Pantelleria
(Trapani)
  

 

Il comune copre l'intera isola di Pantelleria che è estesa più di 80 km² (4 volte circa l'Isola di Lampedusa) e si trova a 110 km a sud ovest della Sicilia e a 65 km a nord est della Tunisia, la cui costa è spesso visibile a occhio nudoÈ il comune situato più ad ovest della Regione Siciliana.

Nota per la sua centralità nel Mar Mediterraneo, scalo intermedio tra Africa e Sicilia e caposaldo per il commercio col Levante, Pantelleria si caratterizza per la singolarità del suo paesaggio, nel quale agli elementi naturali (colate laviche a blocchi, cale e faraglioni) si aggiungono i manufatti creati dall'uomo: muri a secco, con la quadruplice funzione di spietrare il fondo, contenere il terreno, delimitare la proprietà fondiaria e proteggere dal vento; giardini panteschi, costruzioni quasi sempre cilindriche in muratura di pietra lavica a secco con la duplice funzione di proteggere gli agrumi dal vento e di controllare gli effetti micro-climatici per un giusto apporto di acqua alla pianta, laddove l'isola ne è naturalmente sprovvista; dammusi, fabbricati rurali con spessi muri a secco, cubici, con tetti bianchi a cupola ed aperture ad arco a tutto sesto, atavici esempi di architettura bio-climatica.  

L'isola di Pantelleria si trova sopra una spaccatura continentale sommersa nel Canale di Sicilia ed è stata al centro di un'intensa attività vulcano-tettonica. L'isola, lunga 15 chilometri, è la sommità emergente di un edificio in gran parte sottomarino. Due grandi caldere pleistoceniche dominano l'isola, la più antica delle due si è formata circa 114.000 anni fa e la più giovane (la caldera dei Cinque Denti) si è formata circa 45.000 anni fa. L'eruzione che formò la caldera dei Cinque Denti produsse il caratteristico deposito di tufo verde che ricopre gran parte dell'isola e si trova in tutto il Mediterraneo, fino all'isola di Lesbo nel Mar Egeo. Le eruzioni dell'Olocene hanno prodotto coni di pomice, cupole di lava e brevi colate di lava a blocchi.

Attività successive costruirono il cono di Monte Gibele, parte del quale venne successivamente sollevato fino a formare la Montagna Grande. Diverse bocche si trovano su tre lati del blocco sollevato di Montagna Grande sul lato sud-orientale dell'isola. L'unica attività storica confermata è un'eruzione sottomarina avvenuta nel 1891 da una bocca al largo della costa nordoccidentale.

Attualmente l'isola sta sprofondando: si pensa che ciò sia causato dal raffreddamento e dal degassamento del magma sotto il vulcano.Sull'isola sono presenti numerose sorgenti termali e fumarole grazie ad un sistema idrotermale attivo. Favara Grande, nel sud est dell'isola, ne è uno dei migliori esempi. L'isola rilascia una piccola quantità di CO2 attraverso il degasaggio passivo. Lo stock totale di carbonio nei primi 30 cm di suolo a Pantelleria è di circa 230.000 tonnellate. L'isola è la località tipo per le rocce riolitiche peralcaline, le pantelleriti.  

STORIA - L'isola venne sicuramente frequentata sin dal Neolitico, come dimostrano i rinvenimenti della sua caratteristica ossidiana in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale. Si data alla fine dell'Emeolitico un gruppo di vasi, forse di un corredo funerario, rinvenuto casualmente a Bugeber. Per quanto noto ad oggi, il più antico stanziamento è il villaggio fortificato con mura ciclopiche di Mursìa, dell'età del Bronzo, databile ad un periodo compreso tra l' XI secolo e il XV secolo a.C., di cui sono note numerose capanne, le più antiche delle quali dalla curiosa planimetria che ricorda lo scafo di un'imbarcazione, ed un imponente muro di fortificazione, tra i meglio conservati del Mediterraneo preistorico, il quale, spesso circa 10 metri e alto almeno altrettanto, circonda l'insediamento sul suo lato est per una lunghezza di 300 metri.

Assai caratteristiche sono anche le tombe, dette sesi (termine di oscura etimologia, esclusivo del dialetto pantesco), delle quali sopravvive un centinaio di esemplari sparsi nell'aspra contrada Cimillia che forma il retroterra orientale dell'abitato. I sesi sono costruzioni in pietra lavica murata a secco, a pianta circolare con spiccato emisferico o troncoconico, talora a gradoni. Al loro interno si cela un numero variabile di celle (da due a dodici) a pianta circolare con volta a cupola ogivale, cui si accede da uno stretto e basso cunicolo. Gli scavi archeologici condotti nell'insediamento hanno restituito una notevole quantità di oggetti importati da svariate regioni del Mediterraneo (Micene ed Egitto), che testimoniano il ruolo centrale dell'isola in una fitta rete di scambi che aveva come principale obiettivo i principali metalli, rame e stagno, necessari alla produzione del bronzo.  

Dopo un considerevole lasso di tempo, durante cui l'isola rimase apparentemente disabitata, i fenici vi fondarono una colonia, Cossyra, i cui resti archeologici si trovano sulle colline di San Marco e Santa Teresa nell'immediato retroterra dell'attuale capoluogo. Cossyra entrò presto nell'orbita della vicina potenza cartaginese, della quale seguì i destini. Al periodo punico si fanno tradizionalmente risalire le centinaia di cisterne che costellano il territorio dell'isola.  

Pantelleria venne più volte occupata dai romani durante le guerre puniche, nel corso del terzo secolo a.C., fino alla definitiva conquista avvenuta nel 217 a.C. I Romani diedero un forte impulso all'economia dell'isola come dimostrano i numerosi insediamenti sparsi nel suo territorio e i rinvenimenti nello stesso sito di Cossyra, tra i quali tre ritratti in marmo raffiguranti CesareTito ed una donna identificata con Antonia minore.

Ad epoca tardo-antica (V-VI secolo d.C.) risalgono alcuni insediamenti, di cui rimangono le necropoli costituite da tombe a fossa scavate nella roccia ed una caratteristica produzione ceramica, detta pantellerian ware, rinvenuta in vari luoghi del Mediterraneo. Conquistata dall'ammiraglio bizantino Belisario nel 540, per conto dell'imperatore Giustiniano, Pantelleria conobbe un periodo di profonda decadenza, durante la quale venne usata, come forse già in epoca romana, quale luogo di esilio di importanti personaggi. Risale a questo periodo, se non l'introduzione, almeno la profonda cristianizzazione della sua gente:le fonti storiche citano anche un monastero di cui si ignora il sito. All'epoca bizantina risale anche il nome attuale dell'isola, che nella sua forma originaria Patelareas compare per la prima volta nella regola di questo monastero.  

Saccheggiata dagli Arabi a partire dal 700, fu da essi stabilmente occupata probabilmente dall'845, nel contesto della Conquista araba della Sicilia divenendo parte dell'Emirato di Sicilia. Agli Arabi si attribuisce per tradizione l'arrivo di gran parte degli elementi caratteristici del suo attuale paesaggio, tra i quali i dammusi. Certamente gli Arabi introdussero la coltivazione del cotone e la loro lingua che, con una variante locale simile al maltese, rimarrà in uso fino agli inizi del XIX secolo e che ancora oggi influenza profondamente il siciliano che si parla localmente.

Nel 1123 l'isola fu conquistata da Ruggero II ed annessa al Regno di Sicilia, del quale seguirà i destini fino ad oggi.

Nel 1311 una flotta al servizio del re Federico III di Sicilia, al comando di Luigi di Requesens, vi conseguì una notevole vittoria; la famiglia Requesens ottenne in seguito il principato dell'isola.

Nel giugno del 1488 fu saccheggiata da una squadriglia di 11 fuste turche, le quali portarono via schiavi 80 dei 250 abitanti che Pantelleria allora contava e inoltre razziarono tutta la produzione di cotone e di tele, in quei tempi principale ricchezza dell'isola. 

A causa della sua vicinanza con le coste africane, Pantelleria venne poi più volte saccheggiata anche dai corsari barbareschi. Particolarmente cruenta fu l'incursione che nella metà del XVI secolo vi condusse il corsaro Dragut: il capoluogo venne completamente distrutto e la popolazione massacrata, con circa mille persone tratte in schiavitù. Allo stesso periodo risale l'assetto attuale del Castello Barbacane, che ancora oggi domina il porto del capoluogo, anche se probabilmente il primo impianto era di epoca normanna.

I sovrani borbonici trasformarono l'isola in colonia penale, funzione che mantenne anche sotto i Savoia e che è cessata del tutto solo con la caduta del fascismo.  

Negli anni '30 l'isola venne fortificata per diretta volontà di Mussolini, tra le opere più importanti realizzate negli anni dal 1937 al 1939, il campo di volo e la mastodontica aviorimessa interrata progettata e realizzata dalla Società Anonima Fratelli Ingegneri Damioli di Milano ed erroneamente attribuita per anni al ben più noto ingegnere Pier Luigi Nervi. Durante la seconda guerra mondiale nelle acque di Pantelleria si verificò uno dei due scontri della battaglia di mezzo giugno.

Nel 1943 la conquista di Pantelleria fu ritenuta di importanza strategica dalle truppe alleate che si preparavano ad invadere la Sicilia, tanto che l'isola fu pesantemente bombardata dal mare e dal cielo, per preparare lo sbarco delle truppe, nell'ambito di un'operazione anfibia chiamata Operazione Corkscrew.  

Visitare Pantelleria

Pantelleria è un'isola che si caratterizza per la singolarità del suo paesaggio, nel quale agli elementi naturali (tavolieri di colate laviche, coni vulcanici, cale e faraglioni) si aggiungono tipici manufatti creati dall'uomo:

- muri a secco (con la funzione di utilizzare il pietrame esistente, bonificando e contenendo il terreno coltivabile e delimitando la proprietà fondiaria);

- i giardini panteschi (tipiche costruzioni cilindriche in muratura di pietra lavica a secco con la duplice funzione di bonificare il terreno dall'eccesso di pietrame e di proteggere gli alberi di agrumi piantati all'interno dal vento e dalla salsedine);

- i dammusi (architettura geniale di sola pietra lavica e calce, a moduli cubici, con aperture ad arco a tutto sesto e tetti bianchi a cupola di rivoluzione). Il termine dammuso deriva dall’arabo domus, nonché da domus in latino, e significa abitazione. Sono architetture tipiche nate come rifugio per la popolazione pantesca durante l’avanzata dei Vandali nel Mediterraneo. Questa abitazione è in genere composta da tre vani: la sala, il cammarino e l’alcova, comunicante con la sala principale tramiite un grande arcom chiuso da una tenda ricamata, tipicamente mediorientale. Le cupole candide evitano che l’umidità ristagni e servono per l’essicazione dei prodotti agricoli e la raccolta dell’acqua piovana. Sono rifinite di un impasto di tugo rosso e calce battuto con mazze di legno per giorni, fino a formare uno strato duro e impermeabile  

Pantelleria è certamente da annoverare tra le più belle isole del nostro Paese; a soli 85 chilometri dalle coste tunisine, gode di un clima particolarmente piacevole.

Sull’isola sono presenti diversi fenomeni di vulcanesimo secondario, quali le emissioni di vapore acqueo, ad esempio la famosa Favara Grande, o il cono vulcanico di Kuddia Mida, la Grotta del Freddo di Bukkuram e la sauna naturale di Beniculà.

Sono numerose anche le sorgenti di acqua termale, come quelle presenti a Gadir con vere e proprie piccole vasche in pietra a cielo aperto e una temperatura di circa 50°C; la grotta di Sataria, di Scauri Porto, le sorgenti termali di Nikà e del Lago Specchio di Venere. Quest'ultimo viene alimentato dalle fonti termali e dall'acqua piovana. Consente la balneazione e rappresenta una sorta di beauty farm naturale grazie a un fango di colore nero-verdastro, dovuto a depositi di alghe termofile e che si caratterizza per l'odore di zolfo.

Arte e monumenti

Sull'isola non vi sono edifici storici di particolare pregio, anche a causa della radicale distruzione del suo capoluogo avvenuta durante i bombardamenti anglo-americani. L'unica eccezione è il castello Barbacane, un severo maniero di aspetto rinascimentale formato da un corpo a pianta irregolarmente quadrangolare con corte interna, cui si unisce una torre quadrata che in origine doveva essere separata. 

Nel 1488, secondo il succitato Zurita, il castello di Pantelleria così appariva: ... il castello aveva quattro torri, le quali erano molto alte e sottili, ed era molto angusto e tanto debole che con un'artiglieria appena mediocre si sarebbe potuto demolire; pertanto l'isola si poteva considerare priva di difese (ib.). Da qualche anno è sede di museo, dove sono custodite le teste di Pantelleria.

Sull'isola vi sono numerose chiesette, quasi sempre costruite con il medesimo aspetto dei caratteristici dammusi locali, che rappresentano la vera specialità architettonica di Pantelleria. Le principali opere d'arte di arredo mobile si trovano nel Santuario della Margana, dove è possibile ammirare un pregevole crocifisso ligneo di scuola siciliana e una icona di aspetto bizantino, ma più volte ridipinta, raffigurante la Vergine che allatta il Bambino. Si può considerare un capolavoro dell'architettura moderna, per tanti aspetti unico nel suo genere, il gigantesco hangar sotterraneo di Pierluigi Nervi, ancora oggi usato per scopi militari. 

A Pantelleria è stato girato nell'estate del 2014 il film A Bigger Splash, di Luca Guadagnino, uscito nelle sale nel 2015.. Nella località Cimillia sono ospitate in un parco d'arte venticinque installazioni a cielo aperto.  

Siti archeologici

Pantelleria conserva numerosi resti monumentali della sua storia antica. I più importanti ed esclusivi sono quelli del parco archeologico del Sese, nell'area di Mursìa e Cimillia, ovvero l'abitato capannicolo dell'età del Bronzo, con un monumentale muro di fortificazione, e la relativa necropoli dei sesi

Numerose sono anche le testimonianze dell'antica Cossyra, visibili sulle collinette di San Marco e Santa Teresa.

Nel 2003 sono state rinvenute tre teste di statue romane risalenti al I secolo d.C.

Aree naturali

Nell'isola si trova il parco nazionale dell'Isola di Pantelleria, (fino al 2016 riserva naturale orientata Isola di Pantelleria) con un lago (lo specchio di Venere) il cui bacino occupa i resti di una caldera vulcanica.  

La flora autoctona dell'isola è costituita dalla macchia mediterranea, assai rigogliosa nelle regioni sud-orientali. Gli elementi dominanti questo paesaggio sono costituiti dalla ginestra, dal corbezzolo, dal pino marittimo e dalle piante aromatiche tipiche della gariga (timo, rosmarinolavandaoriganomentuccia). Sulle cime più alte si sviluppa il bosco di pini, che a quote più basse è sostituito da lecci (localmente detti balluti). La scarsità di acqua che non sia piovana ha reso impossibile lo sviluppo dell'agricoltura irrigua. 

Cresce spontanea una varietà di cappero, che oggi rappresenta anche una delle principali coltivazioni dell'isola, insieme con quella della vite e dell'ulivo (con la varietà detta biancolilla), quest'ultimo coltivato basso e ramificato in ampiezza per proteggerlo dal vento. Sono rari gli agrumi, coltivati con particolare cura e protetti dai venti. Introdotte dall'uomo sono anche numerose varietà di palme, tra le quali è stranamente assente la palma nana, che su altre isole mediterranee, tra le quali la Sicilia, si associa alla macchia.  

Pantelleria costituisce un punto di transito per la migrazione di molte specie aviarie tra Europa e Africa. Tra i volatili stanziali si segnalano svariate specie di rapaci, compresi il falco pellegrino, il barbagianni, la poiana e la berta maggiore. Già data per estinta, ma forse ancora esistente, è la foca monaca. Gli altri mammiferi, tutti di piccola taglia, sono costituiti dalla crocidura mediterranea, da arvicole e, dal punto di vista numerico, soprattutto conigli; questi furono introdotti dall'uomo e, non avendo nemici naturali, si sono riprodotti in modo incontrollato, similmente a molti altri siti (notissimo il caso dei conigli australiani).

Forse introdotte dall'uomo e poi rinselvatichite sono molte altre specie: il colubro sardo, unica specie di serpente presente sull'isola, la capra, che nel medioevo popolava il paesaggio ma oggi è estinta, e il gatto selvatico, che vive in piccole colonie tra i boschi della regione sud-orientale.

Tra i mammiferi di taglia maggiore, oltre a pochi bovini e ovini allevati in stalla per la produzione casearia, ed in piccolo numero rinselvatichiti, la fauna di Pantelleria annovera la presenza di una sottospecie autoctona di equide, detta asino pantesco. Già estintosi, grazie ad un'iniziativa della Regione Siciliana è stato sviluppato un progetto per ricostituire la razza pantesca in purezza, in seguito al quale dal 2003 si annoverano alcuni esemplari. La presenza di tale asino è nota da tempi remoti. Molto diffuso fino a metà del XX secolo e molto forte, l'asino di Pantelleria venne selezionato dall'Esercito Italiano, durante la Grande Guerra, per la produzione di muli militari.  

 

Il 24 novembre 2014 l'UNESCOha iscritto la "Pratica agricola tradizionale di coltivare la 'vite ad alberello' della comunità di Pantelleria" nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell'umanità riconosciuti.

La pratica tradizionale di coltivare la vite ad alberello è trasmessa da generazioni di viticoltori e agricoltori dell'isola mediterranea di Pantelleria. Circa 5.000 abitanti possiedono un appezzamento di terreno, che coltivano con metodi sostenibili. La tecnica consiste di diverse fasi. Il terreno è preparato per essere livellato e viene scavata una conca per piantare la vite. Il fusto principale della vite viene poi accuratamente potata per produrre sei rami, formando un cespuglio con una disposizione radiale. La cavità è costantemente rimodellata per garantire la crescita della pianta nel giusto microclima.

Le uve da vino vengono raccolte a mano nel corso di un evento rituale a partire dalla fine di luglio. I viticoltori e agricoltori di Pantelleria, uomini e donne, praticano la coltivazione della vite ad alberello in condizioni climatiche difficili. Le conoscenze e le competenze dei coltivatori e professionisti si tramandano nelle famiglie attraverso l'istruzione orale e pratica nel dialetto locale. Inoltre, i rituali e le feste organizzate tra luglio e settembre consentono alla comunità locale di condividere questa pratica sociale. Gli abitanti di Pantelleria continuano a identificarsi con la coltivazione della vite e si sforzano di preservare questa pratica.

Passito di Pantelleria

Il Passito di Pantelleria DOC è un vino dolce e liquoroso, prodotto esclusivamente nell'omonima isola. Il vitigno da cui si ottiene è uno dei più famosi di Sicilia, lo Zibibbo (dall'arabo zebib, "uva passa"), di origini egiziane, arrivato in Italia con i Fenici per poi diffondersi grazie ai Romani. 

La lavorazione del Passito si fa risalire a oltre 2000 anni fa, quando il generale cartaginese Magone descriveva la produzione dell'"oro di Pantelleria". 

E' ottenuto con una tecnica, la vendemmia "scalare", che aiuta lo sviluppo dei suoi intensi profumi: se ne vinifica la parte fatta appassire per un tempo più breve, l'uva bionda, mentre un'altra parte continua ad appassire raggiungendo lo stato di uva malaga, che viene unita alla prima parte durante la maerazione.