Reggia e Parco di Versailles
Francia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979

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Il Grande Appartamento del Re

Il Grande Appartamento è costituito attualmente da sette saloni che si affacciano sui giardini a nord con ampie finestre che vanno dal pavimento al soffitto, una novità all'epoca della sua creazione negli anni 1670. Questa prestigiosa successione di saloni, che rispettava la distribuzione abituale degli appartamenti principeschi (anticamere, sala delle guardie, anticamera, camera, grande gabinetto), corrispondeva all'appartamento di parata, destinato ad accogliere gli atti ufficiali del sovrano. Fu quindi decorato con estrema ricchezza e secondo il modello dei palazzi italiani dell'epoca.

Il Primo pittore, Charles Le Brun, direttore dell'Accademia di Pittura e Scultura e direttore della Manifattura di Mobili della Corona, eseguì tutti i disegni per i soffitti, per i preziosi pannelli di marmo, per il mobilio... ed anche per le serrature. Ma presto Luigi XIV prese l'abitudine di compiere il suo "mestiere di re" nell'appartamento interno, quello che si affaccia sul cortile di Marmo. Questo Grande Appartamento divenne allora un luogo di passaggio e di ricevimento. 

Durante la giornata era aperto a tutti coloro che, francesi o stranieri, volevano vedere il re quando lo attraversava per recarsi alla cappella o ammirarvi i più bei quadri delle collezioni reali. Ma tre sere a settimana, da Ognissanti a Pasqua, era riservato alla Corte. Dalle 7 alle 10 di sera, queste serate "di appartamento" erano animate da spuntini, musica e danza.

IL SALONE DI ERCOLE - Primo salone del Grande Appartamento del Re, il salone di Ercole è stato in realtà creato per ultimo, alla fine del regno di Luigi XIV. Occupato dal 1682 da una cappella a due piani, fino alla costruzione dell'attuale cappella nel 1710, fu decorato nel 1712 con il monumentale quadro del Veronese, Cena in casa di Simone, dipinto per il refettorio del convento dei Serviti a Venezia verso il 1570. Nel 1664 il Doge lo aveva regalato a Luigi XIV per ottenere il suo appoggio contro i Turchi. 

Il camino, decorato con i magnifici bronzi di Vassè, è incoronato dal dipinto "Eliezer e Rebecca" sempre del Veronese.

SaloneErcole_ApoteosiErcole.jpg (99702 byte)I lavori per il salone, interrotti per dieci anni alla morte del Re Sole, durarono fino al 1736, quando Francois Lemoine finì di dipingere la volta raffigurante l'Apoteosi di Ercole, in cui voleva dimostrare che "la Virtù eleva l'uomo al di sopra di se stesso". 

Questa ampia composizione allegorica, in cui sono rappresentati 142 personaggi, voleva rivaleggiare con i capolavori degli affreschisti italiani, ma è stata realizzata su tele incollate al supporto. Fu un lavoro talmente spossante che il giovane pittore, nonostante il successo riscontrato, si suicidò poco tempo dopo. 

La Sala ha una dimensione di 18,32 metri di lunghezza per 13,85 metri di larghezza: l'altezza invece è di 11,57 metri. Proprio per la sua dimensione, questo Salone permise concerti, balli in costume e cene di gala, come il Grand Couvert, dato nel 1769 per il matrimonio del Duca di Chartres, padre del futuro Re Luigi Filippo, che restaurò Versailles ne secolo XIX.

IL SALONE DELL'ABBONDANZA - Durante le serate "di appartamento", il salone dell'Abbondanza era il luogo dei rinfreschi; un buffet proponeva caffè, vini e liquori. Era anche l'anticamera del gabinetto delle Curiosità o degli Oggetti Rari di Luigi XIV (occupato ora dal salone dei Giochi di Luigi XVI), a cui si accedeva dalla porta in fondo. 

Il re amava mostrare ai suoi ospiti più noti i vasi di oreficeria, le gemme e le medaglie che vi erano conservate e che hanno ispirato il decoro della volta, su cui si vede in particolare la grande navicella reale rappresentata al di sopra della porta. La navicella del re, un oggetto prezioso a forma di nave senza albero, era posata sul tavolo del monarca per le grandi occasioni oppure sul buffet. Simbolo di potere, che tutti dovevano salutare al passaggio, conteneva il tovagliolo del monarca. Oggi non resta quasi nulla dell'arredamento dell'epoca che da varie fonti si sa essere stato molto ricco, con numerosi pezzi in argento cesellato come tavoli, sedie, candelabri, disegnati da Le Brun, che furono poi fusi per coniare moneta in periodi di necessità economica

Il dipinto sul soffitto rappresenta L'Abbondanza e la Liberalità e venne realizzato da René-Antoine Houasse verso il 1683, sulla base di un disegno di Charles Lebrun; l'affresco è nel suo complesso un'allegoria alla magnificenza reale.

Alle pareti della stanza si trovano dei dipinti di personaggi di rilievo dell'epoca di Luigi XIV e di allegorie:

- Luigi di Francia (il Gran Delfino); 67 cm x 77 cm, copia dell'originale di Hyacinthe Rigaud datata 1697.

- Luigi di Borbone, duca di Borgogna, di Hyacinthe Rigaud: 80 cm x 110 cm. Olio su tela realizzato tra il 1700 ed il 1725

- Luigi XV, di Jean-Baptiste van Loo. Olio su tela 1,71 m x 2,05 m datato tra il 1716 ed il 1729. Replica dell'originale perduto

- Filippo V di Spagna di Hyacinthe Rigaud

- L'Abbondanza e la Magnificenza, medaglioni ovali di Claude Audran III.

IL SALONE DI VENERE - Questo salone e il salone di Diana costituivano il principale accesso al Grande Appartamento, grazie alla grande scala detta "scala degli Ambasciatori" (distrutta nel 1752). Venivano anche chiamati anticamere di marmo. Durante le serate di appartamento, vi venivano imbandite le tavole dei rinfreschi, ricoperte di cesti di fiori, piramidi di frutta fresca e rara come le arance e i limoni, di frutta candita e di marzapane. 

Come tutte le stanze successive, questo salone trae il nome da un pianeta, un tema legato al mito solare che ispirò tutta la decorazione di Versailles negli anni 1670. Il soffitto è contraddistinto da un grande affresco di René-Antoine Houasse raffigurante: Venere assoggetta alla propria volontà le divinità e le persone, affiancato da due cammei che completano la composizione che celebrano alcuni famosi rapimenti d'amore mitologici: Anfitrite rapita da un delfino (est) ed Europa rapita da un toro (ovest).

Le altre composizioni dipinte, che ornano gli intradossi della volta, rappresentavano vicende di eroi antichi legate sia al pianeta del luogo che alle azioni di Luigi XIV: l'intradosso di Augusto che presiede ai giochi del circo, ad esempio, è un'allusione al celebre carosello del 1662 organizzato in onore della regina, mentre quello delle Nozze di Alessandro e Rossane evoca le nozze di Luigi XIV.

Le lunette riportano altre storie derivate dalla mitologia antica che rappresentano delle allusioni al regno di Luigi XIV:

- lunetta est: Augusto presiede ai giochi del circo, evocazione del grand carrousel del 1662.

- lunetta sud: Nabuccodonosor e Semiramide fanno realizzare i giardini di Babilonia, allusione alla creazione dei giardini di Versailles.

- lunetta ovest: Alessandro sposa Rossane, allegoria del matrimonio del re con l'infanta Maria Teresa di Spagna.

- lunetta nord: Ciro si arma per soccorrere una principessa, evocazione della Guerra di Devoluzione condotta in nome della riscossione dell'eredità della principessa Maria Teresa nei Paesi Bassi.

Altri cammei presenti nelle decorazioni illustrano altre storie:

- lunetta est: Pan e Siringa.

- lunetta sud: Nettuno e Coronide e Saturno e Cibele.

- lunetta ovest: Apollo e Dafne

- lunetta nord: Boreo e Orizia e Plutone Proserpina.

SaloneVenere LuigiXIV.jpg (87854 byte)Agli angoli vi sono altre coppie celebri della mitologia e della storia antica:

- angolo sud-est: Antonio e Cleopatra.

- angolo sud-ovest: Teseo e Arianna.

- angolo nord-ovest: Tito e Berenice.

- angolo nord-est: Giasone e Medea.

I muri a est ed a ovest offrono ciascuno una vasta composizione a trompe-l'œildi Jacques Rousseau che rappresenta prospettive di colonnati ionici e finte arcate. Tra le finestre si trovano due statue all'antica rappresentanti Meleagro e Atlante sempre di Rousseau, eseguite tra il 1679 ed il 1680.

Le decorazioni della stanza riprendono le linee dello stile romano di moda negli anni '70 del XVII secolo, con abbondanza di marmi policromi ed ornamenti antichi come colonne ioniche, nicchie e bronzi dorati.

Nella nicchia centrale del salone, al centro del muro a sud, si trova una statua raffigurante Luigi XIV come imperatore romano dello scultore Jean Varin, posta nel 1682 e rimpiazzata nel 1687 da una statua antica di Cincinnato. Quando quest'ultima venne trasportata al Louvre durante la Rivoluzione, la statua di Luigi XIV riprese la sua posizione originaria.

 In questa successione di saloni, il più barocco è quello di Venere. È l'unico in cui Le Brun ha fatto dialogare architettura, scultura e pittura, a volte reale e a volte finta: i pilastri e le colonne di marmo sono ripresi nelle prospettive dipinte da Jacques Rousseau e due statue in trompe l'oeil accanto alle finestre rispondono alla figura di Luigi XIV, scolpita da Jean Warin.  

IL SALONE DI DIANA - Come il salone di Venere, quello di Diana serviva da vestibolo al Grande Appartamento e, ai tempi di Luigi XIV, durante le "sere di appartamento", da stanza da biliardo. Il tavolo da biliardo, ricoperto da un tappeto di velluto di cremisi a frange d'oro, era sistemato centralmente ed alcune padane, ricoperte da tappeti persiani, permettevano alle Dame della Corte di seguire le partite ed assistere alle vittorie del Re.SaloneDiana SacrificioIfigenia.jpg (118774 byte)

Nell'antichità greca, la dea della caccia Diana era associata alla luna per la sua freddezza. Era inoltre la sorella di Apollo, il dio del Sole. Gli intradossi sono ornati con scene di caccia di eroi dell'Antichità. L'allusione è qui molto esplicita, in quanto tutti sanno che Luigi XIV era un grande cacciatore. 

La parte centrale del soffitto, eseguita da Gabriel Blanchard, rappresenta Diana che presiede alla navigazione e alla caccia. Sopra il camino si trova il dipinto di Charles de La Fosse che rappresenta Il Sacrificio di Ifigenia e di fronte, sopra la mensola, Diana ed Endimione di Gabriel Blanchard. I busti antichi vengono dalle collezioni di Mazarino offerte a Luigi XIV.  

IL SALONE DI MARTE - Marte è un pianeta ma è anche il dio della Guerra. La scelta di questo tema militare che ispirò tutta la decorazione del salone è dovuta al fatto che questa grande stanza era stata adibita inizialmente a sala delle guardie per l'appartamento di parata. Fu poi destinata, durante le "sere di appartamento", alla musica e alla danza, e chiamata quindi "sala da ballo". I balletti di corte erano sottoposti a numerose regole e richiedevano quindi molte ripetizioni; i principi vi partecipavano, mescolandosi a volte ai ballerini professionisti. Sui due lati del camino, due tribune, installate nel 1684 e soppresse nel 1750, erano destinate ai musicisti. 

Purtroppo non vi è nulla che possa ricordare il lusso sfolgorante della sua decorazione, sotto Luigi XIV, come sala da ricevimento: i muri erano ricoperti da pannelli di broccato, ed il letto, abbellito da ricami, era separato dalla stanza da una balaustra d'argento. 

Questa stanza è un esempio significativo di come Charles Le Brun procedeva a decorare gli ambienti di Versailles: l'artista sovraintendeva ogni cosa, preoccupandosi di ogni dettaglio, così da ottenere un insieme sempre omogeneo. A volte si occupava egli stesso delle decorazioni, mentre altre volte affidava ai suoi collaboratori la realizzazione di altri particolari, come ad esempio gli stucchi, realizzati in gran parte da Regnaudin e dai fratelli Marsy. 

Il resto della mobilia, cioè il tavolo, uno specchio alto tre metri disposto fra le finestre, alari, candelabri e lampadari erano tutti in argento, ma tutto venne fuso nel 1689.

Al centro del soffitto, Claude Audran ha dipinto Marte su un carro tirato dai lupi. L'opera è incorniciata da due composizioni: una ad est, dipinta da Jouvenet, La Vittoria sostenuta da Ercole seguita dall'Abbondanza e dalla Felicità; l'altra ad ovest:, dipinta da Houasse, Il Terrore, il Furore e lo Spavento che si impossessano delle potenze della terra

Quattro quadri di Simon Vouet, provenienti dal castello di Saint-Germain-en-Laye, sono situati sopra la porta: La Temperanza, La Prudenza, La Giustizia e La Forza. Il David che suona l'arpa, del Domenichino, il quadro preferito di Luigi XIV, posto sopra il camino, si trovava ai tempi di Luigi XIV nell'alcova della camera del Re, e faceva da "pendant" ad un San Giovanni a Patmos di Innocenzo da Imola, attribuito allora a Raffaello. 

A sinistra del camino, si può ammirare La Famiglia di Dario ai piedi di Alessandro, opera di Charles Le Brun, e a destra I Pellegrini di Emmaus, ispirato al Veronese (si trattava un tempo dell'originale): la loro posizione rivela la volontà di mostrare che ormai i pittori francesi possono rivaleggiare con i più grandi maestri italiani. Sui muri laterali si trovano due ritratti di apparato: Luigi XV e Maria Leszczinska, entrambi dipinti da Carle Van Loo.  

Le lunette, realizzate a bassorilievo e in stucco dorato, vennero realizzate tutte dai fratelli Gaspard e Balthasar Marsy su disegni di Le Brun e illustrano la supremazia militare della Francia sulle altre potenze europee:

- Lunetta nord-est: Allegoria della vittoria delle truppe francesi sui Turchi nella battaglia di Saint-Gotthard.

- Lunetta sud-est: Allegoria della supremazia francese sul mare.

- Lunetta sud-ovest: Allegoria della supremazia della Francia sulla Spagna e sull'Olanda.

- Lunetta nord-ovest: Allegoria della supremazia della Francia sul Sacro Romano Impero

IL SALONE DI MERCURIO - Il nome di Chambre du lit alternativamente dato alla sala è dovuto al fatto che attualmente in essa si trova un letto commissionato per Luigi Filippo di Francia nel 1833 e posto in questo salone nel dicembre del 1998 per essere esposto al pubblico, sebbene la sala non abbia mai avuto la funzione di camera da letto. Una balaustra d'argento massiccio inquadra il letto nell'ambiente e risale all'epoca di Luigi XIV: l'argento di cui è composta venne infatti derivato dalla fusione dell'argenteria reale per far fronte alle esigenze belliche della Guerra della Lega di Augusta nel 1689.

In un angolo della stanza si trova un pendolo con automi donato a Luigi XIV nel 1706 e con un meccanismo realizzato da Antoine Morand.

Nella stessa stanza si trova anche un comò realizzato da André-Charles Boulle nel 1709, proveniente dalla camera del re al Trianon.

Ai muri si trovano due tele:

  • Un ritratto di Luigi XV di Hyacinthe Rigaud datato al 1730

  • Un ritratto di Maria Leszczinska di Louis Tocqué datato al 1740

Su ciascuna porta sono visibili dei dipinti a pannello provenienti dal Castello di Meudon:

  • Acis e Galatea di Michel Corneille,

  • Apollo e Dafne di Antoine Coypel.

Una delle rare volte in cui il salone di Mercurio fu adibito a camera da letto fu quando il duca di Angiò, nipote di Luigi XIV, fu proclamato re di Spagna: il giovane principe vi dormì per tre settimane, prima di recarsi nel suo nuovo paese. In questa stanza, dal 1 al 10 settembre 1715, in questa stanza fu esposta la spoglia mortale di Luigi XIV. 

Il soffitto è composto da un dipinto ad affresco di Jean-Baptiste de Champaigne incaricato dallo stesso Luigi XIV di decorare il salone di Mercurio. La parte centrale del soffitto rappresenta Mercurio su un carro tirato da due galli. La Vigilanza, che tiene una gru dinanzi a sé, accompagnata da due amorini che rappresentano le arti e le scienze. La stella del mattino, rappresentata da un putto che tiene una trombetta e una stella sulla testa, precede il carro.

Le lunette del soffitto rappresentano a nord Alessandro il Grande fa portare ad Aristotele diversi animali esotici affinché egli li descriva nella sua Storia Naturale, a est Alessandro il Grande che riceve l'annuncio della morte del filosofo gimnosofista indiano Calano che si è immolato al fuoco (verso il 1672), a sud Tolomeo II Filadelfo si intrattiene coi suoi servi e si fa spiegare la Bibbia dei Settanta nella biblioteca di Alessandria e infine L'Imperatore Augusto riceve un'ambasciata indiana che gli offre tra gli altri tigri e bestie non ancora conosciute ai Romani a ovest.

Gli stucchi di decorazione sono realizzati ad opera dei fratelli Gaspard e Balthasar Marsy.

IL SALONE DI APOLLO - Il salone di Apollo, è dedicato al dio greco Apollo, divinità legata al sole col quale Luigi XIV si identificava. Voluto da Luigi XIV in persona, il soffitto del salone è costituito da un grande dipinto di Charles de La Fosse che rappresenta Apollo sul suo carro trainato da quattro cavalli, accompagnato dalle figure della Francia, della Magnanimità, della Magnificenza e da una processione di figure mitologiche tra cui Flora, Cerere, Bacco e Saturno.

Le lunette del soffitto rappresentano Poro condotto davanti ad Alessandro (nord), Coriolano muove assedio a Roma su richiesta di sua madre (est), Vespasiano fa costruire il Colosseo a Roma (sud), Augusto fa abbattere il porto di Miseno (ovest).

I quattro continenti sono rappresentati ai quattro angoli della stanza.

A partire dall'installazione del re a Versailles il 6 maggio 1682, il salone di Apollo venne utilizzato come sala del trono. Il trono di Luigi XIV era ornato di sculture e da placche in argento, alto tre metri e posto su di una superficie coperta di tappeti persiani a fili d'oro, il tutto sormontato da un baldacchino broccato d'oro. Il trono venne realizzato dall'ebanista di Gobelin, l'italiano Domenico Cucci, con un assemblaggio di figure d'argento provenienti dal Garde-Meuble de la Couronne.

Nel 1689, il re diede ordine di fondere la propria argenteria per finanziare le spese della Guerra della Grande Alleanza. Al posto del trono d'argento massiccio, Luigi XIV fece realizzare un nuovo trono in stile.

Completa l'arredamento della stanza un bureau e sei candelieri a mo' di torce con forma di cornucopie in argento dorato realizzate da Pierre-Edmé Babel e da Toussaint Foliot. Le torce fanno parte di un lotto di 24 torce ordinate per l'occasione del matrimonio tra il futuro Luigi XVI e l'arciuchessa Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena per la Galleria degli Specchi.

Su ciascuna porta si trovano altri dipinti: Allegoria della nascita di Luigi XIV di Louis-Gabriel Blanchard e La fama annuncia alle quattro parti del mondo le meraviglie del regno di Luigi XIV di François Bonnemer.

Tomriris, regina degli Sciti, fa conservare la testa recisa di Ciro in un vaso pieno di sangue di Pieter Paul Rubens e quattro tavole di Guido Reni dedicate ad Ercole: Allevamento di Deianira, Ercole combatte con l'Idra di Lerna, Ercole e Acheloo, Ercole e il fuoco. Anche queste opere sono presenti in copia, mentre gli originali sono conservati al Louvre.

Il camino di questa stanza era sormontato da un famoso ritratto di Luigi XIV in costume reale, con le insegne dell'incoronazione. Il dipinto venne realizzato nel 1701 da Hyacinthe Rigaud al fine di illustrare la naturale grandiosità del re anche in età avanzata. Questo ritratto oggi è conservato al Louvre e nella sala si trova una copia fedele. Di fronte ad esso si trova un ritratto più piccolo di Luigi XVI.

Le serate di appartamento

Già nel 1676 Madame de Sévigné evoca i meravigliosi divertimenti al castello di Versailles, ma è la ristrutturazione del Grande Appartamento del Re nel 1682 che istituzionalizza le "serate di appartamento" e conferisce loro un lustro impareggiabile. Si tratta di ricevimenti offerti dal re generalmente tre volte a settimana, da Ognissanti alla Pasqua fiorita, ad una corte ristretta. Questi divertimenti sono un momento privilegiato per il sovrano e i suoi sudditi che, dimenticando per un attimo l'etichetta, sono in comunione. 

Queste serate si svolgono nello spazio compreso tra la galleria e il salone dell'Abbondanza. Ogni stanza ha una precisa funzione. In dicembre 1682, ad esempio, il salone di Apollo è dedicato alla danza, il salone di Mercurio al gioco del re, della regina e della famiglia reale, mentre il salone di Marte accoglie gli altri giocatori. Il salone di Diana è riservato al biliardo. Più in là, il salone di Venere accoglie lo spuntino, composto da frutta fresca, limoni, arance, gelatine e marmellate di ogni sorta. Infine, il salone dell'Abbondanza accoglie i buffet: uno per le bevande calde (caffè e cioccolato), gli altri due per i liquori, i sorbetti, gli sciroppi di vari tipi di frutta e il vino.

La galleria degli Specchi e i suoi saloni  

Luigi XIV la fece edificare al posto della terrazza di Le Vau che collegava originariamente il padiglione settentrionale al padiglione meridionale del palazzo. I lavori iniziati nel 1689 durarono dieci anni. Misura 73 m di lunghezza, 10,50 m di larghezza per 12,30 m di altezza. Alle diciassette finestre arcuate prospicienti il giardino fanno riscontro altrettante finte porte decorate di specchi a riquadri smussati ai lati e incorniciati d'ottone cesellato e dorato. Quattro di queste porte mettono in comunicazione con l'Appartamento del re.

Le ventisette composizioni della volta dipinta da Le Brun illustrano la gloriosa storia di Luigi XIV nei primi diciotto anni del suo governo personale, dal 1661 alla pace di Nimega. Le vittorie militari e diplomatiche, nonché le riforme destinate alla riorganizzazione del regno, vi sono trattate sotto forma di allegorie all'antica. 

La decorazione di questa galleria celebre in tutto il mondo, è particolarmente curata. Gli spazi tra le finestre sono scanditi da paraste di marmo rossobruno di Rance con le basi di bronzo cesellato e dorato con capitelli ideati appositamente da Caffieri per questa galleria. Il fregio della cornice in stucco dorato è ornato con gli emblemi degli ordini reali di San Michele e di Santo Spirito. Sulla cornice si notano ventiquattro gruppi di putti realizzati dallo scultore Coysevox e, un po' ovunque, ghirlande, trofei e cascate d'armi, opere di Coysevox, Tuby, Le Gros e Massou. All'epoca del Re Sole questa galleria possedeva degli arredi d'argento massiccio, come le giardiniere per gli aranci, i tavoli e gli sgabelli, nonché le più belle statue delle collezioni reali.

Questa Galleria, dove si accedeva liberamente come in tutto l'appartamento, brulicava di un'incredibile quantità di gente, dal popolo ai più grandi signori. Un tempo veniva addirittura attraversata quotidianamente da mucche, asine e capre che erano condotte fino agli appartamenti delle figlie del re Luigi XV, allora bambine, affinché potessero bere il latte freschissimo ogni mattina.

Durante i regni che si succedettero vi furono organizzati grandissimi ricevimenti in occasione di varie ambascerie, della visita del Doge di Genova, di nozze principesche come quelle del duca di Borgogna, nel 1747, in cui fu dato un magnifico ballo di gala. In alcune ricorrenze, il trono del re veniva sistemato sotto un baldacchino in fondo alla galleria, dal lato del Salone della Pace.

Adesso, possiamo ammirare i numerosi lampadari in cristallo di Boemia, le ventiquattro torcere dell'epoca di Luigi XV, le consolle in legno dorato con il piano di marmo, i vasi di porfido, i busti antichi... immersi in un mondo fantastico che trascende l'uomo per il quale furono realizzati, Luigi XIV, e gli artisti stessi che vi lavorarono, un mondo a gloria e vanto di tutta la Francia.

IL SALONE DELLA GUERRA - Mansart inizia a costruire il salone della Guerra nel 1678. La decorazione, terminata da Le Brun nel 1686, esalta le vittorie militari della guerra di Olanda (1672-1Ó78) che si concludono con la pace di Nimega. Le pareti sono rivestite di pannelli di marmo ornati con sei trofei e con armi in bronzo dorato. 

La parete contigua al salone di Apollo è occupata da un bassorilievo ovale in stucco che rappresenta Luigi XIV a cavallo che calpesta ì nemici. Questo capolavoro di Coysevox è sovrastato da due Fame dorate ed è sostenuto da due prigionieri incatenati. Sotto, sul bassorilievo che nasconde l'apertura di un falso camino, Clio scrive la Storia del Re per i posteri. 

Il soffitto, dipinto da Le Brun, rappresenta al centro La Francia in armi seduta su una nuvola, circondata da Vittorie. Un ritratto di Luigi XIV orna il suo scudo. Sugli intradossi sono raffigurate le sue tre nemiche vinte: la Germania in ginocchio, con un'aquila; la Spagna minacciosa, con un leone ruggente, e l'Olanda rovesciata su un leone. Il quarto intradosso rappresenta Bellona, la dea della guerra infuriata, tra la Ribellione e la Discordia.  

LA GALLERIA DEGLI SPECCHI - Le grandi gallerie erano all'epoca di gran moda: luogo di passaggio e mezzo di comunicazione tra i vari appartamenti, erano ambienti che si prestavano, per le ampie superfici, a grandi cicli decorativi. Il re aveva ben presenti le lunghe gallerie delle Tuileries, del Louvre e di Fontainebleau, aveva fatto installare egli stesso la Galerie d’Apollon al Louvre, e la Galleria realizzata da Mansart nel palazzo costruito a Clagny per Madame de Montespan aveva abbagliato tutti i visitatori.  Il Re desiderava da tempo costruirne una anche a Versailles, e tra il 1678 e il 1684 fu dunque costruita, chiudendo la terrazza del castello nuovo, la Galleria degli Specchi, simbolo della potenza del monarca assoluto. 

La grande Galleria riprendeva le linee architettoniche del castello nuovo, di cui occupava tutta la facciata ovest per una lunghezza di 73 metri , continuando a fungere da passaggio tra gli appartamenti del Re e quelli della Regina, conclusa a nord dal Salone della Guerra e a sud dal Salone della Pace. 

In seguito a questi nuovi lavori, l'appartamento del Sole divenne il Grand Appartement, utilizzato per i ricevimenti, e l'appartamento del Re fu spostato nel castello vecchio.  

Il grande salone presenta sulla parete laterale un'arcata composta da diciassette specchi, incorniciati da archi e inframmezzati da paraste. Gli specchi sono contrapposti alle finestre affacciate sui giardini, dalle quali ricevono luce diretta. Il suggestivo insieme ricava ulteriore pregio dalla profusione di materiali preziosi quali i marmi rossi delle colonne e il bronzo dorato dei capitelli; questi ultimi inaugurarono il cosiddetto "ordine francese", costituito dalla combinazione in funzione simbolica di gigli e galli. 

Sul soffitto un ciclo di dipinti di soggetto allegorico incorniciati da stucchi celebrano le imprese compiute dal re. La galleria, che deve il suo fascino agli effetti di luce e di estensione indeterminata dello spazio in un suggestivo continuum tra esterno e interno, era considerata in passato una vera e propria meraviglia proprio per la profusione di specchi, al tempo rari e preziosi. Le lastre, oltre trecentocinquanta, furono realizzate a Parigi presso una manifattura istituita dal ministro Colbert con l'intenzione di contendere a Venezia il primato nella produzione del vetro.  

La Grande Galleria, come veniva chiamata nel XVII secolo, era soprattutto un luogo di passaggio quotidiano, di attesa e d'incontri, frequentata dai cortigiani e dal pubblico di visitatori. Accolse delle cerimonie solo in circostanze eccezionali, quando i sovrani vollero conferire maggiore splendore ai ricevimenti diplomatici o agli svaghi (balli o giochi) offerti in occasione di nozze principesche. Per i ricevimenti diplomatici, il trono veniva sistemato su un palco all'estremità della galleria, sul lato del salone della Pace, la cui arcata era chiusa. 

La messinscena del potere raggiunse raramente un tale grado di ostentazione, come quando il doge di Genova nel 1685 e gli ambasciatori del Siam (1686), della Persia (1715), dell'Impero Ottomano (1742) dovettero attraversare tutta la galleria sotto gli occhi della Corte ammassata sui gradini disposti sui due lati. Vi furono anche le nozze del duca di Borgogna, nipote di Luigi XIV, nel 1697, del figlio di Luigi XV nel 1745 con l'Infante di Spagna e poi nel 1747 con Maria Giuseppina di Sassonia, ed infine il ballo in maschera per le nozze di Maria Antonietta e del Delfino, futuro Luigi XVI, nel maggio del 1770.

Qui fu inoltre firmato, il 28 giugno 1919, il trattato di Versailles che poneva fine alla Prima guerra mondiale. Da allora, i presidenti della Repubblica Francese continuano ad accogliervi gli ospiti ufficiali della Francia.

IL SALONE DELLA PACE - Situato all'angolo sud-occidentale, il Salone della Pace, inondato di luce, si affaccia sul Parterre di Mezzogiorno con i suoi mirabili arabeschi fioriti. Presenta una decorazione simile a quella del Salone della Guerra, all'altro capo della galleria. La maggior parte degli ornamenti sono dell'epoca di Luigi XIV, eccettuato il grande medaglione al di sopra del camino raffigurante Luigi XV come pacificatore; il sovrano è rappresentato all'età di diciannove anni nell'atto di porgere un ramoscello d'olivo, simbolo della pace, all'Europa nelle vesti di una giovinetta. Quest'opera di Lemoyne, del 1729, sovrasta il camino di marmo verde. 

Sulla mensola, due piccoli busti di imperatori romani; nel focolare, una bella placca recante lo stemma di Francia e di Navarra e una coppia di pregevoli alari commissionati per questa sala da Maria Antonietta allo scultore Boizot, raffiguranti due leoni affrontati. Sui marmi dei muri, cascate d'armi e strumenti musicali. Da notare inoltre, sulle pareti specchiate, i putti che giocano attorno ai vasi di fiori nonché il lampadario con le girandole di cristallo color ametista. Ai lati della porta, due busti con la testa di porfido, su piedistallo, come se ne vedono molti nella reggia, e un vaso di marmo grigio.

Attorno al soffitto si sviluppa una cornice poggiante su mensole in legno dorato, mentre negli angoli le lire e i caducei stanno a significare che le arti e i commerci prosperano nella pace. 

Questa sala fu separata dalla Galleria degli Specchi al tempo della regina Maria Leczynska, mediante un tramezzo mobile che talvolta veniva rimosso in occasione delle grandi feste. A seconda delle necessità del momento poteva fungere da Sala da gioco della regina oppure da Sala da concerto. Durante le domeniche invernali la regina vi organizzava dei concerti di musica vocale e strumentale divenuti celebri. 

La regina, così schiva, non nascondeva però la passione per il gioco, in particolare un gioco d'azzardo detto cavagnole al quale perdeva spesso. I nobili che a Versailles vivevano una vita spendacciona cercavano di rifarsi al gioco. In tutte le epoche vi sarà sempre un "salone da gioco" negli appartamenti dei re, delle regine e dei membri di casa reale. 

Il soffitto a cupola è affrescato da Le Brun. Al centro, la Francia su un carro trainato da quattro colombe circondata dalla Pace, dalla Gloria e da altre Virtù dispensatrici di pace.

Il Grande Appartamento della regina

Il Grande Appartamento della Regina, che si affaccia sul Parterre Sud, è simmetrico rispetto al Grande Appartamento del Re. Dopo la morte della regina Maria Teresa nel 1683, l'appartamento privato della regina sul cortile di Marmo è stato annesso a quello di Luigi XIV, poi occupato da due delfine, Maria Cristina di Baviera e Maria Adelaide di Savoia, quindi dalle due regine Maria Leszczinska (dal 1725 al 1768) e Maria Antonietta (dal 1770, quando era ancora delfina, al 1789). Pertanto, contrariamente al sovrano che, sin dal regno di Luigi XIV, preferì alloggiare altrove, la regina continuò ad occupare il suo Grande Appartamento. 

Comprende quattro sale, che si visitano ora in senso inverso rispetto all'utilizzo che ne veniva fatto nell'Ancien Regime, ossia dalla camera alla sala delle Guardie.

Maria Teresa Maria Leczinska Maria Antonietta

LA CAMERA DELLA REGINA - La camera è la stanza principale dell'appartamento, quella in cui la regina trascorreva la maggior parte del suo tempo. Vi dormiva, spesso in compagnia del re. Di mattina vi concedeva le sue udienze personali, prima e dopo la Toilette, che costituiva un evento di corte regolato da un'etichetta rigorosa quanto quella del "Lever" del re. 

In questa stanza, sotto lo sguardo dei visitatori, si svolgevano i parti delle regine: vi nacquero diciannove "Bambini  di  Francia".  Qui vi morirono Maria Teresa nel 1683, le due Delfine, la nonna (1690) e la madre (1712) di Luigi XV.

La decorazione ricorda ancora le tre regine che hanno occupato la stanza. Ognuna di loro ebbe modo di personalizzare le quattro grandi sale che compongono l'Appartamento della Regina, tanto che l'insieme non risulta esser omogeneo come per l'Appartamento del Re. La suddivisione del soffitto risale all'epoca della regina Maria Teresa, mentre le pitture a grisaglia di Boucher sono state realizzate per Maria Leszczinska, come pure i pannelli in legno. Tutti questi elementi sono stati conservati da Maria Antonietta, che ha fatto cambiare solo il mobilio e il camino.

Sulle pareti ornate di fiori e d’oro su fondo bianco furono collocati i ritratti del Re e del padre della Regina, lo sfortunato Re di Polonia Stanislao Leczinska.

Accontentando tutti i desideri della Regina Maria Leczinska, che gli aveva dato numerose figlie ed infine, nel 1729, un erede al trono, il Re ordinò per la Regina un lussuoso tenore di vita, pagandole i debiti di gioco e rinnovandole completamente il corredo ogni tre anni, con lenzuola e copriletto ornati di trine per una spesa di 30.000 lire francesi, una cifra enorme a quei tempi. E si può dire che i 43 anni di permanenza della Regina Maria Leczinska sono stati un continuo avvicendarsi di mobili, di tappezzerie di seta e di abbellimenti.  

La Regina poteva trovare un po’ di pace nei salotti costruiti dietro al grande appartamento, di cui non resta più niente dopo le trasformazioni imposte dalla Regina successiva. Infatti divenuta Regina di Francia, Maria Antonietta si insediò in questa camera, apportando solo qualche modifica che riuscì ad ottenere dall’ostinato architetto Gabriel. 

A Maria Antonietta sono da imputare, fra le modifiche da lei fatte alla versione della stanza ai tempi di Maria Leczinska, i bellissimi pannelli di broccato dai delicati fiori, visibili anche attualmente.

Nel 1770, quando Maria Antonietta era ancora Delfina, Antoine Rousseau aggiunse agli stemmi reali di Francia e di Navarra le aquile imperiali austriache, poste sugli angoli del soffitto ed anche nel caminetto sistemato nel 1786: questo è in marmo screziato rosso e bruno venato di bianco. E’ sovrastato da un busto della Regina, di Lecomte, con il mantello reale e un medaglione col profilo di Luigi XVI. Notevoli, il parafuoco del caminetto, di B. Claude Senè (1748 – 1803), gli sgabelli e lo stipo dei gioielli, che merita un momento di attenzione. Fu eseguito nel 1787 da Jean Ferdinand Schwerdferger (1734 – 1818), ebanista di origine tedesca. Con le sue linee sobrie e ricche nel contempo, questo pregevole arredo preannuncia lo stile Impero. E’ impreziosito da intarsi di madreperla e vetro, placche di porcellana di Sevres bianca ed azzurra a imitazione di quella di Wedgwood e da numerose applicazioni in bronzo.    

I ritratti della madre della Regina, l’imperatrice Maria Teresa, del fratello Giuseppe II e del marito Luigi XVI furono sistemati qui nel 1773. La seta delle tappezzerie dei muri, dell’arredamento dell’alcova e delle poltrone veniva cambiata ad ogni stagione. Quella che si vede attualmente è stata rifatta esattamente sul modello estivo del grò di Tours broccato ed è stata donata dalle seterie di Lione. Il motivo rappresentato è particolarmente leggiadro con intrecci di fiori a profusione, rose, lillà, tulipani legati da nastri. 

Il soffitto, fatto a cupola è decorato da quattro dipinti di Boucher. Le sovrapporte sono state realizzate da Natorie e da Jean François de Troy. 

All'alba del 5 ottobre 1789, gli insorti giunti il giorno prima da Parigi invadono la reggia. Monsieur de Miomandre, di guardia, grida "Salvate la regina!" e cade sotto i colpi, come pure Monsieur de Varicourt. Maria Antonietta ha appena il tempo di fuggire per raggiungere il re attraverso la porticina a destra del letto. Non avrebbe mai più dormito in questa camera e morirà sulla ghigliottina il 16 ottobre 1793.

In questa camera ove vissero tre regine, Maria Teresa. Maria Leczynska e Maria Antonietta, e due delfine, nacquero pubblicamente diciannove "figli di Francia". Infatti, secondo un'antica usanza, la regina doveva partorire in pubblico. Bisogna ricordare che Versailles era aperto a tutti e si riempiva ancora di più nei giorni delle nascite a corte. Il 19 dicembre 1778, allorché venne al mondo Madame Royale, la camera era occupata da una tale folla di curiosi, tra cui due giovani savoiardi arrampicati sui mobili per meglio godersi lo spettacolo, che la regina si sentì male; il re aprì lui stesso le finestre per dare un po' d'aria alla consorte.

Durante la Rivoluzione, il castello non fu saccheggiato, ma i mobili furono dispersi in vendite all'asta che durarono un anno. Alcuni furono ritrovati, come il cofanetto dei gioielli di Schwerdfeger, che si trova a sinistra del letto, o come il parafuoco; altri sono stati sostituiti da pezzi equivalenti, come i sedili destinati alla contessa di Provenza, cognata della regina, o quelli forniti in occasione della visita del re di Svezia Gustavo III. 

Per quanto riguarda le stoffe che rivestono il letto e i muri, sono state ritessute a Lione secondo i cartoni originali dell'epoca. Il letto e la balaustra sono stati riscolpiti sulla base di antichi documenti.

IL SALONE DEI NOBILI - Era un'anticamera ai tempi della regina Maria Teresa, mentre Maria Leszczinska vi concedeva le sue udienze ufficiali, seduta sotto un baldacchino. Vi teneva inoltre il suo "cerchio", come veniva chiamato il periodo di tempo dedicato alla conversazione con le dame di corte. Maria Antonietta fece rifare interamente la decorazione, conservando solo le pitture del soffitto. 

Per lei, i muri furono rivestiti di damasco verde mela bordato da un largo gallone d'oro. Fu fornito un nuovo mobilio, al tempo stesso moderno e raffinato. Infatti, per i maestosi comò e le angoliere, Riesener, l'ebanista preferito della regina, si lasciò influenzare dall'ultima moda inglese, sostituendo gli abituali intarsi fioriti con grandi superfici di mogano, mentre i bronzi dorati e i le mensole di marmo blu turchino di questo maestoso insieme erano abbinati a quelli del camino, anch'esso nuovo.

Trasformata nel corso degli anni, delle pitture originali si conservano solo le pitture allegoriche del soffitto di Michel Corneille; gli specchi, le boiseries, le tappezzerie di damasco verde mela, il camino di marmo blu, le angoliere ed i cassettoni di Riesener con bronzi dorati di Gouthière, sono da imputare all'epoca di Maria Antonietta.

I mobili, sistemati qui nel 1785, hanno potuto oggi essere rimessi al posto originario: cassettoni e cantonali di Riesener, sgabello cinese montato come vaso dai bronzi dorati, ritratto in tappezzeria di Luigi XV, opera di Cozette secondo Van Loo, candelabri di Forestier.

Vi sono alari del modello originale del 1786: il parafuoco del camino, il pendolo ed i suoi candelabri (del Boudoir del Conte d'Artois), gli sgabelli (del Quirinale, sotto Napoleone, rivestiti come all'epoca di Luigi XVI), il lampadario in cristallo di Boemia, il tappeto della Savonnerie della Galleria del Louvre, costituiscono oggi l'arredamento. 

Manca la grande poltrona della Regina che non si è riusciti a ritrovare. L'arredo riesce ad evocare le presentazioni che erano fatte delle dame o delle mogli degli ambasciatori.

L'ANTICAMERA DEL GRAND COUVERT - Si chiama anche Anticamera della Regina: inizialmente tale sala era la Sala delle Guardie della Regina: traccia di questa origine è ravvisabile nella decorazione della cornice e delle volte, che presentano dipinti di Paillet e Vignon, tutti con soggetti che hanno a che fare con la guerra. Qui si sta parlando del Salone che appartiene agli Appartamenti della Regina. Serviva sia come anticamera e sia come sala da pranzo della Regina. La tavola era sistemata dinanzi al camino. Esiste un altro Salone che porta la stessa denominazione, ma è proprio dell'Appartamento del Re, che si affaccia nell'angolatura sud del Cortile di Marmo.

È in questa anticamera della regina che si svolgevano i pasti pubblici, il cui rito fastoso attirava molte persone. Solo la famiglia reale poteva sedersi a tavola. Davanti a loro si trovavano le duchesse, le principesse o le persone importanti che avevano il privilegio di essere sedute su sgabelli. Le altre dame e le persone che erano potute entrare grazie al loro rango o con l'autorizzazione degli uscieri invece rimanevano in piedi. Luigi XIV rispettava questa cerimonia quasi ogni sera; Luigi XV preferiva i pasti intimi. 

Il dipinto centrale è stato modificato più volte ed ornato nella seconda metà del secolo XIX con "La tenda di Dario" (dove la Famiglia di Dario si prostra ai piedi di Alessandro) di Lebrun, il cui originale si trova nel Salone di Marte. Essa sostituisce un’opera di Vignon oggi scomparsa. Le volte sono ornate da dipinti di quest’ultimo.

Le 4 porte che consentono di accedere alla Sala delle Guardie sono sormontate da dipinti di Madeleine de Boulogne; le pareti erano rivestite da tappezzerie, oggi sono coperti da un velluto rosso voluto da Luigi XVIII, che esalta i dipinti che sono presenti nella sala, fra cui quello di Maria Antonietta con i figli, opera di Vigée Le Brun ed anche sempre la Regina Maria Antonietta del 1779. Inoltre i ritratti delle figlie del Re Luigi XV: Madame Adelaide e Madame Victoire. 

Sul camino, "Arianna dormiente", copia della celebre statua antica conservata in Vaticano di Pierre Julien (1731 – 1804) ed anche un ritratto di Madame Elisabeth vestita alla spagnola di Adelaide Labille Guiard (1745 – 1803).

Alla tavola del re - A Versailles Luigi XIV mangia sempre in pubblico, sia a pranzo da solo nella sua camera, sia a cena in famiglia in una stanza specifica. 

Quando la regina e la delfina sono ancora vive, questo pasto si svolge nell'anticamera del Grand Couvert dell'appartamento della Regina. A partire dal 1690 il re trasferisce questo rito nella sua prima anticamera, detta del "Grand Couvert". Vi partecipano il re, la regina, i figli, le figlie, i nipoti e le nipoti di Francia. La regola viene a volta infranta, quando il monarca teme di ritrovarsi da solo, faccia a faccia con Monsignore il Delfino: invita allora i suoi "bastardi", a dispetto della cognata Madame Palatine. 

Questo pasto è un vero e proprio spettacolo a cui assistono tutti i giorni, in piedi, centinaia di cortigiani accuratamente selezionati. Solo dodici dame titolate hanno il diritto di sedersi su uno sgabello davanti al tavolo reale. Il cerimoniale fastoso rispetta il rituale francese, con la presentazione successiva di cinque servizi: le minestre di verdure, gli antipasti, gli arrosti, gli "entremets" e la frutta o il dolce. È un balletto che si svolge davanti alla famiglia reale, orchestrato dal capocameriere, con la bacchetta in mano. Il re mangia molto e parla poco; il 3 febbraio 1707 sua cognata scrive: "Ognuno ingoia il cibo senza due una parola, come in un convento; al massimo vengono scambiate due parole a voce bassa con il vicino".

LA SALA DELLE GUARDIE - Alla fine della scala della Regina, detta anche "scala di Marmo", si penetrava nel Grande Appartamento della Regina attraverso la sala delle Guardie in cui, giorno e notte, dodici guardie del corpo proteggevano la sovrana. A Versailles, solo il re, la regina e il delfino potevano disporre di una guardia personale costituita da soldati appartenenti ad unità scelte, ossia alle quattro compagnie di guardie del corpo del re. Queste unità disponevano della grande sala successiva, detta "sala dell'Incoronazione", come corpo di guardia. 

In origine costituiva la parte superiore della cappella situata al pianterreno; nel 1676, la vecchia pavimentazione a lastre di marmo viene sostituita da un pavimento  in legno a spina di pesce. Le Brun realizzò il bellissimo rivestimento delle pareti in marmi policromi. La decorazione pittorica fu interamente eseguita da Noel Coypel (1628 – 1707). Al centro del soffitto ottagonale è raffigurato Giove che percorre il cielo sul suo carro, circondato da numerose figure mitologiche. Nei riquadri voltati, quattro soggetti ispirati all’antichità. 

Agli angoli, le vivaci rappresentazioni illusionistiche creano un effetto prospettico. Le sovrapporte, eseguite a bassorilievo da Le Gros e Massou, recano il monogramma reale e i gigli di Francia. La sala delle guardi possiede la stessa decorazione a motivi geometrici dello scalone della regina, che faceva riscontro allo scalone degli ambasciatori, il quale conduceva al grande appartamento. Fu costruito in marmo policromo da Hardouin Mansart tra il 1679 e il 1681. 

L’imponente dipinto, è opera di Philippe Meusnier, il quale affidò la realizzazione dei fiori a Belin de Fontenay, pittore alla manifattura dei Gobelins, e specialista di questo genere ornamentale. Le sovrapporte del ballatoio e il gruppo dei genietti, in piombo dorato, nella nicchia, furono eseguiti da Massou nel 1681. Questo scalone monumentale, esemplare dell’arte del regno di Luigi XIV, conduce alla sala delle guardie della regina.

Ottobre 2014

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