I
Grandi
Appartamenti
Residenza
di
caccia
in
cui
si
soggiorna
per
alcuni
mesi,
Fontainebleau
è
pur
sempre
un
luogo
in
cui
vige
l'etichetta
della
vita
di
Corte.
Situati
al
primo
piano
e
con
affaccio
sul
cortile
Ovale
e
il
giardino
di
Diana,
i
Grandi
Appartamenti
accoglievano
tutto
il
cerimoniale
con
i
suoi
obblighi.
Senza
dubbio
in
misura
minore
rispetto
al
Louvre,
alle
Tuìleries
o
a
Versailles,
i
sovrani
si
sottomettevano
anche
a
Fontainebleau
agli
obblighi
della
vita
pubblica,
il
cui
fasto
è
ancora
nettamente
percepibile
poiché,
contrariamente
alle
altre
dimore
reali,
la
vita
dì
corte
ha
disertato
le
mura
del
castello
di
Fontainebleau
soltanto
nel
1870.
ANTICAMERA
E
GALLERIA
DEI
FASTI
-
L'anticamera
dei
Fasti,
creata
sotto
Napoleone
III,
è
ornata
da
due
vasi
di
Achille
in
porcellana
di
Sèvres
datata
1866-1867
(uno
rappresentava
dei
guerrieri,
l'altro
delle
donne
circondate
da
angeli)
e
conserva
molti
quadri,
tra
cui
una
Danza
delle
donne
in
un
palazzo
ed
un
Piedistallo
di
un
palazzo
in
rovina,
realizzati
da
Jean
Lemaire,
così
come
molti
quadri
eseguiti
da
Jean-Baptiste
Oudry
rappresentano
i
cani
di
Luigi
XV:
Gredinet,
bambina
e
Charlotte
sul
primo,
Turlu
e
Misse
sul
secondo,
Mignonne
e
Sylvie
sul
terzo
e
Lise
et
trois
faisans
sull'ultimo.
Al
centro
è
installato
Un
tambour
et
une
épée,
natura
morta
dipinta
da
Jeaurat
de
Bertry.
L'anticamera
è
anche
ornata
da
un
vetro
installato
nella
zona
centrale.
Realizzato
dal
vetraio
Laurent
Charles
Maréchal,
questo
vetro
intitolato
L'artiste
è
stato
realizzato
per
l'Exposizione
universale
del
1867
e
ha
raggiunto
il
castello
di
Fontainebleau
nel
1869.
Esposto
dal
1939,
è
stato
installato
nell'anticamera
Arredata
da
Napoleone
III
nel
1866
con
la
costruzione
di
una
scala
e
di
un
vestibolo,
la
galleria
dei
Fasti
(il
cui
soffitto
è
decorato
con
l'aquila
imperiale,
dipinta
da
Alexandre
Denuelle
nel
1866-1867)
è
ornata
con
molti
quadri
che
illustrano
la
storia
del
castello
tra
i
quali:
Enrico
IV
rileva
Sully,
di
Millin
du
Perreux
(1819);
La
Regina
Cristina
e
Monaldeschi,
di
Adrienne
Marie
Louise
Grandpierre-Deverzy
(1824);
Il
battesimo
di
Luigi
XIII
a
Fontainebleau,
di
Clément
Boulanger
(1834);
Allegoria
della
morte
del
Delfino,
di
Lagrenée
(1767);
Incontro
di
Napoleone
I
e
di
Papa
Pio
VII
nella
foresta
di
Fontainebleau,
di
Dunouy
e
Demarne
(1808);
Corte
ovale
del
castello
di
Fontainebleau,
di
Justin
Ouvrie
(1886);
La
Giustizia
e
la
Clemenza,
di
Lagrenée;
Fiori
e
Fiori
e
frutti,
di
Jan
van
Dael;
Incendio
del
teatro
di
Fontainebleau,
di
Henri
Frédéric
Schopin
(1856);
Vista
della
foresta
di
Fontainebleau,
di
Hue
(1892).

GALLERIA
DELLE
PIASTRE
-
Costruita
nel
1840
nel
luogo
di
un'antica
terrazza,
la
galleria
delle
Piastre
(detta
anche
"galleria
degli
affreschi")
possiede
un
soffitto
ornato
di
21
pitture
dell'atelier
d'Ambroise
Dubois,
realizzato
verso
il
1600.
Le
pitture,
che
rappresentano
le
divinità
della
mitologia,
erano
inizialmente
realizzate
ad
olio
su
intonaco
e
facevano
parte
del
decoro
della
volta
e
della
galleria
di
Diana.
Deposti
sotto
Napoleone
I
e
trasportati
su
tela,
i
dipinti
furono
portati
in
questa
galleria,
che
prese
il
nome
di
"galleria
degli
affreschi".
La
galleria
fu
ornata
sotto
Luigi
Filippo
di
decorazioni
neo-rinascimentali
e
di
pannellature,
le
quali
sono
installate
vicino
a
128
piastre
in
porcellana
di
Sèvres
del
Servizio
storico
di
Fontainebleau,
che
illustra
la
storia
del
castello
(Francesco
I
ricevé
Benvenuto
Cellini
nel
1540,
di
Jean-Charles
Develly,
Nascita
di
Filippo
il
Bello
al
castello
di
Fontainebleau),
la
foresta,
il
castello
nelle
differenti
epoche,
altre
dimore
reali
o
ancora
dei
luoghi
visitati
da
Luigi
Filippo
durante
il
suo
primo
esilio
(America
del
Nord
con
le
cascate
del
Niagara,
Inghilterra
e
Sicilia).
L'ufficio
con
un
cofanetto
dei
piatti
di
porcellana
di
Sèvres
illustra,
il
matrimonio
del
duca
Ferdinando
Filippo
d'Orlèans
con
Elena
di
Meclemburgo-Schwerin
(Arrivo
della
Principessa,
Matrimonio
civile
nella
sala
da
ballo,
Matrimonio
cattolico
nella
cappella
della
Trinità,
Matrimonio
protestante
nella
sala
della
Colonne),
dipinto
da
Jean-Charles
Develly.
VESTIBOLO
DEL
FERRO
DI
CAVALLO
-
Questo
locale,
che
si
affaccia
sulla
scala
a
Ferro
di
Cavallo,
da
accesso
dal
lato
est
alla
galleria
Francesco
I
e
dal
lato
nord
alla
tribuna
della
cappella
della
Trinità.
Il
vestibolo
presenta
un
mobilio
realizzato
durante
il
Secondo
Impero
e
copia
l'ornamentazione
della
montatura
delle
tre
porte
in
legno
scolpite,
datate
in
parte
nel
XVII
secolo,
che
mettevano
in
comunicazione
le
differenti
parti
del
castello.
Le
foglie
in
legno
scolpito
furono
realizzate
da
Jean
Gobert
nel
1639,
mentre
il
resto
del
decoro
era
di
Jean-Baptiste-Louis
Plantar
(1833).
La
struttura
e
la
porta
della
cappella
sono
ornate
con
motivi
religiosi
(angeli,
corone
di
spine),
la
porta
della
terrazza
è
decorata
con
trofei
d'armi,
di
teste
di
leoni
e
di
maschere,
e
quella
della
galleria
Francesco
I
di
motivi
militari
e
di
teste
d'Ercole.
I
sovrani
assistevano
alle
funzioni
dalla
tribuna
che
dà
sulla
navata
della
cappella.
Questa
è
dotata
di
un
insieme
di
sedie
di
legno
dorato
che
risalgono
al
regno
di
Luigi
XVI
e
al
Primo
Impero,
oltre
che
di
un
tappeto
della
Savonnerie.

GALLERIA
FRANCESCO
I
-
La
Galleria
di
Francesco
I
è
un
ambiente
monumentale
decorato
su
progetto
di
Rosso
Fiorentino
da
un
team
di
artisti
tra
cui
Francesco
Primaticcio,
Luca
Penni
e
Léonard
Thiry.
Sebbene
compromessa
da
restauri
e
modifiche
successive,
rappresenta
il
primo
esempio
superstite
di
arte
manierista
in
Francia,
che
ebbe
una
straordinaria
influenza
sull'arte
francese
successiva.
Costruita
tra
il
1528 e il 1530, ha una
lunghezza
di
60
metri
e
una
larghezza
di
6,
e
costituisce
un
ponte
d'apertura
da
entrambi
i
lati.
Il
re
Francesco
I
la
fece
costruire
e
decorare,
al
fine
di
realizzare
i
suoi
appartamenti
nella
cappella
della
Trinità.
Lui
ne
conservava
le
chiavi
e
la
faceva
visitare
alle
persone
più
importanti.
La
costruzione
è
stata
affidata
all'italiano
Rosso
Fiorentino,
che
la
decorò
in
modo
originale
con
pitture,
con
rivestimenti
in
legno,
affreschi
e
stucchi,
da
marzo
1535 a maggio
1537 per gli
stucchi,
a
partire
dal
1536
per
gli
affreschi,
e
la
terminò
prima
della
visita
di
Carlo
V
a
Natale
1539.
I
rivestimenti
in
noce
scolpiti
sono
opera
del
falegname
italiano
Francisco
Scibec
di
Carpi,
che
li
realizzò
dal
1535
con
delle
essenze
rare,
ma
si
orientò
poi
esclusivamente
sul
legno
di
noce
a
partire
dal
1539,
data
in
cui
fu
eseguito
il
parquet
della
galleria.
Il
soffitto
a
cassettone
gioca
nell'insieme
decorativo
un
ruolo
piuttosto
secondario
e
porta
uno
stile
piuttosto
classico.
La
galleria
disegna
un
gioco
di
travi,
ritmati
dalle
aperture
simmetriche
e
grandi
pannelli
dipinti.
Si
trova
ovunque
il
monogramma
del
re.
Le
pareti
lunghe
sono
sui
lati
nord-sud
e
quelle
brevi
sono
direzionate
quindi
sull'asse
est-ovest.
Ai
quattro
punti
cardinali
si
trovano
scene
legate
al
tema
dell'amore.
Al
centro
della
parete
nord
infatti
si
apriva
un
camerino
contenente
un
perduto
ovale
con
Giove
e
Semele,
mentre
sul
lato
opposto
un
altro
ovale
rappresenta
l'Amore
di
Giove
e
Danae;
alle
due
testate
Vasari
ricordò
di
aver
visto
a
ovest
un
Venere
e
Amore
(perduto,
noto
forse
da
un
disegno
al
Louvre)
e,
ad
est
un
dipinto
con
Bacco,
Venere
e
Amore,
forse
identificabile
con
quello
al
Musée
national
d'histoire
et
d'art
della
città
di
Lussemburgo.
Al
centro
campeggiava
un
busto
del
sovrano
in
marmo.

I
lati
lunghi
presentano
una
serie
di
dodici
riquadri
-
circondati
da
stucchi
e
intervallati
dalle
finestre
-
con
affreschi
il
cui
aspetto
è
però
compromesso
dalle
modifiche
e
dei
rifacimenti
apportati
sin
da
un'epoca
molto
vicina
al
loro
completamento.
Ciò
si
nota
confrontando
l'aspetto
odierno
degli
affreschi
con
le
copie
coeve,
i
disegni
preparatori
e
le
prime
incisionidell'intera
decorazione.
Il
tema
degli
affreschi
della
galleria
è
essenzialmente
una
celebrazione
allegorica
della
vita.
Le
virtù
e
le
imprese
di
Francesco
I,
sebbene
il
significato
iconografico
di
molti
particolari
resti
ancora
oggi
oggetto
di
dibattiti
e
incertezze.
La
stessa
Margherita
di
Navarra,
sorella
del
sovrano,
gli
scriveva
in
una
lettera
di
non
riuscire
a
venire
a
capo
del
significato
di
quelle
storie
senza
la
sua
guida,
anche
se
non
è
chiaro
se
si
tratti
di
un'affermazione
reale
o
retorica.
Elenco
delle
scene:
Lotta
tra
Centauri
e
Lapiti;
Perdita
della
gioventù
perpetua;
Vendetta
di
Nauplio;
Morte
di
Adone;
Educazione
di
Achille;
Bagno
di
Pallade;
Fratelli
di
Catania;
Cleobis
e
Biton;
Unità
dello
Stato;
Elefante
reale;
Illuminazione
di
Francesco
I;
Sacrificio.
In
due
affreschi
il
sovrano
viene
rappresentato
direttamente
(Illuminazione
e
Unità
dello
Stato),
mentre
le
altre
scene
dovrebbero
contenere
allusioni
più
o
meno
evidenti
alla
sua
vita.
Ad
esempio
l'Elefante
reale,
che
porta
la
salamandra
reale
sul
copricapo
e
una
gualdrappa
coi
gigli
di
Francia
e
una
grossa
"F",
altro
non
sarebbe
che
un
ritratto
allegorico
del
re
e
delle
sue
qualità:
grandezza,
potenza,
bontà,
temperanza,
generosità.
Le
storie
di
Cloebis
e
Biton
e
dei
Fratelli
di
Catania
evocherebbero
l'amore
verso
i
genitori
e
i
parenti,
ovvero
la
pietas
familiare
che
lo
legavano
alla
venerata
madre
Luisa
di
Savoia
o
alla
sorella
Margherita
di
Navarra.

La
Morte
di
Adone,
secondo
Panofsky,
allude
all'evento
tragico
della
morte
del
Delfino
Francesco
di
Valois
il
10
agosto
1536:
data
dopo
la
quale
si
procedette
probabilmente
a
una
revisione
iconografica.
Anche
la
Perdita
della
gioventù
perpetua
sarebbe
un'amara
riflessione
sul
trascorrere
del
tempo,
controbilanciata
dall'Educazione
di
Achille
che
allude
a
una
giovinezza
guidata
con
saggezza,
forse
riferendosi
ancora
una
volta
ai
figli
del
re.
Marc
Fumaroli
ha
proposto
che
nella
lettura
delle
scene
siano
da
tenere
in
conto
anche
i
tre
Inni
pindarici
scritti
in
quegli
anni
da
Luigi
Alamanni
(un
altro
fiorentino
esule
in
Francia)
per
il
re
e
sua
sorella,
nonché
la
consulenza
letteraria
di
Lazare
de
Baïf,
ambasciatore
e
letterato,
già
allievo
di
Giano
Lascaris.
Falciani
imbastì
una
lettura
esegetica
più
ampia,
legata
alla
contrapposizione
tra
amore
carnale
negativo
e
amore
spirituale
positivo,
implicita
nel
motto
dell'emblema
reale
della
salamandra
(scelta
da
Francesco
I
almeno
dal
1504):
"notrisco
al
buono,
stringo
al
reo",
ovvero
mi
alimento
al
fuoco
del
bene
e
mi
estinguo
a
quello
maligno.
La
Lotta
tra
Centauri
e
Lapiti
ad
esempio
conterrebbe
una
condatta
verso
coloro
che
si
abbandonano
sfrenatamente
all'amore
carnale,
mentre
la
Peridta
della
gioventù
perpetua
mostrerebbe
la
stupidità
della
razza
umana,
ingannata
dal
"precipizio
dei
sensi".
Anche
la
Vendetta
di
Nauplio
e
la
Morte
di
Adone
si
riferirebbero
ai
pericoli
dell'amore
carnale
e
le
sue
conseguenze,
mentre
l''Educazione
di
Achille
indicherebbe
la
strada
per
la
vita
virtuosa;
parimenti
le
scene
sulla
destra
mostrerebbero
gli
effetti
legati
alla
scelta
dell'amore
spirituale.
Il
Sacrificio
la
protezione
offerta
alla
religione.

SALA
DELLE
GUARDIE
-
Allestita
sotto
il
regno
di
Carlo
IX,
precedeva
l'appartamento
reale,
e
le
guardie
che
garantivano
la
sicurezza
del
re
l'occupavano
costantemente.
Della
decorazione
originale,
che
risale
agli
anni
1570,
è
rimasto
un
bel
soffitto
a
travi
e
un
fregio
ornato
dì
trofei
d'armi
attribuito
a
Ruggiero
de'
Ruggieri.
Il
resto
della
decorazione
è
stato
realizzato
sotto
il
regno
di
Luigi
Filippo,
in
particolare
il
palchetto
di
essenze
diverse
che
riprende
il
disegno
del
soffitto.
Il
camino,
creato
nel
1836,
integra
elementi
del
XV
secolo
e
dell'inizio
del
XVII:
un
busto
di
Enrico
IV
attribuito
a
Mathieu
Jacquet,
due
figure
provenienti
dal
Bel
Camino,
altra
creazione
di
Jacquet,
e
un
riquadro
proveniente
da
quella
che
fu
la
camera
di
Enrico
ll,
dovuto
a
Pierre
Bontemps.
Tra
gli
oggetti
conservati
in
questa
stanza
si
trova
il
vaso
rinascimentale
realizzato
dalla
manifattura
di
Sèvres
nel
1832,
su
disegno
d'Aimé
Chenavard.
VESTIBOLO
DELL'APPARTAMENTO
DI
MADAME
DE
MAINTENON
-
L'arredamento
di
questa
stanza
di
passaggio
è
costituito
da
una
scultura
in
marmo
bianco
di
Debay,
Il
Pudore
che
cede
all'Amore
(1853),
e
da
diversi
dipinti.
Tra
questi
si
notano
un
quadro
di
Jean
Dubois,
La
Felicità
rappresentata
sotto
le
sembianze
di
Anna
d'Austria.
Questo
vestibolo
da
accesso
ad
un
appartamento
di
quattro
stanze
che
si
trova
al
primo
piano
della
Porta
Dorata.
Occupato
da
madame
de
Maintenon
dal
1686
al
1715,
fu
totalmente
riammobiliato
sotto
i
regni
di
Luigi
Filippo
e
Napoleone
III
con
mobili
dell'Ancien
Regime,
spesso
di
provenienza
reale.
SALA
DA
BALLO
-
Prevista
in
origine
da
Francesco
I
per
essere
una
loggia,
questa
grande
sala
fu
completata
sotto
Enrico
II.
Le
arcate
completamente
aperte
furono
chiuse
da
finestre
e
un
soffitto
a
cassettoni
sostituì
la
volta,
la
cui
costruzione
non
era
stata
completata.
All'estremità
orientale
della
sala
fu
collocato
un
grande
camino,
ornato
da
due
figure
di
satiri
in
bronzo
(fuse
da
Primaticcio
su
modello
di
statue
antiche
conservate
a
Roma,
oggi
sostituite
da
copie).
A
ovest
fu
installata
una
tribuna
per
i
musici,
poiché
questa
sala
doveva
servire
come
è
noto
per
i
balli
di
Corte.
I
rivestimenti,
il
soffitto
e
il
camino
portano
le
iniziali
di
Enrico
II,
il
suo
emblema
(la
falce
di
luna)
e
il
suo
motto
(Donec
totum
impleat
orbem
-
Finché
[la
falce
di
luna]
riempia
tutto
il
disco,
cioè
fino
a
che
il
re
faccia
risuonare
nel
mondo
intero
la
gloria
del
suo
nome),
muri,
i
pilastri
e
l'intradosso
degli
archi
furono
dipinti
ad
affresco,
a
partire
dal
1552,
con
scene
e
figure
mitologiche
eseguite
da
Niccolò
dell'Abate
su
disegni
del
Primaticcio.
Sulle
pietre
angolari
degli
archi,
si
osservano
dal
lato
del
giardino
a
partire
dall'entrata:
La
Mietitura,
Vulcano
che
forgia
armi
per
l'Amore
a
domanda
di
Venere,
Fetone
prega
il
sole
di
lasciargli
guidare
il
suo
carro,
Giove
e
Mercurio
ospitati
da
Filemone
e
Baucì.
Dal
lato
del
cortile
Ovale:
Convito
di
Bacco,
Apollo
e
le
Muse
al
Parnaso,
Le
Tre
Grazie
che
danzano
davanti
all'Olimpo,
Le
Nozze
di
Teti
e
Peleo.
Sopra
la
tribuna
dei
musici
è
rappresentata
una
scena
di
concerto.
L'arredamento
della
sala
fu
restaurato
a
più
riprese
e
in
particolare
sotto
Luigi
Filippo,
cui
si
deve
anche
il
bel
palchetto
il
cui
disegno
riprende
quello
del
soffitto.
CAPPELLA
ALTA
SAN
SATURNINO
-
La
cappella
San
Saturnino
fu
eretta
sotto
Francesco
I
e
le
Schiavi
di
volta,
ornate
da
una
salamandra,
portano
la
data
del
1546.
Il
santuario,
dotato
di
due
absidi
a
nord
e
a
sud,
è
coperto
da
una
volta
a
cassettoni,
al
centro
della
quale
è
collocato
un
lanternone.
Nel
1554,
sotto
Enrico
II,
Philibert
Deforme
costruì
la
tribuna
d'organo
sostenuta
da
due
colonnette
ioniche
in
marmo.
I
cassettoni
della
volta
sono
stati
decorati
con
dipinti
realizzati
durante
il
regno
di
Enrico
IV.
SCALA
DEL
RE,
GIÀ
CAMERA
DELLA
DUCHESSA
D'ETAMPES
-
La
scala
del
Re
fu
costruita
nel
1748-1749
al
posto
di
una
sala
che
sotto
Francesco
I
era
stata
la
camera
della
favorita
del
re,
Anne
de
Pisseleu,
duchessa
d'Etampes.
I
lavori
diretti
da
Ange-Jacques
Gabriel
per
la
costruzione
della
scala
hanno
permesso
di
conservare
gran
parte
della
decorazione
di
epoca
rinascimentale,
creata
dal
Primaticcio
nel
1541-1544.
La
parte
superiore
delle
pareti
è
ornata
di
scomparti
affrescati
alternativamente
rettangolari
e
ovali,
sul
tema
della
storia
amorosa
di
Alessandro.
Grandi
figure
femminili
in
stucco,
di
statura
imponente
e
molto
allungata,
concepite
dal
Primaticcio,
inquadrano
i
dipinti.
Quelli
della
parete
est,
distrutti
durante
i
lavori
del
XVIII
secolo,
risalgono
al
regno
di
Luigi
Filippo,
come
quelli
della
cupola
che
sono
stati
realizzati
da
Abel
de
Pujol.

ROTONDA
-
La
decorazione
di
questa
rotonda
fu
realizzata
sotto
Luigi
Filippo.
Nella
nicchia
si
osserva
una
scultura
in
marmo
bianco,
La
Natura,
opera
dello
scultore
italiano
Tribolo
(1529),
appartenuta
alla
collezione
di
Francesco
I.
SALE
SAN
LUIGI
-
Situate
al
centro
del
dongione,
queste
sale
accoglievano
la
sala
e
la
camera
da
letto
dell'alloggio
reale
durante
il
XVI
secolo.
Riunite
sotto
Luigi
V
mediante
l'apertura
dell'arcata,
formano
la
prima
anticamera
del
re,
poi
le
sale
delle
Guardie
e
degli
Ufficiali
di
Napoleone.
Le
"boiseries"
del
XVIII
secolo
si
arricchiscono
sotto
Luigi
Filippo
di
ornamenti
di
cartapesta
dorata
e
di
quadri
provenienti
dai
cicli
di
dipinti
del
castello,
come
quello
dello
studiolo
di
Teagene
e
Cariclea
realizzato
da
Ambroise
Dubois
per
Maria
de'
Medici.
Il
rilievo
in
marmo
con
Enrico
IV
a
cavallo,
composizione
magistrale
realizzata
da
Mathieu
Jacquet
nel
1600
per
il
camino
della
grande
sala
dell'ala
del
Primaticcio,
fu
rimontata
nella
"seconda
sala
San
Luigi"
nel
1836.
Accanto
al
pannello
intagliato
ornato
dal
carro
di
Apollo
in
bronzo
dorato,
proveniente
dal
castello
di
Chantilly,
il
mobilio
del
XIX
secolo
copia
quello
del
regno
di
Luigi
XIV
con
sedili
ricoperti
di
tappeti
della
manifattura
della
Savonnerie
a
motivi
di
mazzi
di
fiori
su
fondo
blu.
SALONE
LUIGI
XIII
-
Creato
alla
fine
del
XVI
secolo,
questo
salone
ovale
riceve
subito
dopo
la
nascita
fra
queste
mura
del
delfino,
futuro
Luigi
XIII,
una
ricca
decorazione
di
rivestimenti
ornati
di
fiori
e
paesaggi,
al
disopra
di
questi,
come
nei
comparti
del
soffitto,
diversi
quadri
che
illustrano
gli
episodi
delle
Etiopiche
di
Eliodoro,
che
ebbero
molto
successo
nel
XVII
secolo,
l'Histoire
ethiopique.
L'apertura
di
grandi
porte,
nel
1757,
provocò
la
rimozione
di
quattro
di
questi
dipinti
di
Dubois.
Acquistate
nel
1856,
le
sedie
sono
completate
da
copie
di
stile
Luigi
XIV.
Intorno
a
un
grande
tavolino
rotondo
in
tartaruga
e
ottone,
sono
collocate
delle
sedie
leggere
e
piccole
poltrone
confortevoli
imbottite
caratteristiche
del
Secondo
Impero.

SALONE
FRANCESCO
I
-
Seconda
anticamera
della
Regina
durante
il
XVII
secolo,
sala
da
pranzo
durante
l'Impero,
poi
salone,
quella
che
fu
la
camera
di
Eleonora
d'Austria,
seconda
moglie
di
Francesco
I,
ha
conservato
della
decorazione
rinascimentale
soltanto
il
camino,
con
la
cappa
ornata
di
stucchi
e
un
affresco
a
medaglione,
Le
Nozze
di
Venere
e
Adone
del
Primaticcio.
Sotto
Luigi
Filippo,
il
focolare
fu
decorato
con
pannelli
di
porcellana
di
Sèvres.
Sul
tappeto
realizzato
in
epoca
Restaurazione
per
la
sala
del
Trono
delle
Tuileries
è
collocato
un
grande
tavolo
in
legno
dorato
di
Cruchet
proveniente
dallo
stesso
palazzo.
Sulle
pareti,
gli
arazzi
della
manifattura
dei
Gobelins
tessuti
intorno
al
1700
che
riproducono
le
celebri
Caccie
di
Massimiliano
evocano
i
soggiorni
di
caccia
dei
sovrani
a
Fontainebleau
fin
dal
rinascimento
e
il
gusto
per
lussuosi
tendaggi
collocati
nei
saloni
sotto
Napoleone
III.
Il
cofanetto
d'ebano,
detto
"dell'Odissea",
acquisito
nel
1826,
è
ornato
all'interno
da
pannelli
scolpiti
riproducenti
le
composizioni
dipinte
dal
Primaticcio
nell'antica
galleria
d'Ulisse
(distrutta
sotto
Luigi
XV).

Ottobre
2014
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