|
Cnosso
- Introduzione
AMBIENTE
NATURALE - Il
basso colle su cui si sviluppò l’abitato neolitico di Cnosso e dove in
seguito venne costruito il grande palazzo, aveva il nome di “Tselembì o
Kefala», dal nome del latifondista turco da cui l’aveva comprato A. Evans.
All’epoca minoica il colle costituiva il cuore della città, che si estendeva
anche sulle colline circostanti. Nel periodo postminoico il colle con le
rovine del palazzo faceva parte della città-stato di Cnosso; il luogo,
probabilmente non edificabile, costituiva forse un luogo sacro dedicato alla Dea
Madre.
Il
colle di Kefali di Cnosso si trova nell’entroterra collinoso a sud delle
pianure di Iraklion e di Karteròs. La regione è solcata dal fiume Keratos, con
il suo affluente Therronas, che ha una lunghezza di 15 Km., nasce ad Archanes e
sfocia a Poros, a sud di Iraklion. Nella zona della foce del Keratos, conosciuta
come Katsambàs e Poros, si trovava il porto di Cnosso.
A
est della collina del palazzo si erge l’altura lunga e stretta del Profitis
Ilias (chiamato localmente Ai Lias), una montagna calcarea alta 300 metri,
ricoperta di oliveti nella pendice occidentale. Sul pendio dirimpetto al palazzo
troviamo un possente muro antico. La marnosa pietra calcarea della montagna è
stata usata per l'edificazione del palazzo. In alto, sulla pendice dirimpetto al
palazzo, si trova la chiesa di Aghia Paraskevì edificata sul sito di una chiesa
bizantina con affreschi, visitata nel XV secolo dal viaggiatore C. Buontelmondi.
A nord di Kefali si trova il basso colle di Tzafer Papoura e la collina
dell’Università -Venizelion; a sud troviamo i paesi di Pano e Kato Ghypsades
che nelle parti più alte sono costituiti da roccia di gesso
cristallizzato,usata come materiale edilizio per la costruzione del palazzo. A
ovest troviamo il colle di Monastirikò Kefali (“Akropoli”). La parte bassa
di queste colline è costituita da una morbida roccia calcarea di colore
giallo-bianco, che forma delle pendici straordinariamente fertili per la
coltivazione dell’olivo e dei vigneti.
Negli
ultimi decenni, con la diffusione della
coltivazione meccanizzata, l’ambiente naturale di Cnosso ha subito diverse
alterazioni. Il fiume Keratos naturalmente non ha più acqua tutto l’anno come
nell’antichità. In quel tempo le parti coltivate erano molto meno e le parti
alte delle colline erano ricoperte di boschi di querce e di cipressi.

STORIA
DEGLI SCAVI - I
primi scavi archeologici, anche se naturalmente a livello dilettantistico,
vennero effettuati nel 1878 dal commerciante Minoas Kalokerinòs, di Iraklion,
che portò alla luce una parte dei magazzini ovest del palazzo. Le giare
(“pithoi”) scoperte vennero da lui donate, una per ciascuno, ai musei di
Londra, di Parigi, di Roma e di Atene ed una anche all’allora erede al trono
di Grecia, Costantino; altre tre furono donate alla Collezione del “Circolo
Filekpedeftikòn” di Iraklion. Il resto dei reperti li conservò nella sua
casa ad Iraklion, dove vennero però distrutti durante la rivoluzione del 1898.
Erano stati in precedenza pubblicati dal francese Haussolier e dal tedesco
Fabricius.
La
scoperta di M. Kalokerinòs suscitò l’interesse di molti ambiziosi esperti di
scavi archeologici che cercarono di comprare il sito del palazzo dai proprietari
turchi: il console d’America W.J. Stillman, H.Schliemann, (scavi di Troia e di
Micene), che venne a Creta nel 1886 insieme al suo assistente W. Doerpfeld, e
l’archeologo francese M.Joubin. Nessuno di loro però riuscì a concludere le
trattative con i proprietari. Più fortunato fu invece l’archeologo inglese
A.J. Evans, che riuscì a comprare questo posto e incominciò gli scavi nel
1900, dopo la liberazione di Creta. Con il permesso dello Stato di Creta, e a
proprie spese, nel giro di tre anni (1900 -1902) portò alla luce la maggior
parte del palazzo.
Negli
anni seguenti vennero fatti ulteriori scavi nel palazzo e furono portate alla
luce anche le case circostanti, oltre alle estese necropoli di Cnosso. Dopo
un’interruzione, negli anni 1912-1922, gli scavi ripresero fino al 1931, anno
in cui venne scavata la “tomba reale sud”.
Oltre
a questi grandi scavi Evans realizzò pure l’ambizioso progetto del parziale
restauro e della ristrutturazione del palazzo con audacia, cognizione e
fantasia, un progetto veramente unico per un grande monumento storico. Senza
l’opera di Evans le nostre conoscenze riguardo alla civiltà minoica sarebbero
molto povere. Anche se venne criticato da molti - e forse non completamente a
torto - di eccessi, il suo restauro rimase comunque prezioso ed utile per molti
decenni. Non dobbiamo dimenticare naturalmente che quest’opera venne fatta 80
anni fa e che oggi prevalgono altre concezioni riguardo al restauro dei
monumenti.
Arthur
Evans aveva come collaboratori molti archeologi importanti: D. Mackenzie, D.
Hogarth, A. Wace, E. Forsdyke e in seguito anche J. Pendlebury, H. Payne e R.
Hutchinson. Suoi stretti collaboratori furono pure gli architetti T. Fyfe, C.
Doll, F. Newton e Piet de Jong, oltre ai pittori Gillieron, padre e figlio. A
loro si devono le splendide ricostruzioni del palazzo e degli afferschi.
Negli
anni 1921-1935 Evans pubblicò le scoperte degli scavi nella sua opera
monumentale "The Palace of Minos at Knossos", in sei volumi, che
costituisce il Vangelo dell'Archeologia Minoica. Pubblicò pure alcune decine di
libri e di studi riguardo alla Creta minoica. Onorato come pochi scienziati in
vita, Evans morì in tarda età nel 1941.
Dopo
la seconda guerra mondiale le ricerche nel palazzo vennero continuate da altri
archeologi inglesi, con a capo S. Hood, il più autorevole studioso vivente
della civiltà minoca, il quale condusse a termine degli scavi supplementari
all'interno e intorno al palazzo per dare una soluzione ai numerosi
interrogativi sorti riguardo agli scavi archeologici di Cnosso. Oltre ai suoi
tre libri che trattano in generale della civiltà minoica, riprodusse fedelmente
la pianta delle rovine del palazzo facendo uno studio accurato della carta
topografica archeologica dela zona di Cnosso.
Vicino
a S. Hood, e dopo di lui, lavorarono a Cnosso diversi importanti archeologi: J.
Evans, che fece delle ricerche sistematiche negli strati neolitici nel cortile
ovest e in quello centrale del palazzo; N. Coldstream, che portò alla luce il
santuario di Demetra a Ghypsades e M. Gough, che portò alla luce la Villa di
Dioniso. M. Popham e H. Saackett portarono alla luce la "Casa
Inesplorata", accanto al Piccolo Palazzo; Peter Warren fece degli scavi
nella "Strada Reale" e a sud della "Villa Arianna".
Recentemente
gli scavi, a ovest del palazzo, sono stati ripetuti da C. Macdonald.
Inizialmente
Evans usò come “comando” l’alloggio di un Bey turco a sudest del palazzo.
In seguito fece costruire Villa Arianna, usata da lui e dalla Scuola Inglese
fino al 1912, quando fu poi ceduta allo stato greco. Da allora la Scuola Inglese
ha sede nei locali della “Taverna” di Villa Arianna. I più importanti
ritrovamenti provenienti dagli scavi sono esposti al museo di Iraklion. I
restanti ritrovamenti sono conservati al Museo Stratigrafico di Cnosso, a sud di
Villa Arianna, e ne è permesso l’ingresso solo agli studiosi.
Nei
primi decenni del dopoguerra sono state realizzate molte opere di consolidamento
e di ristrutturazione, oltre a scavi supplementari da parte di Nikolaos Platon e
Stylianos Alexiou.
Nel
1976 è stato emesso un decreto presidenziale con cui è stata limitata
l’edificabilità della zona solo ai confini degli abitati sussistenti ed è
stata fissata una più vasta zona non edificabile a protezione di questa
straordinaria zona archeologica di Cnosso.
In
questi ultimi dieci anni gli archeologi della Sovrintendenza alle Antichità di
Iraklion stanno effettuando degli scavi di tutela in terreni in costruzione
nella zona di Cnosso e nella necropoli nord (zona dell’Università di Creta),
dove vengono portate alla luce molte tombe datate dal 1100 a.C. al 400 d.C.
circa.
Negli
anni ’80 è cominciata la programmazione dei lavori di consolidamento del
palazzo, che ha subito gravi danni sopratutto a causa della folla dei suoi
visitatori.

MITI
E LEGGENDE RELATIVI A CNOSSO - La
trama e l’azione di numerose antiche leggende greche vengono ambientate a
Creta, ed hanno come eroe centrale il re di Cnosso, Minosse, figlio di Zeus e di
Europa, la ninfa fenicia. Secondo una leggenda Europa nacque a Creta, nella
regione di Gortyna, insieme ai suoi fratelli, Radamante e Sarpedonte.
Abbandonata da Zeus, Europa sposò Asterio, re di Creta, il quale adottò i suoi
figli. Ad Asterio successe al trono Minosse.
Minosse
prese in moglie Pasifae, figlia di Helios
(Sole) e della ninfa Creta, e dalla loro unione nacquero otto figli, quattro
maschi e quattro femmine: Catreo, Xenodice, Arianna, Androgeo,Glauco,
Deucalione, Fedra e Acallide (o Acacallide).
Nel
palazzo di Cnosso si svolsero avvenimenti drammatici. Minosse dedicò a
Poseidone un’ara sacra, e dopo aver compiuto tutti i preparativi per il sacrifìcio
chiese al dio di far scaturire dal mare un toro. Minosse rimase così colpito
dalla bellezza del toro bianco emerso dal mare che venne meno alla promessa
fatta, sacrificando al suo posto un altro toro. Allora Poseidone, per
vendicarsi, fece sì che Pasifae si innamorasse del toro bianco.
Questa
confidò la sua passione a Dedalo, il famoso architetto ateniese, che costruì
per lei un’effigie di mucca in legno rivestita di pelle vera, dentro la quale
la regina si unì al toro divino. Dalla loro unione nacque il Minotauro, uomo
dalla testa taurina, che aveva anche il nome di Asterio. Il Minotauro venne
rinchiuso nel Labirinto, l’intricato edificio costruito da Dedalo.
Uno
dei figli di Minosse, Androgeo, venne assassinato ad Atene, dopo aver prima
vinto alle gare, e dalla sua uccisione Minosse prese il pretesto per imporre
agli Ateniesi l’obbligo di mandare giovani e fanciulle come “pasto” per il
Minotauro. A questo punto nella leggenda si intreccia anche la figura
dell’eroe ateniese Teseo, che secondo la leggenda era figlio di Poseidone.
Teseo si offrì di partecipare alla spedizione dei giovani ateniesi a Creta.
Arianna si innamorò di lui e, insieme a Dedalo, lo aiutò ad entrare nel
Labirinto e ad uccidere il Minotauro, ponendo così fine a questo sanguinoso
tributo. Teseo fuggì da Creta insieme ai suoi compagni e ad Arianna, ma
seguendo un volere divino l’abbandonò a Naxos per favorire Dioniso.
Dall’unione tra Arianna e Dioniso nacquero Stafilo, Toante e Enopione.
Interessante
è pure l’affascinante mito del principe Glauco, il quale imparò l’arte
divinatoria da Poliido, l’indovino di Argos. Glauco, mentre giocava nel
palazzo, era affogato in una giara piena di miele. Allora Minosse chiese a
Poliido di farlo resuscitare e li rinchiuse in una camera sotterranea. Poliido
riuscì a farlo resuscitare grazie a un’erba portatagli da un serpente. Dopo
di questo insegnò a Glauco i segreti dell’arte divinatoria; quando però
ripartì per Argos, la sua patria, chiese a Glauco di sputare dentro la sua
bocca, facendogli perdere così la sua capacità divinatoria.
Il
ciclo mitologico si chiude con la drammatica fuga di Dedalo e del figlio Icaro
da Creta, con delle ali fabbricate dallo stesso Dedalo. Icaro cadde in mare, nel
mar Icario, e annegò, mentre Dedalo si rifugiò in Sicilia dove venne inseguito
dal re Minosse. Con l’aiuto però di una principessa siciliana e del re Cocalo
riuscì a sfuggirgli e con un espediente riuscì ad uccidere Minosse. Minosse fu
sepolto in Sicilia con grande solennità dai suoi seguaci, e in suo onore venne
qui fondata la città di Minoa. Dopo la sua morte, venne deificato insieme al
fratello Radamante e quindi entrambi, insieme ad Aiace, nonno di Achille, furono
consacrati giudici divini delle anime dell’Ade.
Secondo
un’altra leggenda Dedalo e Icaro non fuggirono da Creta volando, ma con
un’imbarcazione. Durante la navigazione a est delle Cicladi, Icaro mise un
piede in fallo, cadde in mare e annegò. Il padre lo seppellì nell'isola più
vicina, alla quale diede il nome di Icaria. Quindi proseguì il viaggio verso
ovest, fino a raggiungere la Sicilia.
Un
altro famoso re di Creta è rappresentato da Idomeneo, nipote di Minosse e
figlio di Deucalione. Prese parte alla guerra di Troia, dove si distinse, e
costituisce, per potenza e valore, il terzo capo dei Greci. Idomeneo rappresenta
il dinamismo di Creta all’epoca micenea.
Le
leggende riguardanti Cnosso, come del resto tutte le leggende, pur non
costituendo vera storia nascondono in sé reali avvenimenti storici. La loro
conoscenza aiuta allo studio e alla comprensione di numerosi quesiti riguardo
alla civiltà minoica. Così Arianna, l’eroina di Cnosso che muore sull'isola
di Dias (Naxos) è l’incarnazione della giovane dea della vegetazione che
muore e rinasce ogni anno, seguendo il ciclo iella vegetazione. Il mitico
Labirinto rappresenta il palazzo stesso di Cnosso, con la sua singolare
complessità. Nel personaggio di Dedalo si concentrano lo sviluppo tecnologico e
l’evoluzione dei Minoici. Il racconto riguardante i giovani ateniesi che
venivano dati in pasto al Minotauro riflette le famose “Taurokathapsie”,
tanto care ai Minoici, ma rappresenta pure l’influenza di Cnosso
sulla Grecia del sud, fino ad
Atene. Europa, che ha dato il suo nome al nostro continente, era la madre del
divino Minosse, da cui ha preso il nome la prima civiltà europea. Probabilmente
Minosse era il titolo del re di Cnosso, simile a quello del Faraone in Egitto,
come è pure possibile che non ci fosse solo un re con questo nome, ma diversi.
La cosa più importante è che nella figura di Minosse i Greci antichi vedevano
il comandante potente, il legislatore ispirato, il giudice giusto, il signore
della maggior parte del mondo greco, della Grecia meridionale e centroorientale
e dell’Egeo, all’epoca del grande splendore della civiltà minoica.

Evoluzione
storica
|
TAVOLA
CRONOLOGICA DELLA STORIA DI CRETA |
|
ETÀ
NEOLITICA (5700 -2800 a.C.)
ETÀ
DEL BRONZO (2800 -1100 a.C.)
Periodo
prepalaziale (2800 -1900 a.C.)
Periodo
palaziale antico (1900 - 1700 a.C.)
Periodo
neopalaziale (1700 - 1400 a.C.)
Periodo
postpalaziale (1400 - 1100 a.C.)
ETÀ
DEL FERRO (1100- 67 a.C.)
Periodo
subminoico e protogeometrico (1100 -900 a.C.)
Periodo
geometrico (900-750 a.C.) c. Periodo arcaico iniziale (750 - 650
a.C.)
Periodo
arcaico maturo (650 - 500 a.C.)
Periodo
classico (500 - 323 a.C.) f. Periodo ellenistico (323 - 67 a.C.)
PERIODO
GRECO-ROMANO (67 a.C. - 323 d.C.)
PERIODO
PROTOBIZANTINO (323 - 824 d.C.)
DOMINAZIONE
ARABA - PERIODO BIZANTINO - DOMINAZIONE VENEZIANA (826- 1669 d.C.)
DOMINAZIONE
TURCA (1669- 1898 d.C.) |
Cnosso
costituì una delle più antiche città dell’Egeo e dell’Europa. Le sue
estese rovine, a una distanza di circa 5 chilometri da Iraklion, l’odierno
capoluogo di Creta,ricevono ogni giorno migliaia di visitatori da tutto il
mondo, che vengono a vedere e ad ammirare le vestigia di questa splendida e
raffinata antichissima civiltà greca. La presenza dell’uomo in questo posto
fu continua per circa 8 migliaia di anni, dal 6000 a.C. fino ai giorni nostri.
ETÀ
NEOLITICA (5700 circa- 2800 a.C.) - Il basso colle di Cnosso fu abitato per
la prima volta poco dopo il 6000 a.C. e nel giro di tremila anni diventò il più
grande abitato neolitico di Creta e di tutto l’Egeo.
Gli
strati neolitici sono stati studiati in modo sistematico ed esauriente dandoci
così un sufficiente bagaglio di informazioni sulla vita di questi nostri
lontani antenati. In un tempo molto breve, sfruttando l’equilibrio che regnava
nella zona dopo l’ultimo periodo glaciale, gli abitanti della Cnosso neolitica
svilupparono un’economia basata sull’agricoltura e l’allevamento e una
valida produzione manufatturiera. I vasi di terracotta, dopo i primi
esperimenti, venivano fabbricati con una stupefacente maestria. La fabbricazione
di strumenti in pietra aveva raggiunto un alto livello tecnologico. Oltre alla
pietra, per la fabbricazione di strumenti venivano usati anche l’osso e il
corno. Interessanti sono pure gli idoli di figure maschili o femminili litiche o
fittili.
Le loro case, costituite da piccole stanze costruite intorno a una
stanza centrale più grande, venivano edificate con mattoni di fango seccati al
sole, posti su fondamenta costruite in pietra. L’estensione dell’abitato
neolitico intorno al 3000 a.C. corrispondeva all’incirca a quella del palazzo
posteriore. Gli strati neolitici di Cnosso si sono conservati solo in parte.
Sotto il cortile centrale del palazzo sono stati scoperti strati mediolitici,
dovuti agli estesi lavori di formazione e di spianamento delle rovine
dell’abitato neolitico allo scopo di ereggere il primo palazzo.
L’età
neolitica di Cnosso e in generale di Creta corrisponde a uno stadio di civiltà
relativamente avanzato, dove solo i metalli erano ancora sconosciuti. La
conoscenza e l’uso dei metalli, e principalmente del bronzo, costituisce il
limite di confine per il passaggio all'epoca seguente.
ETÀ
DEL BRONZO (2800 circa - 1100 a.C.) - Questo periodo, che ebbe la durata di
circa 2000 anni, costituì la prima grande e splendente epoca della civiltà di
Creta e di tutta la Grecia. Nel corso di questi secoli a Creta nacque, si
sviluppò, progredì e raggiunse il culmine il prodigio della prima civiltà
greca, la civiltà minoica.
Seguiamo
l’evoluzione di questa splendente civiltà in quattro periodi cronologici, i
quali si distinguono in base agli avvenimenti più importanti del suo corso
storico, come la fondazione, la distruzione, la ricostruzione e la distruzione
definitiva dei palazzi. I periodi della civiltà minoica, secondo il sistema di
N. Platon, sono i seguenti (tra parentesi vengono indicati i periodi secondo il
sistema di Evans):
PREPALAZIALE
2800 -1900 a.C. (PM I, PM II, PM III, MM IA)
PALAZIALE
ANTICO 1900 -1700 a.C. (MM IB, MM II)
NEOPALAZIALE
1700 - 1400 a.C. (MM III, TM I, TM II)
POSTPALAZIALE
1400 -1100 a.C. (TM III)
MA
I - Periodo Proto Minoico
MM
I - Periodo Medio Minoico
MT
- Periodo Tardo Minoico
Periodo
prepalaziale. I visitatori a Cnosso non potranno vedere le rovine del
periodo prepalaziale, dato che queste vennero spianate allo scopo di costruire
il grande palazzo. Gli scavi però hanno reso nota l’esistenza di un grande
abitato prepalaziale, le cui case vennero scoperte a nord e a sud della strada
reale. A. Evans e S. Hood individuarono parti di un grande edificio degli ultimi
anni del periodo prepalaziale nel cortile centrale e sotto i Magazzini Ovest del
palazzo. Le indagini dell’abitato prepalaziale sono rese difficili a causa
degli edifici dei periodi più recenti.
Il
primo palazzo. L’erezione del palazzo a Cnosso, come negli altri centri di
Creta, segnò un importantissimo momento storico, politico, economico e sociale,
che rappresentava l’evoluzione e la conseguenza naturale dello sviluppo
economico e culturale del periodo precedente. I palazzi costituivano il centro
di tutte le attività dello stato e della vita della città. All’interno di
questi venivano immagazzinati e custoditi, sotto la protezione della divinità,
i prodotti della produzione agricola e dell’allevamento, del cui traffico
commerciale si occupava il palazzo. Nel palazzo si trovavano i laboratori,
distinti in settori, dove venivano create le opere meravigliose della ceramica,
della pietra, della miniatura e della gioielleria. Il palazzo non costituiva
unicamente la residenza dei membri della famiglia reale, ma anche la sede di una
numerosa gerarchia amministrativa e religiosa.
Gli
elementi salvatasi dal primo palazzo sono molto pochi, perché al suo posto
venne costruito il secondo palazzo; probabilmente però il primo aveva le stesse
dimensioni e la stessa pianta, con i due cortili centrali, del secondo. Oggi si
ritiene che si trattasse di un complesso edificato unitario. Evans al contrario
aveva formulato la teoria delle “insulae” (nisides), dei grandi edifici
indipendenti che vennero poi gradualmente unificati. In linea generale oggi si
ritiene, con un certo grado di sicurezza, che i suoi magazzini si trovassero
pure nell’ala ovest, mentre nella parte nordest si trovavano i laboratori e i
magazzini reali, di cui si sono salvati i grandi vasi (pithoi). Anche i santuari
si trovavano nell’ala ovest, come pure i santuari del secondo palazzo. Intorno
al palazzo erano state costruite delle mura terrazzate e nel lato ovest un
peribolo. Nel cortile centrale erano stati costruiti dei pozzi circolari,
conosciuti come “kouloures”, che servivano da fosse per i rifiuti o per le
fognature. Queste fosse vennero ricoperte nel periodo del grande palazzo.
Della
città del periodo palaziale antico conosciamo molto poco, anche se è certo che
era già grande e molto vasta. Probabilmente la strada reale ed i cortili furono
lastricati in questo periodo. Il grande viadotto a sud del palazzo risale a
questo periodo. Le necropoli della città si trovavano sulle pendici dell’Ai
Lias. Erano costituite da tombe a grotta con molte inumazioni in grandi vasi.
Nonostante nella Cnosso di questo periodo mancassero ancora molti elementi, la
città costituiva già la grande capitale di Creta, che manteneva contatti non
solo con Archanes, Likastos e Festòs, ma anche con altri centri dell’Egeo,
dell’Oriente e dell’Egitto.

Il
secondo palazzo. Il primo palazzo venne completamente distrutto intorno al
1700 a.C., dopo aver subito precedentemente danni parziali per ben due volte. Il
problema di queste catastrofi e delle cause che le provocarono risulta piuttosto
complesso; di solito vengono attribuite a cause naturali, come terremoti o
incendi.
Il
secondo palazzo venne eretto in base a un nuovo progetto; la cima della collina
venne nuovamente spianata e le fondamenta del palazzo furono posate sul rinterro
creatosi. Sulla pendice orientale della collina venne fatta una profonda
sezione, creando un livello più basso di circa 8 metri su cui vennero costruiti
gli appartamenti reali. Anche questo secondo palazzo, che aveva nell’insieme
una superficie di 22 stremmi (1 stremma corrisponde a 10 are), venne distrutto
tre volte. La maggior parte delle rovine oggi visibili appartengono alla seconda
fase del nuovo palazzo (1600-1500 a.C.). Nelle fasi seguenti vennero apportate
diverse modifiche, anche se non determinanti, in alcune parti del palazzo.
Al
palazzo di Cnosso si poteva accedere da cinque punti: da nord, da sud, da
sudovest, da nordovest e da est. I primi quattro costituivano gli ingressi
ufficiali, con propilei e grandi portali. A ovest del palazzo si stendeva il
cortile centrale lastricato, attraversato dai corridoi delle processioni, con
due altari in muratura. Nell’angolo sudovest del cortile si trovava
l’ingresso ovest, con un propileo a colonne che, tramite un largo corridoio
(della processione) a forma di pi greca, conduceva al cortile centrale a sud del
punto in cui si trovava l’affresco del principe sacerdote. Un altro ingresso
monumentale esisteva a sud (grandi propilei), dove andava a finire il grande
portico a volta proveniente, tramite il viadotto, dalla foresteria a sud. Dai
grandi propilei una larga scala maestosa portava al piano superiore dell’ala
ovest (piano nobile). Al piano superiore di quest’ala si trovavano delle
grandi sale di rappresentanza. Al pianoterra si trovavano i magazzini, i
santuari, le sale del tesoro e la sala del trono.
Sul
lato nord si trovavano i magazzini, un bacino lustrale e la dogana. Il passaggio
in pendenza, dalla dogana verso il cortile centrale, era affiancato ai lati da
imponenti loggioni, dei quali è stato ristrutturato quello con il toro in
rilievo. Fuori dell’angolo nordovest del palazzo si trovava il teatro in
pietra, dove andava a finire la strada reale che attraversava la città da
nordovest. Nell’ala est si trovavano le stanze degli “appartamenti reali”,
a nord di questi la sezione dei laboratori e a sud un santuario. Nell’angolo
sudest, fuori del palazzo, sono state scavate alcune case.
La
città Minoica e le sue necropoli. Il
periodo neopalaziale coincide con l’apogeo della città di Cnosso. Intorno al
palazzo, soprattutto verso ovest e nord, ma anche nelle parti inferiori delle
colline dell’Acropoli e di Ghypsades, si stendeva la città con le sue grandi
case dei sacerdoti, dei dignitari e della classe media, costruzioni splendenti e
grandiose, decorate con begli affreschi.
Secondo
Evans la città aveva un’estensione di 1250 stremmi ed una popolazione di 80 -
100.000 abitanti. Secondo la stima di Hood, invece, l’estensione della Cnosso
minoica era di 75 stremmi e la sua popolazione di 15 - 20.000 abitanti, una
valutazione che si avvicina maggiormente alla realtà.
Una
parte della grande città era costituita dal suo porto (chiamato da Evans
città-porto), situato nel punto in cui si trovano oggi gli odierni quartieri
della città, nella zona Poros-Katsambà. Il porto si trovava nella località di
Tripiti; oggi questa zona ha subito delle alterazioni perchè vi è stato
costruito il prolungamento del nuovo porto e la strada lungomare. Sulla spianata
della foce del Keratos si trovavano le case dei ricchi commercianti e naviganti
di Cnosso. Negli ultimi decenni nelle case e nelle tombe sono stati ritrovati
oggetti preziosi.
Le
necropoli di Cnosso si estendevano in ogni direzione, sulle pendici delle
colline e fino al quartiere di Aghios Ioannis, a due chilometri e mezzo a nord
del palazzo. La maggior parte delle tombe sono del tipo a camera scavata nella
roccia. C’erano però anche alcune costruzioni tombali più monumentali come
la tomba reale santuario sud, a Ghypsades, la tomba reale a Isopata (distrutta
durante l’occupazione tedesca), le tombe a volta a Kefala e a Ghypsades.
Molte
parti della rete stradale della città ci sono ancora sconosciute. E stata
scoperta la strada reale, con direzione nordovest, e una parte del suo
prolungamento nella zona a ovest del “Museo Stratigrafico”. Non siamo in
grado di conoscere l’urbanistica della città dato che a Cnosso, al contrario
di altri insediamenti minoici, la città non è stata interamente riportata alla
luce.
Di
grande interesse sono le reti di irrigazione e le fognature di Cnosso.
L’acquedotto, con una conduttura tubolare, portava l’acqua da molto lontano
(dalla regione di Kounabi e di Archanes) e si ramificava all’interno della
città e del palazzo, dove ne sono state scoperte delle parti. Il palazzo era
attraversato da due canali in muratura, di scolo e di raccolta dell’acqua
piovana, che portavano l’acqua al di fuori.
In
quest’epoca la città e il palazzo conobbero il loro periodo più splendente.
Gli abitanti di Cnosso, come tutti i Minoici, vivevano serenamente sulla loro
terra benedetta. Adoravano la Dea madre nei suoi santuari, nelle case e
all’aperto. I prodotti venivano trasportati nel castello e al porto con i
carri e le bestie da soma. Le sue navi solcavano i mari, su cui dominavano,
portando i prodotti di Creta in tutte le località conosciute, da cui
importavano molte materie prime.
Il
palazzo “Miceneo”. La vita felice nel palazzo e nella città venne
sconvolta da un fenomeno naturale, conosciuto sin dal passato. Intorno al 1450
a.C., secondo la teoria prevalente, vennero distrutti tutti i centri palaziali
di Creta a causa di un terremoto e di un incendio. Il palazzo riuscì a
resistere e ad andare avanti, con alcune riparazioni e modifiche, ancora per 50
- 70 anni, fino al 1400/1380 a.C.
Le
nostre conoscenze relative a questa ultima fase della vita del palazzo di Cnosso
(nel periodo Tardo Minoico II, di Evans) si basano soprattutto su fonti
archeologiche ceramica e architettura), ma anche sulle tavolette della scrittura
Lineare B, trovate nel
palazzo. La conclusione a cui giungiamo è che a Cnosso, che rappresenta
l’unico centro palaziale di Creta in questi anni, si era insediato un
“sovrano” miceneo. Non conosciamo però in quali circostanze avvenne questo
cambiamento nella dinastia del palazzo. Le supposizioni fatte sono molte e vanno
dalla conquista bellica a un pacifico parentado o al colpo di stato di un
generale miceneo della flotta minoica. Rimane comunque il fatto che il periodo
di paralisi che seguì alla catastrofe fu opportunamente sfruttato dai Micenei,
i quali si insediarono a Cnosso.
Vengono
apportate delle modifiche al palazzo: viene incorporata al vecchio edificio la
sala del trono, che viene decorata con affreschi di influenza micenea. Nella
ceramica l’influenza micenea è ancora più forte (stile palaziale). La
scrittura Lineare B delle tavolette del palazzo, che costituisce la prima forma
di scrittura nota della lingua greca, è stata decifrata. Nella città prevale
uno spirito militaristico, completamente opposto allo spirito pacifista minoico.
A Cnosso troviamo tombe di guerrieri (zona del Venizelion).
Il
“sovrano” di Cnosso regna su tutta Creta. Dalle tavolette fittili ci
risultano noti i nomi delle città che venivano controllate da Cnosso: Amnissòs
e Tylissos, Festòs e Inatos, Liktos, Lato, Sitia e Itanos, Sybrita, Kydonia e
Aptera. Gli abitanti allevano greggi e mandano la lana al palazzo; il commercio
è nuovamente una prerogativa del sovrano, come negli anni precedenti. I
rapporti con l’Egitto e con il resto del mondo sono stretti.
La
vita a Creta rimase fondamentalmente di tipo puramente minoico, dato che i
Micenei si limitarono al solo dominio dell’isola. Pure la religione rimase
minoica, anche se vennero importate altre nuove divinità.
Periodo
postpalaziale. La nuova catastrofe, le cui cause non sono completamente
note, giunse intorno al 1400 -1380 a.C. Alcuni la fanno risalire alla fine del
XIV secolo o agli inizi del XIII (poco prima o poco dopo il 1300 a.C. ).
L’incendio che distrusse il palazzo viene attribuito a un fatto casuale o a
una sommossa dei Minoici assoggettati o ancora a una rivolta dei Micenei di
Cnosso contro i Micenei della Grecia continentale, che portò
all’annientamento totale di Cnosso - che in quel tempo era ancora una potente
città micenea. Comunque stiano le cose, la maggior parte degli studiosi è
concorde nell’accettare che dopo questa catastrofe il palazzo di Cnosso cessò
di esistere, o perlomeno sotto la forma che conosciamo. Negli anni che
seguirono, le rovine del palazzo conobbero un periodo di “rioccupazione” da
parte di privati, che apportarono varie modifiche in diverse sue parti. I
propilei sud vennero usati come magazzini e nel megaton della regina venne
installato un laboratorio per la lavorazione dei vasi.
Nell’epopea
omerica, considerata solitamente fonte di informazione per la fase più tarda
del periodo minoico e miceneo, viene citato Idomeneo come re di Cnosso e di
Creta. Quale fosse la sede di Idomeneo rimane ancora un problema insoluto. Se
accettiamo la teoria per cui la sua sede si trovava nella Cnosso micenea, allora
dobbiamo accettare anche il fatto che questo palazzo è esistito fino alla
seconda metà del XIII sec. a. C.
Lo
splendido palazzo minoico, dopo sei secoli di gloria, si ridusse a un rudere
deserto. Solo i fantasmi della sua gloria rimasero a errare gemendo tra le
rovine delle scalinate, dei corridoi, dei palazzi e dei santuari. E furono forse
le sue numerose e impressionanti intricate rovine a far nascere il mito del
Labirinto.
LA
“CITTA - STATO” DI CNOSSO
Prima
Età del Ferro. La città-stato di Cnosso successe alla Cnosso dell’età
del bronzo, sullo stesso sito, con una durata di circa 1000 anni. Il sito del
palazzo venne considerato sacro e, dopo la sua distruzione, non fu più abitato.
Secondo lo storico Diodoro, questo costituiva il parco sacro di Rea con il
piccolo tempio della dea. Il nucleo della città si trova ora a nord e a sud del
sito del primo palazzo, vicino al quale si trovavano tre templi o santuari:
quello di Demetra a Ghypsades, quello di Rea nel palazzo e quello di Zeus e di
Era nella cosiddetta acropoli. Non ci è nota la posizione della sede del re o
del sovrano locale, e quella del mercato della città. Maggiori informazioni
abbiamo riguardo alle sue vaste necropoli nelle zone del Venizelion e
dell’Università e ancora più a nord. La sua estensione è calcolata intorno
ai 500 - 600 stremmi, con un corrispondente numero di abitanti. Probabilmente
era organizzata in borgate dipendenti da una borgata centrale situata a ovest e
a nord dal palazzo.
L’influenza
culturale e artistica di Cnosso si estende su tutta Creta, di cui costituiva
anche il centro più importante. Molto stretti erano i rapporti di Cnosso anche
con gli altri grandi centri della Grecia e dell’Oriente.
Periodo
classico/ellenistico. Cnosso era una tra le più importanti città di Creta,
vicendevolmente amica e alleata delle altre grandi città, Gortyna, Liktos e
Kydonia. Probabilmente ci fu un periodo in cui la città cadde in declino, forse
in seguito a una catastrofe. Di questi quattro secoli sono note solo alcune
rovine, come i santuari, i templi, i monumenti funebri e le necropoli. Nella
parte sudovest della città, nella zona della “Villa Arianna” e a ovest
dell’odierna borgata ai piedi dell’acropoli, si trovavano i laboratori di
ceramica. Dei santuari esistenti nell’epoca precedente, vengono ancora usati
il tempio di Demetra a Ghypsades, il tempio di Rea nel palazzo e il
santuario/monumento funebre di Glauco nell’odierna borgata di Bougada Metochi;
ancora due templi nell’“acropoli” che si identificano con il tempio di
Zeus e di Era e il tempio di Apollo Delfinio, oltre ad un altro tempio nella
zona di Tekè. I resti dei materiali usati nelle costruzioni sono molto pochi;
sono state però scoperte epigrafi e frammenti architettonici (metope, fregi e
così via).
PERIODO
GRECO-ROMANO - Nel II secolo e agli inizi del I a.C., Cnosso era una città
cretese fiera e potente, che si oppose ai conquistatori romani. Questa sua
resistenza le costò la posizione di prima città di Creta, fino ad allora
indiscussa. Dopo la sua conquista, nel 67 a.C., al suo posto successe Gortyna.
Il nuovo regime di Cnosso è quello di “colonia” romana. La sua estensione
viene stimata intorno ai 500 - 600 stremmi. Era comunque una città fiorente,
con splendidi edifici pubblici e case privatele cui rovine sono ancora visibili
ai nostri giorni nella località di Ellinikà tra il Venizelion e la “Villa
Arianna”. I mosaici della "villa di Dioniso" sono tra i migliori
degli anni dell'impero romano. A Spilia, a sud di Cnosso. sono state scoperte
parti di un grande acquedotto romano. Sono inoltre state scavate numerose decine
di tombe di vario tipo di questo periodo: dalle semplici tombe ricoperte di
tegole fino a quelle a camera scavata nella roccia e a veri mausolei
(sotterranei e sopra la superficie). Uno di questi era la “tomba di Kaiafa”,
che venne studiata da S. Xanthoudidis, ma di cui oggi non si è conservato
niente. Un mausoleo scavato di recente dall’autore si è conservato
nell’ingresso nord dell’Università.
PERIODO
PROTOBIZANTINO - Nei primi secoli del Cristianesimo Cnosso era un centro
importante e una sede episcopale, con tre chiese importanti a Makris Tichos, sul
punto in cui sorge oggi la chiesa di Aghia Sofia e una terza sul sito
dell’Università, dove un tempo c’era anche un cimitero. In un periodo non
ben precisato, prima del IX sec. d.C., la sede del vescovo di Cnosso fu
trasferita a Rafko, l’odierno paese di Aghios Myronas Maleleviziou, mentre i
centro amministrativo venne trasferito nel porto di Iraklion. La città fu
gradualmente trasformata in un piccolo borgo, sul sito dell’odierno paesino di
Makris Tichos.
DOMINAZIONE
ARABA - BISANZIO - DOMINAZIONE VENEZIANA - Negli anni della conquista araba
sul sito del paesino di Makris Tichos esistevano solo alcune casupole. Nel
periodo mediobizantino e negli anni della dominazione veneziana esisteva un
borgo intorno al tempio situato sul sito della basilica di Aghia Sofia.
Probabilmente si tratta del tempio citato dal Buondelmondi; secondo altri invece
il Buondelmondi si riferisce alla chiesa bizantina di Aghia Paraskevì sul monte
Ai Lias.
Il
viaggiatore cita inoltre la Tomba di Kaiafa che, secondo la leggenda, venne
sepolto a Cnosso. A quanto risulta, negli anni della dominazione veneziana il
paesino di Makrìs Tìchos aveva una popolazione di 150 abitanti.
DOMINAZIONE
TURCA - Il paesino di Makrìs Tichos fu chiamato in seguito dai Turchi
Bougada Metochi, dal nome del fiume Bougada (Tatsamir Deré), l'antico Keratos.
Il nome di Bougada è dovuto al fatto che i Turchi della guarnigione della
Fortezza, durante l’assedio di Candia (Iraklion), lavavano qui i loro panni.
Alla
fine dello scorso secolo (1881) nella zona dell’antica Cnosso erano stati
registrati diversi piccoli borghi (metochia): Ellinikà a nord, Makrìs Tìchos
a nordest e Metochia a ovest e a sud della collina del palazzo. Il borgo di Makrìs
Tìchos è il più antico della zona e la sua chiesa (Aghia Sofia) è costruita
sul sito della basilica protobizantina. Il suo nome deriva da un lungo muro
esistente nel sito di Ellinikà e di Topanà, che forse faceva parte di una
grande edificio del periodo dell’impero romano. Il paese di Makrìs Tichos e
le piccole borgate avevano una popolazione di 154 abitanti (65 cristiani e 89
maomettani) e dal punto amministrativo dipendevano dal
comune di Archanes. Dopo il 1900, il nuovo borgo di Cnosso, a ovest del palazzo,
prose il vecchio nome di Bougada Metochi. Il piccolo borgo a sud del palazzo,
sulla pendice orientale di Ghypsades, fu chiamato Vlichià, dalla fonte omonima
di acqua salmastra che esisteva sul sito della foresteria minoica, e che si è
seccata pochi anni fa.
CNOSSO
NEL VENTESIMO SECOLO - In seguito, quando i piccoli borghi della zona di
Cnosso vennero assoggettati al comune di Iraklion, cominciò a prevalere il nome
antico, senza che fossero però dimenticati quelli vecchi. Agli inizi del nostro
secolo Arthur Evans cominciò i grandi scavi che cambiarono la sorte di questo
posto e dell’intera Creta.
Il
primo “comando” di Evans era un “alloggio” a sudest della collina del
palazzo. In seguito venne costruita la villa Arianna, conosciuta localmente come
Villa, per fungere da sede della missione archeologica di Cnosso fino al 1952,
anno in cui fu ceduta allo stato greco.
Precedentemente,
durante la Battaglia di Creta nel maggio del 1941, si erano stabiliti per un
breve periodo nella villa Arianna il re del tempo, re Giorgio, e il Governo di
E. Tsouderoù. Durante la Battaglia di Creta nella zona di Cnosso avvenne uno
scontro tra gli invasori tedeschi e la resistenza del popolo cretese.
Negli
anni dell’Occupazione si stabilì a Villa Arianna il Comando Superiore della
Guardia di Creta. Le due parti del paese di Cnosso non si sono sviluppate molto
e oggi la popolazione è costituita da 400 abitanti, dediti all’agricoltura e
al turismo.

|