Reggia e Parco di Versailles
Francia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979

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L'Appartamento del Re

Tradizionalmente il re disponeva di due appartamenti: un appartamento di parata per gli atti ufficiali ed un appartamento interno per la vita privata. Ma dopo l'installazione definitiva della Corte a Versailles nel 1682 e la morte della regina Maria Teresa l'anno successivo, Luigi XIV fece sistemare un appartamento intorno al cortile di Marmo, che divenne il suo principale ambiente di vita. Vi compì sia atti pubblici che privati, conferendo a questi ultimi un carattere più ufficiale.

Questa vita di eterna rappresentanza, in cui ogni momento era regolato dall'etichetta, fu ripresa dai suoi successori, che fecero però sistemare spazi più propizi alla vita privata. Ma fino alla fine dell'Ancien Regime, l'appartamento del Re rimase il luogo di rappresentazione del potere. 

Nel suo stato attuale, l'appartamento del Re comprende cinque Stanze: una sala di guardie, due anticamere, una camera e il gabinetto del consiglio.

LA SCALA DI MARMO - Questa scala, detta anche "scala della Regina", era la più frequentata dalla Corte in quanto portava all'appartamento del Re, al Grande Appartamento della Regina e, sotto Luigi XIV, all'appartamento di Mme de Maintenon, con cui il Re si sposò segretamente alla morte della regina Maria Teresa. 

La scala fu costruita nel 1081, come "pendant" alla scala degli Ambasciatori, situata sull'altro lato del cortile. La ricchezza della sua decorazione è dovuta soprattutto ai pavimenti e ai pannelli composti da vari marmi. Questi marmi, estratti dalle cave del regno, di cui Colbert aveva ordinato l'esplorazione e l'utilizzazione, sono eccezionali sia per la qualità del materiale che per quella della lavorazione.

L'ANTICAMERA DELL'OCCHIO DI BUE - Questa seconda anticamera, situata dopo la sala delle Guardie e l'anticamera del Grand Couvert del Re, in cui i cortigiani aspettavano di essere ammessi nella camera del Re, trae il suo nome dalla finestra ovale che si trova nel fregio del soffitto. La parte in basso del soffitto sfoggia un intarsio di stucco dorato, dove uno schieramento di putti e fanciulli che suonano, danzano, giocano e domano animali selvatici.

L’esecuzione di questo notevole fregio richiese la partecipazione di vari artisti: Corneille Van Clève autore, tra l’altro, dell’altar maggiore della cappella della reggia, Simon Hurtelle (1648 – 1724), Anselme Flamen (1647 – 1717) allievo di Marsy, Poulletier, Poirier e Hardy.

I muri sono ricoperti di boiseries decorate di ghirlande, di alti specchi che conferiscono all’ambiente una grande luminosità e di altri bei ritratti, tra i quali Luigi XIV a cavallo, di Pierre Mignard (1612 – 1695), Maria Teresa d’Austria, consorte del re, di Jean Nocret (1617 – 1672), autore del celebre dipinto di Luigi XIV e la sua famiglia, sempre i questo salone, dove i personaggi sono rappresentati nelle vesti delle divinità.

Questo salone che fungeva da anticamera, dove alle ansie e alle speranze dei cortigiani si mescolavano le chiacchiere e le maldicenze, era scarsamente arredato. Alle otto in punto ogni mattina il primo valletto di camera svegliava il sovrano con la frase “Sire, è l’ora” mentre la governante gli baciava la sua guancia; dopo una breve toilette alla quale accudivano i valletti azzurri si apriva la porta ed entravano i personaggi di alto rango per le cosiddette grandi entrate. 

Poco dopo iniziavano le seconde entrate, dopodiché il re si vestiva intrattenendosi con suo fratello o con qualche cortigiano. Intanto, nel salone ad occhio di bue e nella galleria, tutti aspettavano l’annuncio dell’usciere che, scandendo un colpo sul pavimento con l’asta dell’alabarda, esclamava “Signori, il re”. Mentre questi si recava a messa era il momento di presentare richieste o chiedere favori.

Questa sala ha trovato la sua dimensione definitiva nel 1701, quando si sono unite la vecchia Camera del Re (che utilizzò dal 1683 al 1701) e la Sala di Bassan (nome preso dall'autore dei dipinti che decoravano questa antica sala).

La nuova anticamera, più grande, fu decorata con un nuovo siile, in quanto Luigi XIV, stanco del fasto, voleva "dell'infanzia dappertutto". Il girotondo di bambini che orna il fregio corrisponde a questa esigenza ed annuncia, con la sua grazia, l'arte del XVIII secolo. 

Vi si può ammirare in particolare il dipinto di Jean Nocret, La Famiglia di Luigi XIV nel 1670 rappresentata in vese mitologica, proveniente dal castello di Saint-Cloud.  

Ma chi sono veramente tutti questi personaggi dipinti? Il Re Sole, chiaro lo si vede seduto a destra con scettro in mano con l'alloro posto sul capo. Ma tutti gli altri chi sono? E' il momento una volta per tutte di presentarli! Intanto è da sottolineare che Luigi XIV° si era fatto ritrarre con tutta la Famiglia nel 1670, da Nocret, pittore di Corte. Questo è uno degli esempi di come il Re amasse nella prima parte del suo regno, farsi rappresentare come un Dio ed in particolare Apollo, il Dio del Sole. 

Questo quadro è la vera sintesi di un'epoca, manifestazione visibile e concreta della concezione della Monarchia, come potere Assoluto, centro al quale converge e dal quale si diparte ogni forza vitale. Non a caso il Re scelse come suo emblema il Sole "che per la qualità unica dello splendore che lo circonda, per la luce che irraggia sugli altri astri che compongono attorno a lui una specie di Corte... è sicuramente l'immagine più bella e più viva di un grande sovrano".

Enrichetta Maria di Francia 

(1609 - 1669)

Si presenta nei panni di Anfitrite

Figlia di Enrico IV e Maria de'

Medici, sorella di Luigi XIII per cui

zia del Re Sole

Filippo, Duca d'Orleans, detto Monsieur

(1640 - 1701)

Si presenta nei panni di Stella Mattutina

Fratello del Re Sole, figlio di Luigi XIII e Anna d'Austria.

Maria Luisa d'Orleans

Figlia di Monsieur ed Enrichetta Stuart di Inghilterra.

(1662 - 1689)

Si presenta come Zefiro.

Enrichetta Stuart di Inghilterra

(1644 - 1670)

Moglie di Monsieur, chiamata Madame, oltre che cognata del Re Sole, era sorella del Re ripristinato di Inghilterra, Carlo II. La sua morte è circondata da un fitto mistero, e aleggiava al tempo il sospetto di un omicidio macchiavellico.

Si presenta come Flora.

Anna d'Austria, la Regina Madre

(1601 - 1666)

Madre del Re Sole, che gli dedicò quale supremo omaggio la Fontana di Latona, moglie di Luigi XIII, Re di Francia, e amante, dopo la morte di lui, del Cardinale Giulio Mazzarino.

Si presenta come Cibele.

Margherita

Figlia di Gastone d'Orleans, fratello del Re Luigi XIII

Elisabetta, figlia di Gastone d'Orleans, fratello del Re Luigi XIII. 

Maddalena, figlia di Gastone d'Orleans, fratello del Re Luigi XIII.

Cugine del Re Sole e di Monsieur.

Si presentano come Le Tre Grazie.

Le due figlie morte prematuramente del Re Sole e della Regina Maria Teresa

Anna Elisabetta  (1662 - 1662)

Maria Anna   (1664 - 1664)

Luigi XIV, il Re Sole

(1638 - 1715)

Si presenta come il Dio Apollo

Luigi di Francia

Figlio del Re Sole e di Maria Teresa

(1661 - 1711)

Si presenta come Cupido.

Maria Teresa di Francia

Figlia del Re Sole e di Maria Teresa

(1667 - 1672)

Si presenta come piccolo amorino.

Maria Teresa di Spagna, Regina di Francia

(1638 - 1683)

Si presenta come Giunone.

Anne Marie Luisa d'Orleans

(1627 - 1693)

Figlia di Gastone d'Orleans, fratello del Re Luigi XIII

Cugina del Re Sole, nota come La Grande Mademoiselle.

Si presenta come Diana.

LA CAMERA DEL RE - Fu nel 1701 che la camera del Re, autentico cuore della vita di Corte, occupò questa posizione al centro del castello. Quando il re vi si trovava, il suo accesso era rigorosamente regolato dall'etichetta, ma quando era assente, poteva essere visitata da tutti, il che stupiva già i contemporanei. 

Luigi XIV vi dormiva, ma i suoi successori si fecero sistemare un'altra camera, più piccola e più comoda. Continuarono tuttavia ad osservarvi i riti del "Lever" e del "Coucher". Luigi XIV tornava nella sua camera verso le 13, per il pranzo detto "petit couvert": era solo a tavola, ma mangiava in presenza degli uomini di Corte. 

La camera era anche il luogo delle udienze private (o cerimonie per gli ambasciatori) e dei giuramenti per le cariche più importanti. È l'unico spazio del castello che non è stato trasformato dai suoi successori, i quali hanno conservato i capolavori delle collezioni reali incastrate nei rivestimenti in legno delle pareti.

La decorazione della stanza rivela una evoluzione di stile, segnando, con il sobrio fregio dorato sul fondo bianco del soffitto e le eleganti Boiseries in bianco ed oro, il passaggio del fasto barocco alla leggiadra ornamentazione settecentesca.

Il soffitto non venne decorato se non nel XIX secolo ponendo un'opera del Veronese.

L'alcova, al di sopra del quale è posto un altorilievo di Nicolas Coustou, che rappresenta la Francia che veglia sul sonno del Re, è divisa dal resto della stanza da una balaustra dorata. Nel 1701, nel muro separatore della Galleria degli Specchi furono eliminate le aperture per dare spazio a questa alcova: sotto il Regno di Luigi XIV c'era un camino. I due camini che si vedono tutt'oggi, in marmo blu turchino, furono posti nel 1761.

Il letto, ricostruito sul modello originale, ha cortine di broccato d'oro e d'argento. La mobilia che si può ammirare tutt'oggi, che comprende un letto, due poltrone, 12 seggiolini pieghevoli, è il risultato di una ricostruzione in funzione degli inventari che esistevano nell'estate dal 1723 al 1785. 

Giacché il broccato della stanza non è stato ritrovato, è stato ritessuto partendo dal modello di alcuni campioni che si sono conservati fino in epoca attuale. Sono broccati utilizzati per la Camera di Maria Antonietta in inverno, ma anteriori al periodo in cui essa regnò a Versailles. Ci sono voluti 20 anni di paziente lavoro per tessere questo broccato, "ricamato a varie riprese con seta ed oro". Tale broccato è molto simile a quello consegnato da Lallié per il Re Luigi XV. Secondo l'usanza del tempo, il broccato utilizzato sotto il Regno di Luigi XIV° fu consegnato al Primo Gentiluomo della Camera, dopo la dipartita del sovrano. 

Dopo la Rivoluzione la stanza ha conservato la sua decorazione originale e, in particolare, alcuni quadri: I Quattro Evangelisti e L'Obolo di Cesare di Valentin de Boulogne, San Giovanni Battista di Caracciolo, Maria Maddalena del Domenichino, l'Autoritratto e il Ritratto del marchese di Moncade di Van Dyck.  

Il re si alza - Luigi XIV impone alla corte di Versailles un rito per ogni azione quotidiana. A cominciare dal "Lever". Questo momento è molto importante e il re ama avere una numerosa corte intorno al suo letto; partecipare assiduamente al "Lever" è importante se si vuole ottenere un favore dal re. Tutti i giorni alle 8.30, il primo valletto di camera, che ha dormito accanto al re in un letto di veglia, apre i pesanti tendaggi di passamaneria e pronuncia la frase abituale: "Sire, è ora". Inizia allora il "Petit Lever" e viene lanciata la "meccanica" reale destinata ad accogliere i nobili e i servitori che si succederanno nella camera. 

La nutrice abbraccia per prima il sovrano, seguita dai medici che controllano la salute del re. Il primo gentiluomo di camera dell'anno, avvertito dal valletto di camera, prende possesso della porta e svolge il ruolo di usciere. Annuncia al re le persone che desiderano entrare. A seconda del rango, entrano per primi coloro che hanno il diritto di vedere il re ancora a letto; poi, durante il "Grand Lever", coloro che possono vederlo in poltrona e in vestaglia; infine tutta la corte, che accorre per vederlo vestirsi. Alla fine di questo cerimoniale, secondo Molière, vi sono circa 150 persone che tentano di "assediare la portantina". 

Di sera, il cerimoniale si ripete ma in senso inverso. Mentre il sovrano saluta tutti, la camera è ancora piena. Luigi XIV viene progressivamente spogliato, rischiarato da una persona a cui ha fatto l'onore di tenere il candeliere. Questa distinzione, secondo Saint-Simon, è molto visibile "visto che il Re aveva l'arte di dare importanza a gente da poco". L'uditorio, incoraggiato dagli uscieri che clamano "Su, Signori, passate", esce progressivamente dalla stanza. Il primo valletto di camera si ritrova da solo con il re e chiude i chiavistelli dall'interno prima di coricarsi accanto al letto del re.

Luigi XV e Luigi XVI conservano il cerimoniale del "Lever" e del "Coucher", che tuttavia semplificano molto: dal 1738, infatti, dormono in una camera più piccola e tutte le mattine e le sere attraversano il gabinetto del Consiglio in vestaglia per alzarsi e coricarsi pubblicamente nella grande camera di Luigi XIV, divenuta camera da parata.

IL GABINETTO DEL CONSIGLIO - Questo vano comunica con la camera del re. E’ illuminato da due grandi finestre e da alti specchi. Luigi XIV riuniva il Consiglio in questo salone che aveva preso cura di far decorare con i pezzi più belli delle sue collezioni. E’ qui che convocava i suoi Segretari di Stato, ma riceveva anche i privati in udienza ufficiale.

Il Re convocava ogni giorno il consiglio, dalle 11 alle 13: " La domenica, e a volte anche il lunedì, vi era il Consiglio di stato; il martedì il Consiglio delle finanze; il mercoledì il Consiglio di stato; il sabato il Consiglio delle finanze. Il giovedì mattina il gabinetto era quasi sempre vuoto. Era anche il grande giorno dei Bastardi, dei Bàtiments, dei valletti interni, perché il Re non aveva niente da fare. Il venerdì dopo la messa era il momento della confessione, illimitato, che poteva durare fino alla cena" (Saint-Simon, Mémoires).

Al tempo di Luigi XV la sala del consiglio venne ingrandita ad opera di Gabriel mentre lo scultore Jules Antoine Rousseau fu l’artefice delle meravigliose boiseries, ornate di soggetti vari, che possiamo tuttora ammirare. Sul pregevole camino in marmo screziato di rosso e bruno con una sontuosa decorazione in bronzo spicca un orologio dell’età di Luigi XV ma fu il sovrano successivo ad aggiungervi i due grandi vasi, squisito esempio della raffinatezza dei manufatti dei fabbricati di porcellana francesi.

Una sovrapporta è di Verdier, mentre le altre tre sono di Houasse. Il busto di porfido di Alessandro Magno decorato con bronzi dorati di Girardon fu acquistato da Luigi XV appositamente per adornare questa sala: a questo tavolo, ricoperto dello stesso tessuto della tappezzeria, vennero prese tutte le decisioni sino alla Rivoluzione.

Nel 1755 Luigi XV riunì il gabinetto del Consiglio e quello delle Parrucche di Luigi XIV e ne fece una sola stanza, i cui rivestimenti in legno, disegnati da Gabriel e scolpiti da Antoine Rousseau, evocano i vari dipartimenti del governo, come la marina e la guerra. Per oltre un secolo, tutte le grandi decisioni politiche furono prese in questo gabinetto, anche la partecipazione nel 1755 alla guerra d'Indipendenza degli Stati d'America.  

Il Piccolo Appartamento del Re

II Piccolo Appartamento del Re e i gabinetti contigui prendono la luce da destra, dal cortile di Marmo e dal cortile Reale. L'appartamento, creato da Luigi XV, inizia con una piccola sala delle guardie al pianterreno, che protegge l'accesso alla scala del re. Al primo piano sii trovano due anticamere (anticamera dei Cani e sala da pranzo dei Ritorni dalla caccia), una camera e un grande gabinetto che precede un insieme di stanze destinate ad un uso ben preciso. Sotto Luigi XIV, le collezioni reali erano presentate in queste stanze: gabinetto dei quadri, gabinetto dei libri, gabinetto delle conchiglie e piccola galleria decorata da Alignard, rivale di Le Brun, in cui si trovava la celebre Gioconda di Leonardo da Vinci.

LA CAMERA DI LUIGI XV - Poco lontano dalla grande "camera di Luigi XIV", maestosa ma scomoda, Luigi XV fece sistemare nel 1738 una nuova camera più piccola ed esporta a sud, quindi più facile da scaldare. Lo scultore Jacques Verbeckt ne eseguì i rivestimenti in legno delle pareti.

Le uniche modifiche ordinate da Luigi XVI furono la creazione di una preziosa Stanza destinata al guardaroba, a cui si accede da una porticina situata a sinistra, nonché un nuovo arredamento, fra cui il lampasso broccato d'oro che riproduce il tendaggio dell'alcova del 1789.  

IL GABINETTO DEL PENDOLO - Luigi XV s'interessava molto alle scienze e in particolare all'astronomia. Sul pavimento di questo gabinetto si vede il meridiano di Parigi, materializzato da un'asticella in rame. 

Le boiseries intagliate e dorate di questa sala sono opera di Verberckt e raffigurano un delicato intreccio di ghirlande e di fogliami mentre i pannelli presentano il caratteristico reticolo a rosette, esemplare del tipo di decorazione alla fine del regno di Luigi XIV e dell’inizio di Luigi XV. Al disopra delle porte, scene arcadiche dipinte da Boucher. 

La sala prende il nome dall’orologio astronomico ideato da Claude Simeon Passemant (1702 – 1769), orologiaio e ottico francese, offerto al re nel 1753 dall’Accademia delle Scienze. Il prezioso congegno fabbricato da Dauthian è sormontato da un globo di cristallo con i pianeti che girano attorno al sole secondo le concezioni copernicane. Jacques Caffieri è l’autore della finissima decorazione in bronzo dorato.

Al centro della sala, una riproduzione di Vassè della statua equestre di Luigi XV, il cui originale realizzato da Bouchardon si trova nell’attuale Place de la Concorde, precedentemente dedicata a Luigi XV, e venne abbattuto durante la Rivoluzione. Ai lati della sala, due mensole in legno dorato con il piano raffigurante episodi di cacce reali.

IL GABINETTO INTERNO DEL RE - Questo "gabinetto d'angolo", come veniva comunemente chiamato, ha una doppia esposizione, sul cortile di Marmo e sul cortile Reale. Luigi XV vi si fermava volentieri ed è dal balcone di questo gabinetto che assistette, con le lacrime agli occhi, alla partenza del corteo funebre di Mme de Pompadour, una sera dell'inverno 1764. 

La decorazione, benché rimaneggiata più volte durante il suo regno, è una delle più belle opere di Jacques Verbeckt, che scolpì i pannelli nel 1753. Questa stanza ha ritrovato il mobilio originale, e in particolare il secretaire a cilindro. 

È il primo mobile di questo tipo che rispondeva al desiderio del re di lasciare le carte sulla scrivania, al riparo dagli sguardi. Oltre all'estrema bellezza dei suoi riquadri intarsiati e dei bronzi, possiede un meccanismo che è una meraviglia: con un quarto di giro di chiave è possibile bloccare o sbloccare sia la ribalta del cilindro che i cassetti.

LA SALA DEI BAGNI - Questi bagni del re sono una delle ultime opere ordinate da Luigi XV. Lo siile dei pannelli di legno, che riproduce delle stampe sul tema dell'acqua all'interno di medaglioni bordati di giunchi e narcisi, con effetti di oro opaco, oro brunito (brillante) ed oro verde, evoca la comparsa di un nuovo gusto. 

Non è Verbeckt ma il suo rivale Antoine Rousseau, aiutato dai figli, che li ha scolpiti nel 1771. La vasca da bagno è stata soppressa quando Luigi XVI vi ha sistemato "la stanza della cassetta", in cui teneva aggiornati i registri dei suoi conti privati.

LA BIBLIOTECA DI LUIGI XVI - Questa biblioteca, progettata dall'architetto Gabriel poco prima della morte di Luigi XV nel 1744, è stata una delle stanze preferite di Luigi XVI, dove coltivava la sua passione per le scienze e, in particolare, per la geografia. Vi si trova il mappamondo sorretto da Atlante, sul quale il re seguiva il percorso delle grandi esplorazioni marittime, in particolare quella di La Pérouse, che aveva ispirato e sostenuto, nonché il grande tavolo di Riesener, il cui piano orizzontale è ricavato da un solo pezzo di mogano di 2,10 metri di diametro. 

Il tavolo è montato su binde, in quanto Luigi XVI aveva bisogno di una superficie perfettamente piatta per effettuare le correzioni delle carte geografiche.  

LA SALA DA PRANZO DELLE PORCELLANE - Questa sala da pranzo, creata per Luigi XV nel 1769 per le sue cene al ritorno dalla caccia, è stata utilizzata soprattutto da Luigi XVI e da Maria Antonietta. Per vent'anni, una quarantina di persone si sedevano intorno al tavolo allungabile per questi pasti detti "di società", un nuovo tipo di pasti a metà strada tra i "grand couvert" ufficiali e i pasti "privati". Se il numero di invitati superava il numero di posti a sedere, gli uomini si servivano al buffet, disposto sul tavolo da biliardo della stanza contigua. 

Fu la marchesa di Pompadour ad ispirare lo stile delle belle porcellane francesi. Dotata di una straordinaria intelligenza e di uno spiccato gusto, riuscì ad interessare il re alle manifatture di Vincennes e di Sevres. Le due fabbriche producevano pezzi talmente pregevoli che il re, al fine di promuovere la vendita, consentì di allestire nella sala da pranzo del suo appartamento privato una mostra di porcellane di Sevres. Per i cortigiani era quasi d’obbligo acquistarle.

IL SALONE DEI GIOCHI DI LUIGI XVI - In origine vi era il gabinetto delle Curiosità di Luigi XIV, una stanza straordinaria di cui non rimane traccia. Dopo alcuni stati intermedi, questa stanza si presenta attualmente come all'epoca di Luigi XVI, quando serviva da salone dei giochi. Dopo il pasto, gli invitati vi si recavano per il caffè. Luigi XVI si sedeva ad un tavolo di trictrac, mentre uno dei fratelli giocava al biliardo nella stanza continua, l'altro al whist. 

Il mobilio, venduto al momento della Rivoluzione, è stato in parte riacquistato: le quattro angoliere ordinate a Riesener nel 1744 e le sedie eseguite da Boulard nel 1785. I muri hanno ritrovato le opere scelte da Luigi XVI: delle tempere che commemorano le vittorie militari conseguite dal nonno Luigi XV, dipinte da Van Blarenberghe.  

I Piccoli Gabinetti del Re

I PICCOLI GABINETTI DEL RE - Un anno dopo il ritorno della corte a Versailles nel 1722, sulle facciate del cortile del Re furono disposte teste di cervo in gesso dipinto, destinate a rendere il cortile più allegro per il giovane Luigi XV, che allora aveva solo tredici anni. Intorno a questo cortile, chiamato ora cortile dei Cervi, si sviluppò un dedalo di stanzette riservate al sovrano, "dei deliziosi bugigattoli accessibili solo ai suoi confidenti": i piccoli gabinetti del Re. 

La distribuzione, l'utilizzo e la decorazione di questi ambienti furono continuamente modificati, a seconda dei capricci del re: sotto il regno di Luigi XV, comprendevano una biblioteca, un gabinetto di tornio per l'avorio, delle cucine, delle distillerie, dei laboratori per la fabbricazione di marmellate, una stanza da bagno e, su un terrazzo superiore, delle uccelliere nonché delle stanze di ricevimento per coloro che avevano ottenuto l'esclusivo favore di essere invitati alle cenette del ritorno dalla caccia. 

Dopo la morte della moglie, Luigi XV vi sistemò la sua amante, Mme du Barry. Luigi XVI vi aggiunse un gabinetto di falegnameria, un gabinetto di tornio per il legno, una stanza per la meccanica, una galleria di elettricità.

L'etichetta, istruzioni d'uso - L'etichetta, adottata dalla maggior parte delle corti reali e principesche d'Europa nel XVII secolo, è un insieme di regole e di prerogative destinate a mostrare la distanza che separa il sovrano dai suoi sudditi. Questa nozione risalirebbe alla corte di Borgogna di Filippo il Buono nel XV secolo, dove indicava un modulo destinato a conservare gli usi del re e della sua cerchia. Luigi XIV, senza esserne l'inventore, ha perfezionato delle consuetudini che il suo antenato Enrico III aveva già   imposto alla sua corte per civilizzarla dopo le guerre di religione. L'etichetta regola la vite della corte (l'ora di alzarsi, i consigli, i pasti, le passeggiate, l'ora di coricarsi, eco), nonché le relazioni tra gli individui, il linguaggio, i minimi fatti e gesti e delle cose insignificanti come il tipo di sedile (con o senza schienale, con o senza bracciolo) a cui si poteva pretendere a seconda del ceto sociale, la lunghezza di uno strascico, ecc. 

Luigi XIV ha saputo codificare l'etichetta per ogni occasione e in funzione dell'evoluzione dei luoghi. Si è concordi nel dire che l'etichetta ha cominciato a declinare con il Grande Re nel 1715 e che a partire dal regno di Luigi XV si disgrega completamente. Benché nel XVIII secolo si perda la memoria dei "codici" di Luigi XIV, non si dimenticano gli usi. Più che a una decadenza, si assiste ad una nuova riflessione sul tema dell'etichetta. Con la sua riforma della Casa del Re (come la riduzione del numero di servitori), Luigi XVI completa la dissacrazione del monarca e l'etichetta reale perde il suo significato originale.

I Gabinetti interni di Maria Antonietta

Dietro il suo Grande Appartamento, la regina disponeva di stanzette ad uso privato o riservate alle sue cameriere. All'epoca di Luigi XIV e della regina Maria Teresa, vi era solo un oratorio e un "boudoir". Più tardi, i gabinetti della regina si moltiplicarono. Maria Leszczinska vi aggiunse le stanze dell'edificio che separa il cortile della Regina dal cortile del Delfino; vi si ritirava per leggere, dipingere, meditare o ricevere i visitatori più intimi. Maria Antonietta vi aggiunse ancora degli ammezzati e dei piani, fino a costituire un vero e proprio piccolo appartamento al pianterreno, che si affacciava sul cortile di Marmo.

In modo generale, gli spazi privati, sprovvisti di carattere ufficiale e quindi non sottoposti all'etichetta che imponeva addirittura il tipo di mobilio, seguirono maggiormente le variazioni della moda rispetto ai Grandi Appartamenti. Ciò è valido sia per il re che per la regina. Tuttavia, mentre Luigi XVI si accontentò spesso di ciò che era stato realizzato per il nonno Luigi XV, Maria Antonietta ordinò dovunque nuove decorazioni e nuovi mobili.  

IL GABINETTO DORATO - Luigi XV aveva fatto sistemare questi vani per la regina, dietro il suo appartamento.  Mentre l’appartamento della regina esposto a sud è rischiarato da una bella luce, queste stanze approntate sul retro si affacciano sul cortile di Monsignore, a nord. Per rallegrale l’ambiente fu predisposto un ampio balcone con pergolati e fiori. 

E' in questo gabinetto interno che Maria Antonietta si ritirava quasi sempre per ricevere i figli e le amiche, per suonare con il suo professore Grétry o per posare davanti a Mme Vigée-Lebrun, la sua pittrice preferita. 

La decorazione della stanza creata per Maria Leszczinska è stata rimaneggiata nel 1783, secondo i disegni di Richard Mique, l'architetto di Maria Antonietta. I rivestimenti di legno delle pareti, eseguiti dai fratelli Rousseau, ornati con sfingi ed antichi tripodi, ricordano la recente scoperta di Pompei e di Ercolano. La maggior parte dei mobili e degli oggetti d'arte che vi si trovano oggi sono appartenuti alla regina, come ad esempio il comò, una delle più belle creazioni di Riesener, creato per la sua camera a Marly, o i vasi di Sèvres "alla cinese" disposti sul comò e provenienti dal suo appartamento di Saint-Cloud.

Questo Gabinetto dorato, il cui nome deriva dalla profusione di oro sui muri, sui bronzi e sui sedili, porta ad un piccolo gabinetto la cui pittura colorata (vernice Martin) risale agli anni 1750. Vi si penetra attraverso una porticina situata a sinistra del camino. Questo gabinetto è la sola testimonianza originale di questa tecnica molto alla moda in quel periodo, che cercava di imitare la lacca cinese. I rivestimenti in legno delle pareti vengono da un retrogabinetto dell'appartamento di Maria Giuseppina di Sassonia, situato al pianterreno. Maria Antonietta fece trasferire lei stessa questa decorazione creata per la suocera.  

I recenti restauri hanno restituito a queste stanze un aspetto simile a quello che avevano quando Maria Antonietta le lasciò, con arredi ed oggetti di pregio ma che non sono appartenuti alla regina perché i suoi vennero dispersi durante la Rivoluzione.

LA MERIDIANA - La meridienne trattasi, invece, di un delizioso salottino ottagonale appositamente creato da Mique per il riposo pomeridiano della regina che allora veniva definito con il termine Meridienne. La decorazione è di quanto di più raffinato che si possa immaginare. Le boiseries sono state intagliate dai fratelli Rousseau, pittori e decoratori, molto noti per i loro motivi ornamentali d’ispirazione italiana e soprattutto pompeiana.

Nel realizzare questo salottino della regina gli artisti hanno superato loro stessi escogitando attributi sentimentali che lo sguardo meravigliato del visitatore scopre ovunque: ghirlande, corone di fiori, frecce, piccoli animali e mille dettagli incantevoli di una squisitezza tipica dell’epoca ormai passata. Pannelli di specchio rivestono il fondo dell’alcova tappezzata con il medesimo damasco celeste à semis che ricopre la comoda ottomana e tre poltroncine in legno dorato di Jacob. La passamaneria delle tende delle finestre, dell’alcova e dell’ottomana è in argento. Una console in legno dorato ornata da un delfino incoronato celebra la nascita dell’erede al trono, nel 1781. Il tavolo in legno pietrificato con il piede ornato da teste e zampe di ariete fu donato a Maria Antonietta dalla sorella Maria Anna d’Asburgo.

Diamo ora uno sguardo all’orologio sulla mensola del caminetto pensando che al tempo, qui dentro, talvolta si fermava per compiacere la graziosa regina segnata da un tragico destino.

IL GABINETTO DA BILIARDO - Al secondo piano la regina disponeva di altri gabinetti. Uno di essi, che ha ritrovato i tessuti originali in seta e i divani di G. Jacob, era adibito a biliardo.

Gli appartamenti del Delfino e della Delfina

Il 30 marzo 1349 la regione chiamata Delfinato, che si estende nella zona centrale dell’arco alpino sino alla valle del Rodano, fu assegnata in appannaggio al figlio maggiore del re di Francia. In effetti, Umberto II (1333 – 1355), il sovrano che regnava a quel tempo sulla regione, senza prole e in balia di difficoltà finanziarie, vendette i suoi possedimenti al re di Francia alla fine di un lungo negoziato.

Questo personaggio originale divenne successivamente frate domenicano e patriarca di Alessandria d’Egitto. Il Delfinato gli deve la creazione di importanti istituzioni quali il parlamento, l’università di Grenoble e la corte dei corti.

Il futuro re Carlo V, figlio di Giovanni il buono, divenne pertanto primo “Delfino di Francia” nel 1349; l’ultimo fu il figlio di Carlo X, Luigi Antonio (1775 – 1844), che non salì mai al trono.

Il Delfino Luigi, figlio di Luigi XV, sposa in prime nozze Maria Teresa Raffaella di Spagna che muore nel 1746, e successivamente Maria Giuseppa di Sassonia, da cui avrà sette figli.

Quando lascia gli appartamenti degli Enfants de France, nell’ala di mezzogiorno, il giovane principe si insedia nell’appartamento d’angolo del pianterreno, sul lato sud, nel corpo centrale.

Al tempo del primo matrimonio i giovani sposi – lui quindicenne e lei sedicenne – si sistemano al primo piano dell’ala di mezzogiorno in un magnifico alloggio appositamente rifatto. Due anni dopo la principessa muore e il Delfino, inconsolabile, accoglie la nuova sposa nello stesso appartamento, lievemente rimaneggiato, aspettando la conclusione dei lavori di ripristino dell’appartamento al piano terra che aveva occupato in gioventù.

L’ambiente era costituito da una grande anticamera, da una seconda anticamera al di sotto della galleria degli specchi con due finestre sul Parterre d’acqua; seguivano la camera ed il salottino d’angolo, ampiamente rischiarato da quattro finestre, due sul parterre d’acqua e due sul Parterre di mezzogiorno. Venivano in ultimo la biblioteca, con alcune stanzette contigue e la camera da letto.

La maggior parte delle stanze  di questo grazioso appartamento, come tante altre, andarono distrutte nel tempo.

Ai primi del Novecento, Pierre de Nolhac, storico e Conservatore della reggia, le ha ripristinate. E’ piuttosto difficile immaginare questi appartamenti sprovvisti delle loro boiseries e degli arredi originali. Pertanto si è pensato di ricreare una certa armonia e un certo riflesso di quello che rappresentavano ai tempi del Delfino.

La camera conserva tutti gli elementi delle boiseries di Verberckt (1704 – 1771). Il camino in marmo screziato rosso bruno è ornato da bronzi di Caffieri (1678 – 1755) raffiguranti Flora e Zafiro.

Le sovrapporte sono state dipinte nel 1748 da Jean Baptiste Pierre (1714 – 1789), allievo di Natoire e ultimo esponente dello stile rococò.

Si possono ammirare anche i bei ritratti della sorella del principe, eseguiti da Nattier nel 1742: Madame Adelaide come Diana e Madame Henriette come Flora. Nel Grand Cabinet, dipinti di Jean Baptiste Oudry (1868 – 1755) sostituiscono le sovrapporte di Nattier che rappresentavano le sorelle a cui era tanto affezionato. Vi sono dipinti, di squisita fattura, che è un vero piacere contemplare tanta è la grazia che l’artista ha infuso ai suoi personaggi, dimostrando un sapiente uso del colore.

Il grande scrittoio piano, molto elegante con bei bronzi lavorati, fu eseguito da Bernard Van Reisen Burgh attorno al 1745 per il Grand Cabinet. Era uno dei tre ebanisti di origine olandese della stessa famiglia e con lo stesso nome che firmarono con stampigliatura B.V.R.B. i loro mobili, caratteristici del gusto francese settecentesco.

Nella biblioteca, sovrapporte di Vernet e pregevole cassettone laccato in vernis Martin, di Gilles Joubert (1689 – 1775).

Il Delfino doveva percorrere soltanto un corridoio per raggiungere, dalla sua biblioteca o dal salotto dell’angolo, la camera della consorte. Tuttavia, la prima anticamera è situata all’altra estremità dell’appartamento costituito da quattro vani.

Nella prima anticamera è esposto un ritratto di Luigi XV all’età di sei anni, opera di Riguard, con l’abito dell’incoronazione adorno di ermellino e dei gigli di Francia. Nella seconda anticamera si nota un quadro di Luigi XV dipinto da Van Loo; è scomparsa la decorazione originale di questo ambiente e di quello contiguo, il Grand Cabinet, che possedeva boiseries di Verberckt. I rivestimenti in legno della camera furono eseguiti nella bottega di Verberckt. In questa camera nacquero gli ultimi tre re di Francia: Luigi XVI nel 1754, Luigi XVIII nel 1755 e Carlo X nel 1757.

LA CAMERA DEL DELFINO - A partire dal cortile di Marmo, si accede alla camera del Delfino dopo aver attraversato una sala delle Guardie e due anticamere. La funzione di questa stanza, come pure le sue dimensioni e la sua decorazione, risalgono al 1747. 

In precedenza, era occupata da un gabinetto più piccolo, poi dal Gabinetto dorato di Monseigneur, che vi esponeva i quadri della sua collezione, ed infine dal gabinetto di lavoro del Reggente, che vi morì nel 1723. I disegni per questa camera furono forniti da Gabriel, come per tutte le opere decorative effettuate quando era il Primo architetto del re (dal 1742 al 1775). 

Secondo le usanze, l'alcova fu ornata con tessuti di seta, mentre il resto della stanza fu ricoperto con pannelli di quercia scolpiti, con sfondo bianco e motivi dorati, eseguiti dalla bottega di Jacques Verbeckt, che realizzò la maggior parte dei pannelli in legno destinati a Versailles.

Il letto del Delfino è sparito ed è stato sostituito da un letto "alla duchessa", ossia con baldacchino non sostenuto da pilastri, eseguito verso il 1740 per la marchesa di Créquy. I suoi tendaggi sono ornati con motivi di fogliame e con medaglioni realizzati con piccoli punti; quelli della costola rappresentano il sonno del pastore Endimione.  

LA CAMERA DELLA DELFINA - È in quella camera che la delfina Maria Giuseppina di Sassonia, figlia del re Augusto III di Polonia e moglie del figlio di Luigi XV, mise al mondo tre futuri re di Francia: Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo X. 

Non rimane nulla della decorazione realizzata per Maria Giuseppina nel 1747, tranne le sovrapporte dipinte da Jean Restout. Il letto originale è stato sostituito da un bel letto "alla polacca" (con baldacchino a cupola sostenuto da quattro pilastri) realizzato da Nicolas Heurtaut. Sui due lati sono rappresentate le cognate della Delfina, le figlie di Luigi XV, e in particolare Madame Henriette, vestita come Flora e Madame Adelaide, vestita come Diana, dipinte da Jean-Mare Nattier.

IL GRANDE GABINETTO DELLA DELFINA - L'appartamento della Delfina viene visitato subito dopo quello del Delfino, ma in senso inverso rispetto al normale ordine di successione delle stanze, ossia: prima e seconda anticamera, grande gabinetto, camera ed infine gabinetto interno. 

Nel grande gabinetto, le cui dimensioni risalgono all'epoca in cui era utilizzato come sala delle guardie per il figlio di Luigi XIV, Maria Giuseppina di Sassonia riuniva le dame della società per chiacchierare o giocare. Come nel resto dell'appartamento, era stata realizzata una nuova decorazione appositamente per la Delfina. Questa decorazione sparì però nel XIX secolo, su ordine di Luigi Filippo. L'unico pezzo originale è la grande mensola, sistemata sotto uno specchio, di cui è stata ritrovata la cornice. 

Sulla mensola è posato ora un barometro eseguito per il futuro Luigi XVI, che occupò questo appartamento fino al 1774, data della sua ascesa al trono. Sulla tappezzeria "color fuoco", moderna evocazione di quella segnalata negli inventari, sono stati appesi ritratti di ministri e di membri della famiglia reale dell'inizio del regno di Luigi XV.  

Gli appartamenti di Mesdames Victoire e Adelaide 

Luigi XV ebbe dieci figli dalla consorte Maria Leczinska, di cui otto femmine. Bisognava quindi pensare ad alloggiare tutte queste persone considerando anche i servitori e il piccolo seguito riunito attorno alla numerosa famiglia. Le prime tre figlie (Louise-Elisabeth, Henriette e Adelaide) rimasero a Versailles mentre le quattro figlie minori furono inviate all’abbazia di Fontevrault per ricevere un’educazione.

Una di loro, Madame Sixieme, vi morirà nel 1744 all’età di otto anni. Nel 1793 Louise-Elisabeth sposa un infante di Spagna e lascia il castello dove resteranno due delle sue sorelle, Madame Henriette e Madame Adelaide.

Dopo aver trascorso la prima infanzia negli appartamenti detti degli Enfants de France ubicati nell’ala di mezzogiorno, si sistemeranno nell’appartamento del pian terreno, nel corpo centrale del palazzo, dinanzi al parterre di mezzogiorno, dove il re, molto attaccato alla sua famiglia, andava a farle visita.

Nel 1748 Madame Victoire ritornò da Fontevrault e le sorelle Sophie e Louise la seguirono dopo due anni.

Nel 1752 muore Henriette e Madame Adelaide chiede di cambiare appartamento e andrà ad abitare in alcune stanze prospicienti il Parterre del lato Nord.

Dopo innumerevoli spostamenti, le figlie di Luigi XV si insedieranno poco a poco in questa parte centrale del pianterreno al posto del vecchio appartamento dei bagni di Luigi XIV. Estenderanno i loro appartamenti fino al piccolo cortile del re che verrà denominato Cour des Mesdames e fino al cortile dei cervi, trasformato parzialmente in un giardino con fontane e decorazioni rocaille.

Attualmente gli appartamenti di Madame Victorie e di Madame Adelaide sono stati restaurati con cura per riportarli al loro aspetto originario, modificato dai vari rimaneggiamenti di Luigi Filippo. Purtroppo i mobili di allora, dispersi durante la rivoluzione, non hanno potuto essere ricollocati al loro posto.

Nel 1768 Luigi XV, desiderando offrire un bell'appartamento alla nuova favorita, Madame du Barry, chiese alla figlia maggiore di cederle il suo, al  primo piano. Si sistema quindi con le sorelle, al pianterreno, ed essendo la maggiore si sceglie l'appartamento migliore, recando un po' di scompiglio a Madame Victoire che vi abitava già e facendo eseguire notevoli lavori per poter alloggiare le principesse Sophie e Louise "al pari del loro rango". Per questo verrà utilizzata la Galleria Bassa.

Si è sorpresi da questi cambiamenti continui, dai rifacimenti, dalle trasformazioni che dovettero costare somme ingenti. Allora Madame Adèlaide possedeva due anticamere, un grande salotto, una camera, un salottino interno e una biblioteca. Oggi vi si conservano alcuni ricordi di questa figlia del re Luigi XV, tra cui un pregevole organo.

La Cappella Reale

Dal Cortile Reale si entra nel palazzo sulla destra; ci si trova in un ampio vestibolo ornato di colonne ioniche dinanzi al bassorilievo di Nicolas e Guillaume Coustou raffigurante Luigi XIV che attraversa il Reno. Dalla grande porta a destra si accede alla Cappella Reale.

Questa cappella, dedicata a San Luigi, fu iniziata nell'anno 1700 da Jules Hardouin-Mansart (1646-1708), uno dei più brillanti architetti dell'epoca. Discendente da una famiglia di costruttori e figlio di un pittore, fu eletto all'Accademia all'età di ventinove anni e divenne rapidamente Primo Architetto e Sovrintendente alle costruzioni; Versailles gli deve il suo aspetto attuale nelle linee essenziali. 

Costruì questa cappella non lontano dalla precedente, nella cui parte superiore era stato sistemato il Salone d'Ercole. Per questa realizzazione si avvalse della collaborazione dei migliori artisti del tempo: gli scultori Nicolas e Guillaume Coustou, Laurent Magnier, Rene Frémin, François Antoine Vassé, il pittore François Lemoyne, tutti legati agli ambienti artistici emergenti della Francia di allora.

Benché l'architetto fosse stato propenso all'uso di marmi policromi, il re preferì una bella pietra bianca, proveniente dalle cave di Créteil. Gli ampi finestroni conferiscono al complesso architettonico una gioiosa luminosità, quasi surreale. 

Mentre i pilastri massicci del pianterreno sono decorati con figurazioni di angeli recanti gli attributi della Passione e oggetti culto, il primo piano è scandito da eleganti colonne corinzie scanalate che sostengono la trabeazioni su cui riposa il soffitto a volta affrescato da Antoine Coypel (1661-1722) con il Padreterno che annuncia la venuta del Messia, ove traspare l'influenza di Le Brun nella ricerca espressiva, e anche dell'arte italiana. Le architetture circostanti sono ornate di dipinti di Philippe Meusnier, specialista di questo genere pittorico.

Sopra l'altare, nella conca absidale, la Resurrezione di Cristo di Charles de Lafosse (1636-1716), allievo di Le Brun, che soggiornò in Italia e in particolare a Venezia dove acquisì il gusto del colore e del movimento che lo preservarono dalla maniera accademica.

Sull'altare maggiore rifulge lo sfarzo dei bronzi dorati, opera di Corneille Van Clève (1645-1732), mentre la cassa dell'organo è di Robert Cliquot, uno dei più insigni fabbricanti d'organi francesi.

Il  pavimento è ricoperto di marmi policromi a grandi disegni e nel mezzo della navata campeggia lo stemma reale.

Si accede al primo piano attraverso una scala a chiocciola. Il re e la regina assistevano alle funzioni dai palchi in aggetto nella tribuna; il re stava a sinistra, la regina a destra. Le dame si accomodavano nella galleria e i cortigiani al pianterreno. Tutti seguivano la messa voltati verso il re. Luigi XIV, che era molto devoto, esigeva compostezza e silenzio. Pertanto le funzioni dovevano sembrare interminabili alle dame che venivano soprattutto per farsi notare dal re. Un giorno Brissac, il capo delle Guardie, fece annunciare che il re non sarebbe andato a messa. Quasi tutte le dame presenti se ne andarono immediatamente, ma si trattava di uno scherzo e il re, quando arrivò, fu sorpreso di trovare la cappella vuota.

A Hardouin-Mansart, morto nel 1708, subentrò il cognato Robert de Cotte, il quale condusse a termine i lavori della cappella che venne inaugurata il 5 giugno 1710. Poco dopo, il 7 di luglio, vi fu celebrato il primo grande matrimonio, quello del duca di Berry, nipote del re, con Mademoiselle, figlia del duca d'Órléans, al quale assistette tutta la corte. Tra le altre nozze regali ricordiamo quelle del Delfino Luigi, figlio di Luigi XV, che non salì mai sul trono, e dei suoi figli, del futuro re Luigi XVI con Maria Antonietta d'Austria in un bel giorno di primavera, il 16 maggio 1770; del conte di Provenza, il futuro Luigi XVIII, con Luisa di Savoia, nel 1771 e, nel 1773, le nozze del conte d'Artois, il futuro Carlo X ultimo re di Francia, con Maria Teresa di Savoia.

Sempre in questa cappella, i cavalieri dell'Ordine di Santo Spirito organizzavano le loro grandi cerimonie e venivano cantati i Te Deum in ringraziamento delle vittorie. Ci si trova pertanto nel luogo deputato dei grandi eventi religiosi della monarchia francese.

Il vestibolo del primo piano presenta una decorazione che riecheggia quella della cappella e serve di transito tra questa e il Grande Appartamento.

L'Opera Reale

Gli spettacoli musicali ebbero una sede adeguata, in un ambiente sfarzoso, solo durante il regno di Luigi XV. Commissionata da Jacques Ange Gabriel (1698 – 1782), la realizzazione richiese appena ventuno mesi e la sala fu terminata e inaugurata in occasione delle nozze del Delfino Luigi, il futuro re Luigi XVI.

Primo teatro d’opera di forma ovale, fu costruito interamente in legno dipinto a imitazione del marmo, il che gli conferisce un’acustica perfetta, con una capacità di 750 spettatori che l’affollavano durante i concerti o le rappresentazioni di opere. Il re Luigi XV rinunciò ad un grande palco reale preferendo tre piccoli palchi chiusi da una grata. Grazie ad un eccezionale congegno, la platea poteva essere sollevata a livello del palcoscenico, la fossa dell’orchestra veniva coperta e l’ambiente si trasformava in un’elegante sala da ballo o da banchetto.

La sua eleganza è dovuta all'armonia dei blu, dei bianchi e degli ori, ma soprattutto al colonnato e alle arcate di specchi dell'ultimo piano, nonché alla mancanza di separazione tra i palchi: Gabriel ha evitato infatti l'effetto "conigliera" dei teatri italiani, dovuto alla sovrapposizione dei palchi. 

Il più grande palcoscenico di tutta la Francia dopo quello dell’Opera di Parigi, che fu però costruita un secolo dopo, misura 26 metri di profondità e 22 metri di larghezza. La decorazione lignea fu eseguita dallo scultore Augustin Pajou (1730 – 1809).

La tela che ancora oggi orna il soffitto fu dipinta da Louis Jean Jacques Durameau (1733 – 1798), pittore del re divenuto conservatore di quadri della Corona nel 1783; vi è rappresentato Apollo che offre corone d’alloro agli uomini distintisi nelle arti.

L’ultimo banchetto fu organizzato in questa sala il 2 Ottobre 1789 in onore del reggimento di Fiandra fatto venire da Luigi XVI perproteggere la reggia e i suoi abitanti, ma con la Rivoluzione sparirono il reggimento, le guardie, i tappeti, gli specchi, il mobilio… Nel 1871 la sala fu sede dell’Assemblea Nazionale: i muri, furono intonacati e la tela di Durameau, staccata e riposta in fondo al palcoscenico, venne sostituita da una vetrata. 

Nel 1952 cominciarono i lavori d’integrale restauro che ci hanno restituito lo sfavillio degli ori e delle tinte azzurre e rosa di questo ambiente unico dove tutto si accorda in perfetta armonia, dai lampadari al sipario ricamato in oro con lo stemma del re. Tuttavia il costo degli spettacoli era spropositato. Per la sola illuminazione della sala occorrevano ben 3.000 candele; per questo si cercava di utilizzarla il meno possibile. Venne aperta sporadicamente in occasione delle visite dei sovrani stranieri, per i grandi balli di gala, e vi furono rappresentate opere liriche francesi, in particolare di Gluck e di Rameau.

Gli artisti a Versailles - Dalla sua infanzia Luigi XIV è circondato da artisti: ascolta con attenzione l'Orfeo di Luigi Rossi, balla accanto a Jean-Baptiste Lully o scopre la letteratura romanzesca con la sua amante Maria Mancini. Versailles gli permette di "convocare" tutto il mondo dell'arte. Sotto la protezione di Charles Le Brun, pittori, stuccatori, scultori e decoratori più prestigiosi s'ingegnano ad abbellire il palazzo. Sin dai primi lavori, gli scrittori (La Fontaine nel Sogno di Polifilo, Mademoiselle de Scudéry in La passeggiata a Versailles, ecc. ne diventano i lodatori, prima che fioriscano le grandi descrizioni ufficiali. 

Molière crea le rappresentazioni teatrali per le prime grandi feste, mentre Racine diventa l'autore ufficiale della seconda parte del regno. Mescolando balletto, musica e canto, Lully inventa con il librettista Philippe Quinault l'opera francese, chiamata anche "tragedia lirica", che diventa il modello europeo per eccellenza fino al XVIII secolo. 

Questa tradizione artistica prosegue nei regni successivi: Rameau trionfa con le sue opere prima di essere soppiantato da Gluck; lo scultore Bouchardon viene esposto nel salone di Ercole, il pittore Nattier ritrae le figlie del re, Mozart recita a 6 anni davanti alla famiglia reale, il pittore Hubert Robert crea il boschetto dei Bagni di Apollo. 

Versailles è lo scrigno di tutto il savoir-faire francese.  

Ottobre 2014

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