Troina (Borgo)
(Enna)  
  

   

La terrazza della Sicilia, ecco come tanti definiscono Troina. Da qualunque parte si giunga a Troina, la maestosità del paese antico è un colpo d’occhio di notevole suggestione. Dal quartiere storico, detto comunemente “Piazza”, si possono ammirare panorami veramente unici e indimenticabili: a est l’Etna con la sua imponenza che quasi intimorisce, a sud-est il mar Ionio e la costa lungo il Golfo di Augusta, a nord i boschi dei Nebrodi che si uniscono a est con le Madonie. Il paesaggio e la natura sono veramente singolari: siamo nel Parco dei Nebrodi, dove ancora volteggia l’aquila reale e dove, lungo le rive dei laghetti è possibile avvistare folaghe, gallinelle e germani reali. 

A pochi chilometri dal centro abitato, sono i 4.200 ettari di patrimonio demaniale boschivo, dove gli amanti delle lunghe passeggiate a piedi e a cavallo, potranno trascorrere piacevoli momenti. Sicuramente non va trascurata la visita al lago Sartori (diga Ancipa), il più alto bacino artificiale dell’isola, che oltre a fornire acqua potabile a buona parte della Sicilia interna è un incantevole luogo nel quale i colori a tinte forti si contrastano tra loro creando spettacoli unici. L’artificialità del bacino non ha distolto la natura a seguire il suo corso: la ricca vegetazione, le cime dei monti che scemano avvallandosi fino a creare un letto naturale alle acque, la fauna acquatica costituita da trote anguille e carpe, l’aria fresca dei mille metri di altitudine e l’incanto dei profumi di montagna, fanno del lago Ancipa il posto ideale dove godere un rosso tramonto siciliano. 

Il sito su cui sorge l'odierna città di Troina fu abitato fin dai tempi più antichi, e ciò è dimostrato da scavi archeologici effettuati negli anni, che hanno individuato insediamenti umani risalenti al Neolitico - una fattoria del 6000 a. C. - e la necropoli ancora visitabile e sita sul monte Muganà.

La fondazione di Troina risalirebbe all'epoca ellenistica della Sicilia, precisamente al 401 a.C., sotto il nome di Engyon da parte dei Cretesi. L'identificazione tra l'antica Engyon e l'odierna Troina, non è certa, ma si basa sulle testimonianze di storici antichi come Diodoro Siculo e Plutarco, alle quali gli studiosi danno credito.

Lo scrittore romano Cicerone identifica l'odierna Troina con l'antico villaggio greco denominato Imachera. Il medesimo, nelle sue Verrine la descrive come una città florida, capace di un contributo di ventimila sesterzi, frumentaria, e la indica come città decumana. In epoca romana, il villaggio di Imachera subì saccheggi e devastazioni ordinati da Gaio Licinio Verre, propretore della Sicilia. Dopo il crollo dell'Impero romano d'Occidente del 476, il villaggio fu devastato e distrutto dalle scorrerie dei Barbari.  

Nel 535 la Sicilia fu annessa all'Impero bizantino, a seguito della Guerra greco-gotica. Nella zona in cui sorgeva l'antica Imachera, il sito fu rifondato, e probabilmente fu in quell'epoca che comparve il toponimo Troina, poiché venne inizialmente denominato Drajna, poi successivamente corrotto in Dragina e Tragina. I Bizantini la colonizzarono, vi dominarono a lungo, e nella città introdussero il monachesimo orientale.

A partire dall'827, in Sicilia incominciarono le prime scorrerie degli Arabi, e Troina cadde in mano saracena nell'866 per opera delle truppe comandate dall'emiro Muhammad ibn Khafāja. Gli Arabi inserirono Troina nel Val Demone. La città, la cui popolazione era a maggioranza di etnia greca, si dimostrò tra quelle più insofferenti alla dominazione islamica nell'isola, e da Troina, Giorgio Maniace principe e Vicario dell'Imperatore di Costantinopoli, inviato in Sicilia da Michele IV il Paflagone a capo di un corpo di spedizione bizantino, preparò la battaglia contro gli arabi stanziati a Cerami, che sconfisse nel 1040.

Nonostante ciò gli Arabi ripresero il controllo dei territori perduti, che mantennero fino a quando in Sicilia giunsero i Normanni guidati da Ruggero I d'Altavilla, che nel 1061 sbarcarono a Messina. I Normanni, con una forza di 300 cavalieri arrivarono a Troina nel 1062, e grazie anche al decisivo supporto della popolazione locale cacciarono gli occupanti saraceni. I troinesi, pur avendo appoggiato i Normanni nella cacciata degli Arabi dalla loro città, guidati da un certo Porino e irritati dall'insolenza dei loro soldati, in assenza del Gran Conte Ruggero che si trovava in battaglia a Nicosia, si sollevarono contro costoro, costringendo Ruggero a fare subito ritorno in città per sedare la rivolta. Lo scontro fra troinesi e Normanni durò quattro mesi, e i capi della ribellione, tra cui lo stesso Porino, furono catturati e impiccati.

Il Gran Conte Ruggero, che fallì l'assedio di Castrogiovanni, si riposò a Troina che elesse a sua dimora e la proclamò prima capitale della Sicilia liberata. Nel 1063, Troina e Cerami furono attaccate dai Saraceni, che avevano un'armata di 35.000 tra fanti e soldati, e furono respinti. La dominazione normanna fu tra le più importanti e significative della storia di Troina, che assistette così alla sua rinascita. In città la costruzione del castello e la prima costruzione di luogo di culto cattolico dopo la conquista e della prima cattedrale normanna di Sicilia fatta costruire dal Gran Conte Ruggero nel 1078, dedicata alla Vergine.

Nel 1082, il papa Urbano II celebrò una messa nella Cattedrale di Troina e ricompensò lo sforzo bellico contro le forze musulmane e la rinuncia normanna alla tradizione scismatica greco-basiliana con lo speciale privilegio dell'Apostolica legazia, ovvero il potere dato ai re di Sicilia di nominare direttamente i vescovi sicilian. Fu così istituita la Diocesi di Troina, e il Gran Conte Ruggero nominò il normanno Roberto, il quale però nel 1096 spostò la sede vescovile a Messina.

Città florida fino al periodo svevo, il centro di Troina conobbe una fase di declino politico ed economico sotto il dominio angioino. Gli Angioini furono cacciati dall'isola da parte degli Aragonesi, che stabilirono il loro dominio su di essa nel 1282, dopo aver costoro vinto nella Guerra del Vespro, e il re Federico III di Sicilia nel 1296 vendette Troina al nobile catalano Matteo d'Alagona. Successivamente, Troina passò sotto il dominio feudale dei Palizzi, dei Rosso e dei Moncada, con questi ultimi che la ebbero come baronia.

La città fu demanializzata nel 1398 da parte di re Martino I di Sicilia, che la confiscò al barone Pietro Moncada, a causa della condanna di fellonia emanata a carico del fratello maggiore Guglielmo Raimondo, marchese di Malta e Gozo. Il sovrano aragonese, a cui la città era fedele, per via della sua personale amicizia con il nobile troinese Francesco di Napoli, concesse la sua restituzione al demanio, nonché il privilegio ai cittadini di eleggere i propri officiali, con l'esclusione del capitano, e l'esenzione di ogni diritto di dogana e colletta. A un altro nobile troinese, Filippo Sbarbato, la regina-consorte Bianca di Navarra concesse nel 1411 la sua castellania.

Troina, nel periodo compreso tra l'XI e il XV secolo, fu dotata di ben trentasei diplomi e privilegi dai re normanni, svevi e aragonesi, e tra questi si ricordano in particolare i diplomi concessi dal Re Martino nel 1398, e dal re Alfonso V d'Aragona nel 1433, con cui ebbe l'appellativo di Civitas vetustissima, a riprova delle sue antichissime origini.  

Tra il XV e il XVI secolo la cittadina conobbe una forte espansione urbana, perse il rilievo militare divenendo centro di interesse culturale e religioso con la costruzione di biblioteche e archivi che custodivano documenti di grande importanza e anche opere pie gestite dai monaci basiliani.

Il 16 ottobre 1535, proveniente da Nicosia, passò a Troina l'imperatore Carlo V d'Asburgo, che reduce dalla vittoriosa guerra di Tunisi vi alloggiò nel convento dei frati francescani per tre giorni, e si recò in seguito a Randazzo.

Nel 1575, in Sicilia si diffuse una grave epidemia di peste, che a Troina fece 1.200 vittime. La malattia fu debellata, anche grazie all'intervento dell'epidemiologo regalbutano Gianfilippo Ingrassia.

Al XVII secolo risale l'edificazione del Borgo, ma il nuovo sviluppo urbanistico della città subì un arresto a causa dei violenti terremoti del 1643 e del 1693. Nel 1644, il re Filippo IV di Spagna, a causa di problemi fiscali, vendette Troina al messinese Marco Antonio Scribani Genovese, ma fu subito riscattata e ridemanializzata grazie all'intervento del monsignore troinese Vincenzo Napoli, vescovo di Patti, che sborsò il denaro per il reintegro al demanio della città.

Nel Settecento, a Troina il potere era detenuto da un'élite formata dalla nobiltà e dal clero, con quest'ultimo intenzionato a riportare l'antica sede vescovile in città, ma ciò non fu possibile poiché papa Pio VII nel 1817 eresse la diocesi di Nicosia, di cui entrò a far parte.

Tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XX, Troina vide crescere la propria popolazione, che al 1798 risultava essere di 7.001 abitanti, per poi passare ai 7.408 del 1831, e ai 9.314 del 1852. In epoca borbonica, con la riforma dell'amministrazione voluta dal re Ferdinando I delle Due Sicilie del 1817, Troina fu inserita nella Provincia di Catania, e compresa nel Distretto di Nicosia. Pochi cittadini troinesi presero attivamente parte ai moti rivoluzionari contro la Corona borbonica del 1820-21 e del 1848.

Dopo l'annessione della Sicilia al nascente Regno d'Italia, nel 1861 venne soppresso il Distretto di Nicosia, e Troina fu inserita nel Circondario di Nicosia, istituito col Decreto Rattazzi che definiva la nuova suddivisione amministrativa nei territori passati sotto la Corona sabauda, e fu capoluogo di un proprio mandamento (VII), di cui faceva parte anche il comune di Cerami.

Le condizioni socio-economiche di Troina rimasero immutate. Si aggravò la situazione dei contadini che nel 1898 furono protagonisti di una rivolta popolare con manifestazioni davanti al municipio, che furono duramente repressa e causò la morte di 8 dei rivoltosi e il ferimento di molti altri. Il permanere delle difficili condizioni di vita dei contadini troinesi e delle loro famiglie, spinse molti di loro a lasciare la propria cittadina per cercare fortuna altrove, e così a partire dagli anni dieci del XX secolo ebbe inizio il fenomeno dell'emigrazione di massa, che interesserà il centro nebroideo anche nei decenni successivi.

Durante il Fascismo, Troina, assieme agli altri comuni facenti parte del soppresso Circondario di Nicosia, fu inserita nella Provincia di Enna, istituita nel 1927. Il governo fascista, che fece entrare l'Italia in guerra al fianco della Germania nazista nel 1940, cadde tre anni più tardi, poiché nel luglio del 1943, gli Alleati con l'Operazione Husky, occuparono la Sicilia, e tra l'1 e il 6 di agosto, il territorio di Troina diviene campo di una storica battaglia tra le forze terrestri dell'Asse e quella statunitense, che avanzavano verso Messina, a contrastare la resistenza della divisione italiana Assietta e di un nucleo di militari tedeschi arroccati in paese. I giorni di battaglia, cruenti e nefasti per la popolazione troinese, causarono più di 300 vittime civili, e la distruzione di gran parte del suo abitato per opera dei violenti bombardamenti dell'aviazione angloamericana.

Nell'immediato dopoguerra, in cui Troina si ritrovò tra le macerie, venne avviata la ricostruzione, e l'opera più importante del periodo fu la Diga Ancipa, i cui lavori ebbero avvio nel 1949. Grazie a quest'opera, l'economia di Troina e degli altri comuni interessati cambiò: per merito di questi cantieri che si dislocavano su vasta scala, in questi paesini sorsero soprattutto attività commerciali oltre che lavoro per i giovani dell'epoca, assunti come manovalanza e, soprattutto, come muratori. I lavori per la costruzione della diga nell'Ancipa si conclusero nel 1953, ma durante il loro svolgimento, nel 1950 si verificò un grave incidente sul lavoro che causò la morte di 13 lavoratori.

Al termine dei lavori per la costruzione della diga, a Troina riprese l'emigrazione, che fu più massiccia rispetto ai primi decenni del XX secolo e comportò un calo demografico notevole: dai 14.075 abitanti censiti nel 1951, la popolazione di Troina scese agli 11.853 del 1971, per poi calare ulteriormente ai 9.628 del 2011.

Visitare il centro storico

Nel centro storico, dove strette viuzze si intrecciano tra loro come in una “Casbah” araba, sembra che le storie antiche e le leggende del medioevo ritornino ad echeggiare: i palazzi e le ricche chiese, insieme agli inestimabili tesori in essi custoditi, sono testimoni di una storia millenaria. 

Il centro storico si sviluppa, con un impianto urbanistico tipicamente medievale, lungo l’asse di via Conte Ruggero. A questa via afferiscono piccole diramazioni tortuose, irregolari, che in ripida pendenza seguono l'andamento orografico della sommità collinare: è un insieme pittoresco di vicoli, slarghi irregolari, scalette, rampe, sottopassaggi ad arco e cortili sul fronte stradale. 

Architetture religiose

Abbazia di San Michele Arcangelo Vecchio, sito risalente al 1062 - Questo fu il primo ed uno dei più famosi Monasteri Basiliani edificati in Sicilia dopo la conquista normanna. Nel 1061 il Conte Ruggero, come riconoscimento dell’aiuto Divino per la vittoria contro i Saraceni, lo fece costruire su un ameno colle e lo dotò di vasti possedimenti e privilegi, fra cui conferì al Monastero ampia libertà di commercio e facoltà di eleggere “Officiali e Giudici in Casal Buscemi”. 

Primo abate del Cenobio, nominò il proprio cognato Roberto, che fu successivamente Vescovo di Troina. Molti degli Abati del Monastero furono di casati illustri e parecchi diventarono Vescovi e alti Prelati. Fra i Commendatari si annovera anche Don Ferdinando d’Austria, figlio del Re Filippo III, il quale ottenne l’Abbazia nel 1630. 

Abbazia di San Michele Arcangelo Nuovo - Esso fu edificato verso la metà del XVIII secolo, su commessa dei monaci di San Michele, nell’area di una necropoli ellenistica. Il complesso occupava una superficie di oltre 8.000 mq., era formato da una Chiesa mononavata e da un Monastero che ruotava intorno ad un chiostro quadrangolare realizzato con arcate. 

L’architettura del maestoso edificio era quella tipica della seconda metà del XVIII secolo : grandiosità classica, sobrietà di ornamenti, ingressi e balconate con intagli baroccheggianti in pietra. Nell’ala sud, al piano terra, si trovava una solenne gradinata che conduceva al piano sovrastante ove era sistemato il quartiere abbaziale sfarzosamente decorato con stucchi rivestiti di oro zecchino su sfondi colorati. 

Il Monastero, oltre ad una ricca biblioteca, possedeva anche un piccolo museo dove erano conservati numerosi pezzi di valore provenienti dagli scavi per la costruzione dello stesso Monastero. L’Abate di San Michele, nel XVIII secolo, occupava il XXVIII posto nel Parlamento. 

Oggi il maestoso edificio altro non è che un cumulo di rovine. Chiesa di Santa Maria della Catena Si tratta soltanto del rudere di una Chiesetta ubicato nella periferia sud-ovest dell’attuale abitato. Già nel 1304 apparteneva ai Cavalieri di Malta e se ne trova menzione in un diploma di P. Benedetto IX. Secondo l’archeologo Cleofe Canale, la Chiesa fu ricavata da un’antica terma romana del periodo Augusteo e vi si notano ancora tracce di pavimentazione e murature romane. 

Ex Cattedrale di Maria Santissima Assunta - Prima cattedrale normanna di rito latino in Sicilia, fu voluta da Ruggero d’Altavilla dopo qualche anno dal suo arrivo a Troina. 

Nel 1060 la cittadina di Troina fu scelta dal Gran Conte Ruggero per la conquista dell'isola come roccaforte fra le montagne che dominano le ampie vallate circostanti, con l'intento di proteggere le istituzioni in essa insediate prima soggette alle frequenti incursioni e occupazioni saracene.

Riconquistata nel 1062 ed eletta nel 1080 capitale comitale per il ruolo ricoperto durante la fase di conquista, l'«urbs Trayna felix» fu sede della prima cattedrale normanna di Sicilia costruita dal Gran Conte Ruggero dedicata alla Vergine nominando vescovo il normanno Roberto, e della rispettiva diocesi.

L'amministrazione ecclesiastica si estendeva su un vasto territorio che comprendeva «l'area dei PeloritaniNebrodi e delle Madonie, da Messina alla stessa Troina fino a Taormina da un lato e da RamettaMilazzoSinagraNasoSan Marco d'Alunzio, Mistretta a Gagliano CastelferratoSperlingaTusaGeraci SiculoPetralia Soprana e Petralia SottanaPolizzi Generosa, Cefalù, Collesano, CaltavuturoSclafani Bagni».

La costruzione dell'impianto normanno si fa risalire al 1061, la chiesa doveva presentarsi come un connubio di elementi militari e religiosi, divisa in tre navate con absidi semicircolari. L'abate Rocco Pirri documenta la permanenza della cattedra vescovile presso Troina fino al 1090, termine entro il quale è ristabilita la sede di Messina.

Nella ristrutturazione quattrocentesca le absidi semicircolari scomparvero e fu ristretto l'impianto delle tre navate.

L'accresciuta popolazione del comprensorio indusse il sovrano Ferdinando I delle Due Sicilie a concordare con papa Pio VII la definizione di una nuova sede vescovile. La città di Nicosia la spuntò sul ripristino della diocesi di Troina; ebbe un ruolo importante nella valutazione Raffaele Mormile, arcivescovo di Palermo.

1785 - 1927. Le date incise sull'architrave documentano l'anno di ricostruzione del prospetto interamente rifatto con conci squadrati di calcare bianco e l'anno relativo agli ultimi restauri.  

Dotata di immensi possedimenti e beni fu chiesa palatina e, successivamente, in seguito all’istituzione nella città del primo Vescovado di Sicilia nel 1082, eretta a Cattedra Vescovile. Dedicata alla Virginis Puerperae divenne il luogo delle più importanti celebrazioni religiose, come ci conferma un diploma normanno relativo ai funerali di Giordano, figlio del Conte Ruggero. 

A causa dei rimaneggiamenti subiti, nulla rimane visibile dell’originale costruzione ruggeriana all’infuori di una volta costolonata nella base dell’attuale torre campanaria, e di una monofora nel lato est dell’antico transetto. Il prospetto, di fine Settecento, è realizzato in arenaria gialla locale. 

La chiesa, a tre navate, è in stile neoclassico con le volte a botte decorate con stucchi dorati di gusto rinascimentale, con archi a tutto sesto e con la cupola che poggia su solidi pilastri rivestiti di stucco. All’interno custodisce tele del ‘700 e pezzi provenienti dal Monastero di San Michele Arcangelo, insieme ad altri oggetti di grande pregio artistico. 

La Chiesa è dotata di un proprio tesoro che comprende ori, argenti di pregio, ostensori, reliquiari, pissidi e incensieri. Le opere di maggiore pregio sono: il Bacolo Pastorale, il Sigillo e la Corona dell’Immacolata. 

L'Oratorio del SS. Sacramento è in sostanza la cripta della Chiesa Madre, corrispondente al transetto dell’antica Cattedrale Normanna. Inizialmente fu dedicata a Santa Lucia, ma dopo la sopraelevazione della Cattedrale normanna, avvenuta nel XV sec. d.c., fu concessa all’Arciconfraternita dei Bianchi che la trasformò nell’Oratorio del SS. Sacramento. In questa Chiesa celebrò messa Papa Urbano II in occasione della sua venuta a Troina per gettare le basi dell’accordo sulla “Apostolica Legatia”, siglato nel 1088 con il Conte Ruggero. 

Le pareti e le volte sono rivestite di intonaco bianco con cornici e festoni di stucco in stile barocco. Le tele, tutte di autore incerto, sono del ‘600. Nel catino di una piccola abside si conserva un affresco del Cristo Pantocratore, eseguito secondo schemi di stile normanno. Dinanzi all’Altare si conserva una predella in pietra sulla quale la tradizione vuole che Papa Urbano II abbia celebrato Messa in occasione della sua venuta a Troina. Negli ambienti sotterranei si trovano le cripte cimiteriali (Colatoi e Cripta dei Poveri), che con molta probabilità risalgono alla costruzione ruggeriana. Ancora oggi è sede dell’Arciconfraternita dei Bianchi. 

Chiesa del Rosario - E’ una piccola Cappella al quale si accede da una modesta porticina che dà sul Sacrato della Chiesa Madre. La Chiesa, mononavata, fu costruita tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX sec. 

L’abside è stata ricostruita dopo il crollo causato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. La Chiesetta è in stile neoclassico con la volta e le pareti ricoperte di stucco e dipinti. La volta a botte è divisa in scomparti a stucco ed oro zecchino. All’interno custodisce uno stallo ligneo del ‘600 proveniente dal vecchio Coro della Chiesa Madre crollato nel terremoto del 1643 e raffigurante i 3 momenti principali della vita della Vergine. 

Attualmente è sede della confraternita del Rosario fondata nel 1599.

Chiesa del Santissimo Salvatore, impianto del XIV secolo

Chiesa della Madonna del Soccorso

Chiesa della Santa Famiglia di Nazareth, del XXI secolo

Chiesa di Maria Santissima Immacolata

Chiesa del Carmine Dedicata alla SS. Annunziata - La storia della chiesa del Carmine di Troina risale a prima del 1500 ed era dedicata inizialmente alla Santa Maria Annunziata, successivamente fu data ai Carmelitani i quali avviarono dei lavori rimaneggiamento delle strutture tra cui l'attuale campanile risalente al 1597. Il campanile presenta una bellissima cuspide maiolicata ancora ben conservata. 

Tra le ristrutturazioni operate dai carmelitani furono un generale ampliamento dell'edificio religioso con la realizzazione di una struttura ad impianto basilicale munita di tre navate con grandi archi monolitici a sesto acuto in pietra arenaria. I carmelitani tennero la chiesa e le strutture del convento fino alla loro espulsione nel 1866, a seguito tutto passò al demanio statale. Ulteriori interventi furono eseguiti quali un accorciamento e un ribassamento della chiesa con l'eliminazione dell'imponente altare barocco, mentre l'ingresso principale fu chiuso. 

L'antico altare barocco è ora solo visibile nei locali della sagrestia ed è costituito da una struttura in muratura rivestita in stucchi decorativi con colonne. La chiesa ospita opere importanti quali la Madonna col Bambino della scuola del Gagini della prima metà del '500 e il dipinto della Madonna del Carmelo della prima metà del seicento.

La Chiesa, all’esterno, ha perduto, attraverso i rifacimenti, quasi ogni elemento di caratterizzazione e si presenta molto immiserita. Si accede ad essa attraverso una porta secondaria laterale, mentre quella principale del prospetto è scomparsa assieme al sacrato. L’interno a struttura basilicale, senza cupola, è a tre navate con volte decorate con stucchi e colori e sostenute da colonne monolitiche di pietra locale e di stile ionico. 

Il tetto originario era a capriate di legno finemente scolpite ed il tavolato ricoperto a cassettoni di gesso con rosoni. Sotto la Chiesa esisterebbe una cripta probabilmente adibita a sepolcro della Confraternita della SS. Annunziata. 

Nell’interno della Chiesa, sopra l’Altare maggiore, si conserva una bella statua in marno della Madonna proveniente dalla diruta Chiesa della Catena e che si vuole opera di uno dei Gagini. 

Chiesa di San Biagio, del XVIII secolo

Chiesa e convento di San Francesco - Il convento, sito nella parte alta della città in via Conte Ruggero, fu fondato nel 1470, e nel 1535 ospitò l’imperatore Carlo V proveniente da Tunisi. Il complesso architettonico sorge all’interno dell’antica cittadella normanna. La torre campanaria presenta nella parte bassa la caratteristica muraria della città medievale. 

La chiesa, oggi dedicata all’Immacolata è mononavata ed è caratterizzata da stucchi neoclassici che si possono far risalire alla ristrutturazione dell’800. All’interno sono custodite statue del ‘700 insieme a quella dell’Immacolata in stucco e cartapesta dell’800.

Nella parte sud, la Chiesa poggia sui resti di un’antica torre che evidentemente faceva parte della cinta muraria dell’originario castello. Del complesso originario resta ben poco perché in parte è stato trasformato prima in Istituto Scolastico e successivamente adibito a biblioteca comunale.

Chiesa di San Giorgio - Ubicata accanto il Campanile della Chiesa Madre, faceva parte del Monastero delle Benedettine di San Giorgio, del quale ne era la Cappella. Di questo importante complesso la cui area è stata quasi interamente trasformata nell’attuale Piazza Conte Ruggero, oltre la Chiesa, rimane soltanto il tratto ovest, detto “Quarto di Donna Laura”, ricostruito dal Comune per adibirlo a propri uffici. 

Sul finire del XVIII sec., il convento, ospitava 60 suore provenienti da famiglie nobili e la Badessa godeva di eccezionali prerogative e dignità fra cui il titolo di Eccellenza ed il diritto di uso del Pastorale nelle principali solennità. 

La chiesa, mononavata, ha la volta decorata e i riquadri di stucco sono riempiti con pannelli a tempera di soggetti biblici e un pavimento in marmi policromi. Attualmente è sede della Confraternita di San Giuseppe.

Chiesa di San Giovanni di Dio, Casa dei Fatebenefratelli, resti del XVI secolo

Chiesa di Santa Lucia, del XV secolo

Chiesa di San Matteo, del XV secolo

Chiesa di San Nicolò alla Piazza, impianto del XIII secolo

Chiesa di San Nicolò in Scalforio, impianto del XII secolo

Chiesa di San Rocco in Scalforio, del XVIII secolo

Chiesa di San Sebastiano, edificata nel XX secolo

Chiesa di San Silvestro - Sorge nello stesso luogo dove fu rinvenuto nella seconda metà del XIII secolo d.c., in circostanze miracolose, il corpo di San Silvestro Monaco, patrono della città di Troina. Secondo gli scritti di Padre Giacinto da Troina la Chiesa fu completata e consegnata alla locale Fratellanza di San Silvestro nel luglio del 1436. In precedenza nello stesso luogo esisteva la Chiesetta di San Bartolomeo, che insieme alla grotta in cui fu rinvenuto il corpo del Santo venne incorporata nell’attuale basilica di San Silvestro. 

La veste attuale della Chiesa è quella dei restauri effettuati all’inizio del XIX secolo, come citato nella lapide murata sulla porta principale. La Basilica, di aspetto solenne, è a tre ampie navate con cupola su tamburo quadrangolare. In fondo dietro l’Altare maggiore si trova il Coro di noce intagliata, in stile tardo rinascimentale. La volta della navata principale a tutto centro è sostenuta da colonne corinzie monolitiche in pietra locale. Le volte delle navate laterali sono a cupoline. Il prospetto, in pietra locale, è di stile neoclassico con capitelli corinzi. 

In una cappelletta a forma di cripta, chiusa da un bel cancello in ferro battuto, è riposta la tomba del Patrono ricoperta da una lastra di alabastro bianco con sopra scolpita a tutto rilievo la figura del Santo con i pollici dei piedi legati, come da usanza monastica, e un bel crocifisso sul petto. L’opera viene attribuita alla scuola del Gagini.

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria del XVIII secolo

Chiesa di Santa Maria degli Angeli e convento dell'Ordine dei frati minori cappuccini, edificata nel 1570

Chiesa di Sant'Agostino e convento dell'Ordine - La Chiesa, annessa all’omonimo convento, è una costruzione ottagonale caratteristica della fine del XVIII secolo. In corrispondenza dell’attuale Chiesa, come citato dal Bonanno, sorgeva la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, edificata nel 170 d.C. Probabilmente, questa fu tra le prime Chiese della Sicilia dell’era cristiana.

Successivamente i frati Agostiniani vi insediarono la propria dimora nel 1491. La chiesa, preceduta da un piccolo vestibolo, ha il prospetto a due ordini achitettonici in stile neoclassico tessuto con paraste, cornici ed elementi decorativi in arenaria gialla locale. All’interno vengono custodite alcune tele di gusto ottocentesco e il fercolo argenteo di San Silvestro datato 1736. 

Il convento si apre su una grande piazza circondata da 40 loggiati un tempo adibiti a fiera.

Oratorio dei Bianchi, risalente al 1088

Chiesa del Collegio di Maria Addolorata, edificata nel XVIII secolo

Architetture civili

Casa Calandra, del XIX secolo

Casa Poeta, del XIV secolo

Casa Saitta, del 1904

Casa Siciliano, del XX secolo

Palazzo Pintaura, del XVI secolo

Palazzo Sollima, del XX secolo

Palazzo Stazzone, del XVII secolo

Torre Capitania - La Torre Capitania era la torre centrale dell’antico castello e fu sede del Capitano di giustizia che, in epoca medievale e nei secoli a cavallo tra il medioevo e l’età moderna rappresentava il potere centrale ed amministrava la giustizia criminale. Oggi ospita importanti mostre ed eventi culturali.

Architetture militari

Castello Normanno di Ruggero - Il Castello normanno di Ruggero sorge nella parte alta di Troina, sito di grande importanza strategica e militare, e si estende da Piazza Conte Ruggero a Piazza Santa Lucia. L’originaria ed enorme struttura, costruita sulle antiche mura, racchiudeva anticamente l’intero centro abitato. 

La fortezza, risalente al VI secolo a.C, fu prima di dominio arabo, poi fu conquistata dai Bizantini che la mantennero fino al 1061, quando il Conte Ruggero scelse Troina quale punto di partenza per le sue campagne militari di conquista e ordinò di costruire un nuovo e più complesso castello sulla struttura di quello antico, estendendone le mura. 

La nuova struttura mostrava quattro porte d’ingresso (di Baglio, del Guardiano, Canonite e di Ram o della Sorgente), alti baluardi e tre torri che controllavano la vallata sottostante. Tra i pochi ruderi rimasti, oggi è possibile visitare la Torre Campanaria della Matrice e la Torre di Ruggero, visibilmente trasformate, la terza torre è andata perduta.

Cinta muraria e Necropoli Monte Muganà

Ponte Medievale di contrada Failla - Risalente alla prima metà del XII secolo, fu fatto costruire dai Normanni per favorire l’attraversamento della fiumara lungo un’antichissima via regia, attestata dalle fonti fin dal 1094, che collegava Palermo con la sponda ionica dell’isola. Le prime attestazioni documentarie relative a questo importante manufatto risalgono alla fine del Duecento. 

Negli atti notarili relativi al miles Filippo de Samona († 1375), risalenti alla metà del Trecento, compare la denominazione pontis che dà il nome all’omonima contrada. Successivamente acquisisce la denominazione “Ponte Grande” e infine quella odierna “Ponte di Failla”. 

Per secoli fu attraversato da pastori, boscaioli, eremiti, pellegrini e viandanti, ma anche da grandi personalità della storia: nel 1282 dal re Pietro D’Aragona (1239-1285), nel 1411 dalla regina Bianca di Navarra (1387-1441) e nel 1535 dall’imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-1558). 

Situato in un contesto agricolo ricco di mulini, frantoi e fondaci, consentiva il passaggio di uomini, animali e merci e collegava il borgo medievale con i boschi circostanti. Il monumento, oltre ad avere una grande valenza storico-architettonica, nei secoli ha assunto un notevole valore simbolico per i pellegrini che ogni anno si recano sui Nebrodi in onore di San Silvestro monaco basiliano (1110-1164).

Tradizioni e folclore

A Troina le tradizioni più importanti sono legate alle festività in onore al patrono San Silvestro, dove si intrecciano aspetti religiosi e laici, e che si svolgono quattro volte l'anno:

- il 2 gennaio vengono celebrate le messe in onore al Santo Patrono;

- nel mese di maggio, si svolgono le sfilate dei Rami e della Ddarata, rispettivamente la penultima e l'ultima domenica del mese, che sono due pellegrinaggi votivi offerti al Santo;

- il primo sabato di giugno si svolge la processione per le vie della città, in cui vengono trasportate le reliquie del Santo. Il giorno seguente, nel primo pomeriggio si svolge il corteo storico della Cavalcata o Kubàita, nel quale si ricorda l'ingresso a Troina dell'imperatore Carlo V, e nel tardo pomeriggio avviene il passaggio della Vara che trasporta il simulacro di San Silvestro. Il lunedì si concludono le festività con il rientro del simulacro del Santo dalla Chiesa di San Silvestro alla Chiesa Madre.

- il 9 settembre viene trasportato in processione il simulacro del Santo patrono sulla "Vara", fino alla Chiesa di Sant'Agostino dalla quale ritornerà in Chiesa Madre, sempre in solenne processione, quindici giorni dopo.

Altre festività religiose che si svolgono ogni anno a Troina sono quelle in onore di San Giuseppe il 19 marzo, di Sant'Antonio Abate il 13 luglio, della Vergine Assunta compatrona della città il 15 agosto, e di San Rocco il 16 agosto.

Per quel che riguarda le festività laiche, nel mese di febbraio si svolge il carnevale con una sfilata dei gruppi e dei costumi in maschera per le vie della città, con finale e premiazione in piazza Matteotti.