Delfi, l'oracolo del tempio di Apollo

 

 

Situato nel centro della Grecia, alla quota di 570 metri sulle pendici sud-occidentali del mitico Monte Parnaso, non distante dal Golfo di Corinto e immerso in un paesaggio incantevole, il complesso del santuario di Apollo è al tempo stesso un eccezionale luogo di culto e un'area archeologica di straordinaria importanza.

L'Oracolo di Delfi o “Delfo” è l'oracolo più prestigioso della religione greca del periodo arcaico. Con l'eccezione dell'autore degli inni omerici ad Apollo, che gli attribuisce la fondazione dell'oracolo, i mitografi sono divisi in due gruppi: per il primo il dio ricevette l'oracolo in dono da altre divinità, come Pan o Zeus, l'altro, parla di una lotta col serpente (descritto anche come una dragonessa femminile) Pitone che era il guardiano dell'oracolo, allora posseduto da Gea per ottenerne il controllo.

Pito era in effetti l'antico nome dell'oracolo e deriverebbe dal "far imputridire, marcire". Per scontare l'uccisione del serpente, Apollo dovette adattarsi a servire come pastore per sette anni sotto il re Admeto, che peraltro lo trattò sempre con rispetto e considerazione. Alla fine del periodo di pena, Apollo rientrò trionfalmente a Delfi sotto forma di delfino, il che va interpretato come una spiegazione paraetimologica per il nuovo nome dell'Oracolo.

Collocato a 500 metri di altitudine, in linea d'aria, a 8 km dal Golfo di Corinto, il santuario panellenico di Delfi, di cui il tempio è la principale costruzione, risale all'Età micenea, mentre le prime figurine testimonianti della sua attribuzione ad Apollo risalgono al VIII secolo a.C.. Dipendente dalla città di Delfi (che decideva ad esempio la promanzia), a partire dal VI secolo a.C. il santuario passò sotto il controllo dell'Anfizionia pilaico-delfica.

Nel 548 a.C., il tempio fu distrutto da un incendio. Nel 505 terminerà la sua ricostruzione, avviata grazie ai finanziamenti dei Greci e non solo (contribuì anche il faraone Amasis), e prenderà il nome di tempio degli Alcmeonidi, per via dell'importante ruolo svolto nella ricostruzione dalla famiglia ateniese degli Alcmeonidi, qui esiliata. Nel 373 a.C., il tempio venne nuovamente distrutto, questa volta quasi certamente da un terremoto. La sua ricostruzione tarderà fino al 325 a.C. per via della Terza guerra sacra (356-346).

Persiani nel 480 a.C. e in seguito i Galli, nel 279 a.C., razziarono la regione del golfo di Corinto, ma il santuario subì pochi danni. L'elevazione nel 168 a.C. di un monumento alla vittoria di Pidna da parte di Lucio Emilio Paolo Macedonico, trasformando una statua equestre di re Perseo di Macedonia, segna l'appropriazione del santuario da parte dei conquistatori Romani. Interventi di riparazione e ripristino del culto vennero da parte di Augusto, Domiziano e Adriano. Il culto di Apollo perdurò a Delfi fino al III secolo.

Il Tempio di Apollo

Il Tempio di Apollo era un complesso religioso risalente al IV secolo a.C. noto per il suo oracolo e per la sua lucentezza.

Il tempio, di ordine dorico e periptero, venne edificato sui resti di un tempio anteriore, eretto nel V secolo a.C., che a sua volta venne eretto nella stessa posizione di un altro del VII secolo a.C. La sua costruzione è attribuita agli architetti Trofonio e Agamede.

Nel secolo VI a.C. era conosciuto come il "Tempio degli Alcmeonidi" in tributo alla famiglia ateniense che aveva finanziato la sua ricostruzione dopo che un incendio aveva distrutto la sua struttura originale. Il nuovo edificio era un tempio di stile dorico esastilo di 6 x 15 colonne che venne poi distrutto nell'anno 373 a.C. Le sculture del frontone sono attribuite a Praxias e Androstene, ateniensi. Di una proporzione simile, il secondo tempio mantenne il modello 6 x 15 colonne nello stilobate. Dentro vi stava l'adyton, il centro dell'oracolo e il sedile della Pizia. Il monumento è stato restaurato in parte nel 1938.

Sopravvisse fino al 390 d.C., anno in cui l'imperatore cristiano Teodosio I fece tacere l'oracolo con la distruzione del tempio e la maggior parte delle statue e opere d'arte in nome del cristianesimo. Il santuario fu completamente distrutto dai cristiani zelanti della loro fede, nel loro tentativo di cancellare ogni traccia di paganesimo.

GEOGRAFIA - Sul lato orientale del massiccio del Parnaso, a nord del Golfo di Corinto, sorge il Tempio di Apollo. Il Parnaso, la montagna scavata da profonde gole inaccessibili, era considerato dai tempi più remoti la sede delle Muse.

Da un lato del Parnaso, ai piedi delle vette del Fedriade ("i Brillanti"), che dominavano Delfi, scorreva il torrente che alimentava la fonte di Castalia. Nelle acque di questa fonte i pellegrini dovevano fare il bagno in un rituale di purificazione, prima di entrare nel tempio per consultare l'oracolo di Apollo. Secondo l'Inno omerico di Apollo Pizio, il dio arrivò:

«sotto gli anfratti Parnàsi edifica, in Crisa, il tuo tempio. [...]
qui recheranno in silenzio le offerte al Signor dei peàni
l'inclite dei mortali tribù: nel tuo cuore godendo,
i sacrifici da quanti dimoran lì presso tu avrai.
»

La gola attraverso cui scorreva il fiume Pleistos, lasciò il posto al vasto complesso archeologico dell'antica Delfi.

MITO - Prima che il culto di Apollo fosse fondato a Delfi, una divinità femminile, Gea (la Terra), regnava come dea-serpente.

Secondo il mito narrato nell'Inno omerico di Apollo, un drago (secondo alcune fonti Gea, secondo altri sua figlia Themis) viveva a Delfi accanto alla fonte Castalia.

«E presso scorre il fonte dall'acque bellissime, dove
il Dio figlio di Giove dall'arco d'argento, trafisse
la Dragonessa grande, gigante selvaggio prodigio,
che tanti danni recava degli uomini all'agili greggi,
e tanti a loro stessi: ché era un cruento flagello.
A questa Era, la Diva dall’aureo trono, una volta,
Tifone, orrendo mostro crudele affidò, per nutrirlo.
»

Tifone, nella mitologia greca, personificava i terremoti e le eruzioni vulcaniche. Apollo lo uccise e lasciò che il brillante Iperione (il Sole) lo mutasse in pitone. Da qui il nome di Pythium con il quale è stato anche designato il dio. Ucciso il mostro, Apollo fermò i tentativi di Gea di conservare la supremazia del luogo sacro, diventandone padrone assoluto, non senza aver lasciato la regione per un certo tempo onde purificare il delitto.

Una versione del mito racconta che giunse un gruppo di persone di Cnosso, arrivati per nominare i chierici del loro oracolo nei pressi di Crisa, la città che per un certo periodo aveva prevalso su Delfi.

STORIA - L'occupazione del luogo di Delfi risale al Neolitico, tra il VI e il V millennio a.C. Nelle vicinanze del santuario di Atena Pronaicos, del santuario di Hermes e ad ovest del tempio di Apollo sono stati trovati dei resti di utensili in pietra. Intorno a questo santuario, che appare dalle origini come il cuore di Delfi, sono stati anche scoperti dei frammenti di ceramica risalenti al periodo dell'Antico Elladico (3000 - 2000 a.C.) e del medio elladico (2000 a.C. - 1600 a.C.) a sud e ad est del tempio.

Fino al recente periodo elladico (o periodo miceneo), sembra che non ci siano stati nel sito più che capanne di pastori fatte con legno e rami. Non ci sono prove che ci fosse allora un luogo di culto o un santuario oracolare. Sembra che le leggende della fondazione sorgano in questa epoca, narrando Diodoro Siculo della presenza di pastori.

Pausania riprende una vecchia credenza secondo la quale ci sono stati quattro templi prima dell'epoca classica, nello stesso luogo in cui è stato costruito quello di Apollo del IV secolo a.C.:

- Il primo, costruito con rami di alloro portati dalla valle di Tempe, nella Tessaglia settentrionale, simulando una collina. Tra il medio o l'antico periodo elladico.

- Il secondo, allevato dalle api con cera e piume. Sarebbe un edificio a nido d'ape, simile alle tombe a tholos di Micene.

- Il terzo, di bronzo, eretto dal dio Efesto. Potrebbe essere collegato a un santuario ornato in bronzo del XIII secolo a.C..

- Il quarto, in pietra, costruito dai leggendari architetti già menzionati, originari di Orcomeno, in Beozia, contemporanei della guerra di Troia. Dovrebbe essere collocato nell'ultima parte del periodo miceneo o nel cosiddetto periodo geometrico, vale a dire dal XII al X secolo a.C.

Gli scavi hanno permesso di scoprire attorno agli edifici a forma di abside rettangolare del tempio Apollo risalenti al XIII e XII secolo a.C. Si suppone che al posto del tempio vi fosse un mégaron, o residenza del capo della città, ma non vi è alcuna documentazione archeologica. Altre tombe sono state trovate ad ovest del santuario, verso Marmaria. Ed è qui che sono state trovate le tracce più concrete della presenza di un luogo di culto. Sembra che vi fosse un santuario dedicato all'Atena pre-ellenica, perché Gea doveva avere il suo culto nel luogo in cui si trova il tempio di Apollo. Le costruzioni erano in pietra e mattoni.

Sono state ritrovate molte statuette di sacerdotesse o di divinità. Una delle più importanti è di una donna nuda, seduta su un treppiede con le gambe divaricate. È la prima testimonianza della presenza di una profetessa nell'abisso oracolare. Il numero di idoli e in particolare di figure di tori che si trovano nelle fondamenta del Tempio di Apollo, ci permette di supporre che fosse già un luogo di culto, piuttosto che il quartier generale di un capo. Nello stesso luogo è stato un frammento di rhyton, contenitore che termina a testa di leone, di origine cretense. La costruzione è quella del preistorico Pitone.

La ceramica prova che ci sia stata continuità di occupazione durante il cosiddetto medioevo ellenico, corrispondente in termini archeologici a quella submicenea (1100-1025 a.C.), la protogeometrica (1025 - 900 a.C.) e l'inizio di quella geometrica, che va dal 900 al 700 a.C. Si pensa che il culto di Apollo arrivò nel santuario in questi secoli, ma senza sostituire un dio antico, chiamato Peana. Inoltre, è sconcertante notare che le restanti tracce del culto di Apollo delfico in tempi storici si trovano solo a Creta, e quindi sarebbe da dove Apollo si mosse secondo il mito per giungere a Delfi in epoca micenea.

Ai tempi di Omero, nell'VIII secolo a.C. al più tardi, Apollo regnò a Delfi e nell'Odissea vediamo che Agamennone consulta l'oracolo di "Febo Apollo della buona Pizia", che ci conduce alla fine del periodo miceneo, sebbene possa benissimo essere un anacronismo. Indubbiamente, è quando Delfi entra nella anfizionia di Antela, vicino alle Termopili, il cui centro era il santuario di Demetra Pilaia. L'afizionia era una confederazione di città greche, di carattere religioso, attorno a un santuario.

Il santuario si caratterizzò nel VII secolo a.C. per un sostegno d'un cratere argenteo che Aliatte II re di Lidia aveva donato al santuario di Delfi, realizzato da Glauco di Chio e ricordato da Erodoto (I, 25) che lo descrive costituito da pezzi saldati in modo da formare una specie di piramide tronca e collegati con traverse sbalzate e cesellate disposte su ciascun lato come i gradini di una scala.

Nell'anno 600 a.C. scoppiò la prima guerra sacra durata dieci anni. Il popolo di Cirra, il porto con cui molti pellegrini andarono a Delfi, impose loro tariffe così onerose da danneggiare i delfi, a tal punto che l'anfizionia dichiarò guerra a Cirra. Dopo lunghe e incerte lotte, Cirra fu distrutta e il suo territorio fu confiscato a beneficio del santuario. I delfi rimasero come proprietari dell'oracolo, l'anfizionia assunse l'amministrazione del santuario.

Nel 548 a.C. l'antico tempio di Trofonio e Agamede venne bruciato. Un altro fu costruito con grandi mezzi, che fu completato nel 510 a.C.

Al tempo delle Guerre persiane, l'oracolo fu così pessimista da essere stato accusato di essere filo-persiano. Nel 480 a.C., i persiani inviarono truppe cercando di arrivare a Delfi con l'intento di distruggerla per punire i Greci e gli Ateniesi, ma furono messi in fuga da una violenta tempesta.

focesi occuparono il santuario nel 448 a.C. con l'aiuto degli Ateniesi, e questa fu la causa della seconda guerra sacra. L'intervento spartano dell'anno successivo non ha impedito ai focesi di mantenere la supremazia politica di Delfi, grazie all'aiuto di Pericle. Fino al 421 a.C., dopo la pace di Nicia, nel mezzo della guerra del Peloponneso, Delfi non recuperò la sua indipendenza.

La valanga di rocce dei monti Fedriades, a seguito di un terremoto, distrusse in parte il tempio, la cui ricostruzione non ebbe inizio fino all'anno 369 a.C. I focesi scatenarono la terza guerra sacra nel 346 a.C., occupando Delfi e trincerandosi lì. Rimasero come proprietari dell'oracolo per 10 anni. Nel 352 a.C. circa, riprendono le opere di ricostruzione del tempio. Espulsi da Filippo II di Macedonia, i focesi furono costretti a pagare un gravoso risarcimento e persero i loro voti nell'anfizionia, dove entrò Filippo, che aveva incluso la Macedonia nell'anfizionia.

La quarta guerra sacra ebbe inizio nel 339 a.C. I locresi di Anfipoli, che avevano coltivato la piana di Cirra, pretendevano di far pagare una tassa ai pellegrini. Nel 328 a.C.Filippo II intervenne e pose fine a quest'ultima guerra sacra con la sconfitta dei locresi. Tutti questi incidenti hanno impedito il restauro del tempio che non è stato concluso fino al 330 a.C.

L'espansione dei Celti, che si stabilirono a nord dei Balcani nel IV secolo a.C., costituendo una minaccia per la Grecia. La Macedonia li ha tenuti a bada, ma nel 280 a.C. le lotte interne dell'antico regno di Macedonia di Filippo e Alessandro hanno indebolito questo scudo ellenico. I Celti, che nei testi greci sono denominati gálata, nell'anno 279 a.C. sconfissero i macedoni uccidendo Tolomeo Cerauno. La strada per la Grecia era diretta. I Celti calarono in Tessaglia sotto Brenno, raggiunsero le Termopili; dove inizialmente furono contenuti e quindi ritirati. Questa campagna si svolse in inverno, con il nevoso Parnaso. Queste condizioni climatiche, insieme al supporto degli Etoli e dei focesi, hanno salvato il tempio. Brenno, ferito, si ritirò dal combattimento. La leggenda narra che Atena e Artemide intervennero nella battaglia, e che le pietre cadute dal Parnaso, gettate senza dubbio dai greci stanziati sulle alture, seminarono il panico tra i Galati. Prima di andare ritirarsi, saccheggiarono i templi della Marmaria.

Per tutto il III secolo a.C. e fino al 168 a.C., il santuario era controllato dalla Lega Etolica. Un'epoca ancora importante per il santuario di Apollo, grazie soprattutto ai doni dei re di Pergamo, che costruirono anche un portico, come per gli Etoli. Nel 167 a.C., i Romani, dopo la vittoria su Perseo, il loro ultimo re, fecero della Macedonia una provincia e controllarono Delfi.

Nel 86 a.C., mentre Silla guerreggiava contro Mitridate, re del Ponto in Asia Minore, i delfici erano costretti a consegnare le offerte in oro per finanziare le loro campagne. Nel 83 a.C., un popolo della Tracia, i Maedi, saccheggia il santuario e brucia il tetto.

Sotto la protezione di Augusto, il tempio ha recuperato un po' di importanza, nonostante i saccheggi subiti nel primo secolo, c'erano ancora nel santuario 3.000 statue. Nerone, nel 67, ritirò quasi 500 statue e divise la piana di Cirra tra i suoi legionari. Il tempio fu restaurato nell'87 sotto l'imperatore Domiziano.

Nel II secolo, gli Antonini, specialmente Adriano, furono i veri benefattori del santuario. Il suo contemporaneo, Erode Attico, un ricco nativo greco di Maratona e amico di Adriano, fece costruire a sue spese i gradini di pietra dello stadio. D'altra parte, l'oracolo era in pieno declino. In precedenza, erano le città che venivano a consultarlo, ora erano i privati a sollevare i loro problemi personali.

Sebbene i delfici eressero due statue in onore di Costantino I (306–337), quest'ultimo spogliò il santuario e prese il tripode di Platea (consacrato dopo la battaglia nel 479 a.C.) per decorare la sua nuova capitale, Costantinopoli. L'imperatore romano Giuliano (361–363) tentò invano di dare una certa vita al tempio, che fu chiuso nel 394 dopo l'editto di Teodosio, che vietava le sette considerate pagane. Poi a Delfi, fu istituito un vescovo e nel secolo successivo fu costruita una basilica a ovest del santuario abbandonato.

IL TEMPIO - Il tempio più antico, distrutto da un incendio nel 548 a.C., fu opera dei leggendari architetti: Trofonio e Agamede. Fu sostituito da quello ordinato dalla famiglia ateniese degli Alcmeonidi, alla fine del VI secolo a.C. Ma crollò dopo un violento terremoto nel 373 a.C. Tra il 373 a.C. e 340 a.C., venne costruito l'edificio, di cui si possono vedere i resti.

L'ultimo tempio (IV secolo a.C.), Costruito in stile dorico, aveva sei colonne di tufo sul davanti e quindici sui lati. Vi si accedeva da tre gradini. La parte meridionale era sostenuta da un muro, che a sua volta poggiava su una terrazza inferiore sostenuta da un muro poligonale. Su questa terrazza, tra gli altri edifici, vi era probabilmente la sede della Pizia. Nella stanza sotterranea del tempio (l'adyton), dove si trovava l'onfalo e sgorgava l'acqua della fonte Castalia, la sacerdotessa di Apollo pronunciava i suoi oracoli sibillini, che i sacerdoti interpretarono e trascrissero.

Il santuario, affacciato sulla valle del fiume Pleistos e sovrastato dalle pareti rocciose incombenti Fedriadi (le "splendenti") che formano le gole della Castalia da cui scaturisce una sorgente sacra, era disposto su terrazze artificiali e circondato da un recinto in muratura di 190 metri per 135, interrotto da nove porte.

Lo stilobate presenta 3 gradini di calcare bluastro di Haghios Ilias. Il tempio è di ordine doricoperiptero esastilo (m 60,32 × 23,82) , con 15 colonne sui lati lunghi con pronao e opistodomo in antis. Nel pronao vi erano i motti dei Sette Savi e vi era anche una statua di Omero; nella cella si conservavano inoltre l'altare di Poseidone, le statue delle Moire, di Apollo Moiragètes, il focolare con il fuoco perpetuo, la sedia di Pindaro, in ferro (su cui il poeta aveva recitato le sue poesie).

Nel prónao del santuario erano riportate delle massime di sapienza: "nulla di troppo", "La certezza porta rovina", ed il celebre motto ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ (gnōthi seautón) che significa "conosci te stesso" e che sarà poi fatto proprio da Socrate. All'interno del recinto erano presenti delle statue, tra le quali due scolpite da Patrocle di Crotone.

Nella parte alta il tempio di Apollo ospitava nel suo locale più nascosto (l'àdyton) la profetessa Pizia quando pronunciava i suoi oracoli. Nessuna guerra o iniziativa pubblica importante veniva intrapresa senza consultarla, e anche la gente comune non esitava a porle quesiti di carattere personale. Delfi fu per oltre un millennio il punto di riferimento religioso di tutto il mondo ellenico, con notevoli riflessi anche sulla sfera politica e sociale.

La Via Sacra era la strada principale del gruppo di edifici che formavano il Santuario di Delfi. Cominciava nell'angolo sud-est del recinto sacro, per arrivare, per mezzo di un sentiero a serpentina di circa 400 m, all'ingresso del Tempio di Apollo.

Era largo circa 4 o 5 metri ed era fiancheggiata su entrambi i lati da monumenti votivi e tesori, ordinati per essere costruiti dalle città greche e per proteggere le offerte dei loro abitanti.

I donatori, con queste manifestazioni di ricchezza e potere, intendevano dimostrare la loro venerazione e il riconoscimento del dio, e costituivano la testimonianza più eloquente dell'individualità, della rivalità e della divisione del mondo greco antico. Un esempio: gli Spartani, per celebrare la vittoria sugli Ateniesi alla fine della Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), costruirono un ex voto dedicato ai loro ammiragli che sconfissero il nemico nella decisiva battaglia di Egospotami, proprio di fronte al monumento che aveva commemorato il trionfo degli Ateniesi sui Persiani a Maratona.

L'ORACOLO - Una kylix attica a figure rosse del 440-430 a.C, opera del Pittore di Kodros, conservata presso l'Antikensammlung di Berlino. In questa immagine Egeo, il mitico re di Atene, consulta non la Pizia, ma la dea Themis, divinità della legge e in Eschilo seconda detentrice dell'oracolo, assisa sul bacile di un tripode di foggia simile a quelli usati per bollire le carni sacrificali.

Evidenze archeologiche hanno dimostrato che il sito in cui era collocato l'oracolo fu luogo sacro fin dall'epoca pre-greca. In epoca antica la consultazione dell'oracolo conservava una periodicità annuale avvenendo il 7 del mese di Bisio (febbraio/marzo), in epoca classica tale periodicità acquisì una regolare cadenza mensile più le consultazioni considerate straordinarie. L'organizzazione templare risultava articolata: i sacerdoti di Apollo erano due e venivano nominati a vita, essi avevano cura del culto al dio e conservavano la sua statua; seguivano gli hósioi in numero di cinque, nominati anch'essi a vita controllavano il rispetto dei riti lì celebrati; i prophétes assistevano invece la Pizia, che viveva nel santuario; seguiva altro personale addetto ai sacrifici, alle pulizie, all'amministrazione.

La personalità più in vista era la Pizia, la profetessa, scelta tra le donne di Delfi senza alcuna selezione in base all'età e nominata a vita. Potevano esservi più profetesse, fino a tre, la loro esistenza sacra era regolata dalla purezza rituale e dalla continenza, condizione esibita anche per mezzo di un preciso abbigliamento e per un'alimentazione regolata.

Nel caso delle consultazioni ordinarie (mensili), chiunque poteva chiedere responsi e il sacrificio che precedevano i riti era offerto dalla città di Delfi; per quanto attiene invece le consultazioni "straordinarie", il sacrificio che le precedeva era a spese proprie del consultante il quale, se straniero, poteva procedere solo se accompagnato da un prosseno di Delfi. L'ordine della consultazione seguiva secondo alcune rigide regole: i Greci avevano la precedenza sui barbari e tra i Greci, i cittadini di Delfi avevano la precedenza; a seguire, i cittadini dell'anfizionia pilaico-delfica. Nel caso si fosse presentata la condizione di uguale diritto, si tirava a sorte. La città di Delfi si riservava comunque il diritto di riconoscere per decreto la promanzia, ovvero la possibilità offerta a un consultante di essere ricevuto dall'oracolo prima di altri.

Prima di ogni singolo oracolo, il consultante doveva offrire il pelanós, una libagione in natura, e pagare una tassa il cui ammontare si differenziava in base al fatto se il consulto atteneva alla sfera privata o a quella pubblica. Seguiva un primo sacrificio cruento detto próthysis che corrispondeva generalmente a una capra e, infine, il consultante doveva deporre sul tavolo sacro un'ulteriore parte di un'altra vittima sacrificale. A questo punto si avviava la consultazione: secondo i testi, la Pizia entrava nel tempio e faceva bruciare farina d'orzo e foglie di alloro sulla hestía dal fuoco perenne, quindi scendeva nell'ádyton, il sacro locale posto sotto la pavimentazione del tempio dove era collocato anche l'omphalós, la sacra pietra che indica il centro del mondo. Lì, seduta su un calderone sacrificale chiuso da un coperchio e poggiato su un tripode, tenendo un ramo d'alloro tagliato fresco e circondata da misteriosi vapori provenienti da una fenditura del terreno che salivano verso un'apertura verticale come quella di un pozzo, ella pronunciava gli oracoli. La lingua era generallmente dialetto ionico, ma sono noti oracoli in dorico. Non si sa dove il consultante si collocasse, né se la sua domanda venisse o meno trascritta, ma questa domanda era proposta per mezzo di un'alternativa a cui la Pizia rispondeva.  

L'area sacra di Delfi  

L'origine dell'oracolo di Delfi risale all'età micenea, intorno al 1500 a.C, quando una semplice capanna di frasche di alloro costituiva un luogo sacro dedicato a Gea, dea della Terra; il sito era stato scelto perché una fenditura del terreno emanava esalazioni vulcaniche capaci di stordire chi le avesse respirate. In seguito, verso l'800 a.C, fu innalzato il primo tempio in pietra; vuole la leggenda che Apollo giovinetto vi affrontò e uccise il mostruoso serpente Pitone, introducendovi il proprio culto. 

Il tempio subì altre modifiche, fu circondato da un colonnato, mentre alla sommità dell'area sacra furono costruiti un teatro e uno stadio, nei quali ogni quattro anni si svolgevano giochi e gare poetiche e musicali in onore della Pizia. Accanto al tempio di Atena Pronaia (la guardiana del tempio) nel 390 a.C. venne eretto un tempietto a pianta circolare - la cosiddetta Thòlos di Marmarla - formato da 20 colonne marmoree doriche cui corrispondevano, nella cella, altrettante colonne corinzie. 

La funzione di questo tempio rimane sconosciuta. Anche a Epidauro nel santuario di Asclepio (il dio della medicina, figlio di Apollo) vi era un tempietto analogo che non si sa a cosa servisse: forse era dedicato al culto di un eroe o custodiva i serpenti sacri. Ma la thòlos di Delfi non poteva svolgere quelle funzioni.

L'ombelico del mondo

La mitologia greca racconta che un giorno Giove liberò due aquile ai confini estremi del mondo, per vedere quale fosse il suo centro. Le due aquile si ritrovarono a Delfi, sopra una pietra sacra fatta a cupola caduta dal cielo, ornata da un rilievo a maglia di rete. Oggi quella pietra, ritenuta l'Omphalòs o "ombelico del mondo", si può osservare nel Museo Archeologico di Delfi (che custodisce, tra l'altro, la celebre statua dell'Auriga del 460 a.C). 

Per i Greci esistevano più "ombelichi": se quello di Delfi era in assoluto il centro del mondo, vi erano anche quelli di ciascuna nazione, di ogni città, dei singoli luoghi sacri e così via. Questa credenza portò alla tradizione di inserire una pietra tondeggiante nella fondazione dei templi, ereditata poi da Etruschi e Romani e trasformata in quella che tuttora viene chiamata la "posa della prima pietra".

L'oracolo

Chiunque intendesse consultare la Pizia doveva seguire una precisa procedura. Dopo essersi purificato nelle acque della Fonte Castalia, il pellegrino (alle donne non era permessa la consultazione) affrontava il "giudizio della capra": l'animale veniva spruzzato con acqua fredda e se tremava poteva essere sacrificato. Pagato il tributo stabilito, il postulante presentava al sacerdote il proprio quesito scritto su una tavoletta; poi seguiva questi e la profetessa nel tempio, aspettava in un locale attiguo all'àdyton e infine otteneva la risposta dal sacerdote, quasi sempre dal significato dubbio e non di rado incomprensibile, tanto che era definita loxias, "ambigua".
 
La prima profetessa era una vergine che dava responsi una sola volta all'anno, il settimo giorno del mese bisio (febbraio-marzo), data di nascita di Apollo; ma dopo il rapimento di una giovane profetessa si preferì incaricare donne di oltre 50 anni di età. Con l'aumento continuo delle domande, le Pizie divennero due con una terza di riserva, che lavoravano il settimo giorno di ogni mese. Tuttavia i pellegrini provenienti da città con ambasciatori a Delfi potevano consultare l'oracolo ogni giorno, per cui le Pizie erano impegnate tutto l'anno. 
 
La profetessa di turno si recava al mattino alla Fonte Castalia,  dove si purificava, beveva l'acqua della sorgente sacra Casotide e raccoglieva foglie di alloro, che masticava; veniva quindi portata in processione nel tempio, accompagnata dai sacerdoti e dai fedeli. Scesa nell'àdyton sedeva su un tripode d'oro posto sopra una fenditura, dalla quale respirava le esalazioni vulcaniche con una foglia d'alloro in bocca, cadendo presto in trance. Si dice che le risposte ai quesiti fossero suoni incomprensibili, trascritti e interpretati dai sacerdoti, i quali li presentavano ai fedeli in esametri o più raramente in prosa. Ma Plutarco, sacerdote a Delfi per trent'anni, ha scritto che era Apollo a ispirare visioni alla Pizia, la quale le traduceva con proprie parole.  
 
O nel corso dei secoli cambiarono le procedure, oppure una delle due versioni è da ritenersi falsa. La grande affluenza di pellegrini a Delfi provocò un progressivo decadimento del profondo significato religioso iniziale. Venne perfino istituito un "oracolo rapido", che rispondeva per sorteggio alle domande più semplici; ma non tutti si fidavano di queste risposte, per cui i sacerdoti si rifugiarono sempre più nell'ambiguità. L'opposizione di stimati filosofi a questo tipo di divinazione, l'affermarsi dell'astrologia e dei culti misterici come quello di Iside segnarono la decadenza e l'abbandono della consultazione a Delfi. Quando l'imperatore cristiano Teodosio nel 385 d.C. proibì l'oracolo, la fama e i fasti dell'antica area sacra ad Apollo erano ormai ricordi del passato.

Altri oracoli nell'antichità

L'oracolo di Delfi non era il solo noto e frequentato nella Grecia antica. Nel santuario di Asclepio a Epidauro i postulanti dormivano nel portico del tempio, dove facevano sogni profetici capaci di guarirli. L'oracolo di Giove a Dodona funzionava in modo assai semplice: i quesiti venivano incisi su strisce di piombo piegate in due e poste in giare; la sacerdotessa le estraeva e, senza leggerle, rispondeva sì o no. 

Nella pianura di Troia i fantasmi degli eroi morti in battaglia erano considerati oracoli: se comparivano coperti di polvere, si annunciava la siccità, se sudati era un'annata di pioggia, se sporchi di sangue sarebbero accadute calamità. A Malta, nel tempio sotterraneo di Hai Saflieni veniva consultato l'oracolo in un ambiente nel quale le voci giungevano da un'apertura nella parete. I trucchi erano molto frequenti: tra i più noti si ricorda, nella Turchia settentrionale, la truffa ventennale messa in atto da un certo Alessandro di Abonutico il quale, addomesticato il serpente Glicone, lo faceva "parlare" in una stanza buia pronunciando egli stesso gli oracoli tramite un tubo ben nascosto.  

I responsi celebri - La lista degli oracoli di Delfi

La Pizia era la sacerdotessa che presiedeva l'Oracolo di Apollo a Delfi. Ci sono più di 500 presunti oracoli sopravvissuti da varie fonti riferite all'oracolo di Delfi. Molti sono aneddotici e sono sopravvissuti come proverbi. Molti sono espressi ambiguamente, apparentemente per mostrare l'oracolo in una buona luce indipendentemente dal risultato. Tali profezie erano ammirate per la loro destrezza nel fraseggio. Una di queste famose predizioni era la risposta a una persona sconosciuta che voleva sapere se fosse stato sicuro per lui partecipare a una campagna militare; la risposta è stata: "Vai, ritorna non muori in guerra", che può avere due significati completamente opposti, a seconda di dove si suppone che sia una virgola mancante, prima o dopo la parola "non". Ciononostante, sembra che l'Oracolo abbia costantemente sostenuto profezie pacifiche, non violente in generale. Il seguente elenco presenta alcune delle profezie più importanti e storicamente significative di Delfi.

ORACOLI DELLA MITOLOGIA - Vi sono diversi episodi narrati nella mitologia in cui gli eroi ricorrono all'oracolo per ottenere delle previsioni.

Sisifo - Un esempio è l'oracolo ottenuto da Sisifo che usurpato del suo trono dal fratello Salmoneo sperava di riottenere il trono. Ebbe come responso di ingravidare la figlia di Salmoneo (Tiro) che scoperta la ragione di quella gravidanza uccise la prole. Sisifo tuttavia riuscirà ad esiliare il fratello con una scusa.

Cadmo - Cadmo figlio di Agenore re di Tiro nonché fratello di Europa, fu mandato dal padre assieme ai fratelli alla ricerca della sorella. Cercandola in Grecia pensò di chiedere consiglio all’oracolo il quale disse che egli non avrebbe dovuto cercare la sorella ma fondare una nuova città, Tebe. Per fare ciò avrebbe dovuto seguire un toro sacro e determinare la località in base a dove si sarebbe fermato. Il toro così si fermò in corrispondenza della Beozia laddove sorge oggi Tebe. Egli poi, aiutato dagli sparti, costruì Cadmea, ossia la rocca di Tebe.

«Rifletti alle mie parole, Cadmo, figlio di Agenore! Alzati di buon mattino e lascia la sede dell'oracolo, vestito come di consueto ed armato soltanto di una lancia da caccia. Prendi la via attraverso il paese dei Flegrei e della Focide fino a che arrivi dal pastore dell'armento del mortale Pelagon. Quando ci sarai giunto, scegli tra le vacche muggenti quella che ha su tutti e due i fianchi un disegno bianco di luna piena. Prendila per tua guida sulla strada che dovrai percorrere. Ti dò ancora una indicazione che non dovrai dimenticare: dove la vacca si inginocchierà e poserà per la prima volta la testa cornuta sul terreno, in quel punto dovrai sacrificarla alla terra immersa nell'oscurità. Dopo averla sacrificata giustamente e puramente, fonda sulla collina più alta una città dalle vie larghe e manda agli Inferi il terribile custode del dio della guerra. Così nel futuro sarai famoso tra gli uomini ed avrai come moglie una immortale, o fortunato Cadmo!»

Laio ed Edipo - In queste vicende il ruolo dell'oracolo e la consulta sono molto importanti per lo svolgimento del mito.

Laio innamoratosi di Crisippo figlio del re Pelope lo stuprò e questi per la vergogna si suicidò. Pelope dunque lanciò una maledizione a Laio. Questi chiese all’oracolo come avrebbe dovuto comportarsi e gli fu detto che avrebbe dovuto evitare di avere figli poiché questi lo avrebbe ucciso e avrebbe poi sposato sua moglie. Ma Laio commise una leggerezza e nacque un bambino (Edipo) che abbandonò presso il monte Citerone.

Edipo fu adottato da piccolo dal re di Corinto Polibo. Uno dei suoi nemici per offenderlo gli rivelò che egli era un trovatello. Turbato, Edipo interrogò Polibo il quale, dopo molte reticenze, mentì dicendogli che quella non era affatto la verità. Ma Edipo, ancora incerto, stabilì di partire per interrogare l'oracolo di Delfi e sapere chi erano davvero i suoi genitori. Quando si recò presso il santuario, la Pizia, inorridita, lo cacciò dal santuario, predicendogli che avrebbe ucciso il padre e sposato sua madre. 

Atterrito dal vaticinio, Edipo, per evitare di uccidere Polibo e di sposare Peribea, decise di non tornare mai più a Corinto e di recarsi invece a Tebe dove la profezia si sarebbe avverata di lì a poco. Laio infatti saputo che il figlio stava per tornare a Tebe decise di andare nuovamente a Delfi per interrogare l’oracolo, ma lungo la strada, padre e figlio si incrociarono senza conoscersi. Ne nacque uno screzio da cui Laio perse la vita. Edipo poi una volta giunto a Tebe avrebbe sposato la madre Giocasta.

Un giorno una tremenda epidemia si abbatté sul regno di Tebe; re Edipo, non sapendo cosa fare, inviò Creonte a consultare nuovamente l'oracolo di Delfi. La risposta dell'oracolo fu che l'epidemia era una conseguenza dell'assassinio ancora impunito di Laio. Edipo allora cominciò le ricerche per scoprire la verità su quel delitto che gli sarebbe stato rivelato da Tiresia.

Acrisio - Acrisio, nonno di Perseo e re di Argo, temeva per le sorti del proprio regno perché, avendo avuto dalla moglie Aganippe una sola figlia femmina, Danae, in assenza di eredi maschi non sapeva a chi avrebbe trasmesso il titolo di sovrano. Spinto dal desiderio di conoscere il destino della sua città, chiese all'oracolo di Delfi come avrebbe potuto avere figli. Il dio gli rispose che sua figlia Danae avrebbe avuto un figlio che lo avrebbe ucciso. Dopo varie vicissitudini infatti Perseo uccise Acrisio senza volerlo. In una versione con una lancia scagliata nella direzione sbagliata, nell'altra per aver visto inavvertitamente la testa di Gorgone.

Tieste - Tieste fratello di Atreo voleva vendicarsi del grave affronto subito dal fratello meditando una grave vendetta, ossia uccidere il figlio del fratello, Agamennone. Per compiere questa vendetta chiese alla Pizia come avrebbe dovuto fare e l'oracolo disse che avrebbe dovuto generare un figlio con sua figlia. Dopo varie vicissitudini Tieste compì l'incesto con la figlia Pelopia da cui nacque Egisto. Questi una volta cresciuto divenne l'amante della moglie di Agamennone Clitemnestra, la quale a sua volta voleva uccidere il marito per vendicare la morte della figlia Ifigenia. Agamennone infatti morirà per mano di Egisto in un agguato orditogli.

Oreste - Dopo la morte di Agamennone il figlio Oreste ormai adulto, decise di visitare l'oracolo di Delfi per sapere se doveva riservare una punizione agli assassini di suo padre. Il responso emesso da Apollo annunciava che se non avesse onorato la memoria di Agamennone vendicandone la morte sarebbe stato relegato ai margini dalla società. Oreste quindi vendicò il padre uccidendo Egisto e la madre Clitennestra. 

Alla sua morte Oreste sarebbe stato sepolto a Tegea: quando Lica, uno dei cinque Spartiati detti Valenti, ne ritrovò il corpo riuscì a procurare la vittoria di Sparta sulla città di Tegea, in conformità con quanto detto la Pizia in merito alla sorte di Sparta contro questa città.

Primo periodo - La fondazione di Siracusa e Crotone - La fondazione delle colonie di Siracusa e Crotone è seguita da un responso oracolare sulla fondazione delle città. Archia di Corinto e Miscello di Ripe ecisti si incontrarono a Delfi proprio per chiedere un responso dalla Pizia su ciò che avrebbero voluto compiere. La Pizia quindi pose ad entrambi una domanda su ciò che per entrambi era più importante, se le ricchezze o la salute.

«Secondo una tradizione, Archia si recò a Delfi nello stesso tempo in cui lo fece Miscello. Insieme consultarono l'oracolo: il dio, prima di rispondere, volle sapere da ciascuno se avessero preferito la ricchezza o la salute; e, poiché Archia scelse la ricchezza e Miscello la salute, designò al primo l'area di Siracusa, e l'area di Crotone al secondo. Ora, i Crotoniati costruirono effettivamente una città dalle meravigliose condizioni salubri, come abbiamo detto in precedenza; e i Siracusani d'altro canto si elevarono in breve tempo sin all'apogeo della ricchezza e dell'opulenza, testimone di ciò fu l'antico proverbio: alla gente troppo ricca e benestante non basterebbe nemmeno la decima di Siracusa» (Strabone, Geografia, VI, 2, 4.)

Licurgo - Alcune delle prime dichiarazioni oracolari di Delfi potrebbero essere state consegnate a Licurgo, il leggendario legislatore spartano (nell'VIII secolo a.C.). Secondo il rapporto di Erodoto, Licurgo visitò e consultò l'oracolo prima di applicare le sue nuove leggi a Sparta:

«Licurgo, uomo di fama tra gli spartani, andò dall'oracolo a Delfi. Appena entrato nella sala, la sacerdotessa disse in esametro: "Sei venuto nel mio ricco tempio, Licurgo, / Un uomo caro a Zeus e a tutti coloro che hanno case olimpiche. / Sono in dubbio se pronunciarmi davanti a uomo o dio, / Ma io penso piuttosto che tu sei un dio, Licurgo." Alcuni dicono che la Pizia dichiarò anche a lui la costituzione che ora esiste a Sparta, ma gli stessi Lacedemoni dicono che Licurgo la portò da Creta quando era il guardiano di suo nipote Leobete, il re spartano.»

Licurgo istituì dunque una costituzione per gli Spartani che combinava le caratteristiche di una diarchia e d'una democrazia classica, per la quale v'era inoltre prevista una spartizione equa della terra tra la sua popolazione.

Tanto Senofonte quanto Plutarco gli attribuiscono anche l'introduzione di una monetazione molto ingombrante fatta di ferro (al fine di prevenire l'attaccamento alla ricchezza). Nel racconto di Plutarco e Diodoro, ciò era anche basato su una frase oracolare:

«L’amore per il denaro e nient'altro rovinerà Sparta.»

La presunta affermazione oracolare, in retrospettiva, è stata interpretata come soddisfatta dal fatto che i soldati di Sparta inviarono a casa oro e argento dopo la guerra del Peloponneso, sarebbe stata la rovina di Sparta, secondo Plutarco. È alquanto improbabile però che questo oracolo sia stato effettivamente consegnato, in quanto se lo fosse stato sarebbe apparso davvero anacronistico allo stesso Licurgo, poiché ai suoi tempi non esisteva ancora un sistema monetario.

Cipselo

630 a.C. - Thera - Nel 630 a.C., il re dell'isola di Thera andò a Delfi per offrire un regalo a nome della sua città natale, e fu detto dall'oracolo che avrebbe dovuto fondare una città in Libia. Siccome il re non sapeva dove fosse la Libia, non fece nulla. Più tardi non piovve su Thera per lungo tempo, e per scoprire cosa si poteva fare, gli abitanti si avvicinarono di nuovo all'oracolo. Lei disse che se avessero creato un insediamento a Cirene (in Libia), le cose sarebbero andate meglio.

Per alleviare la pressione dalla siccità e seguendo il consiglio dell'oracolo, i Terani cercarono consiglio dai cretesi riguardo a dove si trovava la Libia e una colonia di Thera fu stabilita a Platea. Ma la sfortuna li seguì ancora per altri due anni, così visitarono l'oracolo una terza volta. E la Pizia disse: «Ti conosco meglio di me, una bella Libia che abbonda di vello? Meglio lo straniero di chi lo ha calpestato? Oh! Intelligenti Terani!»

I Terani cercarono consiglio dai libici locali che diedero loro un nuovo sito e la colonia prosperò.

595 a.C. - La prima guerra sacra - Nel 595 a.C., le questioni dell'Oracolo furono ritenute troppo importanti per essere lasciate solo ai Delfi, e la santità del sito venne protetta dalla Lega Anfizionica, una lega di 12 città esistenti dal 1100 a.C. (La lega aveva preso il nome da Anfiziona delle Termopili, fratello di Elleno, il primo re greco di Atene (o non pelasgico). In quell'anno, la vicina Cirra riscosse un tributo ai pellegrini, inaugurando la Prima Guerra Sacra. Dopo 5 anni di lotta, l'Oracolo decretò che il sito di Cirra fosse lasciato incolto, sacro ad Apollo. Ciò inaugurò un periodo di grande prosperità.

594 a.C. - Solone - Nel 594 a.C., Solone, il legislatore ateniese, che cercava di catturare l'isola di Salamina da Megara e Cirra ebbe un responso dall'oracolo:

«Primo sacrificio ai guerrieri che una volta avevano la loro casa in quest'isola, / Chi ora copre la pianura ondulata di una bella Asopia, / Rilassati nelle tombe degli eroi con le loro facce rivolte al tramonto.»

Riuscì a farlo prendendo come volontari 500 giovani ateniesi i cui antenati provenivano da Salamina, catturò l'isola che si sarebbe dimostrata così importante nella successiva storia ateniese. Solone non cessò mai di sostenere e dare credito all'oracolo per il suo sostegno nel dichiarare che l'isola era originariamente ionica.

Nel formulare le sue famose riforme costituzionali per Atene, Solone chiese nuovamente il consiglio dell'oracolo che gli disse: «Sedetevi ora a metà nave, perché voi siete il pilota di Atene. Afferra velocemente il timone tra le mani; hai molti alleati nella tua città.»

Di conseguenza, Solone rifiutò l'opportunità di diventare un tiranno rivoluzionario e creò una costituzione per la quale lui e Atene furono giustamente onorati. Attraverso un processo con giuria, un sistema fiscale graduale e il taglio dei debiti ha impedito un crescente divario tra gli "abbienti" e i "non abbienti". Ma ha rifiutato di accettare le confische della proprietà dei ricchi, creando così una classe media ateniese. Ottenne un giuramento dal Concilio dei magistrati ateniese per cui se avessero violato queste leggi avrebbero dedicato una statua d'oro all'Oracolo di Delfi di pari importanza a loro stessi.

580-570 a.C. - Pitagora - Questa sezione sull'argomento Storia è solo un abbozzoContribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.

Secondo alcune fonti Pitagora ebbe come padre un cittadino facoltoso di nome Mnesarco questi trovandosi a Delfi in ragione di suoi commerci volle chiedere alla Pizia delucidazioni sul suo futuro prossimo e la sacerdotessa predisse la nascita di un figlio utile al genere umano e saggio.

560 a.C. - Creso - Nel 560 a.C.Creso di Lidia, in una prova di oracoli, consultò tutti i famosi oracoli su ciò che stava facendo in un giorno stabilito. Secondo Erodoto, l'oracolo proclamò: «Conto i granelli di sabbia sulla spiaggia e misuro il mare; Capisco il discorso dei muti e ascolto i senza voce. L'odore è arrivato alla mia sensazione di una tartaruga dall'aspetto duro, bollente e ribollente di carne d'agnello in una pentola di bronzo: il calderone sotto è di bronzo, e il bronzo è il coperchio.»

L’oracolo di Delfi venne dichiarato il vincitore. Creso quindi chiese se avesse dovuto fare la guerra ai Persiani e se avesse dovuto prendere crearsi qualsiasi forza alleata. Gli oracoli ai quali ha inviato questa domanda includevano quelli di Delfi e Tebe. Entrambi gli oracoli diedero la stessa risposta, se Creso avesse fatto guerra ai Persiani, avrebbe distrutto un possente impero. Essi gli hanno ulteriormente consigliato di cercare i popoli greci più potenti e stringere alleanze con loro.

Creso pagò una quota elevata a Delfi e poi andò dall'oracolo chiedendo "La sua monarchia durerà a lungo?" La Pizia rispose:

«Ogni volta che un mulo diventa re e sovrano dei Medi, allora il cibo delicato dei Lidi, fugge per l'Ermus disseminato di pietre, fugge, e pensa di non stare in piedi, né ha vergogna di avere un cuore di pollo.»

Creso riteneva impossibile che un mulo dovesse essere il re dei medi e quindi credeva che lui e il suo problema non avrebbero mai costituito un problema per il suo potere. Decise quindi di fare causa comune con alcune città-stato greche e attaccare la Persia.

Tuttavia, fu il suo impero, non quello dei persiani, che fu sconfitto, adempiendo la profezia ma non alla sua interpretazione. Apparentemente dimenticò che Ciro, il vincitore, era per metà Mede (di sua madre), per metà persiano (da suo padre) e quindi poteva essere considerato un "mulo".

Nell'ode di Bacchilide, composta per Gerone di Siracusa, che vinse la corsa dei carri a Olimpia nel 468, Creso con la moglie e la famiglia montò la pira funebre, ma prima che le fiamme potessero avvolgere il re, fu rapito da Apollo e portato via verso gli Iperborei. La versione di Erodoto include Apollo in modalità più "realistica": Ciro, pentendosi dell'immolazione di Creso, non riuscì a spegnere le fiamme fino all'intervento di Apollo.

500 a.C. circa - Lucio Giunio Bruto - Lucio Giunio Bruto accompagnò i figli di Tarquinio il SuperboTito ed Arrunte, in un viaggio all'oracolo di Delfi. I figli chiesero all'oracolo chi sarebbe stato il successivo sovrano a Roma e l'oracolo rispose che la prossima persona che avesse baciato sua madre sarebbe diventato re. Bruto interpretò la parola "madre" nel significato di "Terra" così, al ritorno a Roma, finse di inciampare e baciò il suolo.

Periodo classico - 480 a.C. - La minaccia persiana in Grecia - Nel 480 a.C., quando Serse, figlio di Dario il Grande di Persia, tornò per completare il lavoro di conquista dei Greci in cui suo padre aveva fallito, gli Ateniesi consultarono l'oracolo. Fu detto loro:

«Ora le tue statue sono in piedi e versano sudore. Rabbrividiscono di terrore. Il sangue nero gocciola dai tetti più alti. Hanno visto la necessità del male. Esci, esci dal mio santuario e annega i tuoi spiriti di dolore.»

Non fu ambiguo. Quando persuase a chiedere consiglio una seconda volta, l'oracolo diede modo agli Ateniesi di sfuggire al loro destino. Quando Atena si avvicinò a suo padre per aiutare la sua città, Zeus rispose che avrebbe concesso che "un muro di legno da solo non sarebbe stato catturato, un vantaggio per te e per i tuoi figli". L'oracolo di nuovo consigliò agli Ateniesi di fuggire:

«Non aspettate in silenzio la venuta dei cavalli, i piedi in marcia, l'ospite armato sulla terra. Fuggi via. Volta le spalle. Ci incontreremo comunque in battaglia. O santa Salamina, sarai la morte di molti figli di una donna tra il tempo di semina e il raccolto del grano.»

Nel frattempo, anche gli Spartani consultarono l'oracolo e gli fu detto:

«La forza dei tori o dei leoni non può fermare il nemico. No, non lascerà, dico, fino a quando non piangerà la città o il membro principale dal membro.»

o in una versione secondo Erodoto:

«Ascoltate il vostro destino, o abitanti di Sparta degli ampi spazi;

O la tua famosa città deve essere saccheggiata dai figli di Perseo,
O, se così non fosse, l'intera terra 
Lacedemone
Piangi la morte di un re della casa di 
Eracle,
Perché non la forza di leoni o di tori li terrà
Forza contro forza; poiché hanno il potere di 
Zeus,
E non saranno controllati fino a quando uno di questi due ne verrà consumato.
»

Gli spartani si ritirarono costernati, chiedendosi quale fosse il destino peggiore. Gli stessi abitanti di Delfi hanno poi chiesto in che modo la Persia potesse essere sconfitta. L'oracolo rispose:

«Prega i venti. Si dimostreranno potenti alleati della Grecia.»

Gli eventi hanno superato la profezia quando l'esercito persiano aggredì le Termopili, dove una coalizione a guida spartana (popolarmente chiamata "300" per il numero di spartani inviati e che furono, tranne un uomo con un'infezione agli occhi, uccisi per mano umana) mentre gli alleati tennero. Gli Spartani sotto il Re Leonida resistettero all'avanzata persiana alle Termopili fino a quando furono sopraffatti. Rifiutandosi di ritirarsi, l'intero contingente spartano, incluso il loro Re, perse la vita, ma così ottennero una fama immortale. L'armata persiana salpò quindi verso il vicino Capo Artemisium, dove furono raggiunti dalla flotta ateniese. Le navi ateniesi combatterono contro grandi difficoltà, ma in tre battaglie riuscirono a reggere le proprie posizioni.

Presso Artemesium sorse una tremenda tempesta, con i venti violenti che attaccarono le navi per tre giorni. I persiani persero così circa il 20% delle loro navi da guerra e forse lo stesso numero di navi da trasporto per la tempesta. I venti tempestosi e le onde enormi non hanno danneggiato invece le navi ateniesi.

Tornato ad Atene Temistocle sostenne che il muro di legno si riferiva alla marina ateniese e persuase gli Ateniesi a perseguire la loro politica di usare la ricchezza dalle loro miniere d'argento attigue a Laurium per continuare a costruire la loro flotta. Sulla base del fatto che l'oracolo si riferisse alla vicina isola di Salamina come "santa", sosteneva che quelli uccisi sarebbero stati i nemici della Grecia, non gli Ateniesi. Per questo l'oracolo avrebbe detto "O Salamina crudele". La sua voce andò oltre, Atene fu evacuata a Salamina e in una successiva battaglia navale la flotta ateniese e i suoi alleati distrussero la flotta persiana proprio a Salamina, mentre erano sorvegliati da Serse. Nonostante Atene fosse stata bruciata dai Persiani, i suoi occupanti furono salvati, la minaccia persiana cessò e l'autorità dell'Oracolo non fu mai più così alta.

440 a.C. - Socrate - Intorno al 440 a.C. si dice anche che l'Oracolo abbia detto che non c'era nessuno più saggio di Socrate, al quale Socrate disse che tutti erano ugualmente ignoranti, o che era più saggio nel fatto che lui solo era consapevole della propria ignoranza ("cosa ho non lo so e non credo di saperlo"). Questa affermazione è legata a uno dei motti più famosi di Delfi, che Socrate ha detto di aver imparato lì, Gnothi Seauton: "conosci te stesso!". Un altro famoso motto di Delfi è Meden agan: "niente in eccesso". Socrate aveva circa trent'anni all'epoca, la sua fama di filosofo doveva ancora venire.

Una versione della dichiarazione affermava che un amico di Socrate, Chaerephon, andò davanti alla Pizia chiedendo: "C'è qualche uomo vivo più saggio di Socrate?" La risposta che ricevette fu semplicemente "Nessuno". Un'altra versione è:

«Sofocle è saggio, Euripide è più saggio, ma di tutti gli uomini Socrate è il più saggio.»

431 a.C. - La guerra del Peloponneso - Allo scoppio della guerra del Peloponneso gli Spartani mandarono una delegazione a Delfi per sapere se fosse stato saggio andare in guerra contro Atene. Secondo Tucidide:

«Si dice che il dio rispose che se avessero combattuto con tutte le loro forze, la vittoria sarebbe stata loro, e che lui stesso sarebbe stato dalla loro parte, che lo avessero invocato o meno.»

403 a.C. - Lisandro - Nel 403 a.C. Lisandro, il vincitore spartano della guerra del Peloponneso, venne avvertito di stare attento:

«Anche il drago (serpente), nato in terra, in astuzia ti viene dietro.»

Egli infatti venne ucciso dalle spalle nel 395 a.C. da Neachorus, che aveva dipinto un serpente sul suo scudo.

401 a.C. - Sparta - Nel 401 a.C., Sparta fu avvertita:

«Certo che i tuoi piedi, orgogliosa Sparta, hanno una cura,

Il regno di un re zoppo potrebbe vedere il tuo viaggio - Attenzione!
I guai a lungo inosservati rovineranno la tua riva,
E il Tempo che scorre si riversa nella sua marea di carneficina.
»

Agesilao, lo zoppo re di Sparta, che salì al trono spartano ai tempi di Lisandro, attaccando i nemici in ogni quartiere, perse il controllo dei mari a causa dei persiani che attaccarono le coste spartane. Nella sua ossessione contro Tebe, incitò i Tebani sotto Epaminonda a contrattaccare. Gli Spartani furono sconfitti per la prima volta dai Tebani nella battaglia di Leuctra nel 371 a.C.; questo portò all'invasione di Sparta stessa e alla sua sconfitta nella battaglia di Mantinea nel 362 a.C.

359 a.C. - Filippo II di Macedonia - Nel 359 a.C.Filippo II di Macedonia consultò l'Oracolo e gli fu detto:

«Con le lance d'argento puoi conquistare il mondo.»

Il re cercò allora di controllare le miniere d'argento nel vicino regno di Tracia e Illiria, sia usandole per corrompere fin dalle prime vittorie, giocandosi uno Stato greco contro gli altri, sia isolando i suoi nemici con tangenti ai potenziali alleati.

Filippo aveva anche un puledro nero molto vivace che nessuno riusciva a domare. L'oracolo di Delfi affermava che chiunque riuscisse a cavalcare questo cavallo avrebbe conquistato il mondo, ma nonostante molti tentativi né Filippo né alcuno dei suoi generali riuscirono montare il cavallo. Suo figlio, Alessandro, che in seguito sarebbe stato chiamato il Grande, riuscì quando si rese conto che il cavallo aveva paura della propria ombra. Filippo diede il cavallo Bucefalo ad Alessandro, con cui avanzò nelle conquiste fino all'Asia.

Nel 353 a.C. scoppiò una terza guerra sacra quando Tebe mise una multa sulla Focide, e Focide, per pagare la guerra, tassò pesantemente il popolo della vicina Delfi prendendo anche il tesoro di Delfi. La lega anfizionica guidata da Filippo dichiarò guerra a Focide. Filippo cercò di unire tutta la Grecia con la Macedonia nella Lega anche per attaccare la Persia.

Nel 339 a.C., Filippo interferì ancora una volta contro l'alleanza anfizionica quando la polis di Crissa si intromise nei terreni sacri di Apollo. Filippo punì Crissa, e di conseguenza nel 338 a.C. sconfisse gli eserciti combinati degli Ateniesi e degli Spartani, diventando così la forza dominante negli affari greci. Alla fine, nella battaglia di Cheronea, ebbe successo contro gli Ateniesi e i Tebani ma fu assassinato prima che potesse guidare l'invasione della Persia.

336 a.C. - Alessandro Magno - Alessandro Magno visitò l'oracolo delfico desiderando di ascoltare una profezia sul fatto che avrebbe presto conquistato l'intero mondo antico. Con sua sorpresa l'oracolo rifiutò un commento diretto e gli chiese di venire più tardi. Furioso, Alessandro trascinò la Pizia per i capelli fuori dalla stanza finché lei urlò: "Sei invincibile, figlio mio!". Nel momento in cui udì queste parole la lasciò cadere, dicendo: "Ora ho la mia risposta".

300 a.C. circa - Diogene Laerzio ha riportato che quando Zenone di Cizio "consultò l'oracolo, riguardo a ciò che avrebbe dovuto fare per vivere nel modo più eccellente, il Dio gli rispose che doveva diventare della stessa carnagione dei morti, da cui dedusse che avrebbe dovuto applicarsi alla lettura dei libri degli antichi. Quindi, si è unito a Cratete di Tebe... "

Periodo romano - 279 a.C. - I celti e i romani - Nel 279 a.C., saccheggiato da un'invasione celtica, l'oracolo dichiarò:

«Preoccupati per quelle cose che cadono su di me!»

I Celti furono colpiti da terremoti, valanghe e un'enorme tempesta di neve, costringendoli a ritirarsi. Ma i romani erano una questione diversa. Nel 191 a.C., il santuario di Delfi cadde nella sfera d'influenza romana, e l'oracolo generalmente sostenne l'ascesa di Roma da quel momento in poi.

83 a.C. - Pompeo - Nell'83 a.C., Delfi fu rasa al suolo da un attacco della tribù tracia dei Maedi che estinse il sacro fuoco che stava bruciando ininterrottamente da secoli. Ai tempi di PompeoCicerone, alleato di Pompeo, consultò l'Oracolo su come avrebbe dovuto trovare la più grande fama e gli fu detto:

«Crea la tua natura, non il consiglio degli altri, la tua guida nella vita.»

Pompeo fu successivamente sconfitto da Giulio Cesare. Cicerone coltivava la sua oratoria e le sue capacità nei tribunali per preservare Roma dalla cospirazione di Catilina, guadagnandosi fama immortale.

67 d.C. - Nerone - Nel 67 d.C., all'imperatore Nerone, che aveva appena 30 anni e aveva ucciso sua madre nel 59 d.C., visitando l'Oracolo fu detto:

«La tua presenza qui oltraggia il dio che cerchi. Torna indietro, matricida! Il numero 73 segna l'ora della tua rovina!»

Nerone era arrabbiato e per questo la Pizia venne bruciata viva. Nerone pensava che avrebbe avuto un lungo regno e sarebbe morto a 73 anni. Invece il suo regno arrivò a una breve fine dopo una rivolta di Galba che all'epoca aveva 73 anni.

Prima del 117 - Adriano - Prima del 117 l'imperatore Adriano visitò Delfi prima di salire al trono. Dopo aver bevuto dalla sorgente Kassotis, fu proclamato il suo destino di Imperatore. Quando sedette sul trono, ordinò di bloccarlo in modo che nessun altro potesse ottenere la stessa idea allo stesso modo.

302 - Diocleziano - L'imperatore Diocleziano, consultando l'oracolo su consiglio di Gallerio, disse che la setta dei cristiani avrebbe portato alla distruzione dell'Impero. Ciò portò alle persecuzioni di Diocleziano dove i cristiani furono perseguitati per non aver accettato i sacrifici agli dei romani. Dopo l'editto di tolleranza di Costantino, e specialmente dopo il regno di Teodosio, i cristiani si vendicarono perseguitando la Pizia.

362 - Giuliano l’apostata - L'agiografia racconta che nel 362, a nome del suo imperatore Giuliano l'ApostataOribasio visitò l'oracolo delfico, a quel tempo in uno stato di desolazione, offrendo i servizi del suo imperatore al tempio e, in cambio, ricevendo una delle ultime profezie della Pizia.

«Dì all'imperatore che la mia sala è caduta a terra. Phoibos non ha più la sua casa, né la sua mantica del mantello, né la sua primavera profetica; l'acqua si è asciugata.»

Fontenrose dubita dell'autenticità di questo oracolo, caratterizzandolo come un "oracolo cristiano, concepito per dimostrare che l'Apollo delfico aveva previsto la missione di Cristo e la fine degli Oracoli.’’

393 - L’ultimo oracolo - L'ultimo oracolo registrato fu nel 393 d.C., per ordine dell'imperatore Teodosio I, il tempio fu chiuso e mai riaperto. L'Oracolo ha dichiarato che tutto è finito. Entro 5 anni l'imperatore sarebbe morto e 15 anni dopo Alarico e i Visigoti saccheggiarono Roma.

  
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Fonte:
Dimore eterne - Alberto Siliotti