La
terrazza della Sicilia, ecco come tanti definiscono Troina. Da qualunque
parte si giunga a Troina, la maestosità del paese antico è un colpo
d’occhio di notevole suggestione. Dal quartiere storico, detto comunemente
“Piazza”, si possono ammirare panorami veramente unici e
indimenticabili: a est l’Etna con la sua imponenza che quasi intimorisce,
a sud-est
il mar Ionio e la costa lungo il Golfo di Augusta, a nord i boschi dei
Nebrodi che si uniscono a est con le Madonie. Il paesaggio e la natura sono
veramente singolari: siamo nel Parco dei Nebrodi, dove ancora volteggia
l’aquila reale e dove, lungo le rive dei laghetti è possibile avvistare
folaghe, gallinelle e germani reali.
A
pochi chilometri dal centro abitato, sono i 4.200 ettari di patrimonio
demaniale boschivo, dove gli amanti delle lunghe passeggiate a piedi e a
cavallo, potranno trascorrere piacevoli momenti. Sicuramente non va
trascurata la visita al lago Sartori (diga Ancipa), il più alto bacino
artificiale dell’isola, che oltre a fornire acqua potabile a buona parte
della Sicilia interna è un incantevole luogo nel quale i colori a tinte
forti si contrastano tra loro creando spettacoli unici. L’artificialità
del bacino non ha distolto la natura a seguire il suo corso: la ricca
vegetazione, le cime dei monti che scemano avvallandosi fino a creare un
letto naturale alle acque, la fauna acquatica costituita da trote anguille e
carpe, l’aria fresca dei mille metri di altitudine e l’incanto dei
profumi di montagna, fanno del lago Ancipa il posto ideale dove godere un
rosso tramonto siciliano.

Il
sito su cui sorge l'odierna città di Troina fu abitato fin dai tempi più
antichi, e ciò è dimostrato da scavi archeologici effettuati
negli anni, che hanno individuato insediamenti umani risalenti al Neolitico -
una fattoria del 6000 a. C. - e la necropoli ancora visitabile e
sita sul monte Muganà.
La
fondazione di Troina risalirebbe all'epoca ellenistica della
Sicilia, precisamente al 401 a.C., sotto il nome di Engyon da
parte dei Cretesi. L'identificazione tra l'antica Engyon e
l'odierna Troina, non è certa, ma si basa sulle testimonianze di storici
antichi come Diodoro Siculo e Plutarco, alle quali gli
studiosi danno credito.
Lo
scrittore romano Cicerone identifica l'odierna Troina con l'antico
villaggio greco denominato Imachera.
Il medesimo, nelle sue Verrine la
descrive come una città florida, capace di un contributo di ventimila
sesterzi, frumentaria, e la indica come città decumana. In epoca romana, il
villaggio di Imachera subì saccheggi e devastazioni ordinati da Gaio
Licinio Verre, propretore della Sicilia.
Dopo il crollo dell'Impero romano d'Occidente del 476, il villaggio fu
devastato e distrutto dalle scorrerie dei Barbari.
Nel
535 la Sicilia fu annessa all'Impero bizantino, a seguito della Guerra
greco-gotica. Nella zona in cui sorgeva l'antica Imachera, il
sito fu rifondato, e probabilmente fu in quell'epoca che comparve il toponimo Troina,
poiché venne inizialmente denominato Drajna, poi
successivamente corrotto in Dragina e Tragina.
I Bizantini la colonizzarono, vi dominarono a lungo, e nella città
introdussero il monachesimo orientale.
A
partire dall'827, in Sicilia incominciarono le prime scorrerie degli Arabi,
e Troina cadde in mano saracena nell'866 per opera delle truppe comandate
dall'emiro Muhammad ibn Khafāja. Gli Arabi inserirono Troina nel Val
Demone. La città, la cui popolazione era a maggioranza di etnia greca,
si dimostrò tra quelle più insofferenti alla dominazione islamica
nell'isola,
e da Troina, Giorgio Maniace principe e Vicario dell'Imperatore di
Costantinopoli, inviato in Sicilia da Michele IV il Paflagone a
capo di un corpo di spedizione bizantino, preparò la battaglia contro gli
arabi stanziati a Cerami, che sconfisse nel 1040.
Nonostante
ciò gli Arabi ripresero il controllo dei territori perduti, che mantennero
fino a quando in Sicilia giunsero i Normanni guidati da Ruggero
I d'Altavilla, che nel 1061 sbarcarono a Messina. I Normanni, con una
forza di 300 cavalieri arrivarono a Troina nel 1062, e grazie anche al
decisivo supporto della popolazione locale cacciarono gli occupanti saraceni.
I troinesi, pur avendo appoggiato i Normanni nella cacciata degli Arabi
dalla loro città, guidati da un certo Porino e irritati dall'insolenza dei
loro soldati, in assenza del Gran Conte Ruggero che si trovava in battaglia
a Nicosia, si sollevarono contro costoro, costringendo Ruggero a fare
subito ritorno in città per sedare la rivolta.
Lo scontro fra troinesi e Normanni durò quattro mesi, e i capi della
ribellione, tra cui lo stesso Porino, furono catturati e impiccati.
Il
Gran Conte Ruggero, che fallì l'assedio di Castrogiovanni, si riposò a
Troina che elesse a sua dimora e la proclamò prima capitale della
Sicilia liberata.
Nel 1063, Troina e Cerami furono attaccate dai Saraceni, che avevano
un'armata di 35.000 tra fanti e soldati, e furono respinti.
La dominazione normanna fu tra le più importanti e significative della
storia di Troina, che assistette così alla sua rinascita. In città la
costruzione del castello e la prima costruzione di luogo di culto cattolico
dopo la conquista e
della prima cattedrale normanna di Sicilia fatta costruire dal Gran
Conte Ruggero nel 1078, dedicata alla Vergine.
Nel
1082, il papa Urbano II celebrò una messa nella
Cattedrale di Troina e ricompensò lo sforzo bellico contro le forze
musulmane e la rinuncia normanna alla tradizione scismatica greco-basiliana
con lo speciale privilegio dell'Apostolica
legazia, ovvero
il potere dato ai re di Sicilia di nominare direttamente i vescovi sicilian.
Fu così istituita la Diocesi di Troina, e il Gran Conte Ruggero nominò
il normanno Roberto, il quale però nel 1096 spostò la sede vescovile
a Messina.
Città
florida fino al periodo svevo, il centro di Troina conobbe una fase di
declino politico ed economico sotto il dominio angioino. Gli Angioini furono
cacciati dall'isola da parte degli Aragonesi, che stabilirono il loro
dominio su di essa nel 1282, dopo aver costoro vinto nella Guerra del
Vespro, e il re Federico III di Sicilia nel 1296 vendette Troina
al nobile catalano Matteo d'Alagona.
Successivamente, Troina passò sotto il dominio feudale dei Palizzi,
dei Rosso e dei Moncada, con questi ultimi che la ebbero come baronia.
La
città fu demanializzata nel 1398 da parte di re Martino I di Sicilia,
che la confiscò al barone Pietro Moncada, a causa della condanna di fellonia emanata
a carico del fratello maggiore Guglielmo Raimondo, marchese di Malta e
Gozo.
Il sovrano aragonese, a cui la città era fedele, per via della sua
personale amicizia con il nobile troinese Francesco di Napoli, concesse la
sua restituzione al demanio, nonché il privilegio ai cittadini di
eleggere i propri officiali, con l'esclusione del capitano, e
l'esenzione di ogni diritto di dogana e colletta.
A un altro nobile troinese, Filippo Sbarbato, la regina-consorte Bianca
di Navarra concesse nel 1411 la sua castellania.
Troina,
nel periodo compreso tra l'XI e il XV secolo, fu dotata di ben
trentasei diplomi e privilegi dai re normanni, svevi e
aragonesi, e tra questi si ricordano in particolare i diplomi concessi dal
Re Martino nel 1398, e dal re Alfonso V d'Aragona nel 1433, con
cui ebbe l'appellativo di Civitas vetustissima, a riprova delle
sue antichissime origini.
Tra
il XV e il XVI secolo la cittadina conobbe una forte
espansione urbana, perse il rilievo militare divenendo centro di
interesse culturale e religioso con la costruzione di
biblioteche e archivi che custodivano documenti di grande importanza e anche
opere pie gestite dai monaci basiliani.
Il
16 ottobre 1535, proveniente da Nicosia,
passò a Troina l'imperatore Carlo V d'Asburgo, che reduce dalla
vittoriosa guerra di Tunisi vi alloggiò nel convento dei frati
francescani per tre giorni, e si recò in seguito a Randazzo.
Nel
1575, in Sicilia si diffuse una grave epidemia di peste, che a Troina
fece 1.200 vittime.
La malattia fu debellata, anche grazie all'intervento dell'epidemiologo
regalbutano Gianfilippo Ingrassia.
Al XVII
secolo risale l'edificazione del Borgo, ma il nuovo
sviluppo urbanistico della città subì un arresto a causa dei violenti
terremoti del 1643 e del 1693. Nel 1644, il re Filippo IV di
Spagna, a causa di problemi fiscali, vendette Troina al messinese Marco
Antonio Scribani Genovese,
ma fu subito riscattata e ridemanializzata grazie all'intervento del
monsignore troinese Vincenzo Napoli, vescovo di Patti, che sborsò il
denaro per il reintegro al demanio della città.
Nel
Settecento, a Troina il potere era detenuto da un'élite formata
dalla nobiltà e dal clero, con quest'ultimo intenzionato a
riportare l'antica sede vescovile in città, ma ciò non fu possibile poiché papa
Pio VII nel 1817 eresse la diocesi di Nicosia, di cui entrò a far
parte.

Tra
la fine del XVIII secolo e l'inizio del XX, Troina vide
crescere la propria popolazione, che al 1798 risultava essere di 7.001
abitanti, per poi passare ai 7.408 del 1831, e ai 9.314 del 1852.
In epoca borbonica, con la riforma dell'amministrazione voluta dal re Ferdinando
I delle Due Sicilie del 1817, Troina fu inserita nella Provincia
di Catania, e compresa nel Distretto di Nicosia. Pochi cittadini
troinesi presero attivamente parte ai moti rivoluzionari contro la Corona
borbonica del 1820-21 e del 1848.
Dopo
l'annessione della Sicilia al nascente Regno d'Italia, nel 1861 venne
soppresso il Distretto di Nicosia, e Troina fu inserita nel Circondario di
Nicosia, istituito col Decreto Rattazzi che definiva la nuova
suddivisione amministrativa nei territori passati sotto la Corona
sabauda, e fu capoluogo di un proprio mandamento (VII), di cui
faceva parte anche il comune di Cerami.
Le
condizioni socio-economiche di Troina rimasero immutate. Si aggravò la
situazione dei contadini che nel 1898 furono protagonisti di una rivolta popolare
con manifestazioni davanti al municipio, che furono duramente repressa
e causò la morte di 8 dei rivoltosi e il ferimento di molti altri.
Il permanere delle difficili condizioni di vita dei contadini troinesi e
delle loro famiglie, spinse molti di loro a lasciare la propria cittadina
per cercare fortuna altrove, e così a partire dagli anni dieci del XX
secolo ebbe inizio il fenomeno dell'emigrazione di massa,
che interesserà il centro nebroideo anche nei decenni successivi.
Durante
il Fascismo, Troina, assieme agli altri comuni facenti parte del
soppresso Circondario di Nicosia, fu inserita nella Provincia di Enna,
istituita nel 1927. Il governo fascista, che fece entrare l'Italia in guerra al
fianco della Germania nazista nel 1940, cadde tre anni più tardi,
poiché nel luglio del 1943, gli Alleati con l'Operazione Husky,
occuparono la Sicilia, e tra l'1 e il 6 di agosto, il territorio di Troina
diviene campo di una storica battaglia tra le forze terrestri
dell'Asse e quella statunitense, che avanzavano verso Messina, a
contrastare la resistenza della divisione italiana Assietta e di un nucleo
di militari tedeschi arroccati in paese. I giorni di battaglia,
cruenti e nefasti per la popolazione troinese, causarono più di 300 vittime
civili, e la distruzione di gran parte del suo abitato per opera dei
violenti bombardamenti dell'aviazione angloamericana.
Nell'immediato dopoguerra,
in cui Troina si ritrovò tra le macerie, venne avviata la ricostruzione,
e l'opera più importante del periodo fu la Diga Ancipa, i cui lavori
ebbero avvio nel 1949.
Grazie a quest'opera, l'economia di Troina e degli altri comuni interessati
cambiò: per merito di questi cantieri che si dislocavano su vasta
scala, in questi paesini sorsero soprattutto attività commerciali oltre che
lavoro per i giovani dell'epoca, assunti come manovalanza e, soprattutto,
come muratori. I lavori per la costruzione della diga nell'Ancipa si
conclusero nel 1953, ma durante il loro svolgimento, nel 1950 si verificò
un grave incidente sul lavoro che causò la morte di 13 lavoratori.
Al
termine dei lavori per la costruzione della diga, a Troina riprese
l'emigrazione,
che fu più massiccia rispetto ai primi decenni del XX secolo e comportò un
calo demografico notevole: dai 14.075 abitanti censiti nel 1951, la
popolazione di Troina scese agli 11.853 del 1971, per poi calare
ulteriormente ai 9.628 del 2011.
Visitare
il centro storico

Nel centro storico, dove strette viuzze si intrecciano tra loro come in una
“Casbah” araba, sembra che le storie antiche e le leggende del medioevo
ritornino ad echeggiare: i palazzi e le ricche chiese, insieme agli
inestimabili tesori in essi custoditi, sono testimoni di una storia
millenaria.
Il centro storico si sviluppa, con un impianto urbanistico tipicamente
medievale, lungo l’asse di via Conte Ruggero. A questa via afferiscono
piccole diramazioni tortuose, irregolari, che in ripida pendenza seguono
l'andamento orografico della sommità collinare: è un insieme pittoresco di
vicoli, slarghi irregolari, scalette, rampe, sottopassaggi ad arco e cortili
sul fronte stradale.
Architetture
religiose
Abbazia
di San Michele Arcangelo Vecchio, sito risalente al 1062 - Questo
fu il primo ed uno dei più famosi Monasteri Basiliani edificati in Sicilia
dopo la conquista normanna. Nel 1061 il Conte Ruggero, come riconoscimento
dell’aiuto Divino per la vittoria contro i Saraceni, lo fece costruire su
un ameno colle e lo dotò di vasti possedimenti e privilegi, fra cui conferì
al Monastero ampia libertà di commercio e facoltà di eleggere “Officiali
e Giudici in Casal Buscemi”.
Primo
abate del Cenobio, nominò il proprio cognato Roberto, che fu
successivamente Vescovo di Troina. Molti degli Abati del Monastero furono di
casati illustri e parecchi diventarono Vescovi e alti Prelati. Fra i
Commendatari si annovera anche Don Ferdinando d’Austria, figlio del Re
Filippo III, il quale ottenne l’Abbazia nel 1630.

Abbazia
di San Michele Arcangelo Nuovo - Esso fu edificato verso la metà del XVIII secolo, su commessa dei monaci di
San Michele, nell’area di una necropoli ellenistica. Il complesso occupava
una superficie di oltre 8.000 mq., era formato da una Chiesa mononavata e da
un Monastero che ruotava intorno ad un chiostro quadrangolare realizzato con
arcate.
L’architettura del maestoso edificio era quella tipica della seconda metà
del XVIII secolo : grandiosità classica, sobrietà di ornamenti, ingressi e
balconate con intagli baroccheggianti in pietra. Nell’ala sud, al piano
terra, si trovava una solenne gradinata che conduceva al piano sovrastante
ove era sistemato il quartiere abbaziale sfarzosamente decorato con stucchi
rivestiti di oro zecchino su sfondi colorati.
Il Monastero, oltre ad una ricca biblioteca, possedeva anche un piccolo
museo dove erano conservati numerosi pezzi di valore provenienti dagli scavi
per la costruzione dello stesso Monastero. L’Abate di San Michele, nel
XVIII secolo, occupava il XXVIII posto nel Parlamento.
Oggi il maestoso edificio altro non è che un cumulo di rovine. Chiesa di
Santa Maria della Catena Si tratta soltanto del rudere di una Chiesetta
ubicato nella periferia sud-ovest
dell’attuale abitato. Già nel 1304 apparteneva ai Cavalieri di Malta e se
ne trova menzione in un diploma di P. Benedetto IX. Secondo l’archeologo
Cleofe Canale, la Chiesa fu ricavata da un’antica terma romana del periodo
Augusteo e vi si notano ancora tracce di pavimentazione e murature
romane.

Ex
Cattedrale di Maria Santissima Assunta - Prima
cattedrale normanna di rito latino in Sicilia, fu voluta da Ruggero
d’Altavilla dopo qualche anno dal suo arrivo a Troina.
Nel
1060 la cittadina di Troina fu scelta dal Gran
Conte Ruggero per la
conquista dell'isola come roccaforte fra le montagne che dominano le ampie
vallate circostanti, con l'intento di proteggere le istituzioni in essa
insediate prima soggette alle frequenti incursioni e occupazioni saracene.
Riconquistata
nel 1062 ed eletta nel 1080 capitale comitale per il ruolo ricoperto durante
la fase di conquista, l'«urbs Trayna
felix» fu sede della prima cattedrale
normanna di Sicilia costruita
dal Gran Conte Ruggero dedicata
alla Vergine nominando vescovo il normanno Roberto, e della rispettiva diocesi.
L'amministrazione
ecclesiastica si estendeva su un vasto territorio che comprendeva «l'area
dei Peloritani, Nebrodi e delle Madonie,
da Messina alla stessa Troina fino
a Taormina da un lato e da Rametta, Milazzo, Sinagra, Naso, San
Marco d'Alunzio, Mistretta a Gagliano Castelferrato, Sperlinga, Tusa, Geraci Siculo, Petralia Soprana e Petralia
Sottana, Polizzi
Generosa, Cefalù, Collesano, Caltavuturo, Sclafani Bagni».
La
costruzione dell'impianto normanno si fa risalire al 1061, la chiesa doveva
presentarsi come un connubio di elementi militari e religiosi, divisa in tre
navate con absidi semicircolari. L'abate Rocco
Pirri documenta la permanenza
della cattedra vescovile presso Troina fino al 1090, termine entro il quale
è ristabilita la sede di Messina.
Nella
ristrutturazione quattrocentesca le absidi semicircolari scomparvero e fu
ristretto l'impianto delle tre navate.
L'accresciuta
popolazione del comprensorio indusse il sovrano Ferdinando
I delle Due Sicilie a
concordare con papa Pio VII la
definizione di una nuova sede vescovile. La
città di Nicosia la
spuntò sul ripristino della diocesi di Troina; ebbe un ruolo importante
nella valutazione Raffaele
Mormile, arcivescovo di Palermo.
1785 - 1927. Le date incise sull'architrave documentano l'anno di ricostruzione del
prospetto interamente rifatto con conci squadrati di calcare bianco e l'anno
relativo agli ultimi restauri.
Dotata
di immensi possedimenti e beni fu chiesa palatina e, successivamente, in
seguito all’istituzione nella città del primo Vescovado di Sicilia nel
1082, eretta a Cattedra Vescovile. Dedicata alla Virginis Puerperae divenne
il luogo delle più importanti celebrazioni religiose, come ci conferma un
diploma normanno relativo ai funerali di Giordano, figlio del Conte
Ruggero.
A
causa dei rimaneggiamenti subiti, nulla rimane visibile dell’originale
costruzione ruggeriana all’infuori di una volta costolonata nella base
dell’attuale torre campanaria, e di una monofora nel lato est
dell’antico transetto. Il prospetto, di fine Settecento, è realizzato in
arenaria gialla locale.
La
chiesa, a tre navate, è in stile neoclassico con le volte a botte decorate
con stucchi dorati di gusto rinascimentale, con archi a tutto sesto e con la
cupola che poggia su solidi pilastri rivestiti di stucco. All’interno
custodisce tele del ‘700 e pezzi provenienti dal Monastero di San Michele
Arcangelo, insieme ad altri oggetti di grande pregio artistico.
La
Chiesa è dotata di un proprio tesoro che comprende ori, argenti di pregio,
ostensori, reliquiari, pissidi e incensieri. Le opere di maggiore pregio
sono: il Bacolo Pastorale, il Sigillo e la Corona dell’Immacolata.
L'Oratorio
del SS. Sacramento è in sostanza la cripta della Chiesa Madre,
corrispondente al transetto dell’antica Cattedrale Normanna. Inizialmente
fu dedicata a Santa Lucia, ma dopo la sopraelevazione della Cattedrale
normanna, avvenuta nel XV sec. d.c., fu concessa all’Arciconfraternita dei
Bianchi che la trasformò nell’Oratorio del SS. Sacramento. In questa
Chiesa celebrò messa Papa Urbano II in occasione della sua venuta a Troina
per gettare le basi dell’accordo sulla “Apostolica Legatia”, siglato
nel 1088 con il Conte Ruggero.
Le
pareti e le volte sono rivestite di intonaco bianco con cornici e festoni di
stucco in stile barocco. Le tele, tutte di autore incerto, sono del ‘600.
Nel catino di una piccola abside si conserva un affresco del Cristo
Pantocratore, eseguito secondo schemi di stile normanno. Dinanzi
all’Altare si conserva una predella in pietra sulla quale la tradizione
vuole che Papa Urbano II abbia celebrato Messa in occasione della sua venuta
a Troina. Negli ambienti sotterranei si trovano le cripte cimiteriali
(Colatoi e Cripta dei Poveri), che con molta probabilità risalgono alla
costruzione ruggeriana. Ancora oggi è sede dell’Arciconfraternita dei
Bianchi.

Chiesa
del Rosario - E’
una piccola Cappella al quale si accede da una modesta porticina che dà sul
Sacrato della Chiesa Madre. La Chiesa, mononavata, fu costruita tra la fine
del XVIII e gli inizi del XIX sec.
L’abside
è stata ricostruita dopo il crollo causato dai bombardamenti della seconda
guerra mondiale. La Chiesetta è in stile neoclassico con la volta e le
pareti ricoperte di stucco e dipinti. La volta a botte è divisa in
scomparti a stucco ed oro zecchino. All’interno custodisce uno stallo
ligneo del ‘600 proveniente dal vecchio Coro della Chiesa Madre crollato
nel terremoto del 1643 e raffigurante i 3 momenti principali della vita
della Vergine.
Attualmente
è sede della confraternita del Rosario fondata nel 1599.
Chiesa
del Santissimo Salvatore, impianto del XIV secolo
Chiesa
della Madonna del Soccorso
Chiesa
della Santa Famiglia di Nazareth, del XXI secolo
Chiesa
di Maria Santissima Immacolata
Chiesa
del Carmine Dedicata alla SS. Annunziata - La storia della chiesa
del Carmine di Troina risale a prima del 1500 ed era dedicata inizialmente
alla Santa Maria Annunziata, successivamente fu data ai Carmelitani i quali
avviarono dei lavori rimaneggiamento delle strutture tra cui l'attuale
campanile risalente al 1597. Il campanile presenta una bellissima cuspide
maiolicata ancora ben conservata.
Tra
le ristrutturazioni operate dai carmelitani furono un generale ampliamento
dell'edificio religioso con la realizzazione di una struttura ad impianto
basilicale munita di tre navate con grandi archi monolitici a sesto acuto in
pietra arenaria. I carmelitani tennero la chiesa e le strutture del convento
fino alla loro espulsione nel 1866, a seguito tutto passò al demanio
statale. Ulteriori interventi furono eseguiti quali un accorciamento e un
ribassamento della chiesa con l'eliminazione dell'imponente altare barocco,
mentre l'ingresso principale fu chiuso.
L'antico
altare barocco è ora solo visibile nei locali della sagrestia ed è
costituito da una struttura in muratura rivestita in stucchi decorativi con
colonne. La chiesa ospita opere importanti quali la Madonna col Bambino
della scuola del Gagini della prima metà del '500 e il dipinto della
Madonna del Carmelo della prima metà del seicento.
La
Chiesa, all’esterno, ha perduto, attraverso i rifacimenti, quasi ogni
elemento di caratterizzazione e si presenta molto immiserita. Si accede ad
essa attraverso una porta secondaria laterale, mentre quella principale del
prospetto è scomparsa assieme al sacrato. L’interno a struttura
basilicale, senza cupola, è a tre navate con volte decorate con stucchi e
colori e sostenute da colonne monolitiche di pietra locale e di stile
ionico.
Il
tetto originario era a capriate di legno finemente scolpite ed il tavolato
ricoperto a cassettoni di gesso con rosoni. Sotto la Chiesa esisterebbe una
cripta probabilmente adibita a sepolcro della Confraternita della SS.
Annunziata.
Nell’interno
della Chiesa, sopra l’Altare maggiore, si conserva una bella statua in
marno della Madonna proveniente dalla diruta Chiesa della Catena e che si
vuole opera di uno dei Gagini.
Chiesa
di San Biagio, del XVIII secolo
Chiesa
e convento di San Francesco - Il
convento, sito nella parte alta della città in via Conte Ruggero, fu
fondato nel 1470, e nel 1535 ospitò l’imperatore Carlo V proveniente da
Tunisi. Il complesso architettonico sorge all’interno dell’antica
cittadella normanna. La torre campanaria presenta nella parte bassa la
caratteristica muraria della città medievale.
La
chiesa, oggi dedicata all’Immacolata è mononavata ed è caratterizzata da
stucchi neoclassici che si possono far risalire alla ristrutturazione
dell’800. All’interno sono custodite statue del ‘700 insieme a quella
dell’Immacolata in stucco e cartapesta dell’800.
Nella
parte sud, la Chiesa poggia sui resti di un’antica torre che evidentemente
faceva parte della cinta muraria dell’originario castello. Del complesso
originario resta ben poco perché in parte è stato trasformato prima in
Istituto Scolastico e successivamente adibito a biblioteca comunale.
Chiesa
di San Giorgio - Ubicata
accanto il Campanile della Chiesa Madre, faceva parte del Monastero delle
Benedettine di San Giorgio, del quale ne era la Cappella. Di questo
importante complesso la cui area è stata quasi interamente trasformata
nell’attuale Piazza Conte Ruggero, oltre la Chiesa, rimane soltanto il
tratto ovest, detto “Quarto di Donna Laura”, ricostruito dal Comune per
adibirlo a propri uffici.
Sul
finire del XVIII sec., il convento, ospitava 60 suore provenienti da
famiglie nobili e la Badessa godeva di eccezionali prerogative e dignità
fra cui il titolo di Eccellenza ed il diritto di uso del Pastorale nelle
principali solennità.
La
chiesa, mononavata, ha la volta decorata e i riquadri di stucco sono
riempiti con pannelli a tempera di soggetti biblici e un pavimento in marmi
policromi. Attualmente è sede della Confraternita di San Giuseppe.
Chiesa
di San Giovanni di Dio, Casa dei Fatebenefratelli, resti del XVI secolo
Chiesa
di Santa Lucia, del XV secolo
Chiesa
di San Matteo, del XV secolo
Chiesa
di San Nicolò alla Piazza, impianto del XIII secolo
Chiesa
di San Nicolò in Scalforio, impianto del XII secolo
Chiesa
di San Rocco in Scalforio, del XVIII secolo
Chiesa
di San Sebastiano, edificata nel XX secolo
Chiesa
di San Silvestro -
Sorge nello stesso luogo dove fu rinvenuto nella seconda metà del XIII
secolo d.c., in circostanze miracolose, il corpo di San Silvestro Monaco,
patrono della città di Troina. Secondo gli scritti di Padre Giacinto da
Troina la Chiesa fu completata e consegnata alla locale Fratellanza di San
Silvestro nel luglio del 1436. In precedenza nello stesso luogo esisteva la
Chiesetta di San Bartolomeo, che insieme alla grotta in cui fu rinvenuto il
corpo del Santo venne incorporata nell’attuale basilica di San
Silvestro.
La
veste attuale della Chiesa è quella dei restauri effettuati all’inizio
del XIX secolo, come citato nella lapide murata sulla porta principale. La
Basilica, di aspetto solenne, è a tre ampie navate con cupola su tamburo
quadrangolare. In fondo dietro l’Altare maggiore si trova il Coro di noce
intagliata, in stile tardo rinascimentale. La volta della navata principale
a tutto centro è sostenuta da colonne corinzie monolitiche in pietra
locale. Le volte delle navate laterali sono a cupoline. Il prospetto, in
pietra locale, è di stile neoclassico con capitelli corinzi.
In
una cappelletta a forma di cripta, chiusa da un bel cancello in ferro
battuto, è riposta la tomba del Patrono ricoperta da una lastra di
alabastro bianco con sopra scolpita a tutto rilievo la figura del Santo con
i pollici dei piedi legati, come da usanza monastica, e un bel crocifisso
sul petto. L’opera viene attribuita alla scuola del Gagini.
Chiesa
di Santa Caterina d'Alessandria del XVIII secolo
Chiesa
di Santa Maria degli Angeli e convento dell'Ordine dei frati minori
cappuccini, edificata nel 1570
Chiesa
di Sant'Agostino e convento dell'Ordine
- La Chiesa, annessa all’omonimo convento, è una costruzione ottagonale
caratteristica della fine del XVIII secolo. In corrispondenza dell’attuale
Chiesa, come citato dal Bonanno, sorgeva la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo,
edificata nel 170 d.C. Probabilmente, questa fu tra le prime Chiese della
Sicilia dell’era cristiana.
Successivamente
i frati Agostiniani vi insediarono la propria dimora nel 1491. La chiesa,
preceduta da un piccolo vestibolo, ha il prospetto a due ordini
achitettonici in stile neoclassico tessuto con paraste, cornici ed elementi
decorativi in arenaria gialla locale. All’interno vengono custodite alcune
tele di gusto ottocentesco e il fercolo argenteo di San Silvestro datato
1736.
Il
convento si apre su una grande piazza circondata da 40 loggiati un tempo
adibiti a fiera.
Oratorio
dei Bianchi, risalente al 1088
Chiesa
del Collegio di Maria Addolorata, edificata nel XVIII secolo

Architetture
civili
Casa
Calandra, del XIX secolo
Casa
Poeta, del XIV secolo
Casa
Saitta, del 1904
Casa
Siciliano, del XX secolo
Palazzo
Pintaura, del XVI secolo
Palazzo
Sollima, del XX secolo
Palazzo
Stazzone, del XVII secolo
Torre
Capitania - La Torre Capitania era la torre centrale dell’antico
castello e fu sede del Capitano di giustizia che, in epoca medievale e nei
secoli a cavallo tra il medioevo e l’età moderna rappresentava il potere
centrale ed amministrava la giustizia criminale. Oggi ospita importanti
mostre ed eventi culturali.

Architetture
militari
Castello
Normanno di Ruggero - Il Castello normanno di Ruggero sorge nella parte
alta di Troina, sito di grande importanza strategica e militare, e si
estende da Piazza Conte Ruggero a Piazza Santa Lucia. L’originaria ed
enorme struttura, costruita sulle antiche mura, racchiudeva anticamente
l’intero centro abitato.
La
fortezza, risalente al VI secolo a.C, fu prima di dominio arabo, poi fu
conquistata dai Bizantini che la mantennero fino al 1061, quando il Conte
Ruggero scelse Troina quale punto di partenza per le sue campagne militari
di conquista e ordinò di costruire un nuovo e più complesso castello sulla
struttura di quello antico, estendendone le mura.
La
nuova struttura mostrava quattro porte d’ingresso (di Baglio, del
Guardiano, Canonite e di Ram o della Sorgente), alti baluardi e tre torri
che controllavano la vallata sottostante. Tra i pochi ruderi rimasti, oggi
è possibile visitare la Torre Campanaria della Matrice e la Torre di
Ruggero, visibilmente trasformate, la terza torre è andata perduta.

Cinta
muraria e Necropoli Monte Muganà
Ponte
Medievale di contrada Failla - Risalente alla prima metà del XII
secolo, fu fatto costruire dai Normanni per favorire l’attraversamento
della fiumara lungo un’antichissima via regia, attestata dalle fonti fin
dal 1094, che collegava Palermo con la sponda ionica dell’isola. Le prime
attestazioni documentarie relative a questo importante manufatto risalgono
alla fine del Duecento.
Negli
atti notarili relativi al miles Filippo de Samona († 1375), risalenti alla
metà del Trecento, compare la denominazione
pontis che dà il nome all’omonima contrada. Successivamente acquisisce la
denominazione “Ponte Grande” e infine quella odierna “Ponte di
Failla”.
Per
secoli fu attraversato da pastori, boscaioli, eremiti, pellegrini e
viandanti, ma anche da grandi personalità della storia: nel 1282 dal re
Pietro D’Aragona (1239-1285), nel 1411 dalla regina Bianca di Navarra
(1387-1441) e nel 1535 dall’imperatore Carlo V d’Asburgo
(1500-1558).
Situato
in un contesto agricolo ricco di mulini, frantoi e fondaci, consentiva il
passaggio di uomini, animali e merci e collegava il borgo medievale con i
boschi circostanti. Il monumento, oltre ad avere una grande valenza
storico-architettonica, nei secoli ha assunto un notevole valore simbolico
per i pellegrini che ogni anno si recano sui Nebrodi in onore di San
Silvestro monaco basiliano (1110-1164).
Tradizioni
e folclore
A
Troina le tradizioni più importanti sono legate alle festività in
onore al patrono San Silvestro, dove si intrecciano aspetti religiosi e
laici, e che si svolgono quattro volte l'anno:
-
il 2 gennaio vengono celebrate le messe in onore al Santo Patrono;
-
nel mese di maggio, si svolgono le sfilate dei Rami e della Ddarata,
rispettivamente la penultima e l'ultima domenica del mese, che sono due pellegrinaggi votivi
offerti al Santo;
-
il primo sabato di giugno si svolge la processione per le vie
della città, in cui vengono trasportate le reliquie del Santo.
Il giorno seguente, nel primo pomeriggio si svolge il corteo storico della Cavalcata o Kubàita,
nel quale si ricorda l'ingresso a Troina dell'imperatore Carlo V, e nel
tardo pomeriggio avviene il passaggio della Vara che
trasporta il simulacro di San Silvestro.
Il lunedì si concludono le festività con il rientro del simulacro del
Santo dalla Chiesa di San Silvestro alla Chiesa Madre.
-
il 9 settembre viene trasportato in processione il simulacro del
Santo patrono sulla "Vara", fino alla Chiesa di Sant'Agostino
dalla quale ritornerà in Chiesa Madre, sempre in solenne processione,
quindici giorni dopo.
Altre
festività religiose che si svolgono ogni anno a Troina sono quelle in onore
di San Giuseppe il 19 marzo, di Sant'Antonio Abate il 13
luglio, della Vergine Assunta compatrona della città il 15
agosto, e di San Rocco il 16 agosto.
Per
quel che riguarda le festività laiche, nel mese di febbraio si svolge il carnevale con
una sfilata dei gruppi e dei costumi in maschera per le vie della città,
con finale e premiazione in piazza Matteotti.
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