell'oracolo fu che
l'epidemia era una conseguenza dell'assassinio ancora impunito di Laio. Edipo
allora cominciò le ricerche per scoprire la verità su quel delitto che gli
sarebbe stato rivelato da Tiresia.
Acrisio
- Acrisio,
nonno di Perseo e re
di Argo,
temeva per le sorti del proprio regno perché, avendo avuto dalla moglie
Aganippe una sola figlia femmina, Danae,
in assenza di eredi maschi
non sapeva a chi avrebbe trasmesso il titolo di sovrano. Spinto dal desiderio
di conoscere il destino della sua città, chiese all'oracolo
di Delfi come
avrebbe potuto avere figli. Il dio gli rispose che sua figlia Danae avrebbe
avuto un figlio che lo avrebbe ucciso. Dopo varie vicissitudini infatti Perseo
uccise Acrisio senza volerlo. In una versione con una lancia scagliata nella
direzione sbagliata, nell'altra per aver visto inavvertitamente la testa di Gorgone.
Tieste
- Tieste fratello
di Atreo voleva
vendicarsi del grave affronto subito dal fratello meditando una grave
vendetta, ossia uccidere il figlio del fratello, Agamennone.
Per compiere questa vendetta chiese alla Pizia come avrebbe dovuto fare e
l'oracolo disse che avrebbe dovuto generare un figlio con sua figlia. Dopo
varie vicissitudini Tieste compì l'incesto con la figlia Pelopia da
cui nacque Egisto.
Questi una volta cresciuto divenne l'amante della moglie di Agamennone Clitemnestra,
la quale a sua volta voleva uccidere il marito per vendicare la morte della
figlia Ifigenia.
Agamennone infatti morirà per mano di Egisto in un agguato orditogli.
Oreste
- Dopo
la morte di Agamennone il
figlio Oreste ormai
adulto, decise di visitare l'oracolo di Delfi per sapere se doveva riservare
una punizione agli assassini di suo padre. Il responso emesso da Apollo
annunciava che se non avesse onorato la memoria di Agamennone vendicandone la
morte sarebbe stato relegato ai margini dalla società. Oreste quindi vendicò
il padre uccidendo Egisto e la madre Clitennestra.
Alla
sua morte Oreste sarebbe stato sepolto a Tegea:
quando Lica, uno dei cinque Spartiati detti Valenti, ne ritrovò il corpo
riuscì a procurare la vittoria di Sparta sulla
città di Tegea, in conformità con quanto detto la Pizia in merito alla sorte
di Sparta contro questa città.
Primo
periodo - La
fondazione di Siracusa e Crotone - La
fondazione delle colonie di Siracusa e Crotone è
seguita da un responso oracolare sulla fondazione delle città. Archia
di Corinto e Miscello
di Ripe ecisti si
incontrarono a Delfi proprio per chiedere un responso dalla Pizia su ciò che
avrebbero voluto compiere. La Pizia quindi pose ad entrambi una domanda su ciò
che per entrambi era più importante, se le ricchezze o la salute.
«Secondo
una tradizione, Archia si recò a Delfi nello stesso tempo in cui lo fece
Miscello. Insieme consultarono l'oracolo: il dio, prima di rispondere, volle
sapere da ciascuno se avessero preferito la ricchezza o la salute; e, poiché
Archia scelse la ricchezza e Miscello la salute, designò al primo l'area di
Siracusa, e l'area di Crotone al secondo. Ora, i Crotoniati costruirono
effettivamente una città dalle meravigliose condizioni salubri, come abbiamo
detto in precedenza; e i Siracusani d'altro canto si elevarono in breve tempo
sin all'apogeo della ricchezza e dell'opulenza, testimone di ciò fu l'antico
proverbio: alla gente troppo ricca e benestante non basterebbe nemmeno la
decima di Siracusa» (Strabone, Geografia,
VI, 2, 4.)
Licurgo
- Alcune
delle prime dichiarazioni oracolari di Delfi potrebbero essere state
consegnate a Licurgo,
il leggendario legislatore spartano (nell'VIII
secolo a.C.).
Secondo il rapporto di Erodoto,
Licurgo visitò e consultò l'oracolo prima di applicare le sue nuove leggi a Sparta:
«Licurgo,
uomo di fama tra gli spartani, andò dall'oracolo a Delfi. Appena entrato
nella sala, la sacerdotessa disse in esametro: "Sei venuto nel mio ricco
tempio, Licurgo, / Un uomo caro a Zeus e a tutti coloro che hanno case
olimpiche. / Sono in dubbio se pronunciarmi davanti a uomo o dio, / Ma io
penso piuttosto che tu sei un dio, Licurgo." Alcuni dicono che la Pizia
dichiarò anche a lui la costituzione che ora esiste a Sparta, ma gli stessi
Lacedemoni dicono che Licurgo la portò da Creta quando era il guardiano di
suo nipote Leobete, il re spartano.»
Licurgo
istituì dunque una costituzione per gli Spartani che combinava le
caratteristiche di una diarchia e
d'una democrazia
classica,
per la quale v'era inoltre prevista una spartizione equa della terra tra la
sua popolazione.
Tanto Senofonte quanto Plutarco gli
attribuiscono anche l'introduzione di una monetazione molto ingombrante fatta
di ferro (al fine di prevenire l'attaccamento alla ricchezza). Nel racconto di
Plutarco e Diodoro,
ciò era anche basato su una frase oracolare:
«L’amore
per il denaro e nient'altro rovinerà Sparta.»
La
presunta affermazione oracolare, in retrospettiva, è stata interpretata come
soddisfatta dal fatto che i soldati di Sparta inviarono a casa oro e argento
dopo la guerra
del Peloponneso,
sarebbe stata la rovina di Sparta, secondo Plutarco. È alquanto improbabile
però che questo oracolo sia stato effettivamente consegnato, in quanto se lo
fosse stato sarebbe apparso davvero anacronistico allo stesso Licurgo, poiché
ai suoi tempi non esisteva ancora un sistema monetario.
Cipselo
630
a.C. - Thera
- Nel 630
a.C.,
il re dell'isola di Thera andò
a Delfi per
offrire un regalo a nome della sua città natale, e fu detto dall'oracolo che
avrebbe dovuto fondare una città in Libia.
Siccome il re non sapeva dove fosse la Libia, non fece nulla. Più tardi non
piovve su Thera per lungo tempo, e per scoprire cosa si poteva fare, gli
abitanti si avvicinarono di nuovo all'oracolo. Lei disse che se avessero
creato un insediamento a Cirene (in Libia),
le cose sarebbero andate meglio.
Per
alleviare la pressione dalla siccità e seguendo il consiglio dell'oracolo, i
Terani cercarono consiglio dai cretesi riguardo a dove si trovava la Libia e
una colonia di Thera fu stabilita a Platea.
Ma la sfortuna li seguì ancora per altri due anni, così visitarono l'oracolo
una terza volta. E la Pizia disse: «Ti
conosco meglio di me, una bella Libia che abbonda di vello? Meglio lo
straniero di chi lo ha calpestato? Oh! Intelligenti Terani!»
I
Terani cercarono consiglio dai libici locali che diedero loro un nuovo sito e
la colonia prosperò.
595
a.C. - La prima guerra sacra - Nel 595
a.C.,
le questioni dell'Oracolo furono ritenute troppo importanti per essere
lasciate solo ai Delfi, e la santità del sito venne protetta dalla Lega
Anfizionica,
una lega di 12 città esistenti dal 1100
a.C. (La
lega aveva preso il nome da Anfiziona delle Termopili,
fratello di Elleno,
il primo re greco di Atene (o
non pelasgico).
In quell'anno, la vicina Cirra riscosse
un tributo ai pellegrini, inaugurando la Prima
Guerra Sacra.
Dopo 5 anni di lotta, l'Oracolo decretò che il sito di Cirra fosse lasciato
incolto, sacro ad Apollo. Ciò inaugurò un periodo di grande prosperità.
594
a.C. - Solone
- Nel 594
a.C., Solone,
il legislatore ateniese, che cercava di catturare l'isola
di Salamina da Megara e Cirra ebbe
un responso dall'oracolo:
«Primo
sacrificio ai guerrieri che una volta avevano la loro casa in quest'isola, /
Chi ora copre la pianura ondulata di una bella Asopia, / Rilassati nelle tombe
degli eroi con le loro facce rivolte al tramonto.»
Riuscì
a farlo prendendo come volontari 500 giovani ateniesi i cui antenati
provenivano da Salamina, catturò l'isola che si sarebbe dimostrata così
importante nella successiva storia ateniese. Solone non cessò mai di
sostenere e dare credito all'oracolo per il suo sostegno nel dichiarare che
l'isola era originariamente ionica.
Nel
formulare le sue famose riforme
costituzionali per Atene,
Solone chiese nuovamente il consiglio dell'oracolo che gli disse: «Sedetevi
ora a metà nave, perché voi siete il pilota di Atene. Afferra velocemente il
timone tra le mani; hai molti alleati nella tua città.»
Di
conseguenza, Solone rifiutò l'opportunità di diventare un tiranno
rivoluzionario e creò una costituzione per la quale lui e Atene furono
giustamente onorati. Attraverso un processo con giuria, un sistema fiscale
graduale e il taglio dei debiti ha impedito un crescente divario tra gli
"abbienti" e i "non abbienti". Ma ha rifiutato di
accettare le confische della proprietà dei ricchi, creando così una classe
media ateniese. Ottenne un giuramento dal Concilio dei magistrati ateniese per
cui se avessero violato queste leggi avrebbero dedicato una statua d'oro
all'Oracolo di Delfi di pari importanza a loro stessi.
580-570
a.C. - Pitagora -
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Secondo
alcune fonti Pitagora ebbe
come padre un cittadino facoltoso di nome Mnesarco questi
trovandosi a Delfi in
ragione di suoi commerci volle chiedere alla Pizia delucidazioni
sul suo futuro prossimo e la sacerdotessa predisse la nascita di un figlio
utile al genere umano e saggio.
560
a.C. - Creso -
Nel 560
a.C., Creso di Lidia,
in una prova di oracoli, consultò tutti i famosi oracoli su ciò che stava
facendo in un giorno stabilito. Secondo Erodoto,
l'oracolo proclamò: «Conto
i granelli di sabbia sulla spiaggia e misuro il mare; Capisco il discorso dei
muti e ascolto i senza voce. L'odore è arrivato alla mia sensazione di una
tartaruga dall'aspetto duro, bollente e ribollente di carne d'agnello in una
pentola di bronzo: il calderone sotto è di bronzo, e il bronzo è il
coperchio.»
L’oracolo
di Delfi venne dichiarato il vincitore. Creso quindi chiese se avesse dovuto
fare la guerra ai Persiani e
se avesse dovuto prendere crearsi qualsiasi forza alleata. Gli oracoli ai
quali ha inviato questa domanda includevano quelli di Delfi e Tebe.
Entrambi gli oracoli diedero la stessa risposta, se Creso avesse fatto guerra
ai Persiani, avrebbe distrutto un possente impero. Essi gli hanno
ulteriormente consigliato di cercare i popoli greci più potenti e stringere
alleanze con loro.
Creso
pagò una quota elevata a Delfi e poi andò dall'oracolo chiedendo "La
sua monarchia durerà a lungo?" La Pizia rispose:
«Ogni
volta che un mulo diventa re e sovrano dei Medi, allora il cibo delicato dei
Lidi, fugge per l'Ermus disseminato di pietre, fugge, e pensa di non stare in
piedi, né ha vergogna di avere un cuore di pollo.»
Creso
riteneva impossibile che un mulo dovesse essere il re dei medi e quindi
credeva che lui e il suo problema non avrebbero mai costituito un problema per
il suo potere. Decise quindi di fare causa comune con alcune città-stato
greche e attaccare la Persia.
Tuttavia,
fu il suo impero, non quello dei persiani, che fu sconfitto, adempiendo la
profezia ma non alla sua interpretazione. Apparentemente dimenticò che Ciro,
il vincitore, era per metà Mede (di sua madre), per metà persiano (da suo
padre) e quindi poteva essere considerato un "mulo".
Nell'ode
di Bacchilide,
composta
per Gerone
di Siracusa,
che vinse la corsa
dei carri a Olimpia nel 468,
Creso con la moglie e la famiglia montò la pira funebre, ma prima che le
fiamme potessero avvolgere il re, fu rapito da Apollo e portato via verso gli Iperborei.
La versione di Erodoto include
Apollo in modalità più "realistica": Ciro, pentendosi
dell'immolazione di Creso, non riuscì a spegnere le fiamme fino
all'intervento di Apollo.
500
a.C. circa - Lucio Giunio Bruto - Lucio
Giunio Bruto accompagnò
i figli di Tarquinio
il Superbo, Tito ed Arrunte,
in un viaggio all'oracolo
di Delfi.
I figli chiesero all'oracolo chi sarebbe stato il successivo sovrano a Roma e
l'oracolo rispose che la prossima persona che avesse baciato sua madre sarebbe
diventato re. Bruto
interpretò la parola "madre" nel significato di "Terra"
così, al ritorno a Roma, finse di inciampare e baciò il suolo.
Periodo
classico - 480
a.C. - La minaccia persiana in Grecia
- Nel 480
a.C.,
quando Serse,
figlio di Dario
il Grande di Persia,
tornò per completare il lavoro di conquista dei Greci in
cui suo padre aveva fallito, gli Ateniesi consultarono
l'oracolo. Fu detto loro:
«Ora
le tue statue sono in piedi e versano sudore. Rabbrividiscono di terrore. Il
sangue nero gocciola dai tetti più alti. Hanno visto la necessità del male.
Esci, esci dal mio santuario e annega i tuoi spiriti di dolore.»
Non
fu ambiguo. Quando persuase a chiedere consiglio una seconda volta, l'oracolo
diede modo agli Ateniesi di sfuggire al loro destino. Quando Atena si
avvicinò a suo padre per aiutare la sua città, Zeus rispose
che avrebbe concesso che "un muro di legno da solo non sarebbe
stato catturato, un vantaggio per te e per i tuoi figli". L'oracolo
di nuovo consigliò agli Ateniesi di fuggire:
«Non
aspettate in silenzio la venuta dei cavalli, i piedi in marcia, l'ospite
armato sulla terra. Fuggi via. Volta le spalle. Ci incontreremo comunque in
battaglia. O santa Salamina, sarai la morte di molti figli di una donna tra il
tempo di semina e il raccolto del grano.»
Nel
frattempo, anche gli Spartani consultarono
l'oracolo e gli fu detto:
«La
forza dei tori o dei leoni non può fermare il nemico. No, non lascerà, dico,
fino a quando non piangerà la città o il membro principale dal membro.»
o
in una versione secondo Erodoto:
«Ascoltate
il vostro destino, o abitanti di Sparta degli ampi spazi;
O
la tua famosa città deve essere saccheggiata dai figli di Perseo,
O, se così non fosse, l'intera terra Lacedemone
Piangi la morte di un re della casa di Eracle,
Perché non la forza di leoni o di tori li terrà
Forza contro forza; poiché hanno il potere di Zeus,
E non saranno controllati fino a quando uno di questi due ne verrà consumato.»
Gli
spartani si ritirarono costernati, chiedendosi quale fosse il destino
peggiore. Gli stessi abitanti di Delfi hanno poi chiesto in che modo la Persia potesse
essere sconfitta. L'oracolo rispose:
«Prega
i venti. Si dimostreranno potenti alleati della Grecia.»
Gli
eventi hanno superato la profezia quando l'esercito persiano aggredì le Termopili,
dove una coalizione a guida spartana (popolarmente chiamata "300"
per il numero di spartani inviati e che furono, tranne un uomo con
un'infezione agli occhi, uccisi per mano umana) mentre gli alleati tennero.
Gli Spartani sotto il Re Leonida resistettero
all'avanzata persiana alle Termopili fino a quando furono sopraffatti.
Rifiutandosi di ritirarsi, l'intero contingente spartano, incluso il loro Re,
perse la vita, ma così ottennero una fama immortale. L'armata persiana salpò
quindi verso il vicino Capo Artemisium, dove furono raggiunti dalla flotta
ateniese. Le navi ateniesi combatterono contro grandi difficoltà, ma in tre
battaglie riuscirono a reggere le proprie posizioni.
Presso
Artemesium sorse una tremenda tempesta, con i venti violenti che attaccarono
le navi per tre giorni. I persiani persero così circa il 20% delle loro navi
da guerra e forse lo stesso numero di navi da trasporto per la tempesta. I
venti tempestosi e le onde enormi non hanno danneggiato invece le navi
ateniesi.
Tornato
ad Atene Temistocle sostenne
che il muro di legno si riferiva alla marina ateniese e persuase gli Ateniesi
a perseguire la loro politica di usare la ricchezza dalle loro miniere
d'argento attigue a Laurium per continuare a costruire la loro flotta. Sulla
base del fatto che l'oracolo si riferisse alla vicina isola
di Salamina come
"santa", sosteneva che quelli uccisi sarebbero stati i nemici della
Grecia, non gli Ateniesi. Per questo l'oracolo avrebbe detto "O Salamina
crudele". La sua voce andò oltre, Atene fu evacuata a Salamina e in una
successiva battaglia navale la flotta ateniese e i suoi alleati distrussero la
flotta persiana proprio a Salamina, mentre erano sorvegliati da Serse.
Nonostante Atene fosse stata bruciata dai Persiani, i suoi occupanti furono
salvati, la minaccia persiana cessò e l'autorità dell'Oracolo non fu mai più
così alta.
440
a.C. - Socrate
- Intorno
al 440
a.C. si
dice anche che l'Oracolo abbia detto che non c'era nessuno più saggio di Socrate,
al quale Socrate disse che tutti erano ugualmente ignoranti, o che era più
saggio nel fatto che lui solo era consapevole della propria ignoranza
("cosa ho non lo so e non credo di saperlo"). Questa affermazione è
legata a uno dei motti più famosi di Delfi, che Socrate ha detto di aver
imparato lì, Gnothi
Seauton:
"conosci te stesso!". Un altro famoso motto di Delfi è Meden
agan: "niente in eccesso". Socrate aveva circa trent'anni
all'epoca, la sua fama di filosofo doveva ancora venire.
Una
versione della dichiarazione affermava che un amico di Socrate, Chaerephon,
andò davanti alla Pizia chiedendo: "C'è qualche uomo vivo più saggio
di Socrate?" La risposta che ricevette fu semplicemente
"Nessuno". Un'altra versione è:
«Sofocle è
saggio, Euripide è
più saggio, ma di tutti gli uomini Socrate è il più saggio.»
431
a.C. - La guerra del Peloponneso - Allo
scoppio della guerra
del Peloponneso gli
Spartani mandarono una delegazione a Delfi per sapere se fosse stato saggio
andare in guerra contro Atene. Secondo Tucidide:
«Si
dice che il dio rispose che se avessero combattuto con tutte le loro forze, la
vittoria sarebbe stata loro, e che lui stesso sarebbe stato dalla loro parte,
che lo avessero invocato o meno.»
403
a.C. - Lisandro - Nel 403
a.C. Lisandro,
il vincitore spartano della guerra del Peloponneso, venne avvertito di stare
attento:
«Anche
il drago (serpente), nato in terra, in astuzia ti viene dietro.»
Egli
infatti venne ucciso dalle spalle nel 395
a.C. da
Neachorus, che aveva dipinto un serpente sul
suo scudo.
401
a.C. - Sparta - Nel
401 a.C., Sparta fu
avvertita:
«Certo
che i tuoi piedi, orgogliosa Sparta, hanno una cura,
Il
regno di un re zoppo potrebbe vedere il tuo viaggio - Attenzione!
I guai a lungo inosservati rovineranno la tua riva,
E il Tempo che scorre si riversa nella sua marea di carneficina.»
Agesilao,
lo zoppo re di Sparta, che salì al trono spartano ai tempi di Lisandro,
attaccando i nemici in ogni quartiere, perse il controllo dei mari a causa dei
persiani che attaccarono le coste spartane. Nella sua ossessione contro Tebe,
incitò i Tebani sotto Epaminonda a
contrattaccare. Gli Spartani furono sconfitti per la prima volta dai Tebani
nella battaglia
di Leuctra nel 371
a.C.;
questo portò all'invasione di Sparta stessa e alla sua sconfitta nella battaglia
di Mantinea nel 362
a.C.
359
a.C. - Filippo II di Macedonia
- Nel 359
a.C., Filippo
II di Macedonia consultò
l'Oracolo e gli fu detto:
«Con
le lance d'argento puoi conquistare il mondo.»
Il
re cercò allora di controllare le miniere d'argento nel vicino regno di Tracia e Illiria,
sia usandole per corrompere fin dalle prime vittorie, giocandosi uno Stato
greco contro gli altri, sia isolando i suoi nemici con tangenti ai potenziali
alleati.
Filippo
aveva anche un puledro nero molto vivace che nessuno riusciva a domare.
L'oracolo di Delfi affermava che chiunque riuscisse a cavalcare questo cavallo
avrebbe conquistato il mondo, ma nonostante molti tentativi né Filippo né
alcuno dei suoi generali riuscirono montare il cavallo. Suo figlio,
Alessandro, che in seguito sarebbe stato chiamato il Grande, riuscì quando si
rese conto che il cavallo aveva paura della propria ombra. Filippo diede il
cavallo Bucefalo ad Alessandro,
con cui avanzò nelle conquiste fino all'Asia.
Nel 353
a.C. scoppiò
una terza guerra sacra quando Tebe mise
una multa sulla Focide,
e Focide, per pagare la guerra, tassò pesantemente il popolo della vicina
Delfi prendendo anche il tesoro di Delfi. La lega
anfizionica guidata
da Filippo dichiarò guerra a Focide. Filippo cercò di unire tutta la Grecia
con la Macedonia nella
Lega anche per attaccare la Persia.
Nel 339
a.C.,
Filippo interferì ancora una volta contro l'alleanza anfizionica quando la
polis di Crissa si
intromise nei terreni sacri di Apollo. Filippo punì Crissa, e di conseguenza
nel 338
a.C. sconfisse
gli eserciti combinati degli Ateniesi e
degli Spartani,
diventando così la forza dominante negli affari greci. Alla fine, nella battaglia
di Cheronea,
ebbe successo contro gli Ateniesi e i Tebani ma fu assassinato prima che
potesse guidare l'invasione della Persia.
336
a.C. - Alessandro Magno - Alessandro
Magno visitò
l'oracolo delfico desiderando di ascoltare una profezia sul fatto che avrebbe
presto conquistato l'intero mondo antico. Con sua sorpresa l'oracolo rifiutò
un commento diretto e gli chiese di venire più tardi. Furioso, Alessandro
trascinò la Pizia per i capelli fuori dalla stanza finché lei urlò:
"Sei invincibile, figlio mio!". Nel momento in cui udì queste
parole la lasciò cadere, dicendo: "Ora ho la mia risposta".
300
a.C. circa - Diogene
Laerzio ha
riportato che quando Zenone
di Cizio "consultò
l'oracolo, riguardo a ciò che avrebbe dovuto fare per vivere nel modo più
eccellente, il Dio gli rispose che doveva diventare della stessa carnagione
dei morti, da cui dedusse che avrebbe dovuto applicarsi alla lettura dei libri
degli antichi. Quindi, si è unito a Cratete
di Tebe...
"
Periodo
romano - 279
a.C. - I celti e i romani - Nel 279
a.C.,
saccheggiato da un'invasione celtica,
l'oracolo dichiarò:
«Preoccupati
per quelle cose che cadono su di me!»
I
Celti furono colpiti da terremoti, valanghe e un'enorme tempesta di neve,
costringendoli a ritirarsi. Ma i romani erano una questione diversa. Nel 191
a.C.,
il santuario di Delfi cadde nella sfera d'influenza romana, e l'oracolo
generalmente sostenne l'ascesa di Roma da
quel momento in poi.
83
a.C. - Pompeo - Nell'83
a.C.,
Delfi fu rasa al suolo da un attacco della tribù tracia dei Maedi che
estinse il sacro fuoco che stava bruciando ininterrottamente da secoli. Ai
tempi di Pompeo, Cicerone,
alleato di Pompeo, consultò l'Oracolo su come avrebbe dovuto trovare la più
grande fama e gli fu detto:
«Crea
la tua natura, non il consiglio degli altri, la tua guida nella vita.»
Pompeo
fu successivamente sconfitto da Giulio
Cesare.
Cicerone coltivava la sua oratoria e le sue capacità nei tribunali per
preservare Roma dalla cospirazione di Catilina,
guadagnandosi fama immortale.
67
d.C. - Nerone - Nel 67
d.C.,
all'imperatore Nerone,
che aveva appena 30 anni e aveva ucciso sua madre nel 59
d.C.,
visitando l'Oracolo fu detto:
«La
tua presenza qui oltraggia il dio che cerchi. Torna indietro, matricida! Il
numero 73 segna l'ora della tua rovina!»
Nerone
era arrabbiato e per questo la Pizia venne bruciata viva. Nerone pensava che
avrebbe avuto un lungo regno e sarebbe morto a 73 anni. Invece il suo regno
arrivò a una breve fine dopo una rivolta di Galba che
all'epoca aveva 73 anni.
Prima
del 117 - Adriano - Prima
del 117 l'imperatore Adriano visitò
Delfi prima di salire al trono. Dopo aver bevuto dalla sorgente Kassotis, fu
proclamato il suo destino di Imperatore. Quando sedette sul trono, ordinò di
bloccarlo in modo che nessun altro potesse ottenere la stessa idea allo stesso
modo.
302
- Diocleziano - L'imperatore Diocleziano,
consultando l'oracolo su consiglio di Gallerio, disse che la setta dei cristiani avrebbe
portato alla distruzione dell'Impero. Ciò portò alle persecuzioni di
Diocleziano dove i cristiani furono perseguitati per non aver accettato i
sacrifici agli dei romani.
Dopo l'editto di tolleranza di Costantino, e
specialmente dopo il regno di Teodosio,
i cristiani si vendicarono perseguitando la Pizia.
362
- Giuliano l’apostata - L'agiografia racconta
che nel 362,
a nome del suo imperatore Giuliano
l'Apostata, Oribasio visitò
l'oracolo delfico, a quel tempo in uno stato di desolazione, offrendo i
servizi del suo imperatore al tempio e, in cambio, ricevendo una delle ultime
profezie della Pizia.
«Dì
all'imperatore che la mia sala è caduta a terra. Phoibos non ha più la sua
casa, né la sua mantica del mantello, né la sua primavera profetica; l'acqua
si è asciugata.»
Fontenrose
dubita dell'autenticità di questo oracolo, caratterizzandolo come un
"oracolo cristiano, concepito per dimostrare che l'Apollo delfico aveva
previsto la missione di Cristo e
la fine degli Oracoli.’’
393
- L’ultimo oracolo - L'ultimo
oracolo registrato fu nel 393
d.C.,
per ordine dell'imperatore Teodosio
I,
il tempio fu chiuso e mai riaperto. L'Oracolo ha dichiarato che tutto
è finito. Entro 5 anni l'imperatore sarebbe morto e 15 anni dopo Alarico e
i Visigoti saccheggiarono Roma.
Collegamenti:
Fonte:
Dimore eterne -
Alberto Siliotti
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