L'Abbazia
imperiale di Lorsch (chiamata
anche Laurissa o Lauresham)
fu una delle più famose abbazie
dell'Impero carolingio; essa si
trova nella cittadina di Lorsch,
circa 10 chilometri a est di
Worms, in Renania-Palatinato. Pur
essendo caduta in rovina, i suoi
resti sono comunque considerati
l'edificio pre-romanico più
importante di tutta la Germania.
Nel 1170 venne compilato qui un
manoscritto (conservato oggi negli
archivi di stato di Würzburg) che
è di fondamentale importanza come
fonte di notizie sulla Germania
medievale. Un altro importante
documento proveniente dall'abbazia
è il Codex Aureus di Lorsch,
risalente all'VIII secolo.
L'abbazia
venne fondata nel 764 dal conte
dei Franchi Cancor e dalla madre
Williswinda come chiesa
proprietaria (in tedesco Eigenkirche),
cioè costruita su di un terreno
privato e su cui il signore
feudale riteneva il diritto di
nominare il personale
ecclesiastico. Essi chiamarono
quindi Chrodegang,
arcivescovo di Metz, che consacrò
la chiesa ed il monastero a San
Pietro e ne divenne il primo
abate. Nel 766 però egli rinunciò
al titolo per dedicarsi al compito
di Arcivescovo di Metz e mandò il
fratello Gundeland come suo
successore, insieme a 14 monaci
benedettini. Per aumentare
l'importanza dell'abbazia come
luogo di pellegrinaggio,
Chrodegang ottenne da Papa Paolo I
il corpo di San Nazario,
martirizzato a Roma insieme a 3
compagni durante il regno di
Diocleziano. Le sacre reliquie
arrivarono il giorno 11 luglio 765
e vennero deposte con tutti gli
onori nella basilica che si trova
all'interno del monastero. Gli
edifici vennero quindi rinominati
in onore di San Nazario.
La
chiesa principale, dedicata ai
santi Pietro, Paolo e Nazario,
venne consacrata dall'arcivescovo
di Magonza nel 774, alla presenza
di Carlo Magno. Presto si sparse
la voce di numerosi miracoli
avvenuti a Lorsch per
intercessione di San Nazario, e
cominciarono a giungere pellegrini
da molte parti d'Europa. La
biblioteca e lo scriptorium
dell'abbazia resero Lorsch uno dei
principali centri culturali
tedeschi del X e XI secolo. Papi e
imperatori favorirono a più
riprese l'abbazia di Lorsch con
privilegi e donazioni, dalle Alpi
al Mare del Nord, rendendola in
breve tempo non solo immensamente
ricca, ma anche sede di una
notevole influenza politica. Venne
quindi dichiarata una Reichsabtei,
cioè una specie di principato
sovrano, soggetto direttamente e
solamente al Sacro Romano
Imperatore. La fama dell'abbazia
si può intuire dal fatto che due
sovrani carolingi, Ludovico II il
Germanico e Ludovico III della
Francia Orientale, furono sepolti
qui.
L'abbazia
fu implicata anche in numerose
dispute feudali e addirittura in
alcune guerre. Dopo essere stata
governata da 46 abati benedettini,
Conrad, l'ultimo abate, venne
deposto nel 1226 da Papa Gregorio
IX; nel 1232, a causa delle
pressioni di Federico II,
l'abbazia andò a far parte dei
possedimenti di Sigfrido II,
Arcivescovo di Magonza, ponendo
fine al periodo d'oro
dell'indipendenza politica e
culturale di Lorsch.
Negli
anni '40 del XIII secolo vennero
incaricati di prendersi cura del
monastero dei monaci
premonstratensi, con l'avallo di
Papa Celestino IV, ed essi
rimasero fino al 1556, quando
Lorsch e altri territori della
regione passarono nelle mani di
principi che aderivano al
Luteranesimo e al Calvinismo.
Ottone-Enrico, elettore palatino,
portò tutti i volumi contenuti
nella biblioteca dell'abbazia ad
Heidelberg, creando così la
famosa Biliotheca Palatina.
Subito dopo, fra il 1557 e il
1563, i pochi rimanenti abitanti
dell'abbazia vennero congedati e
mandati altrove. Nel 1622, dopo la
cattura di Heidelberg,
Massimiliano I donò la splendida
libreria (composta da 196 casse di
manoscritti) a Papa Gregorio XV.
Venne mandato Leone Allacci per
sovrintendere lo spostamento di
quel tesoro verso Roma, dove venne
incorporato nella Biblioteca
Apostolica Vaticana.
Durante
la guerra dei trent'anni Lorsch e
la regione in cui si trova vennero
devastate e la maggior parte degli
edifici rasi al suolo. Dopo che
l'Arcivescovo di Magonza riguadagnò
il possesso della città, essa
tornò alla fede cattolica. Il
periodo peggiore comunque venne
durante le guerre con Luigi XIV,
fra il 1679 e il 1697, quando
interi villaggi e gli stessi
edifici dell'abbazia vennero
bruciati dai soldati francesi. Una
parte della costruzione, lasciata
integra, venne utilizzata come
deposito di tabacco negli anni
precedenti lo scoppio della prima
guerra mondiale.
Architettura

La
pietra viene usata in maniera
inusuale rispetto ai tempi e ai
luoghi, i colori della pietra
prendono le sfumature della terra,
dal rosso dell’arenaria (pietra
tipica della Germania) per passare
ad un beige fino ad arrivare al
bianco puro. Anche le forme della
pietra sono molto diverse, qui
l’intelletto umano si è
divertito a giocare con motivi ed
intersezioni geometriche.
I
tre archi di arenaria rossa per
accentuare l’importanza
architettonica sono circondati da
mattoncini quadrati di diverso
colore, più si sale verso
l’alto e il prospetto cambia, le
forme cambiano, si trasformano in
rombi e poi in esagoni, i quali
sono circondati da piccoli
triangoli bianchi, si crea una
fusione tale che il tutto si
trasforma in una nuova forma
geometrica più complessa: una
stella a sei punte. Un trionfo di
forme pure geometriche in un unico
edificio.
Lateralmente
due torri bianche scalari (Una
torre scalare è una torre che
contiene scale. Le torri scalari
vennero usate soprattutto
nell'architettura religiosa in
area germanica a partire dall'VIII
e IX secolo - epoca carolingia.
Venivano usate per raggiungere i
matronei - un balcone o un
loggiato posto all'interno di un
edificio e originariamente
destinato ad accogliere le donne -
affacciati sulla navata centrale
dal primo piano delle navate
laterali, e scenograficamente
collocate a coppia ai lati del
cosiddetto westwerk - corpo
occidentale -, un edificio
addossato sul lato ovest dove era
posta l’entrata principale delle
chiese più importanti e
antesignano delle facciate.
L'abside
con l'altare maggiore era infatti
di norma collocata a est. Col
tempo le torri scalari iniziarono
ad avere un'altezza maggiore del
corpo della chiesa per fini
decorativi. La tipologia venne
ripresa in Francia o nel nord
Italia.) spiccano verso l’alto e
contrastano totalmente il resto
dell’edificio, quasi a renderlo
più leggero invece di poterlo
appesantire.
Il
piano superiore è un’unica
sala, forse veniva utilizzata come
sala riunioni, il tetto a doppia
falda in ardesia nera è sorretto
da una struttura in legno,
l’utilizzo di questi materiali
così diversi e forti al contempo
è molto interessante.

L’Abbazia
è immersa nella totale
tranquillità e pace e il parco in
cui è immersa è ben studiato e
progettato con grande rigore,
tutto è perfetto e tutto ti
riporta a quel periodo e alla
tranquillità che poteva darti
un’abbazia e un monastero
confinante.
La
famosa Torhalle, o Königshalle,
è una delle testimonianze più
rappresentative
dell’architettura preromanica in
Germania ed è nota come
"gioiello del rinascimento
carolingio" per le arcate, i
pilastri e le semicolonne con cui
è adornata. Oggi non si è certi
quale fosse lo scopo originale
dell'edificio, forse era una
biblioteca, un tribunale, una sala
per le feste, luogo di ricevimento
o tutte le cose messe insieme.
La
splendida Königshalle ha superato
la prova del tempo conservando il
suo aspetto originale e oggi
ricorda il grande passato del
monastero di benedettino di
Lorsch, assai potente nella sua
epoca.
L'abbazia
venne fondata nel 764 circa
durante il regno di Pipino, il
padre di Carlo Magno, e fino al
tardo medioevo fu un importante
centro del potere e del panorama
intellettuale e culturale del
Sacro Romano Impero. In passato
ospitò una delle biblioteche più
ricche del medioevo; la Farmacopea
di Lorsch, risalente alla fine
dell'VIII secolo, è considerato
il primo volume scientifico
dedicato alla medicina ed è stato
dichiarato patrimonio dell'UNESCO
nel 2013.
Con
il suo grande giardino delle erbe,
che all'epoca erano l'ingrediente
fondamentale per guarire le
malattie, il monastero di Lorsch
era anche un centro della
conoscenza medica. Nel 2014
ricorrono i 1.250 anni dalla
fondazione dell'abbazia, la
primavera del 2014 è stata anche
l'opportunità per inaugurare il
parco che va ad aggiungersi al
sito patrimonio dell'UNESCO.
La
fase iniziale di fondazione del
monastero si chiuse nel 765 con la
traslazione delle reliquie del
martire romano s. Nazario. La sua
tomba fu da subito meta di
pellegrinaggi e numerose furono le
donazioni che si susseguirono in
questi anni da parte della nobiltà
e del popolo.

All'interno
del complesso monastico
un'attenzione del tutto
particolare merita la Torhalle, un
edificio isolato che si eleva a
una distanza di m. 70 ca.
dall'abbaziale, a Ovest e
perfettamente in asse con questa.
Unica testimonianza monumentale
ben conservata del periodo
carolingio, tale costruzione
presenta al piano terreno, su
entrambi i lati lunghi, un portico
aperto su tre arcate sorrette da
pilastri a sezione rettangolare,
ai quali si appoggiano semicolonne
sormontate da semicapitelli di
stile composito, dalla raffinata
lavorazione, che sostengono a loro
volta un architrave ornato da
motivi fitomorfi (che ha forma di
vegetale: una decorazione
fitomorfa) stilizzati.
Il
piano superiore si qualifica per
la presenza di dieci esili paraste
(In architettura, pilastro con
funzione portante, incorporato
nella parete e sporgente dal filo
di questa, usato soprattutto nello
stile rinascimentale per
riprodurre, sulle strutture
murarie esterne, le forme tipiche
degli ordini architettonici
classici) scanalate terminanti con
semicapitelli ionici a sorreggere
timpani cuspidati ornamentali.
L'articolazione della parete
risulta priva di qualsiasi
funzione architettonica e gli
elementi descritti sono
semplicemente applicati su un
fondale - qualificato in modo
coloristico e decorativo da una
serie di piastrelle in pietra
bianca e rossa di forma
rettangolare, quadrata ed
esagonale, che rivestono tutta la
superficie delle pareti -, che,
nell'esplicito richiamo
all'architettura provinciale
romana, trova i suoi precedenti più
significativi nel Römerturm
(secc. 1°-2°) a Colonia e
soprattutto nel battistero di
Saint-Jean (secc. 5°-6°) a
Poitiers (dip. Vienne).
Sui
lati brevi due basse torri scalari
(quella nord completamente
ricostruita nel secolo scorso)
conducono al piano superiore, dove
si apre un ampio vano
rettangolare, sulle cui pareti è
un affresco, ampiamente
reintegrato, riproducente un
loggiato composto da un basso
muro, decorato con quadrati di
diverso colore, su cui si
appoggiano colonne con capitelli
ionici a sorreggere un architrave
modanato. Rimane ancora del tutto
sconosciuto l'uso di tale
struttura, dalla chiarissima
impronta classicheggiante: le
testimonianze storiche, infatti,
non forniscono alcuna indicazione
a tale proposito.
Sono
state avanzate varie ipotesi
sull'argomento, fra le quali la più
accreditata risulta quella che
vede nella Torhalle un edificio di
carattere profano, riservato ai
sovrani carolingi durante le loro
visite nel monastero, anche se non
è possibile escludere del tutto
una sua eventuale funzione
religiosa, come forse potrebbe
testimoniare indirettamente la
presenza, rilevabile nello strato
più antico delle pitture, di
grandi figure, probabilmente
santi, oggi quasi scomparse. L'uso
religioso dell'ambiente risulta
certo comunque a partire dal Tardo
Medioevo, come attesta lo strato
di affresco più recente con la
rappresentazione di un ciclo
mariano, datato all'ultimo
decennio del XIV secolo.
La
tipologia architettonica della
Torhalle rappresenta, secondo
alcuni, un esplicito richiamo agli
archi trionfali romani del tipo a
tre fornici - in particolare a
quello dell'imperatore Costantino
a Roma -, come dimostrerebbero le
tre arcate d'ingresso, le
semicolonne addossate, la
suddivisione in due piani
dell'alzato e, infine,
l'isolamento dell'edificio
all'interno del cortile antistante
l'abbaziale. Tali osservazioni
hanno condotto a
un'interpretazione in chiave
simbolica del monumento, che
testimonierebbe, nel chiaro
riferimento a un modello
architettonico legato al primo
imperatore cristiano, la volontà
da parte dei rappresentanti della
dinastia carolingia di
identificarsi con la figura
storica di Costantino e di
ereditarne la prestigiosa carica
istituzionale. Stabilire comunque
un riferimento cronologico certo
per la Torhalle di L., priva di
documentazione storica al
riguardo, e che concordemente gli
storici, fino ad anni recenti,
legavano a Carlo Magno, non è più
possibile dopo lo studio di
Jacobsen (1985), che ne ha
spostato la datazione al tardo
periodo carolingio, in base alle
relazioni individuate tra le
decorazioni delle pareti esterne
del monumento e il materiale
scultoreo proveniente dalla
ecclesia varia. Quest'ultima è
una sorta di cripta esterna alla
quale si accedeva attraverso una
scala, utilizzata come cappella
sepolcrale regia dalla dinastia
dei Carolingi della parte
orientale dell'impero, annessa al
coro orientale dell'abbaziale e
collocata rispetto a questa a m. 4
più in basso.
La
costruzione, che presenta una
pianta semplice costituita da una
navata con abside semicircolare,
molto probabilmente coperta a
botte, deve il suo nome alla
ricchezza delle decorazioni,
pittoriche e scultoree che
l'adornavano, di cui sono stati
rinvenuti numerosi frammenti. Il
sarcofago, scoperto nel corso di
scavi dei primi anni del sec. 19°
nell'area adiacente alla ecclesia
varia (Karolingische Torhalle mit
Lapidarium und Mus. im Kurfürstlichen
Haus), presenta su tutti e quattro
i lati un'elegante decorazione
classicheggiante - costituita da
una serie di colonne, posizionate
su un alto stilobate a gradini,
con capitelli ionici sorreggenti
un architrave modanato - che trova
innegabili punti di contatto con
la decorazione pittorica e
scultorea della Torhalle. Dalla
serie di dati raccolti si può
ragionevolmente desumere che il
sarcofago, che al suo interno
conteneva un corpo avvolto da un
abito in seta decorato con borchie
d'oro, appartenesse a un sovrano
sepolto all'interno della ecclesia
varia: forse Ludovico II il
Germanico o Ludovico III il
Giovane.
La
realizzazione di alcuni edifici
monastici all'interno del
complesso religioso è documentata
nel Codex Laureshamensis, al tempo
dell'abate Richbod, nell'ultimo
quarto dell'VIII secolo, così
come la costruzione di un muro di
recinzione a difesa dell'abbazia,
ancora in parte conservato, nel
quale si aprivano cinque porte.
