La costa
delle meraviglie borda l'estrema punta settentrionale del Trapanese: tra San
Vito Lo Capo e Scopello si celano straordinari tesori naturalistici,
fortunatamente rimasti quasi indenni dalla speculazione edilizia, che qui
avrebbe visto di buon occhio strade e residence, ma troppe volte percorsi
dal fuoco devastatore.
Un fitto e
profumato Eden mediterraneo abbarbicato a falesie calcaree a strapionbo sul
mare anticipa calette di sabbia chiara e ghiaia, grotte e faraglioni; il
mare cristallino, con i suoi riflessi verdi e turchesi, è un paradiso per i
sub, che possono esplorare fondali ricchi di vita e di colori. L'area dello
Zingaro è tutelata dal 1981 da una Riserva naturale, la prima istituita in
Sicilia, che si percorre solo su sentieri per preservare il delicato
equilibrio tra flora e fauna.
Pescosissima
era, un tempo, la tonnara di Scopello: oggi è la "cartolina"
della Sicilia tirrenica e set di produzioni cinematografiche nazionali e
internazionali, un fascino insuperabile aumentato dai faraglioni e dalle
cinquecentesche torri di guardia.
Più
rilassata San Vito Lo Capo, dominata dal tagliente profilo del monte Monaco.
La lunghissima spiaggia bianca e il mare caldo invitano a un ozio sfrenato
da cui risvegliarsi solo al profumo del cous cous o del tonno fresco.

Gli antichi
greci e i latini la chiamavano Cetaria per
l'abbondanza dei tonni che si incontravano nelle sue acque.
La
costa dello Zingaro è uno dei pochissimi tratti di costa della Sicilia non
contaminata dalla presenza di una strada litoranea.
Nel 1976 erano
già iniziati i lavori per la costruzione della litoranea Scopello-San Vito
Lo Capo, ma in seguito ad una serie di iniziative del mondo ambientalista,
culminate in una partecipatissima marcia di protesta che ebbe luogo il 18
maggio 1980, l'Azienda Regionale Foreste Demaniali della Regione
Siciliana si impegnò ad espropriare l'area dello Zingaro riconosciuta di
grande interesse ambientale.
Con
la legge regionale 98/1981, venne ufficialmente istituita la riserva, la
prima riserva naturale della Sicilia, affidata in gestione all'Azienda
Regionale Foreste Demaniali.
La Riserva
dello Zingaro, prima in Sicilia, è stata istituita nel 1981 dalla Regione
Siciliana. Non sappiamo perché questa zona si chiami "zingaro",
infatti non c'è alcuna notizia nelle fonti storiche di nomadi che hanno
vissuto in questi luoghi, mentre viene indicata la presenza di una colonia
di Lombardi nel XIII secolo.
Anche se Lo Zingaro è particolarmente famoso per le spiagge, per i fondali
limpidi e ricchi di pesce e per le grotte sottomarine, è bene sapere che la
riserva offre molto di più. Nel suo territorio si trovano molte realtà
antropologicamente rilevanti come il Borgo
Cusenza, un piccolo gruppo di case abbandonate nei primi anni '50 e
oggi sapientemente recuperato dalla Riserva, mentre, a ridosso della costa,
si trovano le testimonianze della vita di ottomila anni fa, nella Grotta
dell'Uzzo , al cui interno sono visibili ancora oggi i resti di una civiltà
contadina molto più recente, che merita di essere ricordata.

Il
paesaggio originario era costituito in massima parte da foresta mediterranea
sempreverde le cui tracce sono tuttora rappresentate da zone di lecceta,
dove trovano ospitalità piccole felci, ciclamini, cespugli di
pungitopo e, al limite ovest della riserva, anche da frammenti di sughereta,
testimonianza di quella formazione forestale a sughera oramai quasi del
tutto scomparsa nel resto della Sicilia occidentale.
L'aspetto
attualmente più peculiare della riserva è tuttavia la gariga a palma
nana, che caratterizza ampie zone del paesaggio costiero e che in contrada
Zingaro assume rilevanza di macchia.
Il
paesaggio predominante nelle zone costiere è quello della macchia bassa caratterizzata
dallo sparzio villoso, la ginestra odorosa, il timo selvatico, l'Erica
multiflora, l'olivastro, l'euforbia arborea e l'euforbia di Bivona. Sono
presenti inoltre l'alloro, la malva, il cappero, il finocchio selvatico. Tra
le rocce affioranti si sviluppano il ranuncolo e l'issopo. Tra le specie
introdotte per la coltivazione si annoverano infine il mandorlo, il frassino
da manna, il carrubo e la vite.
La prateria
mediterranea ad ampelodesma costituisce l'aspetto dominante
del paesaggio vegetale della parte alta della riserva; è rappresentata
principalmente dalla disa e dal barboncino mediterraneo; accoglie inoltre specie endemiche quali
il timo spinosetto, il giaggiolo siciliano, lo zafferanetto di Linares, la
speronella e la Silene sicula, nonché specie non comuni quali
la esoterica mandragola autunnale.
Sono
state descritte oltre 40 specie endemiche, tra cui merita una
segnalazione particolare il rarissimo limonio di Todaro rinvenibile a 750 m
di altezza sulle rupi di Monte Passo del Lupo, esclusivo dello Zingaro. Si
possono incontrare infine oltre 25 specie di orchidee selvatiche
tra cui l'orchidea a mezzaluna, endemica della Sicilia.
Nella
riserva nidificano ben 39 specie di uccelli tra cui il falco
pellegrino, una delle ultime dieci coppie presenti in Sicilia dell'aquila
del Bonelli, la poiana e il gheppio; incerta è invece la nidificazione del
nibbio reale. Durante il periodo delle migrazioni sono stati avvistati anche
esemplari di aquila reale e di falco pecchiaiolo. Altri uccelli presenti
sono il corvo imperiale, lo zigolo nero, il passero solitario, la coturnice,
il gabbiano, il piccione selvatico, il rondone comune, il rondone pallido,
la cornacchia grigia, la gazza, il cardellino e l'usignolo. Fra gli uccelli
notturni sono presenti la civetta e l'allocco.
Tra
i mammiferi sono molto diffusi il coniglio e la volpe. Sono
presenti anche la donnola, il riccio e l'istrice; tra i roditori,
l'arvicola del Savi ed il topo quercino. Nelle numerose grotte presenti
nella Riserva albergano otto differenti specie di pipistrelli tra
cui il raro orecchione bruno, il ferro di cavallo, il miniottero e il
pipistrello albolimbato. In passato era inoltre presente anche la foca
monaca, avvistata per l'ultima volta nelle grotte marine dello Zingaro nel
1972.
Tra
i rettili sono presenti la vipera, il biacco, il gongilo, il geco,
il ramarro e due specie di lucertola, la Podarcis sicula e
la meno comune Podarcis wagleriana.
Sono
individuabili numerose specie di insetti tra cui l'ape legnaiola,
ape solitaria che deposita le sue larve in gallerie scavate nei
tronchi d'albero morti, la bella Vanessa atalanta, l'unica farfalla che
sverna in questi luoghi anche allo stato adulto, il panfago, una grossa
cavalletta incapace di volare.
Un
cenno particolare, con riferimento alla fauna marina costiera, merita
infine la presenza nella riserva di ampie zone di trottoir a vermeti,
un'importante biostruttura tipica del Mar Mediterraneo, per molti versi
simile alle barriere coralline. La sua crescita è legata ad un
processo di cementificazione di gusci di due specie di molluschi gasteropodi della
famiglia dei Vermetidi: il Dendropoma petraeum e il Vermetus
triquetrus. L'importanza di questa biostruttura è legata alla sua
capacità di modificare l'aspetto e le caratteristiche ecologiche delle
coste rocciose, ampliando lo spazio a disposizione delle specie, stimolando
la biodiversità dei popolamenti associati.
Tra
le forme di vita che popolano le pozze di scogliera si annoverano l'Actinia
equina, comunemente nota come pomodoro di mare, e l'Anemonia
sulcata detta capelli di Venere; diverse specie di
madrepore dai colori intensissimi come le Astroides calycularis e
i Parazoanthus axinellae, e numerose specie di piccoli pesci,
tra cui varie specie di bavose e di labridi, il succiascoglio
e lo scorfano.

All'interno
dell'area della Riserva orientata dello Zingaro si trovano ben 5 piccoli
Musei:
il Museo
Naturalistico, il primo venendo dall’ingresso Sud, dove sono stati
collocati dei pannelli sul tema "Etnobotanica dello Zingaro" con i
quali vengono messe in luce, attraverso immagini fotografiche, piante
spontanee utilizzate nella medicina popolare secondo la tradizione locale
delle comunità rurali ricadenti nel territorio della RNO dello Zingaro;
- il Museo della Manna
- il Museo dell'Intreccio
- il Museo della Civiltà
Contadina
- il Museo delle Attività
Marinare, il primo entrando dall’ingresso Nord.
Le
fotografie del Museo Naturalistico sono accompagnate da testi tratti dal
volume "Il popolamento della Riserva Naturale Orientata dello
Zingaro", già pubblicato dalla stessa Azienda con il coordinamento
scientifico del Dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università degli
Studi di Palermo.
Le piante
officinali che caratterizzano gran parte di questo territorio sono semplici
creature che racchiudono virtù e segreti non visibili al semplice sguardo,
ma che ai più attenti possono aprire un mondo dal quale, una volta entrati,
è difficile sottrarsi.
Sentieri

La riserva
dello Zingaro è perfettamente fruibile da tutti, tre sono i percorsi
classici: il primo corre lungo la costa da un limite all'altro della
riserva, è il più frequentato e anche il meno impegnativo, il secondo, un
po’ più faticoso, procede a zig zag sul territorio, incrociando la costa
e le vette, mentre il terzo è riservato ai più sportivi, e praticamente
attraversa tutto lo Zingaro dall'alto al basso.
Lungo i
sentieri ci si può riposare o addirittura pernottare nei Rifugi,
chiedendo anticipatamente il permesso alla Riserva. Imperativo categorico è:
non sporcare, non inquinare, rispettare mare, terra e cielo.
Per quanto
riguarda il mare, l'unico divieto è quello di rimanere oltre i 300 metri
dalla riva con barche a motore acceso.
Sentiero
costiero - È
il sentiero principale della riserva, il più battuto dai visitatori. Si
snoda per circa 7 km e collega l'ingresso di Scopello (ingresso
sud) a quello di San Vito Lo Capo (ingresso nord). Ha una durata
di circa 2 ore (sola andata).
Subito
dopo l'ingresso si attraversa la galleria, frutto dell'antico progetto di
costruzione di una strada litoranea, e dopo un centinaio di metri si
incontra una prima deviazione che conduce ad un'area attrezzata per picnic.
Dopo un breve cammino si incontra il Centro visitatori, sede di un piccolo
Museo Naturalistico, subito dopo il quale una deviazione conduce alle
calette di Punta Capreria, due incantevoli spiaggette di ciottoli
incastonate fra le rocce.
Continuando
sul sentiero principale si attraversa un tratto di circa 2 km di gariga
costiera e si giunge a Cala del Varo, dove si trova un piccolo rifugio,
aperto solo nei mesi estivi. Dopo un ulteriore breve tratto di cammino si
giunge in contrada Zingaro, il cuore della Riserva,
dominato dalla macchia a palma nana. La contrada ospita
alcuni caseggiati rurali. Da qui si possono facilmente raggiungere Cala
della Disa e Cala Berretta. Procedendo ancora oltre si raggiungono prima la
contrada Marinella (e la omonima caletta) e successivamente la contrada Uzzo
(e l'ennesima caletta). Da qui una breve deviazione in salita consente di
raggiungere la grotta dell'Uzzo, di interesse archeologico. A meno di 300 m
dalla grotta è ubicato il Museo della Civiltà Contadina, che custodisce
testimonianze del ciclo del grano ed esempi delle tecniche di intreccio
delle fibre vegetali autoctone. Poco prima di raggiungere l'ingresso Nord si
incontra il caseggiato della Tonnarella dell'Uzzo, sede del Museo delle
Attività Marinare.
Rifornimenti
d'acqua sono disponibili a Cala del Varo (solo nei mesi estivi) e al Museo
della Civiltà Contadina in contrada Uzzo.
Sentiero
di mezza costa - È
il sentiero più panoramico. Ha un tragitto di 8,5 km. Durata 4h 30 m.
Dall'ingresso
sud della riserva si raggiunge il Centro visitatori; da qui un ripido
sentiero in salita, smorzato da alcuni tornanti, conduce all'inizio del
sentiero di mezza costa (290 m), che percorre la riserva da sud a nord,
parallelamente al sentiero costiero. Lasciatasi sulla sinistra una
deviazione che conduce al Bosco di Scardina (sentieri alti), si prosegue
diritto sino a raggiungere Pizzo del Corvo.
Da
qui il sentiero procede quasi pianeggiante sino a contrada Sughero (367 m),
offrendo una vista dall'alto della linea di costa. In contrada Sughero si
incontrano diversi caseggiati rurali, alcuni dei quali adibiti a rifugi. Il
sentiero prosegue per altri 2 km, in leggera salita, sino a Borgo
Cusenza. Si tratta di un piccolo borgo rurale, un tempo abitato da pastori e
contadini, perfettamente conservato. Da qui un sentiero consente di
raggiungere il circuito dei sentieri alti mentre percorrendo in discesa il
Canalone delle Grotte di Mastro Peppe Siino si arriva al sentiero costiero e
da qui verso l'uscita. Nei mesi primaverili il sentiero di mezza costa è
teatro della fioritura di numerose specie di orchidee. Rifornimenti
d'acqua sono disponibili in contrada Sughero e a Borgo Cusenza.

Sentiero
alto - È
senza dubbio il sentiero più impegnativo.
Lunghezza:
17,5 km. Durata: 7 h. Dall'ingresso sud della riserva si raggiunge il
Centro visitatori; da qui un ripido sentiero in salita, smorzato da alcuni
tornanti, conduce all'inizio del sentiero di mezza costa (290 m).
Percorrendo il sentiero di mezza costa, dopo poche centinaia di metri sulla
sinistra si incontra un sentiero che si inerpica attraverso un ripido
canalone sui fianchi del quale si alternano macchie di ginestra odorosa e
aree di prateria ad ampelodesma. Al termine del sentiero si
arriva ad un pianoro (533 m) situato ai piedi del Bosco di Scardina,
una zona di rimboschimento occupata da una pineta di pini
d'Aleppo.
Si
prosegue per un sentiero in leggera salita che costeggia i caseggiati rurali
di Marcato della Mennola e Marcato della Sterna e dopo circa 15 minuti di
cammino si raggiunge Pianello, una zona in cui si alternano tratti
pianeggianti di steppa mediterranea, rilievi calcarei e
piccole depressioni carsiche e dove, nella stagione delle piogge,
si forma un piccolo gorgo affiorante.
In
questo tratto il sentiero alto consente una deviazione per raggiungere il
sentiero di mezza costa (deviazione per Sughero - deviazione per Borgo
Cusenza). Da Pianello il sentiero procede in linea retta lungo il confine
della riserva per circa 3 km attraverso la località Salta le viti,
incontrando i rilievi di Monte Speziale (914 m) e Pizzo dell'Aquila
(759 m).
Proseguendo
si arriva a Portella Mandra Nuova (717 m), un pianoro che ospita una
fitta lecceta, da cui si gode un panorama mozzafiato; da qui è
possibile salire a Monte Passo del Lupo (868 m), sul versante orientale
del quale è presente l'unica stazione dell'endemico Limonium
todaroanum, ovvero ridiscendere verso Marcato Puntina e Borgo Cusenza,
un agglomerato di case rurali che in passato era abitato stagionalmente dal
periodo estivo fino al mese di dicembre, periodo di semina del grano. Nella
discesa, a circa un chilometro e mezzo dal Borgo, c'è un abbeveratoio
risalente al 1696.

Agosto
2018
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