Giardini
e Parco
Contemporaneamente
ai lavori di sistemazione del castello, Luigi XIV
si interessa ai giardini. È
nei giardini che Luigi XIV
dà
libero sfogo alla propria immaginazione. Il re,
a cui piaceva "tiranneggiare la natura,
domarla a forza di arte e di tesori", di
livellamenti, spostamenti di terra e lavori
idraulici, riesce a bonificare delle paludi
considerate malsane. Affida la
progettazione a Le Nótre
di cui aveva ammirato l'ingegno, con invidia,
nei giardini di Vaux-le-Vicomte. Si è propensi
a credere che il parco interessasse il sovrano
più della reggia per la particolare attenzione
rivolta allo studio dei progetti.
Le
Nótre
è il mago dei giardini e possiede il segreto
dell'arte della prospettiva. Inventa, crea e
ricrea la Natura, distribuisce l'acero e il
frassino, il carpine, modella il biancospino,
pianta il tiglio, disegna un boschetto, escogita
un labirinto ed appassiona il re con la sua
geniale fantasia.
Il
parco, elaborato negli anni 1660-1680, si ispira
al mito di Apollo con i suoi gruppi scolpiti. Il
giardiniere ne ha organizzato il tracciato a
partire dalla lunga prospettiva dell'asse
centrale est-ovest (che rappresenta la corsa
diurna del sole) e dell'asse orizzontale
sud-nord. Le Nótre cerca continuamente la
trasparenza, gli effetti di acqua e di sorpresa
all'interno dei parterre e dei boschetti.
Fouquet,
l'intendente delle finanze caduto in disgrazia, è
in prigione; i suoi beni sono messi all'asta nel
1665 per pagare i suoi debiti e il re ne
approfitta per prendere gli oggetti che avevano
suscitato la sua invidia durante la famosa festa
del 17 agosto 1661 che doveva rivelarsi fatale
per l'ambizioso intendente. Inoltre dai vivai
della tenuta di Vaux, il re fece prelevare
numerose specie arboree e fu così che
moltissime piante d'arancio presero la strada di
Versailles.
A
partire dagli anni 1680, i giardini tendono a
mineralizzarsi sotto l'impulso dì Jules
Hardouin-Mansart. All'inizio del suo regno,
Luigi XV
rispetta
i lavori del suo bisavolo e ne termina anche
alcuni. Luigi XVI
ordina
la ripiantazione generale del parco, che
riprende il tracciato originale eliminando
alcuni boschetti un po' trascurati e modificando
l'aspetto di alcuni viali, per essere più
consono allo spirito dell'epoca.

Nel
1683 il figlio di Fouquet, a corto di denaro,
vendette al re le erme di marmo bianco che
ornano attualmente i Quinconces a Nord e
a Mezzogiorno. Successivamente settanta castagni
provenienti dal parco di Vaux furono
trapiantati nei giardini di Trianon. Nel 1664 i
giardini di Versailles fanno da scenario a una
festa memorabile data in onore di Mademoiselle
de la Vallière
che doveva passare alla storia: i "Piaceri
dell'isola incantata". Questa festa animata
da balletti, illuminazioni, commedie e musiche
ebbe come "registi" due personaggi
illustri, Molière e Lulli. Feste altrettanto
celebri furono organizzate nel 1668, nel 1674,
nel 1689 e nel 1699.
Nell'ottica
del re i giardini furono creati per accogliere
questo tipo di feste e per il piacere delle
passeggiate. Subirono numerosi rimaneggiamenti
durante i quali scomparve, tra l'altro, la
grotta di Teti, che La Fontaine cita con il suo
incomparabile stile negli "Amori di
Psiche".
Questi
giardini coprono una superficie di circa cento
ettari, estendendosi dal castello fino alla
Stella Reale per una lunghezza di tre chilometri
mentre il Gran Canale misura da solo 1.600
metri. Le statue e i gruppi scultorei in bronzo
e in marmo sono talmente numerosi che se ne è
perduto il conto e, come nella celebre canzone
di Charles Trenet, si può veramente affermare
che "È un giardino straordinario".
Dalle due vasche, ornate da statue di ninfe, putti e fiumi,
si procede attraverso una scalinata e un viale
sino alla fontana di Latona, formata da quattro
gradini circolari di marmo disposti in maniera
concentrica e animati da statue e zampilli.
Attraverso un prato in dolce pendenza, la
direttrice conduce alla vasta fontana di Apollo
(1663), realizzata su disegno di Charles Le Brun
e ornata dalla scenografica scultura
raffigurante Apollo, dio del Sole e simbolo del
re, su un carro semisommerso trainato da cavalli
e accompagnato da tritoni e delfini. Di qui il
percorso si stende lungo il Grand Canai, che
prosegue nel parco per oltre un chilometro e che
al tempo delle feste di corte era percorso da
una piccola flotta di navicelle a disposizione
degli ospiti.
Nella griglia disegnata da questo
asse principale, dalle sue parallele e dai viali
che lo intersecano, Le Nòtre e il suo
successore Mansart posero altre fontane, gruppi
scultorei, bosquets (piccole sale di verzura
ricavate entro il fitto di un piccolo bosco) e
piccoli edifici, tra i quali si ricordano la
sala da ballo, il colonnato e il bosquet con i
Bagni di Apollo. Qui è conservata la celebre
scultura marmorea di Francois Girardon e Thomas
Regnaudin raffigurante Apollo servito dalle
ninfe (1666-1672): il soggetto, come molti altri
nel giardino, si collega al mito solare e
simboleggia il tramonto. Il suo pendant ideale
è costituito dalla fontana con Apollo sul
carro, che sorge dai flutti all'inizio della sua
corsa mattutina.

Fontane
e giochi d'acqua - La
creazione di bellissimi giardini, ornati con
meravigliose fontane destinate ad impressionare
i visitatori, richiede una grande quantità
di acqua di cui Versaiiles non è provvista. Per
sopperirvi, Luigi XIV
fa
costruire un sistema di adduzione d'acqua
destinato a soddisfare in permanenza queste
esigenze, ricorrendo alla tecnicità di
fontanieri e ingegneri idraulici. Questo
sistema, inizialmente ridotto e basato su
semplici pompe e serbatoi, si perfeziona
progressivamente con la costruzione di laghetti
artificiali nei dintorni di Versaiiles che,
grazie a vari acquedotti aerei e sotterranei,
devono trasportare le acque verso la residenza
reale.
I
bisogni
s'intensificano e bisogna ricorrere a lavori di
maggiore portata. È in questo contesto che nel
1681 nasce la macchina di Marly, su iniziativa
dell'ingegnere idraulico Arnold de Ville e del
carpentiere Rennequin Sualem, tutti e due
originar! di Liegi, che prevedono di elevare
l'acqua della Senna a partire da Bougival per
raggiungere i giardini di Marly o addirittura
quelli di Versaiiles. Nonostante le somme
investite, la macchina riesce a trasportare le
acque solo fino a Marly e viene progressivamente
smantellata, prima di essere smontata nel 1817.
La
deviazione dell'Eure è
un altro progetto faraonico iniziato nel 1685.
L'acquedotto di Maintenon, destinato a superare
l'arte dei Romani, non viene terminato e il
progetto generale viene definitivamente
abbandonato nel 1704, a causa della guerra della
Lega di Augsburg nel 1688-1697. Luigi XVI,
impressionato
dall'opera, tenta di rilanciarla, tanto più che
il canale di derivazione è quasi finito, ma la
mancanza di mezzi finanziari frena di nuovo il
suo entusiasmo.

I
grandi divertimenti reali - La
reputazione di Versaiiles è
dovuta non solo ai suoi giardini, ma anche ai
festeggiamenti che vi si celebravano. Luigi XIV
la
sceglie come cornice per tutti i divertimenti.
Già nel 1665 Madame de Motteville, confidente
della regina madre Anna d'Austria, scrive a
proposito di Versaiiles e di Luigi XIV:
"Era
il luogo dei suoi piaceri e quel lo che
destinava alla sua magnificenza, per far vedere
attraverso i tesori quel che può fare un grande
principe quando non lesina su niente per
soddisfarsi". Mentre i grandi signori si
divertono, dimenticano le rivolte e lo spirito
di parte.
Benché
non si tratti delle sole festività del regno,
vi sono tre feste principali. Per presentare i
suoi primi allestimenti alla corte rimasta
troppo a lungo lontana dai piaceri dopo il suo
matrimonio, il sovrano organizza, dal 7 al 13
maggio 1664, i Piaceri dell'Isola incantata.
Giostre, balletti, rinfreschi, corse con anelli
e lance, commedie ed altre festività si
susseguono nei giardini, in cui il re, come un
privato, accoglie i più grandi del regno venuti
per rivaleggiare, come i cavalieri del Medioevo.
Il
Grande divertimento reale del 18 luglio 1668 ha
come eroina
Madame de Montespan, la nuova amante del
re, anche se questi commemora ufficialmente la
pace di Aquisgrana, che pone fine al conflitto
franco-spagnolo. Nel 1674, le festività
che celebrano la riconquista della Franche-Comté
durano tutta l'estate; nel cortile di marmo
viene rappresentato Alceste di Lully e Quinault.
Luigi
XV
e
Luigi XVI
fanno
lo stesso: le nascite e i matrimoni sono
l'occasione per organizzare grandi
festeggiamenti. La nascita del delfino nel 1729
è celebrata con due grandi fuochi d'artificio;
il matrimonio di Luigi XV
nel
1745 è ricordato per le grandi celebrazioni
(costruzione di teatri effimeri, ballo in
maschera detto dei Tassi, in quanto Luigi XV
balla,
in compagnia di altri signori, travestito da
albero.
Per
il matrimonio del futuro Luigi XVI
con
l'arciduchessa Maria Antonietta nel 1770, si
cerca di ritrovare lo splendore delle feste del
Re Sole: vengono infatti organizzati un festino
all'Opera il 16 maggio, una rappresentazione di
Perseo di Lully il 18, un ballo in maschera e un
fuoco d'artificio seguiti dall'illuminazione del
Gran Canale il 19 maggio.

|
-
-
IL CASTELLO
-
- I
GIARDINI E IL PARCO
- VERSO
OVEST
-
2. Il parterre d'Acqua
-
3. Il parterre e il bacino di Latona
-
4. Il Viale reale o Tappeto verde
-
5. Il bacino di Apollo
-
6. Il Gran Canale
- VERSO
NORD
-
7. Parterre Nord
-
8. La Piramide
-
9. Il Bagno delle Ninfe
- 10.
Il Viale dell'Acqua
- 11.
Il bacino del Drago
- 12.
Il bacino di Nettuno
- VERSO
SUD
- 13.
Il parterre Sud
- 14.
L'Orangerie
- 15.
Lo specchio d'acqua degli Svizzeri
-
- I
VIALI E I BOSCHETTI
- 16.
Il bacino di Cerere o dell'Estate
- 17.
Il bacino di Flora o della Primavera
- 18.
Il boschetto dei Bagni di Apollo
- 19.
Il Rondò
verde e l'Isola dei bambini
|
-
- 20.
Il boschetto del Delfino
- 21.
Il boschetto della Stella
- 22.
Il boschetto delle Cupole
- 23.
Il boschetto dell'Obelisco
- 24.
Il boschetto dell'Encelado
- 25.
Il boschetto dell'Arco di Trionfo
- 26.
Il boschetto delle Tre Fontane
- 27.
Il bacino di Bacco o dell'Autunno
- 28.
Il bacino dì
Saturno o dell'Inverno
- 29.
La sala da Ballo o il boschetto delle
Rocailles
- 30.
Il boschetto della Regina
- 31.
Il boschetto della Girandola
- 32.
Il boschetto del Giardino del re
- 33.
Il boschetto del Colonnato
- 34.
La sala dei Marroni
-
- I
CASTELLI DI TRIANON
- 35.
Il Grande Trianon
- 36.
Il Piccolo Trianon
- 37.
Il Padiglione francese
- 38.
Il Belvedere
- 39.
Il Tempio dell'Amore
- 40.
Il lago
- 41.
La casa della Regina
- 42.
Il mulino
- 43.
La fattoria
|
Verso
Ovest
Dopo
le terribili tempeste di febbraio 1990 e
dicembre 1999, il parco è
Stato ripiantato e i giardini hanno ritrovato
l'aspetto originale. Lo spettatore che osserva i
giardini dalla finestra centrale della galleria
degli Specchi può ammirare la lunga prospettiva
che va dal Parterre d'Acqua finoall'orizzonte.
Questa prospettiva originale, anteriore al regno
di Luigi XIV,
è
stata rimaneggiata e prolungata da Le Nótre,
che ha ampliato il Viale reale e ha scavato il
Gran Canale.
IL
PARTERRE D'ACQUA - I
due parterre d'acqua sono il
prolungamento della facciata del castello.
Questo insieme, che subì
vari rifacimenti, assunse la sua forma
definitiva solo nel 1685. L'ornamentazione
scultorea fu ideata e diretta da Charles Le
Brun: ogni bacino è decorato con quattro statue
coricate che raffigurano i fiumi della Francia,
ai quali si aggiungono quattro ninfe e quattro
gruppi di bambini. Dal 1687 al 1694 i
fratelli Keller hanno fuso nel bronzo, presso
l'Arsenale di Parigi, i modelli forniti dagli
scultori (Tuby, Le Hongre, Regnaudin, Coysevox).
I
Parterre d'Acqua non possono
essere separati dalle due fontane, dette dei
Combattimenti di Animali, terminate nel 1687,
che incorniciano la grande scala verso il bacino
di Latona, né
dalle sei statue allegoriche: L'Aria (di
Le Hongre), La Sera (di Desjardins), Il
Sud e Sul far del giorno (di G. Marsy), La
Primavera (di Magnier) e L'Acqua (di
Le Gros), che fanno parte della "Grande
Commessa" di statue di marmo fatta da
Colbert nel 1674.
IL
BACINO DI LATONA - Ispirato alle Metamorfosi
di Ovidio, il bacino di Latona illustra la
leggenda della madre di Apollo e di Diana, che
protegge i figli contro le ingiurie dei
contadini della Licia e chiede a Giove di
vendicarla. La vendetta sarà
la trasformazione dei contadini in rane e
lucertole. Il gruppo centrale in marmo eseguito
dai fratelli Marsy, che rappresenta Latona e i
figli, si trovava inizialmente, nel 1670, su una
roccia. Era circondalo da sei rane nell'acqua e
da ventiquattro rane disposte sulla piattaforma
d'erba. La dea guardava allora verso il
castello.
Questa
sistemazione fu modificata da Jules Hardouin
Mansart tra il 1687 e il 1689. La roccia fu
sostituita da uno zoccolo concentrico in marmo e
il gruppo di Latona guarda ora verso il Gran
Canale. Il bacino di Latona è
prolungato da un parterre in cui si trovano i
due bacini delle lucertole.
I
pregevoli vasi di marmo sono copie di originali
italiani e di altra provenienza; quelli che
raffigurano l’infanzia di Marte sono stati
realizzati su disegni di Hardouin Mansart.
Si
noti oltre, a destra, la Ninfa con la
conchiglia, replica di un originale di Coysevox
esposto al museo del Louvre. Dirimpetto,
un’opera non meno celebre, il Gladiatore
morente, copiata da Mosnier da un originale
antico.


IL
VIALE REALE - Chiamato anche Tappeto Verde
per la Striscia d'erba che si trova al centro,
il Viale Reale è
lungo 335 metri e largo 40 metri. Il suo
tracciato risale a Luigi XIII,
ma
Le Nótre lo fece allargare e bordare con dodici
statue e dodici vasi (posti due a due,
simmetricamente). Si tratta soprattutto di opere
inviate dagli allievi dell'Accademia di Francia
a Roma nel XVII
secolo.
Sui due lati, dei viali portano ai boschetti che
il passeggiatore scopre progressivamente.
IL
BACINO DI APOLLO E IL GRAN CANALE - Questa
fontana doveva essere particolarmente cara a
Luigi XIV che a partire dal 1661 aveva
instaurato saldamente il suo potere personale
richiamandosi al “diritto divino” e
scegliendo il sole come emblema. Pertanto doveva
vedere con occhio lusinghiero il figlio di Giove
e di Latona, Apollo, dio della luce, delle arti
e delle lettere, il più bello e il più gentile
di tutti gli dei dell’Olimpo che guidava il
carro del sole: il Re sole, appunto.
Questo
straordinario gruppo scultoreo in bronzo dorato,
opera di Jean Baptiste Tuby (1635 – 1700) su
disegno di Le Brun, troneggiava al centro del
bacino che misura 110 metri nel punto più
largo. Apollo sul carro trainato da quattro
cavalli impetuosi sorge dalle acque circondato
da tritoni che si sfiatano con le loro buccine
per annunciare il sorgere del sole.
La
fontana è particolarmente suggestiva nei giorni
delle cosiddette Grandes Eaux, quando tutti i
getti sono in funzione. Dietro la fontana di
Apollo si estende il Gran Canale, scavato al
tempo di Luigi XIV, per la cui sistemazione
occorse una decina di anni. Questo magnifico
specchio d’acqua, con una superficie di 23
ettari, fu animato in passato da numerosi
intrattenimenti e quando la Serenissima donò
alcune gondole per una festa, nel 1687, si
trasformò in un insolito ambiente veneziano.
Nelle
vicinanze della fontana di Apollo, sulla destra,
la fontana di Encelado, che raffigura il gigante
travolto dalle rocce dell’Olimpo che aveva
osato scalare, mentre affonda nelle acque; la
composizione è particolarmente suggestiva ed
impressionante, con la mano del titano che cerca
invano di appigliarsi alle pietre, con il
potente zampillo che gli fuoriesce dalla bocca,
proiettato a 23 metri di altezza.
Nell’attiguo
boschetto, l’Obelisco costituito da 230
zampilli d’acqua, la cui sommità raggiunge i
25 metri di altezza.
Passeggiando,
si giunse dinanzi alla fontana di Flora,
raffigurante la Primavera, opera di Tuby, con la
dea coricata tra i fiori, circondata da genietti
festosi. La vasca di Cecere, di forma
ottagonale, è ornata da un gruppo scultoreo di
Regnaudin: la divinità distesa sulle messi
volge gli occhi al cielo a cui sembra offrire le
ricchezze della terra.

Verso
Nord
Nella
parte settentrionale dei giardini, il tema
dell'acqua è
dominante, forse perché il declivio naturale
del terreno autorizzava gli effetti d'acqua.
Fino al 1684 vi si trovava anche la grotta di
Teti, che attirava numerosi visitatori per la
varietà dei giochi d'acqua e la bellezza della
decorazione interna. Viene qui utilizzato lo
stesso principio che nel resto dei giardini:
viale centrale, aperto, bordato di boschetti e
di pergole come l'asse sud-ovest.
Una
scala, una piramide (l'equivalente del bacino di
Latona), un viale d'acqua (che apre la
prospettiva come il Viale reale), il bacino del
Drago (da mettere in parallelo, per la sua
tematica, con il bacino d'Apollo) e, per
terminare, un ampio specchio d'acqua: il bacino
di Nettuno.
IL
PARTERRE NORD - Dalla terrazza centrale e
dal Parterre d'Acqua si scendono alcuni scalini
bordati da due sculture in bronzo, La Venere
pudica dì
Coysevox e L'Arrotino di Foggini, e si arriva al
Parterre Nord, creato nel 1664. Sui due lati del
viale centrale si trovano i due bacini delle
Corone, dove nuotano tritoni e sirene in piombo,
opere di Tuby e di Le Hongre.
Il
Parterre Nord è circondato da diciotto
sculture, di cui quindici appartenenti
all'ordinazione del 1674. Il programma
iconografico elaborato da Charles Le Brun evoca
il mito di Apollo e la sua corsa benefica ed
influente intorno alla terra. Le statue sono
state ideate per gruppi di quattro: i quattro
continenti, le quattro stagioni, i quattro
temperamenti. Ma i continui rifacimenti dei
giardini finiranno col separare questo insieme.
LA
PIRAMIDE - Eseguita da Girardon su disegno
di Le Brun, la Piramide richiese tre anni di
lavori. È
costituita da quattro vasche di marmo
sovrapposte, sostenute da tritoni, delfini e
gamberi in piombo.
IL
BAGNO DELLE NINFE - La cascata denominata
Bagno delle Ninfe di Diana, che riceveva l'acqua
dalla fontana della Piramide, è
ornata con bassorilievi. Il più noto di questi
bassorilievi, in piombo (un tempo rivestito
d'oro), si trova sul muro di sostegno ed è
un'opera di Girardon (1668-1670). Gli altri
bassorilievi sono di Le Gros, Le Hongre e
Magnier.
IL
VIALE DELL'ACQUA - Secondo il fratello
Charles (celebre autore di racconti), Claude
Perrault (l'architetto) disegnò
questo viale chiamato anche viale dei Marmousets
(parola familiare derivante da
"marmot", che significa bambino). È
scandito da ventidue gruppi in bronzo che
sostengono vasche in marmo di Linguadoca.
IL
BACINO DEL DRAGO - Luigi
XIV aveva detto una volta “voglio bambini
ovunque”. E ci accorgiamo che gli ordini del
sovrano furono puntualmente rispettati nel parco
dove le composizioni figurative mitologiche e le
decorazioni dei vasi sono spesso rallegrate da
putti e genietti ridenti e birichini. Ne è un
esempio il grazioso viale chiamato appunto
l’allèe des marmousets, dove marmousets sta
per marmocchi. Claude Perrault aveva immaginato
per questa decorazione ventidue vasche circolari
di marmo bianco con un gruppo di tre bambini al
centro che sorreggono la vasca in marmo rosa.
Diversi
scultori lavorarono alla realizzazione di questi
capolavori, tra cui Le Gros, Le Hongre,
Lerambert, Mazaline e Buirette; si noterà
pertanto la diversità dello stile nella resa
delle figure. I tre satirini di Le Gros sono il
ritratto della gentilezza con le manine
paffutelle, i riccioli ordinati e le zampe
pelose con il piede caprino. Altrettanto
deliziosi sono i putti musicanti di Lerambert e
i due amorini con una bambina di Le Hongre.
Questo indubbiamente uno dei viali più
incantevoli di Versailles.
I
nostri piccoli marmocchi sembrano apparentemente
non temere la vicinanza del drago che domina la
fontana circolare, più in basso, circondato da
amorini a cavallo di cigni, minacciosi con le
loro saette.
Lo
zampillo d'acqua principale sale fino a
ventisette metri. Su ogni lato del bacino, dei
viali portano a due boschetti restaurati: ad
est: il boschetto della Francia Trionfante, ad
ovest: il boschetto delle Tre Fontane.

IL
BACINO DI NETTUNO - Il bacino di Nettuno fu
costruito sotto la direzione di Le Nótre
tra il 1679 e il 1681. Veniva allora chiamato
"specchio d'acqua sotto il Drago" o
"specchio degli abeti".
Jacques-Ange
Gabriel ne modificò leggermente il tracciato
nel 1736; nel 1740, per rispettare la volontà
di Luigi XIV,
fu
aggiunta l'ornamentazione scultorea, costituita
da tre gruppi: Nettuno ed Anfitrite di
Adam, Proteo di Bouchardon e Il dio
Oceano di Lemoyne.
Il
nuovo
bacino
inaugurato
da Luigi
XV
suscitò
l'ammirazione generale per il numero, l'ampiezza
e la varietà degli zampilli e per i loro
effetti sulle sculture in piombo. Questo bacino
comprende novantanove effetti d'acqua che
costituiscono
uno straordinario
gruppo idraulico.
Verso
Sud
IL
PARTERRE SUD - La più
bella vista di questo parterre si gode dagli
appartamenti della Regina, al primo piano del
castello. Chiamato all'epoca "parterre dei
Fiori" o "parterre dell'Amore",
è situato sopra l'Orangerie costruita da Jules
Hardouin-Mansart.
Vi
si accede da una terrazza circondata da due
delle più antiche sculture del parco: I
Bambini
con le sfingi.
Questi bambini in bronzo
furono modellati da Sarazin, fusi da Duval nel
1668 e collocati su sfingi in marmo scolpite da
Lerambert.
L'ORANGERIE
- Costruita da Jules Hardouin-Mansart tra il
1684 e il 1686, al posto del piccolo aranceto
edificato da Le Vau nel 1663, è
costituita da una galleria centrale a volta,
lunga 150 metri, prolungata da due gallerie
laterali situate sotto le scale dei Cento
Gradini.
Il
tutto è rischiarato da grandi finestre
centinate. Il parterre dell'Orangerie si estende
su 3 ettari; all'epoca di Luigi XIV
era
ornato con alcune sculture che si trovano oggi
al museo del Louvre.
Costituito
da quattro prati e da un bacino circolare, accoglie
d'estate 1055 alberi piantati in giardiniere
(palme, oleandri, melograni, aranci...) che
d'inverno vengono sistemati all'interno
dell'Orangerie.
Nel
prolungamento del parterre dell'Orangerie, oltre
la strada di Saint-Cyr, si stende lo specchio
d'acqua degli Svizzeri: gli scavi iniziarono nel
1678 e finirono nel 1688. Questo specchio
d'acqua è
lungo 682 m e largo 234 m, occupa cioè una
superficie di 16 ettari (il doppio di quella
della Place de la Concorde a Parigi).
I
viali e i boschetti
IL
VIALE DI BACCO E SATURNO - Sotto il regno di
Luigi XIV,
i giardini di Versailles comprendevano
quindici boschetti, nascosti agli sguardi da
pergole e chiusi da cancelli. Facevano da
contrappunto alla rigorosa regolarità
del tracciato generale del giardino, avevano
varie decorazioni e varie forme e sorprendevano
il visitatore per la loro diversità.
La
maggior parte di questi boschetti è stata
creata da Le Nótre, ma alcuni furono modificati
da Jules Hardouin-Mansart. Queste affascinanti
sale verdi, oasi di fantasia, sono ricche di
zampilli d'acqua e di motivi scolpiti. Erano
luoghi destinati alle feste ed
accoglievano la danza, la musica, il teatro o
gli spuntini. Erano però
difficili e costosi da curare e alcuni di essi
si deteriorarono rapidamente e furono chiusi nel
XVIII secolo.
Uno
dei più celebri boschetti, il Labirinto, fu
distrutto quando i giardini furono ripiantati
nel 1775-1776; altri, come i Bagni di Apollo,
furono trasformati secondo il gusto anglo-cinese
molto alla moda sotto il regno di Luigi XVI
e
di Maria Antonietta.
Nel
XIX
secolo,
sotto Luigi XVIII, l'Isola reale fu prosciugata
e divenne il giardino del Re, dove furono
piantati alberi rari ed esotici.
IL
BOSCHETTO DELLA REGINA - Questo boschetto ha
preso il posto del celebre Labirinto, che
illustrava le trentanove favole di Esopo con
fontane in piombo dipinte in modo realistico e
raffiguranti scene di animali. Costruito nel
1669 su disegno di Charles Perrault, fu
distratto quando i giardini di Versailles furono
ripiantati nel 1775-1776 e sostituito dal
boschetto della Regina. L'attuale ornamentazione
scultorea fu creata alla fine del XIX
secolo.
LA
SALA DA BALLO - Progettata da Le Nòtre
tra il 1680 e il 1683, la sala da Ballo si
chiama anche boschetto delle Rocailles a causa
delle pietre molari e delle conchiglie riportate
dalle coste africane e dal Madagascar, sulle
quali l'acqua scorre a cascata. Al centro di
questo boschetto un' isola in marmo, facilmente
accessibile, serviva per la danza, un'arte in
cui Luigi XIV
eccelleva.
I
musicisti
si mettevano sopra la cascata e gli spettatori
si sedevano di fronte, sui gradini ricoperti
d'erba dell'anfiteatro.
I
BOSCHETTI DEL DELFINO E DELLA GIRANDOLA - I
boschetti del Delfino e della Girandola
sostituiscono a nord e a sud le quinconce
piantate sotto Luigi XVI. Ognuno di questi
boschetti è decorato da terme ordinate dal
soprintendente Fouquet per il suo castello di
Vaux-le-Vicompte, eseguite a Roma su disegno di
Poussin e riacquistate dai suoi eredi. Alla fine
del XVII secolo, lo scultore Theodon completò
questa serie di sculture dedicate alle stagioni
o a divinità mitologiche.
IL
GIARDINO DEL RE - Il bacino dello Specchio
si trovava all'estremità
di un grande specchio d'acqua chiamato Isola
d'Amore o
Isola reale (1671), sul quale si
svolgevano le prove dei modellini di navi da
guerra. Quest'isola, rimasta abbandonata
durante il periodo della Rivoluzione, fu
eliminata nel 1817 dall'architetto Dufour su
ordine di Luigi XVIII e sostituita dal Giardino
del Re, un giardino chiuso, all'inglese,
contenente bellissime specie di alberi quasi
tutte distrutte durante la tempesta del 1999.
Della sistemazione originale rimane solo il
bacino dello Specchio.
LA
SALA DEI MARRONI - Costruita tra il 1680 e
il 1683, si chiamava allora galleria delle
Statue antiche o galleria d'Acqua e comprendeva
un viale centrale fiancheggiato da aranci, da
tassi potati, da vasche e da zampilli d'acqua.
Sui bordi di questo viale erano allineate
ventiquattro statue antiche. Interamente
rimaneggiato nel 1704, questo boschetto è
diventato la sala dei Marroni, ornata con otto
busti antichi e due Statue. Della prima
decorazione rimangono solo due vasche tonde,
poste ad ognuna delle estremità.
IL
COLONNATO - Costruito a partire dal 1685 da
Jules Hardouin-Mansart, il Colonnato ha
sostituito un boschetto creato da Le Nòtre
nel 1679: il boschetto delle Sorgenti. Questo
peristilio misura 32 metri di diametro.
Trentadue colonne di marmo dì ordine ionico,
accoppiate a trentadue pilastri in marmo di
Linguadoca sostengono delle arcate e un
cornicione di marmo bianco, sovrastato a sua
volta da trentadue urne.
I
timpani
triangolari tra le arcate sono ornati con
bassorilievi che rappresentano dei bambini. I
conci
degli archi sono decorati con teste di ninfe e
di naiadi. Al centro, uno zoccolo circolare di
marmo sostiene il celebre gruppo eseguito tra il
1678 e il 1699 da Girardon: Il ratto di
Proserpina da parte di Piatone (un calco ha
sostituito l'originale, che si trova nelle
riserve).
IL
VIALE DI FLORA E CERERE
- Simmetrici rispetto ai bacini di
Bacco e di Saturno, i bacini di Cerere e Flora
simboleggiano rispettivamente l'estate e la
primavera. Flora, mezza svestita, riposa su un
letto di fiori, anch'essa circondata da putti
che intrecciano ghirlande: è
stata realizzata dallo scultore Tuby tra il 1672
e il 1677. Cerere, con la falce in mano e
circondata da putti, è coricata sulla terra
cosparsa di spighe di grano: è un'opera dello
scultore Regnaudin.
IL
BOSCHETTO DELLE CUPOLE
- Spesso rimaneggiato, questo boschetto
ha cambiato nome in funzione delle varie
modifiche apportate. Creato da Le Nótre
nel 1675, divenne il boschetto della Fama nel
1677-1678, a causa della statua della Fama
collocata allora al centro del bacino, che
lanciava uno zampillo d'acqua dalla sua tromba.
Tra
il 1684 e il 1704 accolse i gruppi dei Bagni
d'Apollo e prese il nome di boschetto dei Bagni
d'Apollo. Nel 1677 Jules Hardouin Mansart aveva
fatto costruire due padiglioni di marmo bianco
dominati da cupole che gli diedero l'attuale
nome, anche se questi edifici furono distrutti
nel 1820.
L'ENCELADO
- La fontana dell'Encelado fu
realizzata in piombo da Gaspard Marsy tra il
1675 e il 1677. Il tema si ispira alla storia
della caduta dei Titani, sepolti sotto le rocce
del Monte Olimpo quando vollero scalarlo
malgrado il divieto di Giove. Lo scultore ha
rappresentato un gigante mezzo sepolto sotto le
rocce, che lotta contro la morte.
L'OBELISCO
- La fontana dell'Obelisco fu
costruita da Jules Hardouin-Mansart nel 1704, al
posto
dell'ex sala dei Festini o sala del Consiglio,
creata da Le Nòtre nel 1671. La decorazione in
piombo fu riutilizzata per l'ornamentazione
delle vasche del giardino del Grande Trianon.

L'ISOLA
DEI BAMBINI - A nord dei giardini,
tra il Rondò
Verde (ex boschetto del Teatro d'acqua) e la
Stella (ex boschetto della Montagna d'acqua), a
distanza dai viali frequentati, si nasconde un
bacino circolare con una roccia al centro. Si
tratta dell'Isola dei Bambini, un capolavoro di
freschezza realizzato da Hardy nel 1710. Sulla
roccia si trovano sei bambini nudi che giocano
con i fiori, mentre altri due zampettano
nell'acqua.
IL
BOSCHETTO DELLE TRE FONTANE
- Creato da Le Nótre
nel 1677, questo boschetto è l'unico ad essere
indicato su una vecchia piantina con il nome di
"Boschetto del pensiero del re". È
costituito da tre terrazze, ciascuna con un
bacino diverso. Ripristinato nel
2005,
ha ritrovato
la magnifica
composizione originale e i giochi d'acqua
voluti dal sovrano: nel bacino inferiore i getti
formano fiori di giglio, al centro vi sono lance
verticali e una volta d'acqua, in alto una
colonna d'acqua formata da 140 getti. È questa
colonna che alimenta i bacini inferiori. Questo
boschetto, ben nascosto dai graticolati, era
stato allestito in modo da permettere al re, che
si faceva vecchio, di venire su rotelle
spostandosi sulle rampe di accesso erbose.

I
BAGNI DI APOLLO - Sotto il regno di
Luigi XIV,
tra il 1670 e il 1673, Madame de
Montespan chiese di sistemare in questo luogo un
boschetto, allora chiamato la Palude. Nel 1704
Jules Hardouin-Mansart realizzò
un nuovo boschetto destinato ad accogliere i
Cavalli del Sole (opera di Guérin e dei
fratelli Marsy) e Apollo servito dalle Ninfe
(opera di Girardon e di Regnaudin). Questo
gruppo fu scolpito tra il 1664 e il 1672 per
ornare la celebre Grotta di Teti. Quando
quest'ultima fu distrutta per costruire l'ala
nord del castello, il gruppo fu trasferito nel
boschetto
delle Cupole.
Hardouin-Mansart
sistemò
questo luogo in modo da mettere in risalto queste
opere particolarmente belle. Erano protette da
baldacchini in piombo dorato e posate su uno
zoccolo ai bordi del bacino. Questo Stato durò
fino al 1776, quando Luigi XVI
decise
di far ripiantare il parco e chiese al pittore
Hubert Robert un nuovo progetto di allestimento.
Il nuovo boschetto, terminato nel 1778, è nello
stile allora di moda, quello dei giardini anglocinesi.
E' così che possiamo ammirarlo attualmente. Dei
calchi sostituiscono oggi gli originali, che si
trovano nelle riserve.

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2014
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