Castello e parco di Fontainebleau
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1981

Video - Parte 1 - Parte 2 - Video 2 - Video 3 - Video 4

 

   

SALONE DEGLI ARAZZI - L'anticamera della Regina, di cui rimane soltanto il camino installato nel 1731, divenne il primo salone dell'Imperatrice. Ridecorato sotto Luigi Filippo con un soffitto a cassettoni, riceve sotto Napoleone III gli arazzi che compongono la Storia di Psiche, tessuti a Parigi intorno al 1650 e provenienti dalle collezioni di Luigi XIV. 

Come nel salone precedente, il riferimento al "Grand Siecle" è onnipresente nelle scelte delle basi dell'armadio (1839) e del tavolino rotondo (1840) di Jacob-Desmalter nel gusto dei mobili Boulle ad incrostazioni di tartaruga e ottone. Per le sedie, le forme del XVII secolo sono associate agli arazzi della manifattura dì Beauvais a fondo rosa con mazzi di fiori.  

ANTICAMERA DELL'IMPERATRICE - Servita dalla scala della regina, la sala delle Guardie, creata nel 1768 permette di accedere al corridoio dal lato del cortile Ovale e alla galleria di Diana. 

Sotto il soffitto a cassettoni, i rivestimenti in legno adottati sotto Luigi Filippo servono da supporto agli arazzi della manifattura dei Gobelins che rappresentano le Stagioni (1673) di Charles Le Brun. Sullo sfondo, paesaggi con dimore legali, fra cui il castello di Fontainebleau.  

GALLERIA DI DIANA - Preceduta da un vestibolo e da alcuni gradini, la galleria di 80 metri, creata sotto Enrico IV, serviva alla regina come deambulatorio. I dipinti di Dubois et Jean d'Hoey, realizzati intorno al 1605, sviluppavano il mito della dea della caccia.

Danneggiata all'inizio del XIX secolo, la decorazione andò distrutta - alcuni dipinti furono deposti e trasferiti nella galleria dei Piatti - e fu varato un nuovo progetto ad opera dell'architetto Hurtault, ispirato alla Grande Galleria del Louvre. La struttura fu terminata nel 1815 ma la decorazione già realizzata si limitava alla parte ornamentale. 

Nelle cornici dipinte da Moench e Redouté, Luigi XVIII aveva finito per fare dipingere da Blondel e Abel de Pujol delle scene del mito di Diana. Questa decorazione neoclassica sarà completata sulle pareti da dipinti tratti dalla storia della monarchia francese, commissionati ad una folta schiera di pittori che esprimono il gusto "troubadour" degli anni 1820-1830. 

Escluse alcune scene e il grande ritratto equestre di Enrico IV di Mauzaisse, i dipinti furono deposti al momento della trasformazione della galleria in biblioteca, nel 1853. Il globo terrestre proveniente dallo studio di Napoleone alle Tuileries vi fu collocato nel 1861.

SALONE BIANCO O PICCOLO SALONE DELLA REGINA - Creato nel 1835 al posto dello studio di lavoro della Regina che era stato decorato per Maria de' Medici con un ciclo di dipinti d'Ambroise Dubois che descriveva la storia di Tancredi e Clorinda, questo salone ha conservato l'aspetto voluto da Luigi Filippo.

In una decorazione fatta di rivestimenti di legno, prendono posto mobili d'epoca Impero che comprendono, in particolare, un canapè proveniente dal salone di Marte a Saint-Cloud, delle poltrone stampigliate "Jacob Frères" e delle sedie provenienti dal salone dei Principi, un parafuoco consegnato da Marcion nel 1813 per Monte Cavallo, una consolle di Jacob-Desmalter e una giardiniera, portata da tre donne alate, consegnata da Thomine nel 1812.

Utilizzata dalla regina Maria Amelia, moglie di Luigi Filippo, come piccola sala di riposo, poi trasformata dalla dame di compagna dell'imperatrice Eugenia in sala di conversazione, questa stanza è emblematica nella mescolanza di stili che si impone a partire dal 1830.

SALONE DEI GIOCHI DELLA REGINA O GRANDE SALONE DELL'IMPERATRICE - Questo salone, che si impone come uno dei migliori esempi dì decorazione arabizzante della fine del XVIII secolo conservati in Francia, è una delle poche stanze la cui decorazione fu completamente cambiata nel 1786 per Maria Antonietta. Sul progetto dell'architetto Pierre Rousseau, Michel-Hubert Bourgeois e Louis Frangois Touzé dipinsero i grandi pannelli e i pannelli delle pareti con composizioni in grisaglia e in chiaroscuro inserendo nelle volute vegetali, donne drappeggiate, danzatrici, sirene avvolte da foglie, torce, vasi e piccoli soggetti antichi trattati alla maniera dei cammei. 

Sulle porte, lo stesso repertorio ornamentale si declina in oro su mogano. Nella parte superiore, Philippe-Laurent Roland, cognato di Rousseau, ha modellato in gesso delle sfingi, delle volute e dei caducei, e Joseph-Piat Sauvage dipinse scene di sacrificio a Mercurio. Sulla volta, Jean-Simon Berthélemy ha rappresentato le muse incoronate da Minerva.

Il salone è oggi arredato come lo era durante il Primo Impero, secondo l'etichetta ripristinata da Napoleone l. Comprende due poltrone stampigliate "Jacob Frères" per l'Imperatore e per l'imperatrìce, delle sedie dello stesso ebanista per le principesse, e degli sgabelli e dei sedili pieghevoli a X di Jacob Frères e Jacob-Desmalter per le signore. 

Ricoperto di velluto verde con passamaneria dorata, il mobilio comprende tende in taffetà che alternano il verde e il bianco. Consolles di Jacob-Desmalter, paravento di Boulard e Rode, tavolino rotondo in porcellana di Sèvres dipinto da Georget su disegni dell'architetto Brongniart, candelabri, torce e vasi di Sèvres completano l'insieme e rendono l'atmosfera della stanza com'era quando era utilizzata dall'Imperatrice come suo grande salone.  

CAMERA DELLA REGINA E DELL'IMPERATRICE - Da Maria de' Medici all'Imperatrice Eugenia, tutte le sovrane di Francia, regine o imperatrici, utilizzarono questa camera dì rappresentanza. La stanza rappresenta una vera e propria storia della decorazione di interni. Il soffitto con le sirene avvolte da fogliame e gli amori che tengono ghirlande di fiori portano al centro il monogramma di Anna d'Austria, madre di Luigi XIV. Fu scolpito nel 1644 dal falegname parigino Guillaume Noyers. 

Per Maria Leszczynska, moglie di Luigi XV, la camera fu rinnovata secondo il gusto del tempo. Nel 1746-1747, il soffitto dell'alcova, i vani delle porte e la parte bassa dei rivestimenti in legno vennero realizzati sotto la guida d'Antoine Magnonais secondo un'estetica rocailie. Il camino in breccia viola, opera di Trouard e il suo trumeau appartengono alla stessa campagna di lavori. Le porte a motivo di arabeschi e i sovrapporta di Sauvage risalgono al tempo di Maria Antonietta (1787). 

Consegnato dopo l'ultimo soggiorno della Corte a Fontainebleau da Sené e Laurent sotto la direzione di Hauré, il letto fu utilizzato da Joséphine e da Maria Louisa. Nel 1805, la camera ricevette la sua decorazione tessile creata a Lione alla fine dell'Ancien Regime. Fu ritessuta e ricamata secondo il modello originale dal 1968 al 1986 dalle ditte Prede, Tassinari e Chatel a Lyon, e Brocard a Parigi.

Lo stato attuale degli arredi è quello del Primo Impero con la balaustra di Jacob-Desmalter inizialmente destinata nel 1804 alla sala del trono delle Tuileries, le poltrone con le sfingi buite di Jacob Frères, il paravento, le consolles e il parafuoco di Jacob-Desmalter e i due comò di Beneman, provenienti dal vicino salone dei Giochi, collocati in questa stanza nel 1806.  

"BOUDOIR" DELLA REGINA, NELL'INTIMITÀ' DI MARIA ANTONIETTA - Vero e proprio scrigno a fondo argentato,  il "boudoir" fu terminato nel 1786 e permetteva a Maria Antonietta di isolarsi. Come il salone dei Giochi, questo luogo riunisce, su un progetto di Pierre Rousseau, rivestimenti di gusto arabizzante e ornamenti scolpiti da Laplace, dipinti realizzati Bourgeois e Touzé, otto muse in gesso scolpite al di sopra delle porte da Roland e un soffitto dipinto da Berthélemy raffigurante 'Aurora e qualche angioletto. 

La cappa del camino è opera di Jacques-Frangoìs Dropsy ed è ornata da bronzi dorati fusi e cesellati da Claude-Jean Pitoin, autore anche delle spagnolette delle finestre. Il palchetto in mogano con le cifre della regina fu completato da Bernard Molitor nel 1787.

Dei mobili originali non rimane che il secretaire a cilindro e il tavolo massiccio, opera dell'ebanista Jean-Henri Riesener. Ornati di madreperla, di bronzo dorato e argentato, d'ottone, di placcatura di satinato, di olivo e d'ebano, i materiali preziosi qui utilizzati corrispondono alla raffinatezza tutta femminile del "boudoir". 

Le due poltrone sono copie su modello creato da Georges Jacob conservato al museo Gulbenkian a Lisbona. Lo sgabello a piede è invece originale.  

SALA DEL TRONO, GIÀ CAMERA DEL RE - Come la camera della sovrana, la sala del Trono testimonia della lunga storia di Fontainebleau. Da Enrico IV a Luigi XVI, tutti i sovrani hanno dormito in questa stanza durante i loro soggiorni. 

SalaTrono6.jpg (352892 byte)SalaTrono5.jpg (227957 byte)È al regno di Luigi XIII che risalgono la maggior parte del soffitto, una parte dei rivestimenti inferiori e le porte a frontone, i bassorilievi a motivi guerrieri e i medaglioni situati sul muro del camino. Verberckt e Magnonais completano la decorazione delle "boiseries" tra il 1752 e il 1754 e realizzano in particolare, l'eccezionale insieme dei rivestimenti del muro situato di fronte al trono.

Nel 1808, Napoleone l trasforma la camera del Trono in sala del Trono, sottolineando così la continuità del potere. Là dove si trovava il letto, viene collocato il baldacchino, le due insegne con la N, la folgore e l'aquila, e la pedana realizzata da Jacob-Desmalter per Saint-Cloud nel 1804 su disegni di Percier e Fontaine. La poltrona invece, proviene dalla sala del Trono delle Tuileries.

SalaTrono.jpg (298173 byte)SalaTrono3.jpg (263231 byte)Sul camino, al posto del ritratto di Luigi XIll dipinto da Philippe de Champaigne, bruciato nel 1793, l'Imperatore fece collocare la sua immagine realizzata da Robert Lefèvre. Nel 1834, l'opera fu rimossa e sostituita da quella che rappresenta Luigi XIll, un dipinto su tela della scuola di Champaigne.  

SALA DEL CONSIGLIO - Dopo aver attraversato una piccola stanza rivestita di pannelli in legno dipinti a motivi di uccelli, destinata al primo cameriere del Re, e dove, secondo la tradizione, venivano bruciate le carte dopo le sedute del consiglio, si apre la sala del Consiglio.

Tra il 1751 e il 1754, la stanza fu oggetto di un cantiere ambizioso. I rivestimenti e il soffitto furono rifatti a nuovo su disegni di Gabriel ed eseguiti da Verberckt e Magnonais. Frangois Boucher è l'autore delle cinque tele del soffitto, che rappresentano Il Sole che scaccia la Luna e Le Quattro Stagioni. Carle Vanloo e Jean-Baptiste Marie Pierre dipinsero le figure allegoriche che ornano i pannelli al centro, in chiaroscuro blu per il primo, rosa per il secondo. Aiexis Peyrotte fu incaricato di realizzare tutti gli ornamenti, i festoni di fiori, i trofei delle scienze e delle arti, paesaggi e allegorie. 

Nel 1773, la sala fu ingrandita con una mezza rotonda sul giardino. Il soffitto di questo ampliamento fu allora arricchito di una gloria di infanti dipinta da Lagrenée le Jeune, e gli ornamenti dei nuovi pannelli in legno furono affidati a Frangois-Gabriel Vernet, fratello di Joseph Vernet. 

Sotto Napoleone l, la stanza mantenne la funzione di sala del Consiglio. Disposte intorno alla tavola, le poltrone e le sedie pieghevoli di Marcion (1806) e Jacob-Desmalter (1808) permettevano ai ministri e ai consiglieri di prendere posto intorno all'Imperatore.  

L'appartamento interno dell'Imperatore

Fin dal 1804, Napoleone l manifestò il desiderio di avere un appartamento per i suoi soggiorni a Fontainebleau, distinto dai saloni di rappresentanza dei Grandi Appartamenti. A questo scopo prese possesso dell'appartamento interno allestito nel 1786 per Luigi XVI e ne modificò l'arredamento affinché corrispondesse al gusto del tempo.

LA CAMERA DELL'IMPERATORE - In quello che fu il "gabinetto da cipria" del re, la cui decorazione fu arricchita di emblemi napoleonici, Napoleone I decise nel 1808 di allestire una camera. 

La camera di Napoleone ha mantenuto l'essenziale del suo decoro Luigi XVI (carpenteria, camini, decori alla fine della porta). Serviva in effetti nel XVIII secolo, da "gabinetto della polvere" (gabinetto della toilette). 

I decori furono arricchiti dall'imperatore di vittorie, api, stemma imperiale, dipinti in grisaglie d'oro, realizzati da Simon-Frédéric Moench nel 1811. Arredati nel 1808-1809 in stile Impero, con due poltrone di Jean-Baptiste Rode, che fu anche l'autore del letto. La camera possiede inoltre un tappetto ornato di medaglie militari tessuto ad Aubusson nel 1809.

Il ricco letto di apparato, sormontato da un'imperiale, presenta delle allegorie scolpite a coppia: la Nobiltà e la Gloria, la Giustizia e l'Abbondanza. Ai suoi piedi, un tappeto opera di Sallandrouze presenta un motivo centrale a forma di croce della Legion d'onore. 

PICCOLA CAMERA DA LETTO - La supremazia sui suoi rivali, la sua egemonia in Europa, l'Imperatore le conservò con un lavoro ostinato. Nel suo studiolo-biblioteca, divenuto nel 1811 la piccola camera da letto, dotata di un letto di riposo in ferro, che comunicava mediante una scala a chiocciola con la biblioteca e il vicino studiolo topografico del piano terreno, Napoleone l studiava i piani delle sue battaglie, chino su un tavolo meccanico messo a punto per lui.  

Il decoro dei mobili e i decori formano un insieme in seta verde, in broccato rosso, di drappeggi "alla romana" in broccato di color rosso papavero e oro, ritessuti dal 1984 al 1995. Al centro è installata una grande scrivania meccanica di Jacob Desmalter costruita per Napoleone I. La pittura del soffitto, realizzata nel 1818 da Jean-Baptiste Regnault, fu ordinata da Luigi XVIII e rappresenta un'allegoria dei Borboni di ritorno in Francia: La Clemenza reale ferma il corso della Giustizia.

Un drappeggio alla romana corre sotto il cornicione. Al soffitto, La Clemenza reale ferma la Giustizia nel suo corso, (1818) è un quadro allegorico commissionato a Regnauit dai Borboni e disposto deliberatamente per mostrare che la regalità ristabilita non perseguita gli antichi servitori del padrone destituito.  

SALONE PRIVATO, DETTO "DELL'ABDICAZIONE" - Questa stanza è tappezzata di broccato cremisi a motivi di lira e di rosacee. 

Il mobilio Impero di questo salone (introdotto nel 1808) testimonia l'abdicazione di Napoleone I, sopraggiunta il 6 aprile 1814 e che sarebbe avvenuta in questo luogo, sul tavolino a balaustra di bronzo.  

Si compone soprattutto di un piedistallo e di un insieme di sedie, poltrone e di poggiapiedi in legno dorato, broccato rosso e oro a motivi di cetre e rosette, realizzati da Marcion, Jacob-Desmalter, e Thomire.

PASSAGGIO DEI BAGNI E SALA DEI BAGNI - Il passaggio dei bagni (il cui decoro murario venne ristrutturato nel 1966) serviva anche da piccola sala da pranzo, come testimonia una piccola tavola a falda detta "all'inglese", realizzata da Jacob-Desmalter e consegnata nel 1810. Il resto del mobilio si compone di due poltrone realizzate da Marcion nel 1809 (ristrutturate nel 1991) coperto di gourgouran arancione tessuto a Lione, sedie di Marcion, un comò di Jacob Frères e torce di Thomire, realizzate nel 1809. 

Inoltre, è ornato da sei incisioni con delle vedute di Milano, di L. Radus e François Bellemo, realizzate nel 1807 e 1808. Milano fu scelta da Napoleone per il suo regno d'Italia, come capitale. Il passaggio permette di accedere alla sala dei Bagni. 

La sala da bagno di Napoleone I fu installata nel 1806. Il suo decoro murale in stile Impero fu restaurato tra il 1985 e il 1988. Molto curato nella persona, amante di bagni caldissimi e delle energiche frizioni del suo cameriere personale Constant, Napoleone si rilassava, nella vasca in rame stagnato, il cui interno è ricoperto da un velo da vasca ornato di mussola per evitare il contatto della pelle con il metallo, o nel secchio di latta verniciata per il pediluvio, con la sua brocca.

Il passaggio serviva anche da sala da pranzo. Il tavolo pieghevole all'inglese, opera di Jacob-Desmalter nel 1810, veniva utilizzato per la colazione di Napoleone, che apprezzava il vino di Chambertin con un po' d'acqua, e una tazza di caffè, malgrado il blocco continentale. Il sovrano era solito pranzare velocemente.

ANTICAMERA - Durante il Primo Impero questa stanza era dotata di quattro arazzi dei Gobelins che rappresentavano soggetti indiani e di animali, di una scrivania, di sei sgabelli e sei panche in legno, ricoperte di tessuto ricamato a punto croce "a fondo blu disseminato di stelle e di api, con al centro una corona che racchiudeva una N". 

Lo stato attuale, che risale al Secondo Impero, evoca indirettamente Napoleone. Alcuni quadri neoclassici, Ettore convince Paride a prendere le armi (1783) di Vien e Le Dame romane offrono i loro gioielli al Senato (1785) di Brenet ricordano la cultura greco-latina di cui il giovane borsista del re si nutrì nei collegi d'Autun e di Brienne. 

Un grande pendolo in legno con dieci quadranti, il cui movimento è certamente italiano, in una cassa di mogano di fabbricazione francese, acquisito nel 1806, si trovava nel 1810 nella sala da pranzo dell'Imperatore e dell'Imperatrice all'interno dei Grandi Appartamenti. 

PADIGLIONE DELLE ARMI E GALLERIA DEI CERVI - Questo padiglione doveva all'origine contenere l'armeria del re. Presenta nella sua architettura un insieme di pietre da taglio e di detriti. Ambroise Perret ci pose la carpenteria scolpita nel 1559. Il secondo piano fu invece rifatto nel XVIII secolo.

Il padiglione delle armi si trovava all'estremità della galleria dei Cervi, distrutto nel 1833. Fu decorato (come la galleria dei Cervi) da Louis Poisson dal 1601 al 1608, da pitture sul muro e da pannelli di legno nella parte bassa dei muri. Le pitture costituivano una serie di sette grandi scene di caccia (caccia al lupo, al cinghiale, al cervo, alla volpe, al falco, etc), alternate con dei decori d'architettura finti composti da nicchie nelle quali prendevano posto dei vasi, decorati da gigli, sormontati da teste di cervi, circondanti da colonne corinzie. 

I decori di questa galleria li conosciamo grazie ad un disegno di Charles Percier che rappresentava una vista esterna della galleria, e soprattutto dei rilievi di Antoine-Laurent Castellan, eseguiti nel 1833, poco prima della distruzione della costruzione.

SALONE DEGLI AIUTANTI DI CAMPO - Destinata agli aiutanti di campo dell'Imperatore che dovevano essere pronti a trasmettere gli ordini ad ogni ora del giorno e della notte, questa stanza è dotata di bracci dì luci a motivi di caduceo e di petaso, emblemi di Mercurio, e di mobili ricoperti di tessuto ricamato a punto croce. 

Sul camino è collocato un orologio a pendolo equivalente a quello descritto dall'inventario del Palazzo del 1810: "un orologio a pendolo in marmo nero a forma dì pietra miliare, figura che rappresenta il genio dello Studio, la base ornata da due leoni e una palmetta sul davanti", che l'Imperatore destituito portò con sé a Sant'Elena il 20 aprile 1814.  

LA CAPPELLA DELLA TRINITA' - Antica chiesa conventuale dei religiosi Trinitari installati qui da San Luigi nel 1258, venne riattaccata al castello durante il regno di Francesco I. Ricostruita a partire da questo regno e sotto quello di Enrico II, ricevette la volta attuale sotto Enrico IV e fu terminata da Luigi XIII, poi arricchita da Luigi XIV, Luigi XV e Luigi XVI.

Si devono al pittore Martin Fréminet le scene del mistero della Redenzione dell'uomo (i Trinitari erano un ordine redentoriano): L'Apparizione di Dio a Noé al di sotto della tribuna, L'Annunciazione dietro all'altare maggiore, Il Cristo all'ultimo Processo circondato dalle sette prime intelligenze al centro, così come i personaggi dell'antica Legge (re di Giuda, profeti, virtuosi), dipinti sotto la volta tra il 1608 e il 1619.

L'altar maggiore, realizzato dallo scultore italiano Francesco Bordoni nel 1633, il quale fu anche l'autore del pavimento in marmo multicolore, è circondato da statue di sovrani (san Luigi a destra dell'altare con i tratti di Luigi XIII, e Carlo Magno a sinistra, con i tratti di Enrico IV). L'altare e il tabernacolo originali si trovano nella chiesa parrocchiale di Fontainebleau, dove furono trasferiti durante la Rivoluzione.

Il quadro dell'altare è stato dipinto da Jean Dubois il Vecchio nel 1642 e rappresenta la Santa Trinità nel momento della deposizione dalla croce. La tribuna, sostenuta da colonne di marmo, è opera di Scibec di Carpi, così come la chiusura del coro è datata 1554. Philibert Delorme aveva presieduto alla creazione di due oratori: uno per Enrico II realizzato nel 1557, l'altro per Diana di Poitiers. I due furono distrutti nel 1605. Leboiserie e i cancelli delle cappelle sono l'opera di monsignor Jean Maujan, che le subappaltò a Robert Andry nel 1629. Barthelemy di Trembleay aveva incominciato le pitture decorative, terminate da suo genero Germain Gissey, socio di Jean Bertrand e Robert Cammel. Le ultime pitture eseguite nella cappella sono i dipinti ovali realizzati sotto Luigi XVI.

L'organo di François Henry Cliclquot, ancora esistente, fu realizzato nel 1774.

Il principale avvenimento che ebbe luogo in questa cappella fu il matrimonio di Luigi XV e Maria Leszczyńska nel 1725 (il Superiore dei Trinitari, Louis Blouin, presentò l'acqua benedetta al re e alla regina).

La cappella fu anche il teatro del matrimonio di Maria Luisa d'Orléans con Carlo II di Spagna (rappresentato dal principe di Conti) e del battesimo del principe Luigi-Napoleone Bonaparte (futuro Napoleone III) nel 1810 con altri 24 bambini e del matrimonio di Ferdinando Filippo d'Orléans con Elena di Meclemburgo-Schwerin il 20 maggio 1837.

Ottobre 2014

Pag. 2      Pag. 4