IL
SALONE DI VENERE - Questo salone e il salone
di Diana costituivano il principale accesso al
Grande Appartamento, grazie alla grande scala
detta "scala
degli Ambasciatori" (distrutta nel 1752).
Venivano anche chiamati anticamere di marmo.
Durante le serate di appartamento, vi venivano
imbandite le tavole dei rinfreschi, ricoperte di
cesti di fiori, piramidi di frutta fresca e rara
come le arance e i limoni, di frutta candita e
di marzapane.
Come
tutte le stanze successive, questo salone trae
il nome da un pianeta, un tema legato al mito
solare che ispirò tutta la decorazione di
Versailles negli anni 1670. Il soffitto
è contraddistinto da un grande affresco di René-Antoine
Houasse raffigurante: Venere assoggetta alla
propria volontà le divinità e le persone,
affiancato da due cammei che completano la
composizione che celebrano alcuni famosi
rapimenti d'amore mitologici: Anfitrite
rapita da un delfino (est) ed Europa
rapita da un toro (ovest).
Le
altre composizioni dipinte, che ornano
gli intradossi della volta, rappresentavano
vicende di eroi antichi legate sia al pianeta
del luogo che alle azioni di Luigi XIV:
l'intradosso di Augusto che presiede ai giochi
del circo, ad esempio, è
un'allusione al celebre carosello del 1662
organizzato in onore della regina, mentre quello
delle Nozze di Alessandro e Rossane evoca le
nozze di Luigi XIV.
Le
lunette riportano altre storie derivate dalla
mitologia antica che rappresentano delle
allusioni al regno di Luigi XIV:
-
lunetta est: Augusto presiede ai giochi del
circo, evocazione del grand carrousel
del 1662.
-
lunetta sud: Nabuccodonosor e Semiramide
fanno realizzare i giardini di Babilonia,
allusione alla creazione dei giardini di
Versailles.
-
lunetta ovest: Alessandro sposa Rossane,
allegoria del matrimonio del re con l'infanta
Maria Teresa di Spagna.
-
lunetta nord: Ciro si arma per soccorrere una
principessa, evocazione della Guerra di
Devoluzione condotta in nome della riscossione
dell'eredità della principessa Maria Teresa nei
Paesi Bassi.
Altri
cammei presenti nelle decorazioni illustrano
altre storie:
-
lunetta est: Pan e Siringa.
-
lunetta sud: Nettuno e Coronide e Saturno
e Cibele.
-
lunetta ovest: Apollo e Dafne
-
lunetta nord: Boreo e Orizia e Plutone
Proserpina.
Agli
angoli vi sono altre coppie celebri della
mitologia e della storia antica:
-
angolo sud-est: Antonio e Cleopatra.
-
angolo sud-ovest: Teseo e Arianna.
-
angolo nord-ovest: Tito e Berenice.
-
angolo nord-est: Giasone e Medea.
I
muri a est ed a ovest offrono ciascuno una vasta
composizione a trompe-l'œildi Jacques Rousseau
che rappresenta prospettive di colonnati ionici
e finte arcate. Tra le finestre si trovano due
statue all'antica rappresentanti Meleagro
e Atlante sempre di Rousseau, eseguite
tra il 1679 ed il 1680.
Le
decorazioni della stanza riprendono le linee
dello stile romano di moda negli anni '70 del
XVII secolo, con abbondanza di marmi policromi
ed ornamenti antichi come colonne ioniche,
nicchie e bronzi dorati.
Nella
nicchia centrale del salone, al centro del muro
a sud, si trova una statua raffigurante Luigi
XIV come imperatore romano dello scultore
Jean Varin, posta nel 1682 e rimpiazzata nel
1687 da una statua antica di Cincinnato.
Quando quest'ultima venne trasportata al Louvre
durante la Rivoluzione, la statua di Luigi XIV
riprese la sua posizione originaria.
In
questa successione di saloni, il più barocco è
quello di Venere. È l'unico in cui Le Brun ha
fatto dialogare architettura, scultura e
pittura, a volte reale e a volte finta: i
pilastri e le colonne di marmo sono ripresi
nelle prospettive dipinte da Jacques Rousseau e
due statue in trompe l'oeil accanto alle
finestre rispondono alla figura di Luigi XIV,
scolpita da Jean Warin.
IL
SALONE DI DIANA - Come il salone di Venere,
quello di Diana serviva da vestibolo al Grande
Appartamento e, ai tempi di Luigi XIV, durante
le "sere
di appartamento", da stanza da biliardo. Il
tavolo da biliardo, ricoperto da un tappeto di
velluto di cremisi a frange d'oro, era sistemato
centralmente ed alcune padane, ricoperte da
tappeti persiani, permettevano alle Dame della
Corte di seguire le partite ed assistere alle
vittorie del Re.
Nell'antichità
greca, la dea della caccia Diana era associata
alla luna per la sua freddezza. Era inoltre la
sorella di Apollo, il dio del Sole. Gli
intradossi sono ornati con scene di caccia di
eroi dell'Antichità. L'allusione è qui molto
esplicita, in quanto tutti sanno che Luigi XIV
era un grande cacciatore.
La
parte centrale del soffitto, eseguita da Gabriel
Blanchard, rappresenta Diana che presiede
alla navigazione e alla caccia. Sopra il
camino si trova il dipinto di Charles de La
Fosse che rappresenta Il Sacrificio di
Ifigenia e di fronte, sopra la mensola, Diana
ed Endimione di Gabriel Blanchard. I busti
antichi vengono dalle collezioni di Mazarino
offerte a Luigi XIV.
IL
SALONE DI MARTE - Marte è
un pianeta ma è anche il dio della Guerra. La
scelta di questo tema militare che ispirò tutta
la decorazione del salone è dovuta al fatto che
questa grande stanza era stata adibita
inizialmente a sala delle guardie per
l'appartamento di parata. Fu poi destinata,
durante le "sere di appartamento",
alla musica e alla danza, e chiamata quindi
"sala da ballo". I balletti di corte
erano sottoposti a numerose regole e
richiedevano quindi molte ripetizioni; i
principi vi partecipavano, mescolandosi a volte
ai ballerini professionisti. Sui due lati del
camino, due tribune, installate nel 1684 e
soppresse nel 1750, erano destinate ai
musicisti.
Purtroppo
non vi è nulla che possa ricordare il lusso
sfolgorante della sua decorazione, sotto Luigi
XIV, come sala da ricevimento: i muri erano
ricoperti da pannelli di broccato, ed il letto,
abbellito da ricami, era separato dalla stanza
da una balaustra d'argento.
Questa
stanza è un esempio significativo di come
Charles Le Brun procedeva a decorare gli
ambienti di Versailles: l'artista sovraintendeva
ogni cosa, preoccupandosi di ogni dettaglio, così
da ottenere un insieme sempre omogeneo. A volte
si occupava egli stesso delle decorazioni,
mentre altre volte affidava ai suoi
collaboratori la realizzazione di altri
particolari, come ad esempio gli stucchi,
realizzati in gran parte da Regnaudin e dai
fratelli Marsy.
Il
resto della mobilia, cioè il tavolo, uno
specchio alto tre metri disposto fra le
finestre, alari, candelabri e lampadari erano
tutti in argento, ma tutto venne fuso nel 1689.
Al
centro del soffitto, Claude Audran ha dipinto Marte
su un carro tirato dai lupi. L'opera è
incorniciata da due composizioni: una ad est,
dipinta da Jouvenet, La Vittoria sostenuta da
Ercole seguita dall'Abbondanza e dalla Felicità;
l'altra ad ovest:, dipinta da Houasse, Il
Terrore, il Furore e lo Spavento che
si impossessano delle potenze della terra.
Quattro
quadri di Simon Vouet, provenienti dal castello
di Saint-Germain-en-Laye, sono situati sopra la
porta: La Temperanza, La Prudenza, La
Giustizia e La Forza. Il David che suona
l'arpa, del Domenichino, il quadro preferito
di Luigi XIV, posto sopra il camino, si trovava
ai tempi di Luigi XIV nell'alcova della camera
del Re, e faceva da "pendant"
ad un San Giovanni a Patmos di Innocenzo
da Imola, attribuito allora a Raffaello.
A
sinistra del camino, si può ammirare La
Famiglia di Dario ai piedi di Alessandro,
opera di Charles Le Brun, e a destra I
Pellegrini di Emmaus, ispirato al Veronese
(si trattava un tempo dell'originale): la loro
posizione rivela la volontà di mostrare che
ormai i pittori francesi possono rivaleggiare
con i più grandi maestri italiani. Sui muri
laterali si trovano due ritratti di apparato: Luigi
XV e Maria Leszczinska, entrambi
dipinti da Carle Van Loo.
Le
lunette, realizzate a bassorilievo e in stucco
dorato, vennero realizzate tutte dai fratelli
Gaspard e Balthasar Marsy su disegni di Le Brun
e illustrano la supremazia militare della
Francia sulle altre potenze europee:
-
Lunetta nord-est: Allegoria della vittoria
delle truppe francesi sui Turchi nella battaglia
di Saint-Gotthard.
-
Lunetta sud-est: Allegoria della supremazia
francese sul mare.
-
Lunetta sud-ovest: Allegoria della supremazia
della Francia sulla Spagna e sull'Olanda.
-
Lunetta nord-ovest: Allegoria della
supremazia della Francia sul Sacro Romano Impero

IL
SALONE DI MERCURIO -
Il nome di Chambre du lit
alternativamente dato alla sala è dovuto al
fatto che attualmente in essa si trova un letto
commissionato per Luigi Filippo di Francia nel
1833 e posto in questo salone nel dicembre del
1998 per essere esposto al pubblico, sebbene la
sala non abbia mai avuto la funzione di camera
da letto. Una balaustra d'argento massiccio
inquadra il letto nell'ambiente e risale
all'epoca di Luigi XIV: l'argento di cui è
composta venne infatti derivato dalla fusione
dell'argenteria reale per far fronte alle
esigenze belliche della Guerra della Lega di
Augusta nel 1689.
In
un angolo della stanza si trova un pendolo con
automi donato a Luigi XIV nel 1706 e con un
meccanismo realizzato da Antoine Morand.
Nella
stessa stanza si trova anche un comò realizzato
da André-Charles Boulle nel 1709, proveniente
dalla camera del re al Trianon.
Ai
muri si trovano due tele:
Su
ciascuna porta sono visibili dei dipinti a
pannello provenienti dal Castello di Meudon:

Una
delle rare volte in cui il salone di Mercurio fu
adibito a camera da letto fu quando il duca di
Angiò, nipote di Luigi XIV, fu proclamato re di
Spagna: il giovane principe vi dormì per
tre settimane, prima di recarsi nel suo nuovo
paese. In questa stanza, dal 1 al 10 settembre
1715, in questa stanza fu esposta la spoglia
mortale di Luigi XIV.
Il
soffitto è composto da un dipinto ad affresco
di Jean-Baptiste de Champaigne incaricato dallo
stesso Luigi XIV di decorare il salone di
Mercurio. La parte centrale del soffitto
rappresenta Mercurio su un carro tirato da due
galli. La Vigilanza, che tiene una gru dinanzi a
sé, accompagnata da due amorini che
rappresentano le arti e le scienze. La stella
del mattino, rappresentata da un putto che tiene
una trombetta e una stella sulla testa, precede
il carro.
Le
lunette del soffitto rappresentano a nord Alessandro
il Grande fa portare ad Aristotele diversi
animali esotici affinché egli li descriva nella
sua Storia Naturale, a est Alessandro il
Grande che riceve l'annuncio della morte del
filosofo gimnosofista indiano Calano che si è
immolato al fuoco (verso il 1672), a sud Tolomeo
II Filadelfo si intrattiene coi suoi servi e si
fa spiegare la Bibbia dei Settanta nella
biblioteca di Alessandria e infine L'Imperatore
Augusto riceve un'ambasciata indiana che gli
offre tra gli altri tigri e bestie non ancora
conosciute ai Romani a ovest.
Gli
stucchi di decorazione sono realizzati ad opera
dei fratelli Gaspard e Balthasar Marsy.

IL
SALONE DI APOLLO - Il salone di Apollo, è
dedicato al dio greco Apollo, divinità legata
al sole col quale Luigi XIV si identificava.
Voluto da Luigi XIV in persona, il soffitto del
salone è costituito da un grande dipinto di
Charles de La Fosse che rappresenta Apollo sul
suo carro trainato da quattro cavalli,
accompagnato dalle figure della Francia, della
Magnanimità, della Magnificenza e da una
processione di figure mitologiche tra cui Flora,
Cerere, Bacco e Saturno.
Le
lunette del soffitto rappresentano Poro
condotto davanti ad Alessandro (nord), Coriolano
muove assedio a Roma su richiesta di sua madre
(est), Vespasiano fa costruire il Colosseo a
Roma (sud), Augusto fa abbattere il porto
di Miseno (ovest).
I
quattro continenti sono rappresentati ai quattro
angoli della stanza.
A
partire dall'installazione del re a Versailles
il 6 maggio 1682, il salone di Apollo venne
utilizzato come sala del trono. Il trono di
Luigi XIV era ornato di sculture e da placche in
argento, alto tre metri e posto su di una
superficie coperta di tappeti persiani a fili
d'oro, il tutto sormontato da un baldacchino
broccato d'oro. Il trono venne realizzato
dall'ebanista di Gobelin, l'italiano Domenico
Cucci, con un assemblaggio di figure d'argento
provenienti dal Garde-Meuble de la Couronne.
Nel
1689, il re diede ordine di fondere la propria
argenteria per finanziare le spese della Guerra
della Grande Alleanza. Al posto del trono
d'argento massiccio, Luigi XIV fece realizzare
un nuovo trono in stile.
Completa
l'arredamento della stanza un bureau e
sei candelieri a mo' di torce con forma di
cornucopie in argento dorato realizzate da
Pierre-Edmé Babel e da Toussaint Foliot. Le
torce fanno parte di un lotto di 24 torce
ordinate per l'occasione del matrimonio tra il
futuro Luigi XVI e l'arciuchessa Maria
Antonietta d'Asburgo-Lorena per la Galleria
degli Specchi.
Su
ciascuna porta si trovano altri dipinti: Allegoria
della nascita di Luigi XIV di Louis-Gabriel
Blanchard e La fama annuncia alle quattro
parti del mondo le meraviglie del regno di Luigi
XIV di François Bonnemer.
Tomriris,
regina degli Sciti, fa conservare la testa
recisa di Ciro in un vaso pieno di sangue di
Pieter Paul Rubens e quattro tavole di Guido
Reni dedicate ad Ercole: Allevamento di
Deianira, Ercole combatte con l'Idra di Lerna,
Ercole e Acheloo, Ercole e il fuoco. Anche
queste opere sono presenti in copia, mentre gli
originali sono conservati al Louvre.
Il
camino di questa stanza era sormontato da un
famoso ritratto di Luigi XIV in costume reale,
con le insegne dell'incoronazione. Il dipinto
venne realizzato nel 1701 da Hyacinthe Rigaud al
fine di illustrare la naturale grandiosità del
re anche in età avanzata. Questo ritratto oggi
è conservato al Louvre e nella sala si trova
una copia fedele. Di fronte ad esso si trova un
ritratto più piccolo di Luigi XVI.

Le
serate di appartamento
Già
nel 1676 Madame de Sévigné evoca i
meravigliosi divertimenti al castello di
Versailles, ma è la ristrutturazione del Grande
Appartamento del Re nel 1682 che
istituzionalizza le "serate di
appartamento" e conferisce loro un lustro
impareggiabile. Si tratta di ricevimenti offerti
dal re generalmente tre volte a settimana, da
Ognissanti alla Pasqua fiorita, ad una corte
ristretta. Questi divertimenti sono un momento
privilegiato per il sovrano e i suoi sudditi
che, dimenticando per un attimo l'etichetta,
sono in comunione.
Queste
serate si svolgono nello spazio compreso tra la
galleria e il salone dell'Abbondanza. Ogni
stanza ha una precisa funzione. In dicembre
1682, ad esempio, il salone di Apollo è
dedicato alla danza, il salone di Mercurio al
gioco del re, della regina e della famiglia
reale, mentre il salone di Marte accoglie gli
altri giocatori. Il salone di Diana è riservato
al biliardo. Più in là, il salone di Venere
accoglie lo spuntino, composto da frutta fresca,
limoni, arance, gelatine e marmellate di ogni
sorta. Infine, il salone dell'Abbondanza
accoglie i buffet: uno per le bevande calde
(caffè e cioccolato), gli altri due per i
liquori, i sorbetti, gli sciroppi di vari tipi
di frutta e il vino.
La
galleria degli Specchi e i suoi saloni
Luigi
XIV la fece edificare al posto della terrazza di
Le Vau che collegava originariamente il
padiglione settentrionale al padiglione
meridionale del palazzo. I lavori iniziati nel
1689 durarono dieci anni. Misura 73 m di
lunghezza, 10,50 m di larghezza per 12,30 m di
altezza. Alle diciassette finestre arcuate
prospicienti il giardino fanno riscontro
altrettante finte porte decorate di specchi a
riquadri smussati ai lati e incorniciati
d'ottone cesellato e dorato. Quattro di queste
porte mettono in comunicazione con
l'Appartamento del re.
Le
ventisette composizioni della volta dipinta da
Le Brun illustrano la gloriosa storia di Luigi
XIV nei primi diciotto anni del suo governo
personale, dal 1661 alla pace di Nimega. Le
vittorie militari e diplomatiche, nonché
le riforme destinate alla riorganizzazione del
regno, vi sono trattate sotto forma di allegorie
all'antica.
La
decorazione di questa galleria celebre in tutto
il mondo, è
particolarmente curata. Gli spazi tra le
finestre sono scanditi da paraste di marmo
rossobruno di Rance con le basi di bronzo
cesellato e dorato con capitelli ideati
appositamente da Caffieri per questa galleria.
Il fregio della cornice in stucco dorato è
ornato con gli emblemi degli ordini reali di San
Michele e di Santo Spirito. Sulla cornice si
notano ventiquattro gruppi di putti realizzati
dallo scultore Coysevox e, un po' ovunque,
ghirlande, trofei e cascate d'armi, opere di
Coysevox, Tuby, Le Gros e Massou. All'epoca del
Re Sole questa galleria possedeva degli arredi
d'argento massiccio, come le giardiniere per gli
aranci, i tavoli e gli sgabelli, nonché le più
belle statue delle collezioni reali.
Questa
Galleria, dove si accedeva liberamente come in
tutto l'appartamento, brulicava di
un'incredibile quantità
di gente, dal popolo ai più grandi signori. Un
tempo veniva addirittura attraversata
quotidianamente da mucche, asine e capre che
erano condotte fino agli appartamenti delle
figlie del re Luigi XV, allora bambine, affinché
potessero bere il latte freschissimo ogni
mattina.
Durante
i regni che si succedettero vi furono
organizzati grandissimi ricevimenti in occasione
di varie ambascerie, della visita del Doge di
Genova, di nozze principesche come quelle del
duca di Borgogna, nel 1747, in cui fu dato un
magnifico ballo di gala. In alcune ricorrenze,
il trono del re veniva sistemato sotto un
baldacchino in fondo alla galleria, dal lato del
Salone della Pace.
Adesso,
possiamo ammirare i numerosi lampadari in
cristallo di Boemia, le ventiquattro torcere
dell'epoca di Luigi XV, le consolle in legno
dorato con il piano di marmo, i vasi di porfido,
i busti antichi... immersi in un mondo
fantastico che trascende l'uomo per il quale
furono realizzati, Luigi XIV, e gli artisti
stessi che vi lavorarono, un mondo a gloria e
vanto di tutta la Francia.
IL
SALONE DELLA GUERRA
- Mansart inizia a costruire il salone della
Guerra nel 1678. La decorazione, terminata da Le
Brun nel 1686, esalta le vittorie militari della
guerra di Olanda (1672-1Ó78)
che si concludono con la pace di Nimega. Le
pareti sono rivestite di pannelli di marmo
ornati con sei trofei e con armi in bronzo
dorato.
La
parete contigua al salone di Apollo è occupata
da un bassorilievo ovale in stucco che
rappresenta Luigi XIV a cavallo che calpesta
ì nemici. Questo capolavoro di Coysevox è
sovrastato da due Fame dorate ed è sostenuto da
due prigionieri incatenati. Sotto, sul
bassorilievo che nasconde l'apertura di un falso
camino, Clio scrive la Storia del Re per
i posteri.
Il
soffitto, dipinto da Le Brun, rappresenta al
centro La Francia in armi seduta su una
nuvola, circondata da Vittorie. Un ritratto
di Luigi XIV orna il suo scudo. Sugli intradossi
sono raffigurate le sue tre nemiche vinte: la
Germania in ginocchio, con un'aquila; la Spagna
minacciosa, con un leone ruggente, e l'Olanda
rovesciata su un leone. Il quarto intradosso
rappresenta Bellona, la dea della guerra
infuriata, tra la Ribellione e la Discordia.

LA
GALLERIA DEGLI SPECCHI
- Le grandi gallerie erano
all'epoca di gran moda: luogo di passaggio e
mezzo di comunicazione tra i vari appartamenti,
erano ambienti che si prestavano, per le ampie
superfici, a grandi cicli decorativi. Il re
aveva ben presenti le lunghe gallerie delle
Tuileries, del Louvre e di Fontainebleau, aveva
fatto installare egli stesso la Galerie
d’Apollon al Louvre, e
la Galleria
realizzata da Mansart nel palazzo costruito a
Clagny per Madame de Montespan aveva abbagliato
tutti i visitatori.
Il Re desiderava da tempo
costruirne una anche a Versailles, e tra il 1678
e il 1684 fu dunque costruita, chiudendo la
terrazza del castello nuovo,
la Galleria
degli Specchi, simbolo della potenza del
monarca assoluto.
La grande Galleria riprendeva
le linee architettoniche del castello nuovo, di
cui occupava tutta la facciata ovest per una
lunghezza di
73 metri
, continuando a fungere da passaggio tra gli
appartamenti del Re e quelli della Regina,
conclusa a nord dal Salone della Guerra e a sud
dal Salone della Pace.
In seguito a questi nuovi
lavori, l'appartamento del Sole divenne il Grand
Appartement, utilizzato per i ricevimenti, e
l'appartamento del Re fu spostato nel castello
vecchio.
Il grande
salone presenta sulla parete
laterale un'arcata composta da diciassette
specchi,
incorniciati da archi e inframmezzati da
paraste.
Gli specchi sono contrapposti alle finestre
affacciate
sui giardini, dalle quali ricevono luce diretta.
Il suggestivo insieme ricava ulteriore pregio
dalla profusione di materiali preziosi quali i
marmi
rossi delle colonne e il bronzo dorato dei
capitelli;
questi ultimi inaugurarono il cosiddetto
"ordine
francese", costituito dalla combinazione in
funzione
simbolica di gigli e galli.
Sul soffitto un ciclo di dipinti
di soggetto allegorico incorniciati da stucchi
celebrano le imprese compiute dal re.
La galleria, che deve il suo fascino agli
effetti di luce
e di estensione indeterminata dello spazio
in un suggestivo continuum tra esterno e
interno,
era considerata in passato una vera e propria
meraviglia proprio per la profusione di specchi,
al tempo rari e preziosi. Le lastre, oltre
trecentocinquanta, furono realizzate a Parigi
presso
una manifattura istituita dal ministro Colbert
con l'intenzione di contendere a Venezia il
primato nella produzione del vetro.
La
Grande Galleria, come veniva chiamata nel XVII
secolo, era soprattutto un luogo di passaggio
quotidiano, di attesa e d'incontri, frequentata
dai cortigiani e dal pubblico di visitatori.
Accolse delle cerimonie solo in circostanze
eccezionali, quando i sovrani vollero conferire
maggiore splendore ai ricevimenti diplomatici o
agli svaghi (balli o giochi) offerti in
occasione di nozze principesche. Per i
ricevimenti diplomatici, il trono veniva
sistemato su un palco all'estremità
della galleria, sul lato del salone della Pace,
la cui arcata era chiusa.
La
messinscena del potere raggiunse raramente un
tale grado di ostentazione, come quando il doge
di Genova nel 1685 e gli ambasciatori del Siam
(1686), della Persia (1715), dell'Impero
Ottomano (1742) dovettero attraversare tutta la
galleria sotto gli occhi della Corte ammassata
sui gradini disposti sui due lati. Vi furono
anche le nozze del duca di Borgogna, nipote di
Luigi XIV, nel 1697, del figlio di Luigi XV nel
1745 con l'Infante di Spagna e poi nel 1747 con
Maria Giuseppina di Sassonia, ed infine il ballo
in maschera per le nozze di Maria Antonietta e
del Delfino, futuro Luigi XVI, nel maggio del
1770.
Qui
fu inoltre firmato, il 28 giugno 1919, il
trattato di Versailles che poneva fine alla
Prima guerra mondiale. Da allora, i presidenti
della Repubblica Francese continuano ad
accogliervi gli ospiti ufficiali della Francia.
IL
SALONE DELLA PACE
- Situato
all'angolo sud-occidentale, il Salone della
Pace, inondato di luce, si affaccia sul Parterre
di Mezzogiorno con i suoi mirabili arabeschi
fioriti. Presenta una decorazione simile a
quella del Salone della Guerra, all'altro capo
della galleria. La maggior parte degli ornamenti
sono dell'epoca di Luigi XIV, eccettuato il
grande medaglione al di sopra del camino
raffigurante Luigi XV come pacificatore; il
sovrano è
rappresentato all'età di diciannove anni
nell'atto di porgere un ramoscello d'olivo,
simbolo della pace, all'Europa nelle vesti di
una giovinetta. Quest'opera di Lemoyne, del
1729, sovrasta il camino di marmo verde.
Sulla
mensola, due piccoli busti di imperatori romani;
nel focolare, una bella placca recante lo stemma
di Francia e di Navarra e una coppia di
pregevoli alari commissionati per questa sala da
Maria Antonietta allo scultore Boizot,
raffiguranti due leoni affrontati. Sui marmi dei
muri, cascate d'armi e strumenti musicali. Da
notare inoltre, sulle pareti specchiate, i putti
che giocano attorno ai vasi di fiori nonché il
lampadario con le girandole di cristallo color
ametista. Ai lati della porta, due busti con la
testa di porfido, su piedistallo, come se ne
vedono molti nella reggia, e un vaso di
marmo grigio.
Attorno
al soffitto si sviluppa una cornice poggiante su
mensole in legno dorato, mentre negli angoli le
lire e i caducei stanno a significare che le
arti e i commerci prosperano nella pace.
Questa
sala fu separata dalla Galleria degli Specchi al
tempo della regina Maria Leczynska, mediante un
tramezzo mobile che talvolta veniva rimosso in
occasione delle grandi feste. A seconda delle
necessità
del momento poteva fungere da Sala da gioco
della regina oppure da Sala da concerto. Durante
le domeniche invernali la regina vi organizzava
dei concerti di musica vocale e strumentale
divenuti celebri.
La
regina, così schiva, non nascondeva però la
passione per il gioco, in particolare un gioco
d'azzardo detto cavagnole al quale perdeva
spesso. I nobili che a Versailles vivevano una
vita spendacciona cercavano di rifarsi al gioco.
In tutte le epoche vi sarà sempre un
"salone da gioco" negli appartamenti
dei re, delle regine e dei membri di casa reale.
Il
soffitto a cupola è affrescato da Le Brun. Al
centro, la Francia su un carro trainato da
quattro colombe circondata dalla Pace, dalla
Gloria e da altre Virtù dispensatrici di pace.

Il
Grande Appartamento della regina
Il
Grande Appartamento della Regina, che si
affaccia sul Parterre Sud, è
simmetrico rispetto al Grande Appartamento del
Re. Dopo la morte della regina Maria Teresa nel
1683, l'appartamento privato della regina sul
cortile di Marmo è stato annesso a quello di
Luigi XIV, poi occupato da due delfine, Maria
Cristina di Baviera e Maria Adelaide di Savoia,
quindi dalle due regine Maria Leszczinska (dal
1725 al 1768) e Maria Antonietta (dal 1770,
quando era ancora delfina, al 1789). Pertanto,
contrariamente al sovrano che, sin dal regno di
Luigi XIV, preferì alloggiare altrove, la
regina continuò ad occupare il suo Grande
Appartamento.
Comprende
quattro sale, che si visitano ora in senso
inverso rispetto all'utilizzo che ne veniva
fatto nell'Ancien Regime, ossia dalla camera
alla sala delle Guardie.
LA
CAMERA DELLA REGINA - La camera è
la stanza principale dell'appartamento, quella
in cui la regina trascorreva la maggior parte
del suo tempo. Vi dormiva, spesso in compagnia
del re. Di mattina vi concedeva le sue udienze
personali, prima e dopo la Toilette, che
costituiva un evento di corte regolato da
un'etichetta rigorosa quanto quella del
"Lever" del re.
In
questa stanza, sotto lo sguardo dei visitatori,
si svolgevano i parti delle regine: vi
nacquero diciannove
"Bambini
di Francia".
Qui
vi morirono Maria Teresa nel 1683, le due
Delfine, la nonna (1690) e la madre (1712) di
Luigi XV.
La
decorazione ricorda ancora le tre regine che
hanno occupato la stanza. Ognuna di loro
ebbe modo di personalizzare le quattro grandi
sale che compongono l'Appartamento della Regina,
tanto che l'insieme non risulta esser omogeneo
come per l'Appartamento del Re.
La suddivisione del soffitto risale all'epoca
della regina Maria Teresa, mentre le pitture a
grisaglia di Boucher sono state realizzate per
Maria Leszczinska, come pure i pannelli in
legno. Tutti questi elementi sono stati
conservati da Maria Antonietta, che ha fatto
cambiare solo il mobilio e il camino.
Sulle
pareti ornate di fiori e d’oro su fondo bianco
furono collocati i ritratti del Re e del padre
della Regina, lo sfortunato Re di Polonia
Stanislao Leczinska.
Accontentando
tutti i desideri della Regina Maria
Leczinska,
che gli aveva dato numerose figlie ed infine,
nel 1729, un erede al trono, il Re ordinò per
la Regina un lussuoso tenore di vita, pagandole
i debiti di gioco e rinnovandole completamente
il corredo ogni tre anni, con lenzuola e
copriletto ornati di trine per una spesa di
30.000 lire francesi, una cifra enorme a quei
tempi. E
si può dire che i 43 anni di permanenza della
Regina Maria Leczinska sono stati un continuo
avvicendarsi di mobili, di tappezzerie di seta e
di abbellimenti.
La
Regina poteva trovare un po’ di pace nei
salotti costruiti dietro al grande appartamento,
di cui non resta più niente dopo le
trasformazioni imposte dalla Regina successiva.
Infatti
divenuta Regina di Francia, Maria
Antonietta si insediò in questa camera,
apportando solo qualche modifica che riuscì ad
ottenere dall’ostinato architetto Gabriel.
A
Maria Antonietta sono da imputare, fra le
modifiche da lei fatte alla versione della
stanza ai tempi di Maria Leczinska, i bellissimi
pannelli di broccato dai delicati fiori,
visibili anche attualmente.
Nel
1770, quando Maria Antonietta era ancora
Delfina, Antoine Rousseau aggiunse agli stemmi
reali di Francia e di Navarra le aquile
imperiali austriache, poste sugli angoli del
soffitto ed anche nel caminetto sistemato nel
1786: questo è in marmo screziato rosso e
bruno venato di bianco. E’ sovrastato da un
busto della Regina, di Lecomte, con il mantello
reale e un medaglione col profilo di Luigi XVI.
Notevoli, il parafuoco del caminetto, di B.
Claude Senè (1748 – 1803), gli sgabelli e lo
stipo dei gioielli, che
merita un momento di attenzione. Fu eseguito nel
1787 da Jean Ferdinand Schwerdferger (1734 –
1818), ebanista di origine tedesca. Con le sue linee sobrie e ricche nel contempo,
questo pregevole arredo preannuncia lo stile
Impero. E’ impreziosito da intarsi di
madreperla e vetro, placche di porcellana di
Sevres bianca ed azzurra a imitazione di quella
di Wedgwood e da numerose applicazioni in
bronzo.
I
ritratti della madre della Regina,
l’imperatrice Maria Teresa, del fratello
Giuseppe II e del marito Luigi XVI furono
sistemati qui nel 1773.
La seta delle tappezzerie dei muri,
dell’arredamento dell’alcova e delle
poltrone veniva cambiata ad ogni stagione.
Quella che si vede attualmente è stata rifatta
esattamente sul modello estivo del grò di Tours
broccato ed è stata donata dalle seterie di
Lione. Il motivo rappresentato è
particolarmente leggiadro con intrecci di fiori
a profusione, rose, lillà, tulipani legati da
nastri.
Il
soffitto, fatto a cupola è decorato da quattro
dipinti di Boucher. Le sovrapporte sono state
realizzate da Natorie e da Jean François de
Troy.
All'alba
del 5 ottobre 1789, gli insorti giunti il giorno
prima da Parigi invadono la reggia. Monsieur de
Miomandre, di guardia, grida "Salvate la
regina!" e cade sotto i colpi, come pure
Monsieur de Varicourt. Maria Antonietta
ha appena il tempo di fuggire per raggiungere il
re attraverso la porticina a destra del letto.
Non avrebbe mai più
dormito in questa camera e morirà sulla
ghigliottina il 16 ottobre 1793.
In
questa camera ove vissero tre regine, Maria
Teresa. Maria Leczynska e Maria Antonietta, e
due delfine, nacquero pubblicamente diciannove
"figli di Francia". Infatti, secondo
un'antica usanza, la regina doveva partorire in
pubblico. Bisogna ricordare che Versailles era
aperto a tutti e si riempiva ancora di più nei
giorni delle nascite a corte. Il 19 dicembre
1778, allorché venne al mondo Madame Royale, la
camera era occupata da una tale folla di
curiosi, tra cui due giovani savoiardi
arrampicati sui mobili per meglio godersi lo
spettacolo, che la regina si sentì male; il re
aprì lui stesso le finestre per dare un po'
d'aria alla consorte.
Durante
la Rivoluzione, il castello non fu saccheggiato,
ma i mobili furono dispersi in vendite all'asta
che durarono un anno. Alcuni furono ritrovati,
come il cofanetto dei gioielli di Schwerdfeger,
che si trova a sinistra del letto, o come il
parafuoco; altri sono stati sostituiti da pezzi
equivalenti, come i sedili destinati alla
contessa di Provenza, cognata della regina, o
quelli forniti in occasione della visita del re
di Svezia Gustavo III.
Per
quanto riguarda le stoffe che rivestono il letto
e i muri, sono state ritessute a Lione secondo i
cartoni originali dell'epoca. Il letto e la
balaustra sono stati riscolpiti sulla base di
antichi documenti.

IL
SALONE DEI NOBILI - Era un'anticamera ai
tempi della regina Maria Teresa, mentre Maria
Leszczinska vi concedeva le sue udienze
ufficiali, seduta sotto un baldacchino. Vi
teneva inoltre il suo "cerchio",
come veniva chiamato il periodo di tempo
dedicato alla conversazione con le dame di
corte. Maria Antonietta
fece rifare
interamente
la decorazione,
conservando solo le pitture del soffitto.
Per
lei, i muri furono rivestiti di damasco verde
mela bordato da un largo gallone d'oro. Fu
fornito un nuovo mobilio, al tempo stesso
moderno e raffinato. Infatti, per i maestosi comò
e le angoliere, Riesener, l'ebanista preferito
della regina, si lasciò influenzare dall'ultima
moda inglese, sostituendo gli abituali intarsi
fioriti con grandi superfici di mogano, mentre i
bronzi dorati e i le mensole di marmo blu
turchino di questo maestoso insieme erano
abbinati a quelli del camino, anch'esso nuovo.
Trasformata
nel corso degli anni, delle pitture originali si
conservano solo le pitture allegoriche del
soffitto di Michel Corneille; gli specchi, le
boiseries, le tappezzerie di damasco verde mela,
il camino di marmo blu, le angoliere ed i
cassettoni di Riesener con bronzi dorati di
Gouthière, sono da imputare all'epoca di Maria
Antonietta.
I
mobili, sistemati qui nel 1785, hanno potuto
oggi essere rimessi al posto originario:
cassettoni e cantonali di Riesener, sgabello
cinese montato come vaso dai bronzi dorati,
ritratto in tappezzeria di Luigi XV, opera di
Cozette secondo Van Loo, candelabri di
Forestier.
Vi
sono alari del modello originale del 1786: il
parafuoco del camino, il pendolo ed i suoi
candelabri (del Boudoir del Conte d'Artois), gli
sgabelli (del Quirinale, sotto Napoleone,
rivestiti come all'epoca di Luigi XVI), il
lampadario in cristallo di Boemia, il tappeto
della Savonnerie della Galleria del Louvre,
costituiscono oggi l'arredamento.
Manca
la grande poltrona della Regina che non si è
riusciti a ritrovare. L'arredo riesce ad evocare
le presentazioni che erano fatte delle dame o
delle mogli degli ambasciatori.
L'ANTICAMERA
DEL GRAND COUVERT - Si chiama anche
Anticamera della Regina: inizialmente tale sala
era la Sala delle Guardie della Regina: traccia
di questa origine è ravvisabile nella
decorazione della cornice e delle volte, che
presentano dipinti di Paillet e Vignon, tutti
con soggetti che hanno a che fare con la guerra. Qui
si sta parlando del Salone che appartiene agli
Appartamenti della Regina. Serviva sia come
anticamera e sia come sala da pranzo della
Regina. La tavola era sistemata dinanzi al
camino. Esiste un altro Salone che porta la
stessa denominazione, ma è proprio
dell'Appartamento del Re, che si affaccia
nell'angolatura sud del Cortile di Marmo.
È
in questa anticamera della regina che si
svolgevano i pasti pubblici, il cui rito fastoso
attirava molte persone. Solo la famiglia reale
poteva sedersi a tavola. Davanti a loro si
trovavano le duchesse, le principesse o le
persone importanti che avevano il privilegio di
essere sedute su sgabelli. Le altre dame e le
persone che erano potute entrare grazie al loro
rango o con l'autorizzazione degli uscieri
invece rimanevano in piedi. Luigi XIV rispettava
questa cerimonia quasi ogni sera; Luigi XV
preferiva i pasti intimi.
Il
dipinto centrale è stato modificato più volte
ed ornato nella seconda metà del secolo XIX con
"La tenda di Dario" (dove la Famiglia
di Dario si prostra ai piedi di Alessandro) di
Lebrun, il cui originale si trova nel Salone di
Marte. Essa sostituisce un’opera di Vignon
oggi scomparsa. Le volte sono ornate da dipinti
di quest’ultimo.
Le
4 porte che consentono di accedere alla Sala
delle Guardie sono sormontate da dipinti di
Madeleine de Boulogne; le pareti erano rivestite
da tappezzerie, oggi sono coperti da un velluto
rosso voluto da Luigi XVIII, che esalta i
dipinti che sono presenti nella sala, fra cui
quello di Maria Antonietta con i figli, opera di
Vigée Le Brun ed anche sempre la Regina Maria
Antonietta del 1779. Inoltre i ritratti delle
figlie del Re Luigi XV: Madame Adelaide e Madame
Victoire.
Sul
camino, "Arianna dormiente", copia
della celebre statua antica conservata in
Vaticano di Pierre Julien (1731 – 1804) ed
anche un ritratto di Madame Elisabeth vestita
alla spagnola di Adelaide Labille Guiard (1745
– 1803).
Alla
tavola del re - A Versailles Luigi XIV
mangia sempre in pubblico, sia a pranzo da solo
nella sua camera, sia a cena in famiglia in una
stanza specifica.
Quando la regina e la delfina
sono ancora vive, questo pasto si svolge
nell'anticamera del Grand Couvert
dell'appartamento della Regina. A partire dal
1690 il re trasferisce questo rito nella sua
prima anticamera, detta del "Grand
Couvert". Vi partecipano il re, la regina,
i figli, le figlie, i nipoti e le nipoti di
Francia. La regola viene a volta infranta,
quando il monarca teme di ritrovarsi da solo,
faccia a faccia con Monsignore il Delfino:
invita allora i suoi "bastardi", a
dispetto della cognata Madame Palatine.
Questo
pasto è un vero e proprio spettacolo a
cui assistono tutti i giorni, in piedi,
centinaia di cortigiani accuratamente
selezionati. Solo dodici dame titolate hanno il
diritto di sedersi su uno sgabello davanti al
tavolo reale. Il cerimoniale fastoso rispetta il
rituale francese, con la presentazione
successiva di cinque servizi: le minestre di
verdure, gli antipasti, gli arrosti, gli "entremets"
e la frutta o il dolce. È un balletto che si
svolge davanti alla famiglia reale, orchestrato
dal capocameriere, con la bacchetta in mano. Il
re mangia molto e parla poco; il 3 febbraio 1707
sua cognata scrive: "Ognuno ingoia il cibo
senza due una parola, come in un convento; al
massimo vengono scambiate due parole a voce
bassa con il vicino".

LA
SALA DELLE GUARDIE - Alla fine della scala
della Regina, detta anche "scala
di Marmo", si penetrava nel Grande
Appartamento della Regina attraverso la sala
delle Guardie in cui, giorno e notte, dodici
guardie del corpo proteggevano la sovrana. A
Versailles, solo il re, la regina e il delfino
potevano disporre di una guardia personale
costituita da soldati appartenenti ad unità
scelte, ossia alle quattro compagnie di guardie
del corpo del re. Queste unità disponevano
della grande sala successiva, detta "sala
dell'Incoronazione", come corpo di guardia.
In
origine costituiva la parte superiore della
cappella situata al pianterreno; nel 1676, la
vecchia pavimentazione a lastre di marmo viene
sostituita da un pavimento
in legno a spina di pesce. Le Brun
realizzò il bellissimo rivestimento delle
pareti in marmi policromi. La decorazione
pittorica fu interamente eseguita da Noel Coypel
(1628 – 1707). Al centro del soffitto
ottagonale è raffigurato Giove che percorre il
cielo sul suo carro, circondato da numerose
figure mitologiche. Nei riquadri voltati,
quattro soggetti ispirati all’antichità.
Agli
angoli, le vivaci rappresentazioni
illusionistiche creano un effetto prospettico.
Le sovrapporte, eseguite a bassorilievo da Le
Gros e Massou, recano il monogramma reale e i
gigli di Francia. La sala delle guardi possiede
la stessa decorazione a motivi geometrici dello
scalone della regina, che faceva riscontro allo
scalone degli ambasciatori, il quale conduceva
al grande appartamento. Fu costruito in marmo
policromo da Hardouin Mansart tra il 1679 e il
1681.
L’imponente
dipinto, è opera di Philippe Meusnier, il quale
affidò la realizzazione dei fiori a Belin de
Fontenay, pittore alla manifattura dei Gobelins,
e specialista di questo genere ornamentale. Le
sovrapporte del ballatoio e il gruppo dei
genietti, in piombo dorato, nella nicchia,
furono eseguiti da Massou nel 1681. Questo
scalone monumentale, esemplare dell’arte del
regno di Luigi XIV, conduce alla sala delle
guardie della regina.

Ottobre
2014
Pag.
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