Castello e parco di Fontainebleau
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1981

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I Grandi Appartamenti

Residenza di caccia in cui si soggiorna per alcuni mesi, Fontainebleau è pur sempre un luogo in cui vige l'etichetta della vita di Corte. Situati al primo piano e con affaccio sul cortile Ovale e il giardino di Diana, i Grandi Appartamenti accoglievano tutto il cerimoniale con i suoi obblighi. Senza dubbio in misura minore rispetto al Louvre, alle Tuìleries o a Versailles, i sovrani si sottomettevano anche a Fontainebleau agli obblighi della vita pubblica, il cui fasto è ancora nettamente percepibile poiché, contrariamente alle altre dimore reali, la vita dì corte ha disertato le mura del castello di Fontainebleau soltanto nel 1870.

ANTICAMERA E GALLERIA DEI FASTI - L'anticamera dei Fasti, creata sotto Napoleone III, è ornata da due vasi di Achille in porcellana di Sèvres datata 1866-1867 (uno rappresentava dei guerrieri, l'altro delle donne circondate da angeli) e conserva molti quadri, tra cui una Danza delle donne in un palazzo ed un Piedistallo di un palazzo in rovina, realizzati da Jean Lemaire, così come molti quadri eseguiti da Jean-Baptiste Oudry rappresentano i cani di Luigi XV: Gredinet, bambina e Charlotte sul primo, Turlu e Misse sul secondo, Mignonne e Sylvie sul terzo e Lise et trois faisans sull'ultimo. 

Al centro è installato Un tambour et une épée, natura morta dipinta da Jeaurat de Bertry. L'anticamera è anche ornata da un vetro installato nella zona centrale. Realizzato dal vetraio Laurent Charles Maréchal, questo vetro intitolato L'artiste è stato realizzato per l'Exposizione universale del 1867 e ha raggiunto il castello di Fontainebleau nel 1869. Esposto dal 1939, è stato installato nell'anticamera

Arredata da Napoleone III nel 1866 con la costruzione di una scala e di un vestibolo, la galleria dei Fasti (il cui soffitto è decorato con l'aquila imperiale, dipinta da Alexandre Denuelle nel 1866-1867) è ornata con molti quadri che illustrano la storia del castello tra i quali: Enrico IV rileva Sully, di Millin du Perreux (1819); La Regina Cristina e Monaldeschi, di Adrienne Marie Louise Grandpierre-Deverzy (1824); Il battesimo di Luigi XIII a Fontainebleau, di Clément Boulanger (1834); Allegoria della morte del Delfino, di Lagrenée (1767); Incontro di Napoleone I e di Papa Pio VII nella foresta di Fontainebleau, di Dunouy e Demarne (1808); Corte ovale del castello di Fontainebleau, di Justin Ouvrie (1886); La Giustizia e la Clemenza, di Lagrenée; Fiori e Fiori e frutti, di Jan van Dael; Incendio del teatro di Fontainebleau, di Henri Frédéric Schopin (1856); Vista della foresta di Fontainebleau, di Hue (1892).

GALLERIA DELLE PIASTRE - Costruita nel 1840 nel luogo di un'antica terrazza, la galleria delle Piastre (detta anche "galleria degli affreschi") possiede un soffitto ornato di 21 pitture dell'atelier d'Ambroise Dubois, realizzato verso il 1600. Le pitture, che rappresentano le divinità della mitologia, erano inizialmente realizzate ad olio su intonaco e facevano parte del decoro della volta e della galleria di Diana. Deposti sotto Napoleone I e trasportati su tela, i dipinti furono portati in questa galleria, che prese il nome di "galleria degli affreschi". 

La galleria fu ornata sotto Luigi Filippo di decorazioni neo-rinascimentali e di pannellature, le quali sono installate vicino a 128 piastre in porcellana di Sèvres del Servizio storico di Fontainebleau, che illustra la storia del castello (Francesco I ricevé Benvenuto Cellini nel 1540, di Jean-Charles Develly, Nascita di Filippo il Bello al castello di Fontainebleau), la foresta, il castello nelle differenti epoche, altre dimore reali o ancora dei luoghi visitati da Luigi Filippo durante il suo primo esilio (America del Nord con le cascate del Niagara, Inghilterra e Sicilia). L'ufficio con un cofanetto dei piatti di porcellana di Sèvres illustra, il matrimonio del duca Ferdinando Filippo d'Orlèans con Elena di Meclemburgo-Schwerin (Arrivo della Principessa, Matrimonio civile nella sala da ballo, Matrimonio cattolico nella cappella della Trinità, Matrimonio protestante nella sala della Colonne), dipinto da Jean-Charles Develly.

VESTIBOLO DEL FERRO DI CAVALLO - Questo locale, che si affaccia sulla scala a Ferro di Cavallo, da accesso dal lato est alla galleria Francesco I e dal lato nord alla tribuna della cappella della Trinità. Il vestibolo presenta un mobilio realizzato durante il Secondo Impero e copia l'ornamentazione della montatura delle tre porte in legno scolpite, datate in parte nel XVII secolo, che mettevano in comunicazione le differenti parti del castello. Le foglie in legno scolpito furono realizzate da Jean Gobert nel 1639, mentre il resto del decoro era di Jean-Baptiste-Louis Plantar (1833). 

La struttura e la porta della cappella sono ornate con motivi religiosi (angeli, corone di spine), la porta della terrazza è decorata con trofei d'armi, di teste di leoni e di maschere, e quella della galleria Francesco I di motivi militari e di teste d'Ercole. I sovrani assistevano alle funzioni dalla tribuna che dà sulla navata della cappella. Questa è dotata di un insieme di sedie di legno dorato che risalgono al regno di Luigi XVI e al Primo Impero, oltre che di un tappeto della Savonnerie.

GALLERIA FRANCESCO I - La Galleria di Francesco I è un ambiente monumentale decorato su progetto di Rosso Fiorentino da un team di artisti tra cui Francesco Primaticcio, Luca Penni e Léonard Thiry. Sebbene compromessa da restauri e modifiche successive, rappresenta il primo esempio superstite di arte manierista in Francia, che ebbe una straordinaria influenza sull'arte francese successiva.

Costruita tra il 1528 e il 1530, ha una lunghezza di 60 metri e una larghezza di 6, e costituisce un ponte d'apertura da entrambi i lati. Il re Francesco I la fece costruire e decorare, al fine di realizzare i suoi appartamenti nella cappella della Trinità. Lui ne conservava le chiavi e la faceva visitare alle persone più importanti. La costruzione è stata affidata all'italiano Rosso Fiorentino, che la decorò in modo originale con pitture, con rivestimenti in legno, affreschi e stucchi, da marzo 1535 a maggio 1537 per gli stucchi, a partire dal 1536 per gli affreschi, e la terminò prima della visita di Carlo V a Natale 1539

I rivestimenti in noce scolpiti sono opera del falegname italiano Francisco Scibec di Carpi, che li realizzò dal 1535 con delle essenze rare, ma si orientò poi esclusivamente sul legno di noce a partire dal 1539, data in cui fu eseguito il parquet della galleria. Il soffitto a cassettone gioca nell'insieme decorativo un ruolo piuttosto secondario e porta uno stile piuttosto classico. 

La galleria disegna un gioco di travi, ritmati dalle aperture simmetriche e grandi pannelli dipinti. Si trova ovunque il monogramma del re. Le pareti lunghe sono sui lati nord-sud e quelle brevi sono direzionate quindi sull'asse est-ovest. Ai quattro punti cardinali si trovano scene legate al tema dell'amore. Al centro della parete nord infatti si apriva un camerino contenente un perduto ovale con Giove e Semele, mentre sul lato opposto un altro ovale rappresenta l'Amore di Giove e Danae; alle due testate Vasari ricordò di aver visto a ovest un Venere e Amore (perduto, noto forse da un disegno al Louvre) e, ad est un dipinto con Bacco, Venere e Amore, forse identificabile con quello al Musée national d'histoire et d'art della città di Lussemburgo.

Al centro campeggiava un busto del sovrano in marmo.

I lati lunghi presentano una serie di dodici riquadri - circondati da stucchi e intervallati dalle finestre - con affreschi il cui aspetto è però compromesso dalle modifiche e dei rifacimenti apportati sin da un'epoca molto vicina al loro completamento. Ciò si nota confrontando l'aspetto odierno degli affreschi con le copie coeve, i disegni preparatori e le prime incisionidell'intera decorazione.

Il tema degli affreschi della galleria è essenzialmente una celebrazione allegorica della vita. Le virtù e le imprese di Francesco I, sebbene il significato iconografico di molti particolari resti ancora oggi oggetto di dibattiti e incertezze. La stessa Margherita di Navarra, sorella del sovrano, gli scriveva in una lettera di non riuscire a venire a capo del significato di quelle storie senza la sua guida, anche se non è chiaro se si tratti di un'affermazione reale o retorica.

Elenco delle scene: Lotta tra Centauri e Lapiti; Perdita della gioventù perpetua; Vendetta di Nauplio; Morte di Adone; Educazione di Achille; Bagno di Pallade; Fratelli di Catania; Cleobis e Biton; Unità dello Stato; Elefante reale; Illuminazione di Francesco I; Sacrificio.

In due affreschi il sovrano viene rappresentato direttamente (Illuminazione e Unità dello Stato), mentre le altre scene dovrebbero contenere allusioni più o meno evidenti alla sua vita. Ad esempio l'Elefante reale, che porta la salamandra reale sul copricapo e una gualdrappa coi gigli di Francia e una grossa "F", altro non sarebbe che un ritratto allegorico del re e delle sue qualità: grandezza, potenza, bontà, temperanza, generosità. Le storie di Cloebis e Biton e dei Fratelli di Catania evocherebbero l'amore verso i genitori e i parenti, ovvero la pietas familiare che lo legavano alla venerata madre Luisa di Savoia o alla sorella Margherita di Navarra.

La Morte di Adone, secondo Panofsky, allude all'evento tragico della morte del Delfino Francesco di Valois il 10 agosto 1536: data dopo la quale si procedette probabilmente a una revisione iconografica. Anche la Perdita della gioventù perpetua sarebbe un'amara riflessione sul trascorrere del tempo, controbilanciata dall'Educazione di Achille che allude a una giovinezza guidata con saggezza, forse riferendosi ancora una volta ai figli del re.

Marc Fumaroli ha proposto che nella lettura delle scene siano da tenere in conto anche i tre Inni pindarici scritti in quegli anni da Luigi Alamanni (un altro fiorentino esule in Francia) per il re e sua sorella, nonché la consulenza letteraria di Lazare de Baïf, ambasciatore e letterato, già allievo di Giano Lascaris.

Falciani imbastì una lettura esegetica più ampia, legata alla contrapposizione tra amore carnale negativo e amore spirituale positivo, implicita nel motto dell'emblema reale della salamandra (scelta da Francesco I almeno dal 1504): "notrisco al buono, stringo al reo", ovvero mi alimento al fuoco del bene e mi estinguo a quello maligno. La Lotta tra Centauri e Lapiti ad esempio conterrebbe una condatta verso coloro che si abbandonano sfrenatamente all'amore carnale, mentre la Peridta della gioventù perpetua mostrerebbe la stupidità della razza umana, ingannata dal "precipizio dei sensi". Anche la Vendetta di Nauplio e la Morte di Adone si riferirebbero ai pericoli dell'amore carnale e le sue conseguenze, mentre l''Educazione di Achille indicherebbe la strada per la vita virtuosa; parimenti le scene sulla destra mostrerebbero gli effetti legati alla scelta dell'amore spirituale. Il Sacrificio la protezione offerta alla religione.

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SALA DELLE GUARDIE - Allestita sotto il regno di Carlo IX, precedeva l'appartamento reale, e le guardie che garantivano la sicurezza del re l'occupavano costantemente. Della decorazione originale, che risale agli anni 1570, è rimasto un bel soffitto a travi e un fregio ornato dì trofei d'armi attribuito a Ruggiero de' Ruggieri. Il resto della decorazione è stato realizzato sotto il regno di Luigi Filippo, in particolare il palchetto di essenze diverse che riprende il disegno del soffitto. 

Il camino, creato nel 1836, integra elementi del XV secolo e dell'inizio del XVII: un busto di Enrico IV attribuito a Mathieu Jacquet, due figure provenienti dal Bel Camino, altra creazione di Jacquet, e un riquadro proveniente da quella che fu la camera di Enrico ll, dovuto a Pierre Bontemps.

Tra gli oggetti conservati in questa stanza si trova il vaso rinascimentale realizzato dalla manifattura di Sèvres nel 1832, su disegno d'Aimé Chenavard.

VESTIBOLO DELL'APPARTAMENTO DI MADAME DE MAINTENON - L'arredamento di questa stanza di passaggio è costituito da una scultura in marmo bianco di Debay, Il Pudore che cede all'Amore (1853), e da diversi dipinti. Tra questi si notano un quadro di Jean Dubois, La Felicità rappresentata sotto le sembianze di Anna d'Austria. 

Questo vestibolo da accesso ad un appartamento di quattro stanze che si trova al primo piano della Porta Dorata. Occupato da madame de Maintenon dal 1686 al 1715, fu totalmente riammobiliato sotto i regni di Luigi Filippo e Napoleone III con mobili dell'Ancien Regime, spesso di provenienza reale.

SALA DA BALLO - Prevista in origine da Francesco I per essere una loggia, questa grande sala fu completata sotto Enrico II. Le arcate completamente aperte furono chiuse da finestre e un soffitto a cassettoni sostituì la volta, la cui costruzione non era stata completata. All'estremità orientale della sala fu collocato un grande camino, ornato da due figure di satiri in bronzo (fuse da Primaticcio su modello di statue antiche conservate a Roma, oggi sostituite da copie). A ovest fu installata una tribuna per i musici, poiché questa sala doveva servire come è noto per i balli di Corte.  

I rivestimenti, il soffitto e il camino portano le iniziali di Enrico II, il suo emblema (la falce di luna) e il suo motto (Donec totum impleat orbem - Finché [la falce di luna] riempia tutto il disco, cioè fino a che il re faccia risuonare nel mondo intero la gloria del suo nome), muri, i pilastri e l'intradosso degli archi furono dipinti ad affresco, a partire dal 1552, con scene e figure mitologiche eseguite da Niccolò dell'Abate su disegni del Primaticcio. Sulle pietre angolari degli archi, si osservano dal lato del giardino a partire dall'entrata: La Mietitura, Vulcano che forgia armi per l'Amore a domanda di Venere, Fetone prega il sole di lasciargli guidare il suo carro, Giove e Mercurio ospitati da Filemone e Baucì

Dal lato del cortile Ovale: Convito di Bacco, Apollo e le Muse al Parnaso, Le Tre Grazie che danzano davanti all'Olimpo, Le Nozze di Teti e Peleo. Sopra la tribuna dei musici è rappresentata una scena di concerto. 

L'arredamento della sala fu restaurato a più riprese e in particolare sotto Luigi Filippo, cui si deve anche il bel palchetto il cui disegno riprende quello del soffitto.  

CAPPELLA ALTA SAN SATURNINO - La cappella San Saturnino fu eretta sotto Francesco I e le Schiavi di volta, ornate da una salamandra, portano la data del 1546.

Il santuario, dotato di due absidi a nord e a sud, è coperto da una volta a cassettoni, al centro della quale è collocato un lanternone. Nel 1554, sotto Enrico II, Philibert Deforme costruì la tribuna d'organo sostenuta da due colonnette ioniche in marmo. 

I cassettoni della volta sono stati decorati con dipinti realizzati durante il regno di Enrico IV.  

SCALA DEL RE, GIÀ CAMERA DELLA DUCHESSA D'ETAMPES - La scala del Re fu costruita nel 1748-1749 al posto di una sala che sotto Francesco I era stata la camera della favorita del re, Anne de Pisseleu, duchessa d'Etampes. I lavori diretti da Ange-Jacques Gabriel per la costruzione della scala hanno permesso di conservare gran parte della decorazione di epoca rinascimentale, creata dal Primaticcio nel 1541-1544.

La parte superiore delle pareti è ornata di scomparti affrescati alternativamente rettangolari e ovali, sul tema della storia amorosa di Alessandro. Grandi figure femminili in stucco, di statura imponente e molto allungata, concepite dal Primaticcio, inquadrano i dipinti. Quelli della parete est, distrutti durante i lavori del XVIII secolo, risalgono al regno di Luigi Filippo, come quelli della cupola che sono stati realizzati da Abel de Pujol.

ROTONDA - La decorazione di questa rotonda fu realizzata sotto Luigi Filippo. Nella nicchia si osserva una scultura in marmo bianco, La Natura, opera dello scultore italiano Tribolo (1529), appartenuta alla collezione di Francesco I.

SALE SAN LUIGI - Situate al centro del dongione, queste sale accoglievano la sala e la camera da letto dell'alloggio reale durante il XVI secolo. Riunite sotto Luigi V mediante l'apertura dell'arcata, formano la prima anticamera del re, poi le sale delle Guardie e degli Ufficiali di Napoleone. Le "boiseries" del XVIII secolo si arricchiscono sotto Luigi Filippo di ornamenti di cartapesta dorata e di quadri provenienti dai cicli di dipinti del castello, come quello dello studiolo di Teagene e Cariclea realizzato da Ambroise Dubois per Maria de' Medici. 

Il rilievo in marmo con Enrico IV a cavallo, composizione magistrale realizzata da Mathieu Jacquet nel 1600 per il camino della grande sala dell'ala del Primaticcio, fu rimontata nella "seconda sala San Luigi" nel 1836. 

Accanto al pannello intagliato ornato dal carro di Apollo in bronzo dorato, proveniente dal castello di Chantilly, il mobilio del XIX secolo copia quello del regno di Luigi XIV con sedili ricoperti di tappeti della manifattura della Savonnerie a motivi di mazzi di fiori su fondo blu.

SALONE LUIGI XIII - Creato alla fine del XVI secolo, questo salone ovale riceve subito dopo la nascita fra queste mura del delfino, futuro Luigi XIII, una ricca decorazione di rivestimenti ornati di fiori e paesaggi, al disopra di questi, come nei comparti del soffitto, diversi quadri che illustrano gli episodi delle Etiopiche di Eliodoro, che ebbero molto successo nel XVII secolo, l'Histoire ethiopique. L'apertura di grandi porte, nel 1757, provocò la rimozione di quattro di questi dipinti di Dubois.

Acquistate nel 1856, le sedie sono completate da copie di stile Luigi XIV. Intorno a un grande tavolino rotondo in tartaruga e ottone, sono collocate delle sedie leggere e piccole poltrone confortevoli imbottite caratteristiche del Secondo Impero.

SALONE FRANCESCO I - Seconda anticamera della Regina durante il XVII secolo, sala da pranzo durante l'Impero, poi salone, quella che fu la camera di Eleonora d'Austria, seconda moglie di Francesco I, ha conservato della decorazione rinascimentale soltanto il camino, con la cappa ornata di stucchi e un affresco a medaglione, Le Nozze di Venere e Adone del Primaticcio. Sotto Luigi Filippo, il focolare fu decorato con pannelli di porcellana di Sèvres.  

Sul tappeto realizzato in epoca Restaurazione per la sala del Trono delle Tuileries è collocato un grande tavolo in legno dorato di Cruchet proveniente dallo stesso palazzo. Sulle pareti, gli arazzi della manifattura dei Gobelins tessuti intorno al 1700 che riproducono le celebri Caccie di Massimiliano evocano i soggiorni di caccia dei sovrani a Fontainebleau fin dal rinascimento e il gusto per lussuosi tendaggi collocati nei saloni sotto Napoleone III. 

Il cofanetto d'ebano, detto "dell'Odissea", acquisito nel 1826, è ornato all'interno da pannelli scolpiti riproducenti le composizioni dipinte dal Primaticcio nell'antica galleria d'Ulisse (distrutta sotto Luigi XV).  

Ottobre 2014

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