Siracusa
è
città
di
antiche
tradizioni
marinare,
polo
culturale
mediterraneo
e
terra
dominata
da
storia
e
natura.
Plemmirio,
cantato
da
Virgilio,
è
il
promontorio
sulla
costa
siracusana
che
ha
dato
il
nome
all’Area
Marina
Protetta
presso
i
luoghi
di
penisola
Maddalena
–
Capo
Murro
di
Porco
.
Siracusa
e
il
Plemmirio,
oltre
a
quello
naturalistico,
custodiscono
un
altro
impareggiabile
tesoro
non
meno
prezioso
rappresentato
dagli
elementi
testimoniali
–
materiali
e
immateriali
–
della
storia
dell’uomo
di
questo
territorio:
tradizioni,
mosaici,
ceramiche,
chiese
rupestri,
masserie,
torri,
palmenti
mulini,
per
non
parlare
dell’immenso
patrimonio
sommerso
custodito
nelle
silenziose
profondità
del
mare.
Vero
e
proprio
crocevia
del
Mediterraneo,
fin
dalla
preistoria,
Siracusa
è
stata
lo
scenario
che
ha
visto
succedersi
e
fondersi
popoli
di
civiltà
diverse
che
hanno
lasciato
la
loro
indelebile
impronta
in
tanti
settori
dell’attività
umana.
Questo
tratto
di
costa
ha
rappresentato
il
crocevia
di
storie
e
culture
millenarie
come
è
testimoniato
dalla
concentrazione,
in
solo
sei
chilometri
di
costa,
di
testimonianze
umane
dalla
preistoria
fino
ai
giorni
nostri.
-
La
“Grotta
Pellegrina”
e
stata
sede
di
lunghi
studi
che
hanno
permesso
di
identificare
la
stessa
come
luogo
di
rifugio
dell’uomo
preistorico.
-
A
punta
della
Mola
è
osservabile
una
necropoli
dell’età
del
bronzo
con
tracce
del
villaggio
annesso.
-
Lungo
la
costa
esistono
ben
sei
latomie
(cave
estrattive
di
età
greca)
a
testimonianza
ulteriore
che
in
quest’area
sorgeva
l’antico
quartiere
sub-urbano
del
Plemmyrion
oggi
scomparso.
-
A
Punta
della
Mola
e
Capo
Murro
di
Porco
si
snodano
anche
estesi
complessi
di
tunnel
sotterranei
usati
come
contraerea
nella
seconda
guerra
mondiale.
-
Nella
zona
della
Grotta
Pellegrina
si
trovano
due
interessanti
cisterne
per
l’acqua
piovana
probabilmente
risalenti
al
secolo
XIX,
testimonianza
di
antiche
colture.
Lo
stretto
legame
tra
risorse
naturalistiche
e
risorse
culturali
si
traduce
in
una
formidabile
offerta
turistica
molto
diversificata
con
conseguenti
nuove
e
importanti
opportunità
per
lo
sviluppo
sostenibile
del
sistema
economico
siracusano.
Nella
storia
questo
territorio
ha
da
sempre
avuto
una
destinazione
agricola,
la
città
non
si
è
mai
estesa
nel
tempo
in
questa
direzione
poiché
si
doveva
attraversare
la
zona
detta
dei
Pantanelli,
malsana
e
paludosa,
per
cui
la
Maddalena
è
stata
utilizzata
come
zona
da
raggiungere
via
mare.
Tra
la
metà
dell’ottocento
e
gli
inizi
del
novecento
la
borghesia
siracusana
costruisce
qui
le
dimore
di
“villeggiatura”,
come
testimoniano
le
ville
di
campagna
di
famiglie
benestanti
sorte
nel
secolo
scorso;
per
alcune
di
queste
esistono
dei
vincoli
in
quanto
rappresentano
esempi
di
una
forma
storica
di
architettura
che
ha
toccato
il
territorio
ma
con
un
eleganza
non
invasiva
conservandone
l’aspetto
di
paesaggio
ottocentesco
e
come
tali
sono
degne
di
tutela.
La
vocazione
agricola
di
questo
sito
è
dimostrata,
poi,
da
alcuni
toponimi
e
dalla
presenza
di
numerose
masserie:
quest’area
è
famosa
per
la
produzione
di
vino
e
del
rinomato
moscato
di
Siracusa.
Le
ultime
masserie,
qualche
coltura
pregiata
e
la
tonnara
sono
espressione
di
valori
umani
e
territoriali
impiantate
su
tradizioni
secolari.
La
penisola
della
Maddalena,
toponimo
derivato
da
una
chiesetta
dedicata
alla
Maddalena,
o,
come
più
comunemente
designata,
contrada
Isola,
antico
Plemmyrion
cantato
da
Virgilio,
costituisce
il
limite
meridionale
del
porto
grande
di
Siracusa
su
cui
si
affaccia
con
una
veduta
suggestiva
e
strategica.
Come
Ortigia,
nel
cuore
della
città
di
Siracusa,
anche
il
Plemmirio
fu
interessato
da
insediamenti
indigeni
raggruppati
qui
in
villaggi
capannicoli
della
media
e
tarda
età
del
bronzo.
Nel
tempo
questi
insediamenti
sono
stati
oggetto
di
ricerche
archeologiche
di
cui
il
Cavallari
e
l’Orsi
ne
furono
i
primi
scavatori,
fornendo
un
dettagliato
quadro
culturale.
Agli
insediamenti
corrispondevano
le
necropoli
come
testimoniano
gli
scavi
di
Paolo
Orsi
che
hanno
evidenziato
due
nuclei
di
tombe
a
grotticella
l’uno
nei
pressi
dell’insenatura
di
Massoliveri,
l’altro
lungo
la
costa
meridionale
di
Capo
Murro
di
Porco:
si
tratta
di
tombe
con
accesso
a
pozzetto
che
hanno
restituito
corredi
funerari
importanti
contenenti
anche
oggetti
di
importazione
egea,
inquadrabili
nell’ambito
della
cultura
di
Thapsos
(XV-XIV
sec.
a.C.).
Tombe,
talvolta
utilizzate
anche
in
epoche
successive,
sono
state
scavate
anche
sui
costoni
di
roccia
calcarea
della
dorsale
della
penisola
che
degradano
a
nord
e
a
sud
sul
mare.
Nel
V
sec.
a.C.
il
Plemmirio
e
il
porto
di
Siracusa
furono
il
teatro
sanguinoso
di
azioni
di
guerra
fra
Siracusani
e
Ateniesi.
Tucidide
(libri
VI-VII),
ipotizza
sul
riuso
delle
tombe,
che
gli
Ateniesi,
che
al
tempo
dell’assedio
occuparono
il
Plemmirio,
anziché
gettare
in
mare
i
cadaveri
(ciò
era
grave
delitto),
seppellirono
i
caduti
nelle
tombe
più
antiche
che
già
esistevano.
In
tempi
remoti
questo
territorio
è
stato
interessato
da
“insediamenti
produttivi”
la
presenza
di
profonde
carraie
con
varie
direzioni
sul
banco
roccioso
è
la
testimonianza
di
una
viabilità
antica
di
età
preistorica
mantenuta
in
epoche
successive
e
collegata
allo
sfruttamento
di
cave
di
pietra
da
cui
è
derivato
il
materiale
utilizzato
per
antiche
costruzioni
siracusane
come
gli
edifici
templari
come
il
tempio
di
Apollo
(inizi
VI
sec.
a.C.),
quello
di
Minerva
(inizi
IV
sec.
a.C.)
e
in
tempi
moderni
dopo
il
terremoto
del
1693,
la
facciata
della
Cattedrale
sita
in
p.zza
Duomo.
La
Penisola
Maddalena
con
la
sua
propaggine
sul
mare
aperto
nella
parte
Sud
dell’imboccatura
del
Porto
Grande
di
Siracusa,
costituiva,
soprattutto
per
la
navigazione
antica,
un
pericolo
non
indifferente.
Se
a
questo
aggiungiamo
il
pericolo
delle
secche,
un
tempo
più
affioranti,
e
delle
variabili
meteomarine,
tipiche
di
quest’area,
risulta
chiara
la
potenzialità
di
rinvenire,
lungo
questi
fondali,
reperti
archeologici
di
tutte
le
epoche,
considerando
anche
il
grande
ruolo
che
la
città
di
Siracusa
ha
avuto
dall’epoca
greca
in
poi
quale
crocevia
dei
traffici
nel
Mar
Mediterraneo.
Non
è
casuale
dunque
che
gran
parte
delle
segnalazioni
circa
l’avvistamento
di
reperti
archeologici
subacquei
nelle
acque
siracusane
e
la
maggior
parte
delle
ricerche
si
siano
concentrate
lungo
il
perimetro
di
questa
imponente
penisola
le
cui
condizioni
geomorfologiche
e
la
tipologia
e
morfologia
dei
fondali
influiscono
direttamente
sulla
distribuzione
e
sullo
stato
di
conservazione
dei
relitti.

La
composizione
delle
rocce
della
penisola
è
essenzialmente
calcarea
e
presenta
a
livello
geomorfologico
una
notevole
varietà
di
ambienti,
dovuti
in
gran
parte
ai
movimenti
tettonici
e
ai
processi
di
erosione
marina.
La
linea
di
costa
scende
a
picco
sul
mare,
per
gran
parte
dell’estensione
della
penisola.
Piccole
linee
di
spiaggia,
falesie,
grotte
di
abrasione,
insenature
frastagliate,
archi
sottomarini,
crepe,
anfratti,
canyon
contribuiscono
a
rendere
il
paesaggio
–
sia
quello
subaereo
che,
a
maggior
ragione,
quello
sottomarino
–
quanto
mai
ricco
e
diversificato,
offrendo
una
notevole
varietà
di
habitat
per
gli
organismi
che
popolano
le
acque
antistanti.
La
notevole
diversità
di
habitat
che
caratterizza
l’area
in
questione
crea
a
sua
volta
le
premesse
per
l’insediamento
di
un
ricco
patrimonio
biologico,
oggi
tutelato
attraverso
l’istituzione
dell’AMP.
La
“Penisola
Maddalena”
è
il
risultato
dell’attività
tettonica
dell’area
a
causa
della
quale
si
è
isolato
e
sollevato
un
blocco
che
ha
un
andamento
NW-SE.
Questo
elemento
tettonico
è
riconosciuto
in
letteratura
come
“horst”.
Si
tratta
di
un
piccolo
altopiano
che
dalla
quota
massima
di
54
m
degrada
verso
mare
sia
ad
oriente
che
ad
occidente
ora
in
maniera
blanda
attraverso
dei
terrazzi
marini
di
età
Plio-Pleistocenica,
ora
attraverso
scarpate
marine
della
stessa
età
dovute
a
fenomeni
eustatici
o
di
bradisismo
del
mare.
Si
deve
proprio
a
quest’ultimo
lo
sprofondamento
del
fondale
marino
da
zero
a
centinaia
di
metri
in
un
breve
tratto
di
mare
antistante
la
costa.
L’intensa
attività
tettonica,
inoltre,
ha
prodotto
notevoli
fenditure
particolarmente
in
prossimità
di
Capo
Murro
di
Porco,
dove
il
frangersi
delle
onde
per
effetto
idropneumatico
determina
a
terra
spettacolari
spruzzi
d’acqua
simili
ai
“geyser”.
I
fondali
dell’area
in
esame
presentano
una
conformazione
a
gradini
che,
nel
versante
sud
e
sud-ovest,
degradano
piuttosto
lentamente
raggiungendo
una
profondità
di
circa
30
m
a
notevole
distanza
dalla
linea
di
costa;
mentre
nel
versante
est
il
declivio
è
molto
accentuato
e
si
raggiungono
profondità
di
40-50
metri
a
poche
decine
di
metri
dalla
costa.
Il
versante
nord-ovest
invece,
è
caratterizzato
da
fondali
sabbiosi
che
degradano
dolcemente
verso
il
Porto
Grande
di
Siracusa.
ARCHEOLOGIA
E
PAESAGGIO
UMANO
-
La
costa
orientale
della
penisola
Maddalena
più
conosciuta
ai
Siracusani
con
il
nome
di
“Isola”,
è
da
sempre
interessata,
data
la
vicinanza
con
la
città
di
Siracusa,
ad
interventi
umani
determinati
da
diverse
motivazioni
che
dimostrano
intimo
rapporto
tra
questo
lembo
di
costa
siracusana
e
la
pentapoli
greca.
Basti
pensare
che
in
solo
sei
chilometri
di
costa
(considerando
solo
l’area
sottoposta
a
vincolo)
si
concentrano
testimonianze
umane
dalla
preistoria
sino
ai
giorni
nostri.
La
“Grotta
Pellegrina”
e
stata
sede
di
lunghi
studi
che
hanno
permesso
di
identificare
la
stessa
come
luogo
di
rifugio
dell’uomo
preistorico.
A
punta
della
Mola
esiste
una
necropoli
dell’età
del
bronzo
con
tracce
del
villaggio
annesso.
Lungo
la
costa
esistono
ben
sei
latomie
(cave
estrattive
di
età
greca)
a
testimonianza
ulteriore
che
in
quest’area
sorgeva
l’antico
quartiere
sub-urbano
del
Plemmyriom
oggi
scomparso.
A
Punta
della
Mola
e
Capo
Murro
di
Porco
esistono
anche
estesi
complessi
di
tunnel
sotterranei
usati
come
contraerea
nella
seconda
guerra
mondiale.
Nella
zona
della
Grotta
Pellegrina
si
trovano
due
interessanti
cisterne
per
l’acqua
piovana
probabilmente
risalenti
al
secolo
XIX,
testimonianza
di
antiche
colture.
A
far
da
cornice
a
tutto
questo
ci
sono
chilometri
di
antichi
muretti
a
secco
della
migliore
tradizione
iblea.
Poco
fuori
l’area
vincolata
segnaliamo
alcune
meravigliose
masserie
e
ville
residenziali
in
completo
stato
di
abbandono,
come
la
villa
del
Barone
Beneventano
del
Bosco.
La
storia
delle
ricerche
archeologiche
nello
specchio
d’acqua
che
circonda
l’Area
Marina
Protetta
del
Plemmirio
annovera
tra
i
suoi
più
importanti
momenti,
le
campagne
di
scavo
realizzate
dall’Università
inglese
di
Bristol
negli
anni
80,
sotto
la
direzione
di
Parker,
le
esplorazioni
eseguite
da
Kapitän
negli
anni
sessanta
e
quelle
più
sistematiche
che
hanno
impegnato
la
Cooperativa
“Acquarius”,
diretta
dalla
dott.ssa
Freschi,
dal
1986
al
1989.
Tra
i
risultati
più
interessanti
possiamo
annoverare
la
localizzazione
dei
resti
del
cosiddetto
Plemmyrion
A,
probabilmente
ubicabile
nei
pressi
di
Punta
del
Gigante,
il
rinvenimento
di
un
gruppo
di
bronzi,
ora
custoditi
al
museo
di
Siracusa,
i
resti
di
un
relitto,
identificato
come
Plemmyrion
B,
costituito
da
numerosi
frammenti
di
anfore,
appartenenti
nella
quasi
totalità
ai
tipi
Africana
IIA
e
Africana
I,
con
una
sola
anfora
mauretana,
databili
tra
il
180
e
il
250
d.C. e
anche
frammenti
di
anfore
bizantine
di
cui
si
ipotizza
l’appartenenza
a
relitti
diversi
naufragati
nello
stesso
sito
e
i
cui
resti
si
sono
mischiati.
E
ancora
i
resti
di
un
altro
relitto,
identificato
come
Plemmyrion
C,
di
età
greca,
costituito
da
numerosi
frammenti
di
ceramica
riconducibili
ai
tipi
Corinzia
A
e
B,
databili
tra
la
fine
del
VI
e
gli
inizi
del
V
secolo
a.C.
Grazie
ad
uno
studio
dell’A.M.P.,
tutti
i
siti
interessati
dalle
evidenze
archeologiche
sono
stati
rivisitati
e
i
reperti,
individuati
e
schedati,
sono
stati
georeferenziati
e
inseriti
all’interno
del
sistema
informativo
territoriale
dell’Area
Marina
Protetta
del
Plemmirio.
FLORA
E
FAUNA
-
La
morfologia
dei
fondali
e
della
costa
intera
del
Plemmirio
si
presenta
assai
variegata
e
ciò
fa
sì
che
anche
il
paesaggio
sottomarino
risulti
quanto
mai
vario
e
suggestivo.
Estese
praterie
della
Fanerogama
marina,
Posidonia
oceanica,
vengono
qua
e
là
interrotte
da
chiazze
più
o
meno
vaste
di
sabbia
spazzata
dal
ritmico
moto
delle
onde.
Grotte,
ammassi
rocciosi,
canali,
corridoi
e
tutte
le
altre
peculiarità
strutturali
dell’ambiente
sottomarino,
formano
un
paesaggio
multiforme,
luogo
ideale
per
una
grande
varietà
di
associazioni
biologiche.
Questa
estrema
varietà
di
habitat
e
la
conseguente
presenza
di
comunità
animali
e
vegetali
molto
varie,
fa
sì
che
diventi
assai
difficile
la
semplice
descrizione
della
flora
e
fauna
che
popola
questo
ricco
mare
di
Siracusa:
tappeti
di
alghe
multicolori,
interrotte
dai
luminosi
Madreporari,
sassi
e
substrati
colonizzati
da
alghe
e
altri
invertebrati,
formano
un
ambiente
paragonabile
per
bellezza
ai
paesaggi
tropicali.
Complessivamente
però
possiamo
affermare
che
il
sistema
litorale
del
Plemmirio
mostra
spiccate
caratteristiche
di
tipicità
mediterranea,
nel
quale
la
zona
di
confine
tra
terra
e
mare
è
caratterizzata
dalla
presenza
di
particolari
biocostruzioni
denominate trottoir o “marciapiedi
a
vermeti” ad
opera
di
alghe
calcaree
del
genere
Lithophyllium
nei
cui
spazi
ed
incavi
si
annidano
altre
alghe
e
animali
sessili
tra
cui
Anellidi
(vermi
marini)
e
Balanidi
(piccoli
crostacei
ancorati
alle
rocce).
Tappezzano
i
substrati
rocciosi
della
zona
costiera
superiore
alghe
del
genere
Cystoseira
e
altre
alghe
brune
come
la
coda
di
pavone,
la
Dictyota
dichotoma
e
la
Ectocarpus
siliculosus.
Le
alghe
verdi
si
trovano
sia
a
questo
livello
che
a
profondità
maggiore
dove
si
possono
incontrare
i
caratteristici
e
delicati
ombrelli
di
mare,
sulle
rocce
a
strapiombo
protette
dal
sole
prosperano
Udothea
desfontaini,
che
vegeta
fino
a
20
metri
di
profondità,
e
la
moneta
di
mare,
ma
anche
Ulva
lactuca,
Cladophora
proliphera
ed
altre
ancora.
Le
alghe
rosse
sono
presenti
fino
a
130
metri
di
profondità
e
nelle
grotte
dalle
cui
pareti
si
protendono
anche
le
colonie
rosa
della
Retepora
cellulosa
e
i
rametti
rosso
splendente
del
“falso
corallo”
Myriozoum
truncatum
accanto
a
estensioni
di
polipi
giallo
oro
del madreporario Leptosammia
pruvoti.
Gli
organismi
bentonici,
sia
fissi
che
mobili,
variano
a
seconda
del
tipo
di
fondale.
Nelle
zone
sabbioso-fangose
abbondano
animali
scavatori
come
Anellidi
Policheti,
Molluschi,
presenti
con
una
enorme
varietà
di
specie,
piccoli
Pesci,
soprattutto
bavose
e
ghiozzi,
specializzati
nel
mimetismo
con
l’ambiente
di
fondo.
I
fondali
a
massi,
alla
base
delle
pareti
rocciose,
costituiscono
zone
di
passaggio
verso
fondali
fangosi
e
sabbiosi.
Fra
i
massi
attecchiscono
i
rizomi
della
Posidonia
oceanica
che
insieme
a
Zostera
marina,
più
abbondante
in
condizioni
di
fondo
fangoso,
dà
luogo
a
vere
e
proprie
praterie
sottomarine
fino
alla
profondità
di
30-40
metri.
Sulle
foglie
e
sui
rizomi
di
queste
piante
trovano
rifugio
e
nutrimento
Polipi
Idroidi,
Briozoi,
Ascidie,
Spugne,
Policheti
e
Alghe
epifitiche.
Qui
inoltre
vivono
Attinie,
Crostacei,
Molluschi
Gasteropodi,
Stelle
e
Ricci
di
mare
tipici
del
mediterraneo
come
Paracentrotus
lividus
e
Arbacia
lixula
e
Pesci
come
Syngnathus
acus
(pesce
ago)
e
l’Hippocampus
guttulatus
(cavalluccio
marino),
la
Muraena
helena
(murena).ed
altri
organismi
ancora.
A
partire
dai
3
metri
di
profondità
interessante
è
la
presenza
di
Pinna
nobilis,
la
nacchera,
mollusco
protetto
le
cui
valve
possono
raggiungere
gli
80
cm
di
lunghezza.
Intorno
alla
complessità
biologica
della
zona
litorale
del
Plemmirio
che
costituisce
il
loro
ambiente
di
elezione,
vive
un’insospettabile
quantità
di
Pesci
dai
meravigliosi
colori
e
forme,
tra
cui
alcune
specie
di
Serranidi
come
la
cernia
bruna,
gli
sciarrani
a
Siracusa
dette
“precchie
di
mare”,
la
donzella
pavonina,
localmente
detta
pesce
cavaliere,
le
castagnole,
le
castagnole
rosse
e,
ancora,
i
saraghi,
l’occhiata,
la
donzella,
il
pesce
pappagallo
e
gli
scofani.
La
costa
del
Plemmirio
è
popolata
anche
da
Pesci
di
dimensioni
maggiori
molto
più
veloci
ed
elusivi
pertanto
più
difficili
da
osservare
proprio
perché
vivono
in
spazi
acquei
più
vasti,
così
è
possibile
osservare
cefali,
spigole,
dentici,
orate,
corvine
e
altre
ancora.
Partendo
dalla
linea
di
costa,
sulla
terraferma,
la
vegetazione
naturale
può
essere
suddivisa
in
fasce
parallele,
ciascuna
delle
quali
corrisponde
ad
una
diversa
situazione
ecologica.
La
zona
di
battigia
è
caratterizzata
da
condizioni
ambientali
proibitive
per
qualsiasi
forma
di
vita
vegetale.
Su
rocce,
latomie
costiere
e
falesie,
continuamente
spruzzate
di
acqua
marina
vivono
specie
rupicole
e
pioniere
come
la
Salicornia
glauca,
piccola
perenne
legnosa
commestibile
dalle
foglie
piccolissime
e
dai
fusti
filiformi
ricchi
di
acqua
e
di
sale;
e
diverse
specie
del
genere
Limonium.
Man
mano
che
ci
si
allontana
dalla
costa
la
salinità
diminuisce
e
favorisce
lo
sviluppo
del
Timo
arbustivo,
Palma
Nana
e
Spinaporci.
Una
delle
specie
più
interessanti
è
proprio
la
Spinaporci,
cespuglio
emisferico
ramosissimo
e
spinoso
a
distribuzione
mediterraneo-orientale
che
trova
nella
Sicilia
Sud
Orientale
il
suo
areale
di
distribuzione
più
occidentale.
Anche
il
Timo
arbustivo
è
specie
particolarmente
presente
nella
costa
Nord
della
penisola.
Altre
specie
che
caratterizzano
l’associazione
sono
la
Spazzaforno,
la
Ginestra
Spinosa,
il
Camedrio
Femmina,
l’Ononide,
il
Thè
Siciliano,
il
Salvione
e
l’Asparago
Pungente.
In
autunno
spiccano
le
fioriture
della
Scilla
Marittima,
dello
Zafferano
e
dell’endemico
Giaggiolo
Bulboso.
Spostandosi
ulteriormente
verso
l’interno
si
incontra
la
vegetazione
più
evoluta
dell’Area
marina,
la
Macchia
Mediterranea,
composta
da
specie
dotate
di
foglie
dalla
superficie
dura
e
lucida
per
meglio
respingere
i
raggi
solari
e
limitare
la
perdita
d’acqua.
A
questo
gruppo
appartengono
il
Lentisco,
l’Ogliastro,
il
Carrubo,
il
Mirto
e
la
Palma
Nana,
presenti
e
rigogliose
a
Capo
Murro
di
Porco.
Lungo
l’area
costiera
del
Plemmirio
da
Punta
della
Mola
a
punta
Milocca
vive
una
ricca
fauna
di
Vertebrati
e
Invertebrati,
una
vera
e
propria
isola
naturale
dove
si
possono
incontrare
la
Volpe,
la
Donnola,
il
Coniglio
Selvatico,
il
Ramarro
il
Gongilo
Ocellato,
il
Biacco
del
Carbonaio
e
l’endemica
Lucertola
Siciliana.
MARE
-
Nonostante
la
vicinanza
con
Siracusa
il
mare
della
Penisola
Maddalena
offre
ancora
all’appassionato
e
allo
studioso
numerose
sorprese
biologiche
e
fondali
stupendi.
Da
capo
Castelluccio
a
Punta
Tavernara,
il
fondale
si
mantiene
basso
ed
uniforme
per
diverse
centinaia
di
metri,
poi
scende
improvvisamente
a
quote
più
elevate.
Da
Punta
Tavernara
a
Capo
Murro
di
Porco,
invece,
già
sottocosta
si
incontrano
fondali
di
oltre
30-40
metri.
Dove
esiste
il
cambio
improvviso
di
pendenza,
ci
sono
molte
grotte
sommerse
ricche
di
vita
bentonica
e
nectonica
con
coralli
solitari,
spugne,
briozoi,
cicale
di
mare,
nudibranchi
e
moltissime
specie
di
pesci.
Nei
fondali
più
bassi
è
possibile
incontrare
vaste
praterie
di
Posidonia
con
giganteschi
esemplari
di
Pinna
nobilis,
la
conchiglia
più
grande
del
Mediterraneo.
Ancora
più
su
dominano,
soprattutto
vicino
la
costa,
i
coralli
coloniali
come
l’Astroides
calycularis
dal
colore
rosso
intenso
che
ci
ricordano
come
il
nostro
Ionio
sia
un
mare
con
spiccate
caratteristiche
tropicali.
Lungo
la
battigia
è
facile
imbattersi
in
interessantissime
biocostruzioni
(Trottoir)
simili
a
barriere
coralline
in
miniatura.
Le
ultime
cernie
sopravvissute
all’intensa
caccia
hanno
ormai
abbandonato
i
bassi
fondali
e
si
sono
rifugiate
a
profondità
più
elevate.
Capo
Murro
di
Porco
per
le
sue
Caratteristiche
geografiche
e
per
la
particolarità
dei
suoi
fondali
è
un
luogo
eccezionale
per
l’osservazione
dei
grandi
pesci
pelagici
come
tonni,
ricciole,
squali
e
dei
mammiferi
marini
come
delfini,
balene
e
capodogli.
A
tal
proposito
ricordiamo
che
nel
giugno
del
2004
sono
stati
avvistati
in
quest’area
sei
esemplari
di
balenottera
comune
e
Megattere.
La
fascia
bentonica,
antistante
la
summenzionata
area
marina,
risulta
ricca
di
numerosissime
biodiversità
esistenti
nel
mediterraneo,
grazie
a
non
indifferenti
fattori
naturali
di
varia
origine,
come
la
natura
geomorfologica
dei
fondali
che
hanno
favorito
l’insediamento
di
numerosi
molluschi
bivalvi,
indispensabili
nella
catena
alimentare
sottomarina,
oltre
all’apporto
nutrizionale
biologico
derivante
dalla
confluenza
di
alcuni
fiumi
e
torrenti
che
riversano
le
loro
ricche
acque
nell’area
in
questione.
Tutto
ciò
ha
permesso
lo
sviluppo
di
numerosissime
specie
di
fauna
mediterranea
quali:
Sparidi,
Labridi,
Serranidi,
Blennidi
ecc.
Abbondano,
inoltre,
gli
invertebrati
quali:
Acrani,
Tunicati,
Echinodermi,
Cefalopodi,
Nudibranchi,
Briozoi,
oltre
a
diverse
specie
di
alghe
e
fanerogame
marine,
fra
cui
la
Posidonia
Oceanica.
L’ubicazione
geografica
e
la
particolare
morfologia
della
zona
costiera
e
dei
suoi
fondali
marini,
rendono
unica,
sotto
altri
e
numerosi
aspetti,
il
Capo
in
questione;
infatti,
è
possibile
riscontrare
grotte
emerse
e
sommerse,
cavità,
sifoni
e,
a
distanza
di
circa
300
metri
dalla
costa,
il
fondale
degrada
velocemente
in
profondità.
Ma
la
varietà
e
la
ricchezza
della
fauna
marina
di
Capo
Murro
di
Porco,
non
è
l’unica
ragione
per
cui
esiste la
fruizione
regolamentata;
è
noto,
infatti,
che
i
fondali
dell’area
marina
interessata
sono
ricchissimi
di
importanti
e
numerosi
reperti
archeologici
di
varie
epoche
e
civiltà.
Si
evince,
dalla
storia,
che
Siracusa
era
un’importante
meta
di
scambi
commerciali
del
mediterraneo,
il
suo
porto
era
tappa
d’obbligo,
nelle
rotte
navali
delle
antichità
e,
di
conseguenza,
i
naufragi
erano
numerosi.
In
quest’area
sono
stati
recuperati,
nel
corso
degli
anni,
numerosi
reperti
custoditi
nel
museo
Paolo
Orsi
di
Siracusa.

- Fonte
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