Rive della Senna a Parigi, tra Pont de Sully e Pont d’Iéna
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1991

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Saint-Etienne-du-Mont

Questa chiesa, una delle più singolari di Parigi sia per la facciata che per l'interno, sorge nel più caratteristico quartiere della città, cioè nel Quartiere Latino. Qui, già fin dal XIII secolo, vi si trasferì l'Università, famosa subito in tutto il mondo della cultura occidentale per i nomi dei grandi maestri che là vi tennero le loro lezioni: San Bonaventura e San Tommaso d'Aquino, solo per citare i maggiori. In questo quartiere, dunque, sorge l'originale Saint-Etienne-du-Mont iniziata nel 1492 ma terminata solo nel 1622 con la costruzione della facciata.

La chiesa Saint-Étienne-du-Mont (chiesa Santo Stefano al Monte) ha origine dall’abbazia di Sainte-Geneviève, dove santa Genoveffa fu inumata nel VI secolo. L'abbazia richiamava molti laici al suo servizio quindi fu destinata a costoro, in un primo tempo, una cappella situata nella cripta. Consacrata alla Vergine Maria, poi a san Giovanni apostolo, il luogo si rivela troppo esiguo per accogliere tutti i fedeli. Nel 1222, il papa Onorio III autorizza la fondazione di una chiesa autonoma, che sarà consacrata questa volta a santo Stefano, titolare dell'antica cattedrale di Parigi.

Rapidamente, il nuovo edificio diventa ben presto insufficiente per il numero talmente elevato della popolazione: la Sorbona e numerosi collegi sono situati nel territorio della parrocchia. La chiesa viene ingrandita nel 1328, ma una ricostruzione completa diventa necessaria nel XV secolo. Nel 1492, i monaci genoveffani donano una parte delle loro terre per l’edificazione della nuova chiesa che fu costruita a tappe dandole così un aspetto composito. Sotto la direzione dell’architetto Étienne Viguier, i lavori iniziano dall’abside e dal campanile nel 1494; le due prime campane vengono fuse nel 1500. Il coro, di stile gotico fiammeggiante, viene terminato nel 1537. La tribuna (jubé) viene costruita verso il 1530-1535. Nel 1541, Guy, vescovo di Mégare, benedice gli altari delle cappelle dell’abside. Nello stesso anno, la parrocchia stipula dei contratti per le vetrate e le statue con artigiani parigini. La navata, in stile Rinascimento, non viene terminata prima del 1584. La prima pietra della facciata viene posta nel 1610 da Margherita di Valois, che dona 3.000 libbre.

La chiesa viene consacrata il 25 febbraio 1626 da Giovanni Francesco di Gondi, primo arcivescovo di Parigi, zio del cardinale di Retz. Nondimeno, i lavori continuano: nel 1636, vengono collocati i grandi organi, opera del fabbricante Pierre Pescheur, mentre le casse erano state realizzate da Jean Bureau. Nel 1651, un nuovo pulpito viene installato. Vengono anche costruiti dei locali per i fabbricieri e gli alloggi per i sacerdoti. Nel XVII e XVIII secolo, la chiesa Saint-Étienne-du-Mont gode di grande prestigio. Diventa teatro di imponenti processioni durante le quali la teca di santa Geneviève viene trasportata nella cattedrale di Notre-Dame per ritornare in seguito nella sua chiesa. Questa accoglie anche le spoglie di Pierre Perrault, padre dell’autore delle Contes, del pittore Eustache Le Sueur e di Pascal. Quelle di Racine e di Louis-Isaac Lemaistre de Sacy vengono trasferite nel 1711 da Port-Royal a Saint-Étienne.

Durante la Rivoluzione francese, la chiesa viene in un primo tempo chiusa, poi trasformata in tempio della Pietà filiale. Il culto cattolico viene ripristinato nel 1801 col favore del concordato. L’anno seguente, la demolizione della chiesa abbaziale Sainte-Geneviève e l’apertura della rue Clovis fanno di Saint-Étienne un edificio autonomo. Sotto il Secondo Impero, la chiesa viene restaurata da Victor Baltard: la facciata viene ricostruita e le statue distrutte dai rivoluzionari, vengono restituite. Baltard fa costruire dietro l’abside, nell’area dell’antico ossario, anche la cappella dei catechismi.

Il XIX secolo è marcato da diversi avvenimenti. Il 10 gennaio 1805, il papa Pio VII celebra la messa nella chiesa. Nel 1833, Frédéric Ozanam, parrocchiano di Saint-Étienne, fonda con alcuni amici la Società di San Vincenzo de' Paoli. Il 3 gennaio 1857, monsignore Sibour, arcivescovo in carica, vi è assassinato al grido di "abbasso le dee!" dal prete interdetto Jean-Louis Verger, contrario al dogma dell’Immacolata Concezione. Una lapide all’entrata della navata indica il luogo dove venne ucciso il prelato, che stava per iniziare la novena di santa Geneviève. L’occultistico Eliphas Lévi è indirettamente immischiato in questo tragico avvenimento che narrerà in una delle sue opere.

Il 23 agosto 1997 il papa Giovanni Paolo II vi celebra una messa all’epoca della visita a Parigi, in occasione della Giornata mondiale della gioventù.

Non si può non rimanere colpiti dall'originalità che sprigiona da questa chiesa. La facciata e infatti un bizzarro amalgama di stile gotico e rinascimentale, nei tre frontoni sovrapposti che proprio nella loro estrema particolarità, riescono a creare un aspetto unitario e coerente. La chiesa contiene anche il reliquiario della patrona di Parigi, Santa Cenoveffa, che nel 451 salvò la città dalla minaccia degli Unni. 

Se la facciata della chiesa è sorprendente per il suo aspetto composito, l'interno lo è altrettanto per le "trovate" architettoniche di cui fa sfoggio. Gotico, a tre navate con transetto, l'interno ha altissimi pilastri cilindrici che sorreggono le volte e collegati fra loro da una tribuna che corre sopra le arcate. Ma l'elemento più caratteristico dell'interno, quello che fa di Saint-Etienne una chiesa unica nel suo genere a Parigi, è il jubé, cioè la tribuna pensile che separa la navata dal coro. Disegnato forse da Philibert Delorme, è il solo jubé conosciuto a Parigi e la sua costruzione va dal 1521 a circa il 1545. Il ricco traforo di ispirazione rinascimentale che lo contraddistingue si prolunga fin nelle scale a spirale laterali, creando cosi un effetto ritmico che sembra non conoscere pause. 

Nel deambulatorio, accanto ai pilastri della cappella della Vergine, sono sepolti due grandi della letteratu­ra francese del Seicento, Pascal e Racine. Sempre nel deambulatorio e nel coro, le finestre hanno bellissime vetrate del XVI e XVII secolo.

L'organo maggiore della chiesa, collocato sulla cantoria in controfacciata, fu costruito nel 1630 da Pierre le Pescheur ed è uno dei più antichi ed importanti strumenti della città. Successivamente è stato ampliato da François-Henri Clicquot e poi da Aristide Cavaillé-Coll e ancora da Beuchet-Debierre nel 1956 su progetto di Maurice Duruflé. Piccoli interventi sono stati fatti nel 1975 e 1991 rispettivamente da Gonzalez e Dargassies.

Place des Vosges

Caterina de' Medici, dopo la morte del marito Enrico II, fece demolire nel 1563 l'antico Hotel des Tournelles, palazzo reale dal 1388, e realizzare come sua nuova residenza il Palazzo delle Tuileries, lasciando uno spazio libero in questo sito, che venne occupato dal 1604 da una fabbrica di tessuti in seta e abitazioni per operai. Pochi decenni dopo però Enrico IV di Francia decise di realizzare l'attuale piazza, la prima piazza reale di Parigi, facendovi costruire edifici identici sui quattro lati, uno dei primi esempi di pianificazione razionale urbana in Francia. La piazza venne inaugurata nel 1612 in occasione dello spettacolo equestre indetto per festeggiare le nozze di Luigi XIII con Anna d'Austria.

Su ciascuno dei quattro lati, lunghi 140 metri, si affacciano nove caseggiati che formano una parete continua, con quattro finestre ciascuno, tre piani e un ampio solaio. Al piano terra si aprono dei porticati e nel mezzo della piazza è presente un giardino, una square, che prende il nome dal monumento equestre a Luigi XIII che si trova al suo interno. Ogni casa presenta fasce verticali e cornici di conci in pietra calcarea bianca alternate a fasce di mattoni, che creano una raffinata tricromia con l'ardesia blu dei tetti.

I padiglioni destinati al re e alla regina, abitati solo in circostanze occasionali, furono disposti al centro dei lati orizzontali a nord e a sud, e sono rialzati e leggermente sporgenti verso il centro, mentre sotto ad essi passano le strade che portano all'esterno.

La piazza offriva così l'immagine dell'Assolutismo razionale, con le differenze tra i singoli abitanti livellate in favore dell'uniformità esteriore.

La piazza divenne luogo privilegiato dall'aristocrazia e mantenne il nome di Place Royale fino alla Rivoluzione, quando dal 1799 prese il nome del primo dipartimento che pagò le tasse al nuovo stato repubblicano (i Vosgi appunto).

Al numero 6 si trova il Musée Victor Hugo, cioè la casa dove abitò il grande poeta dal 1832 al 1848. Oggi vi sono raccolti i suoi ricordi, le testimonianze più importanti della sua vita e circa 350 disegni che attestano l'altezza e la multiformità del suo genio.

Père-Lachaise
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Di solito non si associa un cimitero ad una romantica passeggiata, eppure è proprio ciò che accade visitando il Père-Lachaise di Parigi. Confinato in un angolo della Parigi nord-orientale, il cimitero è affettuosamente chiamato dai parigini "La Città dei Morti": tra le sue pittoresche colline, migliaia di alberi, percorsi suggestivi ed elaboratissimi sepolcri e tombe, non è difficile comprendere perché il cimitero del Père-Lachaise sia considerato il più bello e ricercato luogo di riposo di Parigi e del mondo.
Innumerevoli personaggi illustri hanno trovato qui il loro riposto eterno, la loro lapide di immortalità, assicurando centinaia di migliaia di visitatori ogni anno e rendendo il Père-Lachaise un assoluto "must" di Parigi.

Il cimitero è noto, in particolare, per la mole di eminenti personaggi francesi ivi sepolti, ma non solo: si tratta del cimitero più visitato al mondo ed anche il più grande di Parigi, grazie ai suoi circa 44 ettari e ai vari ampliamenti che lo hanno riguardato nel corso del tempo, cimitero più maestoso degli altri grandi cimiteri parigini, ossia quello centrale di Passy e quelli periferici di Montmartre e di Montparnasse.

Il nome del cimitero è dovuto a quello di Père François de la Chaise, gesuita confessore del re Luigi XIV, vissuto a cavallo tra il secolo XVII e il secolo XVIII, che era divenuto proprietario di una vasta zona di terreni sui quali fu appunto costruito il cimitero, nel periodo dell'impero napoleonico.

Alexandre-Théodore Brongniart fu l'architetto incaricato della progettazione del cimitero con i monumenti funebri; il grande artista progettò anche altre importanti costruzioni di Parigi, quali l'Hôtel de Bourbon-Condé (Hôtel de Mademoiselle de Condé), l'Hotel de Monaco e la Paris Bourse (Borsa di Parigi), oltre a residenze private.

Il cimitero di Père-Lachaise fu uno dei tanti teatri di eventi sanguinosi che riguardarono la Parigi del periodo insurrezionale della Comune; nel 1871, presso il Muro dei Federati, muro di cinta posto nella zona a sud del cimitero, furono infatti fucilati 147 esponenti della Comune, che furono sepolti in una fossa comune sul posto, assieme ad un altro migliaio di morti, per un totale di decine di migliaia di cadaveri. Dal 1979 il Muro dei Federati è divenuto meta di pellegrinaggio e luogo ideale di manifestazione per i movimenti della Sinistra storica Francese, ma non solo: una folla continua di persone di ogni età, etnia e credo, si recano presso il muro per ricordare l'eccidio.

Il Cimetière Père-Lachaise conta su svariate centinaia di migliaia di visitatori ogni anno, secondo alcuni ben più di un milione, e sebbene oggi non vi sia dubbio che essere sepolti in questo luogo sia una eventualità di grande onore e prestigio, si deve considerare che all'inizio della sua vita il cimitero non era ben visto agli occhi dei parigini, che lo consideravano troppo lontano dal centro di Parigi; furono le prime sepolture illustri di La Fontaine e Molière, e degli amanti Eloisa e Abelardo, che fecero loro cambiare idea, cosa che ha fatto sì che oggi il cimitero ospiti circa 300.000 corpi, senza contare i defunti che sono stati cremati.

Muoversi all'interno del cimitero non è molto semplice, soprattutto se si cerca qualche tomba in particolare fra le varie centinaia di migliaia che vi sono, e nonostante l'area del cimitero sia suddivisa in settori numerati per agevolarne la visita; d'altra parte, da un punto di vista turistico, una visita al Père-Lachaise è molto interessante e può davvero valere la pena passeggiare fra tombe e sepolcri dall'immenso valore artistico, oltre che storico, molti dei quali veramente caratteristici, in particolare quelli in stile neogotico; non si contano, inoltre, le bizzarrie architettoniche che caratterizzano alcune tombe, con decorazioni modellate a forma di colonna, di stele, di anfore ecc., quasi preziosi elementi di contatto tra il terreno e l'aldilà.

I personaggi celebri che furono sepolti nel cimitero Père-Lachaise nel corso del tempo sono moltissimi, fra letterati, artisti in generale, politici e attori; fra i più illustri vi sono, ad esempio, Molière, Jean de La Fontaine, Vincenzo Bellini, Frédéric Chopin, Honoré de Balzac, Auguste Comte, Eugène Delacroix, Gioachino Rossini, Giuseppe De Nittis, il Barone Haussmann, Oscar Wilde, Camille Pissarro, Amedeo Modigliani, Marcel Proust, Richard Wright, Edith Piaf, Jim Morrison e Maria Callas. Alcuni di questi personaggi riposano tuttora nel cimitero parigino, mentre altri furono trasferiti in altri cimiteri, non solo di Parigi.

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Lungo il viale principale, s'incontra per prima la tomba della scrittrice del celebre romanzo Gigi Colette e poco dopo sulla destra quella dei due innamorati Abelardo ed Eloisa. Forse non tutti conoscono la storia di questa sfortunata coppia: Abelardo ed Eoisa sono stati anche i primi ospiti del cimitero di Père-Lachaise. Nel 1118 un ricco uomo parigino di nome Fulberto, canonico di Notre Dame, offre ad Abelardo ospitalità nella sua casa nell'Ile de la Citè in cambio dell'istruzione per sua nipote Eloisa. Abelard aveva 39 anni, Eloisa 17. I due si innamorarono e dopo la nascita del figlio Astrolabio sono costretti a sposarsi in segreto, perché Abelardo insegna nelle scuole gestite dalla Chiesa e deve restare celibe. La notizia si diffonde ben presto, data anche l'importanza di Abelardo come filosofo dell'epoca. Per non intaccare la sua reputazione di docente cattolico, Abelardo decide di separarsi da Eloisa e nasconderla nel convento di Argenteuil. Ma la famiglia di Eloisa non può accettarlo e per vendetta Abelardo viene evirato. 24 anni dopo la morte di Abelardo, Eloisa chiede di essere seppellita nella stessa tomba ma una suora zelante lo impedì. Solo nel 1814, con l'apertura di Père-Lachaise, i resti dei due amanti poterono finalmente riunirsi. 

Un'altra celebre copia sepolta qui sono l'attore Yves Montand e sua moglie anch'essa attrice, Simone Signoret, che riposano nella divisione numero 44.

Sicuramente la più affollata di tutte e la tomba di Jim Morrison, cantante del celebre gruppo dei Doors, e che non ha di certo bisogno di presentazioni. La troviamo nella sesta divisione, ricevere le visite (ma forse è meglio dire il pellegrinaggio) di tantissimi fan appassionati, che suonano, lasciano poesie, graffiti, fiori, sigarette e perfino spinelli sulla semplice pietra bianca. 

Mito, fenomeno commerciale, simbolo sessuale, icona delle folle, rockstar americana ma soprattutto poeta, la sua è la tomba più visitata del cimitero. Il busto che lo rappresenta, posto ai piedi della lapide, viene costantemente rubato dai fans in adorazione, che vanno a trovarlo in qualunque ora del giorno e della notte. Nella lapide, sotto il suo nome per esteso (James Douglas Morrison, come amava firmare le sue poesia ma non le canzoni dei Doors). 

La tomba di Jim Morrison è decorata con le iscrizioni e le preghiere dei fan, da chi ritiene che sia ancora vivo a chi ne esalta l'immortalità, lettere, fiori, omaggi di ogni genere, hanno sicuramente consacrato Jim Morrison all'immortalità. Introdusse il teatro nella performance musicale scenica, inventò un unico ed ancora inimitabile stile poetico, carico di erotismo, passione, conflitto interiore ed estetica della parola. 

Morì a Parigi il 3 Luglio del 1971, all'età di 27 anni, probabilmente strappatosi da solo ad una vita non più controllabile, e condotto dai propri eccessi alla risoluzione inevitabile della sua esistenza. A Parigi trascorse l'ultimo anno della sua vita scrivendo appunti e poesia tra il Café de Flore e Led Deux Magots. Il direttore del Père Lachaise rifiutò inizialmente la sua ammissione al cimitero: quando gli fu detto che era uno scrittore, chiese di leggere le sue composizioni. Oggi Jim Morrison, o James Douglas Morrison, continua ad essere la star nel palcoscenico della Città dei Morti.

Inquietante, costantemente fiorita e affollata è la tomba di Allan Kardec, il fondatore dello spiritismo, frequentata soprattutto da brasiliani che vengono in visita per toccare il monumento funerario che pare sprigioni calore. 

Pare invece sia benefica per la fecondità la celebre tomba di Victor Noir, rappresentata con particolare realismo a grandezza naturale: nella statua e sul suo prominente sesso, lisciato negli anni (tanto da cambiarne il colore), bisognerebbe appoggiare il ventre, o almeno la mano, la leggenda dice che solo così si possono avere più possibilità di restare incinte. Credenze a parte, Noir, diventò più famoso da morto che da vivo, il giovane giornalista fu ucciso dal cugino di Napoleone III, Pierre Bonaparte, durante un'intervista. Pierre venne scagionato per legittima difesa solo per via della parentela con l'imperatore. Le proteste che seguirono al fatto, con più di 100 mila persone al funerale di Noir, portarono lo stesso anno, il 1870 alla caduta di Napoleone III.

Una delle tombe più monumentali è quella dedicata ad Oscar Wilde, a forma di sfinge, realizzata da Jacob Epstein. I segni di rossetto sulla tomba ricordano l'amore per questo scrittore anticonformista, geniale, fuori dagli schemi. Proprio come la sua tomba; una figura in pietra, a cui qualcuno ha deciso di spaccare i genitali. Proprio in questa sezione si è accolti da una sensazione di pace e tranquillità, tanto che le ore passano quasi senza accorgersene. 

Tra gatti e cinguettio degli uccelli e la luce calda dei raggi autunnali, si va alla ricerca dell'ultima dimora terrena dei nostri personaggi preferiti: dalle cantanti Edith Piaf e Maria Callas a Chopin Di quest'ultimo si dice che anche se il cuore è seppellito in Polonia, l'anima sia felice di stare a Parigi, città d'arte e di passioni. 

La storia di Edith Piaf è la storia di una bambina cresciuta tra le strade di Parigi e cresciuta tra il bordello della nonna e il circo itinerante del padre. La bimba cantava per le strade per qualche spicciolo, quando il proprietario di un night club, sentendola, rimase estasiato dalla sua voce e dalla carica emotiva che trasmetteva. Cantava con lo pseudonimo di "La Môme Piaf" (il piccolo passerotto): presto, divenne il brindisi della società parigina pre Seconda Guerra Mondiale. La sua vita fu parecchio travagliata, ed il passerotto dovette fronteggiare anche una gravidanza giovanissima, un marito assassinato, una relazione complicata con Yves Montand. La sua voce tenne compagnia e risollevò i morali di una Francia occupata dai nazisti, ed a distanza di decenni, la sua canzona "La Vie en Rose" è ancora fra i temi più conosciuti e riprodotti della musica internazionale. La sua vita terminò in preda a malesseri, alcool e droghe, cantando "Non, rien de rien, non, je ne regrette rien" (No, niente di niente, no, non rimpiango assolutamente niente). La figlia Marcelle Dupont è sepolta insieme a lei.

Non si manchi la visita alla tomba del poeta Nerval, curata da appassionati che recitano le sue poesie, e quella di Honoré de Balzac. Semplicissima tra tutte è la tomba dello scrittore Marcel Proust, amante del bello.

Tra gli italiani sepolti a  Père-Lachaise ci sono Vincenzo Bellini morto nel 1835, Angelo Mariani morto nel 1838, il compositore fiorentino Luigi Cherubini morto nel 1842, il pittore Amedeo Modigliani morto nel 1920, Gioacchino Rossini molto nel 1868 e successivamente tumulato nella Basilica di Santa Croce a Firenze, Giulia Crisi morta nel 1869, il pittore impressionista di Barletta Giuseppe De Nittis morto nel 1880, la cantante lirica Marietta Alboni morta nel 1894, Virginia Oldoini, contessa di Castiglione morta nel 1899 e cugina di Cavour (si dice quest'ultimo la usò come affascinante intermediatrice alla causa italiana presso Napoleone III in Francia), la cantante lirica Adelina Piatti morta nel 1918, Piero Gobetti l'intellettuale antifascista morto nel 1926 a soli 25 anni e Cino Del Duca fondatore di riviste in Francia e in Italia del quotidiano, Il Giorno, morto nel 1967.

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