L'Appartamento
del Re
Tradizionalmente
il re disponeva di due appartamenti: un
appartamento di parata per gli atti ufficiali ed
un appartamento interno per la vita privata. Ma
dopo l'installazione definitiva della Corte a
Versailles nel 1682 e la morte della regina
Maria Teresa l'anno successivo, Luigi XIV fece
sistemare un appartamento intorno al cortile di
Marmo, che divenne il suo principale ambiente di
vita. Vi compì
sia atti pubblici che privati, conferendo a
questi ultimi un carattere più ufficiale.
Questa
vita di eterna rappresentanza, in cui ogni
momento era regolato dall'etichetta, fu ripresa
dai suoi successori, che fecero però sistemare
spazi più propizi alla vita privata. Ma fino
alla fine dell'Ancien Regime, l'appartamento del
Re rimase il luogo di rappresentazione del
potere.
Nel
suo stato attuale, l'appartamento del Re
comprende cinque Stanze: una sala di guardie,
due anticamere, una camera e il gabinetto del
consiglio.
LA
SCALA DI MARMO - Questa scala, detta anche "scala
della Regina", era la più frequentata
dalla Corte in quanto portava all'appartamento
del Re, al Grande Appartamento della Regina e,
sotto Luigi XIV, all'appartamento di Mme de
Maintenon, con cui il Re si sposò segretamente
alla morte della regina Maria Teresa.
La
scala fu costruita nel 1081, come
"pendant" alla scala degli
Ambasciatori, situata sull'altro lato del
cortile. La ricchezza della sua decorazione è
dovuta soprattutto ai pavimenti e ai pannelli
composti da vari marmi. Questi marmi, estratti
dalle cave del regno, di cui Colbert aveva
ordinato l'esplorazione e l'utilizzazione, sono
eccezionali sia per la qualità del materiale
che per quella della lavorazione.
L'ANTICAMERA
DELL'OCCHIO DI BUE - Questa seconda
anticamera, situata dopo la sala delle Guardie e
l'anticamera del Grand Couvert del Re, in cui i
cortigiani aspettavano di essere ammessi nella
camera del Re, trae il suo nome dalla finestra
ovale che si trova nel fregio del soffitto. La
parte in basso del soffitto sfoggia un intarsio
di stucco dorato, dove uno schieramento di putti
e fanciulli che suonano, danzano, giocano e
domano animali selvatici.
L’esecuzione
di questo notevole fregio richiese la
partecipazione di vari artisti: Corneille Van Clève
autore, tra l’altro, dell’altar maggiore
della cappella della reggia, Simon Hurtelle
(1648 – 1724), Anselme Flamen (1647 – 1717)
allievo di Marsy, Poulletier, Poirier e Hardy.
I
muri sono ricoperti di boiseries decorate di
ghirlande, di alti specchi che conferiscono
all’ambiente una grande luminosità e di altri
bei ritratti, tra i quali Luigi XIV a cavallo,
di Pierre Mignard (1612 – 1695), Maria Teresa
d’Austria, consorte del re, di Jean Nocret
(1617 – 1672), autore del celebre dipinto di
Luigi XIV e la sua famiglia, sempre i questo
salone, dove i personaggi sono rappresentati
nelle vesti delle divinità.
Questo
salone che fungeva da anticamera, dove alle
ansie e alle speranze dei cortigiani si
mescolavano le chiacchiere e le maldicenze, era
scarsamente arredato. Alle otto in punto ogni
mattina il primo valletto di camera svegliava il
sovrano con la frase “Sire, è l’ora”
mentre la governante gli baciava la sua guancia;
dopo una breve toilette alla quale accudivano i
valletti azzurri si apriva la porta ed entravano
i personaggi di alto rango per le cosiddette
grandi entrate.
Poco
dopo iniziavano le seconde entrate, dopodiché
il re si vestiva intrattenendosi con suo
fratello o con qualche cortigiano. Intanto, nel
salone ad occhio di bue e nella galleria, tutti
aspettavano l’annuncio dell’usciere che,
scandendo un colpo sul pavimento con l’asta
dell’alabarda, esclamava “Signori, il re”.
Mentre questi si recava a messa era il momento
di presentare richieste o chiedere favori.

Questa
sala ha trovato la sua dimensione definitiva nel
1701, quando si sono unite la vecchia Camera del
Re (che utilizzò dal 1683 al 1701) e la Sala di
Bassan (nome preso dall'autore dei dipinti che
decoravano questa antica sala).
La
nuova anticamera, più grande, fu decorata con
un nuovo siile, in quanto Luigi XIV, stanco del
fasto, voleva "dell'infanzia
dappertutto". Il girotondo di bambini che
orna il fregio corrisponde a questa esigenza ed
annuncia, con la sua grazia, l'arte del XVIII
secolo.
Vi
si può ammirare in particolare il dipinto di
Jean Nocret, La Famiglia di Luigi XIV nel
1670 rappresentata in vese mitologica,
proveniente dal castello di Saint-Cloud.
Ma
chi sono veramente tutti questi personaggi
dipinti? Il Re Sole, chiaro lo si vede seduto a
destra con scettro in mano con l'alloro posto
sul capo. Ma tutti gli altri chi sono? E' il
momento una volta per tutte di presentarli!
Intanto è da sottolineare che Luigi XIV° si
era fatto ritrarre con tutta la Famiglia nel
1670, da Nocret, pittore di Corte. Questo è uno
degli esempi di come il Re amasse nella prima
parte del suo regno, farsi rappresentare come un
Dio ed in particolare Apollo, il Dio del Sole.
Questo
quadro è la vera sintesi di un'epoca,
manifestazione visibile e concreta della
concezione della Monarchia, come potere
Assoluto, centro al quale converge e dal quale
si diparte ogni forza vitale. Non a caso il Re
scelse come suo emblema il Sole "che per la
qualità unica dello splendore che lo circonda,
per la luce che irraggia sugli altri astri che
compongono attorno a lui una specie di Corte...
è sicuramente l'immagine più bella e più viva
di un grande sovrano".


|
Enrichetta
Maria di Francia
(1609
- 1669)
Si
presenta nei panni di Anfitrite
Figlia
di Enrico IV e Maria de'
Medici,
sorella di Luigi XIII per cui
zia
del Re Sole |

|
Filippo,
Duca d'Orleans, detto Monsieur
(1640
- 1701)
Si
presenta nei panni di Stella Mattutina
Fratello
del Re Sole, figlio di Luigi XIII e Anna
d'Austria. |

|
Maria
Luisa d'Orleans
Figlia
di Monsieur ed Enrichetta Stuart di
Inghilterra.
(1662
- 1689)
Si
presenta come Zefiro. |

|
Enrichetta
Stuart di Inghilterra
(1644
- 1670)
Moglie
di Monsieur, chiamata Madame, oltre che
cognata del Re Sole, era sorella del Re
ripristinato di Inghilterra, Carlo II.
La sua morte è circondata da un fitto
mistero, e aleggiava al tempo il
sospetto di un omicidio macchiavellico.
Si
presenta come Flora. |

|
Anna
d'Austria, la Regina Madre
(1601
- 1666)
Madre
del Re Sole, che gli dedicò quale
supremo omaggio la Fontana di Latona,
moglie di Luigi XIII, Re di Francia, e
amante, dopo la morte di lui, del
Cardinale Giulio Mazzarino.
Si
presenta come Cibele. |

|
Margherita
Figlia
di Gastone d'Orleans, fratello del Re
Luigi XIII
Elisabetta,
figlia di Gastone d'Orleans, fratello
del Re Luigi XIII.
Maddalena,
figlia di Gastone d'Orleans, fratello
del Re Luigi XIII.
Cugine
del Re Sole e di Monsieur.
Si
presentano come Le Tre Grazie. |

|
Le
due figlie morte
prematuramente del Re Sole e della
Regina Maria Teresa
Anna
Elisabetta (1662 - 1662)
Maria
Anna (1664
- 1664) |

|
Luigi
XIV, il Re Sole
(1638
- 1715)
Si
presenta come il Dio Apollo |

|
Luigi
di Francia
Figlio
del Re Sole e di Maria Teresa
(1661
- 1711)
Si
presenta come Cupido. |

|
Maria
Teresa di Francia
Figlia
del Re Sole e di Maria Teresa
(1667
- 1672)
Si
presenta come piccolo amorino. |

|
Maria
Teresa di Spagna, Regina di Francia
(1638
- 1683)
Si
presenta come Giunone. |

|
Anne
Marie Luisa d'Orleans
(1627
- 1693)
Figlia
di Gastone d'Orleans, fratello del Re
Luigi XIII
Cugina
del Re Sole, nota come La Grande
Mademoiselle.
Si
presenta come Diana. |
LA
CAMERA DEL RE
- Fu nel 1701 che la camera del Re,
autentico cuore della vita di Corte, occupò
questa posizione al centro del castello. Quando
il re vi si trovava, il suo accesso era
rigorosamente regolato dall'etichetta, ma quando
era assente, poteva essere visitata da tutti, il
che stupiva già i contemporanei.
Luigi
XIV vi dormiva, ma i suoi successori si fecero
sistemare un'altra camera, più piccola e più
comoda. Continuarono tuttavia ad osservarvi i
riti del "Lever" e del
"Coucher". Luigi XIV tornava nella sua
camera verso le 13, per il pranzo detto
"petit couvert": era solo a tavola, ma
mangiava in presenza degli uomini di Corte.
La
camera era anche il luogo
delle udienze private (o cerimonie per gli
ambasciatori) e dei giuramenti per le cariche più
importanti. È l'unico spazio del castello che
non è stato trasformato dai suoi successori, i
quali hanno conservato i capolavori delle
collezioni reali incastrate nei rivestimenti in
legno delle pareti.
La
decorazione della stanza rivela una evoluzione
di stile, segnando, con il sobrio fregio dorato
sul fondo bianco del soffitto e le eleganti
Boiseries in bianco ed oro, il passaggio del
fasto barocco alla leggiadra ornamentazione
settecentesca.
Il
soffitto non venne decorato se non nel XIX
secolo ponendo un'opera del Veronese.
L'alcova,
al di sopra del quale è posto un altorilievo di
Nicolas Coustou, che rappresenta la Francia che
veglia sul sonno del Re, è divisa dal resto
della stanza da una balaustra dorata. Nel 1701,
nel muro separatore della Galleria degli Specchi
furono eliminate le aperture per dare spazio a
questa alcova: sotto il Regno di Luigi XIV c'era
un camino. I due camini che si vedono tutt'oggi,
in marmo blu turchino, furono posti nel 1761.
Il
letto, ricostruito sul modello originale, ha
cortine di broccato d'oro e d'argento. La
mobilia che si può ammirare tutt'oggi, che
comprende un letto, due poltrone, 12 seggiolini
pieghevoli, è il risultato di una ricostruzione
in funzione degli inventari che esistevano
nell'estate dal 1723 al 1785.
Giacché
il broccato della stanza non è stato ritrovato,
è stato ritessuto partendo dal modello di
alcuni campioni che si sono conservati fino in
epoca attuale. Sono broccati utilizzati per la
Camera di Maria Antonietta in inverno, ma
anteriori al periodo in cui essa regnò a
Versailles. Ci sono voluti 20 anni di paziente
lavoro per tessere questo broccato,
"ricamato a varie riprese con seta ed
oro". Tale broccato è molto simile a
quello consegnato da Lallié per il Re Luigi XV.
Secondo l'usanza del tempo, il broccato
utilizzato sotto il Regno di Luigi XIV° fu
consegnato al Primo Gentiluomo della Camera,
dopo la dipartita del sovrano.
Dopo
la Rivoluzione la stanza ha conservato la sua
decorazione originale e, in particolare, alcuni
quadri: I Quattro Evangelisti e L'Obolo
di Cesare di Valentin de Boulogne, San
Giovanni Battista di Caracciolo, Maria
Maddalena del Domenichino, l'Autoritratto
e il Ritratto del marchese di Moncade di
Van Dyck.
Il
re si alza
- Luigi XIV impone alla corte di Versailles un
rito per ogni azione quotidiana. A cominciare
dal "Lever".
Questo momento è molto importante e il re ama
avere una numerosa corte intorno al suo letto;
partecipare assiduamente al "Lever" è
importante se si vuole ottenere un favore dal
re. Tutti i giorni alle 8.30, il primo valletto
di camera, che ha dormito accanto al re in un
letto di veglia, apre i pesanti tendaggi di
passamaneria e pronuncia la frase abituale:
"Sire, è ora". Inizia allora il
"Petit Lever" e viene lanciata la
"meccanica" reale destinata ad
accogliere i nobili e i servitori che si
succederanno nella camera.
La
nutrice abbraccia per prima il sovrano, seguita
dai medici che controllano la salute del re. Il
primo gentiluomo di camera dell'anno, avvertito
dal valletto di camera, prende possesso della
porta e svolge il ruolo di usciere. Annuncia al
re le persone che desiderano entrare. A seconda
del rango, entrano per primi coloro che hanno il
diritto di vedere il re ancora a letto; poi,
durante il "Grand Lever", coloro che
possono vederlo in poltrona e in vestaglia;
infine tutta la corte, che accorre per vederlo
vestirsi. Alla fine
di questo cerimoniale, secondo Molière,
vi sono circa 150 persone che tentano di
"assediare la portantina".
Di
sera, il cerimoniale si ripete ma in senso
inverso. Mentre il sovrano saluta tutti, la
camera è ancora piena. Luigi XIV viene
progressivamente spogliato, rischiarato da una
persona a cui ha fatto l'onore di tenere il
candeliere. Questa distinzione, secondo
Saint-Simon, è molto visibile "visto che
il Re aveva l'arte di dare importanza a gente da
poco". L'uditorio, incoraggiato dagli
uscieri che clamano "Su, Signori,
passate", esce progressivamente dalla
stanza. Il primo valletto di camera si ritrova
da solo con il re e chiude i chiavistelli
dall'interno prima di coricarsi accanto al letto
del re.
Luigi
XV e Luigi XVI conservano il cerimoniale del "Lever"
e del "Coucher", che tuttavia
semplificano molto: dal 1738, infatti, dormono
in una camera più piccola e tutte le mattine e
le sere attraversano il gabinetto del Consiglio
in vestaglia per alzarsi e coricarsi
pubblicamente nella grande camera di Luigi XIV,
divenuta camera da parata.
IL
GABINETTO DEL CONSIGLIO
- Questo
vano comunica con la camera del re. E’
illuminato da due grandi finestre e da alti
specchi. Luigi XIV riuniva il Consiglio in
questo salone che aveva preso cura di far
decorare con i pezzi più belli delle sue
collezioni. E’ qui che convocava i suoi
Segretari di Stato, ma riceveva anche i privati
in udienza ufficiale.
Il
Re convocava
ogni giorno il consiglio, dalle 11 alle 13: "
La domenica, e a volte anche il lunedì, vi era
il Consiglio di stato; il martedì il Consiglio
delle finanze; il mercoledì il Consiglio di
stato; il sabato il Consiglio delle finanze. Il
giovedì mattina il gabinetto
era quasi
sempre vuoto. Era
anche il grande giorno dei Bastardi, dei Bàtiments,
dei valletti interni, perché il Re non aveva
niente da fare. Il venerdì dopo la messa era il
momento della confessione,
illimitato, che poteva durare fino alla
cena"
(Saint-Simon, Mémoires).
Al
tempo di Luigi XV la sala del consiglio venne
ingrandita ad opera di Gabriel mentre lo
scultore Jules Antoine Rousseau fu l’artefice
delle meravigliose boiseries, ornate di soggetti
vari, che possiamo tuttora ammirare. Sul
pregevole camino in marmo screziato di rosso e
bruno con una sontuosa decorazione in bronzo
spicca un orologio dell’età di Luigi XV ma fu
il sovrano successivo ad aggiungervi i due
grandi vasi, squisito esempio della raffinatezza
dei manufatti dei fabbricati di porcellana
francesi.
Una
sovrapporta è di Verdier, mentre le altre tre
sono di Houasse. Il busto di porfido di
Alessandro Magno decorato con bronzi dorati di
Girardon fu acquistato da Luigi XV appositamente
per adornare questa sala: a questo tavolo,
ricoperto dello stesso tessuto della
tappezzeria, vennero prese tutte le decisioni
sino alla Rivoluzione.
Nel
1755 Luigi XV riunì
il gabinetto del Consiglio e quello delle
Parrucche di Luigi XIV e ne fece una sola
stanza, i cui rivestimenti in legno, disegnati
da Gabriel e scolpiti da Antoine Rousseau,
evocano i vari dipartimenti del governo, come la
marina e la guerra. Per oltre un secolo, tutte
le grandi decisioni politiche furono prese in
questo gabinetto, anche la partecipazione nel
1755 alla guerra d'Indipendenza degli Stati
d'America.
Il
Piccolo Appartamento del Re
II
Piccolo Appartamento del Re e i gabinetti
contigui prendono la luce da destra, dal cortile
di Marmo e dal cortile Reale. L'appartamento,
creato da Luigi XV, inizia con una piccola sala
delle guardie al pianterreno, che protegge
l'accesso alla scala del re. Al primo piano sii
trovano due anticamere (anticamera dei Cani e
sala da pranzo dei Ritorni dalla caccia), una
camera e un grande gabinetto che precede un
insieme di stanze destinate ad un uso ben
preciso. Sotto Luigi XIV, le collezioni reali
erano presentate in queste stanze: gabinetto dei
quadri, gabinetto dei libri, gabinetto delle
conchiglie e piccola galleria decorata da
Alignard, rivale di Le Brun, in cui si trovava
la celebre Gioconda di Leonardo da Vinci.
LA
CAMERA DI LUIGI XV
- Poco lontano dalla grande "camera
di Luigi XIV", maestosa ma scomoda, Luigi
XV fece sistemare nel 1738 una nuova camera più
piccola ed esporta a sud, quindi più facile da
scaldare. Lo scultore Jacques Verbeckt ne eseguì
i rivestimenti in legno delle pareti.
Le
uniche modifiche ordinate da Luigi XVI furono la
creazione di una preziosa Stanza destinata al
guardaroba, a cui si accede da una porticina
situata a sinistra, nonché
un nuovo arredamento, fra cui il lampasso
broccato d'oro che riproduce il tendaggio
dell'alcova del 1789.
IL
GABINETTO DEL PENDOLO
- Luigi XV s'interessava molto alle scienze e in
particolare all'astronomia. Sul pavimento di
questo gabinetto si vede il meridiano di Parigi,
materializzato da un'asticella in rame.
Le
boiseries intagliate e dorate di questa sala
sono opera di Verberckt e raffigurano un
delicato intreccio di ghirlande e di fogliami
mentre i pannelli presentano il caratteristico
reticolo a rosette, esemplare del tipo di
decorazione alla fine del regno di Luigi XIV e
dell’inizio di Luigi XV. Al disopra delle
porte, scene arcadiche dipinte da Boucher.
La
sala prende il nome dall’orologio astronomico
ideato da Claude Simeon Passemant (1702 –
1769), orologiaio e ottico francese, offerto al
re nel 1753 dall’Accademia delle Scienze. Il
prezioso congegno fabbricato da Dauthian è
sormontato da un globo di cristallo con i
pianeti che girano attorno al sole secondo le
concezioni copernicane. Jacques Caffieri è
l’autore della finissima decorazione in bronzo
dorato.
Al
centro della sala, una riproduzione di Vassè
della statua equestre di Luigi XV, il cui
originale realizzato da Bouchardon si trova
nell’attuale Place de la Concorde,
precedentemente dedicata a Luigi XV, e venne
abbattuto durante la Rivoluzione. Ai lati della
sala, due mensole in legno dorato con il piano
raffigurante episodi di cacce reali.
IL
GABINETTO INTERNO DEL RE
- Questo "gabinetto
d'angolo", come veniva comunemente
chiamato, ha una doppia esposizione, sul cortile
di Marmo e sul cortile Reale. Luigi XV vi si
fermava volentieri ed è dal balcone di questo
gabinetto che assistette, con le lacrime agli
occhi, alla partenza del corteo funebre di Mme
de Pompadour, una sera dell'inverno 1764.
La
decorazione, benché rimaneggiata più volte
durante il suo regno, è una delle più belle
opere di Jacques Verbeckt, che scolpì i
pannelli nel 1753. Questa stanza ha ritrovato il
mobilio originale, e in particolare il
secretaire a cilindro.
È
il primo mobile di questo tipo che rispondeva al
desiderio del re di lasciare le carte sulla
scrivania, al riparo dagli sguardi. Oltre
all'estrema bellezza dei suoi riquadri
intarsiati e dei bronzi, possiede un meccanismo
che è una meraviglia: con un quarto di giro di
chiave è possibile bloccare o sbloccare sia la
ribalta del cilindro che i cassetti.
LA
SALA DEI BAGNI
- Questi bagni del re sono una delle ultime
opere ordinate da Luigi XV. Lo siile dei
pannelli di legno, che riproduce delle stampe
sul tema dell'acqua all'interno di medaglioni
bordati di giunchi e narcisi, con effetti di oro
opaco, oro brunito (brillante) ed oro verde,
evoca la comparsa di un nuovo gusto.
Non
è
Verbeckt ma il suo rivale Antoine Rousseau,
aiutato dai figli, che li ha scolpiti nel 1771.
La vasca da bagno è stata soppressa quando
Luigi XVI vi ha sistemato "la stanza della
cassetta", in cui teneva aggiornati i
registri dei suoi conti privati.
LA
BIBLIOTECA DI LUIGI XVI
- Questa biblioteca, progettata
dall'architetto Gabriel poco prima della morte
di Luigi XV nel 1744, è
stata una delle stanze preferite di Luigi XVI,
dove coltivava la sua passione per le scienze e,
in particolare, per la geografia. Vi si trova il
mappamondo sorretto da Atlante, sul quale il re
seguiva il percorso delle grandi esplorazioni
marittime, in particolare quella di La Pérouse,
che aveva ispirato e sostenuto, nonché il
grande tavolo di Riesener, il cui piano
orizzontale è ricavato da un solo pezzo di
mogano di 2,10 metri di diametro.
Il
tavolo è montato su binde, in quanto Luigi XVI
aveva bisogno di una superficie perfettamente
piatta per effettuare le correzioni delle carte
geografiche.
LA
SALA DA PRANZO DELLE PORCELLANE
- Questa sala da pranzo, creata per Luigi XV
nel 1769 per le sue cene al ritorno dalla
caccia, è
stata utilizzata soprattutto da Luigi XVI e da
Maria Antonietta. Per vent'anni, una quarantina
di persone si sedevano intorno al tavolo
allungabile per questi pasti detti "di
società", un nuovo tipo di pasti a metà
strada tra i "grand couvert" ufficiali
e i pasti "privati". Se il numero di
invitati superava il numero di posti a sedere,
gli uomini si servivano al buffet, disposto sul
tavolo da biliardo della stanza contigua.
Fu
la marchesa di Pompadour ad ispirare lo stile
delle belle porcellane francesi. Dotata di una
straordinaria intelligenza e di uno spiccato
gusto, riuscì ad interessare il re alle
manifatture di Vincennes e di Sevres. Le due
fabbriche producevano pezzi talmente pregevoli
che il re, al fine di promuovere la vendita,
consentì di allestire nella sala da pranzo del
suo appartamento privato una mostra di
porcellane di Sevres. Per i cortigiani era quasi
d’obbligo acquistarle.
IL
SALONE DEI GIOCHI DI LUIGI XVI
- In origine
vi era
il gabinetto
delle Curiosità
di Luigi XIV, una stanza straordinaria di
cui non rimane traccia. Dopo alcuni stati
intermedi, questa stanza si presenta attualmente
come all'epoca di Luigi XVI, quando serviva da
salone dei giochi. Dopo il pasto, gli invitati
vi si recavano per il caffè. Luigi XVI si
sedeva ad un tavolo di trictrac, mentre uno dei
fratelli giocava al biliardo nella stanza
continua, l'altro al whist.
Il
mobilio, venduto al momento della Rivoluzione,
è stato in parte riacquistato: le quattro
angoliere ordinate a Riesener nel 1744 e le
sedie eseguite da Boulard nel 1785. I muri hanno
ritrovato le opere scelte da Luigi XVI: delle
tempere che commemorano le vittorie militari
conseguite dal nonno
Luigi XV,
dipinte da Van
Blarenberghe.
I
Piccoli Gabinetti del Re
I
PICCOLI GABINETTI DEL RE
- Un anno dopo il ritorno della corte a
Versailles nel 1722, sulle facciate del cortile
del Re furono disposte teste di cervo in gesso
dipinto, destinate a rendere il cortile più
allegro per il giovane Luigi XV, che allora
aveva solo tredici anni. Intorno a questo
cortile, chiamato ora cortile dei Cervi, si
sviluppò un dedalo di stanzette riservate al
sovrano, "dei deliziosi bugigattoli
accessibili solo ai suoi confidenti": i
piccoli gabinetti del Re.
La
distribuzione, l'utilizzo e la decorazione di
questi ambienti furono continuamente modificati,
a seconda dei capricci del re: sotto il regno di
Luigi XV, comprendevano una biblioteca, un
gabinetto di tornio per l'avorio, delle cucine,
delle distillerie, dei laboratori per la
fabbricazione di marmellate, una stanza da bagno
e, su un terrazzo superiore, delle uccelliere
nonché delle stanze di ricevimento per coloro
che avevano ottenuto l'esclusivo favore di
essere invitati alle cenette del ritorno dalla
caccia.
Dopo
la morte della moglie, Luigi XV vi sistemò la
sua amante, Mme du Barry. Luigi XVI vi aggiunse
un gabinetto di falegnameria, un gabinetto di
tornio per il legno, una stanza per la
meccanica, una galleria di elettricità.
L'etichetta,
istruzioni d'uso - L'etichetta, adottata
dalla maggior parte delle corti reali e
principesche d'Europa nel XVII secolo, è
un insieme di regole e di prerogative destinate
a mostrare la distanza che separa il sovrano dai
suoi sudditi. Questa nozione risalirebbe alla
corte di Borgogna di Filippo il Buono nel XV
secolo, dove indicava un modulo destinato a
conservare gli usi del re e della sua cerchia.
Luigi XIV, senza esserne l'inventore, ha
perfezionato delle consuetudini che il suo
antenato Enrico III
aveva già
imposto alla
sua corte
per civilizzarla dopo
le guerre di religione.
L'etichetta regola la vite della corte
(l'ora di alzarsi, i consigli, i pasti, le
passeggiate, l'ora di coricarsi, eco), nonché
le relazioni tra gli individui, il linguaggio, i
minimi fatti e gesti e delle cose insignificanti
come il tipo di sedile
(con o senza schienale, con o senza bracciolo) a
cui si poteva pretendere a seconda del ceto
sociale, la lunghezza di uno strascico, ecc.
Luigi
XIV ha saputo codificare l'etichetta per ogni
occasione e in funzione dell'evoluzione dei
luoghi. Si è
concordi nel dire che l'etichetta ha cominciato
a declinare con il Grande Re nel 1715 e che a
partire dal regno di Luigi XV si disgrega
completamente. Benché nel XVIII secolo si perda
la memoria dei "codici" di Luigi XIV,
non si dimenticano gli usi. Più che a una
decadenza, si assiste ad una nuova riflessione
sul tema dell'etichetta. Con la sua riforma
della Casa del Re (come la riduzione del numero
di servitori), Luigi XVI completa la
dissacrazione del monarca e l'etichetta reale
perde il suo significato originale.
I
Gabinetti interni di Maria Antonietta
Dietro
il suo Grande Appartamento, la regina disponeva
di stanzette ad uso privato o riservate alle sue
cameriere. All'epoca di Luigi XIV e della regina
Maria Teresa, vi era solo un oratorio e un "boudoir".
Più tardi, i gabinetti della regina si
moltiplicarono. Maria Leszczinska vi aggiunse le
stanze dell'edificio che separa il cortile della
Regina dal cortile del Delfino; vi si ritirava
per leggere, dipingere, meditare o ricevere i
visitatori più intimi. Maria Antonietta vi
aggiunse ancora degli ammezzati e dei piani,
fino a costituire un vero e proprio piccolo
appartamento al pianterreno, che si affacciava
sul cortile di Marmo.
In
modo generale, gli spazi privati, sprovvisti di
carattere ufficiale e quindi non sottoposti
all'etichetta che imponeva addirittura il tipo
di mobilio, seguirono maggiormente le variazioni
della moda rispetto ai Grandi Appartamenti. Ciò
è valido sia per il re che per la regina.
Tuttavia, mentre Luigi XVI si accontentò spesso
di ciò che era stato realizzato per il nonno
Luigi XV, Maria Antonietta ordinò dovunque
nuove decorazioni e nuovi mobili.
IL
GABINETTO DORATO
- Luigi
XV aveva fatto sistemare questi vani per la
regina, dietro il suo appartamento.
Mentre l’appartamento della regina
esposto a sud è rischiarato da una bella luce,
queste stanze approntate sul retro si affacciano
sul cortile di Monsignore, a nord. Per
rallegrale l’ambiente fu predisposto un ampio
balcone con pergolati e fiori.
E'
in questo gabinetto interno che Maria Antonietta
si ritirava quasi sempre per ricevere i figli e
le amiche, per suonare con il suo professore Grétry
o per posare davanti a Mme Vigée-Lebrun, la sua
pittrice preferita.
La
decorazione della stanza creata per Maria
Leszczinska è stata rimaneggiata nel 1783,
secondo i disegni di Richard Mique, l'architetto
di Maria Antonietta. I rivestimenti di legno
delle pareti, eseguiti dai fratelli Rousseau,
ornati con sfingi ed antichi tripodi, ricordano
la recente scoperta di Pompei e di Ercolano. La
maggior parte dei mobili e degli oggetti d'arte
che vi si trovano oggi sono appartenuti alla
regina, come ad esempio il comò, una delle più
belle creazioni
di Riesener, creato per la sua camera a Marly, o
i vasi di Sèvres
"alla cinese" disposti sul comò e
provenienti dal suo appartamento di Saint-Cloud.
Questo
Gabinetto dorato, il cui nome deriva dalla
profusione di oro sui muri, sui bronzi e sui
sedili, porta ad un piccolo gabinetto la cui
pittura colorata (vernice Martin) risale agli
anni 1750. Vi si penetra attraverso una
porticina situata a sinistra del camino. Questo
gabinetto è
la sola testimonianza originale di questa
tecnica molto alla moda in quel periodo, che
cercava di imitare la lacca cinese. I
rivestimenti in legno delle pareti vengono da un
retrogabinetto dell'appartamento di Maria
Giuseppina di Sassonia, situato al pianterreno.
Maria Antonietta fece trasferire lei stessa
questa decorazione creata per la suocera.
I
recenti restauri hanno restituito a queste
stanze un aspetto simile a quello che avevano
quando Maria Antonietta le lasciò, con arredi
ed oggetti di pregio ma che non sono appartenuti
alla regina perché i suoi vennero dispersi
durante la Rivoluzione.
LA
MERIDIANA
- La
meridienne trattasi, invece, di un delizioso
salottino ottagonale appositamente creato da
Mique per il riposo pomeridiano della regina che
allora veniva definito con il termine
Meridienne. La decorazione è di quanto di più
raffinato che si possa immaginare. Le boiseries
sono state intagliate dai fratelli Rousseau,
pittori e decoratori, molto noti per i loro
motivi ornamentali d’ispirazione italiana e
soprattutto pompeiana.
Nel
realizzare questo salottino della regina gli
artisti hanno superato loro stessi escogitando
attributi sentimentali che lo sguardo
meravigliato del visitatore scopre ovunque:
ghirlande, corone di fiori, frecce, piccoli
animali e mille dettagli incantevoli di una
squisitezza tipica dell’epoca ormai passata.
Pannelli di specchio rivestono il fondo
dell’alcova tappezzata con il medesimo damasco
celeste à semis che ricopre la comoda ottomana
e tre poltroncine in legno dorato di Jacob. La
passamaneria delle tende delle finestre,
dell’alcova e dell’ottomana è in argento.
Una console in legno dorato ornata da un delfino
incoronato celebra la nascita dell’erede al
trono, nel 1781. Il tavolo in legno pietrificato
con il piede ornato da teste e zampe di ariete
fu donato a Maria Antonietta dalla sorella Maria
Anna d’Asburgo.
Diamo
ora uno sguardo all’orologio sulla mensola del
caminetto pensando che al tempo, qui dentro,
talvolta si fermava per compiacere la graziosa
regina segnata da un tragico destino.
IL
GABINETTO DA BILIARDO
- Al secondo piano la regina disponeva di altri
gabinetti. Uno di essi, che ha ritrovato i
tessuti originali in seta e i divani di G.
Jacob, era adibito a biliardo.
Gli
appartamenti del Delfino e della Delfina
Il
30 marzo 1349 la regione chiamata Delfinato, che
si estende nella zona centrale dell’arco
alpino sino alla valle del Rodano, fu assegnata
in appannaggio al figlio maggiore del re di
Francia. In effetti, Umberto II (1333 – 1355),
il sovrano che regnava a quel tempo sulla
regione, senza prole e in balia di difficoltà
finanziarie, vendette i suoi possedimenti al re
di Francia alla fine di un lungo negoziato.
Questo
personaggio originale divenne successivamente
frate domenicano e patriarca di Alessandria
d’Egitto. Il Delfinato gli deve la creazione
di importanti istituzioni quali il parlamento,
l’università di Grenoble e la corte dei
corti.
Il
futuro re Carlo V, figlio di Giovanni il buono,
divenne pertanto primo “Delfino di Francia”
nel 1349; l’ultimo fu il figlio di Carlo X,
Luigi Antonio (1775 – 1844), che non salì mai
al trono.
Il
Delfino Luigi, figlio di Luigi XV, sposa in
prime nozze Maria Teresa Raffaella di Spagna che
muore nel 1746, e successivamente Maria Giuseppa
di Sassonia, da cui avrà sette figli.
Quando
lascia gli appartamenti degli Enfants de France,
nell’ala di mezzogiorno, il giovane principe
si insedia nell’appartamento d’angolo del
pianterreno, sul lato sud, nel corpo centrale.
Al
tempo del primo matrimonio i giovani sposi –
lui quindicenne e lei sedicenne – si sistemano
al primo piano dell’ala di mezzogiorno in un
magnifico alloggio appositamente rifatto. Due
anni dopo la principessa muore e il Delfino,
inconsolabile, accoglie la nuova sposa nello
stesso appartamento, lievemente rimaneggiato,
aspettando la conclusione dei lavori di
ripristino dell’appartamento al piano terra
che aveva occupato in gioventù.
L’ambiente
era costituito da una grande anticamera, da una
seconda anticamera al di sotto della galleria
degli specchi con due finestre sul Parterre
d’acqua; seguivano la camera ed il salottino
d’angolo, ampiamente rischiarato da quattro
finestre, due sul parterre d’acqua e due sul
Parterre di mezzogiorno. Venivano in ultimo la
biblioteca, con alcune stanzette contigue e la
camera da letto.
La
maggior parte delle stanze
di questo grazioso appartamento, come
tante altre, andarono distrutte nel tempo.
Ai
primi del Novecento, Pierre de Nolhac, storico e
Conservatore della reggia, le ha ripristinate.
E’ piuttosto difficile immaginare questi
appartamenti sprovvisti delle loro boiseries e
degli arredi originali. Pertanto si è pensato
di ricreare una certa armonia e un certo
riflesso di quello che rappresentavano ai tempi
del Delfino.
La
camera conserva tutti gli elementi delle
boiseries di Verberckt (1704 – 1771). Il
camino in marmo screziato rosso bruno è ornato
da bronzi di Caffieri (1678 – 1755)
raffiguranti Flora e Zafiro.
Le
sovrapporte sono state dipinte nel 1748 da Jean
Baptiste Pierre (1714 – 1789), allievo di
Natoire e ultimo esponente dello stile rococò.
Si
possono ammirare anche i bei ritratti della
sorella del principe, eseguiti da Nattier nel
1742: Madame Adelaide come Diana e Madame
Henriette come Flora. Nel Grand Cabinet, dipinti
di Jean Baptiste Oudry (1868 – 1755)
sostituiscono le sovrapporte di Nattier che
rappresentavano le sorelle a cui era tanto
affezionato. Vi sono dipinti, di squisita
fattura, che è un vero piacere contemplare
tanta è la grazia che l’artista ha infuso ai
suoi personaggi, dimostrando un sapiente uso del
colore.
Il
grande scrittoio piano, molto elegante con bei
bronzi lavorati, fu eseguito da Bernard Van
Reisen Burgh attorno al 1745 per il Grand
Cabinet. Era uno dei tre ebanisti di origine
olandese della stessa famiglia e con lo stesso
nome che firmarono con stampigliatura B.V.R.B. i
loro mobili, caratteristici del gusto francese
settecentesco.
Nella
biblioteca, sovrapporte di Vernet e pregevole
cassettone laccato in vernis Martin, di Gilles
Joubert (1689 – 1775).
Il
Delfino doveva percorrere soltanto un corridoio
per raggiungere, dalla sua biblioteca o dal
salotto dell’angolo, la camera della consorte.
Tuttavia, la prima anticamera è situata
all’altra estremità dell’appartamento
costituito da quattro vani.
Nella
prima anticamera è esposto un ritratto di Luigi
XV all’età di sei anni, opera di Riguard, con
l’abito dell’incoronazione adorno di
ermellino e dei gigli di Francia. Nella seconda
anticamera si nota un quadro di Luigi XV dipinto
da Van Loo; è scomparsa la decorazione
originale di questo ambiente e di quello
contiguo, il Grand Cabinet, che possedeva
boiseries di Verberckt. I rivestimenti in legno
della camera furono eseguiti nella bottega di
Verberckt. In questa camera nacquero gli ultimi
tre re di Francia: Luigi XVI nel 1754, Luigi
XVIII nel 1755 e Carlo X nel 1757.
LA
CAMERA DEL DELFINO
- A partire dal cortile di Marmo, si accede
alla camera del Delfino dopo aver attraversato
una sala delle Guardie e due anticamere. La
funzione di questa stanza, come pure le sue
dimensioni e la sua decorazione, risalgono al
1747.
In
precedenza, era occupata da un gabinetto più
piccolo, poi dal Gabinetto dorato di
Monseigneur, che vi esponeva i quadri della sua
collezione, ed infine dal gabinetto di lavoro
del Reggente, che vi morì nel 1723. I disegni
per questa camera furono forniti da Gabriel,
come per tutte le opere decorative effettuate
quando era il Primo architetto del re (dal 1742
al 1775).
Secondo
le usanze, l'alcova fu ornata con tessuti di
seta, mentre il resto della stanza fu ricoperto
con pannelli di quercia scolpiti, con sfondo
bianco e motivi dorati, eseguiti dalla bottega
di Jacques Verbeckt, che realizzò
la maggior parte dei pannelli in legno destinati
a Versailles.
Il
letto del Delfino è sparito ed è stato
sostituito da un letto "alla
duchessa", ossia con baldacchino non
sostenuto da pilastri, eseguito verso il 1740
per la marchesa di Créquy. I suoi tendaggi sono
ornati con motivi di fogliame e con medaglioni
realizzati con piccoli punti; quelli della
costola rappresentano il sonno del pastore
Endimione.
LA
CAMERA DELLA DELFINA
- È
in quella camera che la delfina Maria Giuseppina
di Sassonia, figlia del re Augusto III di
Polonia e moglie del figlio di Luigi XV, mise al
mondo tre futuri re di Francia: Luigi XVI, Luigi
XVIII e Carlo X.
Non
rimane nulla della decorazione realizzata per
Maria Giuseppina nel 1747, tranne le sovrapporte
dipinte da Jean Restout. Il letto originale è
stato sostituito da un bel letto "alla
polacca" (con baldacchino a cupola
sostenuto da quattro pilastri) realizzato da
Nicolas Heurtaut. Sui due lati sono
rappresentate le cognate della Delfina, le
figlie di Luigi XV, e in particolare Madame
Henriette, vestita come Flora e Madame Adelaide,
vestita come Diana, dipinte da Jean-Mare
Nattier.
IL
GRANDE GABINETTO DELLA DELFINA
- L'appartamento della Delfina viene visitato
subito dopo quello del Delfino, ma in senso
inverso rispetto al normale ordine di
successione delle stanze, ossia: prima e seconda
anticamera, grande gabinetto, camera ed infine
gabinetto interno.
Nel
grande gabinetto, le cui dimensioni risalgono
all'epoca in cui era utilizzato come sala delle
guardie per il figlio di Luigi XIV, Maria
Giuseppina di Sassonia riuniva le dame della
società
per chiacchierare o giocare. Come nel resto
dell'appartamento, era stata realizzata una
nuova decorazione appositamente per la Delfina.
Questa decorazione sparì però nel XIX secolo,
su ordine di Luigi Filippo. L'unico pezzo
originale è la grande mensola, sistemata sotto
uno specchio, di cui è stata ritrovata la
cornice.
Sulla
mensola è posato ora un barometro eseguito per
il futuro Luigi XVI, che occupò questo
appartamento fino al 1774, data della sua ascesa
al trono. Sulla tappezzeria "color
fuoco", moderna evocazione di quella
segnalata negli inventari, sono stati appesi
ritratti di ministri e di membri della famiglia
reale dell'inizio del regno di Luigi XV.
Gli
appartamenti di Mesdames Victoire e Adelaide
Luigi
XV ebbe dieci figli dalla consorte Maria
Leczinska, di cui otto femmine. Bisognava quindi
pensare ad alloggiare tutte queste persone
considerando anche i servitori e il piccolo
seguito riunito attorno alla numerosa famiglia.
Le prime tre figlie (Louise-Elisabeth, Henriette
e Adelaide) rimasero a Versailles mentre le
quattro figlie minori furono inviate
all’abbazia di Fontevrault per ricevere
un’educazione.
Una
di loro, Madame Sixieme, vi morirà nel 1744
all’età di otto anni. Nel 1793
Louise-Elisabeth sposa un infante di Spagna e
lascia il castello dove resteranno due delle sue
sorelle, Madame Henriette e Madame Adelaide.
Dopo
aver trascorso la prima infanzia negli
appartamenti detti degli Enfants de France
ubicati nell’ala di mezzogiorno, si
sistemeranno nell’appartamento del pian
terreno, nel corpo centrale del palazzo, dinanzi
al parterre di mezzogiorno, dove il re, molto
attaccato alla sua famiglia, andava a farle
visita.
Nel
1748 Madame Victoire ritornò da Fontevrault e
le sorelle Sophie e Louise la seguirono dopo due
anni.
Nel
1752 muore Henriette e Madame Adelaide chiede di
cambiare appartamento e andrà ad abitare in
alcune stanze prospicienti il Parterre del lato
Nord.
Dopo
innumerevoli spostamenti, le figlie di Luigi XV
si insedieranno poco a poco in questa parte
centrale del pianterreno al posto del vecchio
appartamento dei bagni di Luigi XIV.
Estenderanno i loro appartamenti fino al piccolo
cortile del re
che verrà denominato Cour des Mesdames e
fino al cortile dei cervi, trasformato
parzialmente in un giardino con fontane e
decorazioni rocaille.
Attualmente
gli appartamenti di Madame Victorie e di Madame
Adelaide sono stati restaurati con cura per
riportarli al loro aspetto originario,
modificato dai vari rimaneggiamenti di Luigi
Filippo. Purtroppo i mobili di allora, dispersi
durante la rivoluzione, non hanno potuto essere
ricollocati al loro posto.
Nel
1768 Luigi XV, desiderando offrire un
bell'appartamento alla nuova favorita, Madame du
Barry, chiese alla figlia maggiore di cederle il
suo, al primo piano. Si sistema quindi con
le sorelle, al pianterreno, ed essendo la
maggiore si sceglie l'appartamento migliore,
recando un po' di scompiglio a Madame Victoire
che vi abitava già e facendo eseguire notevoli
lavori per poter alloggiare le principesse
Sophie e Louise "al pari del loro
rango". Per questo verrà utilizzata la
Galleria Bassa.
Si
è sorpresi da questi cambiamenti continui, dai
rifacimenti, dalle trasformazioni che dovettero
costare somme ingenti. Allora Madame Adèlaide
possedeva due anticamere, un grande salotto, una
camera, un salottino interno e una biblioteca.
Oggi vi si conservano alcuni ricordi di questa
figlia del re Luigi XV, tra cui un pregevole
organo.
La
Cappella Reale
Dal
Cortile Reale si entra nel palazzo sulla destra;
ci si trova in un ampio vestibolo ornato di
colonne ioniche dinanzi al bassorilievo di
Nicolas e Guillaume Coustou raffigurante Luigi
XIV che attraversa il Reno. Dalla grande porta a
destra si accede alla Cappella Reale.
Questa
cappella, dedicata a San Luigi, fu iniziata
nell'anno 1700 da Jules Hardouin-Mansart
(1646-1708), uno dei più
brillanti architetti dell'epoca. Discendente da
una famiglia di costruttori e figlio di un
pittore, fu eletto all'Accademia all'età di
ventinove anni e divenne rapidamente Primo
Architetto e Sovrintendente alle costruzioni;
Versailles gli deve il suo aspetto attuale nelle
linee essenziali.
Costruì
questa cappella non lontano dalla precedente,
nella cui parte superiore era stato sistemato il
Salone d'Ercole. Per questa realizzazione si
avvalse della collaborazione dei migliori
artisti del tempo: gli scultori Nicolas e
Guillaume Coustou, Laurent Magnier, Rene Frémin,
François Antoine Vassé,
il pittore François Lemoyne, tutti legati agli
ambienti artistici emergenti della Francia di
allora.
Benché
l'architetto fosse stato propenso all'uso di
marmi policromi, il re preferì una bella pietra
bianca, proveniente dalle cave di Créteil. Gli
ampi finestroni conferiscono al complesso
architettonico una gioiosa luminosità, quasi
surreale.
Mentre
i pilastri massicci del pianterreno sono
decorati con figurazioni di angeli recanti gli
attributi della Passione e oggetti culto, il
primo piano è scandito da eleganti colonne
corinzie scanalate che sostengono la trabeazioni
su cui riposa il soffitto a volta affrescato da
Antoine Coypel (1661-1722) con il Padreterno
che annuncia la venuta del Messia, ove
traspare l'influenza di Le Brun nella ricerca
espressiva, e anche dell'arte italiana. Le
architetture circostanti sono ornate di dipinti
di Philippe Meusnier, specialista di questo
genere pittorico.
Sopra
l'altare, nella conca absidale, la Resurrezione
di Cristo di Charles de Lafosse (1636-1716),
allievo di Le Brun, che soggiornò
in Italia e in particolare a Venezia dove acquisì
il gusto del colore e del movimento che lo
preservarono dalla maniera accademica.
Sull'altare
maggiore rifulge lo sfarzo dei bronzi dorati,
opera di Corneille Van Clève
(1645-1732), mentre la cassa dell'organo è di
Robert Cliquot, uno dei più insigni fabbricanti
d'organi francesi.
Il
pavimento è
ricoperto di marmi policromi a grandi disegni e
nel mezzo della navata campeggia lo stemma
reale.
Si
accede al primo piano attraverso una scala a
chiocciola. Il re e la regina assistevano alle
funzioni dai palchi in aggetto nella tribuna; il
re stava a sinistra, la regina a destra. Le dame
si accomodavano nella galleria e i cortigiani al
pianterreno. Tutti seguivano la messa voltati
verso il re. Luigi XIV, che era molto devoto,
esigeva compostezza e silenzio. Pertanto le
funzioni dovevano sembrare interminabili alle
dame che venivano soprattutto per farsi notare
dal re. Un giorno Brissac, il capo delle
Guardie, fece annunciare che il re non sarebbe
andato a messa. Quasi tutte le dame presenti se
ne andarono immediatamente, ma si trattava di
uno scherzo e il re, quando arrivò,
fu sorpreso di trovare la cappella vuota.
A
Hardouin-Mansart, morto nel 1708, subentrò
il cognato Robert de Cotte, il quale condusse a
termine i lavori della cappella che venne
inaugurata il 5 giugno 1710. Poco dopo, il 7 di
luglio, vi fu celebrato il primo grande
matrimonio, quello del duca di Berry, nipote del
re, con Mademoiselle, figlia del duca d'Órléans,
al quale assistette tutta la corte. Tra le altre
nozze regali ricordiamo quelle del Delfino
Luigi, figlio di Luigi XV, che non salì mai sul
trono, e dei suoi figli, del futuro re Luigi XVI
con Maria Antonietta d'Austria in un bel giorno
di primavera, il 16 maggio 1770; del conte di
Provenza, il futuro Luigi XVIII, con Luisa di
Savoia, nel 1771 e, nel 1773, le nozze del conte
d'Artois, il futuro Carlo X ultimo re di
Francia, con Maria Teresa di Savoia.
Sempre
in questa cappella, i cavalieri dell'Ordine di
Santo Spirito organizzavano le loro grandi
cerimonie e venivano cantati i Te Deum in
ringraziamento delle vittorie. Ci si trova
pertanto nel luogo deputato dei grandi eventi
religiosi della monarchia francese.
Il
vestibolo del primo piano presenta una
decorazione che riecheggia quella della cappella
e serve di transito tra questa e il Grande
Appartamento.

L'Opera
Reale
Gli
spettacoli musicali ebbero una sede adeguata, in
un ambiente sfarzoso, solo durante il regno di
Luigi XV. Commissionata da Jacques Ange Gabriel
(1698 – 1782), la realizzazione richiese
appena ventuno mesi e la sala fu terminata e
inaugurata in occasione delle nozze del Delfino
Luigi, il futuro re Luigi XVI.
Primo
teatro d’opera di forma ovale, fu costruito
interamente in legno dipinto a imitazione del
marmo, il che gli conferisce un’acustica
perfetta, con una capacità di 750 spettatori
che l’affollavano durante i concerti o le
rappresentazioni di opere. Il re Luigi XV
rinunciò ad un grande palco reale preferendo
tre piccoli palchi chiusi da una grata. Grazie
ad un eccezionale congegno, la platea poteva
essere sollevata a livello del palcoscenico, la
fossa dell’orchestra veniva coperta e
l’ambiente si trasformava in un’elegante
sala da ballo o da banchetto.
La
sua eleganza è dovuta all'armonia dei blu, dei
bianchi e degli ori, ma soprattutto al colonnato
e alle arcate di specchi dell'ultimo piano,
nonché alla mancanza di separazione tra i
palchi: Gabriel ha evitato infatti l'effetto
"conigliera" dei teatri italiani,
dovuto alla sovrapposizione dei palchi.
Il
più grande palcoscenico di tutta la Francia
dopo quello dell’Opera di Parigi, che fu però
costruita un secolo dopo, misura 26 metri di
profondità e 22 metri di larghezza. La
decorazione lignea fu eseguita dallo scultore
Augustin Pajou (1730 – 1809).
La
tela che ancora oggi orna il soffitto fu dipinta
da Louis Jean Jacques Durameau (1733 – 1798),
pittore del re divenuto conservatore di quadri
della Corona nel 1783; vi è rappresentato
Apollo che offre corone d’alloro agli uomini
distintisi nelle arti.
L’ultimo
banchetto fu organizzato in questa sala il 2
Ottobre 1789 in onore del reggimento di Fiandra
fatto venire da Luigi XVI perproteggere la
reggia e i suoi abitanti, ma con la Rivoluzione
sparirono il reggimento, le guardie, i tappeti,
gli specchi, il mobilio… Nel 1871 la sala fu
sede dell’Assemblea Nazionale: i muri, furono
intonacati e la tela di Durameau, staccata e
riposta in fondo al palcoscenico, venne
sostituita da una vetrata.
Nel
1952 cominciarono i lavori d’integrale
restauro che ci hanno restituito lo sfavillio
degli ori e delle tinte azzurre e rosa di questo
ambiente unico dove tutto si accorda in perfetta
armonia, dai lampadari al sipario ricamato in
oro con lo stemma del re. Tuttavia il costo
degli spettacoli era spropositato. Per la sola
illuminazione della sala occorrevano ben 3.000
candele; per questo si cercava di utilizzarla il
meno possibile. Venne aperta sporadicamente in
occasione delle visite dei sovrani stranieri,
per i grandi balli di gala, e vi furono
rappresentate opere liriche francesi, in
particolare di Gluck e di Rameau.
Gli
artisti a Versailles - Dalla sua
infanzia Luigi XIV è
circondato da artisti: ascolta con attenzione
l'Orfeo di Luigi Rossi, balla accanto a
Jean-Baptiste Lully o scopre la letteratura
romanzesca con la sua amante Maria Mancini.
Versailles gli permette di "convocare"
tutto il mondo dell'arte. Sotto la protezione di
Charles Le Brun, pittori, stuccatori, scultori e
decoratori più prestigiosi s'ingegnano ad
abbellire il palazzo. Sin dai primi lavori, gli
scrittori (La Fontaine nel Sogno di Polifilo,
Mademoiselle de Scudéry in La passeggiata a
Versailles, ecc. ne diventano i lodatori,
prima che fioriscano le grandi descrizioni
ufficiali.
Molière
crea le rappresentazioni teatrali per le prime
grandi feste,
mentre Racine diventa l'autore ufficiale della
seconda parte del regno. Mescolando balletto,
musica e canto, Lully inventa con il librettista
Philippe Quinault l'opera francese, chiamata
anche "tragedia
lirica", che diventa il modello europeo per
eccellenza fino al XVIII secolo.
Questa
tradizione artistica prosegue nei regni
successivi: Rameau trionfa con le sue opere
prima di essere soppiantato da Gluck; lo
scultore Bouchardon viene esposto nel salone di
Ercole, il pittore Nattier ritrae le figlie del
re, Mozart recita a 6 anni davanti alla famiglia
reale, il pittore Hubert Robert crea il
boschetto dei Bagni di Apollo.
Versailles
è lo scrigno di tutto il savoir-faire francese.

Ottobre
2014
Pag.
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Pag.
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