Rive della Senna a Parigi, tra Pont de Sully e Pont d’Iéna
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1991

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Sacré-Coeur - Montmartre

Dall'alto di Montmartre la sagoma bianca della basilica del Sacro Cuore domina Parigi. Dopo la Tour Eiffel è il luogo più alto della città. Il colore bianco, non appannato neanche dal traffico che invade la collina, è dovuto alla pietra calcarea di Chateau-Landon che ha la caratteristica di non trattenere la polvere e lo smog. Così, dopo ogni pioggia, il Sacré-Coeur è ancora più splendente. I cattolici francesi la vollero costruire come ex-voto dopo l'umiliante sconfitta del 1870 nella guerra contro i prussiani e l'esperienza della Comune di Parigi, da molti considerata anticristiana. Inaugurata in pompa magna, venne però snobbata dagli abitanti di Montmartre che continuarono ad andare a messa alla chiesa di Saint Pierre, una delle più antiche di Parigi. 

Fu costruita tra il 1873 e il 1919 e la si riconosce per la sua tipica cupola bianca e la scala elicoidale di 234 gradini. Se la giornata è limpida, si gode di un panorama che arriva fino a 30 chilometri verso l'orizzonte, splendido su tutta Parigi. Negli anni '30 questa parte di Parigi veniva descritta come una “provincia francese”, oggi è una delle zone turisticamente più frequentate della città. Il distretto venne compreso nella città nel 1860, caratterizzato da una serie di romantiche stradine e tipiche scalinate, oggi ricche di caffetterie e bistrot molto 'parigini'. 

La chiesa che presiede la collina venne iniziata nel 1877 e si caratterizza per lo stile architettonico, definito come romanico-bizantino, e per il colore bianco marmoreo. Come si apprenderà meglio dalla sezione speciale dedicata, la chiesa è associata alla misteriosa vita, e leggenda, di Saint Denis. Da non perdere gli approfondimenti.

La nascita della chiesa ha una storia un po' particolare: il luogo esatto della basilica è tradizionalmente associato alla decapitazione del patrono della città, Saint Denis (San Dionigi), avvenuta nel III secolo. Secondo la leggenda, dopo essere stato martirizzato, il vescovo raccolse la sua testa mozzata, portandola parecchie miglia più a nord, nel sobborgo di Saint-Denis. Secondo le documentazioni dell'epoca, la chiesa fu costruita all'indomani della sconfitta francese nella guerra franco-prussiana, per donare alla nazione la fiducia e l'ottimismo necessari ad una nuova rinascita. Nonostante in origine la raccolta di fondi fu attuata tramite una sottoscrizione popolare, nel 1873 l'Assemblea Nazionale dichiarò la sua costruzione di competenza dello Stato.

La struttura venne dedicata al Sacro Cuore di Gesù, un culto che andò guadagnando popolarità dopo il 1873, a seguito del primo pellegrinaggio organizzato al monastero di Paray-le-Monial, in Borgogna. Il progetto originario fu eseguito da Paul Abadie, prescelto tra un'ottantina di altri architetti, al quale si deve lo splendido stile romanico-bizantino che si ammira ancora oggi. Abadie morì nel 1884 ma non ebbe mai modo di vedere compiuto il suo capolavoro, che venne completato nel 1914. Il rango di basilica la chiesa lo raggiunse nel 1919, subito dopo la prima guerra mondiale. Il costo finale del progetto fu di 40 milioni di franchi.

Lo stile architettonico del Sacre Coeur è in forte contrasto con gli altri edifici della Francia, in gran parte costruiti in stile romanico; l'ispirazione arrivò tuttavia dalla chiesa romanica di St-Front a Périgueux (Dordogna), un edificio progettato sempre dall'architetto Abadie e noto per le diverse cupole presenti. Il portico a tre arcate della basilica parigina è sormontata da due statue equestri in bronzo raffiguranti i santi della nazione, Giovanna d'Arco e San Luigi IX re, progettate da Hippolyte Lefebvre. 

La grande campana della torre posteriore pesa ben 19 tonnellate ed è conosciuta con il nome di Savoyarde, in quanto proviene appunto dalla Savoia e precisamente da Annecy, luogo in cui venne creata nel 1895. Ma a caratterizzare la struttura è soprattutto il materiale esterno e precisamente la pietra di Château-Landon (Seine-et-Marne), un travertino resistente al gelo e capace di divenire ancora più bianco e lucido con l'età e al contatto della pioggia. In mezzo a tanto bianco abbagliante, in forte contrasto spunta il bronzo del grande portale principale.

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Gli interni sono piuttosto spogli, fatta eccezione per il mosaico d'oro dell'abside, uno dei più grandi del mondo, opera di Luc-Oliver Mersone datato 1922. La pianta è a croce equilatera greca, con una grande cupola alta 83 metri, oltre l'incrocio. Nell'area del coro, grandissima, stanno 11 archi a sostenere la volta. Lo stile dell'altare di bronzo è quello dell'Abbazia di Cluny, in Borgogna. Dal 1885, il Santissimo Sacramento è in mostra in un ostensorio sopra l'altare maggiore; l'adorazione continua senza senza interruzioni da tale data.

All'interno del santuario si trova anche uno splendido organo di Aristide Cavaillé-Coll costruito nel 1898, e modificato da Charles Mutin, uno degli strumenti più grandiosi di Parigi.

L'organo maggiore della basilica, situato sulla cantoria in controfacciata, è stato costruito nel 1898 da Aristide Cavaillé-Coll. Originariamente costruito per il castello del barone Albert de l'Espée, quando il castello fu venduto nel 1903, lo strumento venne riacquistato da Charles Mutin che lo reinstallò nel 1913 nella basilica del Sacro Cuore; da allora è stato più volte restaurato ed ampliato. L'organo ha quattro tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera di 32 ed è a trasmissione meccanica con leva Barker.

La passeggiata all'interno della cupola vale da sola la salita. All'estremità inferiore, nella cripta, si ammirano le sante reliquie e quella che secondo alcuni fedeli è il sacro cuore di Cristo, le Sacre Coeur. Da non perdere sono inoltre i giardini del retro

Seguendo una stradina a sinistra della basilica, si raggiunge in breve tempo una piazzetta chiamata Place du Tertre. Di solito ci sono molti artisti in questa zona e non è raro vedere i turisti spesso posare per un ritratto o una caricatura veloce. Ci sono anche molti negozi di souvenir, caffetterie, bistrot, dove è possibile gustare un pasto caldo (spesso accompagnato da musica dal vivo), una crêpe o un ottimo gelato in una delle tante bancarelle presenti.

Pigalle

Il quartiere di Pigalle possiede una duplice anima: quella spensierata e colorata che accompagna i turisti venuti dai quattro angoli del mondo per recarsi nella vicina Montmartre e quella maledetta e viziosa che si nasconde dietro le vetrine dei tantissimi sexy shop e peep show che costellano il boulevard de Clichy, il boulevard de Rochechouart e le zone adiacenti. Locali dai nomi ambigui, come il famoso Sexodrome, invitano i passanti alla trasgressione e alle lussuriose tentazioni che la luccicante capitale francese ha concentrato in questa zona della città.

Pigalle sta a Parigi come il Red light district sta ad Amsterdam, un quartiere frequentato da personaggi ambigui che nasconde il suo malizioso volto ai passanti frettolosi.

Poco lontano da place Pigalle svetta il famoso Moulin Rouge, oggi diventato un cabaret di fama mondiale, dove un tempo il pittore Toulouse Lautrec si recava per trarre ispirazione per le sue tele guardando gli eleganti balli che qui si tenevano.

Lontano dalla poesia e dall’arte di Lautrec, oggi a Pigalle domina un’atmosfera ben differente caratterizzata dalla presenza di club libertini e locali notturni dove tutti gli eccessi sembrano essere permessi. La reputazione licenziosa del quartiere portò, durante la seconda guerra mondiale, al soprannome Pig Alley (vicolo dei maiali, in inglese), da parte dei soldati alleati che vi si recavano in cerca di divertimento.

L'area a sud di Place Pigalle, invece, si sta configurando come uno dei "cuori pulsanti" di Parigi, grazie alla scelta di molte giovani coppie che scelgono di vivere in questo antico quartiere, dove i palazzi nascondono spesso cortili e silenziosi spazi aperti per i bambini. L'atmosfera è vitale e genuina. Famose in questa zona sono Rue de Martyrs, con i suoi cafè, pasticcerie e sale da the, e Rue de Douai, dedicata alla vendita di strumenti ed equipaggiamento musicale, soprattutto chitarre, batterie e accessori musicali.

Da vedere il Musée de la Vie Romantique e il Musée Gustave-Moreau. In questo quartiere hanno lavorato e vissuto artisti come Toulouse-Lautrec, Pablo Picasso e Maurice Neumont. È possibile vedervi i lavori di Salvador Dalí nel vicino Espace Dalí, a Montmartre.

A Pigalle si trovano anche alcune importanti sale da spettacolo: il Divan du Monde e il Moulin Rouge.

Fu anche sede del teatro Grand Guignol, che chiuse nel 1962, ma la cui struttura è ancora presente. Vi si trova anche il Musée de l'érotisme, la prima esposizione d'arte ed oggettistica erotica d'Europa, fondato nel 1896 e situato al 72 di Boulevard de Clichy.

Pigalle è un posto ben noto ai turisti che vogliono sperimentare la "Parigi di notte". Vi si trovano alcuni dei più famosi cabaret di Parigi (il "Moulin Rouge", ad esempio, venne immortalato da Toulouse-Lautrec e da alcuni film di Hollywood), o altri locali con spettacoli di topless o nudo integrale maschile e femminile. Oltre i numerosi e storici locali a luci rosse, Pigalle ospita una grande concentrazione di esercizi commerciali che vendono materiali per adulti. Molti di questi, esibiscono anche la merce in vetrina.

Museo d'Orsay
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La stazione d'Orsay fu costruita da Laloux sul sito dell'antica Corte dei Conti, incendiata all'epoca della Comune del 1871: l'edificio fu concepito come una grande navata centrale sorretta da una struttura metallica mascherata all'esterno da una sfarzosa facciata in pietra concia in stile eclettico e all'interno da un soffitto decorato a cassoni stuccati. Messa fuori servizio nel 1939 e minacciata di demolizione, la stazione viene ascritta nel 1973 all'Inventario dei Monumenti Storici. Contemporaneamente, sotto la presidenza di Georges Pompidou, nasce il progetto di adibirla a museo. Ripresi nel 1978 da parte di Valéry Giscard d'Estaing, i lavori di ristrutturazione della stazione vengono affidati all'equipe ACT Architecture e ultimati nel 1980 dall'italiana Gae Aulenti che ha curato la sistemazione architettonica degli interni e l'adattamento museografico.

Il Museo d'Orsay espone le opere della seconda metà del XIX secolo, dal 1848 al 1905 circa, senza alcuna esclusione di modalità espressive o di tecniche. Uno dei principali obiettivi del nuovo museo era quello di riunire in uno stesso luogo le collezioni disseminate sino ad allora tra il museo del Louvre, il Museo del Jeu de Paume (Impressionisti) e il Palais de Tokyo (Postimpressionisti).

L'origine di queste collezioni di artisti impressionisti e postimpressionisti è in gran parte dovuta alla generosità dei collezionisti privati. Il primo quadro impressionista a raggiungere il museo del Luxembourg, destinato a partire dalla sua creazione sotto Luigi Filippo alle opere di artisti viventi, fu l'Olympia di Manet, acquistata nel 1889 per mezzo d'una sottoscrizione pubblica realizzata su iniziativa di Monet. Nonostante qualche timida acquisizione dello Stato (le Fanciulle al pianoforte di Renoir e l'Atelier aux Batignolles di Fantin-Latour), furono le grandi donazioni di fine secolo a decretare l'ingresso in massa degli Impressionisti al Luxembourg. Nel 1894, il lascito Gustave Caillebotte raccoglie una quarantina di quadri tra cui il Balcone di Manet, la Gare Saint-Lazare di Monet, i Tetti rossi di Pissarro, il Moulin de la Calette e il Busto di donna al sole di Renoir. Nel 1906 la donazione Moreau-Nélaton riunisce una decina di Monet, di Sisley e la Colazione sull'erba di Manet. Nel 1908, infine, il lascito Isaac de Camondo comprende un discreto numero di capolavori, come l'Assenzio e la Scuola di ballo di Degas, la serie delle Cattedrali di Rouen di Monet, il Pifferaio di Manet, i Giocatori di carte di Cézanne e la Clownesse Cha-U-Kao di Toulouse-Lautrec.

Al piano terra dominano opere come:

- il grande dipinto di Couture “I romani della decadenza”, dall’atteggiamento molle, dal gusto tardo-classico, tra neoclassicismo e decadentismo (lo assocerei ad opere letterarie come “A rebours” di Huysmans);

- La Source di Ingres (1856), da sempre considerato in bilico tra neoclassicismo e Romanticismo, con la sua pennellata elegante, col suo disegno raffaellesco, ma con temi a volte pieni di suggestioni romantiche (come le storie di Ossian);

- la Caccia ai leoni di Delacroix (1861), turbolenta opera dalle suggestioni miste, eloquente dimostrazione dell’oramai affermato gusto occidentale per l’esotico, per l’Oriente, per il mistero, per l’avventura e la bellezza che questi portano con sé nell’immaginario collettivo;

- l’Olympia di Manet (1863), che rientra anch’essa nello spirito orientaleggiante di cui parlavo, ma in altri termini: certi linearismi, certi dettagli, l’utilizzo spiccato del nero fanno pensare alle stampe giapponesi che sempre di più si diffondevano nella Parigi di tardo ‘800, per non parlare dello scandalo della nudità, giustificata e giustificabile se il soggetto apparteneva a contesti lontani (geograficamente, appunto, o storicamente o perché di fantasia), scandalosa se si trattava della nudità ostentata e sfacciata di una donna moderna, dal nome parigino, presumibilmente di facili costumi.

Al piano intermedio, invece, tra gli oggetti di Art Nouveau troviamo i gioielli di Lalique, i vetri e i disegni di Guimard, progettista delle tipiche entrate curvilinee della metropolitana di Parigi, e molto altro.

Il piano superiore ci apre finalmente gli occhi ed il cuore su un mondo magico, quello delle cromie e degli scintillii degli impressionisti e degli artisti che a loro si collegano per stile, epoca d’appartenenza o per semplici suggestioni.

Classicismo e Romanticismo - Il percorso del Museo d'Orsay inizia con un omaggio a Ingres e Delacroix, le due personalità dominanti che incarnarono il conflitto tra Classicisti e Romantici durante la prima metà del XIX secolo. Allievo di David, Ingres conduce all'apogeo l'arabesco dei contorni, il gusto delle linee ondulate. La Sorgente (1856) è il più celebre esempio di questo gusto per la pittura morbida dalle forme sinuose condivisa anche dai suoi allievi Hippolyte Flandrin e Amauray-Duval. Diametralmente opposta è la tecnica di Delacroix, tanto ammirata da Baudelaire che vi vide "un'autentica esplosione di colori". Nel campo della scultura questo movimento verrà rappresentato da artisti di talento come Francois Rude, Augustin Préault o Barye.

Chasseriau, allievo di Ingres e ammiratore di Delacroix, tenterà di conciliare le due scuole rivali nel disegno e nel colore. Le sue grandi pitture decorative influenzarono pittori come Puvis de Chavannes e Gustave Moreau le cui opere, impregnate d'un universo poetico e misterioso, prefigurano quelle dei Simbolisti della fine secolo.

Realismo - A partire dal 1848 circa, si profila un momovimento di reazione contro i Romantici: si tratta del Realismo. Esso tende ad un'imitazione più fedele della natura ed aspira ad essere testimone della realtà quotidiana, della verità sociale. Corot e la scuola di Barbizon (Paul Huet, Théodore Rousseau, Diaz, Troyon, Daubigny) costituiscono in un certo qual modo il legame tra i due movimenti. Sorta dal Romanticismo, appare in questi pittori l'affermazione della veridicità realista, del culto della natura che tende a cogliere le vibrazioni intense e leggere della luce, annunciando, al di là del Realismo, il futuro Impressionismo.

 Il Realismo trovò il proprio campione e teorico in Courbet. Le sue due grandi composizioni (Funerale ad Ornans e L'Atelier del pittore), rifiutate dalla giuria dei Salons del 1850 e del 1855, fanno risaltare tutte le qualità di colorista e di ritrattista. Millet e Daumier sono le altre due grandi personalità che hanno cercato di tradurre le loro idee sociali nelle loro opere. I contadini dipinti da Millet, soggetti giudicati sovversivi nel Secondo Impero, sono abbozzati in forma di larghe silhouette statiche e monumentali, dal disegno vigoroso e sintetico, che le innalza alla maestosità del tipo. Questa sintesi plastica che rifiuta l'anoddoto s'incontra anche nelle caricature di Daumier che procede per masse larghe, vaste e poterti (Le Celebrità).

Gli impressionisti prima del 1870 - I pittori che si raggruppano a partire dal 1874 sotto il termine di Impressionisti provengono tutti dal movimento Realista che privilegiava l'osservazione della natura. Influenzati dai pittori inglesi (Constable, Turner, Bonington) e dalla scuola di Barbizon, Jongkind e Boudin trasportarono nelle loro opere le fuggevoli manifestazioni atmosferiche. La limpida pittura di Boudin, che descrive le vibrazioni della luce nelle vedute di spiagge normanne, animate dalla folla elegante dei gitanti estivi (Spiaggia a Trouville), influenzò profondamente il giovane Claude Monet, la cui famiglia si era stabilita a Le Havre.

Senza rompere con la concezione classica del disegno e del colore, Degas e Manet saranno i due grandi araldi dell'Impressionismo attraverso un uso molto moderno del colore.

La Colazione sull'erba e l'Olympia di Manet produssero un vero e proprio scandalo in occasione della loro presentazione ai Salons del 1863 e del 1865, sia per i soggetti giudicati immorali e provocanti, che per la brutalità dello stile. Questa tecnica contrastata, che spezza cioè le masse con forti contrasti di colori e di luce, fa di Manet un "primitivo" di una nuova epoca. Le opere di Degas rivelano dal canto loro un sapiente gioco di chiaroscuro, reso attraverso forti contrasti di colorii scuri ma raffinati (La Famiglia Bellelli), e una grande audacia nella composizione (come l'Orchestra de l'Opera).

All'inizio degli anni '60, Monet, Bazille, Renoir e Sisley s'incontravano nell'atelier di Gleyre dove stringevano amicizia. Dividendo idee comuni e attratti dalla corrente realista, proseguirono le proprie ricerche sulla luce nella foresta di Fontainebleau sulle tracce dei pittori della scuola di Barbizon. Su esempio di Manet, Monet creò verso il 1865 una tecnica libera che cercava di preservare la spontaneità e la libertà dello schizzo per raggiungere il fugace effetto d'una luce filtrata dal fogliame, distribuendola in larghe macchie d'ombra e di luce sui personaggi riuniti nel fresco di una radura. Questa prima maniera dell'artista, riconoscibile nella Colazione sull'erba (1865-1866) e nelle Donne in giardino (1867) subirà una profonda trasformazione intorno al 1870.

Strettamente legato a Monet, Bazille concentra la propria attenzione sulla figura, fortemente illuminata da una luce accecante che accentua i contrasti. Vicino a Manet e agli Impressionisti che ammirava pur non avendo mai partecipato al loro movimento, Fantin-Latour è da considerare una personalità a parte, dotata d'un acuto senso dell'osservazione. Il suo Atelier aux Batignolles (1870) è bagnato da una luce dolce e sottile che avvolge i personaggi con tonalità cupe e severe.

Gli impressionisti - L'anno 1874 può essere considerato come la data di nascita ufficiale del movimento, poiché fu l'anno in cui, in occasione della prima esposizione indipendente del gruppo, fu loro dato il nome di "Impressionisti", in relazione ad un'opera di Monet dal titolo Impressione, sole nascente. Dopo la guerra del 1870 Claude Monet figura come capo del movimento: installatosi ad Argenteuil, dove quasi tutti, compreso Manet, andarono a lavorare, egli iniziò a descrivere le vibrazioni della luce sui paesaggi delle rive della Senna. Con l'intento di tradurre una visione istantanea, trasformata dagli effimeri effetti della luce in funzione del tempo e delle stagioni, egli dissolve la materia privandola della sua densità in un gioco di pennellate frammentarie e cangianti (serie delle Cattedrali di Rouen). Vicino a Monet, Sisley e Pissarro immergono i loro paesaggi dell'Ile de France in una luce dai toni delicati.

Reno ir cercò invece di applicare i principi dell'Impressionismo nello studio della figura umana. Nel Busto di donna al sole e nel Moulin de la Gaiette, la figura vibra sotto l'effetto dei molteplici riflessi di luce resi attraverso piccole macchie frammentarie che irrorano la carne e i vestiti. Artista indipendente, appassionato di fotografia, Degas inventa una nuova concezione del quadro, spesso decentrato 'come nell'Assenzio; che ritrae i personaggi nella loro realtà immediata. Orientandosi a poco a poco verso le nuove ricerche sul colore e sulla luce artificiale dell'universo chiuso dell'Opera, le sue figure si caricano d'una coltre spessa e ricca di toni caldi e scintillanti (Danzatrici in blu).

Cézanne è, dal canto suo, una personalità a parte che volle "fare dell'Impressionismo qualcosa di solido e di durevole come l'arte dei musei". Egli cercò non tanto di rendere le fugaci impressioni delle cose, ma il loro carattere permanente per mezzo d'una esemplificazione e d'una sintesi delle forme, fortemente modellate da piccole pennellate colorate giustapposte l'una all'altra, improntate alla tecnica degli Impressionisti.

I post impressionisti - A partire dagli anni '80 una crisi si manifesta all'interno dello stesso movimento Impressionista. Renoir, che non ha mai rinunciato alla figura umana, aspira alla riconquista del disegno, del contorno, della forma, condannati in nome del primato del colore. Cézanne intraprende in questi anni una semplificazione dei volumi tendendo ad un'espressione geometrica e prismatica delle forme e annunciando così, al di là del Postimpressionismo, la rivoluzione cubista del XX secolo. Furono però alcuni giovani artisti ad orientare il movimento verso nuovi orizzonti. Ricercando la statica messa in posa delle forme, Seurat applica alle sue composizioni un nuovo metodo detto "neoimpressionismo" (o "pointillisme"), che consiste nel deporre sulla tela piccoli punti di colore giustapposti, con lo scopo di rafforzare la solidità e la vivacità dei toni.

Gauguin rinuncia a poco a poco all'Impressionismo per uno stile più solido e maggiormente contrastato, per mezzo di vaste zone di colore uniforme "incastonate" o "sintetiche" che esaltano l'uniforme schiettezza del colore intenso e fiammeggiante. Van Gogh, da parte sua, rafforza la potenza espressiva dei contrasti di colori complementari, distribuiti con pennellate possenti e turbinose, che fanno di lui il precursore dei Fauvisti e degli Espressionisti del secolo seguente.

Fortemente segnato dall'influenza di Degas e delle stampe giapponesi, l'originalissima personalità di Toulouse-Lautrec si afferma attraverso il vigore del disegno incisivo ed espressivo che coglie nel vivo il gesto e l'atteggiamento istantaneo del modello in una resa audace (La toilette e La Clownesse Cha-U-Kao).

Simbolismo - Il Simbolismo si sviluppa in reazione al Realismo del XIX secolo. Fu Puvis de Chavannes ad influenzare più direttamente il movimento simbolista attraverso le sue grandi composizioni spoglie e poetiche dai colori chiari e freschi. Questa riconquista dell'arte del non cosciente e del sogno fu ultimata da Odilon Redon (Gli Occhi chiusi).

In Inghilterra i Preraffaelliti affermano il loro rifiuto della realtà e il loro desiderio di rifarsi all'arte gotica del primo Rinascimento.

Personalità complessa e a se stante, Rodin può essere ricollegato al Simbolismo per la sua brama nel voler tradurre un universo interiore dominato da una passione devastatrice. Questa stessa passione anima Camille Claudel nel suo capolavoro, l'Età matura, ispirata alla rottura con Rodin. All'inizio del XX secolo, Bourdelle e Maillol ritrovano un certo arcaismo semplificando ora il modello ora la composizione.

Art nouveau - Nell'ultimo terzo del XIX secolo, l'Art Nouveau appare come il primo momento che cerca di elaborare uno stile radicalmente nuovo nel campo dell'architettura e delle arti decorative, sino a questo punto dominate dall'eclettismo. Poco facilmente distinguibile e definibile, lo stile Art Nouveau prenderà forme differenziate a seconda delle personalità che vi parteciperanno. Fra di esse si possono citare Victor Horta a Bruxelles, Hector Guimard a Parigi, Emile Gallé e Louis Majorette a Nancy, Otto Wagner e Joseph Hoffmann a Vienna, Mackintosh a Glasgow. Nel suo insieme, l'Art Nouveau persegue un ideale organico teso a riunire la forma e la decorazione.

Verso il XX secolo - Autodidatta, il Doganiere Rousseau occupa un posto a parte nei grandi movimenti della fine del secolo. I suoi soggetti esotici e fantastici, dalle risonanze spesso simboliste, sono trattati in uno stile volontariamente "naif" e molto moderno, che annuncia i movimenti "rivoluzionari" del XX secolo (L'incantatrice di serpenti).

I membri del gruppo dei "Nabis" (Bonnard, Vuillard, Maurice Denis, Vallotton, Roussel), che si era formato agli inizi degli anni '90, rimangono attaccati al carattere decorativo della pittura; ma sul volgere del secolo abbandonano le loro macchie di colore uniforme semplificate per esplorare le virtualità spaziali del colore. Questa ricerca sulla forza evocatrice del colore puro condurrà al Fauvismo, rivelatosi al Salon d'Automne del 1905 (Matisse, Marquet, Derain). Parallelamente, le combinazioni plastiche dalle forme geometriche di Seurat e Cézanne (cui vennero accordate due grandi retrospettive in occasione dei Salons del 1905 e del 1907) prefigurano quelle dei pittori Cubisti (Picasso, Braque).

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