Sacré-Coeur
-
Montmartre
Dall'alto
di
Montmartre
la
sagoma
bianca
della
basilica
del
Sacro
Cuore
domina
Parigi.
Dopo
la
Tour
Eiffel
è
il
luogo
più
alto
della
città.
Il
colore
bianco,
non
appannato
neanche
dal
traffico
che
invade
la
collina,
è
dovuto
alla
pietra
calcarea
di
Chateau-Landon
che
ha
la
caratteristica
di
non
trattenere
la
polvere
e
lo
smog.
Così,
dopo
ogni
pioggia,
il
Sacré-Coeur
è
ancora
più
splendente.
I
cattolici
francesi
la
vollero
costruire
come
ex-voto
dopo
l'umiliante
sconfitta
del
1870
nella
guerra
contro
i
prussiani
e
l'esperienza
della
Comune
di
Parigi,
da
molti
considerata
anticristiana.
Inaugurata
in
pompa
magna,
venne
però
snobbata
dagli
abitanti
di
Montmartre
che
continuarono
ad
andare
a
messa
alla
chiesa
di
Saint
Pierre,
una
delle
più
antiche
di
Parigi.
Fu
costruita
tra
il
1873
e
il
1919
e
la
si
riconosce
per
la
sua
tipica
cupola
bianca
e
la
scala
elicoidale
di
234
gradini.
Se
la
giornata
è
limpida,
si
gode
di
un
panorama
che
arriva
fino
a
30
chilometri
verso
l'orizzonte,
splendido
su
tutta
Parigi.
Negli
anni
'30
questa
parte
di
Parigi
veniva
descritta
come
una
“provincia
francese”,
oggi
è
una
delle
zone
turisticamente
più
frequentate
della
città.
Il
distretto
venne
compreso
nella
città
nel
1860,
caratterizzato
da
una
serie
di
romantiche
stradine
e
tipiche
scalinate,
oggi
ricche
di
caffetterie
e
bistrot
molto
'parigini'.
La
chiesa
che
presiede
la
collina
venne
iniziata
nel
1877
e
si
caratterizza
per
lo
stile
architettonico,
definito
come
romanico-bizantino,
e
per
il
colore
bianco
marmoreo.
Come
si
apprenderà
meglio
dalla
sezione
speciale
dedicata,
la
chiesa
è
associata
alla
misteriosa
vita,
e
leggenda,
di
Saint
Denis.
Da
non
perdere
gli
approfondimenti.

La
nascita
della
chiesa
ha
una
storia
un
po'
particolare:
il
luogo
esatto
della
basilica
è
tradizionalmente
associato
alla
decapitazione
del
patrono
della
città,
Saint
Denis
(San
Dionigi),
avvenuta
nel
III
secolo.
Secondo
la
leggenda,
dopo
essere
stato
martirizzato,
il
vescovo
raccolse
la
sua
testa
mozzata,
portandola
parecchie
miglia
più
a
nord,
nel
sobborgo
di
Saint-Denis.
Secondo
le
documentazioni
dell'epoca,
la
chiesa
fu
costruita
all'indomani
della
sconfitta
francese
nella
guerra
franco-prussiana,
per
donare
alla
nazione
la
fiducia
e
l'ottimismo
necessari
ad
una
nuova
rinascita.
Nonostante
in
origine
la
raccolta
di
fondi
fu
attuata
tramite
una
sottoscrizione
popolare,
nel
1873
l'Assemblea
Nazionale
dichiarò
la
sua
costruzione
di
competenza
dello
Stato.
La
struttura
venne
dedicata
al
Sacro
Cuore
di
Gesù,
un
culto
che
andò
guadagnando
popolarità
dopo
il
1873,
a
seguito
del
primo
pellegrinaggio
organizzato
al
monastero
di
Paray-le-Monial,
in
Borgogna.
Il
progetto
originario
fu
eseguito
da
Paul
Abadie,
prescelto
tra
un'ottantina
di
altri
architetti,
al
quale
si
deve
lo
splendido
stile
romanico-bizantino
che
si
ammira
ancora
oggi.
Abadie
morì
nel
1884
ma
non
ebbe
mai
modo
di
vedere
compiuto
il
suo
capolavoro,
che
venne
completato
nel
1914.
Il
rango
di
basilica
la
chiesa
lo
raggiunse
nel
1919,
subito
dopo
la
prima
guerra
mondiale.
Il
costo
finale
del
progetto
fu
di
40
milioni
di
franchi.
Lo
stile
architettonico
del
Sacre
Coeur
è
in
forte
contrasto
con
gli
altri
edifici
della
Francia,
in
gran
parte
costruiti
in
stile
romanico;
l'ispirazione
arrivò
tuttavia
dalla
chiesa
romanica
di
St-Front
a
Périgueux
(Dordogna),
un
edificio
progettato
sempre
dall'architetto
Abadie
e
noto
per
le
diverse
cupole
presenti.
Il
portico
a
tre
arcate
della
basilica
parigina
è
sormontata
da
due
statue
equestri
in
bronzo
raffiguranti
i
santi
della
nazione,
Giovanna
d'Arco
e
San
Luigi
IX
re,
progettate
da
Hippolyte
Lefebvre.
La
grande
campana
della
torre
posteriore
pesa
ben
19
tonnellate
ed
è
conosciuta
con
il
nome
di
Savoyarde,
in
quanto
proviene
appunto
dalla
Savoia
e
precisamente
da
Annecy,
luogo
in
cui
venne
creata
nel
1895.
Ma
a
caratterizzare
la
struttura
è
soprattutto
il
materiale
esterno
e
precisamente
la
pietra
di
Château-Landon
(Seine-et-Marne),
un
travertino
resistente
al
gelo
e
capace
di
divenire
ancora
più
bianco
e
lucido
con
l'età
e
al
contatto
della
pioggia.
In
mezzo
a
tanto
bianco
abbagliante,
in
forte
contrasto
spunta
il
bronzo
del
grande
portale
principale.


Gli
interni
sono
piuttosto
spogli,
fatta
eccezione
per
il
mosaico
d'oro
dell'abside,
uno
dei
più
grandi
del
mondo,
opera
di
Luc-Oliver
Mersone
datato
1922.
La
pianta
è
a
croce
equilatera
greca,
con
una
grande
cupola
alta
83
metri,
oltre
l'incrocio.
Nell'area
del
coro,
grandissima,
stanno
11
archi
a
sostenere
la
volta.
Lo
stile
dell'altare
di
bronzo
è
quello
dell'Abbazia
di
Cluny,
in
Borgogna.
Dal
1885,
il
Santissimo
Sacramento
è
in
mostra
in
un
ostensorio
sopra
l'altare
maggiore;
l'adorazione
continua
senza
senza
interruzioni
da
tale
data.
All'interno
del
santuario
si
trova
anche
uno
splendido
organo
di
Aristide
Cavaillé-Coll
costruito
nel
1898,
e
modificato
da
Charles
Mutin,
uno
degli
strumenti
più
grandiosi
di
Parigi.
L'organo
maggiore
della
basilica,
situato
sulla
cantoria
in
controfacciata,
è
stato
costruito
nel
1898
da
Aristide
Cavaillé-Coll.
Originariamente
costruito
per
il
castello
del
barone
Albert
de
l'Espée,
quando
il
castello
fu
venduto
nel
1903,
lo
strumento
venne
riacquistato
da
Charles
Mutin
che
lo
reinstallò
nel
1913
nella
basilica
del
Sacro
Cuore;
da
allora
è
stato
più
volte
restaurato
ed
ampliato.
L'organo
ha
quattro
tastiere
di
61
note
ciascuna
ed
una
pedaliera
di
32
ed
è
a
trasmissione
meccanica
con
leva
Barker.
La
passeggiata
all'interno
della
cupola
vale
da
sola
la
salita.
All'estremità
inferiore,
nella
cripta,
si
ammirano
le
sante
reliquie
e
quella
che
secondo
alcuni
fedeli
è
il
sacro
cuore
di
Cristo,
le
Sacre
Coeur.
Da
non
perdere
sono
inoltre
i
giardini
del
retro
Seguendo
una
stradina
a
sinistra
della
basilica,
si
raggiunge
in
breve
tempo
una
piazzetta
chiamata
Place
du
Tertre.
Di
solito
ci
sono
molti
artisti
in
questa
zona
e
non
è
raro
vedere
i
turisti
spesso
posare
per
un
ritratto
o
una
caricatura
veloce.
Ci
sono
anche
molti
negozi
di
souvenir,
caffetterie,
bistrot,
dove
è
possibile
gustare
un
pasto
caldo
(spesso
accompagnato
da
musica
dal
vivo),
una
crêpe
o
un
ottimo
gelato
in
una
delle
tante
bancarelle
presenti.

Pigalle
Il
quartiere
di
Pigalle
possiede
una
duplice
anima:
quella
spensierata
e
colorata
che
accompagna
i
turisti
venuti
dai
quattro
angoli
del
mondo
per
recarsi
nella
vicina
Montmartre
e
quella
maledetta
e
viziosa
che
si
nasconde
dietro
le
vetrine
dei
tantissimi
sexy
shop
e
peep
show
che
costellano
il
boulevard
de
Clichy,
il
boulevard
de
Rochechouart
e
le
zone
adiacenti.
Locali
dai
nomi
ambigui,
come
il
famoso
Sexodrome,
invitano
i
passanti
alla
trasgressione
e
alle
lussuriose
tentazioni
che
la
luccicante
capitale
francese
ha
concentrato
in
questa
zona
della
città.
Pigalle
sta
a
Parigi
come
il
Red
light
district
sta
ad
Amsterdam,
un
quartiere
frequentato
da
personaggi
ambigui
che
nasconde
il
suo
malizioso
volto
ai
passanti
frettolosi.
Poco
lontano
da
place
Pigalle
svetta
il
famoso
Moulin
Rouge,
oggi
diventato
un
cabaret
di
fama
mondiale,
dove
un
tempo
il
pittore
Toulouse
Lautrec
si
recava
per
trarre
ispirazione
per
le
sue
tele
guardando
gli
eleganti
balli
che
qui
si
tenevano.
Lontano
dalla
poesia
e
dall’arte
di
Lautrec,
oggi
a
Pigalle
domina
un’atmosfera
ben
differente
caratterizzata
dalla
presenza
di
club
libertini
e
locali
notturni
dove
tutti
gli
eccessi
sembrano
essere
permessi.
La
reputazione
licenziosa
del
quartiere
portò,
durante
la
seconda
guerra
mondiale,
al
soprannome
Pig
Alley
(vicolo
dei
maiali,
in
inglese),
da
parte
dei
soldati
alleati
che
vi
si
recavano
in
cerca
di
divertimento.
L'area
a
sud
di
Place
Pigalle,
invece,
si
sta
configurando
come
uno
dei
"cuori
pulsanti"
di
Parigi,
grazie
alla
scelta
di
molte
giovani
coppie
che
scelgono
di
vivere
in
questo
antico
quartiere,
dove
i
palazzi
nascondono
spesso
cortili
e
silenziosi
spazi
aperti
per
i
bambini.
L'atmosfera
è
vitale
e
genuina.
Famose
in
questa
zona
sono
Rue
de
Martyrs,
con
i
suoi
cafè,
pasticcerie
e
sale
da
the,
e
Rue
de
Douai,
dedicata
alla
vendita
di
strumenti
ed
equipaggiamento
musicale,
soprattutto
chitarre,
batterie
e
accessori
musicali.
Da
vedere
il
Musée
de
la
Vie
Romantique
e
il
Musée
Gustave-Moreau.
In
questo
quartiere
hanno
lavorato
e
vissuto
artisti
come
Toulouse-Lautrec,
Pablo
Picasso
e
Maurice
Neumont.
È
possibile
vedervi
i
lavori
di
Salvador
Dalí
nel
vicino
Espace
Dalí,
a
Montmartre.
A
Pigalle
si
trovano
anche
alcune
importanti
sale
da
spettacolo:
il
Divan
du
Monde
e
il
Moulin
Rouge.
Fu
anche
sede
del
teatro
Grand
Guignol,
che
chiuse
nel
1962,
ma
la
cui
struttura
è
ancora
presente.
Vi
si
trova
anche
il
Musée
de
l'érotisme,
la
prima
esposizione
d'arte
ed
oggettistica
erotica
d'Europa,
fondato
nel
1896
e
situato
al
72
di
Boulevard
de
Clichy.
Pigalle
è
un
posto
ben
noto
ai
turisti
che
vogliono
sperimentare
la
"Parigi
di
notte".
Vi
si
trovano
alcuni
dei
più
famosi
cabaret
di
Parigi
(il
"Moulin
Rouge",
ad
esempio,
venne
immortalato
da
Toulouse-Lautrec
e
da
alcuni
film
di
Hollywood),
o
altri
locali
con
spettacoli
di
topless
o
nudo
integrale
maschile
e
femminile.
Oltre
i
numerosi
e
storici
locali
a
luci
rosse,
Pigalle
ospita
una
grande
concentrazione
di
esercizi
commerciali
che
vendono
materiali
per
adulti.
Molti
di
questi,
esibiscono
anche
la
merce
in
vetrina.

Museo
d'Orsay
La
stazione
d'Orsay
fu
costruita
da
Laloux
sul
sito
dell'antica
Corte
dei
Conti,
incendiata
all'epoca
della
Comune
del
1871:
l'edificio
fu
concepito
come
una
grande
navata
centrale
sorretta
da
una
struttura
metallica
mascherata
all'esterno
da
una
sfarzosa
facciata
in
pietra
concia
in
stile
eclettico
e
all'interno
da
un
soffitto
decorato
a
cassoni
stuccati.
Messa
fuori
servizio
nel
1939
e
minacciata
di
demolizione,
la
stazione
viene
ascritta
nel
1973
all'Inventario
dei
Monumenti
Storici.
Contemporaneamente,
sotto
la
presidenza
di
Georges
Pompidou,
nasce
il
progetto
di
adibirla
a
museo.
Ripresi
nel
1978
da
parte
di
Valéry
Giscard
d'Estaing,
i
lavori
di
ristrutturazione
della
stazione
vengono
affidati
all'equipe
ACT
Architecture
e
ultimati
nel
1980
dall'italiana
Gae
Aulenti
che
ha
curato
la
sistemazione
architettonica
degli
interni
e
l'adattamento
museografico.
Il
Museo
d'Orsay
espone
le
opere
della
seconda
metà
del
XIX
secolo,
dal
1848
al
1905
circa,
senza
alcuna
esclusione
di
modalità
espressive
o
di
tecniche.
Uno
dei
principali
obiettivi
del
nuovo
museo
era
quello
di
riunire
in
uno
stesso
luogo
le
collezioni
disseminate
sino
ad
allora
tra
il
museo
del
Louvre,
il
Museo
del
Jeu
de
Paume
(Impressionisti)
e
il
Palais
de
Tokyo
(Postimpressionisti).
L'origine
di
queste
collezioni
di
artisti
impressionisti
e
postimpressionisti
è
in
gran
parte
dovuta
alla
generosità
dei
collezionisti
privati.
Il
primo
quadro
impressionista
a
raggiungere
il
museo
del
Luxembourg,
destinato
a
partire
dalla
sua
creazione
sotto
Luigi
Filippo
alle
opere
di
artisti
viventi,
fu
l'Olympia
di
Manet,
acquistata
nel
1889
per
mezzo
d'una
sottoscrizione
pubblica
realizzata
su
iniziativa
di
Monet.
Nonostante
qualche
timida
acquisizione
dello
Stato
(le
Fanciulle
al
pianoforte
di
Renoir
e
l'Atelier
aux
Batignolles
di
Fantin-Latour),
furono
le
grandi
donazioni
di
fine
secolo
a
decretare
l'ingresso
in
massa
degli
Impressionisti
al
Luxembourg.
Nel
1894,
il
lascito
Gustave
Caillebotte
raccoglie
una
quarantina
di
quadri
tra
cui
il
Balcone
di
Manet,
la
Gare
Saint-Lazare
di
Monet,
i
Tetti
rossi
di
Pissarro,
il
Moulin
de
la
Calette
e
il
Busto
di
donna
al
sole
di
Renoir.
Nel
1906
la
donazione
Moreau-Nélaton
riunisce
una
decina
di
Monet,
di
Sisley
e
la
Colazione
sull'erba
di
Manet.
Nel
1908,
infine,
il
lascito
Isaac
de
Camondo
comprende
un
discreto
numero
di
capolavori,
come
l'Assenzio
e
la
Scuola
di
ballo
di
Degas,
la
serie
delle
Cattedrali
di
Rouen
di
Monet,
il
Pifferaio
di
Manet,
i
Giocatori
di
carte
di
Cézanne
e
la
Clownesse
Cha-U-Kao
di
Toulouse-Lautrec.

Al
piano
terra
dominano
opere
come:
-
il
grande
dipinto
di
Couture
“I
romani
della
decadenza”,
dall’atteggiamento
molle,
dal
gusto
tardo-classico,
tra
neoclassicismo
e
decadentismo
(lo
assocerei
ad
opere
letterarie
come
“A
rebours”
di
Huysmans);
-
La
Source
di
Ingres
(1856),
da
sempre
considerato
in
bilico
tra
neoclassicismo
e
Romanticismo,
con
la
sua
pennellata
elegante,
col
suo
disegno
raffaellesco,
ma
con
temi
a
volte
pieni
di
suggestioni
romantiche
(come
le
storie
di
Ossian);
-
la
Caccia
ai
leoni
di
Delacroix
(1861),
turbolenta
opera
dalle
suggestioni
miste,
eloquente
dimostrazione
dell’oramai
affermato
gusto
occidentale
per
l’esotico,
per
l’Oriente,
per
il
mistero,
per
l’avventura
e
la
bellezza
che
questi
portano
con
sé
nell’immaginario
collettivo;
-
l’Olympia
di
Manet
(1863),
che
rientra
anch’essa
nello
spirito
orientaleggiante
di
cui
parlavo,
ma
in
altri
termini:
certi
linearismi,
certi
dettagli,
l’utilizzo
spiccato
del
nero
fanno
pensare
alle
stampe
giapponesi
che
sempre
di
più
si
diffondevano
nella
Parigi
di
tardo
‘800,
per
non
parlare
dello
scandalo
della
nudità,
giustificata
e
giustificabile
se
il
soggetto
apparteneva
a
contesti
lontani
(geograficamente,
appunto,
o
storicamente
o
perché
di
fantasia),
scandalosa
se
si
trattava
della
nudità
ostentata
e
sfacciata
di
una
donna
moderna,
dal
nome
parigino,
presumibilmente
di
facili
costumi.
Al
piano
intermedio,
invece,
tra
gli
oggetti
di
Art
Nouveau
troviamo
i
gioielli
di
Lalique,
i
vetri
e
i
disegni
di
Guimard,
progettista
delle
tipiche
entrate
curvilinee
della
metropolitana
di
Parigi,
e
molto
altro.
Il
piano
superiore
ci
apre
finalmente
gli
occhi
ed
il
cuore
su
un
mondo
magico,
quello
delle
cromie
e
degli
scintillii
degli
impressionisti
e
degli
artisti
che
a
loro
si
collegano
per
stile,
epoca
d’appartenenza
o
per
semplici
suggestioni.

Classicismo
e
Romanticismo
-
Il
percorso
del
Museo
d'Orsay
inizia
con
un
omaggio
a
Ingres
e
Delacroix,
le
due
personalità
dominanti
che
incarnarono
il
conflitto
tra
Classicisti
e
Romantici
durante
la
prima
metà
del
XIX
secolo.
Allievo
di
David,
Ingres
conduce
all'apogeo
l'arabesco
dei
contorni,
il
gusto
delle
linee
ondulate.
La
Sorgente
(1856)
è
il
più
celebre
esempio
di
questo
gusto
per
la
pittura
morbida
dalle
forme
sinuose
condivisa
anche
dai
suoi
allievi
Hippolyte
Flandrin
e
Amauray-Duval.
Diametralmente
opposta
è
la
tecnica
di
Delacroix,
tanto
ammirata
da
Baudelaire
che
vi
vide
"un'autentica
esplosione
di
colori".
Nel
campo
della
scultura
questo
movimento
verrà
rappresentato
da
artisti
di
talento
come
Francois
Rude,
Augustin
Préault
o
Barye.
Chasseriau,
allievo
di
Ingres
e
ammiratore
di
Delacroix,
tenterà
di
conciliare
le
due
scuole
rivali
nel
disegno
e
nel
colore.
Le
sue
grandi
pitture
decorative
influenzarono
pittori
come
Puvis
de
Chavannes
e
Gustave
Moreau
le
cui
opere,
impregnate
d'un
universo
poetico
e
misterioso,
prefigurano
quelle
dei
Simbolisti
della
fine
secolo.
Realismo
-
A
partire
dal
1848
circa,
si
profila
un
momovimento
di
reazione
contro
i
Romantici:
si
tratta
del
Realismo.
Esso
tende
ad
un'imitazione
più
fedele
della
natura
ed
aspira
ad
essere
testimone
della
realtà
quotidiana,
della
verità
sociale.
Corot
e
la
scuola
di
Barbizon
(Paul
Huet,
Théodore
Rousseau,
Diaz,
Troyon,
Daubigny)
costituiscono
in
un
certo
qual
modo
il
legame
tra
i
due
movimenti.
Sorta
dal
Romanticismo,
appare
in
questi
pittori
l'affermazione
della
veridicità
realista,
del
culto
della
natura
che
tende
a
cogliere
le
vibrazioni
intense
e
leggere
della
luce,
annunciando,
al
di
là
del
Realismo,
il
futuro
Impressionismo.
Il
Realismo
trovò
il
proprio
campione
e
teorico
in
Courbet.
Le
sue
due
grandi
composizioni
(Funerale
ad
Ornans
e
L'Atelier
del
pittore),
rifiutate
dalla
giuria
dei
Salons
del
1850
e
del
1855,
fanno
risaltare
tutte
le
qualità
di
colorista
e
di
ritrattista.
Millet
e
Daumier
sono
le
altre
due
grandi
personalità
che
hanno
cercato
di
tradurre
le
loro
idee
sociali
nelle
loro
opere.
I
contadini
dipinti
da
Millet,
soggetti
giudicati
sovversivi
nel
Secondo
Impero,
sono
abbozzati
in
forma
di
larghe
silhouette
statiche
e
monumentali,
dal
disegno
vigoroso
e
sintetico,
che
le
innalza
alla
maestosità
del
tipo.
Questa
sintesi
plastica
che
rifiuta
l'anoddoto
s'incontra
anche
nelle
caricature
di
Daumier
che
procede
per
masse
larghe,
vaste
e
poterti
(Le
Celebrità).
Gli
impressionisti
prima
del
1870
-
I
pittori
che
si
raggruppano
a
partire
dal
1874
sotto
il
termine
di
Impressionisti
provengono
tutti
dal
movimento
Realista
che
privilegiava
l'osservazione
della
natura.
Influenzati
dai
pittori
inglesi
(Constable,
Turner,
Bonington)
e
dalla
scuola
di
Barbizon,
Jongkind
e
Boudin
trasportarono
nelle
loro
opere
le
fuggevoli
manifestazioni
atmosferiche.
La
limpida
pittura
di
Boudin,
che
descrive
le
vibrazioni
della
luce
nelle
vedute
di
spiagge
normanne,
animate
dalla
folla
elegante
dei
gitanti
estivi
(Spiaggia
a
Trouville),
influenzò
profondamente
il
giovane
Claude
Monet,
la
cui
famiglia
si
era
stabilita
a
Le
Havre.
Senza
rompere
con
la
concezione
classica
del
disegno
e
del
colore,
Degas
e
Manet
saranno
i
due
grandi
araldi
dell'Impressionismo
attraverso
un
uso
molto
moderno
del
colore.
La
Colazione
sull'erba
e
l'Olympia
di
Manet
produssero
un
vero
e
proprio
scandalo
in
occasione
della
loro
presentazione
ai
Salons
del
1863
e
del
1865,
sia
per
i
soggetti
giudicati
immorali
e
provocanti,
che
per
la
brutalità
dello
stile.
Questa
tecnica
contrastata,
che
spezza
cioè
le
masse
con
forti
contrasti
di
colori
e
di
luce,
fa
di
Manet
un
"primitivo"
di
una
nuova
epoca.
Le
opere
di
Degas
rivelano
dal
canto
loro
un
sapiente
gioco
di
chiaroscuro,
reso
attraverso
forti
contrasti
di
colorii
scuri
ma
raffinati
(La
Famiglia
Bellelli),
e
una
grande
audacia
nella
composizione
(come
l'Orchestra
de
l'Opera).
All'inizio
degli
anni
'60,
Monet,
Bazille,
Renoir
e
Sisley
s'incontravano
nell'atelier
di
Gleyre
dove
stringevano
amicizia.
Dividendo
idee
comuni
e
attratti
dalla
corrente
realista,
proseguirono
le
proprie
ricerche
sulla
luce
nella
foresta
di
Fontainebleau
sulle
tracce
dei
pittori
della
scuola
di
Barbizon.
Su
esempio
di
Manet,
Monet
creò
verso
il
1865
una
tecnica
libera
che
cercava
di
preservare
la
spontaneità
e
la
libertà
dello
schizzo
per
raggiungere
il
fugace
effetto
d'una
luce
filtrata
dal
fogliame,
distribuendola
in
larghe
macchie
d'ombra
e
di
luce
sui
personaggi
riuniti
nel
fresco
di
una
radura.
Questa
prima
maniera
dell'artista,
riconoscibile
nella
Colazione
sull'erba
(1865-1866)
e
nelle
Donne
in
giardino
(1867)
subirà
una
profonda
trasformazione
intorno
al
1870.
Strettamente
legato
a
Monet,
Bazille
concentra
la
propria
attenzione
sulla
figura,
fortemente
illuminata
da
una
luce
accecante
che
accentua
i
contrasti.
Vicino
a
Manet
e
agli
Impressionisti
che
ammirava
pur
non
avendo
mai
partecipato
al
loro
movimento,
Fantin-Latour
è
da
considerare
una
personalità
a
parte,
dotata
d'un
acuto
senso
dell'osservazione.
Il
suo
Atelier
aux
Batignolles
(1870)
è
bagnato
da
una
luce
dolce
e
sottile
che
avvolge
i
personaggi
con
tonalità
cupe
e
severe.
Gli
impressionisti
-
L'anno
1874
può
essere
considerato
come
la
data
di
nascita
ufficiale
del
movimento,
poiché
fu
l'anno
in
cui,
in
occasione
della
prima
esposizione
indipendente
del
gruppo,
fu
loro
dato
il
nome
di
"Impressionisti",
in
relazione
ad
un'opera
di
Monet
dal
titolo
Impressione,
sole
nascente.
Dopo
la
guerra
del
1870
Claude
Monet
figura
come
capo
del
movimento:
installatosi
ad
Argenteuil,
dove
quasi
tutti,
compreso
Manet,
andarono
a
lavorare,
egli
iniziò
a
descrivere
le
vibrazioni
della
luce
sui
paesaggi
delle
rive
della
Senna.
Con
l'intento
di
tradurre
una
visione
istantanea,
trasformata
dagli
effimeri
effetti
della
luce
in
funzione
del
tempo
e
delle
stagioni,
egli
dissolve
la
materia
privandola
della
sua
densità
in
un
gioco
di
pennellate
frammentarie
e
cangianti
(serie
delle
Cattedrali
di
Rouen).
Vicino
a
Monet,
Sisley
e
Pissarro
immergono
i
loro
paesaggi
dell'Ile
de
France
in
una
luce
dai
toni
delicati.
Reno
ir
cercò
invece
di
applicare
i
principi
dell'Impressionismo
nello
studio
della
figura
umana.
Nel
Busto
di
donna
al
sole
e
nel
Moulin
de
la
Gaiette,
la
figura
vibra
sotto
l'effetto
dei
molteplici
riflessi
di
luce
resi
attraverso
piccole
macchie
frammentarie
che
irrorano
la
carne
e
i
vestiti.
Artista
indipendente,
appassionato
di
fotografia,
Degas
inventa
una
nuova
concezione
del
quadro,
spesso
decentrato
'come
nell'Assenzio;
che
ritrae
i
personaggi
nella
loro
realtà
immediata.
Orientandosi
a
poco
a
poco
verso
le
nuove
ricerche
sul
colore
e
sulla
luce
artificiale
dell'universo
chiuso
dell'Opera,
le
sue
figure
si
caricano
d'una
coltre
spessa
e
ricca
di
toni
caldi
e
scintillanti
(Danzatrici
in
blu).
Cézanne
è,
dal
canto
suo,
una
personalità
a
parte
che
volle
"fare
dell'Impressionismo
qualcosa
di
solido
e
di
durevole
come
l'arte
dei
musei".
Egli
cercò
non
tanto
di
rendere
le
fugaci
impressioni
delle
cose,
ma
il
loro
carattere
permanente
per
mezzo
d'una
esemplificazione
e
d'una
sintesi
delle
forme,
fortemente
modellate
da
piccole
pennellate
colorate
giustapposte
l'una
all'altra,
improntate
alla
tecnica
degli
Impressionisti.
I
post
impressionisti
-
A
partire
dagli
anni
'80
una
crisi
si
manifesta
all'interno
dello
stesso
movimento
Impressionista.
Renoir,
che
non
ha
mai
rinunciato
alla
figura
umana,
aspira
alla
riconquista
del
disegno,
del
contorno,
della
forma,
condannati
in
nome
del
primato
del
colore.
Cézanne
intraprende
in
questi
anni
una
semplificazione
dei
volumi
tendendo
ad
un'espressione
geometrica
e
prismatica
delle
forme
e
annunciando
così,
al
di
là
del
Postimpressionismo,
la
rivoluzione
cubista
del
XX
secolo.
Furono
però
alcuni
giovani
artisti
ad
orientare
il
movimento
verso
nuovi
orizzonti.
Ricercando
la
statica
messa
in
posa
delle
forme,
Seurat
applica
alle
sue
composizioni
un
nuovo
metodo
detto
"neoimpressionismo"
(o
"pointillisme"),
che
consiste
nel
deporre
sulla
tela
piccoli
punti
di
colore
giustapposti,
con
lo
scopo
di
rafforzare
la
solidità
e
la
vivacità
dei
toni.
Gauguin
rinuncia
a
poco
a
poco
all'Impressionismo
per
uno
stile
più
solido
e
maggiormente
contrastato,
per
mezzo
di
vaste
zone
di
colore
uniforme
"incastonate"
o
"sintetiche"
che
esaltano
l'uniforme
schiettezza
del
colore
intenso
e
fiammeggiante.
Van
Gogh,
da
parte
sua,
rafforza
la
potenza
espressiva
dei
contrasti
di
colori
complementari,
distribuiti
con
pennellate
possenti
e
turbinose,
che
fanno
di
lui
il
precursore
dei
Fauvisti
e
degli
Espressionisti
del
secolo
seguente.
Fortemente
segnato
dall'influenza
di
Degas
e
delle
stampe
giapponesi,
l'originalissima
personalità
di
Toulouse-Lautrec
si
afferma
attraverso
il
vigore
del
disegno
incisivo
ed
espressivo
che
coglie
nel
vivo
il
gesto
e
l'atteggiamento
istantaneo
del
modello
in
una
resa
audace
(La
toilette
e
La
Clownesse
Cha-U-Kao).
Simbolismo
-
Il
Simbolismo
si
sviluppa
in
reazione
al
Realismo
del
XIX
secolo.
Fu
Puvis
de
Chavannes
ad
influenzare
più
direttamente
il
movimento
simbolista
attraverso
le
sue
grandi
composizioni
spoglie
e
poetiche
dai
colori
chiari
e
freschi.
Questa
riconquista
dell'arte
del
non
cosciente
e
del
sogno
fu
ultimata
da
Odilon
Redon
(Gli
Occhi
chiusi).
In
Inghilterra
i
Preraffaelliti
affermano
il
loro
rifiuto
della
realtà
e
il
loro
desiderio
di
rifarsi
all'arte
gotica
del
primo
Rinascimento.
Personalità
complessa
e
a
se
stante,
Rodin
può
essere
ricollegato
al
Simbolismo
per
la
sua
brama
nel
voler
tradurre
un
universo
interiore
dominato
da
una
passione
devastatrice.
Questa
stessa
passione
anima
Camille
Claudel
nel
suo
capolavoro,
l'Età
matura,
ispirata
alla
rottura
con
Rodin.
All'inizio
del
XX
secolo,
Bourdelle
e
Maillol
ritrovano
un
certo
arcaismo
semplificando
ora
il
modello
ora
la
composizione.
Art
nouveau
-
Nell'ultimo
terzo
del
XIX
secolo,
l'Art
Nouveau
appare
come
il
primo
momento
che
cerca
di
elaborare
uno
stile
radicalmente
nuovo
nel
campo
dell'architettura
e
delle
arti
decorative,
sino
a
questo
punto
dominate
dall'eclettismo.
Poco
facilmente
distinguibile
e
definibile,
lo
stile
Art
Nouveau
prenderà
forme
differenziate
a
seconda
delle
personalità
che
vi
parteciperanno.
Fra
di
esse
si
possono
citare
Victor
Horta
a
Bruxelles,
Hector
Guimard
a
Parigi,
Emile
Gallé
e
Louis
Majorette
a
Nancy,
Otto
Wagner
e
Joseph
Hoffmann
a
Vienna,
Mackintosh
a
Glasgow.
Nel
suo
insieme,
l'Art
Nouveau
persegue
un
ideale
organico
teso
a
riunire
la
forma
e
la
decorazione.
Verso
il
XX
secolo
-
Autodidatta,
il
Doganiere
Rousseau
occupa
un
posto
a
parte
nei
grandi
movimenti
della
fine
del
secolo.
I
suoi
soggetti
esotici
e
fantastici,
dalle
risonanze
spesso
simboliste,
sono
trattati
in
uno
stile
volontariamente
"naif"
e
molto
moderno,
che
annuncia
i
movimenti
"rivoluzionari"
del
XX
secolo
(L'incantatrice
di
serpenti).
I
membri
del
gruppo
dei
"Nabis"
(Bonnard,
Vuillard,
Maurice
Denis,
Vallotton,
Roussel),
che
si
era
formato
agli
inizi
degli
anni
'90,
rimangono
attaccati
al
carattere
decorativo
della
pittura;
ma
sul
volgere
del
secolo
abbandonano
le
loro
macchie
di
colore
uniforme
semplificate
per
esplorare
le
virtualità
spaziali
del
colore.
Questa
ricerca
sulla
forza
evocatrice
del
colore
puro
condurrà
al
Fauvismo,
rivelatosi
al
Salon
d'Automne
del
1905
(Matisse,
Marquet,
Derain).
Parallelamente,
le
combinazioni
plastiche
dalle
forme
geometriche
di
Seurat
e
Cézanne
(cui
vennero
accordate
due
grandi
retrospettive
in
occasione
dei
Salons
del
1905
e
del
1907)
prefigurano
quelle
dei
pittori
Cubisti
(Picasso,
Braque).
Pag.
8
Pag.
10
|