Reggia e Parco di Versailles
Francia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979

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Trianon, proprietà riservata

L'oasi di pace costituita oggi dalla tenuta di Trianon è il frutto di espropri e di ricostituzioni successive. Su queste terre si trovava un villaggio chiamato appunto Trianon, che Luigi XIV ha progressivamente acquistato. Dopo averlo fatto radere al suolo nel 1668, il sovrano chiede a Le Vau di costruire un piccolo padiglione, che verrà chiamato "Trianon di porcellana" per le varie sculture di porcellana di Delft che lo ornano. 

A causa della sua fragilità ma anche della sua destinazione originale (accogliere gli amori del re e di Madame de Montespan), questo primo castello viene sostituito più tardi dal Grande Trianon. Stanco della vita regolamentata che lui stesso impone alla corte, il Grande Re considera il Trianon un mezzo per sfuggire ai vincoli dell'etichetta. Il luogo diventa pertanto una proprietà riservata per eccellenza e al monarca vengono attribuite le seguenti parole: "Ho fatto Versailles per la corte, Marly per gli amici e Trianon per me".

Con l'edificazione del Piccolo Trianon, la tenuta conserva questo statuto particolare di residenza privata nel XVIII secolo.

Grande Trianon

In fondo al parco, celato dalle maestose piante d'alto fusto, si erge il Gran Trianon, il cui nome deriva dal villaggio e dalle terre limitrofe che Luigi XIV aveva acquistato nell'intento di ingrandire i suoi possedimenti. 

Nel 1670 Luigi XIV chiese a Le Vau di costruirgli un padiglione che venne chiamato Trianon di Porcellana per il rivestimento esterno fatto di mattonelle di maiolica bianca e azzurra di Delft, di Nevers, di Rouen e di Lisieux. Ma un edificio così fragile, esposto alle intemperie, andò soggetto a un rapido degrado, i costi di manutenzione erano ingenti e il Re Sole, abituato alla grandezza, doveva trovare le sue proporzioni assai misere. Fu allora deciso di sostituirlo con un padiglione di marmo e i lavori vennero commissionati a Hardouin-Mansart nel 1687. Robert de Cotte costruì il peristilio che fungeva da sala da pranzo del re nei mesi estivi. Così, a poco a poco, l'edificio andava ingrandendosi. 

Trianon era destinato ad essere un luogo di riposo, uno spazio privato, riservato ai concerti, alle feste p agli spuntini in cui Luigi XIV voleva invitare solo le dame della Corte. Più tardi verrà dedicato alla famiglia

Si tratta di una costruzione monopiano coronata da una balaustra all'italiana, con la facciata ornata da pilastri di marmo rosa della Linguadoca con capitelli ionici.

Trianon è il palazzo di Flora: tutte le stanze si affacciano sui giardini, interamente consacrati ai fiori, con un elevatissimo numero di varietà scelte per il loro colore nonché per il loro profumo. "Le tuberose ci obbligano a lasciare Trianon ogni sera, scrive Mme de Maintenon in una lettera dell'8 agosto 1689, alcune persone si sentono male a causa dell'eccessivo profumo". E tutte le decorazioni, pitture e sculture dei pannelli in legno se ne ispirano.

IL SALONE DEGLI SPECCHI - Con la magnifica vista sul Gran Canale e la decorazione a specchi, questo salone è il più bello dell'ala sud. E l'ultima stanza dell'appartamento che Luigi XIV occupò in questa parte del castello dal 1691 al 1703: vi si teneva il consiglio.

Come la maggior parte degli spazi del Trianon, ha conservato la decorazione originale ma non il mobilio, venduto durante la Rivoluzione e fatto sostituire da Napoleone. Dal 1810 al 1814 fu utilizzato come Grande Gabinetto dall'arciduchessa Maria Luisa, nipote di Maria Antonietta, con cui l'imperatore si sposò in seconde nozze.

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IL PERISTILIO - Chiamato impropriamente "peristilio" (questa denominazione risale all'epoca di Luigi XIV), questo portico posto al centro dell'edificio conferisce al Grande Trianon la trasparenza che ne fa l'originalità e permette di passare senza accorgersene dal cortile ai giardini.

IL SALONE TONDO - Questo vestibolo dava accesso al primo appartamento che Luigi XIV occupò solo per tre anni, dal 1688 al 1691. La decorazione di colonne corinzie, il pavimento in marmo e i quadri risalgono a questo periodo. A destra del camino, una bussola in falegnameria nasconde la scala usata dai musicisti per accedere alla tribuna, che dava sulla stanza successiva in cui il re cenava.

LA CAMERA DELL'IMPERATRICE - Questa stanza ha avuto lo stesso destino della precedente. Era la camera di Luigi XIV ed ha conservato la sua decorazione, caratterizzata dalla presenza di colonne corinzie che dividono la stanza e da pannelli in legno splendidamente scolpiti a mosaico. 

Divenuta più tardi la camera dell'imperatrice Maria Luisa, fu riammobiliata per lei come la vediamo oggi. L'unico mobile che fa eccezione è il letto: apparteneva a Napoleone nel castello delle Tuileries, il suo successore Luigi XVIII (fratello di Luigi XVI) vi morì nel 1824, e fu poi portato qui dall'ultima occupante del Trianon, la regina Maria Amelia, moglie del re Luigi Filippo.

IL SALONE DEI SIGNORI - Questa stanza ha conservato il nome della sua destinazione originale, quando tutta l'ala sud era utilizzata per il servizio delle colazioni. Divenne poi la prima anticamera del re e successivamente quella dell'imperatrice. 

Realizzata nel 1692, era nota con il nome di Salone dei Signori al tempo di Luigi XIV. Al pari di altri vani della palazzina ebbe a subire varie trasformazioni e divenne il Salone degli Uscieri della regina Marie Amelia nel 1836.

La decorazione delle pareti è originale; lungo la cornice si sviluppa un motivo con trofei d'armi. Il bel dipinto sopra il camino è una riproduzione del Mignard eseguita da Delutel. Vi è raffigurato un ospite del Grande Trianon, il gran Delfino, figlio di Luigi XIV, e della sua famiglia: la consorte Maria Anna di Baviera: il duca di Borgogna, sulla destra, sarà il padre di Luigi XV e il bambino seduto sul cuscino, il duca di'Anjou, diverrà re di Spagna nel 1700; un altro bambino, il piccolo duca di Berry, è in grembo alla madre. Tutti e tre i bambini, come i padre, portano il grande cordone blu dell'ordine di santo spirito, istituito nel 1578 da Enrico III. Da notare i ritratti di Luigi XV e di Maria Leczinska copiati da Van Loo e un tavolo con il piano costituito da un piano in teck di un solo pezzo, di 2,77 m di diametrorealizzato nel 1823 da Felix Rémond.

IL SALONE DELLE MALACHITI - In questo grande salone dell'Imperatore erano esposti i regali di malachite offerti dallo zar Alessandro I a Napoleone, che diedero il nome alla stanza.

IL GABINETTO TOPOGRAFICO DELL'IMPERATORE - Inizialmente questo gabinetto si affacciava sul boschetto delle Sorgenti, percorso da ruscelli che serpeggiavano tra gli alberi. Quest'ultima creazione di Le Nótre scomparve sotto Luigi XVI. Il gabinetto dava allora sull'appartamento di Mme de Maintenon e nei suoi pannelli di legno del 1713 erano state incastrate delle vedute dei giardini di Versailles, in cui Luigi XIV è rappresentato ormai vecchio, che passeggia "su rotelle". 

Nel 1810 Napoleone trasformò questa stanza in gabinetto topografico ed utilizzò la successione di stanze contigue come piccolo appartamento.

IL SALONE DI FAMIGLIA DI LUIGI FILIPPO - Questo grande salone fu creato da Luigi Filippo a partire da due stanze già esistenti. Il re e la sua famiglia, che amavano soggiornare nel Trianon, si ritrovavano di sera in questa stanza ammobiliata nello spirito dell'epoca: tavoli da gioco e da lavoro, sedie e divani capitonné rivestiti di canutiglia gialla con motivi blu.

LA CAMERA DELL'IMPERATORE - La camera dell'Imperatore, una delle cinque stanze del suo piccolo appartamento, era stata decorata sotto Luigi XV con pannelli in legno tuttora esistenti. E' stata riammobiliata in stile Impero, con le belle stoffe moire "legno di limone" bordate di broccato color lilla ed argento che erano state tessute a Lione per Giuseppina nel 1807 e che furono riutilizzate qui per Napoleone nel 1809. 

Nel dicembre di quell'anno, Napoleone soggiornò per la prima vola in questo piccolo appartamento, subito dopo il suo divorzio da Giuseppina. La figlia di quest'ultima, la regina Ortensia, ha raccontato in che modo l'Imperatore le accolse il 25 dello stesso mese: "L'Imperatore si recò al Trianon e ci invitò (Ortensia e Giuseppina) a fargli una visita. Vi accompagnai mia madre. Questo incontro fu commovente. L'Imperatore le chiese di rimanere a cena. Coma al solito, era seduto di fronte a lei. Sembrava che non fosse cambiato nulla. Regnava un profondo silenzio. Mia madre non riusciva a mangiare e vedevo che stava per svenire. L'Imperatore si asciugò due o tre volte gli occhi senza dire niente e ce ne andammo subito dopo cena".

LA CAMERA DELLA REGINA DEI BELGI - L'ala destra, che si affaccia sul cortile d'Onore, ha accolto un teatro sotto Luigi XIV, poi una sala di ricevimento sotto Luigi XV (sala da giochi, sala da pranzo e sala dei buffet). Luigi Filippo la trasformò per creare un appartamento destinato al genero e alla figlia Luisa Maria d'Orléans, re e regina dei Belgi. Fra il mobilio fatto venire dal castello delle Tuileries si trovava il letto dell'imperatrice Giuseppina.

IL SALONE DEI GIOCHI - Benché collegato all'appartamento dei giovani sovrani belgi, l'ex salone dei giochi di Luigi XV ha conservato la sua forma centinata, nonché i suoi pannelli in legno e il bel camino di breccia viola.

LA GALLERIA DEI COTELLE - Giudiziosamente edificata per proteggere i parterre del Trianon dai rigori dell'inverno, questa galleria ha undici portefinestre esposte a sud e solo cinque finestre a nord. E' decorata con ventiquattro tele (di cui ventuno attribuite a Jean Cotelle) che raffigurano i boschetti di Versailles e del Trianon all'epoca in cui furono ordinati, nel 1687. Sono preziose testimonianze sui giardini cosi come erano nel XVII secolo. 

Le nicchie erano destinate originariamente ai divani, ma Luigi Filippo vi fece sistemare due rinfrescatoi in marmo di Linguadoca provenienti dai buffet di Luigi XV. Fu in questa galleria che, il 4 giugno 1920, fu firmato il trattato di pace con l'Ungheria che poneva fine alla prima guerra mondiale.

IL SALONE DEI GIARDINI - All'estremità della galleria dei Cotelle, il salone dei Giardini dà sulla sala degli Ippocastani del Trianon e, al di là del parterre alto, sul braccio trasversale del Gran Canale. 

Ala di Trianon-sous-Bois

Vent'anni dopo la sua costruzione, il Trianon era diventato troppo piccolo per accogliere tutta la famiglia di Luigi XIV. Per soddisfare il re, Jules Hardouin-Mansart, poco prima di morire nel 1708, edificò quest'ala di Trianon-sous-Bois, la cui sobrietà ed eleganza annunciano lo stile del XVIII secolo. 

Questo corpo di edificio, l'unico con un piano, contiene un insieme di appartamenti che furono assegnati in un primo tempo alla principessa Palatina, cognata del re, e poi ai suoi figli.

LA CAPPELLA - Accanto al salone dei Giardini e al suo biliardo ad archetti, Luigi Filippo fece edificare una cappella, al posto del salone da biliardo di Luigi IV. In questa cappella furono celebrate le nozze della seconda figlia, la principessa Maria, con il duca Alessandro di Wurtemberg, il 17 ottobre 1837. Le colonne intorno all'altare vengono dal boschetto delle Cupole, la vetrata fu ordinata alla Manifattura di Sèvres e rappresenta L'Assunzione della Vergine di Pierre-Paul Prud'hon.

L'UFFICIO DEL GENERALE - Tra il 1962 ed il 1967, il generale de Gaulle fece restaurare l'ala di Trianon-sous-Bois per accogliervi i presidenti della Repubblica francese. Vi si trova tra l'altro l'ufficio del generale.

Piccolo Trianon

Luigi XV detestava l'etichetta imposta dal Re Sole, suo bisnonno. La marchesa di Pompadour ebbe l'idea di far costruire una palazzina di dimensioni ridotte nei pressi dell'Orto botanico del Grand Trianon per offrire al sovrano dei momenti di riposo lontano da Versailles. Ma per soddisfare questa necessità di vita alla campagna non basterà costruire una fattoria, tracciare delle nuove aiuole, il Giardino Francese, a cui Gabriel aggiungerà nel 1750 un grazioso padiglione di pietra bianca, il Padiglione Francese, costituito da un salone ovale fiancheggiato da quattro piccole camere.

Di gusto squisitamente classico, esteriormente presenta una facciata in bugnato liscio a un solo ordine, coronata da una balaustra recante grandi vasi e sculture di putti.

Quest'angolo di quiete non era una dimora abitabile, serviva solo per organizzare una merenda o per trascorrere un'ora di svago. Fu allora che Jacques-Ange Gabriel progettò una nuova palazzina: il Piccolo Trianon. L'architetto era l'autore di edifici e di progetti urbanistici considerevoli, a Choisy, a Fontainebleau, a Marly, e avrebbe fornito ancora una dimostrazione del proprio talento con la costruzione del Piccolo Trianon, della Sala dell'Opera a Versailies e della piazza dedicata a Luigi XV, la futura Place de la Concorde.

L'architetto del re abbandonò l'estetica "rocaille" e adottò una forma cubica e linee molto pure, conformi al nuovo siile allora in voga, detto "alla greca". 

La sua semplicità è solo apparente: tutte le facciate sono diverse e trattate in funzione dello spazio su cui si affacciano: il cortile, il giardino francese con il suo bel padiglione, il giardino botanico e il giardino di fiori. All'interno, la stessa modernità di stile. 

Perfettamente inserito in mezzo al verde, questo elegante edificio dalle linee purissime viene costruito in due anni, tra il 1762 e il 1764, ma per il completamento della decorazione interna occorsero ancora quattro anni.

Mme de Pompadour morì nel 1764 e non vide la fine dei lavori e oggi il castello conserva soprattutto il ricordo di Maria Antonietta: nel 1774 Luigi XVI regalò infatti la tenuta di Trianon a sua moglie, che poté condurre qui una vita lontano (troppo lontano, per alcuni) dalla corte.

Per ordine della regina - Regalando il Petit Trianon a Maria Antonietta, Luigi XVI le concede l'usufrutto completo e le dice: "Madame, lei ama i fiori. Le voglio offrire un mazzo di fiori, ossia il Trianon." La sovrana ne fa la sua tenuta privata, in cui si reca in compagnia degli intimi e poi dei figli, senza esitare a promulgare testi che iniziano con "Per ordine della regina". La formula, inopportuna, urta i suoi contemporanei. 

Maria Antonietta e la compagnia invitata al Trianon - che suscitava necessariamente delle gelosie - vivevano in questa residenza in tutta semplicità, lontano dalla rigida etichetta di Versailles. Il Trianon le ricorda infatti la sua infanzia a Vienna; un cortigiano parla addirittura di una "piccola Vienna", metafora infelice che viene attribuita immediatamente alla regina, soprannominata da allora l'"Austriaca". 

Di fronte alla vita ritirata della regina, il pubblico - come gli esclusi dal Trianon - si sfoga in maldicenze e non esita più a dubitare della moralità della società della regina, o addirittura di Maria Antonietta stessa. Queste critiche sono poco fondate, ma le si rimprovera a ragione di investire enormi somme di denaro nella ristrutturazione dei dintorni della tenuta sotto la direzione dell'architetto Richard Mique, creando in particolare un giardino all'inglese al posto del giardino botanico di Luigi XV, nonché un teatro privato e un Hameau, per soddisfare il suo bisogno di avvicinarsi alla natura.

IL SALONE DI COMPAGNIA - Dedicato al gioco, alla conversazione e alla musica, questo salone del primo piano, decorato in modo sobrio, da un'idea della ricerca di felicità caratteristica del XVIII secolo. Le tele nelle sovrapporte, ispirate alle Metamorfosi di Ovidio, ricordano l'importanza attribuita ai fiori nel Trianon. Rappresentano: Clizia trasformata in girasole e Apollo e Giacinto di Nicolas-René Jollain; Adone trasformato in anemone e Narciso trasformato nel fiore dello stesso nome di Nicolas-Bernard Lépicié. L'uovo di struzzo posato al centro, sul tavolino rotondo, viene dalle collezioni di Madame Adelaide, una delle figlie di Luigi XV.

IL TEATRO DELLA REGINA - Mentre l'Opera di Versailles è un teatro di corte, la piccola sala del Trianon è un teatro di società, come ve ne erano all'epoca in molte residenze di campagna, in cui i castellani e i loro invitati creavano rappresentazioni teatrali od opere per passare il tempo. Nella sua infanzia, Maria Antonietta era stata abituata a queste rappresentazioni familiari. Volle fare la stessa cosa con i principi della famiglia reale e qualche raro amico. 

Già nel 1776 era stata sistemata una sala provvisoria nella vecchia Orangerie, detto Petit  Trianon, oggi scomparsa. Due anni dopo, nel mese di giugno, cominciarono i lavori per la costruzione del teatrino, conclusi  l'anno seguente.

Le prime rappresentazioni vennero date solo a partire dal 1780. Della compagnia fecero parte alcuni membri della famiglia reale e amici. Gli spettacoli erano rigorosamente riservati alla famiglia ed al suo seguito. La regina calcò le scene una dozzina di volte, interpretando ruoli comici di  servetta, cameriera e lattaia. Il 19 agosto  1785 impersonò il ruolo di Rosina nelle barbiere di Siviglia, con il Conte d’Artois, il futuro re Carlo X, nella parte di Figaro.

Esteriormente, la costruzione è assai modesta e solo il portone d'ingresso è ornato da due colonne ioniche sormontate da un timpano triangolare in cui è rappresentato Apollo bambino con la lira, opera di Deschamps. I quattro bassorilievi del vestibolo, dello stesso autore, raffigurano le muse. Le espressioni del viso sono particolarmente graziose e la morbidezza conferisce ai personaggi  una connotazione di pacifica armonia. 

Su entrambi i lati del palcoscenico con una sipario azzurro e frange d'oro e, e recante labbro formato da un gruppo femminile con una cornucopia, il carta pesta dorata.

Interno, azzurro e oro, è ornato sontuosamente. Nel cartiglio dei soffitto voltato, sorretto da due figure, da cui si dipartono raggi, spicca il monogramma della regina. Il soffitto dipinto da Legrange non esiste più; sappiamo che raffigurante Apollo circondato dalle grazie e dalle muse.

Ma il maggior lusso non stava nella sala di legno dipinta con falsi marmi bianchi venati ed ornati di sculture in cartongesso, bensì nei macchinari di Pierre Boullet, utilizzati per cambiare gli scenari, che fortunatamente sono stati conservati. 

A partire dal 1785 le condizioni di salute del  giovane Delfino vanno peggiorando e l'ambiente di corte e s’intristisce. Cessano i balli e la regina chiude sul teatro. I rappresentanti delle province del regno, le inutili alla riunione degli stati generali del 5 maggio 1789, chiesero di poter visitare il  Trianon e il teatrino, pensando di scoprire chissà quale ostentazione di lusso, supposizione rinfocolata abilmente da una campagna di stampa denigratoria.

Ma ripartirono delusi perché al posto della decorazione  "tutta di diamanti "  scoprirono una semplice scena vagamente adorna di paillettes.

IL PADIGLIONE FRANCESE - Questo padiglione è detto "alla francese" in quanto si trova al centro di uno di quei giardini regolari che furono chiamati "francesi" in opposizione alla moda nascente dei giardini all'inglese. Edificato da Gabriel nel 1750, è una delle prime creazioni di Luigi XV nel Trianon, una tenuta che lo attirava sin dall'infanzia. 

Il Padiglione è costituito da un ampio salone circolare circondato da quattro stanzette utilizzate come boudoir, cucina e guardaroba. Il re veniva in questo padiglione in compagnia della marchesa di Pompadour, per riposarsi ed ascoltare la musica dopo aver visitato il giardino botanico o dopo uno spuntino nel Salone contiguo.

IL TEMPIO DELL'AMORE - Questo Tempio dell'Amore che la regina poteva vedere dalla sua camera del Piccolo Trianon è stato edificato da Richard Mique nel 1778, in puro siile neoclassico. Questo prezioso edificio completamente in marmo è notevole soprattutto per la qualità delle sculture di Deschamps che ornano i capitelli corinzi, i fregi e l'interno della cupola. 

Questa eccezionale qualità è dovuta al fatto che era destinato ad accogliere un celebre capolavoro della scultura francese, L'Amore che ricava il suo arco dalla clava di Ercole di Bouchardon. L'originale si trova oggi al museo del Louvre ed è stato sostituito da una copia di Mouchy, un altro grande scultore del XVIII secolo.

IL BELVEDERE - Questo grazioso padiglione ottagonale per la musica è stato costruito da Richard Mique nel 1777. È decorato all'esterno da sculture di Deschamps: un fregio con una ghirlanda di frutta, originariamente colorata, dei frontoni che evocano i piaceri della caccia e del giardinaggio, delle imposte alle finestre che simboleggiano le quattro scagioni. All'interno, il pavimento del salone-circolare è ricoperto con mosaici di marmo e i muri sono ornati con sottili arabeschi.

L'HAMEAU DELLA REGINA - Il giardino inglese di Maria Antonietta, che ha sostituito l'orto botanico di Luigi XV, ha ereditato da quest'ultimo il criterio della varietà nella scelta delle essenze; tuttavia le essenze non sono più selezionate a fini scientifici, come rappresentanti della specie, ma per la loro bellezza intrinseca e per gli effetti di contrasto che si possono trarre dalla loro diversità. Il borgo (hameau) che Maria Antonietta fa costruire all'estremità del giardino inglese può anche ricordare gli ermitages della Pompadour. Tuttavia gli ermitages altro non erano che dei piccoli castelli o delle dimore borghesi sena una particolare impronta architettonica, mentre il borgo imita alle case contadine o perlomeno riproduce l'immagine che ne ha dato la pittura. Non si possono né confrontare i rustici di Maria Antonietta con quelli della Pompadour, né trascurare ciò che i primi devono ai secondi. 

Nel luglio 1774, la novella regina di Francia approvò un disegno di giardino inglese presentato dal conte di Caraman che ne aveva creato uno per uso proprio in quello stile. Anche Antoine Richard, il giardiniere, aveva preparato un disegno. Il progetto eseguito si ispira a queste proposte ma è opera dei due protetti della regina, Richard Mique, e Hubert Robert, per il quale è appena stata creata la carica di disegnatore dei giardini del re. 

Il celebre pittore delle rovine e dei siti espressivi era perfettamente indicato per creare uno di quei giardini pittoreschi, in auge di una trentina d'anni e ispirato ai quadri dei paesaggisti classici. Attendendosi alle regole del genere, questo concentrato di natura è accompagnato da alcune strutture architettoniche; esse sono dovute a Mique: un tempio dell'amore (1777-1778), un belvedere (1778-1779), un teatro (1779). 

Le Hameau, costruito nel 1783-1785, 10 anni dopo quello di Chantilly, comprendeva originariamente, oltre alla dimora della regina, che lo ha reso celebre, parecchie costruzioni rustiche che sono state solo parzialmente conservate: il mulino, il boudoir, la casa del biliardo, il forno, la colombaia, la casa del giardiniere, il granaio, la latteria. La torre di Malbrough, ispirata alla celebre canzone, è fatta per evocare il castello signorile. La fattoria è appartata.

Le Hameau ha la reputazione poco lusinghiera di essere un villaggio da operetta. Per giudicarne, occorre innanzitutto dimenticare i nomi affiliati alle case del XIX secolo (casa del signore, casa del bolivo, canonica, ecc.) e tener conto di un disastroso restauro dell'inizio del XX secolo. Fatto questo, le case a uso della regina non sono meno artificiose, in quanto, sotto il loro aspetto rustico esteriore, si nascondono gli interni degni del Petit Trianon. Ma le altre case, in cui si sono sistemati i servizi, e la fattoria sono più fedeli al loro modello di quanto non si ritenga generalmente. 

Le Hameau si ispira direttamente alla casupola e alla fattoria del paese di Caux. Esso è formato da piccole costruzioni separate, destinate a una singola funzione, costruite di assiti, con il tetto di paglia e raggruppate su un prato. Questo complesso è indicato dai teorici come il luogo ideale per il ritorno alle abitudini patriarcali. Le Hameau, le cui case sono costruite da artigiani tenuti dalle campagne, riproduce il modello persino nella dispersione delle funzioni.

Con la salita al trono di Luigi XVI, il ciclo naturale dell'invecchiamento, che porta alla scomparsa del sistema politico di Luigi XIV, segna anche la condanna degli alberi e dei suoi giardini, che vengono abbattuti nel 1774, anno della morte del re.

Museo di storia della Francia

Dopo la rivoluzione del 1830, che aveva cacciato Carlo X, l'ultimo fratello di Luigi XVI e l'ultimo dei Borbone ancora sul trono, fu proclamato re dei Francesi il cugino Luigi Filippo d'Orléans. Nel 1833 il nuovo sovrano decise di finirla con l'Ancien Regime togliendo a Versailles la sua qualità di residenza reale e trasformandola in museo. Appassionato di storia ad un'epoca in cui questa disciplina stava diventando una vera scienza, decise di riunire tutte le immagini dipinte, scolpite ed incise che illustravano eventi o personaggi della storia di Francia dalle sue origini. 

Attinse pertanto negli archivi delle antiche collezioni reali, principesche, private ed istituzionali, che completò con migliaia di copie e di opere retrospettive ordinate ad artisti contemporanei. Incaricò l'architetto Nepveu di organizzare le collezioni. Questi dovette distruggere numerosi appartamenti principeschi, soprattutto nelle due grandi ali del castello in cui queste gallerie si trovano ancora oggi. 

Benché per Luigi Filippo questo museo inaugurato nel 1837 e dedicato "a tutte le glorie della Francia" rispondesse ad una volontà politica (riconciliare i partigiani dei vari regimi che si erano susseguiti dal 1789 riaffermando la propria legittimità di re di tutti i Francesi), è certo che questo museo, con oltre 6.000 pitture e 3.000 sculture, è la principale fonte iconografica della storia francese.

LA GALLERIA DELLE BATTAGLIE - Questa galleria fu creata nel 1837 dagli architetti Fontaine e Nepveu. Lunga 120 m, occupa la maggior parte dell'ala Sud, edificata nel 1681 per accogliere i principi della famiglia reale. Cinque appartamenti al primo piano e quattordici alloggi per i cortigiani nell'attico sono stati distrutti per far posto alla galleria voluta da Luigi Filippo, nonché alla successiva sala, del 1830. 

La galleria delle Battaglie illustra su trentatre grandi tele ed ottantadue busti le gesta e le grandi figure militari della Francia. Il ciclo inizia con la rappresentazione di Tolbiac, la vittoria che ha preceduto la creazione della monarchia francese, conseguita da Clodoveo nel 496, e termina con la vittoria di Napoleone a Wagram nel 1809. Fra i pittori che parteciparono alla realizzazione di questa prestigiosa commessa ufficiale vi sono Eugène Delacroix, Francois Gerard ed Horace Vernet.

LE SALE DELLE CROCIATE - Luigi Filippo creò le sale delle Crociate per onorare le vecchie famiglie della nobiltà che avevano partecipato a queste spedizioni in Medio Oriente. I loro stemmi sono dipinti sui soffitti delle cinque sale. In origine era stata prevista solo la più grande di queste sale, e ciò spiega che l'epopea delle otto crociate, dal XI al XIII secolo, vi si trovi illustrata. 

Al centro del muro di fronte alle finestre fu posta la grande porta di cedro proveniente dall'ospizio dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme a Rodi, offerta a Luigi Filippo dal sultano ottomano nel 1836. Gli ornamenti gotici di questa porta hanno ispirato tutta la decorazione delle sovrapporte, dei lampadari e delle panchette, che fanno di questo insieme uno dei più begli esempi di stile "troubadour" in voga all'epoca romantica. Si sa che, per rispondere a questa richiesta, i pittori effettuarono un lavoro di ricerca nelle antiche cronache: pertanto le loro opere, retrospettive, presentano non solo un'elevata qualità artistica, ma anche un vero interesse storico.

LE SALE DELLA RIVOLUZIONE - Come si poteva prevedere, la Rivoluzione è poco presente a Versailles. Per illustrare questo periodo ancora doloroso alla sua epoca, Luigi Filippo si limita ad acquistare alcuni ritratti e a creare la sala del 1792. Situata tra la sala dell'Incoronazione e la galleria delle Battaglie, questa sala ricorda le vittorie dell'esercito francese che difende "la patria in pericolo", in particolare a Valmy e a Jemappes. Luigi Filippo fa rappresentare se stesso mentre è un giovane luogotenente generale. Oggi questo periodo è evocato in altre quattro sale dell'attico Chimay, situato sopra i gabinetti della Regina. Oltre alla tela incompiuta del Giuramento del Jeu de Paume a Versailles il 20 giugno 1789 e al Marat assassinato, stupende opere del pittore David, che fu membro della Convenzione, vi si vedono soprattutto ritratti di protagonismi della Rivoluzione, nonché ricordi del tragico destino della famiglia reale.

LA SALA DEL 1792 - Questa sala di circa 155 mq, unica testimonianza delle giornate successive alla Rivoluzione, viene creata da Luigi Filippo al posto dell'antica sala dei Mercanti di Luigi XV, diventata sala dei Cento Svizzeri ai tempi di Luigi XVI. È in questo luogo che il re raggruppa i ritratti degli eroi delle guerre della Rivoluzione e dell'Impero in divisa, da settembre 1792 fino al momento della proclamazione della Repubblica. Lui stesso è rappresentato sotto le sembianze del duca di Chartres. 

Oltre a questi ritratti sono esposte due composizioni delle battaglie di Valmy e di Jemappes, ad opera di Horace Vernet, a cui parteciparono il duca di Chartres e il giovane fratello, il duca di Montpensier. Nell'allestire queste sale storiche, Luigi Filippo tiene probabilmente a mente la continuità del salone della Guerra, della galleria degli Specchi e del salone della Pace: la sala del 1792 evoca infatti la guerra, la galleria delle Battaglie (nel suo prolungamento) evoca le vittorie francesi e, più lontano, la sala di 1830 evoca la riconciliazione nazionale.

LA SALA DELL'INCORONAZIONE - Questa grande sala è stata completamente trasformata nel XIX secolo, quando il re Luigi Filippo fece di Versailles un museo che raccontava, con pitture e sculture, la storia della Francia fino al suo regno. La sala dell'Incoronazione è collegata quindi con le gallerie storiche che occupano oggi gran parte delle sale del castello ed altri spazi. 

I quadri presenti in questa sala si riferiscono all'epopea napoleonica e il suo nome è dovuto alla presenza della celebre composizione di David, che raffigura la cerimonia dell'incoronazione di Napoleone Bonaparte e di Giuseppina, che si svolse a Notre-Dame di Parigi il 2 dicembre 1804. Sappiamo che la celebrazione si svolse secondo i rigidi dettagli del cerimoniale mentre sotto covavano rancori e gelosie; le sorelle dell’imperatore si erano dimostrate recalcitranti all’idea di dover portare lo strascico di Giuseppina; Letizia Bonaparte, Madame Mere, ritratta nella tribuna, con un’espressione fissa ed attenta, irrigidita, in realtà non fu presente alla cerimonia, essendosi rifiutata di assistere all’incoronazione della nuora. Quest'opera, dipinta da David tra il 1808 e il 1822, con i suoi centocinquanta ritratti, è un’autentica pagina della storia. 

Louis David (1748 – 1825), allievo di Vien, accompagnò il maestro in Italia dove imparò a conoscere l’antichità romana. Divenuto caposcuola del neoclassicismo, ritornò a Roma dove dipinse il famoso giuramento degli Orazi. Impegnato politicamente, aveva votato a favore della morte del re ed era diventato sovrintendente alle belle arti. L’epopea di Napoleone gli fornì l’occasione di mettere in pratica i suoi interessi per l’antichità e di tracciare un parallelo tra gli imperatori dell’antica Roma e il piccolo Corso coperto di aquile imperiali e divorato dall’ambizione, che aveva stremato le sue legioni attraverso l’Europa.

LE SALE DEL CONSOLATO E DELL'IMPERO - È a Versailles che si trova la migliore rappresentazione dell'epopea napoleonica. Viene narrata in trentuno sale, suddivise tra il pianterreno dell'ala Sud e gli attici superiori. Quando Luigi Filippo creò il suo museo, i partigiani dell'Imperatore erano ancora numerosi ed influenti, e la materia ancora abbondante, in quanto Napoleone aveva mobilitato tutti gli artisti per esaltare la sua gloria. 

Sono illustrati tutti gli aspetti del suo regno, dalla sua ascesa al potere prima dell'incoronazione del 2 dicembre 1804 fino alla seconda abdicazione nel 1815: campagne militari in Italia, in Egitto e attraverso l'Europa fino alla Russia, alleanze diplomatiche, riassetti amministrativi, famiglia imperiale e dignitari del regime. All'interesse storico della mostra si aggiunge il valore artistico delle opere, eseguite dai più grandi pittori di storia o di ritratti (Gros, Guérin, Girodet-Trioson, David, Regnault), da pittori topografici (Lejeune, Bagetti) e da scultori (Houdon, Boizot o Canova).

LE SALE DEL XIX SECOLO - Dopo la rivoluzione del 1848, che obbligò Luigi Filippo a partire in esilio, i suoi successori continuarono la sua opera. Queste ventuno sale del XIX secolo, situate nell'attico dell'ala Nord, evocano i vari periodi del secolo, dalla caduta di Napoleone I al trattato di Versailles: la Restaurazione (dal 1814 al 1830), la monarchia di Luglio (dal 1830 al 1848), il secondo Impero (dal 1852 al 1870), la nascita della Terza Repubblica e la Prima Guerra mondiale (1914-1918). 

Le spedizioni militari, le scene della vita di corte, le giornate rivoluzionarie, le serie di ritratti di principi eseguiti da Gerard e Winterhalter, ma anche i personaggi del mondo politico (come Thiers, Gambetta e Clemenceau) ed artistico (come Lamartine, Baudelaire, Stendhal, Hugo, Mallarmé, Debussy) prolungano e concludono le gallerie storiche, che costituiscono un vero e proprio album della Francia.

LA GALLERIA DELLA STORIA DEL CASTELLO - Nell'ala Nord, tra la Cappella e l'Opera, le undici sale del pianterreno presentano la sToria del castello. Dopo un'introduzione globale sul castello e sulla tenuta, il visitatore viene informato sulle principali fasi della costruzione, dalla prima Versailles di Luigi XIII, il palazzo del Re Sole, i giardini, l'evoluzione nel XVIII e XIX secolo, fino alla Versailles di oggi. Delle sale multimediali facilitano la comprensione di questa trasformazione di Versailles attraverso le sue varie faccette: il padiglione di caccia, la residenza reale, il museo di Storia e il palazzo nazionale.

Al primo piano, per riecheggiare la galleria del pianterreno, viene presentata tutta la ricchezza delle collezioni del palazzo relative al Grande Secolo - pitture, sculture, mobilio. La figura tutelare di Luigi XIV è la linea direttrice del percorso. Le prime quattro sale, ad esempio, evocano in tono biografico l'infanzia del sovrano e la reggenza di Anna d'Austria; la famiglia reale; la presa di potere e la politica del regno; la corte di Versailles. Per le ultime sei sale è stata scelta una presentazione tematica, organizzata intorno alle grandi figure del "re di guerra", del "re molto cristiano", degli "artisti di Luigi XIV" o delle grandi case reali con le loro decorazioni.

IL MUSEO DELLE CARROZZE - Il Museo delle Carrozze è situato nella Grande Scuderia che fu edificata da J. Hardouin-Mansart nel 1679-1682. Occupa una galleria che ha conservato il suo aspetto antico, i rivestimenti di quercia con le rastrelliere per il foraggio e le eleganti lanterne in ferro battuto. Le vetture presentate sono state riunite da Luigi Filippo. 

Vi si trovano, ad esempio, le berline del matrimonio di Napoleone I: sette vetture di gala che evocano gli splendori della corte imperiale al suo apogeo, il 2 aprile 1810. Oppure la carrozza dell'incoronazione di Carlo X, disegnata dall'architetto Percier per Luigi XVIII, ma che questi non osò utilizzare nel contesto politico della recente Restaurazione. Luigi Filippo acquistò anche delle portantine e delle slitte; queste ultime si trovavano già a Versailles nell'Ancien Regime e servivano per le corse nei viali ricoperti di neve del parco o sul Gran Canale ghiacciato. Nel 1833, il carro funebre di Luigi XVIII si aggiunse alla collezione: è l'unico esempio di carro funebre reale che sia stato conservato.

Ottobre 2014

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