Acropoli di Atene
Grecia
  

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1986

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Secondo il mito di fondazioneAtene fu fondata nel 1500 a.C. da due dei, Poseidone e Atena, i quali però successivamente iniziarono a litigare su chi di loro avrebbe dovuto dare il proprio nome e la propria protezione alla città. 

Le due divinità decisero di mettersi al giudizio degli ateniesi: Poseidone donò loro uno splendido cavallo e promise il suo appoggio in battaglia, Atena invece offrì un magnifico ulivo e promise agli abitanti il dono della saggezza, dell'intelligenza e della pace. Gli ateniesi, dopo una lunga discussione, decisero di affidarsi proprio ad Atena, da cui derivò il nome. 

La dea della guerra nominò primo re l'egiziano Cecrope, che era mezzo uomo e mezzo serpente. Atene venne governata poi da dieci re (umani), tra cui Teseo e l'ultimo Codro, che, avendo saputo dall'oracolo di Delfi che i Dori che stavano assediando Atene avrebbero perso solo se lo avessero ucciso, allora si intrufolò di nascosto fra i nemici e questi, riconoscendolo come spia, lo uccisero.

Situata nella conca dell’Attica, tra i monti Parnete, Pentelico, Imetto e vicino al golfo Saronico, Atene è oggi la capitale e la città più grande della Grecia. La sua vitale posizione geografica ed il suo clima mite furono i motivi fondamentali per cui fu scelta, fin dall’antichità più remota, quale luogo di abitazione. Nel corso della sua storia secolare creò una splendida civiltà, offerta inestimabile all’eredità mondiale.

Ad Atene una forma di vita organizzata esisteva già dal Neolitico, quando intorno al 4000-3000 a.C. i primi abitanti si concentrarono sulla collina dell’Acropoli e nella zona del fiume Ilisso (l’odierno Olympieion). La frequentazione continuò anche nell’Età del Bronzo (3000-1100 a.C.), allorché gli iniziali insediamenti pre-ellenici furono occupati intorno al 2000 a.C. dalle prime tribù greche. Gli abitati avevano un carattere rurale, ma col passare dei secoli iniziarono a sviluppare il commercio e a creare contatti con le regioni attorno al mare Egeo.

Durante l’età micenea (1550-1050 a.C.) si ebbe una fioritura economica ed uno sviluppo delle arti. Ad Atene i Micenei risiedevano sulla rocca dell'Acropoli e nelle zone circostanti già dal XVI sec. a.C. Poco prima del XIII costruirono sulla cima della collina il palazzo (anakloion) del loro sommo capo e dopo la metà dello stesso secolo fortificarono per la prima volta la loro città. L’acme dell’Atene micenea è testimoniata da una serie di miti, ricollegabili all’attività di sovrani locali.

Durante il XII secolo a.C. la maggior parte dei centri micenei decadde e venne abbandonata e seguì un periodo di spostamenti di genti all’interno del territorio greco. Tribù come i Tessali ed i Dori avanzarono verso Sud, ma non occuparono mai l’Attica. I suoi abitanti credevano di essere sopravvissuti dall’epoca micenea anche se è certo che ad essi si era mescolata ed aveva convissuto pacificamente un’altra tribù, quella degli Ioni. 

Fino all’VIII sec. a.C. gli Ioni, come le rimanenti tribù greche, si espansero verso l’Oriente creando colonie sulle coste dell’Asia Minore. Nel contempo all’interno dell’Attica gli abitanti vivevano divisi in stirpi e tribù. 

Intorno all’VIII sec. a.C. gli abitati dell’Attica si unirono avendo come centro Atene e creando un’unica “città-stato” (sinecismo).  

Tra il 1038 a.C. e il 753 a.C. il governo fu affidato a 9 arconti, che furono prima dei magistrati eletti a vita per poi trasformarsi in una carica decennale fino al 682 a.C. quando essa divenne annuale.

Al re rimasero da svolgere le funzioni religiose e di presiedere all'areopago, perché il comando militare supremo passò in mano ad un arconte, mentre gli incarichi civili e giudiziari furono presieduti dall'arconte affiancato dai tesmoteti.

Le nove cariche andavano a formare il collegio dei 9 arconti, il cui incarico era annuale e tutti di estrazione nobiliare. I tre arconti più in vista, oltre ai sei tesmoteti, erano: l'arconte eponimo, l'arconte re (capo religioso) e l'arconte polemarco (capo militare).

Gli altri arconti tramandavano le leggi a voce cercando di conquistare sempre più potere.  

Nel corso di questi secoli (Periodo geometrico - 1050-700 a.C.) la civiltà greca conobbe notevoli conquiste. Per la prima volta la religione si concentrò sui dodici dèi dell’Olimpo e allo stesso tempo venne creata una nuova scrittura, radice di tutti gli alfabeti europei. La poesia acquisì, tramite le epiche di Omero, il suo primo nucleo e l’arte iniziò le sue ricerche dalla ceramica. La decorazione geometrica sui vasi di uso quotidiano o funerario diede il nome a questo periodo. 

Nel VII sec. a.C. gli artisti sono influenzati dall’Oriente ma in seguito le loro opere vengono ad acquisire un carattere puramente greco.

Il VI sec. a.C. è l’epoca della realizzazione dei primi templi marmorei in siile dorico e ionico, delle statue dei Kouroi e delle Korai, dei vasi a figure nere. È l'epoca delia fioritura della poesia lirica, corale ed epica (Saffo, Stesicoro, Esiodo), l’epoca dei filosofi ionici (Talele, Eraclito, Pitagora) e dell’organizzazione delle feste panelleniche. Attraverso la loro espansione in Oriente ed in Occidente (VIII-VI sec. a.C.) i Greci prendono coscienza, per la prima volta, della loro identità nazionale e della loro comune origine.

In tutte queste evoluzioni, avvenute nel periodo arcaico (VII-VI sec. a.C.), il ruolo di Atene fu essenziale. Il centro della città fu gradualmente spostato nel luogo dell’Agorà, mentre la collina dell’Acropoli iniziò ad acquisire un carattere cultuale e ad essere arricchita di templi e santuari. Parallelamente si verificarono notevoli riordinamenti sociali. Il potere fino ad allora reale pervenne nelle mani di ricchi proprietari terrieri (aristocrazia).

Seguì un periodo di agitazioni e nel 624 a.C. per la prima volta venne codificato da Draconte il Diritto ateniese, una serie di leggi durissime, tanto che tuttora si usa l'aggettivo "draconiano" per indicare provvedimenti molto severi (infatti in caso di omicidio volontario si poteva anche essere puniti con la morte, invece in caso di omicidio involontario con l'esilio). La sua legislazione non riuscì però ad appianare le differenze sociali e nel 594 a.C. gli Ateniesi incaricarono Solone di redigere nuove leggi.

Solone, poeta dotato di forte patriottismo e personalità accettata da tutti, mirava all’interesse generale degli Ateniesi. Con le sue leggi, le cariche e gli obblighi dei cittadini venivano stabiliti secondo il loro reddito. Ai rappresentanti del potere aggiunse istituzioni democratiche, come l’Ekklesia del Demos (Assemblea del popolo) e l’Eliea (tribunale supremo), che eleggevano gli arconti e amministravano la giustizia. Tra le più note misure di Solone era la “seisachtheia" (=scarico di un peso) che prevedeva l'alleviamento dei debiti. Nonostante queste riforme, che si possono considerare in sostanza come un primo passo verso la Democrazia, i conflitti sociali continuarono.

Nel 561-560 a.C. Pisistrato, aiutato dalle classi popolari, instaurò ad Atene un regime tirannico. Durante la sua epoca furono poste le fondamenta per lo sviluppo della marina e la città fu abbellita con numerosissimi monumenti e santuari. Pisistrato per primo introdusse ad Atene il culto del dio Dioniso, trascrisse le epiche omeriche e riorganizzò le Panatenee, feste dedicate ad Athena. Dopo la sua morte (528 a.C.) la sua opera fu portata avanti dai figli Ipparco ed Ippia fino al 510 a.C., quando la tirannide fu abbattuta.  

Nel 508 a.C. Clistene, fondatore del regime democratico, fu eletto arconte. Tutti gli abitanti dell'Attica ebbero la possibilità di ottenere cariche e di partecipare agli affari pubblici. Clistene suddivise il territorio dell'Attica in trenta distretti, chiamati trittie. Le trittie furono distribuite in dieci tribù, ciascuna delle quali comprendeva una trittia della città, una della costa e una dell'interno (scelte per sorteggio). 

Il peso degli aristocratici risultò notevolmente sminuito, perché si trovarono suddivisi in diverse tribù. Ogni tribù era un'entità astratta e non territoriale (le trittie che componevano una tribù erano volutamente non confinanti). All'interno di ogni tribù l'influenza degli aristocratici era bilanciata da quella degli altri ceti sociali, che avevano interessi differenti, tanto che Isagora richiamò Cleomene I nel 507 a.C., ma la popolazione ateniese lo cacciò. 

Il colpo di stato non finì certo qui, perché una coalizione formata da spartani, beoti, dagli isolani di Egina e di truppe provenienti da Calcide attaccarono la città, che resistette fino a quando Demarato fece rientrare l'esercito di Sparta per poi passare all'offensiva scacciando i nemici e fondando una colonia in Eubea.

Le donne ateniesi trascorrevano la maggior parte del tempo in casa, nel gineceo, lo spazio a loro riservato, e la loro funzione era generare figli e occuparsi della famiglia. Venivano infatti promesse in moglie quando erano ancora bambine e potevano contrarre matrimonio a partire dai 12 anni. Rigorosamente obbligate alla castità prima del matrimonio, erano ovviamente tenute alla fedeltà una volta sposate; al marito invece era consentito avere relazioni con altre donne, potendo dunque possedere la concubina (pallakè), con cui avere rapporti sessuali, e la compagna (etèra). Quest'ultima, pur concedendosi all'uomo a pagamento, non era una prostituta: a differenza delle donne destinate al matrimonio, le etere ricevevano un'educazione ed erano colte; conoscevano la musica, il canto e la danza e accompagnavano l'uomo nei luoghi di socialità, nei quali non erano ammesse né le mogli né le concubine. Come le altre donne greche, le ateniesi non avevano diritti politici, e dunque non potevano partecipare al governo e all'amministrazione della polis, e neppure scegliere chi sposare né come amministrare i propri beni.

Nella società greca classica ebbe molta importanza l'istruzione militare e ad Atene, come in maggior parte delle poleis consisteva in due anni di addestramento. Come primo atto gli efebi compiuti i 18 anni effettuavano un giuramento nel tempio di Aglauro, poi un primo anno di addestramento fisico e un secondo prettamente militare.

In caso di guerra i nominativi dei chiamati alle armi venivano affissi nell'agorà e comprendevano in genere gli uomini con età inferiore ai 50 anni, ma se c'era la necessità potevano essere utilizzati gli uomini fino ai 60 anni e poi gli efebi. Tale chiamata poteva essere generale PANDEMEI o per EPONIMO, cioè parziale interessando solo alcune classi di età, distinte con gli eroi ateniesi o per servizi a lungo termine, a rotazione, di classi di tribù diverse.

Agli inizi del V sec. a.C. i Greci dovettero affrontare la politica espansionistica del vicino stato persiano. Gli Ateniesi con l’aiuto degli abitanti di Platea vinsero i Persiani a Maratona nel 490 a.C. Nei decenni successivi il pericolo persiano fu eliminato grazie ai tentativi comuni di tutti i Greci. Ruolo preminente ebbero Sparta, con il suo esercito, ed Atene, che su iniziativa dello stratega Temistocle aveva rinforzato le sue forze marittime. La vittoria greca nella battaglia navale di Salamina nel 480 a.C. fu in sostanza opera della flotta ateniese e di Temistocle. Tuttavia, Atene durante le guerre persiane fu incendiata e distrutta due volte dai generali persiani Serse e Mardonio (480/489 a.C.). Dopo la fine della guerra Temistocle ricostruì e fortificò Atene ed il Pireo (478 a.C.). A Temistocle è dovuta anche la fondazione della cosiddetta Lega Delia (478 a.C.), a cui aderì la maggior parte delle città greche ad eccezione di quelle che appartenevano alla sfera di influenza spartana. Le divergenze tra Atene e Sparta avevano incominciato ad intravedersi ben presto. L’antagonismo delle due città divenne più intenso quando la marina ateniese, con a capo Cimone, prese il prevalere nel bacino dell’Egeo.

Seguì un periodo di scontri tra le due città (460-445 a.C.), mentre ad Atene prevaleva Pericle, per la sua storia. La sua epoca è stata definita “secolo d’oro”, visto che Atene conobbe la sua acme maggiore e divenne sovrana assoluta dei suoi alleati. Capo carismatico, portò la democrazia ateniese al suo completamento e ornò la città di monumenti di uno splendore eccezionale.

I contributi delle città alleate unitamente a tutte le entrate dello stato furono usati per la realizzazione di capolavori d’arte. Il culmine di tutti questi è il Partenone sull’Acropoli, monumento-simbolo dell’Atene democratica. Al tempo di Pericle furono favorite le arti e le lettere, mentre il teatro fu rafforzato con la distribuzione di biglietti gratuiti ai cittadini (theorikà: denaro per il teatro).

La poesia del V sec. a.C. si avvalora di figure della drammaturgia mondiale quali Eschilo, Sofocle, Euripide ed Aristofane, la filosofia di Socrate, la scienza di Democrito e di Ippocrate, la storia di Erodoto e di Tucidide. La scultura partendo dall’interiorità del cosiddetto stile severo si completò negli anni di Pericle. Le opere di Fidia espressero nella maniera migliore la bellezza del corpo e dell’anima, l’armonia e l’equilibrio. Un progresso analogo si verificò anche nella pittura. Le rappresentazioni sui vasi a figure rosse del V sec. a.C. sono testimonianze inconfutabili dell’abilità degli artisti. In questo clima la maggiore festa ateniese, le Panatenee, acquisì una particolare imponenza, dando alla città l’opportunità di esprimere la sua ricchezza, la sua potenza e le sue forze creative.

Era naturale che lo sviluppo di Atene provocasse la rivalità di Sparta e portasse le due città a scontrarsi. Così nel 431 a.C. scoppiò la cosiddetta guerra del Peloponneso, che ebbe risultati disastrosi per Atene. Gli storici dividono la guerra in tre fasi: nella prima, la fase Archidamica, che prende il nome dal re spartano Archidamo II, Sparta effettuò continui attacchi contro l'Attica, mentre Atene utilizzava la propria potente flotta per colpire le coste del Peloponneso. Questo periodo di scontri si concluse nel 421 a.C. con la firma della pace di Nicia, ma l'interruzione della guerra durò poco: al 415 a.C. risale infatti la spedizione ateniese in Sicilia, evento disastroso per le forze della Lega di Delo tanto da rinnovare il contrasto tra le due entità greche che si contendevano l'egemonia. 

Nel 413 a.C. si apre la fase Deceleica, caratterizzata dall'intenzione spartana di fomentare moti di ribellione tra le forze sottoposte ad Atene; questa strategia, unita agli aiuti economici provenienti dalla Persia e all'incapacità ateniese di difendersi, portò nel 404 a.C. alla vittoria della Lega del Peloponneso, dopo la battaglia navale di Egospotami. La rivalità fra le due città storiche ha dato origine al proverbio: Se Atene piange, Sparta non ride.

Dopo la sua sconfitta definitiva nel 404 a.C., Atene fu obbligata a demolire le sue mura e a consegnare la sua flotta. Adottò il regime dei suoi avversari ed il potere fu preso da trenta oligarchi, noti come Trenta Tiranni. Ben presto la democrazia fu ristabilita e gli Ateniesi riuscirono a ricostruire sotto Conone le loro mura, nel 394 a.C.

Agli inizi del IV sec. a.C. l’antagonismo tra le città-stato della Grecia fu incoraggiato anche dall’intervento dei Persiani. Atene procedette alla fondazione di una nuova lega nel 378/7 a.C., che però si sciolse ben presto.

Filippo II, re di Macedonia (359-336 a.C.), occupò Atene nel 338 a.C. e un anno dopo fu riconosciuto quale capo supremo nella guerra contro i Persiani.

Ad Atene dopo l'ascesa di Filippo II il Macedone che si voleva impadronire, e ci riuscì, della Tracia per avere uno sbocco sul Mar Nero, si crearono due fazioni: la prima, capeggiata da Eschine che era filomacedone, ovvero disposto ad un'alleanza con il Regno di Macedonia per porre fine alle guerricciole condotte da altre polis, alla seconda c'era Demostene che era contrario ad una alleanza con la Macedonia e vedeva minacciata l'autonomia democratica di Atene. Demostene aveva ragione. In un primo momento però Eschine si vide in una situazione di vantaggio ma ben presto i cittadini ateniesi, dopo che Filippo II ebbe conquistato la Grecia Centrale, diedero ragione a Demostene, che costituì un'alleanza anti-macedone con la partecipazione anche di Tebe. Dopo la sconfitta a Cheronea, avvenuta nel 338 a.C., Filippo, che aveva vinto, si mosse con diplomazia sia con Atene e sia con altre polis per accordarsi sul futuro della Grecia. Nel 337 a.C. a Corinto si formò una lega, la lega di Corinto, con a capo Filippo II, che impose alle altre polis il divieto di farsi reciprocamente guerra, l'obbligo di rispettare il Regno di Macedonia e di contribuire con l'esercito alle spedizioni macedoni contro i persiani. Atene fu costretta ad aderire alla lega.

Filippo II fu assassinato nel 336 a.C. dal capitano delle Guardie reali, Pausania; Alessandro, suo figlio, fu nominato re con il nome di Alessandro III. Partito Alessandro per la sua campagna nei Balcani, corse la falsa notizia secondo cui il medesimo sarebbe morto in battaglia contro il popolo bellicoso degli Illiri. La città di Tebe portò avanti una rivolta contro il Regno di Macedonia ma Alessandro, sistemate le tribù barbare che minacciavano la Macedonia dal nord, si diresse a Tebe e la distrusse. Non fece però la stessa cosa per Atene, che pure si era ribellata, poiché aveva paura che la spedizione contro i persiani non andasse a buon fine. Catturò e rilasciò il rivale politico ateniese Demostene. Pochi anni dopo, mentre Alessandro era impegnato in Asia, il re di Sparta Agide III, promosse una guerra contro la Macedonia. Atene, sobillata da Licurgo, disdisse tutti i trattati stipulati con i Macedoni, ma al momento di fornire truppe e aiuti ad Agide come promesso, si tirò indietro. Sparta soccombette nella battaglia di Megalopoli contro i macedoni di Antipatro nel 331 a.C. e subì le conseguenze della sua ribellione, ma Alessandro Magno non ritenne di dover prendere provvedimenti contro Atene.

Nel periodo ellenistico (323-146 a.C.), subito dopo la morte di Alessandro, Atene dipese dalla politica dei sovrani della Macedonia. Quale governatore fu designato Demetrio Falireo (317 a.C.) e poi Demetrio Poliorcete (307 a.C.).

Già prima della morte di Alessandro, Atene iniziò i preparativi per una ribellione contro i Macedoni, sotto la spinta di Demostene e Iperide. Il decreto degli esuli, emesso da Alessandro poco prima della sua morte, fu un ulteriore motivo di ribellione: con esso Atene avrebbe perso il controllo di Samo, alleata dal 366 a.C., dove i cleruchi ateniesi avrebbero dovuto riconsegnare agli esuli i propri terreni. Perciò gli Ateniesi si rifiutarono di sottostare alle condizioni del decreto e fecero prigionieri gli esuli di Samo. Ottenuta per via diplomatica la defezione dei Tessali dall'esercito macedone, Atene diede inizio alle operazioni belliche occupando il passo delle Termopili e assediando la città di Lamia, ove si era installato Antipatro con le sue truppe. Tuttavia Atene subì una cocente sconfitta navale ad Amorgo, il cui esito consentì anche ai macedoni di Leonnato (20.000 fanti e 1.500 cavalieri) di essere trasportati a soccorso di Antipatro. Per difendersi da Leonnato gli ateniesi tolsero l'assedio a Lamia e Antipatro fu così libero di riprendere l'azione, usufruendo di ulteriori rinforzi portatigli da Cratero. Lo scontro decisivo tra le forze ateniesi e quelle di Antipatro, che contavano anche i rinforzi di Cratero, ebbe luogo il 5 settembre 322 a.C. a Crannone, in Tessaglia e fu una disfatta per gli ateniesi.

Successivamente Antipatro e Cratero impegnarono il rimanente delle forze armate ateniesi in continui scontri, per loro vittoriosi, fino a che Atene dovette chiedere la pace, sottostando alle condizioni poste da Antipatro. Queste furono miti: Atene avrebbe dovuto disarmare l'armata, accettare una guarnigione macedone presso il Pireo e riformare la costituzione in modo da garantire diritti politici solo a chi possedesse un patrimonio mobile o immobile pari a duemila dracme, fatto che avrebbe escluso dal governo le classi sociali più basse, principali fautrici della guerra; gli Ateniesi accettarono i termini.

Quanto a Iperide e Demostene, principali istigatori del conflitto, il primo fu ucciso in Eubea, il secondo, rifugiatosi presso il santuario di Poseidone a Calauria, si suicidò (Plutarco, Demostene, 29).

Seguirono i re di Pergamo e d’Egitto, molti dei quali abbellirono la città e frequentarono le sue Scuole.

Nel 146 a.C. i Romani conquistarono il territorio greco, Atene però fu oggetto di un trattamento favorevole. Nell'86 a.C. tuttavia il generale romano Silla la saccheggiò e distrusse interamente le sue mura. Negli anni che seguirono fu luogo di villeggiatura e di studio di personalità quali Cicerone, Orazio e Ovidio.

Nel II sec. d.C. l'imperatore Adriano ampliò Atene verso Est ed insieme al ricco cittadino Erode Attico la ornò con importanti monumenti.

Nel III sec. d.C. l’imperatore Valeriano costruì nuove mura per fronteggiare una probabile incursione della tribù gotica degli Eruli.

Nel 267 d.C. gli Eruli forzarono le mura e saccheggiarono Atene. Allora la città si raccolse sull'Acropoli e intorno alle sue pendici e venne circondata da mura, lasciando al di fuori l'Agorà.

Nei primi anni bizantini gli antichi templi di Atene furono trasformati in chiese cristiane (IV-V sec. d.C.). Al tempo di Giustiniano la città fu fortificata (VI sec. d.C.), ma subì un colpo fatale con la chiusura delle sue scuole filosofiche (529 d.C.).

Dal IX fino al XII sec. d.C. l'arte bizantina fiorì nell'Attica.  Durante questo periodo furono costruite più di quaranta chiese come la Kapnikarea, il monastero di Kesarianì, il monastero di Dafnì, ecc.

Con la caduta di Costantinopoli per mano dei Franchi nel 1204 d.C. Atene pervenne ad Ottone de la Roche di Borgogna. Nel XIV sec. d.C. fu occupata prima dai Catalani, poi dalla famiglia fiorentina degli Acciaioli e successivamente dai Veneziani e quindi dai Bizantini.

Nel 1458 venne occupata dai Turchi e l’Acropoli divenne un quartiere turco.

Nel 1687, Atene passò nelle mani di Venezia. Durante la sua occupazione, ebbe luogo l'esplosione di una polveriera turca, che distrusse il Partenone.

Nel 1821, durante la Guerra d'Indipendenza Greca, Atene fu saccheggiata.

Nel 1832, se creó un protettorato per le potenze occidentali e si proclamò Ottone re della Grecia, ovvero il figlio di Luigi di Baviera. Durante il suo regno fu modificato l'aspetto della città, con la costruzione di numerosi edifici pubblici.

Il 18 settembre 1835 Atene divenne la capitale del regno della Grecia. 

Nel 1912, Eleftherius Vénselos decise di recuperare i territori dell'Antica Grecia, ma un generale emergente in Turchia, Kemal Ataturk, con l'aiuto dei paesi europei pose fine al sogno ellenico.

Dopo il fallimento di questa avventura, più di un milione di rifugiati grieci, provenienti dalla Turchia, dovettero trasferirsi in Grecia, la maggior parte ad Atene. Ciò causò una crescita smisurata e disordinata della città.

Il 25 marzo 1924 si proclamò la Repubblica. Nel 1936 raggiunse il potere il dittatore Metazas.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Grecia si dichiarò neutrale. Malgrado ciò, fu attaccata dalle truppe italiane, che i greci riuscirono a sconfiggere. Poco dopo, le truppe naziste posero fine alla resistenza greca.

Dopo la guerra, arrivò ad Atene una nuova ondata d'immigrati, dalle zone rurali e isole, causando una nuova crescita rapida e caotica.

Nel 1948, ebbe inizio la Guerra Civile Greca in cui la destra, aiutata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, risultò vincitrice.

Nel 1967, ebbe luogo il Colpo di Stato dei Colonnelli che durò fino al 1974.

Nel 1981, passò a formar parte dell'Unione Europea e, nel 2001, divenne uno dei membri dell'euro. L'incorporazione all'Unione Europea, ma anche i Giochi Olimpici del 2004, promossero la costruzione di grandi infrastrutture.

Atene oggi è il centro politico, economico e culturale della Grecia e una destinazione turistica di grande importanza internazionale.

Miti e tradizioni

Il cammino storico dei Greci, la loro civiltà, le loro concezioni sociali e religiose, ed anche la loro realtà quotidiana si ritrovano mirabilmente espressi nella mitologia. Oltre ai miti panellenici degli dèi e degli eroi, ogni città aveva le sue tradizioni e i suoi culti.

Atene collega il suo nome alla lotta di due dèi. Secondo la tradizione Poseidone, dio dell’impetuosità, dei terremoti e delle tempeste, rivendicava Atene alla dea della sapienza, Athena. Poseidone colpì la terra col suo tridente e da essa balzarono un cavallo indomito e acqua impetuosa. Al contrario il dono di Athena fu un ramo d’olivo che spuntò dalla roccia. Nella lotta di queste due forze, una violenta e l’altra pacifica, la città decretò la vittoria di Athena e ne prese il nome.

Secondo il mito Atene fu abitata inizialmente dai Pelasgi, a cui è dovuta la costruzione delle prime mura della città. Contemporaneamente come primo re della città è ricordato Cecrope, che aveva corpo umano nella parte superiore e di serpente in quella inferiore. Un altro re, Erittonio, era figlio di Efesto, dio del fuoco. Efesto non potendo unirsi ad Athena fecondò Gea (la Terra). In tal modo Erittonio è collegato alla fertilità della terra, come d’altronde anche Cecrope, dato che il suo corpo di serpente denota le forze della terra. Figlio di Erittonio era Eretteo, che aveva un serpente come simbolo. Da Eretteo discendeva Ione che dagli Ateniesi fu proclamato polemarco e re. Questa tradizione riecheggia molto probabilmente la penetrazione pacifica degli Ioni nell’Attica.

Il più importante re di Atene fu Teseo, nato a Trezene, città del Peloponneso. Sua madre era Etra, che nella stessa notte si era unita con Poseidone e col re di Atene, Egeo. Teseo da piccolo credeva di essere figlio di Poseidone. Ben presto però apprese che suo padre era il mortale Egeo e partì per andarlo a trovare ad Atene. Sulla sua strada uccise una serie di malfattori e arrivò al palazzo paterno. Lì apprese che il re di Creta, Minosse, avendo perso suo figlio ad Atene, aveva imposto agli Ateniesi un grave tributo di sangue. Essi infatti erano obbligati a mandare a Minosse ogni nove anni sette fanciulli e sette fanciulle, nutrimento per il mostro cretese Minotauro. Teseo partì subito per Creta e trovò il Minotauro, all’interno del palazzo di Minosse, il mitico Labirinto. La figlia di Minosse, Arianna, si innamorò di Teseo e lo aiutò ad uscire dal Labirinto: gli diede da tenere una delle estremità del filo (mitos) e legò l’altra estremità all’ingresso del palazzo. 

Dopo l’uccisione del Minotauro Teseo ritornò ad Atene con la sua nave. Dimenticò però di cambiare le vele nere del lutto e di sostituirle con quelle bianche, segno del successo. Egeo vide da lontano la nave e certo che il figlio fosse morto, si gettò dall’Acropoli suicidandosi. Secondo una versione fu da allora chiamato Egeo il mare che bagna da Est le coste greche. Appena Teseo succedette a suo padre, unì le città dell’Attica con centro Atene e istituì le feste “Sinecie” in ricordo del sinecismo. Cambiò inoltre, per simboleggiare la nuova unità politica, il nome delle vecchie feste “Atenee” in “Panatenee”, governò il suo popolo in maniera esemplare e fu ucciso nell’isola di Skyros dal re Licomede. Gli Ateniesi conservarono una fede profonda per Teseo, tanto che nella battaglia di Maratona (490 a.C.) lo sognarono che combatteva al loro fianco contro i Persiani. Nell’antichità d’altronde Atene era nota anche come la città di Teseo.

Agosto 2013

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