Isola di Ustica
(Palermo)

   

Isola di Ustica, 70 km a Nord di Palermo, è la vetta emersa di un vulcano sottomarino, il Monte Anchise, alto 2000 metri edificatosi un milione di anni fa. Per varietà di vulcani l’isola è un museo di vulcanologia a cielo aperto. Gli antichi geografi e storiografi la chiamarono Ustica, ossia relitto di vulcano spento (Ustum = bruciata). Per i Greci invece era Osteodes = “ossario o isola delle ossa”, per i resti umani di una deportazione cartaginese di soldati mercenari, ammutinati che qui trovarono la morte per fame e sete. Oppure, secondo la mitologia, le ossa degli sventurati naviganti che rimanevano incantati dall’ammaliante voce delle sirene, sedute sulle alture prospicienti al mare, e il cui canto melodioso faceva perdere il senno agli incauti naviganti, che finivano per schiantarsi contro le rocce frastagliate. Ma “L’isola delle Ossa” si riferisce anche all’identificazione, da parte di alcuni studiosi, dell’isola di Ustica con l’isola Eéa, dimora solitaria della potente maga Circe, che trasformava in animali i naviganti che osavano avvicinarla.

Geologicamente l'isola è di origine vulcanica: sono presenti infatti dei rilievi collinari che rappresentano le vestigia di antichi vulcani (Punta Maggiore, 244 m; Guardia dei Turchi, 238 m) e dividono l'isola in due versanti.

L’isola rappresenta la parte terminale di un grande complesso vulcanico sommerso del diametro di circa 30 chilometri. I centri eruttivi principali erano il Monte Guardia dei Turchi e il Monte Costa del Fallo. Una delle ultime eruzioni ha formato il cono della Falconiera. L'attività del vulcano si è protratta per circa 600 000 anni nel Pleistocene.

Al termine dell'attività eruttiva l'erosione ha modificato l'aspetto dell'isola, mettendo alla luce sezioni geologiche di notevole interesse scientifico.

L’isola è lambita dalle correnti ricche di plancton dell’Atlantico, che entrano nel Mediterraneo attraverso lo Stretto di Gibilterra, e valorizzata da una morfologia sottomarina ricca di picchi, scoscendimenti, grotte e cunicoli. 

L’isola offre alcuni dei fondali più belli del Mediterraneo per la ricchezza di flora e fauna. E’ diventata l’isola cult dei subacquei, aiutata anche dal fatto che dal 1986 è la prima Riserva Marina Italiana. Dal 1959, inoltre, quest’isola scura, per il colore predominante della lava solidificata, ospita la Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, intuizione geniale che impose al gotha dello sport subacqueo un’isola fino ad allora nota unicamente come luogo di confino per detenuti politici e condannati per reati comuni.

STORIA - Gli insediamenti umani risalgono al Paleolitico; alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un antico villaggio cristiano. Sepolture, cunicoli e una gran quantità di reperti archeologici ritrovati anche sott'acqua, a causa dei tanti naufragi avvenuti nel tempo, testimoniano una presenza costante, nel luogo, di vari antichi popoli mediterranei, Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani che vi lasciarono vestigia dappertutto. In seguito divenne base dei pirati saraceni e lo rimase per lunghissimo tempo.

Nel 1759 Ferdinando III di Sicilia impose una colonizzazione dell’isola; furono edificate due torri di guardia, cisterne per raccogliere l'acqua piovana e case che costituirono il centro abitato principale presso la Cala Santa Maria: vi vennero coloni palermitani, trapanesi e delle isole vicine. Sotto i Borbone, l'isola fu anche un luogo di confino per prigionieri politici e tale restò anche sotto casa Savoia. Al tempo del fascismo vi soggiornarono Antonio Gramsci e Ferruccio Parri. Nel 1961 il confino fu abolito a causa di proteste popolari e da allora incominciò a svilupparsi il turismo.

IL PASSAGGIO DELLE CIVILTA' MEDITERRANEE - Di grandissimo interesse sono le numerose testimonianze archeologiche. Il primo insediamento umano risale all’era Paleolitica, importanti scavi hanno restituito il Villaggio paleocristiano dei Faraglioni con decine di capanne, risalente alla Media Età del Bronzo (1450-1250 a.C.). 

Una vasta necropoli romana con tombe a fossa ed ipogei è alla Falconiera; resti di fattorie romane e una moltitudine di reperti archeologici ritrovati in vari punti dell’isola e sott’acqua, visibili presso il Museo Archeologico. Punto strategico per i traffici ed i commerci, Ustica vide passare i Fenici, i Greci, i Cartaginesi e i Romani. Fu la base delle scorrerie saracene e solo al tempo di Ferdinando IV Re delle due Sicilie si decise di innalzare una serie di fortificazioni intorno all’isola che consentissero ai coloni di poter lavorare tranquillamente. 

I Borboni edificarono due torri di guardia, e nel 1759 Ferdinando di Borbone impose una progressiva colonizzazione creando le premesse per lo sviluppo di una piccola e stabile comunità, che oggi conta circa 1.300 abitanti. 

Ma Ustica è stata anche luogo di deportazione: i Borboni vi confinarono i prigionieri politici, come fecero del resto i Savoia ed i fascisti. Vi soggiornarono anche Antonio Gramsci, Parri, Rosselli e Romita. Poi nel 1961, per sollevazione popolare il confino fu abolito e sostituito con il più remunerativo e qualificante turismo.

Visitare l'isola

Il piccolo centro abitato di Ustica si estende ad anfiteatro intorno a una baia che ospita il porto. Una strada e delle scalinate bordate di ibiscus conducono al centro del paese, dominato sulla sinistra dalla Torre di Santa Maria, a forma di piramide tronca, e sulla destra dai resti della Rocca di Punta Falconiera. 

Traghetti e aliscafi attraccano nel porto di Cala Santa Maria, ai piedi del paese. Cuore di Ustica è la piazza Umberto I, dove una targa in marmo sulla facciata di una casa rosa con le persiane verdi ricorda che qui, fra la fine del 1926 e l’inizio del 1927, alloggiò Antonio Gramsci, il più illustre esiliato politico di Ustica. 

La piazza è chiusa alle spalle da un piccolo giardino recintato oltre il quale si staglia la settecentesca Chiesa di San Ferdinando, con una facciata movimentata da nicchie e sculture e, all’interno, numerose lapidi di isolani illustri. Dalla piazza si diramano le viuzze del centro storico, reso scenografico dai panni stesi ad asciugare che sventolano dalle finestre e dalle sedie posizionate davanti alla porta di casa per chiacchierare. 

Passeggiando per le vie, lo sguardo incrocia pregevoli murales: trompe-l’oeil, ritratti, nature morte e soggetti fantastici accendono di colori le case di Ustica. I più recenti sono stati realizzati dagli studenti della Scuola di Belle Arti di Palermo, ma sui muri resistono ancora alcuni dipinti storici lasciati, dagli anni Settanta in poi, da famosi pittori, a cominciare da Salvatore Fiume.

Poco fuori il paese, c’è la Rocca della Falconeria, di epoca borbonica, che campeggia solenne accanto al cono di un vulcano estinto. In parte restaurato, il maniero ospita saltuariamente rassegne di fotografia e mostre d’arte. Si raggiunge a piedi la cima del paese salendo il sentiero a gradoni che si incontra uscendo dalla piazza principale verso destra. Arrivati in cima, a 157 metri sopra il mare, si domina tutta Ustica: il porto, il Faro di Omo Morto, uno dei più importanti del Mediterraneo, i campi e i vigneti intervallati alla terra rosso-bruna su cui spuntano case isolate. 

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A sinistra del paese, nella borbonica Torre di Santa Maria, ex carcere, c’è il Museo Archeologico, dove sono conservati i principali reperti di Capo Falconeria, del Villaggio Preistorico presso i Faraglioni e i resti delle tombe di età ellenistico-romana. Questo antico villaggio, difeso da una possente cinta muraria, è percorso da una “strada principale” che denota l’esistenza di un piano urbanistico (anche se essenziale) e quindi il riconoscimento di luoghi pubblici, caratteristica singolare per l’epoca.

La costa di Ustica è, invece, frastagliata e ricca di grotte che possono essere scoperte in barca (i pescatori al porto si offrono di accompagnare i turisti fin dentro le frotte con le loro piccole imbarcazioni), ma anche da terra: vi si scoprono piccole spiagge (Cala Sidoti, Punta dello Spalmatore, al Faro) e bellissime baie rocciose concentrate lungo il versante occidentale. 

Nel versante orientale si trovano invece la Grotta Azzurra, la Grotta Verde e la Grotta delle Barche, da esplorare muniti di maschera e boccaglio. In particolare quest’ultima è raggiungibile percorrendo un bel sentiero in mezzo a pini e fichi d’india, che si diparte dalla Torre di Santa Maria e prosegue lungo il fianco della collina. Lungo il versante occidentale, proprio nella zona di riserva integrale, si trova la Grotta Segreta, o Grotta Rosata, il cui accesso è celato da rocce sia via mare che via terra. Qui le incrostazioni di bellissime alghe calcaree, dal rosa chiaro al rosa antico intenso, le conferiscono il colore che le vale il nome. Per chi ama esplorare il mare, ma solo in superficie o in apnea, la riserva organizza itinerari guidati di sea-watching.

Il mare e le sue bellezze

La bellezza dei fondali e la natura terrestre incontaminata, nonostante la minima distanza che la separa da Palermo, rendono Ustica quasi lontana, ferma nel tempo e affascinante. L’eccezionale limpidezza e trasparenza delle sue acque consentono a tutti, con maschera e pinne, di godere appieno dei suoi tesori sommersi. 

I fondali, decorati da rami di gorgonie, spugne ed incrostazioni multicolori, sono incastonati da improvvise secche ed affascinanti grotte, e popolati da ogni specie tipica del Mediterraneo per le quali Ustica, Area Marina Protetta dal 1986, costituisce l’habitat ideale. La particolare morfologia dei fondali dell’isola permette ai subacquei di qualsiasi livello di preparazione una grande varietà di immersioni.

Immergersi nelle splendide acque usticesi è un’esperienza unica ed irripetibile nei mari italiani. Gia nei primi metri sotto la superficie si possono incontrare grosse cernie, saraghi, ricciole, branchi di barracuda, nuvole di gamberi ed assistere a spettacolari giochi di luci, ombre e colori. 

Sono più di trenta le immersioni che si possono effettuare ad Ustica, ed in particolare quelle allo “Scoglie del Medico", alla “Secca della Colombara", alla “Grotta dei Gamberi" ed al “Sicchitello" hanno fatto meritare all’isola l’appellativo di “Paradiso dei Sub“.

L'area marina protetta, prima in Italia, è divisa in tre zone: 

- zona A di riserva integrale dove, in alcune aree, è consentita la balneazione, occasione unica per familiarizzare con i pesci che hanno imparato a non temere l’uomo; 

zona B è consentita la fotografia subacquea e la pesca sportiva con lenze da fermo e da traino; 

zona C sono consentite tutte le forme di pesca sportiva tranne la pesca subacquea.

La riserva naturale orientata terrestre è ricca di vegetazione mediterranea: un bosco di conifere, querce e castagni e fauna di piccoli roditori e soprattutto avifauna. 

Passeggiare immersi nel verde lungo i sentieri del boschetto è un’esperienza ricca di fascino e mistero. Percorrere i sentieri del litorale, a piedi o con l’asinello, ora ai bordi di un dirupo ora sul dolce declino della lava discesa al mare, raccogliere un fiore di cappero, osservare numerose specie di uccelli migratori, suscita emozioni intense. 

Tradizioni e folklore

Abitata da Fenici, Greci e Romani, dove vi hanno ambientato molte delle loro leggende, Ustica è da sempre avvolta nel mito. 

Dopo l’abbandono seguito al Medioevo, l’isola fu ripopolata da liparoti a partire dal 1760, che portarono molte delle loro tradizioni religiose. Soprattutto, la devozione alla Madonna, celebrata con almeno due feste. La prima cade nell’ultima domenica di maggio, quando si tiene la processione della Madonna dei Pescatori, che dalla chiesa madre giunge fino al porto al suono della banda musicale. I fedeli, con la Madonna sulle spalle, salgono sulle barche dei pescatori e fanno un giro dell’isola al calar del sole. Al rientro viene celebrata la messa e, subito dopo, in una grande padella, si frigge il pesce che viene offerto a tutti i partecipanti insieme al vino. La serata si conclude con balli e giochi nel porto di Ustica. 

Il 24 ottobre, per la festa del santo patrono, San Bartolomeo, si tengono spettacoli, gare di barche, rottura di pentole, musiche, canti e balli, botti e fuochi di artificio. 

La stessa celebrazione, ma in proporzioni ridotte, si ripropone il 19 settembre, con la Festa di San Bartolicchio nella contrada Oliastrello, all’inizio di via San Bartolicchio (chiamata così per le proporzioni minuscole della statua del santo che vi si trova). 

In uno dei venerdì di ottobre, infine, i fedeli si portano in pellegrinaggio fino al santuario del Passo della Madonna, dove si celebra la messa. Gran finale con balli e degustazioni. 

Prodotti tipici

Un’isola come Ustica non può non trovare nel pesce il suo piatto forte. Nei ristorantini del paese si gustano il tradizionale pesce spada ai capperi e i calamari imbottiti con ripieno di prezzemolo, capperi, olive tritate e formaggio; ma anche le sarde a beccafico, dove i pesci vengono avvolti attorno a un composto di pangrattato, pinoli e uva passa. 

Ustica è anche famosa per le sue piccolissime lenticchie, che si possono trovare un po’ ovunque nei banchetti domestici lungo le strade, tra frutta e verdura. Squisite e ricche di sali di potassio, che hanno la caratteristica di conservare intatta la scorza e di non scuocere, le lenticchie di Ustica sono un ingrediente fondamentale della cucina locale e le due ricette classiche che le vedono protagoniste sono la zuppa, arricchita con verdure locali e profumata con basilico o finocchietto selvatico, e la pasta ca lenticchia , preparata con gli spaghetti spezzati.  

Il Muro di Gomma di Maro Risi

Il film ripercorre la tragedia del DC-9 Itavia che precipitò al largo di Ustica. Risi cerca di indagare il muro di silenzio e omertà che circonda l’intera vicenda. 

Se ne avete l’occasione, non perdetevi lo spettacolo I-TIGI Canto per Ustica di Marco Paolini (anche in cassetta), scritto insieme a Daniele Del Giudice. L’attore bellunese avverte:”Cliccate Ustica su Internet, se volete conoscere ogni dettaglio. Non sarò io a darvi delle risposte”. Ed è vero, non ci sono risposte nello spettacolo di Paolini, ma una miriade di domande imbarazzanti. Perché l’attore, semplicemente, apre quel fascicolo Priore di oltre 5 mila pagine, e vi insinua la sua virtù affabulatoria.