Palazzi e parchi di Potsdam a Berlino
Germania

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1990-1992-1999

 

   

"Palazzi e parchi di Potsdam e Berlino" è il nome di un patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, istituito nel 1990 ed esteso nel 1992 e nel 1999.

Il patrimonio comprende un insieme di palazzi, castelli e giardini storici costruiti fra il 1730 e il 1916 intorno alle rive del fiume Havel e dei laghi che si trovano fra le città di Potsdam e di Berlino.

INSERIMENTI DEL 1990

- Palazzo di Sanssouci e parco di Sanssouci (Potsdam)
- Neuer Garten, Palazzo di Marmo e Palazzo Cecilienhof (Potsdam)
- Parco di Babelsberg e Castello di Babelsberg (Potsdam)
- Castello e parco di Glienicke (Berlino)
- Pfaueninsel e tutti gli edifici inclusi (Berlino)
- Böttcherberg (Berlino)
- Castello di caccia di Glienicke (Berlino)

AMPLIAMENTO DEL 1992

- Chiesa del Redentore (Heilandskirche), Sacrow (Potsdam)
- Castello di Sacrow e Parco di Sacrow (Potsdam)

AMPLIAMENTO DEL 1999

- Lindenallee (Potsdam)
- Königliche Gärtnerlehranstalt e il Kaiserbahnhof (Potsdam)
- Castello di Lindstedt e il parco (Potsdam)
- Villaggio di Bornstedt, chiesa, cimitero e area a nord del parco di Sanssouci (Potsdam)
- La Seekoppel (area a ovest del Ruinenberg a Potsdam)
- Voltaireweg (cintura verde e area tra il parco di Sanssouci e il Neuer Garten), Potsdam
- Area di ingresso al parco Sanssouci (Potsdam)
- Alexandrowka (Potsdam)
- Il Pfingstberg e il Belvedere sul Pfingstberg (Potsdam)
- L'area tra il Pfingstberg e il Neuer Garten, (Potsdam)
- La riva meridionale dello Jungfernsee (Potsdam)
- Königswald (la foresta che circonda il castello e il parco di Sacrow), Potsdam
- Accesso al parco di Babelsberg (Potsdam)
- Osservatorio a Babelsberg (Potsdam)

Palazzo di Sanssouci e parco di Sanssouci (Potsdam)
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Il Palazzo di Sanssouci (dal francese sans souci, "senza preoccupazioni") si trova nella parte orientale dell'omonimo parco ed è uno dei più famosi castelli di Potsdam, capitale del Brandeburgo. Fra il 1745 e il 1747 Federico II il Grande, re di Prussia, fece erigere una piccola residenza estiva in stile rococò, sulla base di schizzi da lui stesso disegnati. Il progetto fu affidato all'architetto Georg Wenzeslaus von Knobelsdorff. Nel 1841 l'edificio fu ampliato con l'aggiunta di due ali laterali per volere di Federico Guglielmo IV, i cui abbozzi furono trasformati in progetto dall'architetto Ludwig Persius.

Nel 1990 i castelli e i giardini del parco di Sanssouci sono stati inclusi dall'UNESCO nella lista dei patrimoni dell'umanità. Secondo la descrizione fatta dalla Commissione tedesca per l'UNESCO, "il castello e il parco di Sanssouci, spesso indicati come la Versailles prussiana, sono una sintesi delle tendenze artistiche del XVIII secolo nelle città e presso le corti europee. L'insieme è un eccezionale esempio di creazione architettonica e organizzazione del paesaggio sullo sfondo intellettuale dell'idea monarchica di Stato".

La collocazione del palazzo di Sanssouci su una collina coltivata a vigneto riflette un ideale di armonia fra l'uomo e la natura, in un paesaggio ordinato dall'intervento umano. Il palazzo, nel mezzo della natura, con l'ampia vista sulla campagna circostante, era il luogo nel quale Federico II intendeva risiedere "senza preoccupazioni", coltivando i suoi interessi personali e artistici. Non si trattava dunque di un edificio destinato alla corte e all'esercizio delle funzioni di governo, quanto invece di un vero e proprio rifugio privato del re e dei suoi ospiti più intimi.  

I celebri giardini di Sanssouci nacquero a seguito della decisione di Federico II di realizzare un vigneto a terrazze sul versante meridionale delle colline di Bornstedt. In passato l'altura era coperta di querce, ma ai tempi del "re soldato" Federico Guglielmo I gli alberi erano stati abbattuti e impiegati per consolidare i terreni paludosi nel quadro dell'ampliamento della città di Potsdam. Il 10 agosto 1744 Federico II diede ordine di coltivare la "montagna deserta" con la realizzazione di un vigneto a terrazze.

Sotto la guida dell'architetto Friedrich Wilhelm Diterichs il versante meridionale della collina di Sanssouci venne articolato in sei ampie terrazze con mura di sostegno arcuate nella parte centrale, al fine di ottenere la migliore esposizione al sole possibile. Lungo le pareti delle mura di sostegno venne creata un'alternanza fra superfici dritte, alle quali erano appoggiate spalliere con piante da frutta e vitigni locali, e 168 nicchie munite di vetri, nelle quali crescevano specie esotiche. I singoli terrazzamenti al di sopra delle mura erano delimitati da strisce erbose e coltivati con alberi da frutto: nella stagione estiva, fra 96 piramidi di tasso erano collocati 84 vasi con piante di arancio. La direzione dei lavori di giardinaggio fu affidata a Philipp Friedrich Krutisch. Lungo l'asse centrale 120 (oggi 132) gradini conducevano fino in cima al pendio, suddivisi in sei sezioni in corrispondenza delle terrazze, mentre ai lati vennero tracciate due rampe di accesso. La realizzazione del vigneto a terrazze fu praticamente completata nel 1746.

Al di sotto delle terrazze, nel parterre, fu realizzato nel 1745 un giardino ornamentale in stile barocco, con prati erbosi, aiuole di fiori e boschetti. Nel 1748 la parte centrale del parterre fu decorata con una fontana quadrilobata. Il centro della fontana era abbellito da sculture in piombo dorato con raffigurazioni ispirate alla mitologia classica, che oggi non sono più conservate. Dal 1750 il bacino è contornato da dodici statue di divinità e rappresentazioni allegoriche in marmo: Mercurio, La pesca nel mare (l'acqua), Apollo con Pitone morto, Diana al bagno, Venere osserva lo scudo forgiato da Vulcano per Enea (il fuoco), Giunone con il pavone, Giove con Io, Cerere insegna a Trittolemo ad arare (la terra), Marte, Minerva, Il ritorno dalla caccia (l'aria) e Venere. Le statue di Mercurio e di Venere, opera di Jean-Baptiste Pigalle, e i due gruppi allegorici raffiguranti gli elementi dell'aria e dell'acqua, opera di Lambert-Sigisbert Adam, erano doni del re di Francia Luigi XV. Le altre statue provenivano dalla bottega di François Gaspard Balthazar Adam. Verso sud il parterre confinava con un fossato. Un orto che si trovava verso la parte sud-orientale, il cosiddetto "Marlygarten", venne conservato. Il nome fu dato a questo orto da Federico Guglielmo I, che - definendolo "il mio Marly" - voleva riferirsi scherzosamente al lussuoso parco del re di Francia Luigi XIV presso il castello di Marly. Federico II attribuì sempre, anche in occasione dei successivi ampliamenti del parco, un grande valore all'intreccio di giardini ornamentali e orti, di arte e natura.  

Il 13 gennaio 1745 Federico II diede l'ordine di costruire una residenza di piacere a Potsdam e il 14 aprile seguente venne posata la prima pietra. I progetti vennero disegnati dall'architetto Georg Wenzeslaus von Knobelsdorff sulla base degli schizzi del re. Knobelsdorff intendeva alzare l'edificio con un piano seminterrato e di collocarlo vicino al margine della prima terrazza superiore, affinché la vista dell'edificio dal parterre creasse un maggior effetto scenografico. Questa idea venne però bocciata dal re: egli non voleva alcun palazzo di rappresentanza, ma una residenza privata tale da soddisfare le sue esigenze personali. Una costruzione a un solo piano, il cui basamento fosse la terra, senza tanti gradini, dalla quale si potesse uscire direttamente su un'ampia terrazza e da lì raggiungere i giardini. Uno stretto connubio fra il gusto degli arredi e la libertà della natura.

Federico II intervenne personalmente, sia sul piano amministrativo sia su quello artistico, nella costruzione di tutti gli edifici realizzati per suo ordine a Potsdam e Berlino. I progetti venivano realizzati secondo le sue direttive e i lavori potevano incominciare soltanto dopo che il re aveva approvato i relativi preventivi di spesa. Si intrometteva in ogni questione e voleva essere informato su tutti i dettagli, cosa che spesso conduceva a disaccordi fra gli architetti e il re. L'indole autocratica di Federico II limitò dunque anche le idee architettoniche di Knobelsdorff, che dovette trasporre nei suoi progetti gli eccentrici desideri del suo committente.

Dopo solo due anni di costruzione, il 1º maggio 1747 il palazzo di Sanssouci venne ufficialmente inaugurato, sebbene non tutti gli ambienti fossero stati completati. Eccetto che nei periodi di guerra, Federico II vi abitò dalla fine di aprile fino all'inizio di ottobre di ogni anno. L'edificio era concepito soltanto per il re e per gli ospiti da lui selezionati. Dalla moglie Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel-Bevern, con cui era sposato dal 1733, Federico II viveva di fatto separato da quando era salito al trono, nel 1740.

Per le esigenze di rappresentanza era destinato il castello di Potsdam, che venne ristrutturato proprio in quel periodo e che venne abitato da Federico II nei mesi invernali. Potsdam divenne così la vera e propria città di residenza del sovrano prussiano, mentre Berlino passò in secondo piano, giacché il castello di Charlottenburg fu abitato dal re soltanto per brevi periodi.

A Sanssouci Federico II componeva, suonava e filosofava. Governava disciplinatamente il suo regno e viveva con semplicità e senza fasto. Con l'età la sua modestia arrivò a diventare avarizia. Durante la sua vita il re non fece fare alcun lavoro di manutenzione all'esterno del palazzo e consentì malvolentieri a piccole riparazioni all'interno dei locali.  

Dopo la morte di Federico II ebbe inizio per la Prussia una nuova epoca, che divenne visibile anche nel mutamento delle forme architettoniche. Con la salita al potere di Federico Guglielmo II, lo stile neoclassico, ormai già da tempo imperante in Europa, fece il suo ingresso anche a Potsdam e a Berlino. Il nuovo re si fece costruire il Marmorpalais e abitò nel palazzo di Sanssouci soltanto finché il nuovo edificio non fu terminato. Già subito dopo la morte di Federico II i mobili del palazzo vennero cambiati e il locale che serviva da studio e camera da letto del re fu rinnovato sotto la direzione dell'architetto Friedrich Wilhelm von Erdmannsdorff, che in tal modo realizzò quello che fu il primo interno dei castelli di Potsdam e Berlino a essere decorato in stile neoclassico.

Federico Guglielmo III, salito al trono di Prussia nel 1797, soggiornò a Sanssouci solo occasionalmente, senza apportare cambiamenti. Soltanto sua moglie Luisa abitò con sua sorella Federica nel palazzo di Sanssouci per alcuni mesi nel 1794, mentre il marito si trovava in Polonia. Di preferenza la famiglia reale trascorreva i mesi estivi nel castello di Paretz o in quello di Pfaueninsel.

Il palazzo di Sanssouci e il suo mobilio rimasero intatti anche durante l'occupazione di Potsdam da parte delle truppe francesi nel 1806, giacchè Napoleone lo pose sotto la propria personale protezione, preservandolo così dai saccheggi.  

Quasi un secolo dopo la costruzione del palazzo di Sanssouci, al trono di Prussia salì un ammiratore di Federico il Grande. Federico Guglielmo IV coltivava molteplici interessi, soprattutto nell'ambito dell'architettura e del giardinaggio paesaggistico. Fin da quando era principe ereditario, egli cercò di avvicinarsi al mondo del suo pro-prozio e nel 1815 si trasferì negli appartamenti del castello di Berlino che un tempo erano stati abitati da Federico II. Nel 1835 ottenne il permesso di abitare anche nel palazzo di Sanssouci, sebbene lui e sua moglie Elisabetta Ludovica di Baviera avessero a disposizione il castello di Charlottenhof, costruito pochi anni prima nella parte sud-occidentale del parco di Sanssouci. La coppia principesca abitò nelle antiche stanze degli ospiti, nell'ala occidentale del corpo principale, mentre le stanze di Federico II nell'ala orientale furono destinate agli eventi mondani.

Dopo la salita al trono nel 1840, la necessità di ospitare una corte di maggiori dimensioni impose il rifacimento e l'ampliamento delle due ali laterali. I progetti furono realizzati dall'architetto Ludwig Persius, sulla base degli schizzi dello stesso Federico Guglielmo IV. Fra il 1841 e il 1842 le vecchie ali laterali furono demolite e, sotto la guida dell'architetto Ferdinand von Arnim, allungate e sopraelevate. Il mobilio venne mantenuto e ove possibile i pezzi mancanti furono sostituiti con mobili dell'epoca federiciana. La camera dov'era morto Federico II, che era stata rimaneggiata per volere di Federico Guglielmo II, avrebbe dovuto essere ripristinata secondo lo stile originario, ma tale intenzione non fu messa in atto, in quanto Federico Guglielmo IV giudicò i progetti non sufficientemente autentici.

Nel 1845 la terrazza superiore del vigneto, che all'epoca di Federico II era quasi spoglia, provvista solo di pergolati, padiglioni in metallo e sculture, venne decorata con vasi e giochi d'acqua realizzati da Ludwig Persius e Ludwig Ferdinand Hesse e fu cinta con una balaustra di marmo, mentre sulle terrazze sottostanti vennero realizzati pozzi per attingere l'acqua. Inoltre, sulle terrazze furono coltivati piccoli boschetti di piante. Nel 1848 vennero collocate dieci (oggi otto) panchine di marmo fra le statue intorno alla fontana nel parterre. Allo stesso anno risalgono anche le quattro colonne marmoree con copie di antiche sculture, collocate nelle aiuole circostanti la grande fontana, nonché le quattro pareti con vasche di marmo e statue delle muse Clio, Polimnia,  Euterpe e Urania, collocate due a ovest e due a est della grande fontana. Nel 1866 nella parte meridionale del parterre, sull'asse centrale, fu collocata una copia in scala ridotta del monumento equestre di Federico il Grande che oggi si trova presso il castello dell'Orangerie.

Federico Guglielmo IV morì nel palazzo di Sanssouci il 2 gennaio 1861 e fu sepolto nella cripta della vicina chiesa della pace. L'ultima abitante del palazzo fu la sua vedova Elisabetta Ludovica, che visse ancora tredici anni a Sanssouci, finché morì il 14 dicembre 1873 e fu sepolta accanto al marito.  

Dopo il 1873 Guglielmo I destinò il palazzo di Sanssouci e il suo mobilio a scopi museali, per cui esso appartiene al novero dei più antichi palazzi-museo della Germania. Dopo la prima guerra mondiale e la fine della monarchia il palazzo rimase dapprincipio in proprietà degli Hohenzollern, poi, nel 1927, passò sotto la custodia della neocostituita "Verwaltung der Staatlichen Schlösser und Gärten" ("Amministrazione dei castelli e giardini statali"). L'intera struttura fu resa accessibile al pubblico. Sotto la direzione del direttore Ernst Gall, l'ente gestore, con il sostegno dei Musei statali di Berlino, cercò di ripristinare la sistemazione dei locali com'era al tempo di Federico II. Fra l'altro, lo scrittoio di Federico il Grande fece ritorno nello studio del re a Sanssouci. 

Lo stesso spirito improntato alla tutela e alla ricostruzione dell'impianto originario caratterizzò il lavoro di Georg Potente, direttore del parco di Sanssouci dal 1927. Nell'ambito dei lavori di ripristino, egli eliminò i numerosi alberi cresciuti sulle terrazze, vi sistemò nuove piante e tolse dalla terrazza superiore i giochi d'acqua e le statue risalenti all'epoca di Federico Guglielmo IV.

Quando cominciarono i bombardamenti aerei su Berlino durante la seconda guerra mondiale, nel 1942 numerosi oggetti d'arte vennero trasferiti a Rheinsberg e Bernterode. Dal palazzo di Sanssouci furono prelevati i dipinti di pittori francesi del XVIII secolo, i vasi di porcellana di Meissen, quasi tutti i mobili e la biblioteca di Federico II. Alcuni mobili, quasi tutte le sculture e le cornici dei quadri rimasero nel palazzo. I combattimenti che ebbero luogo presso Potsdam nell'aprile 1945 lasciarono intatti gli edifici a Sanssouci, a parte il Mulino storico e l'adiacente chalet, che furono bruciati completamente nel corso di un'azione militare (il Mulino storico fu ricostruito in stile fra il 1983 e il 1993). 

Dopo l'ingresso dell'armata rossa a Potsdam il 27 aprile 1945, il parco di Sanssouci fu posto sotto il comando del tenente colonnello Evgenij Fëdorovič Lučuvejt e chiuso al pubblico fino al 4 giugno 1946. Gli oggetti d'arte depositati a Rheinsberg o rimasti a Sanssouci furono in gran parte trasferiti in Unione Sovietica come bottino di guerra e furono restituiti solo parzialmente nel 1958. Gli oggetti d'arte trovati dai soldati americani a Bernterode furono portati inizialmente nel museo di Wiesbaden e poi, nel 1957, nel castello di Charlottenburg a Berlino Ovest.

Nel 1990, dopo la riunificazione tedesca, due dipinti di Jean-Baptiste Joseph Pater, Il sultano nel parco e L'indovina, che erano stati portati a Rheinsberg, furono riportati a Sanssouci dopo essere stati riacquistati presso un commerciante d'arte. Nel 1992 la biblioteca di Federico II tornò a Sanssouci da Charlottenburg. Fra il 1993 e il 1995 seguirono trentasei dipinti a olio e due busti marmorei di Anfitrite e di Nettuno di Lambert-Sigisbert Adam.

Dal 1º gennaio 1995 il palazzo di Sanssouci e il suo parco sono amministrati dalla Fondazione dei castelli e giardini prussiani di Berlino- Brandeburgo (in tedesco: SPSG, Stiftung Preußische Schlösser und Gärten Berlin-Brandenburg).

DESCRIZIONE DEL PALAZZO - Il palazzo di Sanssouci, piuttosto modesto nelle sue dimensioni per un sovrano, aveva in origine dodici locali, dei quali solo cinque erano abitati da Federico II. Esso testimonia il cambiamento nell'architettura di corte verso la metà del XVIII secolo. Le residenze barocche, edificate secondo il modello della reggia di Versailles, servivano soprattutto a magnificare la potenza politica ed economica di coloro che ne commissionavano la costruzione. Spesso le loro dimensioni andavano ben al di là delle esigenze abitative del sovrano e delle necessità della corte.

Questo eccesso di lusso e di dimensioni suscitò il desiderio di intimità e di comodità. Il mutamento non fu tuttavia radicale, ma avvenne gradualmente. Federico II, che durante la sua vità preferì gli stili barocco e rococò, ancora vent'anni dopo la costruzione del palazzo di Sanssouci fece edificare il Neues Palais nella parte occidentale del parco. Al termine della guerra dei sette anni, con questo palazzo di rappresentanza il re voleva dare una dimostrazione della potenza della Prussia. Egli stesso ne definì la costruzione come la sua "fanfaronnade".

Il corpo principale, ad un solo piano, occupa con le sue ali laterali quasi l'intera larghezza della terrazza superiore. La lunghezza dell'edificio, con i due gazebo rotondi ai lati, ammonta a 292 piedi (91,6 metri) e la larghezza 49 piedi (15,3 metri), l'altezza complessiva all'esterno è di 39 piedi e 2 pollici (12,5 metri). La parte centrale della facciata meridionale è caratterizzata da un corpo semiovale sporgente, coronato da una cupola. Sopra la finestra centrale è scritto il nome del palazzo, in lettere di bronzo dorato. Fra le finestre, ad arco a tutto sesto, diciotto coppie di telamoni e cariatidi sostengono la cornice sovrastante. Le sculture in pietra arenaria raffigurano satiri e baccanti e furono scolpite sul posto nel 1746 da Friedrich Christian Glume. Quest'ultimo e suo padre Johann Georg Glume, nonché le botteghe degli scultori Johann Melchior Kambly und Matthias Müller, realizzarono le sculture che decorano la balaustra del tetto e i putti sopra gli abbaini della cupola.

Le ali laterali, che all'epoca di Federico II erano prive di decorazioni, ciascuna di 98 piedi (31 metri) di lunghezza e 35 piedi (11 metri) di larghezza, ospitavano la cucina, le stalle e i locali per la servitù. L'architetto Knobelsdorff le nascose con pergolati disposti simmetricamente, ciascuno dei quali termina con un gazebo abbellito da decorazioni dorate. Davanti ai pergolati sono collocati busti di personaggi romani e copie di vasi antichi. Nel gazebo orientale Federico II fece sistemare la statua del Fanciullo in preghiera, che aveva ricevuto nel 1747 dal principe Giuseppe Venceslao del Liechtenstein. Dal 1900 vi si trova una copia prodotta dalla fonderia "Bronce- Waaren-Fabrik L. C. Busch" di Berlino.  

La sobria facciata settentrionale del palazzo è in forte contrasto con la facciata meridionale riccamente decorata di sculture. Al posto dei telamoni, la facciata nord è suddivisa da lesene corinzie. Il pendant del semiovale centrale sul lato sud è un piccolo avancorpo rettangolare con semicolonne e tetto spiovente. La facciata è chiusa da entrambi i lati dalla sporgenza ad angolo retto delle ali laterali. Il cortile d'onore, privo di ornamenti, è chiuso da un colonnato semicircolare, formato da quarantaquattro coppie di colonne che creano un portico che si interrompe verso nord, in corrispondenza della rampa di accesso. Come sulla facciata meridionale, il tetto dell'edificio e la copertura del colonnato sono decorati da una balaustra con vasi in pietra arenaria. Tralci di vite e festoni di fiori in pietra arenaria adornano le finestre e le portefinestre ad arco a tutto sesto.

Dopo la demolizione degli edifici risalenti all'epoca federiciana, furono costruite due ali laterali più lunghe, ciascuna con dieci finestre in asse e un portico con tre archi sul lato corto. Pur mantenendo la stessa altezza dell'edificio, le aggiunte vennero alzate di un piano e il tetto a terrazza fu nascosto da una balaustra. Le facciate riprendono gli elementi decorativi del lato settentrionale del corpo principale: lesene, balaustre e decorazioni furono realizzate in zinco e sabbiate, per cui appiaono molto simili ai loro modelli in pietra arenaria.

Il palazzo di Sanssouci rispecchia i canoni di una "residenza di piacere", dai cui locali, posti al piano terra, è possibile uscire senza fatica nei giardini. Anche nella distribuzione degli spazi interni fu messa al primo posto la comodità e vennero seguiti i dettami dell'architettura di corte francese. Dal centro si dipartono due file di camere: i locali più importanti danno a sud, verso il giardino, mentre i locali destinati alla servitù sono a nord. Ciascuna camera è collegata da una porta con il retrostante alloggio di servizio. Inoltre, i locali principali sono messi in comunicazione fra loro da porte in asse e formano quindi - secondo un tipico modello barocco - un'infilata di stanze, tale per cui risulta possibile apprezzare dall'interno e con un solo sguardo l'intera estensione del palazzo. Federico II tracciò gli schizzi del suo palazzo di Sanssouci secondo queste regole dell'architettura di corte, ma tenne anche conto dei suoi personali desideri ed esigenze di comodità.

Anche nella decorazione degli interni Federico II decise in dettaglio come dovevano risultare le varie stanze. Artisti come i fratelli Johann Michael e Johann Christian Hoppenhaupt, i fratelli Johann Friedrich e Heinrich Wilhelm SpindlerJohann August Nahl e Johann Melchior Kambly realizzarono opere d'arte in stile rococò, seguendo spesso disegni abbozzati dal re. Per quel che riguardava la sua persona, Federico II era alieno da ogni brama di lusso. Si curava poco dell'etichetta e della moda - in tarda età non era insolito che indossasse vestiti lisi o poco puliti - ma aveva il desiderio di circondarsi di cose nobili e belle. Aveva un gusto fine per tutto ciò che era bello e fece decorare il suo palazzo privato secondo le sue proprie esigenze e inclinazioni, ignorando spesso le tendenze comuni. Da questa personale interpretazione dell'arte del Settecento deriva l'espressione di rococò federiciano.

La struttura del palazzo di Sanssouci appare molto semplice. Al centro del palazzo si trovano, sull'asse nord-sud, il vestibolo e l'ovale "sala di marmo". Verso est si trova l'appartamento privato del re, con la sala delle udienze, la sala da concerto, lo studio/camera da letto e la biblioteca, dietro cui si estende una lunga galleria. Verso ovest si trovano invece cinque camere per ospiti.

Il vestibolo - Il vestibolo, al quale si accede dal cortile d'onore, costituisce un ingresso di rappresentanza che non fa certo intuire subito il carattere intimo del palazzo. In esso si ripetono le colonne accoppiate che caratterizzano il colonnato esterno. Le pareti del locale rettangolare, infatti, sono ritmate da dieci coppie di colonne corinzie di finto marmo, con basi e capitelli dorati. Esse si ergono davanti a pilastri corinzi, che sporgono solo leggermente dalle pareti. Il dipinto sul soffitto a volta, opera del pittore svedese Johann Harper, mostra la dea romana Flora con Geni che spargono fiori e frutti dal cielo. Alle tre portefinestre sul lato nord, che danno verso il cortile d'onore, corrispondono sulla parete di fronte tre finte architetture con porte.

Sopra la porta centrale a sud, che conduce alla "sala di marmo", e sopra le due porte sulle pareti laterali sono collocati dei soprapporta dorati, realizzati a bassorilievo da Georg Franz Ebenhech. Con le loro raffigurazioni ispirate al mito di Bacco, essi creano un legame con il tema del vigneto, così come fanno gli ornamenti dei pannelli delle porte, opera di Johann Christian Hoppenhaupt, con tralci di vite, erme ed emblemi musicali. La copia in marmo dell'Ares Ludovisi (il cui originale è conservato nel Museo nazionale romano di palazzo Altemps), opera del 1730 di Lambert-Sigisbert Adam, giunse a Sanssouci nel 1752 come dono di Luigi XV di Francia. La statua di Agrippina minore, scolpita nel 1846 da Heinrich Berges, è un'aggiunta successiva. Al suo posto Federico II aveva fatto collocare una statua di Mercurio, proveniente dalla collezione di sua sorella Guglielmina.

La sala di marmo - La sala di marmo, al centro del palazzo, aveva la funzione di sala delle feste. Per la pianta ovale e per la cupola, con un'apertura ovale sulla sommità, l'architetto Knobelsdorff si ispirò al Pantheon di Roma. Il marmo di Carrara e della Slesia, che dà il nome a questo ambiente, si trova nelle colonne, alle pareti, nelle strombature delle finestre e negli intarsi del pavimento. Le decorazioni in stucco dorato della cupola sono opera di Carl Joseph Sartori e Johann Peter Benkert: essi divisero la volta in spicchi decorati con piccoli cassettoni, emblemi militari e medaglioni raffiguranti attributi delle arti e delle scienze. 

Sul cornicione, quattro gruppi di figure femminili e putti, opera di Georg Franz Ebenhech, rappresentano l'architettura civile e militare, l'astronomia e la geografia, la pittura e la scultura, la musica e la poesia. La disposizione delle otto coppie di colonne corinzie replica quella del vestibolo. 

Nelle nicchie accanto alla porta sono collocate le sculture scolpite nel 1748 da François Gaspard Adam: Apollo si rivolge verso Venere Urania, tenendo in mano un libro aperto; si tratta dell'opera De rerum natura del poeta latino Lucrezio, come dimostrano le lettere dorate che vi appaiono (Te sociam studeo scribendis versibus esse / Quos ego de rerum natura pangere conor. Il busto bronzeo del re di Svezia Carlo XII di Svezia, di Jacques Philippe Bouchardon, è documentato fra gli arredi della sala di marmo dal 1775. Federico II lo ricevette in dono da sua sorella Luisa Ulrica nel 1755.

La sala delle udienze - Al tempo di Federico II la sala delle udienze fu utilizzata anche come sala da pranzo. Fu in questo ambiente, che nelle giornate più fredde poteva essere riscaldato, che ebbero probabilmente luogo i pasti conviviali del re, e non - come raffigurato da Adolph von Menzel nel suo celebre dipinto "Tavolata a Sanssouci" - nella sala di marmo, la quale servì a questo scopo solo in certe particolari occasioni. Il locale è dominato da innumerevoli dipinti di pittori francesi del XVIII secolo. Alle pareti, coperte da una tappezzeria di damasco in seta color viola pallido, sono appese opere di Jean-Baptiste Joseph PaterJean-François de Troy, Pierre- Jacques CazesLouis de SilvestreAntoine Watteau e altri. I rilievi dei soprapporta, con putti che giocano con fiori e libri, sono opera di Friedrich Christian Glume. Il dipinto del soffitto, Zefiro incorona di ghirlande Flora di Antoine Pesne, mostra il dio dei venti con la dea dei fiori.

Lo studio/camera da letto - All'epoca di Federico II il locale destinato a studio e camera da letto appariva così riccamente decorato di stucchi e intagli come la sala da concerto. Dopo il rimaneggiamento in stile neoclassico ad opera dell'architetto Friedrich Wilhelm von Erdmannsdorff, solo il caminetto rimase al suo posto. La tappezzeria di seta color celadon, decorata con intagli di legno dorato, fu sostituita con una tappezzeria verde chiaro. L'antico soffitto era stato dipinto da Johann Fischer con una specie di velario, intorno al quale si raggruppavano segni zodiacali, scene di sacrificio e divinità, mentre nei pennacchi apparivano allegorie della fama, della pace, dell'arte della guerra e della poesia. L'originario parapetto con putti, riccamente adornato, che separava la parte della camera destinata al lavoro da quella destinata al riposo, fu sostituita da un basamento sul quale poggiano due colonne ioniche e due pilastri decorati con festoni di fiori e frutti. Verso la metà del XIX secolo Federico Guglielmo IV ordinò di riportare nella stanza una parte del mobilio federiciano - fra cui la poltrona dove morì Federico II - e inoltre fece appendere alle pareti vari dipinti raffiguranti per lo più Federico II, realizzati da Antoine Pesne, Johann Georg ZiesenisJoachim Martin FalbeCharles-Antoine CoypelEdward Francis CunninghamChristian Bernhard RodeJohann Christoph Frisch e Anton Graff.

La galleria - Anche per la galleria che si trova a nord, dietro l'appartamento del re, Federico II si discostò dal modello previsto dall'architettura di corte francese, secondo cui in questo ambiente si sarebbero dovuti realizzare alloggi per la servitù. La parete dello stretto e lungo ambiente è suddivisa da nicchie, nelle quali sono poste sculture in marmo di divinità greco-romane provenienti dalla collezione del cardinale Melchior de Polignac. Sopra cinque divani sono appesi dipinti di Nicolas Lancret, Jean- Baptiste Joseph Pater e Antoine Watteau. Verso la parete esterna, fra gli specchi e le finestre che danno sul cortile d'onore, stanno dieci busti marmorei su piedistalli, mentre sui caminetti ai due capi della galleria si trovano i due busti di Anfitrite e di Nettuno, opera di Lambert-Sigisbert Adam. Il dipinto del soffitto, diviso in cinque sezioni da decori a forma di tralci di vite, è opera di Johann Gottlieb Glume e mostra dei putti che gettano fiori. Il dipinto sul soprapporta orientale, raffigurante le rovine di un tempio, fu realizzato da Charles Sylva Dubois, mentre gli ornamenti sul soprapporta occidentale sono di Antoine Pesne.

La sala da concerto - Nella sala da concerto, sulle pareti e sul soffitto di color bianco, è visibile l'esuberante ornamentazione dorata della rocaille. I dipinti e gli specchi delle pareti sono inseriti nelle decorazioni e vengono avvolti dai tipici ornamenti arcuati e circonvoluti dell'arte rococò. Le cornici in legno provengono dalla bottega dello scultore Johann Michael Hoppenhaupt. 

I dipinti delle pareti, realizzati nel 1747 da Antoine Pesne, raffigurano Pigmalione e GalateaVertumno e Pomona, Diana con le sue ninfe al bagno, Pan e Siringa, Bacco e Arianna. Due dipinti dei sopraporta, con paesaggi, antichi monumenti e rovine, sono opera di Charles Sylva Dubois, mentre un altro paesaggio e la veduta del palazzo di Sanssouci sono di Antoine Pesne. Il fortepiano di Gottfried Silbermann dell'anno 1746 e il leggio di Federico II, realizzato nel 1767 dall'intagliatore Johann Melchior Kambly, testimoniano l'uso cui era destinato questo ambiente.

Le camere per ospiti - Quale pendant dell'appartamento del re, che si estende a est della sala di marmo, verso ovest si sviluppano cinque camere per ospiti, le prime quattro delle quali hanno un'alcova addossata alla parete settentrionale. Accanto a questo letto si apre una porta che conduce, attraverso uno stretto passaggio, all'alloggio dei servitori situato sul lato nord del palazzo, mentre una seconda porta si apre su un piccolo stanzino destinato al deposito del vestiario. Tutte le camere sono provviste di caminetto e oggi sono arredate con mobili e oggetti d'arte del XVIII secolo.

Le pareti della prima camera per ospiti sono coperti da pannelli di legno verniciati di bianco, decorati da Friedrich Wilhelm Hoeder con ornamenti di colore rosa chiaro e cineserie. Il locale fu modificato già nel 1747, quando sopra i pannelli venne teso un satin blu: probabilmente il legno troppo umido aveva cominciato a creparsi, per cui si era dovuto coprirlo in tale maniera. Dopo la rimozione del satin nel 1953, i quattordici dipinti che fino ad allora erano collocati nella stanza avrebbero coperto la decorazione di Hoeder: essi vennero perciò spostati e solo due opere di Antoine Pesne e Jean-Baptiste Joseph Pater trovarono posto sulla parete dell'alcova.

Le pareti della seconda e della terza camera per ospiti vennero fin dall'inizio coperte da una tappezzeria, la seconda a strisce blu e bianche, la terza a strisce rosse e bianche. I dipinti dei soprapporta, raffiguranti nature morte, sono di Augustin Dubuisson, un figlio di Jean Baptiste Gayot Dubuisson. Nella seconda camera sono inoltre appese opere di pittori del XVIII secolo, mentre nella terza si trovano vedute di Giovanni Paolo PanniniLuca CarlevarijsMichele Marieschi e altri.  

Non si conosce con precisione chi abbia ricevuto il privilegio di alloggiare come ospite a Sanssouci. Il nome di un ospite illustre è tuttavia testimoniato dall'appellativo attribuito alla quarta camera per ospiti, nota come "camera di Voltaire". Ad onor del vero, non è certo che Voltaire abbia dormito nel palazzo di Sanssouci fra il 1750 e il 1753, giacché egli aveva il suo alloggio nel castello di Potsdam; comunque, durante quei tre anni egli fu spesso ospite di Federico II. In un inventario del 1782 la "camera di Voltaire" viene designata come "camera dei fiori" e fu il primo ambiente del palazzo a richiedere lavori di restauro, probabilmente a causa dell'umidità del legno: già nel 1752/53 Johann Christian Hoppenhaupt realizzò una nuova pannellatura. L'originaria decorazione dipinta da Friedrich Wilhelm Hoeder di colore grigio-lillà è ancora visibile nell'alcova. Hoppenhaupt creò una pannellatura in legno di quercia laccato di giallo, cui aggiunse intagli di legno di vari colori, raffiguranti fiori, frutti, arbusti e animali. La decorazione floreale dai colori vivaci prosegue negli stucchi e negli elementi in ferro del soffitto. Nel 1889 Guglielmo II fece fare a Friedrich Elias Meyer una copia in porcellana di un busto di Voltaire, che nel 1905 fu collocata nella "sua" camera a Sanssouci.

La quinta camera per ospiti, che chiude l'ala occidentale del corpo centrale, forma un pendant con la biblioteca, della quale riprende la stessa forma circolare. L'appellativo che la contraddistingue, "camera di von Rothenburg", si riferisce ad un confidente di Federico II, il conte Friedrich Rudolf von Rothenburg, che alloggiò regolarmente a Sanssouci fino alla sua morte nel 1751. La pannellatura di colore verde chiaro fu decorata da Friedrich Wilhelm Hoeder con cineserie simili a quelle della prima camera per ospiti. I dipinti nell'alcova, di un artista ignoto, mostrano grottesche che ricordano quelle di Antoine Watteau.

Le ali laterali - All'epoca di Federico II le ali laterali avevano un solo piano terra, come il corpo centrale: nell'ala laterale orientale si trovavano le camere della servitù, mentre in quella occidentale c'erano le cucine e le stalle per i cavalli. A seguito del rifacimento voluto da Federico Guglielmo IV, le ali laterali furono elevate di un piano, la cucina fu spostata nell'ala orientale e gli alloggi della servitù furono sistemati al piano superiore, mentre nell'ala occidentale vennero creati gli alloggi per le dame di corte.

Nel nuovo piano seminterrato dell'ala orientale si crearono le cantine, una ghiacciaia, dispense, locali di lavoro e una pasticceria. I locali per i servitori destinati alla cura degli abitanti del palazzo erano al piano terra. Accanto alla grande cucina di 115 metri quadrati di superficie c'era una cucinetta per la preparazione di colazioni e spuntini freddi, una caffetteria, un forno, un ufficio per il capocuoco, una piccola dispensa e due locali per la pulizia dell'argenteria. Al primo piano alloggiavano il capocuoco, il maggiordomo e altri servitori. Poiché la cucina venne utilizzata soltanto dal 1842 al 1873 e poi non furono apportate alcune modifiche all'edificio, l'inventario di allora si è conservato fino ad oggi. Ad esso appartengono anche una "cuocitrice" in ghisa con guarnizioni in ottone e una barra rotante. Il focolare, assai moderno alla sua epoca, è munito di piastre di cottura di differenti dimensioni, di scomparti per arrostire e cuocere al forno, di una vasca per l'acqua calda e di uno scomparto per riscaldare piatti e pietanze.

L'ala occidentale, chiamata anche "ala delle dame", serviva per dare alloggio alle dame di corte e agli ospiti. Accanto ad una piccola cucinetta e ad una sala, al piano terra ci sono tre appartamenti per dame, mentre al piano superiore ci sono due appartamenti per cavalieri e uno per dama. Ciascun appartamento ha due camere, secondo una struttura che assomiglia a quella delle camere per ospiti del corpo centrale: una porta accanto al letto conduce attraverso un breve passaggio alla stanza di servizio o nel vano scale e un'ulteriore porta dà accesso ad un piccolo gabinetto. Federico Guglielmo IV fece dotare gli appartamenti del piano terra, più belli grazie all'accesso diretto al giardino, con una pannellatura in legno, più costosa della tappezzeria con cui sono rifiniti gli appartamenti del primo piano. I caminetti risalgono tutti all'epoca federiciana ed facevano probabilmente parte dell'alloggio di Federico II nel castello di Potsdam, rimaneggiato verso il 1800. Le stanze furono arredate con mobili in stile rococò; in anni successivi furono aggiunti mobili contemporanei.

La tomba di Federico II - Federico II morì il 17 agosto 1786 su una poltrona del suo studio nel palazzo di Sanssouci. Durante il suo regno, durato 46 anni, egli si confrontò spesso con la morte. Oltre al suo testamento politico del 1752, redasse nuove disposizioni testamentarie prima di quasi tutte le battaglie, regolando fin nel minimo dettaglio ogni questione familiare e finanziaria. Altrettanto spesso egli ripeté le disposizioni per la sua sepoltura: «Ho vissuto come filosofo e voglio essere sepolto come tale, senza fasto, senza pompa, senza sfarzo. Non voglio che il mio corpo sia aperto né imbalsamato. Mi si seppellisca a Sanssouci, in cima alle terrazze, in una fossa che mi sono fatto predisporre [...]. Se dovessi morire in guerra o in viaggio, mi si deve seppellire nel primo miglior posto e in inverno portarmi a Sanssouci nel luogo indicato.»

Suo nipote e successore Federico Guglielmo II disattese queste istruzioni e fece seppellire la salma nella Chiesa della guarnigione di Potsdam, accanto al padre di Federico II, il "re soldato" Federico Guglielmo I. Circa 160 anni più tardi, durante i disordini della seconda guerra mondiale, i soldati della Wehrmacht portarono le bare in un luogo sicuro, al fine di proteggerle da una possibile distruzione. Al principio esse furono collocate in un bunker a Geltow e quindi, nel marzo 1945, in una miniera di salgemma a Bernterode, nel circondario dell'Eichsfeld, da dove i soldati americani le prelevarono dopo la fine della guerra per portarle a Marburgo. Là le bare reali furono custodite nella chiesa di Sant'Elisabetta, finché furono traslate nella Burg Hohenzollern presso Hechingen nell'agosto 1952.

Soltanto dopo la riunificazione tedesca le disposizioni testamentarie di Federico II vennero adempiute. Inoltre, per quanto riguarda la mia persona, voglio essere seppellito a Sanssouci, senza fasto, senza pompa e di notte. Il 17 agosto 1991, nel 205º anniversario della morte, la bara con i resti mortali del re, scortata da una guardia d'onore della Bundeswehr, venne sepolta nel cortile del palazzo di Sanssouci, nella fossa che lo stesso Federico II aveva fatto scavare sul margine orientale della terrazza superiore già nel 1744 Il luogo di sepoltura è adornato dal gruppo marmoreo Flora con Zefiro, opera del 1749 di François Gaspard Balthazar Adam, e da sei busti di imperatori romani disposti in semicerchio.

La salma del padre di Federico II trovò invece riposo nella chiesa della pace nel parco di Sanssouci.

Parco di Sanssouci

Il parco di Sanssouci è un parco che si estende per circa 290 ettari nei dintorni del palazzo di Sanssouci a Potsdam. Dal 1º gennaio 1995 il parco è curato e amministrato dalla Fondazione dei castelli e giardini prussiani di Berlino-Brandeburgo.  

Dopo la realizzazione del vigneto a terrazze e l'inizio della costruzione del palazzo di Sanssouci, Federico II fece sistemare i dintorni in maniera tale da creare un grande parco. Fu realizzato un giardino alla francese barocco con spazi erbosi, aiuole di fiori, siepi e alberi. Vennero piantati più di tremila alberi da frutto: nelle serre dei numerosi vivai presenti nel parco crescevano aranci, meloni, peschi e banani. L'intreccio fra giardino di piacere e orto per la coltivazione fu sottolineato con la collocazione delle statue di Flora e Pomona presso il portale di ingresso al parco.

Nella sistemazione del parco Federico II seguì gli stessi principi che l'avevano ispirato nella creazione dei parchi a Neuruppin e Rheinberg. Durante il suo soggiorno a Neuruppin, dove fu comandante di un reggimento fra il 1732 e il 1735, quand'era principe ereditario, egli fece allestire un giardino presso la sua residenza. Già in questa occasione egli si discostò dalla classica sistemazione dei parchi barocchi, attenta solo all'aspetto esteriore, tipica ad esempio dei giardini di Versailles, ma preferì una soluzione che unisse il bello con l'utile. Analogo principio fu seguito anche a Rheinsberg, in occasione della ristrutturazione del castello che Federico II aveva ricevuto in dono da suo padre Federico Guglielmo I nel 1734. Qui egli fece allestire spazi delimitati da siepi, nei quali venivano coltivati alberi da frutto e ortaggi.  

Con la costruzione di nuovi edifici nell'ambito del parco di Sanssouci, venne progressivamente realizzato un viale rettilineo, che raggiunse infine i 2,5 chilometri di lunghezza. Esso iniziò a est, dall'obelisco eretto nel 1748 presso il portale d'ingresso, e nel corso degli anni si allungò fino al Neues Palais, che ne costituì il definitivo termine occidentale. All'altezza della Bildergalerie (costruita nel 1764) e delle Neue Kammern (costruite nel 1774), il viale principale è interrotto da rondò con fontane circondate da statue in marmo; da questi rondò si dipartono viali minori che, addentrandosi fra i boschetti, conducono in altre zone del parco.

Federico II spese molto denaro nel sistema di fontane del parco, giacché i giochi d'acqua erano un elemento essenziale dei giardini barocchi. A Sanssouci, tuttavia, il progetto fallì a causa delle scarse conoscenze tecniche dei costruttori, che non furono in grado di far arrivare fino alle fontane del parco l'acqua raccolta in un bacino sul Ruinenberg. La grotta di Nettuno, completata nel 1757 nella parte orientale del parco, servì dunque poco alla funzione per la quale era stata prevista, così come le varie fontane e il colonnato di marmo che si trovava nella parte occidentale, all'interno del cosiddetto giardino dei caprioli: realizzato fra il 1751 e il 1762 su progetto di Georg Wenzeslaus von Knobelsdorff, questo colonnato fu demolito già nel 1797.  

Fu solamente nel XIX secolo che i giochi d'acqua divennero una realtà grazie all'aiuto della forza motrice del vapore. Nell'ottobre 1842 entrò in funzione una macchina a vapore di 81,4 CV realizzata da August Borsig, la quale fece salire il getto d'acqua della fontana grande, ai piedi delle terrazze del palazzo di Sanssouci, fino a 38 metri di altezza. Per ospitare questa macchina, fra il 1841 e il 1843 per volere di Federico Guglielmo IV fu costruita una stazione di pompaggio su progetto di Ludwig Persius, che nel suo diario la descrisse come una specie di moschea turca con un minareto come camino.

Negli anni precedenti Federico Guglielmo III aveva acquistato un'area che confinava con il parco di Sanssouci a sud e in occasione del Natale del 1825 ne aveva fatto dono a suo figlio Federico Guglielmo IV. Là, al posto di una vecchia casa padronale, Karl Friedrich Schinkel e Ludwig Persius edificarono il palazzo di Charlottenhof. Peter Joseph Lenné fu incaricato di allestire il relativo giardino. Seguendo i principi dell'epoca federiciana, l'architetto trasformò il terreno pianeggiante, parzialmente paludoso, in un giardino all'inglese. Attraverso ampi spazi erbosi si crearono prospettive fra il palazzo di Charlottenhof, le terme romane e il Neues Palais. Gruppi di alberi e di arbusti furono collocati qui e là e una fossa che si trovava nella parte sud-orientale fu ampliata in uno stagno. Il materiale di scavo fu utilizzato da Lenné per creare un terreno leggermente collinoso, nel cui punto più alto vennero fatti incontrare i vari viali di quella zona.

Architetti, scultori, pittori, decoratori, giardinieri e altri artisti vennero chiamati da Federico II e Federico Guglielmo IV, che sovente intervenivano in prima persona nei progetti, ad adornare il parco di Sanssouci con numerose opere d'arte e varie costruzioni minori.  

Nel parco e nelle immediate vicinanze si ergono vari edifici e costruzioni:

- il palazzo di Sanssouci

- la Porta Verde (Grünes Gitter) è l'ingresso principale che porta al parco di Sanssouci e si trova all'estremità del viale verso il Palazzo Sanssouci. La porta fu progettata da Ludwig Ferdinand Hesse e fu costruita nel 1854 come parte della costruzione della Chiesa della Pace. Il suo nome deriva dal colore in cui è stato dipinto il cancello. La porta di ferro reca le iniziali di Federico Guglielmo IV.

- la Bildergalerie ("galleria di dipinti") è una pinacoteca che si trova nel parco di Sanssouci. Federico II era un appassionato collezionista di opere d'arte. Per conservare i numerosi dipinti che possedeva, fra il 1755 e il 1764 incaricò l'architetto Johann Gottfried Büring di costruire, subito a est del palazzo di Sanssouci, un edificio espressamente destinato a raccoglierli. Già nel 1761, quando i lavori per la costruzione erano ancora in corso, il marchese d'Argens scrisse a Federico II, il quale si trovava in guerra, che l'edificio era "la cosa più bella sulla terra dopo San Pietro a Roma".

All'epoca di Federico II nel catalogo della pinacoteca erano elencate 159 opere. Nel 1829 una cinquantina fra i dipinti più importanti e tutte le sculture in marmo conservate nella Bildergalerie vennero trasferite nel neocostituito Altes Museum di Berlino. Un secolo più tardi, nel 1929/30 la dotazione della pinacoteca di Sanssouci fu riportata a 120 opere.

Nel 1942, in piena seconda guerra mondiale, tutti i dipinti vennero portati nel castello di Rheinsberg, da dove solamente dieci fecero ritorno a Sanssouci nel 1946. Molte opere andarono perdute. Solo nel 1958 la gran parte dei dipinti confiscati dall'Unione Sovietica furono restituiti alla Germania. Alcune opere fanno tuttora parte di collezioni russe.

Al posto di una preesistente serra destinata alla coltivazione di piante tropicali, l'architetto Büring eresse un edificio allungato, ad un unico piano, tinteggiato di giallo. La parte centrale è evidenziata da una cupola. Sul lato del giardino, fra le grandi finestre sono collocate diciotto statue di marmo, che rappresentano allegorie delle arti e delle scienze. La maggior parte di esse sono degli scultori Johann Gottlieb Heymüller e Johann Peter Benkert. Le teste sulle chiavi di volta delle finestre sono ritratti di artisti.

La grande sala interna è resa sontuosa dai ricchi ornamenti dorati del soffitto leggermente a volta. Della stessa tonalità è il pavimento, con un motivo a rombi creato da marmi bianchi e gialli di provenienza italiana. Alle pareti tinteggiate di verde sono appesi i dipinti, uno accanto e sopra l'altro secondo l'uso barocco. Alla lunga sala è unito il gabinetto, similmente decorato, nel quale sono esposte le opere di minore formato.

- le Neue Kammern

- la grotta di Nettuno 

- il tempio dell'amicizia

- il tempio delle antichità

- il portale dell'obelisco

- le rovine artistiche sul Ruinenberg

- il belvedere sul Klausberg

- la casa dei draghi 

- la casa cinese 

- il Neues Palais è un castello che si trova nella parte occidentale del parco di Sanssouci a Potsdam. La costruzione fu iniziata nel 1763, dopo il termine della guerra dei sette anni, sotto Federico II di Prussia e terminata già nel 1769. Si tratta dell'ultimo importante castello del barocco prussiano. Federico non l'aveva progettato come residenza reale, ma come castello per gli ospiti della sua corte. Solo il Kaiser Guglielmo II per primo usò il Neues Palais come residenza estiva dal 1888 al 1918.

Il castello con le sue numerose sale, le grandiose gallerie e gli sfarzosi appartamenti, si rifà alla Reggia di Versailles. Esso è posto sotto tutela monumentale (Denkmalschutz).

La costruzione del nuovo Palazzo non cade casualmente l'anno dopo la guerra dei sette anni, o terza guerra di Slesia, che fu estremamente favorevole per la Prussia. Con la costruzione del castello doveva essere dimostrata la supremazia della Prussia anche in campo architettonico. Lo stesso Federico non riponeva molta simpatia nelle strutture pompose e le chiamò fanfaronnade. Agli ospiti del sovrano erano dedicate 200 camere, quattro sale per feste e un teatro rococò. Per le visite occasionali Federico si riservò l'ala meridionale, la cosiddetta Königswohnung o Friedrichswohnung ("abitazione del re" o "abitazione di Federico").

Dopo la morte di Federico, nel 1786, il Neue Palais non fu abitato che saltuariamente o usato per grandi occasioni. Nel 1843 ebbe luogo la prima assoluta di Sogno di una notte di mezza estate alla presenza di Federico Guglielmo IV di Prussia. 

Nel 1859 il principe ereditario Federico Guglielmo, il futuro imperatore Federico III, occupò con la sua famiglia il castello barocco nei mesi estivi. Durante il suo breve regno, di soli 99 giorni, dal 9 marzo fino al 15 giugno 1888 – il palazzo fu chiamato Schloss Friedrichskron. In questo periodo fu riempito il fossato, che correva intorno al Palais, e adottate alcune misure di modernizzazione, che proseguì il figlio Guglielmo II, come l'installazione del riscaldamento a vapore, della elettricità, stanze da bagno e toilette nei singoli appartamenti e anche, nel 1903, un ascensore nelle scale a nord. Fino al 1918 il palazzo fu la residenza estiva preferita per l'ultimo imperatore tedesco e per la moglie Auguste Viktoria. Durante la presenza della famiglia imperiale non era possibile visitare l'edificio.

Dopo la rivoluzione di novembre del 1918, l'abdicazione di Guglielmo II e del principe Guglielmo, nel 1919 il Neue Palais fu musealizzato. Fino alla seconda guerra mondiale, e al successivo saccheggio da parte dell'esercito sovietico, il castello era sostanzialmente rimasto come al tempo di Federico il grande ed era un esempio del rococò federiciano.

A differenza del castello di Sanssouci, costruito in stile rococò, Federico il Grande preferì, per l'architettura del Neues Palais, le forme del barocco, ma con alcune variazioni. Il re preferì fino alla sua morte questi due stili architettonici, anche se in Europa era già diffuso il neoclassicismo. Johann Gottfried Büring – che aveva già costruito la Chinesisches Haus e la Bildergalerie – si aggiudicò il contratto per la progettazione del castello per gli ospiti. Assieme a lui lavorò Heinrich Ludwig Manger. Dopo i disaccordi con il cliente committente e la successiva partenza di Büring fu Carl von Gontard a prendere dal 1764, direzione complessiva. La sua partecipazione all'edificio principale fu principalmente il progetto e il design degli interni, dal momento che l'esterno già in stato avanzato.

Il Neue Palais è una struttura a tre ali con un fronte principale di 220 metri. La parte centrale dell'edificio è coronata da una possente cupola, alta 55 metri. In cima furono raffigurate le tre Grazie che sostengono la corona reale. La cupola è solo una decorazione architettonica, per aumentare la visibilità del castello; sotto non c'è una sala con la volta a cupola e l'interno consiste solo della trabeazione, che la sostiene. Due aquile color oro si trovano sulle lanterne che coronano le cupole più piccole delle dépendance ad un piano a sud e a nord. La maggior parte delle pareti esterne ha una superficie, che imita una finta muratura di mattoni rossi. Dato che la fornitura di mattoni era temporaneamente sospesa e un intonaco liscio richiedeva molto tempo, fu usato questo metodo, che aveva un aspetto realistico. Solo l'ala meridionale, la Königswohnung, fu costruita con mattoni rossi. Oltre 400 statue in arenaria adornano il castello e gli edifici circostanti, create da molti scultori, tra cui Johann Peter Benkert, Johann Mathias Gottlieb Heymüller, i fratelli Johann David e Johann Lorenz Räntz e altri ancora.

Oltre agli appartamenti del principi, arredati sontuosamente, nella parte centrale del castello ci sono quattro sale per banchetti. La Grottensaal (grotta) o Muschelsaal (sala dei mitili), al piano terra, ha sulle pareti e pilastri un rivestimento di conchiglie, vetri e minerali da tutto il mondo. Il modello fu presumibilmente la Grottensaal di Matthäus Daniel Pöppelmann, del 1712/13, allo Zwinger di Dresda. Nel XIX secolo le pareti furono arricchite con minerali, fossili e pietre semipreziose e con la punta del Kilimangiaro, proveniente dall'Africa Orientale Tedesca.

La Marmorgalerie (galleria dei marmi) che chiude a sud, porta ai quartieri del re. Diaspro rosso e marmo bianco di Carrara determinano la figura in questa sala allungata. Porte-finestre fanno entrare molta luce all'interno. Nel soffitto, tre pitture, collegate da ricco ornamento in oro, che simboleggiano i periodi del giorno – La notte, Il mattino e Il mezzogiorno, sono opera del pittore Bernhard Rode. La disposizione dei quadri e gli stucchi delle cornici, nel loro stile, fanno riferimento alla forma del soffitto della galleria del castello Sanssouci, che è notevolmente più piccola.

Sopra la Grottensaal si trova, nel piano superiore, la Marmorsaal (sale dei marmi). La sala principale per le feste, che occupa due piani, è ricoperta alle pareti e al pavimento di vari tipi di marmi nobili. Sono presenti grandi pitture alle pareti con scene della mitologia antica e dodici statue di marmo decorano la sala. Le statue raffigurano otto principi elettori brandeburghesi e quattro imperatori: Giulio Cesare, Costantino il grande, Carlo Magno e Rodolfo II.

Federico il Grande voleva essere in grado di lasciare la stanza il più velocemente possibile, che è il motivo per cui il pavimento di marmo è stato abraso subito durante la costruzione. L'acqua necessaria per l'operazione penetrò fino alle travi di legno. Come conseguenza hanno cominciato molto rapidamente ad ammuffire e l'umidità si è anche spostata alle pareti. La sala era quindi già in pericolo di crollo, pericolo che rappresenta ancora oggi un problema importante nel Neues Palais. La Sala dei marmi è pertanto chiusa ai gruppi di visitatori.

La pittura del soffitto, incorniciato dalla ricca decorazione color oro, di Charles-Amédée-Philippe van Loo mostra il pasto in comune degli Dei dell'Olimpo e l'arrivo di Ganimede. Con una superficie di 240 m², è il più grande soffitto dipinto su tela a nord della Alpi. I lampadari provengono dall'officina vetraria di Friedrichsgrund, un centro della Bassa Slesia, che allora faceva parte della Prussia.

La Galerie (Galleria superiore) a sud, accanto alla Marmorsaal, è abbellita con sei dipinti murali della pittura barocca italiana. Ghirlande dorate, medaglioni circolari accanto e sopra le porte mostrano d'altronde i motivi del primo neoclassicismo

Il teatro del Neues Palais è uno dei migliori spazi teatrali del XVIII secolo che ci siano rimasti. Occupa i due piani superiori dell'intera ala meridionale. Dominano i colori rosso e bianco, decorati con erme dorate e altri ornamenti.

Le file di sedili sono disposti a semicerchio come in un teatro antico. Non c'è un palco reale; Federico il Grande assisteva alle rappresentazioni dalla terza fila del parterre. Dato che al re non piaceva l'arte tedesca, furono usati principalmente artisti italiani e francesi. La vecchia apparecchiatura di scena non è più disponibile. Tuttora hanno luogo spettacoli.

Il castello di Ehrenhof, di fronte al Neues Palais, e l'adiacente piazza, la cosiddetta Mopke, sono chiusi dal Communs (dal francese communs, cioè "dipendenze"). L'architetto Carl von Gontard eresse questi edifici di rappresentanza tra il 1766 e il 1769, secondo i progetti, da lui migliorati, dell'architetto Jean Laurent Legeay. Grandi scaloni doppi, passaggi tra colonne, cupole e ricchi ornamenti impediscono di riconoscerne gli scopi pratici di allora. I collegamenti attraverso colonnati li fanno diventare un unico insieme e forniscono al Neues Palais un contraltare di grande effetto, celando il terreno incolto che vi sta dietro. I fabbricati servono, oltre alla sistemazione delle cucine e di altri spazi di servizio del Neues Palais, anche come alloggiamento per ospiti e funzionari del re e per le loro persone di servizio. Edifici complementari nacquero nel 1769 per la Guardia a sud e per il castellano a nord.

La piazza creata con la costruzione del Communs serviva alla Corte come luogo per organizzarvi feste e cerimonie militari. Le rappresentazioni potevano essere seguite dai numerosi spettatori dalle scale e dai colonnati. L'imperatore Guglielmo II nel 1896 fece unire il Padiglione al castello da un percorso sotterraneo.

Fino alla sua fine, l'esercito prussiano aveva stabilito nel padiglione nord il quartiere del suo battaglione di addestramento della fanteria ed ai tempi del nazionalsocialismo vi ebbe sede l'intero complesso dell'Organizzazione del lavoro obbligatorio del III Reich. Oggi i locali del Communs ospitano la Facoltà di filosofia e l'Istituto per la Matematica, Fisica e Sport dell'Università di Potsdam.  

Il Neue Palais si trova all'estremità occidentale del parco di Sanssouci, collegato al castello da un grande viale. Al tempo della sua costruzione era ancora integrato in un giardino barocco, che fu cambiato in seguito. Nelle immediate vicinanze si trovano il Freundschaftstempel (Tempio dell'amicizia) e l'Antikentempel (Tempio antico).  

- le terme romane

- la chiesa della pace

- il castello dell'Orangerie  

- il palazzo di Charlottenhof è un edificio posto all'interno del parco di Sanssouci, nella città tedesca di Potsdam.

In considerazione della sua importanza storica e architettonica, è posto sotto tutela monumentale (Denkmalschutz); inoltre, come tutto il parco di Sanssouci, è parte del patrimonio dell'umanità UNESCO denominato «Palazzi e parchi di Potsdam e Berlino».

Fu costruito dal 1756 al 1758 da Johann Gottfried Büring come casa padronale di campagna.

La tenuta venne acquisita nel 1825 dal principe ereditario Federico Guglielmo, che incaricò l'architetto Schinkel di ridisegnare l'edificio in stile neoclassico trasformandolo in residenza estiva; i lavori ebbero inizio nel 1826 e si conclusero nel 1828.

I giardini furono disegnati dal paesaggista Lenné e contengono al loro interno l'edificio dei bagni romani (Schinkel e Persius, 1829-36) e la Fasanerie (Persius, 1842-44).

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