Reggia e Parco di Versailles
Francia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979

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Giardini e Parco

Contemporaneamente ai lavori di sistemazione del castello, Luigi XIV si interessa ai giardini. È nei giardini che Luigi XIV dà libero sfogo alla propria immaginazione. Il re, a cui piaceva "tiranneggiare la natura, domarla a forza di arte e di tesori", di livellamenti, spostamenti di terra e lavori idraulici, riesce a bonificare delle paludi considerate malsane. Affida la progettazione a Le Nótre di cui aveva ammirato l'ingegno, con invidia, nei giardini di Vaux-le-Vicomte. Si è propensi a credere che il parco interessasse il sovrano più della reggia per la particolare attenzione rivolta allo studio dei progetti.

Le Nótre è il mago dei giardini e possiede il segreto dell'arte della prospettiva. Inventa, crea e ricrea la Natura, distribuisce l'acero e il frassino, il carpine, modella il biancospino, pianta il tiglio, disegna un boschetto, escogita un labirinto ed appassiona il re con la sua geniale fantasia.

Il parco, elaborato negli anni 1660-1680, si ispira al mito di Apollo con i suoi gruppi scolpiti. Il giardiniere ne ha organizzato il tracciato a partire dalla lunga prospettiva dell'asse centrale est-ovest (che rappresenta la corsa diurna del sole) e dell'asse orizzontale sud-nord. Le Nótre cerca continuamente la trasparenza, gli effetti di acqua e di sorpresa all'interno dei parterre e dei boschetti.

Fouquet, l'intendente delle finanze caduto in disgrazia, è in prigione; i suoi beni sono messi all'asta nel 1665 per pagare i suoi debiti e il re ne approfitta per prendere gli oggetti che avevano suscitato la sua invidia durante la famosa festa del 17 agosto 1661 che doveva rivelarsi fatale per l'ambizioso intendente. Inoltre dai vivai della tenuta di Vaux, il re fece prelevare numerose specie arboree e fu così che moltissime piante d'arancio presero la strada di Versailles. 

A partire dagli anni 1680, i giardini tendono a mineralizzarsi sotto l'impulso dì Jules Hardouin-Mansart. All'inizio del suo regno, Luigi XV rispetta i lavori del suo bisavolo e ne termina anche alcuni. Luigi XVI ordina la ripiantazione generale del parco, che riprende il tracciato originale eliminando alcuni boschetti un po' trascurati e modificando l'aspetto di alcuni viali, per essere più consono allo spirito dell'epoca.

Nel 1683 il figlio di Fouquet, a corto di denaro, vendette al re le erme di marmo bianco che ornano attualmente i Quinconces a Nord e a Mezzogiorno. Successivamente settanta castagni provenienti dal parco di Vaux furono trapiantati nei giardini di Trianon. Nel 1664 i giardini di Versailles fanno da scenario a una festa memorabile data in onore di Mademoiselle de la Vallière che doveva passare alla storia: i "Piaceri dell'isola incantata". Questa festa animata da balletti, illuminazioni, commedie e musiche ebbe come "registi" due personaggi illustri, Molière e Lulli. Feste altrettanto celebri furono organizzate nel 1668, nel 1674, nel 1689 e nel 1699.

Nell'ottica del re i giardini furono creati per accogliere questo tipo di feste e per il piacere delle passeggiate. Subirono numerosi rimaneggiamenti durante i quali scomparve, tra l'altro, la grotta di Teti, che La Fontaine cita con il suo incomparabile stile negli "Amori di Psiche".

Questi giardini coprono una superficie di circa cento ettari, estendendosi dal castello fino alla Stella Reale per una lunghezza di tre chilometri mentre il Gran Canale misura da solo 1.600 metri. Le statue e i gruppi scultorei in bronzo e in marmo sono talmente numerosi che se ne è perduto il conto e, come nella celebre canzone di Charles Trenet, si può veramente affermare che "È un giardino straordinario".

Dalle due vasche, ornate da statue di ninfe, putti e fiumi, si procede attraverso una scalinata e un viale sino alla fontana di Latona, formata da quattro gradini circolari di marmo disposti in maniera concentrica e animati da statue e zampilli. Attraverso un prato in dolce pendenza, la direttrice conduce alla vasta fontana di Apollo (1663), realizzata su disegno di Charles Le Brun e ornata dalla scenografica scultura raffigurante Apollo, dio del Sole e simbolo del re, su un carro semisommerso trainato da cavalli e accompagnato da tritoni e delfini. Di qui il percorso si stende lungo il Grand Canai, che prosegue nel parco per oltre un chilometro e che al tempo delle feste di corte era percorso da una piccola flotta di navicelle a disposizione degli ospiti.  

Nella griglia disegnata da questo asse principale, dalle sue parallele e dai viali che lo intersecano, Le Nòtre e il suo successore Mansart posero altre fontane, gruppi scultorei, bosquets (piccole sale di verzura ricavate entro il fitto di un piccolo bosco) e piccoli edifici, tra i quali si ricordano la sala da ballo, il colonnato e il bosquet con i Bagni di Apollo. Qui è conservata la celebre scultura marmorea di Francois Girardon e Thomas Regnaudin raffigurante Apollo servito dalle ninfe (1666-1672): il soggetto, come molti altri nel giardino, si collega al mito solare e simboleggia il tramonto. Il suo pendant ideale è costituito dalla fontana con Apollo sul carro, che sorge dai flutti all'inizio della sua corsa mattutina.  

Fontane e giochi d'acqua - La creazione di bellissimi giardini, ornati con meravigliose fontane destinate ad impressionare i visitatori, richiede una grande quantità di acqua di cui Versaiiles non è provvista. Per sopperirvi, Luigi XIV fa costruire un sistema di adduzione d'acqua destinato a soddisfare in permanenza queste esigenze, ricorrendo alla tecnicità di fontanieri e ingegneri idraulici. Questo sistema, inizialmente ridotto e basato su semplici pompe e serbatoi, si perfeziona progressivamente con la costruzione di laghetti artificiali nei dintorni di Versaiiles che, grazie a vari acquedotti aerei e sotterranei, devono trasportare le acque verso la residenza reale. 

I bisogni s'intensificano e bisogna ricorrere a lavori di maggiore portata. È in questo contesto che nel 1681 nasce la macchina di Marly, su iniziativa dell'ingegnere idraulico Arnold de Ville e del carpentiere Rennequin Sualem, tutti e due originar! di Liegi, che prevedono di elevare l'acqua della Senna a partire da Bougival per raggiungere i giardini di Marly o addirittura quelli di Versaiiles. Nonostante le somme investite, la macchina riesce a trasportare le acque solo fino a Marly e viene progressivamente smantellata, prima di essere smontata nel 1817. 

La deviazione dell'Eure è un altro progetto faraonico iniziato nel 1685. L'acquedotto di Maintenon, destinato a superare l'arte dei Romani, non viene terminato e il progetto generale viene definitivamente abbandonato nel 1704, a causa della guerra della Lega di Augsburg nel 1688-1697. Luigi XVI, impressionato dall'opera, tenta di rilanciarla, tanto più che il canale di derivazione è quasi finito, ma la mancanza di mezzi finanziari frena di nuovo il suo entusiasmo.

I grandi divertimenti reali - La reputazione di Versaiiles è dovuta non solo ai suoi giardini, ma anche ai festeggiamenti che vi si celebravano. Luigi XIV la sceglie come cornice per tutti i divertimenti. Già nel 1665 Madame de Motteville, confidente della regina madre Anna d'Austria, scrive a proposito di Versaiiles e di Luigi XIV: "Era il luogo dei suoi piaceri e quel lo che destinava alla sua magnificenza, per far vedere attraverso i tesori quel che può fare un grande principe quando non lesina su niente per soddisfarsi". Mentre i grandi signori si divertono, dimenticano le rivolte e lo spirito di parte. 

Benché non si tratti delle sole festività del regno, vi sono tre feste principali. Per presentare i suoi primi allestimenti alla corte rimasta troppo a lungo lontana dai piaceri dopo il suo matrimonio, il sovrano organizza, dal 7 al 13 maggio 1664, i Piaceri dell'Isola incantata. Giostre, balletti, rinfreschi, corse con anelli e lance, commedie ed altre festività si susseguono nei giardini, in cui il re, come un privato, accoglie i più grandi del regno venuti per rivaleggiare, come i cavalieri del Medioevo. 

Il Grande divertimento reale del 18 luglio 1668 ha come eroina Madame de Montespan, la nuova amante del re, anche se questi commemora ufficialmente la pace di Aquisgrana, che pone fine al conflitto franco-spagnolo. Nel 1674, le festività che celebrano la riconquista della Franche-Comté durano tutta l'estate; nel cortile di marmo viene rappresentato Alceste di Lully e Quinault. 

Luigi XV e Luigi XVI fanno lo stesso: le nascite e i matrimoni sono l'occasione per organizzare grandi festeggiamenti. La nascita del delfino nel 1729 è celebrata con due grandi fuochi d'artificio; il matrimonio di Luigi XV nel 1745 è ricordato per le grandi celebrazioni (costruzione di teatri effimeri, ballo in maschera detto dei Tassi, in quanto Luigi XV balla, in compagnia di altri signori, travestito da albero. 

Per il matrimonio del futuro Luigi XVI con l'arciduchessa Maria Antonietta nel 1770, si cerca di ritrovare lo splendore delle feste del Re Sole: vengono infatti organizzati un festino all'Opera il 16 maggio, una rappresentazione di Perseo di Lully il 18, un ballo in maschera e un fuoco d'artificio seguiti dall'illuminazione del Gran Canale il 19 maggio.

  
IL CASTELLO
    
I GIARDINI E IL PARCO
VERSO OVEST
  2. Il parterre d'Acqua
  3. Il parterre e il bacino di Latona
  4. Il Viale reale o Tappeto verde
  5. Il bacino di Apollo
  6. Il Gran Canale
VERSO NORD
  7. Parterre Nord 
  8. La Piramide 
  9. Il Bagno delle Ninfe 
10. Il Viale dell'Acqua 
11. Il bacino del Drago 
12. Il bacino di Nettuno
VERSO SUD
13. Il parterre Sud
14. L'Orangerie
15. Lo specchio d'acqua degli Svizzeri
  
I VIALI E I BOSCHETTI
16. Il bacino di Cerere o dell'Estate 
17. Il bacino di Flora o della Primavera
18. Il boschetto dei Bagni di Apollo 
19. Il Rondò verde e l'Isola dei bambini
  
20. Il boschetto del Delfino
21. Il boschetto della Stella
22. Il boschetto delle Cupole
23. Il boschetto dell'Obelisco
24. Il boschetto dell'Encelado
25. Il boschetto dell'Arco di Trionfo
26. Il boschetto delle Tre Fontane
27. Il bacino di Bacco o dell'Autunno
28. Il bacino dì Saturno o dell'Inverno
29. La sala da Ballo o il boschetto delle Rocailles
30. Il boschetto della Regina
31. Il boschetto della Girandola
32. Il boschetto del Giardino del re
33. Il boschetto del Colonnato
34. La sala dei Marroni
  
I CASTELLI DI TRIANON
35. Il Grande Trianon
36. Il Piccolo Trianon
37. Il Padiglione francese
38. Il Belvedere
39. Il Tempio dell'Amore
40. Il lago
41. La casa della Regina
42. Il mulino
43. La fattoria

Verso Ovest

Dopo le terribili tempeste di febbraio 1990 e dicembre 1999, il parco è Stato ripiantato e i giardini hanno ritrovato l'aspetto originale. Lo spettatore che osserva i giardini dalla finestra centrale della galleria degli Specchi può ammirare la lunga prospettiva che va dal Parterre d'Acqua finoall'orizzonte. Questa prospettiva originale, anteriore al regno di Luigi XIV, è stata rimaneggiata e prolungata da Le Nótre, che ha ampliato il Viale reale e ha scavato il Gran Canale.

IL PARTERRE D'ACQUA - I due parterre d'acqua sono il prolungamento della facciata del castello. Questo insieme, che subì vari rifacimenti, assunse la sua forma definitiva solo nel 1685. L'ornamentazione scultorea fu ideata e diretta da Charles Le Brun: ogni bacino è decorato con quattro statue coricate che raffigurano i fiumi della Francia, ai quali si aggiungono quattro ninfe e quattro gruppi di bambini. Dal 1687 al 1694 i fratelli Keller hanno fuso nel bronzo, presso l'Arsenale di Parigi, i modelli forniti dagli scultori (Tuby, Le Hongre, Regnaudin, Coysevox).

I Parterre d'Acqua non possono essere separati dalle due fontane, dette dei Combattimenti di Animali, terminate nel 1687, che incorniciano la grande scala verso il bacino di Latona, né dalle sei statue allegoriche: L'Aria (di Le Hongre), La Sera (di Desjardins), Il Sud e Sul far del giorno (di G. Marsy), La Primavera (di Magnier) e L'Acqua (di Le Gros), che fanno parte della "Grande Commessa" di statue di marmo fatta da Colbert nel 1674.

IL BACINO DI LATONA - Ispirato alle Metamorfosi di Ovidio, il bacino di Latona illustra la leggenda della madre di Apollo e di Diana, che protegge i figli contro le ingiurie dei contadini della Licia e chiede a Giove di vendicarla. La vendetta sarà la trasformazione dei contadini in rane e lucertole. Il gruppo centrale in marmo eseguito dai fratelli Marsy, che rappresenta Latona e i figli, si trovava inizialmente, nel 1670, su una roccia. Era circondalo da sei rane nell'acqua e da ventiquattro rane disposte sulla piattaforma d'erba. La dea guardava allora verso il castello.

Questa sistemazione fu modificata da Jules Hardouin Mansart tra il 1687 e il 1689. La roccia fu sostituita da uno zoccolo concentrico in marmo e il gruppo di Latona guarda ora verso il Gran Canale. Il bacino di Latona è prolungato da un parterre in cui si trovano i due bacini delle lucertole.

I pregevoli vasi di marmo sono copie di originali italiani e di altra provenienza; quelli che raffigurano l’infanzia di Marte sono stati realizzati su disegni di Hardouin Mansart.

Si noti oltre, a destra, la Ninfa con la conchiglia, replica di un originale di Coysevox esposto al museo del Louvre. Dirimpetto, un’opera non meno celebre, il Gladiatore morente, copiata da Mosnier da un originale antico.

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IL VIALE REALE - Chiamato anche Tappeto Verde per la Striscia d'erba che si trova al centro, il Viale Reale è lungo 335 metri e largo 40 metri. Il suo tracciato risale a Luigi XIII, ma Le Nótre lo fece allargare e bordare con dodici statue e dodici vasi (posti due a due, simmetricamente). Si tratta soprattutto di opere inviate dagli allievi dell'Accademia di Francia a Roma nel XVII secolo. Sui due lati, dei viali portano ai boschetti che il passeggiatore scopre progressivamente.

IL BACINO DI APOLLO E IL GRAN CANALE - Questa fontana doveva essere particolarmente cara a Luigi XIV che a partire dal 1661 aveva instaurato saldamente il suo potere personale richiamandosi al “diritto divino” e scegliendo il sole come emblema. Pertanto doveva vedere con occhio lusinghiero il figlio di Giove e di Latona, Apollo, dio della luce, delle arti e delle lettere, il più bello e il più gentile di tutti gli dei dell’Olimpo che guidava il carro del sole: il Re sole, appunto.

Questo straordinario gruppo scultoreo in bronzo dorato, opera di Jean Baptiste Tuby (1635 – 1700) su disegno di Le Brun, troneggiava al centro del bacino che misura 110 metri nel punto più largo. Apollo sul carro trainato da quattro cavalli impetuosi sorge dalle acque circondato da tritoni che si sfiatano con le loro buccine per annunciare il sorgere del sole.

La fontana è particolarmente suggestiva nei giorni delle cosiddette Grandes Eaux, quando tutti i getti sono in funzione. Dietro la fontana di Apollo si estende il Gran Canale, scavato al tempo di Luigi XIV, per la cui sistemazione occorse una decina di anni. Questo magnifico specchio d’acqua, con una superficie di 23 ettari, fu animato in passato da numerosi intrattenimenti e quando la Serenissima donò alcune gondole per una festa, nel 1687, si trasformò in un insolito ambiente veneziano.

Nelle vicinanze della fontana di Apollo, sulla destra, la fontana di Encelado, che raffigura il gigante travolto dalle rocce dell’Olimpo che aveva osato scalare, mentre affonda nelle acque; la composizione è particolarmente suggestiva ed impressionante, con la mano del titano che cerca invano di appigliarsi alle pietre, con il potente zampillo che gli fuoriesce dalla bocca, proiettato a 23 metri di altezza.

Nell’attiguo boschetto, l’Obelisco costituito da 230 zampilli d’acqua, la cui sommità raggiunge i 25 metri di altezza.

Passeggiando, si giunse dinanzi alla fontana di Flora, raffigurante la Primavera, opera di Tuby, con la dea coricata tra i fiori, circondata da genietti festosi. La vasca di Cecere, di forma ottagonale, è ornata da un gruppo scultoreo di Regnaudin: la divinità distesa sulle messi volge gli occhi al cielo a cui sembra offrire le ricchezze della terra.

Verso Nord

Nella parte settentrionale dei giardini, il tema dell'acqua è dominante, forse perché il declivio naturale del terreno autorizzava gli effetti d'acqua. Fino al 1684 vi si trovava anche la grotta di Teti, che attirava numerosi visitatori per la varietà dei giochi d'acqua e la bellezza della decorazione interna. Viene qui utilizzato lo stesso principio che nel resto dei giardini: viale centrale, aperto, bordato di boschetti e di pergole come l'asse sud-ovest. 

Una scala, una piramide (l'equivalente del bacino di Latona), un viale d'acqua (che apre la prospettiva come il Viale reale), il bacino del Drago (da mettere in parallelo, per la sua tematica, con il bacino d'Apollo) e, per terminare, un ampio specchio d'acqua: il bacino di Nettuno.

IL PARTERRE NORD - Dalla terrazza centrale e dal Parterre d'Acqua si scendono alcuni scalini bordati da due sculture in bronzo, La Venere pudica dì Coysevox e L'Arrotino di Foggini, e si arriva al Parterre Nord, creato nel 1664. Sui due lati del viale centrale si trovano i due bacini delle Corone, dove nuotano tritoni e sirene in piombo, opere di Tuby e di Le Hongre. 

Il Parterre Nord è circondato da diciotto sculture, di cui quindici appartenenti all'ordinazione del 1674. Il programma iconografico elaborato da Charles Le Brun evoca il mito di Apollo e la sua corsa benefica ed influente intorno alla terra. Le statue sono state ideate per gruppi di quattro: i quattro continenti, le quattro stagioni, i quattro temperamenti. Ma i continui rifacimenti dei giardini finiranno col separare questo insieme.

LA PIRAMIDE - Eseguita da Girardon su disegno di Le Brun, la Piramide richiese tre anni di lavori. È costituita da quattro vasche di marmo sovrapposte, sostenute da tritoni, delfini e gamberi in piombo.

IL BAGNO DELLE NINFE - La cascata denominata Bagno delle Ninfe di Diana, che riceveva l'acqua dalla fontana della Piramide, è ornata con bassorilievi. Il più noto di questi bassorilievi, in piombo (un tempo rivestito d'oro), si trova sul muro di sostegno ed è un'opera di Girardon (1668-1670). Gli altri bassorilievi sono di Le Gros, Le Hongre e Magnier.

IL VIALE DELL'ACQUA - Secondo il fratello Charles (celebre autore di racconti), Claude Perrault (l'architetto) disegnò questo viale chiamato anche viale dei Marmousets (parola familiare derivante da "marmot", che significa bambino). È scandito da ventidue gruppi in bronzo che sostengono vasche in marmo di Linguadoca.

IL BACINO DEL DRAGO - Luigi XIV aveva detto una volta “voglio bambini ovunque”. E ci accorgiamo che gli ordini del sovrano furono puntualmente rispettati nel parco dove le composizioni figurative mitologiche e le decorazioni dei vasi sono spesso rallegrate da putti e genietti ridenti e birichini. Ne è un esempio il grazioso viale chiamato appunto l’allèe des marmousets, dove marmousets sta per marmocchi. Claude Perrault aveva immaginato per questa decorazione ventidue vasche circolari di marmo bianco con un gruppo di tre bambini al centro che sorreggono la vasca in marmo rosa.

Diversi scultori lavorarono alla realizzazione di questi capolavori, tra cui Le Gros, Le Hongre, Lerambert, Mazaline e Buirette; si noterà pertanto la diversità dello stile nella resa delle figure. I tre satirini di Le Gros sono il ritratto della gentilezza con le manine paffutelle, i riccioli ordinati e le zampe pelose con il piede caprino. Altrettanto deliziosi sono i putti musicanti di Lerambert e i due amorini con una bambina di Le Hongre. Questo indubbiamente uno dei viali più incantevoli di Versailles.

I nostri piccoli marmocchi sembrano apparentemente non temere la vicinanza del drago che domina la fontana circolare, più in basso, circondato da amorini a cavallo di cigni, minacciosi con le loro saette. 

Lo zampillo d'acqua principale sale fino a ventisette metri. Su ogni lato del bacino, dei viali portano a due boschetti restaurati: ad est: il boschetto della Francia Trionfante, ad ovest: il boschetto delle Tre Fontane.

IL BACINO DI NETTUNO - Il bacino di Nettuno fu costruito sotto la direzione di Le Nótre tra il 1679 e il 1681. Veniva allora chiamato "specchio d'acqua sotto il Drago" o "specchio degli abeti". 

Jacques-Ange Gabriel ne modificò leggermente il tracciato nel 1736; nel 1740, per rispettare la volontà di Luigi XIV, fu aggiunta l'ornamentazione scultorea, costituita da tre gruppi: Nettuno ed Anfitrite di Adam, Proteo di Bouchardon e Il dio Oceano di Lemoyne. 

Il  nuovo  bacino  inaugurato  da  Luigi  XV  suscitò l'ammirazione generale per il numero, l'ampiezza e la varietà degli zampilli e per i loro effetti sulle sculture in piombo. Questo bacino comprende novantanove effetti d'acqua che costituiscono uno straordinario gruppo idraulico.

Verso Sud

IL PARTERRE SUD - La più bella vista di questo parterre si gode dagli appartamenti della Regina, al primo piano del castello. Chiamato all'epoca "parterre dei Fiori" o "parterre dell'Amore", è situato sopra l'Orangerie costruita da Jules Hardouin-Mansart. 

Vi si accede da una terrazza circondata da due delle più antiche sculture del parco: I Bambini con le sfingi

Questi bambini in bronzo furono modellati da Sarazin, fusi da Duval nel 1668 e collocati su sfingi in marmo scolpite da Lerambert.

L'ORANGERIE - Costruita da Jules Hardouin-Mansart tra il 1684 e il 1686, al posto del piccolo aranceto edificato da Le Vau nel 1663, è costituita da una galleria centrale a volta, lunga 150 metri, prolungata da due gallerie laterali situate sotto le scale dei Cento Gradini.

Il tutto è rischiarato da grandi finestre centinate. Il parterre dell'Orangerie si estende su 3 ettari; all'epoca di Luigi XIV era ornato con alcune sculture che si trovano oggi al museo del Louvre. 

Costituito da quattro prati e da un bacino circolare, accoglie d'estate 1055 alberi piantati in giardiniere (palme, oleandri, melograni, aranci...) che d'inverno vengono sistemati all'interno dell'Orangerie. 

Nel prolungamento del parterre dell'Orangerie, oltre la strada di Saint-Cyr, si stende lo specchio d'acqua degli Svizzeri: gli scavi iniziarono nel 1678 e finirono nel 1688. Questo specchio d'acqua è lungo 682 m e largo 234 m, occupa cioè una superficie di 16 ettari (il doppio di quella della Place de la Concorde a Parigi).

I viali e i boschetti

IL VIALE DI BACCO E SATURNO - Sotto il regno di Luigi XIV, i giardini di Versailles comprendevano quindici boschetti, nascosti agli sguardi da pergole e chiusi da cancelli. Facevano da contrappunto alla rigorosa regolarità del tracciato generale del giardino, avevano varie decorazioni e varie forme e sorprendevano il visitatore per la loro diversità. 

La maggior parte di questi boschetti è stata creata da Le Nótre, ma alcuni furono modificati da Jules Hardouin-Mansart. Queste affascinanti sale verdi, oasi di fantasia, sono ricche di zampilli d'acqua e di motivi scolpiti. Erano luoghi destinati alle feste ed accoglievano la danza, la musica, il teatro o gli spuntini. Erano però difficili e costosi da curare e alcuni di essi si deteriorarono rapidamente e furono chiusi nel XVIII secolo. 

Uno dei più celebri boschetti, il Labirinto, fu distrutto quando i giardini furono ripiantati nel 1775-1776; altri, come i Bagni di Apollo, furono trasformati secondo il gusto anglo-cinese molto alla moda sotto il regno di Luigi XVI e di Maria Antonietta. 

Nel XIX secolo, sotto Luigi XVIII, l'Isola reale fu prosciugata e divenne il giardino del Re, dove furono piantati alberi rari ed esotici.

IL BOSCHETTO DELLA REGINA - Questo boschetto ha preso il posto del celebre Labirinto, che illustrava le trentanove favole di Esopo con fontane in piombo dipinte in modo realistico e raffiguranti scene di animali. Costruito nel 1669 su disegno di Charles Perrault, fu distratto quando i giardini di Versailles furono ripiantati nel 1775-1776 e sostituito dal boschetto della Regina. L'attuale ornamentazione scultorea fu creata alla fine del XIX secolo.

LA SALA DA BALLO - Progettata da Le Nòtre tra il 1680 e il 1683, la sala da Ballo si chiama anche boschetto delle Rocailles a causa delle pietre molari e delle conchiglie riportate dalle coste africane e dal Madagascar, sulle quali l'acqua scorre a cascata. Al centro di questo boschetto un' isola in marmo, facilmente accessibile, serviva per la danza, un'arte in cui Luigi XIV eccelleva. I musicisti si mettevano sopra la cascata e gli spettatori si sedevano di fronte, sui gradini ricoperti d'erba dell'anfiteatro.

I BOSCHETTI DEL DELFINO E DELLA GIRANDOLA - I boschetti del Delfino e della Girandola sostituiscono a nord e a sud le quinconce piantate sotto Luigi XVI. Ognuno di questi boschetti è decorato da terme ordinate dal soprintendente Fouquet per il suo castello di Vaux-le-Vicompte, eseguite a Roma su disegno di Poussin e riacquistate dai suoi eredi. Alla fine del XVII secolo, lo scultore Theodon completò questa serie di sculture dedicate alle stagioni o a divinità mitologiche.

IL GIARDINO DEL RE - Il bacino dello Specchio si trovava all'estremità di un grande specchio d'acqua chiamato Isola d'Amore o  Isola reale (1671), sul quale si svolgevano le prove dei modellini di navi da guerra. Quest'isola, rimasta abbandonata durante il periodo della Rivoluzione, fu eliminata nel 1817 dall'architetto Dufour su ordine di Luigi XVIII e sostituita dal Giardino del Re, un giardino chiuso, all'inglese, contenente bellissime specie di alberi quasi tutte distrutte durante la tempesta del 1999. Della sistemazione originale rimane solo il bacino dello Specchio.

LA SALA DEI MARRONI - Costruita tra il 1680 e il 1683, si chiamava allora galleria delle Statue antiche o galleria d'Acqua e comprendeva un viale centrale fiancheggiato da aranci, da tassi potati, da vasche e da zampilli d'acqua. Sui bordi di questo viale erano allineate ventiquattro statue antiche. Interamente rimaneggiato nel 1704, questo boschetto è diventato la sala dei Marroni, ornata con otto busti antichi e due Statue. Della prima decorazione rimangono solo due vasche tonde, poste ad ognuna delle estremità.

IL COLONNATO - Costruito a partire dal 1685 da Jules Hardouin-Mansart, il Colonnato ha sostituito un boschetto creato da Le Nòtre nel 1679: il boschetto delle Sorgenti. Questo peristilio misura 32 metri di diametro. Trentadue colonne di marmo dì ordine ionico, accoppiate a trentadue pilastri in marmo di Linguadoca sostengono delle arcate e un cornicione di marmo bianco, sovrastato a sua volta da trentadue urne. 

I timpani triangolari tra le arcate sono ornati con bassorilievi che rappresentano dei bambini. I conci degli archi sono decorati con teste di ninfe e di naiadi. Al centro, uno zoccolo circolare di marmo sostiene il celebre gruppo eseguito tra il 1678 e il 1699 da Girardon: Il ratto di Proserpina da parte di Piatone (un calco ha sostituito l'originale, che si trova nelle riserve). 

IL VIALE DI FLORA E CERERE - Simmetrici rispetto ai bacini di Bacco e di Saturno, i bacini di Cerere e Flora simboleggiano rispettivamente l'estate e la primavera. Flora, mezza svestita, riposa su un letto di fiori, anch'essa circondata da putti che intrecciano ghirlande: è stata realizzata dallo scultore Tuby tra il 1672 e il 1677. Cerere, con la falce in mano e circondata da putti, è coricata sulla terra cosparsa di spighe di grano: è un'opera dello scultore Regnaudin.  

IL BOSCHETTO DELLE CUPOLE - Spesso rimaneggiato, questo boschetto ha cambiato nome in funzione delle varie modifiche apportate. Creato da Le Nótre nel 1675, divenne il boschetto della Fama nel 1677-1678, a causa della statua della Fama collocata allora al centro del bacino, che lanciava uno zampillo d'acqua dalla sua tromba. 

Tra il 1684 e il 1704 accolse i gruppi dei Bagni d'Apollo e prese il nome di boschetto dei Bagni d'Apollo. Nel 1677 Jules Hardouin Mansart aveva fatto costruire due padiglioni di marmo bianco dominati da cupole che gli diedero l'attuale nome, anche se questi edifici furono distrutti nel 1820.  

L'ENCELADO - La fontana dell'Encelado fu realizzata in piombo da Gaspard Marsy tra il 1675 e il 1677. Il tema si ispira alla storia della caduta dei Titani, sepolti sotto le rocce del Monte Olimpo quando vollero scalarlo malgrado il divieto di Giove. Lo scultore ha rappresentato un gigante mezzo sepolto sotto le rocce, che lotta contro la morte.

L'OBELISCO - La fontana dell'Obelisco fu costruita da Jules Hardouin-Mansart nel 1704, al posto dell'ex sala dei Festini o sala del Consiglio, creata da Le Nòtre nel 1671. La decorazione in piombo fu riutilizzata per l'ornamentazione delle vasche del giardino del Grande Trianon.  

L'ISOLA DEI BAMBINI - A nord dei giardini, tra il Rondò Verde (ex boschetto del Teatro d'acqua) e la Stella (ex boschetto della Montagna d'acqua), a distanza dai viali frequentati, si nasconde un bacino circolare con una roccia al centro. Si tratta dell'Isola dei Bambini, un capolavoro di freschezza realizzato da Hardy nel 1710. Sulla roccia si trovano sei bambini nudi che giocano con i fiori, mentre altri due zampettano nell'acqua.

IL BOSCHETTO DELLE TRE FONTANE - Creato da Le Nótre nel 1677, questo boschetto è l'unico ad essere indicato su una vecchia piantina con il nome di "Boschetto del pensiero del re". È costituito da tre terrazze, ciascuna con un bacino diverso. Ripristinato nel  2005,  ha  ritrovato  la  magnifica  composizione originale e i giochi d'acqua voluti dal sovrano: nel bacino inferiore i getti formano fiori di giglio, al centro vi sono lance verticali e una volta d'acqua, in alto una colonna d'acqua formata da 140 getti. È questa colonna che alimenta i bacini inferiori. Questo boschetto, ben nascosto dai graticolati, era stato allestito in modo da permettere al re, che si faceva vecchio, di venire su rotelle spostandosi sulle rampe di accesso erbose.  

I BAGNI DI APOLLO - Sotto il regno di Luigi XIV, tra il 1670 e il 1673, Madame de Montespan chiese di sistemare in questo luogo un boschetto, allora chiamato la Palude. Nel 1704 Jules Hardouin-Mansart realizzò un nuovo boschetto destinato ad accogliere i Cavalli del Sole (opera di Guérin e dei fratelli Marsy) e Apollo servito dalle Ninfe (opera di Girardon e di Regnaudin). Questo gruppo fu scolpito tra il 1664 e il 1672 per ornare la celebre Grotta di Teti. Quando quest'ultima fu distrutta per costruire l'ala nord del castello, il gruppo fu trasferito nel boschetto delle Cupole.  

Hardouin-Mansart sistemò questo luogo in modo da mettere in risalto queste opere particolarmente belle. Erano protette da baldacchini in piombo dorato e posate su uno zoccolo ai bordi del bacino. Questo Stato durò fino al 1776, quando Luigi XVI decise di far ripiantare il parco e chiese al pittore Hubert Robert un nuovo progetto di allestimento. Il nuovo boschetto, terminato nel 1778, è nello stile allora di moda, quello dei giardini anglo­cinesi. E' così che possiamo ammirarlo attualmente. Dei calchi sostituiscono oggi gli originali, che si trovano nelle riserve.  

Ottobre 2014

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