- Cnosso
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Visita
Cnosso
è una delle zone archeologiche della Grecia più importanti e più interessanti
dal punto di vista turistico, perché la grande città di Minosse e di Arianna,
di Pasifae, del Minotauro e di Idomeneo, fu una delle prime città sorte sul
suolo europeo, centro di irradiazione di una delle civiltà più splendenti
della preistoria greca ed europea, della civiltà minoica, che prese il suo nome
dal grande re Minosse, pari a un dio. Le vestigia di questa civiltà, in parte
restaurate da Evans, costituiscono l’indiscussa testimonianza della sua
antichissima grandiosità.
IL
PALAZZO - La
zona archeologica centrale si raggiunge dalla strada provinciale Iraklion -
Viannos. Dopo l’ingresso inizia il giro del palazzo.
Ala
ovest - Si entra nel palazzo tramite una moderna scalinata che si trova al
posto dell’antico ingresso ovest, che immette direttamente nel grande cortile
centrale lastricato del palazzo (A), limitato a ovest da un muro di
analemma.
In
fondo, a est, sporge la facciata ovest del palazzo, in parte restaurata. Il
cortile centrale è attraversato da tre corridoi della processione (3), che
formano un triangolo, un po’ sporgenti dal livello del cortile. Nell’angolo
sudovest si trova il busto di Arthur Evans, a cui si devono gli scavi di Cnosso,
eretto in suo onore dal comune di Iraklion. Tre grandi fosse cilindriche
costruite, note come “kouloures” (1), costituivano i pozzi dei rifiuti e
delle offerte votive del culto celebrato nel cortile ovest,
come testimonia la presenza di due bassi altari in muratura (2). Il cortile
centrale aveva un carattere ufficiale e di culto, ed era accompagnato a nord da
un corridoio della processione con un “teatro”. Negli strati più profondi
sotto il cortile sono stati scoperti i resti dell’insediamento prepalaziale e
neolitico della collina.
Dal
cortile centrale si entra nel palazzo passando dal monumentale ingresso ovest
(4), con il propileo a 1 colonna (altezza della colonna 5 metri), e la
portineria, e si prosegue quindi sul corridoio della processione (5),
lastricato, le cui pareti erano decorate dagli splendidi affreschi della
processione. Nella parte sud il corridoio non è stato restaurato e così si deve passare da uno stretto passaggio per raggiungere i grandi
propilei sud (6), dove andava a finire anche il portico colonnato, proveniente
dalla foresteria sul viadotto, che costituiva inizialmente l’ingresso sud.
Dopo la sua distruzione, intorno al 1600 a.C., venne costruito un nuovo piccolo
ingresso sud, che portava in un corridoio dalla forma a gamma, nell’angolo
sudovest del cortile centrale. La parte ovest dei propilei sud è stata
restaurata, e vi si trova ora anche una copia di una parte dell’affresco della
processione. Davanti e dietro al grande portale, che si chiudeva da sud,
c’erano due colonne. Le grandi giare che si trovano nei
propilei appartengono al periodo in cui il palazzo venne nuovamente occupato.
Dai
propilei sud si arriva al piano superiore dell’ala ovest, ristrutturato (piano nobile, secondo Evans),con una
larga scala (7). Il pianoterra dell’ala
ovest, oggi semicoperto, comprende i MAGAZZINI (B), il complesso di vani
della SALA DEL TRONO (C) e quello del SANTUARIO CENTRALE (D). A est della grande
scala troviamo una costruzione rettangolare (17) che Evans considerò
inizialmente come “palazzo miceneo” e in seguito come tempio “greco” di
Rea, come è forse più probabile.
Al
piano superiore si trovavano delle grandi sale di rappresentanza con colonne,
con nomi convenzionali (sala del santuario, grande sala, ecc.) (8). Le pareti
delle sale erano decorate con affreschi. Da qui ci sono pervenuti i famosi
affreschi “delle offerte”, della “parigina” e la miniatura del
“santuario a tre colonne”.
Dal
tetto dell’ala ovest, ristrutturato, sono visibili i 18 grandi MAGAZZINI
OVEST, che ricoprono tutta la metà della parte ovest dell’ala del palazzo. I
magazzini sono costituiti da camere lunghe e strette con delle aperture a ovest
verso un corridoio lastricato, lungo e largo (9). Le giare sono allineate in due
file, e in mezzo troviamo una serie di profonde vasche quadrate rivestite di
lastre di alabastro, destinate all’immagazzinamento di prodotti liquidi,
mentre nelle giare venivano conservati prevalentemente prodotti solidi. Giare e
cassette si trovavano pure nel corridoio. I magazzini e il corridoio potevano
contenere complessivamente 400 giare, anche se ne sono state rinvenute solo 150.
La loro capienza complessiva è stata stimata di 80.000 litri. Sulle pareti dei
magazzini sono incisi dei simboli (doppie asce, stella, ramo) che mostrano il
carattere sacro di questi vani. In molti punti dei magazzini sono ancora
visibili le tracce dell’incendio che distrusse il palazzo.

In
una sala coperta, sopra la sala del trono, sono esposte alcune copie di
affreschi da varie parti del palazzode miniature della “festa davanti al
santuario”, e della “danza nel bosco sacro”, l'affresco delle “dame azzurre”, delle “acrobazie col toro”, dell'
“argonauta”, della “scimmia azzurra”, dell'“uccello azzurro” e del
“capo dei neri”. Da questa sala una piccola scala porta giù nel vestibolo
della sala del trono.
Dalla
solenne scala ovest, affiancata da colonne (10), si scende, dal piano
superiore dell’ala occidentale, nel grande CORTILE CENTRALE lastricato, a
forma rettangolare (E). Dal cortile centrale passava un tempo chi voleva
andare da un’ala all’altra del palazzo. Questo cortile costituiva il pozzo
di luce e il cuore del palazzo, che si ergeva intorno a molti piani, dove probabilmente
venivano celebrate le grandi feste e le cerimonie. Qui andavano a finire
l’ingresso nord e sud. Il pavimento lastricato si è conservato solamente
nell’angolo nordoccidentale e sudoccidentale. Le sue lastre, insieme a enormi
quantità di altre pietre usate per l’edificazione del palazzo, sono state
trasportate a Candia per essere usate nella costruzione delle sue mura durante
il periodo della dominazione veneziana. Negli strati più profondi del cortile
sono state studiate le fasi susseguenti dell’abitato neolitico.
Dal
cortile centrale si può passare a visitare il complesso dei vani della SALA DEL
TRONO (C), che nella forma conservatasi risale alla quarta fase del nuovo
palazzo, cosiddetta “micenea”. Due scalini e un vano a porte multiple
immettono prima nel vestibolo (11) della sala, con un sedile di alabastro
edificato nell’angolo nord e sud, e una bassa base, dove stava un trono ligneo.
Nel centro del vestibolo si trova una vasca di pietra di porfido. Durante gli
scavi sono stati trovati in questo punto gli alabastri a forma di pane,
frettolosamente abbandonati al momento della distruzione del palazzo. Un doppio
ingresso lo collega con la sala centrale (12), dove si trova il trono di
alabastro al centro del lato nord e i banchi nei lati nord, ovest e sud. Nel
lato sud c’è inoltre un “bacino lustrale” (13).
A
destra e a sinistra del trono si trovano le copie dell’affresco dei grifoni.
Questi esseri fantastici, dalla testa di aquila e dal corpo di leone,
simbolizzano la potenza reale e divina. Questa sala aveva un carattere
religioso, e secondo Evans costituiva pure il luogo di riunione di Minosse con
il clero, che aveva anche le funzioni di tribunale. Per questo motivo a L’Aia
è stata costruita una copia del trono ligneo per il presidente del Tribunale
Internazionale del posto. A nord e a ovest della sala ci sono dei vani chiusi,
con banchi in muratura per gli idoli della divinità ed altri utensili e vasi di
culto.
A
sud del complesso della sala del trono si trova il complesso del SANTUARIO CENTRALE
(D), appena a sud della scala ovest. Qui troviamo il santuario tripartito (14)
la cui facciata ci è nota dall’affresco omonimo, e le stanze del tesoro del
santuario (15), delle fosse quadrate in muratura, dove venivano custodite le
famose dee dei serpenti e altri oggetti di culto del santuario. A ovest si
trovano due stanze con un pilastro nel mezzo (ipostile). Sopra i pilastri sono
incisi dei simboli sacri e davanti e dietro troviamo piccole vasche di pietra
per l’offerta di prodotti liquidi. In questo punto si svolgeva una specie di
culto dei pilastri, ritenuti dimora della divinità.
Attraversando il cortile centrale verso sud si giunge sul lato sud, dove è
stata restaurata l’ultima parte del corridoio della processione (18). Sul muro
è stata posta la copia dell’affresco in rilievo noto con il nome di “re (o
principe) - sacerdote”, dove il principe, circondato da gigli, trascina un
grifone o una sfinge con la sua corda. Recentemente è stato affermato che i
suoi pezzi appartengono a tre diverse figure, due pugili e una sacerdotessa che
indossava la ricca corona solenne.
Ala
est
-
Nel
mezzo del cortile centrale si trova la grande scala (19) da cui comincia la
visita all’ala est del palazzo, che comprende gli APPARTAMENTI REALI PRIVATI
(F), il SANTUARIO DELLE DOPPIE ASCE (G), la GRANDE SALA EST (I), e i LABORATORI
(H). Le rovine di questa parte del palazzo sono state trovate in condizioni
abbastanza buone perchè i muri si sono conservati abbastanza alti, per via
della sezione sulla pendice della collina, 8 metri più in basso dal livello del
cortile centrale. Questa sezione diede la possibilità di edificare il palazzo
su cinque piani (pianoterra nel fondo della sezione e quattro piani), mentre
nell’ala ovest era a tre piani (pianoterra al livello del cortile e due
piani). Il pianoterra e i piani degli “appartamenti reali” comunicavano tra
loro con un sistema monumentale di gradinate, noto come la grande scala.
La
grande scala con i gradini in alabastro costituisce uno dei capolavori dell’architettura minoica. E' formata da due rampe di scale per ogni piano; è
illuminata da un grande pozzo di luce a est ed è affiancata da una serie di
colonne che creano una successione di verande. Della
grande scala si sono conservate solo quattro rampe: quelle superiori sono state
ristrutturate e quelle inferiori si trovano nello stato in cui furono trovate.
Sono degne di nota l’ampiezza, la bassa altezza e la sottile pendenza dei
gradini che rendono facile la salita e la discesa. La terrazza della guardia ha
preso il suo nome dagli scudi a forma di otto dipinti sulle sue pareti.
Raggiunto
il pianoterra, dalla scala, proseguendo nel corridoio verso est si giunge al
megaron del re, noto anche come sala delle doppie asce (21), perché sulle pietre
delle pareti intorno è inciso il simbolo sacro della bipenne. Il megaron è
costituito dalla sala centrale a porte multiple e dai portici a ovest, est e
sud, che danno su dei lucernari. Nel portico ovest sono state trovate le rovine
di un trono maestoso, rimasto schiacciato da un blocco di calcare. Il trono
era di legno, attorniato da colonnine che sorreggevano un “baldacchino”.
Oggi è protetto da una vetrina.
Le
molteplici aperture venivano chiuse da porte a due battenti, che qiando si
aprivano rimanevano nascoste dalle parti rientranti degli stipiti, creando
così un ambiente unico dove potevano riunirsi molte persone, garantendo pure un
po' di fresco. Nella parete nord esisteva probabilmente un trono ligneo. Le
pareli del megaron, del piano superiore e della terrazza erano decorate con
affreschi, di cui si sono conservate alcune parti (scudi a forma di otto,
argonauta, toro), risall'epoca del “palazzo miceneo” della quarta la
fase.
Dal “megaron del re”
attraverso un corridoio si entra nel “megaron della regina” (22), di dimensioni inferiori ma più
lussuoso, dotato di numerose finestre e banchi, portici, lucernario e stanze
ausiliarie: una sala da bagno con una vasca in terracotta, toilette e
gabinetto. Da un piccolo santuario sul piano sopra al megaron proviene un vero
tesoro di piccoli oggetti: l'acrobata della gara col toro, in avorio, altri pezzi
a foggia di elefante e di toro, una microscopica effige di pesce in oro ed
altri, oltre alla dea di Boston, d’oro e d’avorio, che fu trovata prima
degli scavi e poi trafugata. Il “megaron della regina” era decorato con affreschi. Tra i due
“megaron” e intorno a questi c’erano delle scale comunicanti con i loro
piani superiori. Un sistema di lucernari garantiva la
luce e la ventilazione.
La
parte sud dell’ala est è occupata dal “Santuario delle doppie asce” (G),
un complesso risalente, nella sua forma attuale, alla fase “micenea” del
palazzo. Ha un banco-altare edificato (23), dove stavano eretti gli idoli della
divinità ed altri oggetti di culto. C’è ancora un “bacino lustrale”, e
sono state anche trovate delle basi piramidali in pietra di doppie asce.

Dal
Santuario delle doppie asce si deve ritornare nei corridoi esterni dei due
“megaron” e da lì continuare la visita nella parte dei LABORATORI (H) del
palazzo. Qui si trovavano il laboratorio del tagliapietre (25), con i pezzi
della pietra (krokeati) che veniva lavorata, come fu lasciata al momento della
catastrofe, e il laboratorio del vasaio (26), con un basso banco e una vasca di
gesso per la modellatura della terracotta. In una stanza sopra il laboratorio
del vasaio si trovava la decorazione con l’affresco delle acrobazie col toro.
A nord del laboratorio si trova il cortile dell’“orifizio di pietra”
(27). A est si trova l’ingresso est (29), a gradini, con un sistema per lo
scolo dell’acqua piovana, costituito da condotti laterali adiacenti agli
scalini, intervallati da piccoli bacini.
A
nord della stretta scala odierna si trova il magazzino con i pithoi giganti
(28), appartenente al periodo del primo palazzo. Più a nord si trovavano i
laboratori di ceramica e i magazzini nordest (34) del primo palazzo.
Seguendo
la piccola scala odierna verso ovest si sale sul punto dove si trovava un tempo
la GRANDE SALA (I), il cui pianoterra è stato ristrutturato e ricoperto. Qui
troviamo il magazzino delle giare con i medaglioni in rilievo (31). Vi fu
trovato pure l’affresco delle “dame azzurre”, oltre al famoso “mosaico
della città”, tavolette di faïence raffiguranti prospetti di case minoiche,
rinvenuto in una delle piccole stanze. Tutti questi reperti provenivano dal
piano superiore, dove si trova la grande sala. Qui troviamo pure il corridoio
dei “vani senza uscita” (32).
La
sala est viene ritenuta la sala ufficiale del trono. All’interno di questa si
ergeva la statua lignea di culto della dea, di enormi dimensioni, di cui si
sono salvate le trecce in bronzo dei capelli, mentre negli scavi è stata
rinvenuta una massa di legno bruciato nel lato nord della sala. Si calcola che
la statua fosse alta 2,80 metri. Le pareti della sala erano decorate da
splendidi affreschi in rilievo (con rappresentazioni di gare e grifoni legati a
colonne).
A
nord della grande scala troviamo vari locali, come il “corridoio degli
scacchi” (33), dove è stato trovato il famoso gioco reale che assomiglia agli
scacchi. Qui si sono conservate parti della rete di irrigazione, oggi visibili.
Altri vani che troviamo in questo punto hanno dei nomi convenzionali: sala
nordest, magazzini est, frantoio ecc. Lo spazio con i tramezzi era forse
destinato per gli animali del palazzo. Passando dai magazzini nordest ci si troverà nel complesso di edifici dell’INGRESSO NORD (L), dove c’è la
grande sala ipostila, conosciuta come “dogana” (36). Questa grande sala è a
tre navate, con otto pilastri che ne reggevano il soffitto. Qui finiva la strada
del porto, e qui si suppone arrivassero i prodotti dal porto. Non è escluso
comunque che venisse usata anche come sala dei banchetti. Dalla dogana parte la
rampa dell’ingresso nord (37), con imponenti loggioni ai due lati, che portava
nel cortile centrale. Uno dei loggioni (balaustrata) è stato ristrutturato e
sopra vi è stato ricostruito l'affresco in rilievo del toro.
L’ultima
parte del palazzo che si deve visitare è la PARTE NORDOVEST (M) (secondo Evans
l’“insula nordovest”), dove si trovano 6 profondi vani sotterranei (39)
racchiusi da un muro rettangolare, che Evans aveva chiamato “celle” ma che
potrebbero anche essere dei magazzini, appartenenti al primo palazzo. Nel
periodo del primo palazzo sopra le “celle” era stato fondato un santuario
con un pavimento lastricato e un pilastro nel centro. Il piano superiore era
decorato con pitture murali. Qui sono stati trovati frammenti degli affreschi in
miniatura del santuario tripartito, del bosco sacro e del raccoglitore di
zafferano. In uno dei vani di questa parte del palazzo sono state trovate molte
tavolette con epigrafi nella scrittura Lineare B. A nord troviamo il “bacino
lustrale nord”, restaurato (38).
Uscendo
dal palazzo e proseguendo verso ovest, troviamo l’unico e splendido TEATRO (N)
di Cnosso. Il teatro costituiva uno dei vani di rappresentanza del palazzo e
della città di Cnosso. I sedili erano distribuiti in due ali separate (40),
quella est e quella sud. Nel punto d’incontro delle due ali si trovava la
“tribuna” ufficiale. La capacità del teatro è stata valutata di 400
persone. Qui andava a finire la splendida STRADA REALE lastricata con un
corridoio della processione (41) che, attraversando tutta la città, portava nel
piccolo palazzo. Nella strada reale troviamo alcune delle case grandi e
importanti della città (casa degli affreschi ed altre). Dal teatro si ritorna
nel cortile ovest e da lì all’uscita della zona archeologica.
LE
CASE INTORNO AL PALAZZO
- Alcune
delle case più interessanti della città portate alla luce si trovano
all’interno del recinto della zona archeologica centrale e si possono
visitare. Rispetto al palazzo, le case sono situate a nordovest, “Casa degli
affreschi”, a sud “Casa sud” e a sudest “Casa dei blocchi
caduti”, “Casa dei buoi sacrificali”, “Casa della Tribuna sacra” e
“Casa sudest”.
La
“Casa degli affreschi” (42) si trova a sud della strada reale e deve il suo
nome alla scoperta, in una delle sue stanze,di numerosi frammenti di affreschi
tra i più famosi di Cnosso: “dei giardini”, dell’“uccello azzurro”,
della “scimmia azzurra” e del “capo dei neri”. Nel vano sopra la sala
del trono troviamo copie degli affreschi.
La
“Casa sud” si trova più in basso rispetto al palazzo, fuori dell’angolo
sudovest. Fu edificata accanto al portico a gradini nel secondo periodo
ncopalaziale,
quando
il portico venne messo fuori uso. Era a tre piani ed è stata ristrutturata
dall’Evans (43). Recentemente sono stati cominciati nuovi lavori di
consolidamento. Vi troviamo elementi architettonici di valore: una cripta
ipostila, un bacino lustrale e una base per le doppie asce. Tra i reperti della
casa sono degni di nota un tesoro di vasi d’argento e un insieme di strumenti
in bronzo.

La
“Casa dei buoi sacrificali” (45) e la “Casa dei blocchi caduti” (44)
vengono datate nella prima fase del periodo neopalaziale. I loro nomi si
devono rispettivamente alla scoperta di resti di riti sacrificali (un’ara
tripodata e corna di toro) nella prima, e dei blocchi di pietra staccatisi dalla
facciata del palazzo a causa del terremoto. Nella “Casa della Tribuna sacra”
(47) troviamo un palco e una divisione con due colonne. La “Casa sudest”
(46) era una bella costruzione adornata di affreschi di gigli. Ha porte
multiple, una cripta ipostila e una base per la doppia ascia. Vi è stata
trovata una bella lucerna di pietra di porfido. Più a nord si trovano le rovine
di case paleocristiane.
In
questo punto finisce la visita all’interno della zona recintata del palazzo.
Il resto delle case e dei monumenti si trovano al di fuori di questo.
IL
“PICCOLO PALAZZO” e LA “CASA INESPLORATA”
- Si
trovano a ovest della strada carrabile, prima dell’entrata del paese odierno.
Il piccolo palazzo ha un’estensione di circa 1500 metri quadrati. E una
costruzione lussuosa con tutti gli elementi architettonici presenti nel grande
palazzo. L’ingresso (l) a est, portava a grandi vani di rappresentanza: la
sala d’entrata (2), una sala colonnata (3), un doppio megaron con porte multiple
(4) e un portico a est. C’era pure un “bagno lustrale” che nel periodo
postpalaziale è stato convertito nel santuario degli “idoli feticistici”
(5). Una grande scala (6) conduceva al piano superiore. C’erano ancora delle
cripte ipostile nel vano sottostante l’ingresso (8) e nell’angolo sudovest
(7). In un pozzetto accanto alla cripta sudovest è stato ritrovato lo splendido
rhyton in steatite a forma di testa di toro.
Una
strada e un cortiletto lastricati a ovest dividono il “piccolo palazzo”
dalla “casa inesplorata” (9), scavata circa 20 anni fa, di cui era nota solo
la sua magnifica facciata ovest. Era collegata con il piccolo palazzo
da un ponte. La casa venne edificata nel secondo periodo neopalaziale; venne
nuovamente usata nella “fase micenea” ed anche in seguito. Ha una forma
rettangolare, ed è costruita con pietre ben squadrate. C’è una sala centrale
con quattro pilastri, corridoi, magazzini e una scala che porta al piano
superiore.

LA
VILLA REALE, LA FORESTERIA e LA SACRA FONTE
- La
Villa reale (P) si trova a nordest del palazzo, a sud del paese di Makrìs
Tìchos. E costruita su una sezione del pendio della collina e gode di una bella
vista verso la vallata del Keratos. Si tratta di una costruzione lussuosa e ben
curata. Dal vestibolo si accede nel megaron a porte multiple (2), con una
nicchia per il trono (3) nel lato ovest, e delle colonne sopra a una divisione.
Vi troviamo ancora una cripta ipostila con pilastro (4) e sul pavimento dei
pozzetti in pietra per le offerte di prodotti liquidi. Una scala a due rampe (5)
conduceva al piano superiore, da dove si accedeva probabilmente alla villa.
La
Foresteria (Q) si trova a sud, dirimpetto al palazzo, al quale è collegata da
un viadotto. Quest’edificio rappresentava probabilmente un luogo per
ricevere chi arrivasse a Cnosso dal lato sud. In un vano, oggi restaurato, si
trovava lo splendido affresco delle quaglie. L’altro vano era
destinato a sala da bagno.
A
ovest del complesso della Foresteria (Caravanserraglio) si trovava la camera
della fonte, da dove scaturiva l’acqua della sorgente di Vlichià ancora fino
a qualche anno fa. Vi troviamo dei muretti per le offerte e una nicchia per la
lucerna. Rappresenta un esempio significativo di “santuario della fonte”.

TOMBA
REALE - SANTUARIO SUD
- E
il monumento più a sud della Cnosso minoica e si trova a una distanza di circa
600 metri dal palazzo. La costruzione è perfetta, veramente reale, in pietra di
tufo scolpita.
Questo splendido monumento della preistoria ellenica combina
insieme tomba e santuario. Lo spunto per gli scavi venne dalla scoperta casuale
di un anello d’oro, dello splendido anello di Minosse, di cui oggi non si ha
più traccia. Il complesso architettonico della tomba-santuario ha un ingresso
con cortile e portico, un piccolo vestibolo, una cripta ipostila con due
pilastri e una camera sepolcrale scolpita, le cui pareti sono ricoperte da
lastre di pietra gessata e da un pilastro in pietra gessata nel centro. Dallo
studio dei reperti si fa risalire l’ultima sepoltura in questa tomba alla fase
micenea di Cnosso. Secondo Evans qui venne sepolto l’ultimo dei re Minoici.
Una scala conduce al piano superiore, con colonne, incoronato dalle doppie corna
votive.
Questa
tomba ricorda molto quella descritta da Diodoro, costruita per Minosse in
Sicilia, costituita da una tomba nella parte inferiore e da un santuario nella
parte superiore.
A
ovest e a nord della tomba reale, a Ghypsades, si trovano le cosiddette case di
Hogarth (S), delle case grandi e importanti che hanno preso il nome
dall’archeologo inglese che le scavò agli inizi del secolo. Straordinaria
era anche l’altra tomba reale di Cnosso, la famosa TOMBA DI ISOPATA, a una
distanza di due chilometri e mezzo dal palazzo, verso nord. Questa tomba aveva
un “dromos” scolpito, un vestibolo in muratura e una camera rettangolare
ricoperta da un’arcata in pietra. Purtroppo questo straordinario monumento
venne distrutto dai conquistatori tedeschi, ed il suo materiale venne usato per
la costruzione di un fortino.
LA
VILLA DI DIONISO
- Tra
i monumenti del periodo postminoico di Cnosso si può visitare la villa di
Dioniso, che risale al periodo romano, (II sec. d.C., epoca di Adriano). Si
trova all’interno della zona recintata della Villa Arianna, 250 metri a nord.
Ha preso il suo nome dagli splendidi pavimenti a mosaico raffiguranti il dio
Dioniso. E costituita al centro da un colonnato, con colonne doriche di tufo. A
ovest si trova l’“oikos” (dimora), e a nord e a sud altri vani, tutti con
pavimenti a mosaico con scene dionisiache e temi geometrici. Qui è stata
trovata una statua dell’imperatore Adriano (oggi esposta al museo di
Iraklion).
IL
MAUSOLEO DELL’UNIVERSITÀ
- Allo
stesso periodo appartiene pure lo splendido mausoleo, che si è conservato nella
zona a sud dell’Università. Si tratta di un edificio tombale sotterraneo
costruito con pietre di tufo squadrate. Vi troviamo una scala d’accesso, un,
basso ingresso con stipiti monolitici, un architrave e una camera rettangolare
con tre letti funerari monolitici poggianti su dei piedi di pietra. La tomba era
ricoperta da una volta cilindrica in pietra squadrata. A quanto risulta dai
reperti la tomba, che rimase distrutta dal terremoto del 365 d. C., risale agli
anni tra il II e il IV secolo d.C.

Agosto
2006
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