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"Palazzi
e parchi di Potsdam e
Berlino" è il nome di
un patrimonio dell'umanità dell'UNESCO,
istituito nel 1990 ed
esteso nel 1992 e nel 1999.
Il
patrimonio comprende un insieme di
palazzi, castelli e giardini
storici costruiti fra il 1730 e
il 1916 intorno alle
rive del fiume Havel e dei
laghi che si trovano fra le città
di Potsdam e di Berlino.
INSERIMENTI
DEL 1990
- -
Palazzo di Sanssouci e parco
di Sanssouci (Potsdam)
- -
Neuer Garten, Palazzo
di Marmo e Palazzo
Cecilienhof (Potsdam)
- -
Parco di Babelsberg e Castello
di Babelsberg (Potsdam)
- -
Castello e parco di
Glienicke (Berlino)
- -
Pfaueninsel e tutti gli
edifici inclusi (Berlino)
- -
Böttcherberg (Berlino)
- -
Castello di caccia di
Glienicke (Berlino)
AMPLIAMENTO
DEL 1992
- -
Chiesa del Redentore (Heilandskirche),
Sacrow (Potsdam)
- -
Castello di Sacrow e
Parco di Sacrow (Potsdam)
AMPLIAMENTO
DEL 1999
- -
Lindenallee (Potsdam)
- -
Königliche Gärtnerlehranstalt e
il Kaiserbahnhof (Potsdam)
- -
Castello di Lindstedt e
il parco (Potsdam)
- -
Villaggio di Bornstedt,
chiesa, cimitero e area a
nord del parco di Sanssouci
(Potsdam)
- -
La Seekoppel (area
a ovest del Ruinenberg a
Potsdam)
- -
Voltaireweg (cintura
verde e area tra il parco di
Sanssouci e il Neuer
Garten), Potsdam
- -
Area di ingresso al parco
Sanssouci (Potsdam)
- -
Alexandrowka (Potsdam)
- -
Il Pfingstberg e
il Belvedere sul
Pfingstberg (Potsdam)
- -
L'area tra il Pfingstberg e
il Neuer Garten,
(Potsdam)
- -
La riva meridionale dello Jungfernsee (Potsdam)
- -
Königswald (la foresta
che circonda il castello e
il parco di Sacrow), Potsdam
- -
Accesso al parco di
Babelsberg (Potsdam)
- -
Osservatorio a Babelsberg
(Potsdam)

- Palazzo
di Sanssouci e parco
di Sanssouci (Potsdam)
Il Palazzo
di Sanssouci (dal francese sans
souci, "senza
preoccupazioni") si trova
nella parte orientale dell'omonimo
parco ed è uno dei più
famosi castelli di Potsdam,
capitale del Brandeburgo. Fra
il 1745 e il 1747 Federico II
il Grande, re di Prussia,
fece erigere una piccola residenza
estiva in stile rococò,
sulla base di schizzi da lui
stesso disegnati. Il progetto fu
affidato all'architetto Georg
Wenzeslaus von Knobelsdorff. Nel
1841 l'edificio fu ampliato con
l'aggiunta di due ali laterali per
volere di Federico Guglielmo
IV, i cui abbozzi furono
trasformati in progetto
dall'architetto Ludwig
Persius.
Nel
1990 i castelli e i giardini del
parco di Sanssouci sono stati
inclusi dall'UNESCO nella
lista dei patrimoni
dell'umanità. Secondo la
descrizione fatta dalla
Commissione tedesca per l'UNESCO,
"il castello e il parco di
Sanssouci, spesso indicati come la Versailles
prussiana, sono una sintesi delle
tendenze artistiche del XVIII
secolo nelle città e presso le
corti europee. L'insieme è un
eccezionale esempio di creazione
architettonica e organizzazione
del paesaggio sullo sfondo
intellettuale dell'idea monarchica
di Stato".
La
collocazione del palazzo di
Sanssouci su una collina coltivata
a vigneto riflette un ideale di
armonia fra l'uomo e la natura, in
un paesaggio ordinato
dall'intervento umano. Il palazzo,
nel mezzo della natura, con
l'ampia vista sulla campagna
circostante, era il luogo nel
quale Federico II intendeva
risiedere "senza
preoccupazioni", coltivando i
suoi interessi personali e
artistici. Non si trattava dunque
di un edificio destinato alla
corte e all'esercizio delle
funzioni di governo, quanto invece
di un vero e proprio rifugio
privato del re e dei suoi ospiti
più intimi.
I
celebri giardini di Sanssouci
nacquero a seguito della decisione
di Federico II di realizzare un
vigneto a terrazze sul versante
meridionale delle colline di
Bornstedt. In passato l'altura era
coperta di querce, ma ai tempi del
"re soldato" Federico
Guglielmo I gli alberi erano stati
abbattuti e impiegati per
consolidare i terreni paludosi nel
quadro dell'ampliamento della città
di Potsdam. Il 10 agosto 1744
Federico II diede ordine di
coltivare la "montagna
deserta" con la realizzazione
di un vigneto a terrazze.
Sotto
la guida dell'architetto Friedrich
Wilhelm Diterichs il versante
meridionale della collina di
Sanssouci venne articolato in sei
ampie terrazze con mura di
sostegno arcuate nella parte
centrale, al fine di ottenere la
migliore esposizione al sole
possibile. Lungo le pareti delle
mura di sostegno venne creata
un'alternanza fra superfici
dritte, alle quali erano
appoggiate spalliere con piante da
frutta e vitigni locali, e 168
nicchie munite di vetri, nelle
quali crescevano specie esotiche.
I singoli terrazzamenti al di
sopra delle mura erano delimitati
da strisce erbose e coltivati con
alberi da frutto: nella stagione
estiva, fra 96 piramidi di tasso
erano collocati 84 vasi con piante
di arancio. La direzione dei
lavori di giardinaggio fu affidata
a Philipp Friedrich Krutisch.
Lungo l'asse centrale 120 (oggi
132) gradini conducevano fino in
cima al pendio, suddivisi in sei
sezioni in corrispondenza delle
terrazze, mentre ai lati vennero
tracciate due rampe di accesso. La
realizzazione del vigneto a
terrazze fu praticamente
completata nel 1746.
Al
di sotto delle terrazze, nel parterre,
fu realizzato nel 1745 un giardino
ornamentale in stile barocco,
con prati erbosi, aiuole di fiori
e boschetti. Nel 1748 la parte
centrale del parterre fu decorata
con una fontana quadrilobata.
Il centro della fontana era
abbellito da sculture in piombo
dorato con raffigurazioni ispirate
alla mitologia classica, che oggi
non sono più conservate. Dal 1750
il bacino è contornato da dodici
statue di divinità e
rappresentazioni allegoriche in
marmo: Mercurio, La
pesca nel mare (l'acqua), Apollo con Pitone morto, Diana al
bagno, Venere osserva lo
scudo forgiato da Vulcano per Enea (il
fuoco), Giunone con il
pavone, Giove con Io, Cerere insegna
a Trittolemo ad arare (la
terra), Marte, Minerva, Il
ritorno dalla caccia (l'aria)
e Venere. Le statue di
Mercurio e di Venere, opera di Jean-Baptiste
Pigalle, e i due gruppi allegorici
raffiguranti gli elementi
dell'aria e dell'acqua, opera di Lambert-Sigisbert
Adam, erano doni del re di
Francia Luigi XV. Le altre
statue provenivano dalla bottega
di François Gaspard
Balthazar Adam. Verso sud il
parterre confinava con un fossato.
Un orto che si trovava verso la
parte sud-orientale, il cosiddetto
"Marlygarten", venne
conservato. Il nome fu dato a
questo orto da Federico
Guglielmo I, che - definendolo
"il mio Marly" - voleva
riferirsi scherzosamente al
lussuoso parco del re di Francia Luigi
XIV presso il castello
di Marly. Federico II attribuì
sempre, anche in occasione dei
successivi ampliamenti del parco,
un grande valore all'intreccio di
giardini ornamentali e orti, di
arte e natura.
Il
13 gennaio 1745 Federico II diede
l'ordine di costruire una
residenza di piacere a Potsdam e
il 14 aprile seguente venne posata
la prima pietra. I progetti
vennero disegnati dall'architetto
Georg Wenzeslaus von Knobelsdorff
sulla base degli schizzi del re.
Knobelsdorff intendeva alzare
l'edificio con un piano
seminterrato e di collocarlo
vicino al margine della prima
terrazza superiore, affinché la
vista dell'edificio dal parterre
creasse un maggior effetto
scenografico. Questa idea venne
però bocciata dal re: egli non
voleva alcun palazzo di
rappresentanza, ma una residenza
privata tale da soddisfare le sue
esigenze personali. Una
costruzione a un solo piano, il
cui basamento fosse la terra,
senza tanti gradini, dalla quale
si potesse uscire direttamente su
un'ampia terrazza e da lì
raggiungere i giardini. Uno
stretto connubio fra il gusto
degli arredi e la libertà della
natura.
Federico
II intervenne personalmente, sia
sul piano amministrativo sia su
quello artistico, nella
costruzione di tutti gli edifici
realizzati per suo ordine a
Potsdam e Berlino. I progetti
venivano realizzati secondo le sue
direttive e i lavori potevano
incominciare soltanto dopo che il
re aveva approvato i relativi
preventivi di spesa. Si
intrometteva in ogni questione e
voleva essere informato su tutti i
dettagli, cosa che spesso
conduceva a disaccordi fra gli
architetti e il re. L'indole
autocratica di Federico II limitò
dunque anche le idee
architettoniche di Knobelsdorff,
che dovette trasporre nei suoi
progetti gli eccentrici desideri
del suo committente.
Dopo
solo due anni di costruzione, il 1º
maggio 1747 il palazzo di
Sanssouci venne ufficialmente
inaugurato, sebbene non tutti gli
ambienti fossero stati completati.
Eccetto che nei periodi di guerra,
Federico II vi abitò dalla fine
di aprile fino all'inizio di
ottobre di ogni anno. L'edificio
era concepito soltanto per il re e
per gli ospiti da lui selezionati.
Dalla moglie Elisabetta
Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel-Bevern,
con cui era sposato dal 1733,
Federico II viveva di fatto
separato da quando era salito al
trono, nel 1740.
Per
le esigenze di rappresentanza era
destinato il castello di
Potsdam, che venne ristrutturato
proprio in quel periodo e che
venne abitato da Federico II nei
mesi invernali. Potsdam divenne
così la vera e propria città di
residenza del sovrano prussiano,
mentre Berlino passò in secondo
piano, giacché il castello
di Charlottenburg fu abitato
dal re soltanto per brevi periodi.
A
Sanssouci Federico II componeva,
suonava e filosofava. Governava
disciplinatamente il suo regno e
viveva con semplicità e senza
fasto. Con l'età la sua modestia
arrivò a diventare avarizia.
Durante la sua vita il re non fece
fare alcun lavoro di manutenzione
all'esterno del palazzo e consentì
malvolentieri a piccole
riparazioni all'interno dei
locali.
Dopo
la morte di Federico II ebbe
inizio per la Prussia una nuova
epoca, che divenne visibile anche
nel mutamento delle forme
architettoniche. Con la salita al
potere di Federico Guglielmo
II, lo stile neoclassico,
ormai già da tempo imperante in
Europa, fece il suo ingresso anche
a Potsdam e a Berlino. Il nuovo re
si fece costruire il Marmorpalais e
abitò nel palazzo di Sanssouci
soltanto finché il nuovo edificio
non fu terminato. Già subito dopo
la morte di Federico II i mobili
del palazzo vennero cambiati e il
locale che serviva da studio e
camera da letto del re fu
rinnovato sotto la direzione
dell'architetto Friedrich
Wilhelm von Erdmannsdorff, che in
tal modo realizzò quello che fu
il primo interno dei castelli di
Potsdam e Berlino a essere
decorato in stile neoclassico.
Federico
Guglielmo III, salito al trono di
Prussia nel 1797, soggiornò a
Sanssouci solo occasionalmente,
senza apportare cambiamenti.
Soltanto sua moglie Luisa abitò
con sua sorella Federica nel
palazzo di Sanssouci per alcuni
mesi nel 1794, mentre il marito si
trovava in Polonia. Di preferenza
la famiglia reale trascorreva i
mesi estivi nel castello di Paretz
o in quello di Pfaueninsel.
Il
palazzo di Sanssouci e il suo
mobilio rimasero intatti anche
durante l'occupazione di Potsdam
da parte delle truppe francesi nel
1806, giacchè Napoleone lo
pose sotto la propria personale
protezione, preservandolo così
dai saccheggi.
Quasi
un secolo dopo la costruzione del
palazzo di Sanssouci, al trono di
Prussia salì un ammiratore di
Federico il Grande. Federico
Guglielmo IV coltivava molteplici
interessi, soprattutto nell'ambito
dell'architettura e del
giardinaggio paesaggistico. Fin da
quando era principe ereditario,
egli cercò di avvicinarsi al
mondo del suo pro-prozio e nel
1815 si trasferì negli
appartamenti del castello di
Berlino che un tempo erano
stati abitati da Federico II. Nel
1835 ottenne il permesso di
abitare anche nel palazzo di
Sanssouci, sebbene lui e sua
moglie Elisabetta Ludovica di
Baviera avessero a disposizione il castello
di Charlottenhof, costruito pochi
anni prima nella parte
sud-occidentale del parco di
Sanssouci. La coppia principesca
abitò nelle antiche stanze degli
ospiti, nell'ala occidentale del
corpo principale, mentre le stanze
di Federico II nell'ala orientale
furono destinate agli eventi
mondani.
Dopo
la salita al trono nel 1840, la
necessità di ospitare una corte
di maggiori dimensioni impose il
rifacimento e l'ampliamento delle
due ali laterali. I progetti
furono realizzati dall'architetto
Ludwig Persius, sulla base degli
schizzi dello stesso Federico
Guglielmo IV. Fra il 1841 e il
1842 le vecchie ali laterali
furono demolite e, sotto la guida
dell'architetto Ferdinand von
Arnim, allungate e sopraelevate.
Il mobilio venne mantenuto e ove
possibile i pezzi mancanti furono
sostituiti con mobili dell'epoca
federiciana. La camera dov'era
morto Federico II, che era stata
rimaneggiata per volere di
Federico Guglielmo II, avrebbe
dovuto essere ripristinata secondo
lo stile originario, ma tale
intenzione non fu messa in atto,
in quanto Federico Guglielmo IV
giudicò i progetti non
sufficientemente autentici.
Nel
1845 la terrazza superiore del
vigneto, che all'epoca di Federico
II era quasi spoglia, provvista
solo di pergolati, padiglioni in
metallo e sculture, venne decorata
con vasi e giochi d'acqua
realizzati da Ludwig Persius e Ludwig
Ferdinand Hesse e fu cinta
con una balaustra di marmo, mentre
sulle terrazze sottostanti vennero
realizzati pozzi per attingere
l'acqua. Inoltre, sulle terrazze
furono coltivati piccoli boschetti
di piante. Nel 1848 vennero
collocate dieci (oggi otto)
panchine di marmo fra le statue
intorno alla fontana nel parterre.
Allo stesso anno risalgono anche
le quattro colonne marmoree con
copie di antiche sculture,
collocate nelle aiuole circostanti
la grande fontana, nonché le
quattro pareti con vasche di marmo
e statue delle muse Clio,
Polimnia, Euterpe e Urania,
collocate due a ovest e due a est
della grande fontana. Nel 1866
nella parte meridionale del
parterre, sull'asse centrale, fu
collocata una copia in scala
ridotta del monumento equestre di
Federico il Grande che oggi si
trova presso il castello
dell'Orangerie.
Federico
Guglielmo IV morì nel palazzo di
Sanssouci il 2 gennaio 1861 e fu
sepolto nella cripta della vicina chiesa
della pace. L'ultima abitante del
palazzo fu la sua vedova
Elisabetta Ludovica, che visse
ancora tredici anni a Sanssouci,
finché morì il 14 dicembre 1873
e fu sepolta accanto al marito.
Dopo
il 1873 Guglielmo I destinò
il palazzo di Sanssouci e il suo
mobilio a scopi museali, per cui
esso appartiene al novero dei più
antichi palazzi-museo della
Germania. Dopo la prima
guerra mondiale e la fine
della monarchia il palazzo rimase
dapprincipio in proprietà degli
Hohenzollern, poi, nel 1927, passò
sotto la custodia della
neocostituita "Verwaltung der
Staatlichen Schlösser und Gärten"
("Amministrazione dei
castelli e giardini
statali"). L'intera struttura
fu resa accessibile al pubblico.
Sotto la direzione del direttore
Ernst Gall, l'ente gestore, con il
sostegno dei Musei statali di
Berlino, cercò di ripristinare la
sistemazione dei locali com'era al
tempo di Federico II. Fra l'altro,
lo scrittoio di Federico il Grande
fece ritorno nello studio del re a
Sanssouci.
Lo
stesso spirito improntato alla
tutela e alla ricostruzione
dell'impianto originario
caratterizzò il lavoro di Georg
Potente, direttore del parco di
Sanssouci dal 1927. Nell'ambito
dei lavori di ripristino, egli
eliminò i numerosi alberi
cresciuti sulle terrazze, vi
sistemò nuove piante e tolse
dalla terrazza superiore i giochi
d'acqua e le statue risalenti
all'epoca di Federico Guglielmo
IV.
Quando
cominciarono i bombardamenti aerei
su Berlino durante la seconda
guerra mondiale, nel 1942 numerosi
oggetti d'arte vennero trasferiti
a Rheinsberg e Bernterode. Dal
palazzo di Sanssouci furono
prelevati i dipinti di pittori
francesi del XVIII secolo, i vasi
di porcellana di Meissen,
quasi tutti i mobili e la
biblioteca di Federico II. Alcuni
mobili, quasi tutte le sculture e
le cornici dei quadri rimasero nel
palazzo. I combattimenti che
ebbero luogo presso Potsdam
nell'aprile 1945 lasciarono
intatti gli edifici a Sanssouci, a
parte il Mulino storico e
l'adiacente chalet, che furono
bruciati completamente nel corso
di un'azione militare (il Mulino
storico fu ricostruito in stile
fra il 1983 e il 1993).
Dopo
l'ingresso dell'armata rossa a
Potsdam il 27 aprile 1945, il
parco di Sanssouci fu posto sotto
il comando del tenente colonnello
Evgenij Fëdorovič Lučuvejt e
chiuso al pubblico fino al 4
giugno 1946. Gli oggetti d'arte
depositati a Rheinsberg o rimasti
a Sanssouci furono in gran parte
trasferiti in Unione
Sovietica come bottino di
guerra e furono restituiti solo
parzialmente nel 1958. Gli oggetti
d'arte trovati dai soldati
americani a Bernterode furono
portati inizialmente nel museo
di Wiesbaden e poi, nel 1957,
nel castello di
Charlottenburg a Berlino
Ovest.
Nel
1990, dopo la riunificazione
tedesca, due dipinti di Jean-Baptiste
Joseph Pater, Il sultano nel
parco e L'indovina, che
erano stati portati a Rheinsberg,
furono riportati a Sanssouci dopo
essere stati riacquistati presso
un commerciante d'arte. Nel 1992
la biblioteca di Federico II tornò
a Sanssouci da Charlottenburg. Fra
il 1993 e il 1995 seguirono
trentasei dipinti a olio e due
busti marmorei di Anfitrite e
di Nettuno di Lambert-Sigisbert
Adam.
Dal
1º gennaio 1995 il palazzo di
Sanssouci e il suo parco sono
amministrati dalla Fondazione
dei castelli e giardini prussiani
di Berlino- Brandeburgo (in
tedesco: SPSG, Stiftung Preußische
Schlösser und Gärten
Berlin-Brandenburg).
DESCRIZIONE
DEL PALAZZO - Il
palazzo di Sanssouci, piuttosto
modesto nelle sue dimensioni per
un sovrano, aveva in origine
dodici locali, dei quali solo
cinque erano abitati da Federico
II. Esso testimonia il cambiamento
nell'architettura di corte verso
la metà del XVIII secolo. Le
residenze barocche, edificate
secondo il modello della reggia
di Versailles,
servivano soprattutto a
magnificare la potenza politica ed
economica di coloro che ne
commissionavano la costruzione.
Spesso le loro dimensioni andavano
ben al di là delle esigenze
abitative del sovrano e delle
necessità della corte.
Questo
eccesso di lusso e di dimensioni
suscitò il desiderio di intimità
e di comodità. Il mutamento non
fu tuttavia radicale, ma avvenne
gradualmente. Federico II, che
durante la sua vità preferì gli
stili barocco e rococò, ancora
vent'anni dopo la costruzione del
palazzo di Sanssouci fece
edificare il Neues
Palais nella parte occidentale del parco. Al termine della guerra
dei sette anni,
con questo palazzo di
rappresentanza il re voleva dare
una dimostrazione della potenza
della Prussia. Egli stesso ne
definì la costruzione come la sua
"fanfaronnade".

Il
corpo principale, ad un solo
piano, occupa con le sue ali
laterali quasi l'intera larghezza
della terrazza superiore. La
lunghezza dell'edificio, con
i due gazebo rotondi
ai lati, ammonta a 292 piedi (91,6
metri) e la larghezza 49
piedi (15,3 metri) ,
l'altezza
complessiva all'esterno è di 39
piedi e 2 pollici (12,5
metri). La parte centrale della facciata meridionale è caratterizzata da un corpo
semiovale sporgente, coronato da
una cupola. Sopra la finestra
centrale è scritto il nome del
palazzo, in lettere di bronzo
dorato. Fra le finestre, ad arco a
tutto sesto, diciotto coppie di telamoni e cariatidi sostengono la cornice sovrastante. Le sculture in pietra arenaria
raffigurano satiri e baccanti e furono scolpite sul posto nel 1746 da Friedrich
Christian Glume. Quest'ultimo e suo padre Johann
Georg Glume,
nonché le botteghe degli scultori Johann
Melchior Kambly und Matthias
Müller, realizzarono le sculture che decorano la balaustra del tetto e i putti sopra gli abbaini della
cupola.
Le
ali laterali, che all'epoca di
Federico II erano prive di
decorazioni, ciascuna di 98
piedi (31 metri) di
lunghezza e 35 piedi (11
metri) di larghezza, ospitavano la cucina, le stalle e i locali per la servitù. L'architetto
Knobelsdorff le nascose con pergolati disposti
simmetricamente, ciascuno dei
quali termina con un gazebo
abbellito da decorazioni dorate.
Davanti ai pergolati sono
collocati busti di personaggi
romani e copie di vasi antichi.
Nel gazebo orientale Federico II
fece sistemare la statua del Fanciullo
in preghiera, che aveva ricevuto
nel 1747 dal principe Giuseppe
Venceslao del Liechtenstein. Dal 1900 vi si trova una copia prodotta dalla fonderia "Bronce- Waaren-Fabrik L. C. Busch" di Berlino.
La
sobria facciata settentrionale del
palazzo è in forte contrasto con
la facciata meridionale riccamente
decorata di sculture. Al posto dei
telamoni, la facciata nord è
suddivisa da lesene corinzie. Il pendant del semiovale centrale sul lato sud è un piccolo avancorpo
rettangolare con semicolonne e
tetto spiovente. La facciata è
chiusa da entrambi i lati dalla
sporgenza ad angolo retto delle
ali laterali. Il cortile d'onore,
privo di ornamenti, è chiuso da
un colonnato semicircolare,
formato da quarantaquattro coppie
di colonne che creano un portico
che si interrompe verso nord, in
corrispondenza della rampa di
accesso. Come sulla facciata
meridionale, il tetto
dell'edificio e la copertura del
colonnato sono decorati da una
balaustra con vasi in pietra
arenaria. Tralci di vite e festoni
di fiori in pietra arenaria
adornano le finestre e le
portefinestre ad arco a tutto
sesto.
Dopo
la demolizione degli edifici
risalenti all'epoca federiciana,
furono costruite due ali laterali
più lunghe, ciascuna con dieci
finestre in asse e un portico con
tre archi sul lato corto. Pur
mantenendo la stessa altezza
dell'edificio, le aggiunte vennero
alzate di un piano e il tetto a
terrazza fu nascosto da una
balaustra. Le facciate riprendono
gli elementi decorativi del lato
settentrionale del corpo
principale: lesene, balaustre e
decorazioni furono realizzate in
zinco e sabbiate, per cui appiaono
molto simili ai loro modelli in
pietra arenaria.

Il
palazzo di Sanssouci rispecchia i
canoni di una "residenza di
piacere", dai cui locali,
posti al piano terra, è possibile
uscire senza fatica nei giardini.
Anche nella distribuzione degli
spazi interni fu messa al primo
posto la comodità e vennero
seguiti i dettami
dell'architettura di corte
francese. Dal centro si dipartono
due file di camere: i locali più
importanti danno a sud, verso il
giardino, mentre i locali
destinati alla servitù sono a
nord. Ciascuna camera è collegata
da una porta con il retrostante
alloggio di servizio. Inoltre, i
locali principali sono messi in
comunicazione fra loro da porte in
asse e formano quindi - secondo un
tipico modello barocco -
un'infilata di stanze, tale per
cui risulta possibile apprezzare
dall'interno e con un solo sguardo
l'intera estensione del palazzo.
Federico II tracciò gli schizzi
del suo palazzo di Sanssouci
secondo queste regole
dell'architettura di corte, ma
tenne anche conto dei suoi
personali desideri ed esigenze di
comodità.
Anche
nella decorazione degli interni
Federico II decise in dettaglio
come dovevano risultare le varie
stanze. Artisti come i
fratelli Johann
Michael e Johann
Christian Hoppenhaupt,
i fratelli Johann
Friedrich e Heinrich
Wilhelm Spindler, Johann
August
Nahl e Johann
Melchior Kambly realizzarono
opere d'arte in stile rococò,
seguendo spesso disegni abbozzati
dal re. Per quel che riguardava la
sua persona, Federico II era
alieno da ogni brama di lusso. Si
curava poco dell'etichetta e della
moda - in tarda età non era
insolito che indossasse vestiti
lisi o poco puliti - ma aveva il
desiderio di circondarsi di cose
nobili e belle. Aveva un gusto
fine per tutto ciò che era bello
e fece decorare il suo palazzo
privato secondo le sue proprie
esigenze e inclinazioni, ignorando
spesso le tendenze comuni. Da
questa personale interpretazione
dell'arte del Settecento deriva
l'espressione di rococò
federiciano.
La
struttura del palazzo di Sanssouci
appare molto semplice. Al centro
del palazzo si trovano, sull'asse
nord-sud, il vestibolo e l'ovale
"sala di marmo". Verso
est si trova l'appartamento
privato del re, con la sala delle
udienze, la sala da concerto, lo
studio/camera da letto e la
biblioteca, dietro cui si estende
una lunga galleria. Verso ovest si
trovano invece cinque camere per
ospiti.
Il
vestibolo
- Il
vestibolo, al quale si accede dal
cortile d'onore, costituisce un
ingresso di rappresentanza che non
fa certo intuire subito il
carattere intimo del palazzo. In
esso si ripetono le colonne
accoppiate che caratterizzano il
colonnato esterno. Le pareti del
locale rettangolare, infatti, sono
ritmate da dieci coppie di colonne
corinzie di finto marmo, con basi e capitelli dorati. Esse si ergono davanti a pilastri corinzi, che sporgono solo leggermente dalle pareti. Il dipinto sul
soffitto a volta, opera del
pittore svedese Johann
Harper,
mostra la dea romana Flora con Geni che
spargono fiori e frutti dal cielo.
Alle tre portefinestre sul lato
nord, che danno verso il cortile
d'onore, corrispondono sulla
parete di fronte tre finte
architetture con porte.
Sopra
la porta centrale a sud, che
conduce alla "sala di
marmo", e sopra le due porte
sulle pareti laterali sono
collocati
dei soprapporta dorati, realizzati a bassorilievo da Georg
Franz Ebenhech.
Con le loro raffigurazioni
ispirate al mito di Bacco, essi creano un legame con il tema del vigneto,
così come fanno gli ornamenti dei
pannelli delle porte, opera di
Johann Christian Hoppenhaupt, con
tralci di vite, erme ed emblemi musicali.
La copia in marmo dell'Ares
Ludovisi (il cui originale è
conservato nel Museo
nazionale romano di palazzo
Altemps),
opera del 1730 di
Lambert-Sigisbert Adam, giunse a
Sanssouci nel 1752 come dono di Luigi
XV di Francia.
La statua di Agrippina
minore,
scolpita nel 1846 da Heinrich
Berges,
è un'aggiunta successiva. Al suo
posto Federico II aveva fatto
collocare una statua di Mercurio,
proveniente dalla collezione di
sua sorella Guglielmina.
La
sala di marmo
- La
sala di marmo, al centro del
palazzo, aveva la funzione di sala
delle feste. Per la pianta ovale e
per la cupola, con un'apertura
ovale sulla sommità, l'architetto
Knobelsdorff si ispirò al Pantheon
di Roma.
Il marmo
di Carrara e
della Slesia, che dà il nome a questo ambiente, si trova nelle colonne, alle pareti, nelle strombature delle
finestre e negli intarsi del
pavimento. Le decorazioni in
stucco
dorato della cupola sono opera di Carl
Joseph Sartori e Johann
Peter Benkert:
essi divisero la volta in spicchi
decorati con piccoli cassettoni,
emblemi militari e medaglioni
raffiguranti attributi delle arti
e delle scienze.
Sul
cornicione, quattro gruppi di
figure femminili e putti, opera di
Georg Franz Ebenhech,
rappresentano l'architettura
civile e militare, l'astronomia e
la geografia, la pittura e la
scultura, la musica e la poesia.
La disposizione delle otto coppie
di colonne corinzie replica quella
del vestibolo.
Nelle
nicchie accanto alla porta sono
collocate le sculture scolpite nel
1748 da François Gaspard Adam:
Apollo si rivolge verso Venere
Urania, tenendo in mano un libro
aperto; si tratta dell'opera De
rerum natura del
poeta latino Lucrezio, come dimostrano le lettere dorate che vi appaiono (Te sociam studeo
scribendis versibus esse / Quos
ego de rerum natura pangere conor.
Il busto bronzeo del re di Svezia Carlo
XII di Svezia,
di Jacques
Philippe Bouchardon,
è documentato fra gli arredi
della sala di marmo dal 1775.
Federico II lo ricevette in dono
da sua sorella Luisa
Ulrica nel
1755.
La
sala delle udienze
- Al
tempo di Federico II la sala delle
udienze fu utilizzata anche come
sala da pranzo. Fu in questo
ambiente, che nelle giornate più
fredde poteva essere riscaldato,
che ebbero probabilmente luogo i
pasti conviviali del re, e non -
come raffigurato da Adolph
von Menzel nel
suo celebre dipinto "Tavolata
a Sanssouci" - nella sala di
marmo, la quale servì a questo
scopo solo in certe particolari
occasioni. Il locale è dominato da innumerevoli dipinti di pittori francesi del
XVIII secolo. Alle pareti, coperte
da una tappezzeria di damasco in seta color viola pallido, sono appese opere di Jean-Baptiste
Joseph Pater, Jean-François
de
Troy, Pierre- Jacques
Cazes, Louis
de Silvestre, Antoine
Watteau e altri. I rilievi dei soprapporta, con putti che giocano con fiori e
libri, sono opera di Friedrich
Christian Glume.
Il dipinto del soffitto, Zefiro
incorona di ghirlande Flora di Antoine
Pesne, mostra il dio dei venti con la dea dei fiori.
Lo
studio/camera da letto
- All'epoca
di Federico II il locale destinato
a studio e camera da letto
appariva così riccamente decorato
di stucchi e intagli come la sala
da concerto. Dopo il
rimaneggiamento in stile
neoclassico ad opera
dell'architetto Friedrich
Wilhelm von Erdmannsdorff,
solo il caminetto rimase al suo
posto. La tappezzeria di seta
color celadon, decorata con intagli di legno dorato, fu sostituita con una tappezzeria
verde chiaro. L'antico soffitto
era stato dipinto da Johann
Fischer con
una specie di velario, intorno al
quale si raggruppavano segni
zodiacali, scene di sacrificio e divinità, mentre nei pennacchi apparivano
allegorie della fama, della pace,
dell'arte della guerra e della
poesia. L'originario parapetto con putti, riccamente adornato, che separava la
parte della camera destinata al
lavoro da quella destinata al
riposo, fu sostituita da un
basamento sul quale poggiano due
colonne ioniche e due pilastri decorati con festoni di fiori e frutti. Verso la metà
del XIX secolo Federico Guglielmo
IV ordinò di riportare nella
stanza una parte del mobilio
federiciano - fra cui la poltrona
dove morì Federico II - e inoltre
fece appendere alle pareti vari
dipinti raffiguranti per lo più
Federico II, realizzati da Antoine
Pesne, Johann
Georg Ziesenis, Joachim
Martin Falbe, Charles-Antoine
Coypel, Edward
Francis Cunningham, Christian
Bernhard Rode, Johann
Christoph Frisch e Anton
Graff.
La
galleria
- Anche
per la galleria che si trova a
nord, dietro l'appartamento del
re, Federico II si discostò dal
modello previsto dall'architettura
di corte francese, secondo cui in
questo ambiente si sarebbero
dovuti realizzare alloggi per la
servitù. La parete dello stretto
e lungo ambiente è suddivisa da
nicchie, nelle quali sono poste
sculture in marmo di divinità
greco-romane provenienti dalla
collezione del cardinale Melchior
de Polignac.
Sopra cinque divani sono appesi
dipinti di Nicolas
Lancret,
Jean-
Baptiste
Joseph Pater e Antoine Watteau.
Verso la parete esterna, fra gli
specchi e le finestre che danno
sul cortile d'onore, stanno dieci
busti marmorei su piedistalli,
mentre sui caminetti ai due capi
della galleria si trovano i due
busti di Anfitrite e di Nettuno,
opera di Lambert-Sigisbert
Adam.
Il dipinto del soffitto, diviso in
cinque sezioni da decori a forma
di tralci di vite, è opera di Johann
Gottlieb Glume e
mostra dei putti che gettano
fiori. Il dipinto sul soprapporta
orientale, raffigurante le rovine
di un tempio, fu realizzato da Charles
Sylva Dubois,
mentre gli ornamenti sul
soprapporta occidentale sono di Antoine
Pesne.
La
sala da concerto
- Nella
sala da concerto, sulle pareti e
sul soffitto di color bianco, è
visibile l'esuberante
ornamentazione dorata della rocaille. I dipinti e gli specchi delle pareti sono inseriti nelle decorazioni e
vengono avvolti dai tipici
ornamenti arcuati e circonvoluti
dell'arte rococò. Le cornici in
legno provengono dalla bottega
dello scultore Johann Michael
Hoppenhaupt.
I dipinti delle pareti, realizzati nel 1747 da
Antoine Pesne, raffigurano Pigmalione e Galatea, Vertumno e Pomona, Diana con le sue ninfe al bagno, Pan e Siringa, Bacco e
Arianna.
Due dipinti dei sopraporta, con
paesaggi, antichi monumenti e
rovine, sono opera di Charles
Sylva Dubois,
mentre un altro paesaggio e la
veduta del palazzo di Sanssouci
sono di Antoine Pesne. Il fortepiano di Gottfried
Silbermann dell'anno
1746 e il leggio di Federico II,
realizzato nel 1767
dall'intagliatore Johann Melchior
Kambly,
testimoniano l'uso cui era
destinato questo ambiente.
Le
camere per ospiti
- Quale
pendant dell'appartamento del re,
che si estende a est della sala di
marmo, verso ovest si sviluppano
cinque camere per ospiti, le prime
quattro delle quali hanno
un'alcova addossata alla parete
settentrionale. Accanto a questo
letto si apre una porta che
conduce, attraverso uno stretto
passaggio, all'alloggio dei
servitori situato sul lato nord
del palazzo, mentre una seconda
porta si apre su un piccolo
stanzino destinato al deposito del
vestiario. Tutte le camere sono
provviste di caminetto e oggi sono
arredate con mobili e oggetti
d'arte del XVIII secolo.
Le
pareti della prima camera per
ospiti sono coperti da
pannelli di legno verniciati di
bianco, decorati da Friedrich
Wilhelm Hoeder con
ornamenti di colore rosa chiaro
e cineserie. Il locale fu modificato già nel 1747, quando sopra i pannelli venne teso
un satin blu: probabilmente il legno troppo umido aveva cominciato a creparsi,
per cui si era dovuto coprirlo in
tale maniera. Dopo la rimozione
del satin nel 1953, i quattordici
dipinti che fino ad allora erano
collocati nella stanza avrebbero
coperto la decorazione di Hoeder:
essi vennero perciò spostati e
solo due opere di Antoine Pesne e
Jean-Baptiste Joseph Pater
trovarono posto sulla parete
dell'alcova.
Le
pareti della seconda e
della terza camera per ospiti vennero
fin dall'inizio coperte da una
tappezzeria, la seconda a strisce
blu e bianche, la terza a strisce
rosse e bianche. I dipinti dei
soprapporta, raffiguranti nature
morte, sono di Augustin
Dubuisson,
un figlio di Jean
Baptiste Gayot Dubuisson.
Nella seconda camera sono inoltre
appese opere di pittori del XVIII
secolo, mentre nella terza si
trovano vedute di Giovanni
Paolo Pannini, Luca
Carlevarijs, Michele
Marieschi e
altri.
Non
si conosce con precisione chi
abbia ricevuto il privilegio di
alloggiare come ospite a
Sanssouci. Il nome di un ospite
illustre è tuttavia testimoniato
dall'appellativo attribuito alla quarta
camera per ospiti, nota come
"camera di Voltaire".
Ad onor del vero, non è certo che
Voltaire abbia dormito nel palazzo
di Sanssouci fra il 1750 e il
1753, giacché egli aveva il suo
alloggio nel castello
di Potsdam; comunque, durante quei tre anni egli fu spesso ospite di Federico II. In
un inventario del 1782 la
"camera di Voltaire"
viene designata come "camera
dei fiori" e fu il primo
ambiente del palazzo a richiedere
lavori di restauro, probabilmente
a causa dell'umidità del legno:
già nel 1752/53 Johann
Christian Hoppenhaupt realizzò
una nuova pannellatura.
L'originaria decorazione dipinta
da Friedrich Wilhelm Hoeder di
colore grigio-lillà è ancora
visibile nell'alcova. Hoppenhaupt
creò una pannellatura in legno di
quercia laccato di giallo, cui
aggiunse intagli di legno di vari
colori, raffiguranti fiori,
frutti, arbusti e animali. La
decorazione floreale dai colori
vivaci prosegue negli stucchi e
negli elementi in ferro del
soffitto. Nel 1889 Guglielmo
II fece
fare a Friedrich
Elias Meyer una
copia in porcellana di un busto di
Voltaire, che nel 1905 fu
collocata nella "sua"
camera a Sanssouci.
La quinta
camera per ospiti, che chiude
l'ala occidentale del corpo
centrale, forma un pendant con la
biblioteca, della quale riprende
la stessa forma circolare.
L'appellativo che la
contraddistingue, "camera di
von Rothenburg", si riferisce
ad un confidente di Federico II,
il conte Friedrich
Rudolf von Rothenburg,
che alloggiò regolarmente a
Sanssouci fino alla sua morte nel
1751. La pannellatura di colore
verde chiaro fu decorata da
Friedrich Wilhelm Hoeder con
cineserie simili a quelle della
prima camera per ospiti. I dipinti
nell'alcova, di un artista ignoto,
mostrano grottesche che ricordano quelle di Antoine Watteau.
Le
ali laterali
- All'epoca
di Federico II le ali laterali
avevano un solo piano terra, come
il corpo centrale: nell'ala
laterale orientale si trovavano le
camere della servitù, mentre in
quella occidentale c'erano le
cucine e le stalle per i cavalli.
A seguito del rifacimento voluto
da Federico Guglielmo IV, le ali
laterali furono elevate di un
piano, la cucina fu spostata
nell'ala orientale e gli alloggi
della servitù furono sistemati al
piano superiore, mentre nell'ala
occidentale vennero creati gli
alloggi per le dame di corte.
Nel
nuovo piano seminterrato dell'ala
orientale si crearono le cantine,
una ghiacciaia, dispense, locali
di lavoro e una pasticceria. I
locali per i servitori destinati
alla cura degli abitanti del
palazzo erano al piano terra.
Accanto alla grande cucina di 115
metri quadrati di superficie c'era
una cucinetta per la preparazione
di colazioni e spuntini freddi,
una caffetteria, un forno, un
ufficio per il capocuoco, una
piccola dispensa e due locali per
la pulizia dell'argenteria. Al
primo piano alloggiavano il
capocuoco, il maggiordomo e altri
servitori. Poiché la cucina venne
utilizzata soltanto dal 1842 al
1873 e poi non furono apportate
alcune modifiche all'edificio,
l'inventario di allora si è
conservato fino ad oggi. Ad esso appartengono anche una "cuocitrice" in ghisa con
guarnizioni in ottone e una barra
rotante. Il focolare, assai
moderno alla sua epoca, è munito
di piastre di cottura di
differenti dimensioni, di
scomparti per arrostire e cuocere
al forno, di una vasca per l'acqua
calda e di uno scomparto per
riscaldare piatti e pietanze.
L'ala
occidentale, chiamata anche
"ala delle dame",
serviva per dare alloggio alle
dame di corte e agli ospiti.
Accanto ad una piccola cucinetta e
ad una sala, al piano terra ci
sono tre appartamenti per dame,
mentre al piano superiore ci sono
due appartamenti per cavalieri e
uno per dama. Ciascun appartamento
ha due camere, secondo una
struttura che assomiglia a quella
delle camere per ospiti del corpo
centrale: una porta accanto al
letto conduce attraverso un breve
passaggio alla stanza di servizio
o nel vano scale e un'ulteriore
porta dà accesso ad un piccolo
gabinetto. Federico Guglielmo IV
fece dotare gli appartamenti del
piano terra, più belli grazie
all'accesso diretto al giardino,
con una pannellatura in legno, più
costosa della tappezzeria con cui
sono rifiniti gli appartamenti del
primo piano. I caminetti risalgono
tutti all'epoca federiciana ed
facevano probabilmente parte
dell'alloggio di Federico II nel castello
di Potsdam,
rimaneggiato verso il 1800. Le stanze furono arredate con mobili in stile rococò; in anni successivi
furono aggiunti mobili
contemporanei.

La
tomba di Federico II
- Federico
II morì il 17 agosto 1786 su una
poltrona del suo studio nel
palazzo di Sanssouci. Durante il
suo regno, durato 46 anni, egli si
confrontò spesso con la morte.
Oltre al suo testamento politico
del 1752, redasse nuove
disposizioni testamentarie prima
di quasi tutte le battaglie,
regolando fin nel minimo dettaglio
ogni questione familiare e
finanziaria. Altrettanto spesso
egli ripeté le disposizioni per
la sua sepoltura:
«Ho
vissuto come filosofo e voglio
essere sepolto come tale, senza
fasto, senza pompa, senza sfarzo.
Non voglio che il mio corpo sia
aperto né imbalsamato. Mi si seppellisca
a Sanssouci, in cima alle
terrazze, in una fossa che mi sono
fatto predisporre [...]. Se
dovessi morire in guerra o in
viaggio, mi si deve seppellire nel
primo miglior posto e in inverno
portarmi a Sanssouci nel luogo
indicato.»
Suo
nipote e successore Federico
Guglielmo II disattese
queste istruzioni e fece
seppellire la salma nella Chiesa
della guarnigione di Potsdam, accanto al padre di Federico II, il "re soldato" Federico
Guglielmo I.
Circa 160 anni più tardi, durante
i disordini
della seconda
guerra mondiale,
i soldati della Wehrmacht portarono
le bare in un luogo sicuro, al
fine di proteggerle da una
possibile distruzione. Al
principio esse furono collocate in
un bunker a Geltow e quindi, nel marzo 1945, in una miniera di salgemma a Bernterode, nel circondario
dell'Eichsfeld,
da dove i soldati americani le
prelevarono dopo la fine della
guerra per portarle
a Marburgo.
Là le bare reali furono custodite
nella chiesa di Sant'Elisabetta,
finché furono traslate nella Burg
Hohenzollern presso Hechingen nell'agosto 1952.
Soltanto
dopo la riunificazione
tedesca le
disposizioni testamentarie di
Federico II vennero adempiute. Inoltre,
per quanto riguarda la mia
persona, voglio essere seppellito
a Sanssouci, senza fasto, senza
pompa e di notte. Il 17 agosto 1991, nel 205º anniversario della morte, la bara con i resti
mortali del re, scortata da una
guardia d'onore della Bundeswehr, venne sepolta nel cortile del palazzo di Sanssouci, nella fossa che lo
stesso Federico II aveva fatto
scavare sul margine orientale
della terrazza superiore già nel
1744 Il luogo di sepoltura è
adornato dal gruppo marmoreo Flora con Zefiro, opera del 1749 di François
Gaspard Balthazar Adam,
e da sei busti di imperatori
romani disposti in semicerchio.
La
salma del padre di Federico II
trovò invece riposo nella chiesa
della pace nel
parco di Sanssouci.

Parco
di Sanssouci
Il parco
di Sanssouci è un parco che
si estende per circa 290 ettari
nei dintorni del palazzo di Sanssouci a Potsdam.
Dal 1º gennaio 1995 il parco è
curato e amministrato dalla Fondazione
dei castelli e giardini prussiani
di Berlino-Brandeburgo.
Dopo
la realizzazione del vigneto a
terrazze e l'inizio della
costruzione del palazzo di
Sanssouci, Federico II fece
sistemare i dintorni in maniera
tale da creare un grande parco. Fu
realizzato un giardino alla
francese barocco con
spazi erbosi, aiuole di fiori,
siepi e alberi. Vennero piantati
più di tremila alberi da frutto:
nelle serre dei numerosi vivai
presenti nel parco crescevano
aranci, meloni, peschi e banani.
L'intreccio fra giardino di
piacere e orto per la coltivazione
fu sottolineato con la
collocazione delle statue di Flora e Pomona presso
il portale di ingresso al parco.
Nella
sistemazione del parco Federico II
seguì gli stessi principi che
l'avevano ispirato nella creazione
dei parchi a Neuruppin e
Rheinberg. Durante il suo
soggiorno a Neuruppin, dove fu
comandante di un reggimento fra il
1732 e il 1735, quand'era principe
ereditario, egli fece allestire un
giardino presso la sua residenza.
Già in questa occasione egli si
discostò dalla classica
sistemazione dei parchi barocchi,
attenta solo all'aspetto
esteriore, tipica ad esempio dei giardini
di Versailles, ma preferì una
soluzione che unisse il bello con
l'utile. Analogo principio fu
seguito anche a Rheinsberg, in
occasione della ristrutturazione
del castello che Federico II aveva
ricevuto in dono da suo padre Federico
Guglielmo I nel 1734. Qui
egli fece allestire spazi
delimitati da siepi, nei quali
venivano coltivati alberi da
frutto e ortaggi.
Con
la costruzione di nuovi edifici
nell'ambito del parco di
Sanssouci, venne progressivamente
realizzato un viale rettilineo,
che raggiunse infine i 2,5
chilometri di lunghezza. Esso
iniziò a est, dall'obelisco
eretto nel 1748 presso il portale
d'ingresso, e nel corso degli anni
si allungò fino al Neues
Palais, che ne costituì il
definitivo termine occidentale.
All'altezza della Bildergalerie (costruita
nel 1764) e delle Neue
Kammern (costruite nel 1774),
il viale principale è interrotto
da rondò con fontane circondate
da statue in marmo; da questi rondò
si dipartono viali minori che,
addentrandosi fra i boschetti,
conducono in altre zone del parco.
Federico
II spese molto denaro nel sistema
di fontane del parco, giacché i
giochi d'acqua erano un elemento
essenziale dei giardini barocchi.
A Sanssouci, tuttavia, il progetto
fallì a causa delle scarse
conoscenze tecniche dei
costruttori, che non furono in
grado di far arrivare fino alle
fontane del parco l'acqua raccolta
in un bacino sul Ruinenberg.
La grotta di Nettuno,
completata nel 1757 nella parte
orientale del parco, servì dunque
poco alla funzione per la quale
era stata prevista, così come le
varie fontane e il colonnato di
marmo che si trovava nella parte
occidentale, all'interno del
cosiddetto giardino dei caprioli:
realizzato fra il 1751 e il 1762
su progetto di Georg
Wenzeslaus von Knobelsdorff,
questo colonnato fu demolito già
nel 1797.
Fu
solamente nel XIX secolo che i
giochi d'acqua divennero una realtà
grazie all'aiuto della forza
motrice del vapore. Nell'ottobre
1842 entrò in funzione una macchina
a vapore di 81,4 CV realizzata
da August Borsig, la quale
fece salire il getto d'acqua della
fontana grande, ai piedi delle
terrazze del palazzo di Sanssouci,
fino a 38 metri di altezza. Per
ospitare questa macchina, fra il
1841 e il 1843 per volere di Federico
Guglielmo IV fu costruita una
stazione di pompaggio su progetto
di Ludwig Persius, che nel
suo diario la descrisse come una
specie di moschea turca con
un minareto come camino.
Negli
anni precedenti Federico
Guglielmo III aveva
acquistato un'area che confinava
con il parco di Sanssouci a sud e
in occasione del Natale del 1825
ne aveva fatto dono a suo figlio
Federico Guglielmo IV. Là, al
posto di una vecchia casa
padronale, Karl Friedrich
Schinkel e Ludwig Persius
edificarono il palazzo di
Charlottenhof. Peter Joseph
Lenné fu incaricato di
allestire il relativo giardino.
Seguendo i principi dell'epoca
federiciana, l'architetto trasformò
il terreno pianeggiante,
parzialmente paludoso, in un
giardino all'inglese. Attraverso
ampi spazi erbosi si crearono
prospettive fra il palazzo di
Charlottenhof, le terme
romane e il Neues Palais.
Gruppi di alberi e di arbusti
furono collocati qui e là e una
fossa che si trovava nella parte
sud-orientale fu ampliata in uno
stagno. Il materiale di scavo fu
utilizzato da Lenné per creare un
terreno leggermente collinoso, nel
cui punto più alto vennero fatti
incontrare i vari viali di quella
zona.
Architetti,
scultori, pittori, decoratori,
giardinieri e altri artisti
vennero chiamati da Federico II e
Federico Guglielmo IV, che sovente
intervenivano in prima persona nei
progetti, ad adornare il parco di
Sanssouci con numerose opere
d'arte e varie costruzioni minori.
Nel
parco e nelle immediate vicinanze
si ergono vari edifici e
costruzioni:
-
il palazzo di Sanssouci
-
la Porta Verde (Grünes
Gitter) è l'ingresso principale
che porta al parco di
Sanssouci e si trova
all'estremità del viale verso il Palazzo
Sanssouci. La porta fu progettata
da Ludwig Ferdinand Hesse e
fu costruita nel 1854 come parte
della costruzione della Chiesa
della Pace. Il suo nome deriva dal
colore in cui è stato dipinto il
cancello. La porta di ferro reca
le iniziali di Federico
Guglielmo IV.
-
la Bildergalerie
("galleria di dipinti")
è una pinacoteca che si
trova nel parco di Sanssouci.
Federico II era un
appassionato collezionista di
opere d'arte. Per conservare i
numerosi dipinti che possedeva,
fra il 1755 e il 1764 incaricò
l'architetto Johann Gottfried
Büring di costruire, subito
a est del palazzo di
Sanssouci, un edificio
espressamente destinato a
raccoglierli. Già nel 1761,
quando i lavori per la costruzione
erano ancora in corso, il marchese
d'Argens scrisse a Federico
II, il quale si trovava in guerra,
che l'edificio era "la cosa
più bella sulla terra dopo San
Pietro a Roma".
All'epoca
di Federico II nel catalogo della
pinacoteca erano elencate 159
opere. Nel 1829 una cinquantina
fra i dipinti più importanti e
tutte le sculture in marmo
conservate nella Bildergalerie vennero
trasferite nel neocostituito Altes
Museum di Berlino. Un
secolo più tardi, nel 1929/30 la
dotazione della pinacoteca di
Sanssouci fu riportata a 120
opere.
Nel
1942, in piena seconda guerra
mondiale, tutti i dipinti vennero
portati nel castello di
Rheinsberg, da dove solamente
dieci fecero ritorno a Sanssouci
nel 1946. Molte opere andarono
perdute. Solo nel 1958 la gran
parte dei dipinti confiscati
dall'Unione Sovietica furono
restituiti alla Germania. Alcune
opere fanno tuttora parte di
collezioni russe.
Al
posto di una preesistente serra
destinata alla coltivazione di
piante tropicali, l'architetto Büring
eresse un edificio allungato, ad
un unico piano, tinteggiato di
giallo. La parte centrale è
evidenziata da una cupola. Sul
lato del giardino, fra le grandi
finestre sono collocate diciotto
statue di marmo, che rappresentano
allegorie delle arti e delle
scienze. La maggior parte di esse
sono degli scultori Johann
Gottlieb Heymüller e Johann
Peter Benkert. Le teste sulle chiavi
di volta delle finestre sono
ritratti di artisti.
La
grande sala interna è resa
sontuosa dai ricchi ornamenti
dorati del soffitto leggermente a
volta. Della stessa tonalità è
il pavimento, con un motivo a
rombi creato da marmi bianchi e
gialli di provenienza italiana.
Alle pareti tinteggiate di verde
sono appesi i dipinti, uno accanto
e sopra l'altro secondo l'uso
barocco. Alla lunga sala è unito
il gabinetto, similmente decorato,
nel quale sono esposte le opere di
minore formato.
-
le Neue Kammern
-
la grotta di Nettuno
-
il tempio dell'amicizia
-
il tempio delle antichità
-
il portale dell'obelisco
-
le rovine artistiche sul Ruinenberg
-
il belvedere sul Klausberg
-
la casa dei draghi
-
la casa cinese
-
il Neues Palais è un castello che
si trova nella parte occidentale
del parco di Sanssouci a Potsdam.
La costruzione fu iniziata nel
1763, dopo il termine della guerra
dei sette anni, sotto Federico
II di Prussia e terminata già
nel 1769. Si tratta dell'ultimo
importante castello del barocco prussiano.
Federico non l'aveva progettato
come residenza reale, ma come
castello per gli ospiti della sua
corte. Solo il Kaiser Guglielmo
II per primo usò il Neues
Palais come residenza estiva dal
1888 al 1918.
Il
castello con le sue numerose sale,
le grandiose gallerie e gli
sfarzosi appartamenti, si rifà
alla Reggia di Versailles.
Esso è posto sotto tutela
monumentale (Denkmalschutz).
La
costruzione del nuovo Palazzo non
cade casualmente l'anno dopo la guerra
dei sette anni, o terza guerra di
Slesia, che fu estremamente
favorevole per la Prussia.
Con la costruzione del castello
doveva essere dimostrata la
supremazia della Prussia anche in
campo architettonico. Lo stesso
Federico non riponeva molta
simpatia nelle strutture pompose e
le chiamò fanfaronnade. Agli
ospiti del sovrano erano dedicate
200 camere, quattro sale per feste
e un teatro rococò. Per le
visite occasionali Federico si
riservò l'ala meridionale, la
cosiddetta Königswohnung o Friedrichswohnung ("abitazione
del re" o "abitazione di
Federico").
Dopo
la morte di Federico, nel 1786, il
Neue Palais non fu abitato che
saltuariamente o usato per grandi
occasioni. Nel 1843 ebbe
luogo la prima assoluta di Sogno
di una notte di mezza estate alla
presenza di Federico
Guglielmo IV di Prussia.
Nel
1859 il principe ereditario
Federico Guglielmo, il futuro
imperatore Federico III,
occupò con la sua famiglia il
castello barocco nei mesi estivi.
Durante il suo breve regno, di
soli 99 giorni, dal 9 marzo fino
al 15 giugno 1888 – il palazzo
fu chiamato Schloss
Friedrichskron. In questo periodo
fu riempito il fossato, che
correva intorno al Palais, e
adottate alcune misure di
modernizzazione, che proseguì il
figlio Guglielmo II, come
l'installazione del riscaldamento
a vapore, della elettricità,
stanze da bagno e toilette nei
singoli appartamenti e anche, nel
1903, un ascensore nelle scale a
nord. Fino al 1918 il palazzo fu
la residenza estiva preferita per
l'ultimo imperatore tedesco e per
la moglie Auguste Viktoria.
Durante la presenza della famiglia
imperiale non era possibile
visitare l'edificio.
Dopo
la rivoluzione di novembre del
1918, l'abdicazione di Guglielmo
II e del principe Guglielmo,
nel 1919 il Neue Palais fu
musealizzato. Fino alla seconda
guerra mondiale, e al successivo
saccheggio da parte dell'esercito
sovietico, il castello era
sostanzialmente rimasto come al
tempo di Federico il grande ed era
un esempio del rococò
federiciano.
A
differenza del castello di Sanssouci,
costruito in stile rococò,
Federico il Grande preferì, per
l'architettura del Neues Palais,
le forme del barocco, ma con
alcune variazioni. Il re preferì
fino alla sua morte questi due
stili architettonici, anche se in
Europa era già diffuso il neoclassicismo. Johann
Gottfried Büring – che
aveva già costruito la Chinesisches
Haus e la Bildergalerie –
si aggiudicò il contratto per la
progettazione del castello per gli
ospiti. Assieme a lui lavorò Heinrich
Ludwig Manger. Dopo i disaccordi
con il cliente committente e la
successiva partenza di Büring fu Carl
von Gontard a prendere dal
1764, direzione complessiva. La
sua partecipazione all'edificio
principale fu principalmente il
progetto e il design degli
interni, dal momento che l'esterno
già in stato avanzato.
Il
Neue Palais è una struttura a tre
ali con un fronte principale di
220 metri. La parte centrale
dell'edificio è coronata da una
possente cupola, alta 55
metri. In cima furono raffigurate
le tre Grazie che sostengono la
corona reale. La cupola è solo
una decorazione architettonica,
per aumentare la visibilità del
castello; sotto non c'è una sala
con la volta a cupola e l'interno
consiste solo della trabeazione,
che la sostiene. Due aquile color
oro si trovano sulle lanterne che
coronano le cupole più piccole
delle dépendance ad un
piano a sud e a nord. La maggior
parte delle pareti esterne ha una
superficie, che imita una finta
muratura di mattoni rossi. Dato
che la fornitura di mattoni era
temporaneamente sospesa e un
intonaco liscio richiedeva molto
tempo, fu usato questo metodo, che
aveva un aspetto realistico. Solo
l'ala meridionale, la Königswohnung,
fu costruita con mattoni rossi.
Oltre 400 statue in arenaria
adornano il castello e gli edifici
circostanti, create da molti
scultori, tra cui Johann
Peter Benkert, Johann Mathias
Gottlieb Heymüller, i fratelli Johann
David e Johann Lorenz Räntz e
altri ancora.
Oltre
agli appartamenti del principi,
arredati sontuosamente, nella
parte centrale del castello ci
sono quattro sale per banchetti.
La Grottensaal (grotta)
o Muschelsaal (sala dei
mitili), al piano terra, ha sulle
pareti e pilastri un rivestimento
di conchiglie, vetri e minerali da
tutto il mondo. Il modello fu
presumibilmente la Grottensaal di Matthäus
Daniel Pöppelmann, del 1712/13,
allo Zwinger di Dresda.
Nel XIX secolo le pareti furono
arricchite con minerali, fossili e
pietre semipreziose e con la punta
del Kilimangiaro, proveniente
dall'Africa Orientale Tedesca.
La Marmorgalerie (galleria
dei marmi) che chiude a sud, porta
ai quartieri del re. Diaspro rosso
e marmo bianco di Carrara
determinano la figura in questa
sala allungata. Porte-finestre
fanno entrare molta luce
all'interno. Nel soffitto, tre
pitture, collegate da ricco
ornamento in oro, che
simboleggiano i periodi del giorno
– La notte, Il mattino e Il
mezzogiorno, sono opera del
pittore Bernhard Rode. La
disposizione dei quadri e gli stucchi delle
cornici, nel loro stile, fanno
riferimento alla forma del
soffitto della galleria del
castello Sanssouci, che è
notevolmente più piccola.
Sopra
la Grottensaal si trova,
nel piano superiore, la Marmorsaal
(sale dei marmi). La sala
principale per le feste, che
occupa due piani, è ricoperta
alle pareti e al pavimento di vari
tipi di marmi nobili. Sono
presenti grandi pitture alle
pareti con scene della mitologia
antica e dodici statue di marmo
decorano la sala. Le statue
raffigurano otto principi
elettori brandeburghesi e
quattro imperatori: Giulio
Cesare, Costantino il grande, Carlo
Magno e Rodolfo II.
Federico
il Grande voleva essere in grado
di lasciare la stanza il più
velocemente possibile, che è il
motivo per cui il pavimento di
marmo è stato abraso subito
durante la costruzione. L'acqua
necessaria per l'operazione penetrò
fino alle travi di legno. Come
conseguenza hanno cominciato molto
rapidamente ad ammuffire e
l'umidità si è anche spostata
alle pareti. La sala era quindi già
in pericolo di crollo, pericolo
che rappresenta ancora oggi un
problema importante nel Neues
Palais. La Sala dei marmi è
pertanto chiusa ai gruppi di
visitatori.
La
pittura del soffitto, incorniciato
dalla ricca decorazione color oro,
di Charles-Amédée-Philippe
van Loo mostra il pasto in
comune degli Dei dell'Olimpo e
l'arrivo di Ganimede. Con una
superficie di 240 m², è il più
grande soffitto dipinto su tela a
nord della Alpi. I lampadari
provengono dall'officina vetraria
di Friedrichsgrund, un centro
della Bassa Slesia, che allora
faceva parte della Prussia.
La Galerie (Galleria
superiore) a sud, accanto alla Marmorsaal,
è abbellita con sei dipinti
murali della pittura barocca
italiana. Ghirlande dorate,
medaglioni circolari accanto e
sopra le porte mostrano d'altronde
i motivi del primo neoclassicismo
Il
teatro del Neues Palais è uno dei
migliori spazi teatrali del XVIII
secolo che ci siano rimasti.
Occupa i due piani superiori
dell'intera ala meridionale.
Dominano i colori rosso e bianco,
decorati con erme dorate
e altri ornamenti.
Le
file di sedili sono disposti a
semicerchio come in un teatro
antico. Non c'è un palco reale;
Federico il Grande assisteva alle
rappresentazioni dalla terza fila
del parterre. Dato che al re
non piaceva l'arte tedesca, furono
usati principalmente artisti
italiani e francesi. La vecchia
apparecchiatura di scena non è più
disponibile. Tuttora hanno luogo
spettacoli.

Il
castello di Ehrenhof, di fronte al
Neues Palais, e l'adiacente
piazza, la cosiddetta Mopke,
sono chiusi dal Communs (dal
francese communs, cioè
"dipendenze").
L'architetto Carl von Gontard eresse
questi edifici di rappresentanza
tra il 1766 e il 1769, secondo i
progetti, da lui migliorati,
dell'architetto Jean Laurent
Legeay. Grandi scaloni doppi,
passaggi tra colonne, cupole e
ricchi ornamenti impediscono di
riconoscerne gli scopi pratici di
allora. I collegamenti attraverso
colonnati li fanno diventare un
unico insieme e forniscono al
Neues Palais un contraltare di
grande effetto, celando il terreno
incolto che vi sta dietro. I
fabbricati servono, oltre alla
sistemazione delle cucine e di
altri spazi di servizio del Neues
Palais, anche come alloggiamento
per ospiti e funzionari del re e
per le loro persone di servizio.
Edifici complementari nacquero nel
1769 per la Guardia a sud e per il
castellano a nord.
La
piazza creata con la costruzione
del Communs serviva alla
Corte come luogo per organizzarvi
feste e cerimonie militari. Le
rappresentazioni potevano essere
seguite dai numerosi spettatori
dalle scale e dai colonnati.
L'imperatore Guglielmo II nel
1896 fece unire il Padiglione al
castello da un percorso
sotterraneo.
Fino
alla sua fine, l'esercito
prussiano aveva stabilito nel
padiglione nord il quartiere del
suo battaglione di addestramento
della fanteria ed ai tempi
del nazionalsocialismo vi
ebbe sede l'intero complesso
dell'Organizzazione del lavoro
obbligatorio del III Reich. Oggi i
locali del Communs ospitano
la Facoltà di filosofia e
l'Istituto per la Matematica,
Fisica e Sport dell'Università di Potsdam.
Il
Neue Palais si trova all'estremità
occidentale del parco di
Sanssouci, collegato al castello
da un grande viale. Al tempo della
sua costruzione era ancora
integrato in un giardino barocco,
che fu cambiato in seguito. Nelle
immediate vicinanze si trovano il Freundschaftstempel (Tempio
dell'amicizia) e l'Antikentempel (Tempio
antico).
-
le terme romane
-
la chiesa della pace
-
il castello dell'Orangerie
-
il palazzo di Charlottenhof
è
un edificio posto all'interno del parco
di Sanssouci, nella città tedesca
di Potsdam.
In
considerazione della sua
importanza storica e
architettonica, è posto sotto
tutela monumentale
(Denkmalschutz); inoltre,
come tutto il parco di
Sanssouci, è parte del patrimonio
dell'umanità UNESCO denominato
«Palazzi e parchi di Potsdam e
Berlino».
Fu
costruito dal 1756 al 1758 da Johann
Gottfried Büring come casa
padronale di campagna.
La
tenuta venne acquisita nel 1825
dal principe ereditario Federico
Guglielmo, che incaricò
l'architetto Schinkel di
ridisegnare l'edificio in stile
neoclassico trasformandolo in
residenza estiva; i lavori ebbero
inizio nel 1826 e si conclusero
nel 1828.
I giardini furono
disegnati dal paesaggista Lenné e
contengono al loro interno
l'edificio dei bagni romani (Schinkel
e Persius, 1829-36) e la Fasanerie (Persius,
1842-44).

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