SALONE
DEGLI
ARAZZI
-
L'anticamera
della
Regina,
di
cui
rimane
soltanto
il
camino
installato
nel
1731,
divenne
il
primo
salone
dell'Imperatrice.
Ridecorato
sotto
Luigi
Filippo
con
un
soffitto
a
cassettoni,
riceve
sotto
Napoleone
III
gli
arazzi
che
compongono
la
Storia
di
Psiche,
tessuti
a
Parigi
intorno
al
1650
e
provenienti
dalle
collezioni
di
Luigi
XIV.
Come
nel
salone
precedente,
il
riferimento
al
"Grand
Siecle"
è
onnipresente
nelle
scelte
delle
basi
dell'armadio
(1839)
e
del
tavolino
rotondo
(1840)
di
Jacob-Desmalter
nel
gusto
dei
mobili
Boulle
ad
incrostazioni
di
tartaruga
e
ottone.
Per
le
sedie,
le
forme
del
XVII
secolo
sono
associate
agli
arazzi
della
manifattura
dì
Beauvais
a
fondo
rosa
con
mazzi
di
fiori.
ANTICAMERA
DELL'IMPERATRICE
-
Servita
dalla
scala
della
regina,
la
sala
delle
Guardie,
creata
nel
1768
permette
di
accedere
al
corridoio
dal
lato
del
cortile
Ovale
e
alla
galleria
di
Diana.
Sotto
il
soffitto
a
cassettoni,
i
rivestimenti
in
legno
adottati
sotto
Luigi
Filippo
servono
da
supporto
agli
arazzi
della
manifattura
dei
Gobelins
che
rappresentano
le
Stagioni
(1673)
di
Charles
Le
Brun.
Sullo
sfondo,
paesaggi
con
dimore
legali,
fra
cui
il
castello
di
Fontainebleau.
GALLERIA
DI
DIANA
-
Preceduta
da
un
vestibolo
e
da
alcuni
gradini,
la
galleria
di
80
metri,
creata
sotto
Enrico
IV,
serviva
alla
regina
come
deambulatorio.
I
dipinti
di
Dubois
et
Jean
d'Hoey,
realizzati
intorno
al
1605,
sviluppavano
il
mito
della
dea
della
caccia.
Danneggiata
all'inizio
del
XIX
secolo,
la
decorazione
andò
distrutta
-
alcuni
dipinti
furono
deposti
e
trasferiti
nella
galleria
dei
Piatti
-
e
fu
varato
un
nuovo
progetto
ad
opera
dell'architetto
Hurtault,
ispirato
alla
Grande
Galleria
del
Louvre.
La
struttura
fu
terminata
nel
1815
ma
la
decorazione
già
realizzata
si
limitava
alla
parte
ornamentale.
Nelle
cornici
dipinte
da
Moench
e
Redouté,
Luigi
XVIII
aveva
finito
per
fare
dipingere
da
Blondel
e
Abel
de
Pujol
delle
scene
del
mito
di
Diana.
Questa
decorazione
neoclassica
sarà
completata
sulle
pareti
da
dipinti
tratti
dalla
storia
della
monarchia
francese,
commissionati
ad
una
folta
schiera
di
pittori
che
esprimono
il
gusto
"troubadour"
degli
anni
1820-1830.
Escluse
alcune
scene
e
il
grande
ritratto
equestre
di
Enrico
IV
di
Mauzaisse,
i
dipinti
furono
deposti
al
momento
della
trasformazione
della
galleria
in
biblioteca,
nel
1853.
Il
globo
terrestre
proveniente
dallo
studio
di
Napoleone
alle
Tuileries
vi
fu
collocato
nel
1861.

SALONE
BIANCO
O
PICCOLO
SALONE
DELLA
REGINA
-
Creato
nel
1835
al
posto
dello
studio
di
lavoro
della
Regina
che
era
stato
decorato
per
Maria
de'
Medici
con
un
ciclo
di
dipinti
d'Ambroise
Dubois
che
descriveva
la
storia
di
Tancredi
e
Clorinda,
questo
salone
ha
conservato
l'aspetto
voluto
da
Luigi
Filippo.
In
una
decorazione
fatta
di
rivestimenti
di
legno,
prendono
posto
mobili
d'epoca
Impero
che
comprendono,
in
particolare,
un
canapè
proveniente
dal
salone
di
Marte
a
Saint-Cloud,
delle
poltrone
stampigliate
"Jacob
Frères"
e
delle
sedie
provenienti
dal
salone
dei
Principi,
un
parafuoco
consegnato
da
Marcion
nel
1813
per
Monte
Cavallo,
una
consolle
di
Jacob-Desmalter
e
una
giardiniera,
portata
da
tre
donne
alate,
consegnata
da
Thomine
nel
1812.
Utilizzata
dalla
regina
Maria
Amelia,
moglie
di
Luigi
Filippo,
come
piccola
sala
di
riposo,
poi
trasformata
dalla
dame
di
compagna
dell'imperatrice
Eugenia
in
sala
di
conversazione,
questa
stanza
è
emblematica
nella
mescolanza
di
stili
che
si
impone
a
partire
dal
1830.
SALONE
DEI
GIOCHI
DELLA
REGINA
O
GRANDE
SALONE
DELL'IMPERATRICE
-
Questo
salone,
che
si
impone
come
uno
dei
migliori
esempi
dì
decorazione
arabizzante
della
fine
del
XVIII
secolo
conservati
in
Francia,
è
una
delle
poche
stanze
la
cui
decorazione
fu
completamente
cambiata
nel
1786
per
Maria
Antonietta.
Sul
progetto
dell'architetto
Pierre
Rousseau,
Michel-Hubert
Bourgeois
e
Louis
Frangois
Touzé
dipinsero
i
grandi
pannelli
e
i
pannelli
delle
pareti
con
composizioni
in
grisaglia
e
in
chiaroscuro
inserendo
nelle
volute
vegetali,
donne
drappeggiate,
danzatrici,
sirene
avvolte
da
foglie,
torce,
vasi
e
piccoli
soggetti
antichi
trattati
alla
maniera
dei
cammei.
Sulle
porte,
lo
stesso
repertorio
ornamentale
si
declina
in
oro
su
mogano.
Nella
parte
superiore,
Philippe-Laurent
Roland,
cognato
di
Rousseau,
ha
modellato
in
gesso
delle
sfingi,
delle
volute
e
dei
caducei,
e
Joseph-Piat
Sauvage
dipinse
scene
di
sacrificio
a
Mercurio.
Sulla
volta,
Jean-Simon
Berthélemy
ha
rappresentato
le
muse
incoronate
da
Minerva.
Il
salone
è
oggi
arredato
come
lo
era
durante
il
Primo
Impero,
secondo
l'etichetta
ripristinata
da
Napoleone
l.
Comprende
due
poltrone
stampigliate
"Jacob
Frères"
per
l'Imperatore
e
per
l'imperatrìce,
delle
sedie
dello
stesso
ebanista
per
le
principesse,
e
degli
sgabelli
e
dei
sedili
pieghevoli
a
X
di
Jacob
Frères
e
Jacob-Desmalter
per
le
signore.
Ricoperto
di
velluto
verde
con
passamaneria
dorata,
il
mobilio
comprende
tende
in
taffetà
che
alternano
il
verde
e
il
bianco.
Consolles
di
Jacob-Desmalter,
paravento
di
Boulard
e
Rode,
tavolino
rotondo
in
porcellana
di
Sèvres
dipinto
da
Georget
su
disegni
dell'architetto
Brongniart,
candelabri,
torce
e
vasi
di
Sèvres
completano
l'insieme
e
rendono
l'atmosfera
della
stanza
com'era
quando
era
utilizzata
dall'Imperatrice
come
suo
grande
salone.
CAMERA
DELLA
REGINA
E
DELL'IMPERATRICE
-
Da
Maria
de'
Medici
all'Imperatrice
Eugenia,
tutte
le
sovrane
di
Francia,
regine
o
imperatrici,
utilizzarono
questa
camera
dì
rappresentanza.
La
stanza
rappresenta
una
vera
e
propria
storia
della
decorazione
di
interni.
Il
soffitto
con
le
sirene
avvolte
da
fogliame
e
gli
amori
che
tengono
ghirlande
di
fiori
portano
al
centro
il
monogramma
di
Anna
d'Austria,
madre
di
Luigi
XIV.
Fu
scolpito
nel
1644
dal
falegname
parigino
Guillaume
Noyers.
Per
Maria
Leszczynska,
moglie
di
Luigi
XV,
la
camera
fu
rinnovata
secondo
il
gusto
del
tempo.
Nel
1746-1747,
il
soffitto
dell'alcova,
i
vani
delle
porte
e
la
parte
bassa
dei
rivestimenti
in
legno
vennero
realizzati
sotto
la
guida
d'Antoine
Magnonais
secondo
un'estetica
rocailie.
Il
camino
in
breccia
viola,
opera
di
Trouard
e
il
suo
trumeau
appartengono
alla
stessa
campagna
di
lavori.
Le
porte
a
motivo
di
arabeschi
e
i
sovrapporta
di
Sauvage
risalgono
al
tempo
di
Maria
Antonietta
(1787).
Consegnato
dopo
l'ultimo
soggiorno
della
Corte
a
Fontainebleau
da
Sené
e
Laurent
sotto
la
direzione
di
Hauré,
il
letto
fu
utilizzato
da
Joséphine
e
da
Maria
Louisa.
Nel
1805,
la
camera
ricevette
la
sua
decorazione
tessile
creata
a
Lione
alla
fine
dell'Ancien
Regime.
Fu
ritessuta
e
ricamata
secondo
il
modello
originale
dal
1968
al
1986
dalle
ditte
Prede,
Tassinari
e
Chatel
a
Lyon,
e
Brocard
a
Parigi.
Lo
stato
attuale
degli
arredi
è
quello
del
Primo
Impero
con
la
balaustra
di
Jacob-Desmalter
inizialmente
destinata
nel
1804
alla
sala
del
trono
delle
Tuileries,
le
poltrone
con
le
sfingi
buite
di
Jacob
Frères,
il
paravento,
le
consolles
e
il
parafuoco
di
Jacob-Desmalter
e
i
due
comò
di
Beneman,
provenienti
dal
vicino
salone
dei
Giochi,
collocati
in
questa
stanza
nel
1806.
"BOUDOIR"
DELLA
REGINA,
NELL'INTIMITÀ'
DI
MARIA
ANTONIETTA
-
Vero
e
proprio
scrigno
a
fondo
argentato,
il
"boudoir"
fu
terminato
nel
1786
e
permetteva
a
Maria
Antonietta
di
isolarsi.
Come
il
salone
dei
Giochi,
questo
luogo
riunisce,
su
un
progetto
di
Pierre
Rousseau,
rivestimenti
di
gusto
arabizzante
e
ornamenti
scolpiti
da
Laplace,
dipinti
realizzati
Bourgeois
e
Touzé,
otto
muse
in
gesso
scolpite
al
di
sopra
delle
porte
da
Roland
e
un
soffitto
dipinto
da
Berthélemy
raffigurante
'Aurora
e
qualche
angioletto.
La
cappa
del
camino
è
opera
di
Jacques-Frangoìs
Dropsy
ed
è
ornata
da
bronzi
dorati
fusi
e
cesellati
da
Claude-Jean
Pitoin,
autore
anche
delle
spagnolette
delle
finestre.
Il
palchetto
in
mogano
con
le
cifre
della
regina
fu
completato
da
Bernard
Molitor
nel
1787.
Dei
mobili
originali
non
rimane
che
il
secretaire
a
cilindro
e
il
tavolo
massiccio, opera
dell'ebanista
Jean-Henri Riesener.
Ornati
di
madreperla,
di
bronzo
dorato
e
argentato,
d'ottone,
di
placcatura
di
satinato,
di
olivo
e
d'ebano,
i
materiali
preziosi
qui
utilizzati
corrispondono
alla
raffinatezza
tutta
femminile
del
"boudoir".
Le
due
poltrone
sono
copie
su
modello
creato
da
Georges
Jacob
conservato
al
museo
Gulbenkian
a
Lisbona.
Lo
sgabello
a
piede
è
invece
originale.
SALA
DEL
TRONO,
GIÀ
CAMERA
DEL
RE
-
Come
la
camera
della
sovrana,
la
sala
del
Trono
testimonia
della
lunga
storia
di
Fontainebleau.
Da
Enrico
IV
a
Luigi
XVI,
tutti
i
sovrani
hanno
dormito
in
questa
stanza
durante
i
loro
soggiorni.
 È
al
regno
di
Luigi
XIII
che
risalgono
la
maggior
parte
del
soffitto,
una
parte
dei
rivestimenti
inferiori
e
le
porte
a
frontone,
i
bassorilievi
a
motivi
guerrieri
e
i
medaglioni
situati
sul
muro
del
camino.
Verberckt
e
Magnonais
completano
la
decorazione
delle
"boiseries"
tra
il
1752
e
il
1754
e
realizzano
in
particolare,
l'eccezionale
insieme
dei
rivestimenti
del
muro
situato
di
fronte
al
trono.
Nel
1808,
Napoleone
l
trasforma
la
camera
del
Trono
in
sala
del
Trono,
sottolineando
così
la
continuità
del
potere.
Là
dove
si
trovava
il
letto,
viene
collocato
il
baldacchino,
le
due
insegne
con
la
N,
la
folgore
e
l'aquila,
e
la
pedana
realizzata
da
Jacob-Desmalter
per
Saint-Cloud
nel
1804
su
disegni
di
Percier
e
Fontaine.
La
poltrona
invece,
proviene
dalla
sala
del
Trono
delle
Tuileries.
 Sul
camino,
al
posto
del
ritratto
di
Luigi
XIll
dipinto
da
Philippe
de
Champaigne,
bruciato
nel
1793,
l'Imperatore
fece
collocare
la
sua
immagine
realizzata
da
Robert
Lefèvre.
Nel
1834,
l'opera
fu
rimossa
e
sostituita
da
quella
che
rappresenta
Luigi
XIll,
un
dipinto
su
tela
della
scuola
di
Champaigne.
SALA
DEL
CONSIGLIO
-
Dopo
aver
attraversato
una
piccola
stanza
rivestita
di
pannelli
in
legno
dipinti
a
motivi
di
uccelli,
destinata
al
primo
cameriere
del
Re,
e
dove,
secondo
la
tradizione,
venivano
bruciate
le
carte
dopo
le
sedute
del
consiglio,
si
apre
la
sala
del
Consiglio.
Tra
il
1751
e
il
1754,
la
stanza
fu
oggetto
di
un
cantiere
ambizioso.
I
rivestimenti
e
il
soffitto
furono
rifatti
a
nuovo
su
disegni
di
Gabriel
ed
eseguiti
da
Verberckt
e
Magnonais.
Frangois
Boucher
è
l'autore
delle
cinque
tele
del
soffitto,
che
rappresentano
Il
Sole
che
scaccia
la
Luna
e
Le
Quattro
Stagioni.
Carle
Vanloo
e
Jean-Baptiste
Marie
Pierre
dipinsero
le
figure
allegoriche
che
ornano
i
pannelli
al
centro,
in
chiaroscuro
blu
per
il
primo,
rosa
per
il
secondo.
Aiexis
Peyrotte
fu
incaricato
di
realizzare
tutti
gli
ornamenti,
i
festoni
di
fiori,
i
trofei
delle
scienze
e
delle
arti,
paesaggi
e
allegorie.
Nel
1773,
la
sala
fu
ingrandita
con
una
mezza
rotonda
sul
giardino.
Il
soffitto
di
questo
ampliamento
fu
allora
arricchito
di
una
gloria
di
infanti
dipinta
da
Lagrenée
le
Jeune,
e
gli
ornamenti
dei
nuovi
pannelli
in
legno
furono
affidati
a
Frangois-Gabriel
Vernet,
fratello
di
Joseph
Vernet.
Sotto
Napoleone
l,
la
stanza
mantenne
la
funzione
di
sala
del
Consiglio.
Disposte
intorno
alla
tavola,
le
poltrone
e
le
sedie
pieghevoli
di
Marcion
(1806)
e
Jacob-Desmalter
(1808)
permettevano
ai
ministri
e
ai
consiglieri
di
prendere
posto
intorno
all'Imperatore.
L'appartamento
interno
dell'Imperatore
Fin
dal
1804,
Napoleone
l
manifestò
il
desiderio
di
avere
un
appartamento
per
i
suoi
soggiorni
a
Fontainebleau,
distinto
dai
saloni
di
rappresentanza
dei
Grandi
Appartamenti.
A
questo
scopo
prese
possesso
dell'appartamento
interno
allestito
nel
1786
per
Luigi
XVI
e
ne
modificò
l'arredamento
affinché
corrispondesse
al
gusto
del
tempo.
LA
CAMERA
DELL'IMPERATORE
-
In
quello
che
fu
il
"gabinetto
da
cipria"
del
re,
la
cui
decorazione
fu
arricchita
di
emblemi
napoleonici,
Napoleone
I
decise
nel
1808
di
allestire
una
camera.
La
camera
di
Napoleone
ha
mantenuto
l'essenziale
del
suo
decoro
Luigi
XVI
(carpenteria,
camini,
decori
alla
fine
della
porta).
Serviva
in
effetti
nel
XVIII
secolo,
da
"gabinetto
della
polvere"
(gabinetto
della
toilette).
I
decori
furono
arricchiti
dall'imperatore
di
vittorie,
api,
stemma
imperiale,
dipinti
in
grisaglie
d'oro,
realizzati
da
Simon-Frédéric
Moench
nel
1811.
Arredati
nel
1808-1809
in
stile
Impero,
con
due
poltrone
di
Jean-Baptiste
Rode,
che
fu
anche
l'autore
del
letto.
La
camera
possiede
inoltre
un
tappetto
ornato
di
medaglie
militari
tessuto
ad
Aubusson
nel
1809.
Il
ricco
letto
di
apparato,
sormontato
da
un'imperiale,
presenta
delle
allegorie
scolpite
a
coppia:
la
Nobiltà
e
la
Gloria,
la
Giustizia
e
l'Abbondanza.
Ai
suoi
piedi,
un
tappeto
opera
di
Sallandrouze
presenta
un
motivo
centrale
a
forma
di
croce
della
Legion
d'onore.
PICCOLA
CAMERA
DA
LETTO
-
La
supremazia
sui
suoi
rivali,
la
sua
egemonia
in
Europa,
l'Imperatore
le
conservò
con
un
lavoro
ostinato.
Nel
suo
studiolo-biblioteca,
divenuto
nel
1811
la
piccola
camera
da
letto,
dotata
di
un
letto
di
riposo
in
ferro,
che
comunicava
mediante
una
scala
a
chiocciola
con
la
biblioteca
e
il
vicino
studiolo
topografico
del
piano
terreno,
Napoleone
l
studiava
i
piani
delle
sue
battaglie,
chino
su
un
tavolo
meccanico
messo
a
punto
per
lui.
Il
decoro
dei
mobili
e
i
decori
formano
un
insieme
in
seta
verde,
in
broccato
rosso,
di
drappeggi
"alla
romana"
in
broccato
di
color
rosso
papavero
e
oro,
ritessuti
dal
1984
al
1995.
Al
centro
è
installata
una
grande
scrivania
meccanica
di
Jacob
Desmalter
costruita
per
Napoleone
I.
La
pittura
del
soffitto,
realizzata
nel
1818
da
Jean-Baptiste
Regnault,
fu
ordinata
da
Luigi
XVIII
e
rappresenta
un'allegoria
dei
Borboni
di
ritorno
in
Francia:
La
Clemenza
reale
ferma
il
corso
della
Giustizia.
Un
drappeggio
alla
romana
corre
sotto
il
cornicione.
Al
soffitto,
La
Clemenza
reale
ferma
la
Giustizia
nel
suo
corso,
(1818)
è
un
quadro
allegorico
commissionato
a
Regnauit
dai
Borboni
e
disposto
deliberatamente
per
mostrare
che
la
regalità
ristabilita
non
perseguita
gli
antichi
servitori
del
padrone
destituito.
SALONE
PRIVATO,
DETTO
"DELL'ABDICAZIONE"
-
Questa
stanza
è
tappezzata
di
broccato
cremisi
a
motivi
di
lira
e
di
rosacee.
Il
mobilio
Impero
di
questo
salone
(introdotto
nel
1808)
testimonia
l'abdicazione
di
Napoleone
I,
sopraggiunta
il
6
aprile
1814
e
che
sarebbe
avvenuta
in
questo
luogo,
sul
tavolino
a
balaustra
di
bronzo.
Si
compone
soprattutto
di
un
piedistallo
e
di
un
insieme
di
sedie,
poltrone
e
di
poggiapiedi
in
legno
dorato,
broccato
rosso
e
oro
a
motivi
di
cetre
e
rosette,
realizzati
da
Marcion,
Jacob-Desmalter,
e
Thomire.
PASSAGGIO
DEI
BAGNI
E
SALA
DEI
BAGNI
-
Il
passaggio
dei
bagni
(il
cui
decoro
murario
venne
ristrutturato
nel
1966)
serviva
anche
da
piccola
sala
da
pranzo,
come
testimonia
una
piccola
tavola
a
falda
detta
"all'inglese",
realizzata
da
Jacob-Desmalter
e
consegnata
nel
1810.
Il
resto
del
mobilio
si
compone
di
due
poltrone
realizzate
da
Marcion
nel
1809
(ristrutturate
nel
1991)
coperto
di
gourgouran
arancione
tessuto
a
Lione,
sedie
di
Marcion,
un
comò
di
Jacob
Frères
e
torce
di
Thomire,
realizzate
nel
1809.
Inoltre,
è
ornato
da
sei
incisioni
con
delle
vedute
di
Milano,
di
L.
Radus
e
François
Bellemo,
realizzate
nel
1807
e
1808.
Milano
fu
scelta
da
Napoleone
per
il
suo
regno
d'Italia,
come
capitale.
Il
passaggio
permette
di
accedere
alla
sala
dei
Bagni.
La
sala
da
bagno
di
Napoleone
I
fu
installata
nel
1806.
Il
suo
decoro
murale
in
stile
Impero
fu
restaurato
tra
il
1985
e
il
1988.
Molto
curato
nella
persona,
amante
di
bagni
caldissimi
e
delle
energiche
frizioni
del
suo
cameriere
personale
Constant,
Napoleone
si
rilassava,
nella
vasca
in
rame
stagnato,
il
cui
interno
è
ricoperto
da
un
velo
da
vasca
ornato
di
mussola
per
evitare
il
contatto
della
pelle
con
il
metallo,
o
nel
secchio
di
latta
verniciata
per
il
pediluvio,
con
la
sua
brocca.
Il
passaggio
serviva
anche
da
sala
da
pranzo.
Il
tavolo
pieghevole
all'inglese,
opera
di
Jacob-Desmalter
nel
1810,
veniva
utilizzato
per
la
colazione
di
Napoleone,
che
apprezzava
il
vino
di
Chambertin
con
un
po'
d'acqua,
e
una
tazza
di
caffè,
malgrado
il
blocco
continentale.
Il
sovrano
era
solito
pranzare
velocemente.

ANTICAMERA
-
Durante
il
Primo
Impero
questa
stanza
era
dotata
di
quattro
arazzi
dei
Gobelins
che
rappresentavano
soggetti
indiani
e
di
animali,
di
una
scrivania,
di
sei
sgabelli
e
sei
panche
in
legno,
ricoperte
di
tessuto
ricamato
a
punto
croce
"a
fondo
blu
disseminato
di
stelle
e
di
api,
con
al
centro
una
corona
che
racchiudeva
una
N".
Lo
stato
attuale,
che
risale
al
Secondo
Impero,
evoca
indirettamente
Napoleone.
Alcuni
quadri
neoclassici,
Ettore
convince
Paride
a
prendere
le
armi
(1783)
di
Vien
e
Le
Dame
romane
offrono
i
loro
gioielli
al
Senato
(1785)
di
Brenet
ricordano
la
cultura
greco-latina
di
cui
il
giovane
borsista
del
re
si
nutrì
nei
collegi
d'Autun
e
di
Brienne.
Un
grande
pendolo
in
legno
con
dieci
quadranti,
il
cui
movimento
è
certamente
italiano,
in
una
cassa
di
mogano
di
fabbricazione
francese,
acquisito
nel
1806,
si
trovava
nel
1810
nella
sala
da
pranzo
dell'Imperatore
e
dell'Imperatrice
all'interno
dei
Grandi
Appartamenti.

PADIGLIONE
DELLE
ARMI
E
GALLERIA
DEI
CERVI
-
Questo padiglione doveva
all'origine
contenere
l'armeria
del
re.
Presenta
nella
sua
architettura
un
insieme
di
pietre
da
taglio
e
di
detriti.
Ambroise
Perret
ci
pose
la
carpenteria
scolpita
nel
1559.
Il
secondo
piano
fu
invece
rifatto
nel
XVIII
secolo.
Il
padiglione
delle
armi
si
trovava
all'estremità
della
galleria
dei
Cervi,
distrutto
nel
1833.
Fu
decorato
(come
la
galleria
dei
Cervi)
da
Louis
Poisson
dal
1601
al
1608,
da
pitture
sul
muro
e
da
pannelli
di
legno
nella
parte
bassa
dei
muri.
Le
pitture
costituivano
una
serie
di
sette
grandi
scene
di
caccia
(caccia
al
lupo,
al
cinghiale,
al
cervo,
alla
volpe,
al
falco,
etc),
alternate
con
dei
decori
d'architettura
finti
composti
da
nicchie
nelle
quali
prendevano
posto
dei
vasi,
decorati
da
gigli,
sormontati
da
teste
di
cervi,
circondanti
da
colonne
corinzie.
I
decori
di
questa
galleria
li
conosciamo
grazie
ad
un
disegno
di
Charles
Percier
che
rappresentava
una
vista
esterna
della
galleria,
e
soprattutto
dei
rilievi
di
Antoine-Laurent
Castellan,
eseguiti
nel
1833,
poco
prima
della
distruzione
della
costruzione.
SALONE
DEGLI
AIUTANTI
DI
CAMPO
-
Destinata
agli
aiutanti
di
campo
dell'Imperatore
che
dovevano
essere
pronti
a
trasmettere
gli
ordini
ad
ogni
ora
del
giorno
e
della
notte,
questa
stanza
è
dotata
di
bracci
dì
luci
a
motivi
di
caduceo
e
di
petaso,
emblemi
di
Mercurio,
e
di
mobili
ricoperti
di
tessuto
ricamato
a
punto
croce.
Sul
camino
è
collocato
un
orologio
a
pendolo
equivalente
a
quello
descritto
dall'inventario
del
Palazzo
del
1810:
"un
orologio
a
pendolo
in
marmo
nero
a
forma
dì
pietra
miliare,
figura
che
rappresenta
il
genio
dello
Studio,
la
base
ornata
da
due
leoni
e
una
palmetta
sul
davanti",
che
l'Imperatore
destituito
portò
con
sé
a
Sant'Elena
il
20
aprile
1814.

LA
CAPPELLA
DELLA
TRINITA'
-
Antica
chiesa
conventuale
dei
religiosi
Trinitari
installati
qui
da
San
Luigi
nel
1258,
venne
riattaccata
al
castello
durante
il
regno
di
Francesco
I.
Ricostruita
a
partire
da
questo
regno
e
sotto
quello
di
Enrico
II,
ricevette
la
volta
attuale
sotto
Enrico
IV
e
fu
terminata
da
Luigi
XIII,
poi
arricchita
da
Luigi
XIV,
Luigi
XV
e
Luigi
XVI.
Si
devono
al
pittore
Martin
Fréminet
le
scene
del
mistero
della
Redenzione
dell'uomo
(i
Trinitari
erano
un
ordine
redentoriano):
L'Apparizione
di
Dio
a
Noé
al
di
sotto
della
tribuna,
L'Annunciazione
dietro
all'altare
maggiore,
Il
Cristo
all'ultimo
Processo
circondato
dalle
sette
prime
intelligenze
al
centro,
così
come
i
personaggi
dell'antica
Legge
(re
di
Giuda,
profeti,
virtuosi),
dipinti
sotto
la
volta
tra
il
1608
e
il
1619.
L'altar
maggiore,
realizzato
dallo
scultore
italiano
Francesco
Bordoni
nel
1633,
il
quale
fu
anche
l'autore
del
pavimento
in
marmo
multicolore,
è
circondato
da
statue
di
sovrani
(san
Luigi
a
destra
dell'altare
con
i
tratti
di
Luigi
XIII,
e
Carlo
Magno
a
sinistra,
con
i
tratti
di
Enrico
IV).
L'altare
e
il
tabernacolo
originali
si
trovano
nella
chiesa
parrocchiale
di
Fontainebleau,
dove
furono
trasferiti
durante
la
Rivoluzione.
Il
quadro
dell'altare
è
stato
dipinto
da
Jean
Dubois
il
Vecchio
nel
1642
e
rappresenta
la
Santa
Trinità
nel
momento
della
deposizione
dalla
croce.
La
tribuna,
sostenuta
da
colonne
di
marmo,
è
opera
di
Scibec
di
Carpi,
così
come
la
chiusura
del
coro
è
datata
1554.
Philibert
Delorme
aveva
presieduto
alla
creazione
di
due
oratori:
uno
per
Enrico
II
realizzato
nel
1557,
l'altro
per
Diana
di
Poitiers.
I
due
furono
distrutti
nel
1605.
Leboiserie
e
i
cancelli
delle
cappelle
sono
l'opera
di
monsignor
Jean
Maujan,
che
le
subappaltò
a
Robert
Andry
nel
1629.
Barthelemy
di
Trembleay
aveva
incominciato
le
pitture
decorative,
terminate
da
suo
genero
Germain
Gissey,
socio
di
Jean
Bertrand
e
Robert
Cammel.
Le
ultime
pitture
eseguite
nella
cappella
sono
i
dipinti
ovali
realizzati
sotto
Luigi
XVI.
L'organo
di
François
Henry
Cliclquot,
ancora
esistente,
fu
realizzato
nel
1774.
Il
principale
avvenimento
che
ebbe
luogo
in
questa
cappella
fu
il
matrimonio
di
Luigi
XV
e
Maria
Leszczyńska
nel
1725
(il
Superiore
dei
Trinitari,
Louis
Blouin,
presentò
l'acqua
benedetta
al
re
e
alla
regina).
La
cappella
fu
anche
il
teatro
del
matrimonio
di
Maria
Luisa
d'Orléans
con
Carlo
II
di
Spagna
(rappresentato
dal
principe
di
Conti)
e
del
battesimo
del
principe
Luigi-Napoleone
Bonaparte
(futuro
Napoleone
III)
nel
1810
con
altri
24
bambini
e
del
matrimonio
di
Ferdinando
Filippo
d'Orléans
con
Elena
di
Meclemburgo-Schwerin
il
20
maggio
1837.
Ottobre
2014
Pag.
2
Pag.
4
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