Melito Porto Salvo
(Reggio Calabria)
  
  
  Video - Video 2


Melito Porto Salvo ha conosciuto una veloce crescita demografica negli ultimi vent’anni dovuta in particolar modo all’abbandono delle aree interne sovrastanti.

In età bizantina la sua importanza era però relativa, quasi di borgo satellite, sbocco al mare della più importante Pentedattilo.

Melito (anticamente “Melìto”) deve il proprio nome alla presenza del fiume omonimo, “potamòs tu Melìtu”. Anche in arabo era definito “wadi al asal”, fiume del miele, per l’elevata produzione di miele nella zona.

La “seconda parte” del toponimo, invece, fa riferimento alla devozione per la Madonna di Porto Salvo, culto soprattutto “marinaro” in un circondario rituale assolutamente “rurale”.

Nel contesto della storia nazionale Melito Porto Salvo è ricordata per i due sbarchi garibaldini: il 19 Agosto 1860, quando Garibaldi andò incontro, vincente, a Vittorio Emanuele II, e il 25 Agosto 1862, quando invece dovette scontrarsi con i piemontesi sostenuti due anni prima.

Casa Ramirez, una palazzina ottocentesca che si affaccia sulla 106, reca ancora le tracce di un bombardamento avvenuto mentre l’Eroe dei due Mondi dormiva ai piani bassi dell’edificio, oggi adibito a ristorante. In realtà il suffisso “Porto Salvo” rimanda alla Vergine più venerata dai marinai e dai pescatori, i primi ad abitare le marine quando ancora erano minacciate dai Turchi.

Il nome deriva dal greco potamos tou Melitos, ossia “fiume del miele”. L’appellativo si riferisce al vicino santuario di Santa Maria di Porto Salvo, chiamato così perché dava rifugio alle imbarcazioni.

Melito di Porto Salvo, con i suoi circa 12.000 abitanti è il centro più esteso dell’Area Grecanica e sorge nel punto più meridionale della Calabria, sulla foce della fiumara del Melito. È una località balneare e agricola circondata da ampi agrumeti. Il luogo fu abitato fin dall’epoca romana, ma furono i Bizantini, nel sec. XV, a introdurvi la coltura del bergamotto.

Secondo gli storici locali (tra cui R. Cotroneo) la località era sicuramente abitata in epoca tardo-romana, anche se la conferma di tale assunto è data solamente dal ritrovamento nella parte più antica (presso la collinetta Calvario) di una necropoli del V-VI secolo d.C. si suppone inoltre che in tale periodo il posto fosse una stazione di scambio e riposo per chi viaggiava da Reggio Calabria a Locri (Decastadium).

Secondo la storia popolare, nel 1600 un quadro con l'effigie della Vergine Maria è stato trovato sulla spiaggia, giunto dal mare e ritrovato da marinai; sul luogo del ritrovamento i Melitesi edificarono un santuario. Il quadro fu tenuto nei pressi del ritrovamento,in una edicola posta dove oggi sorge una nicchia, e poi fu portato nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Pentedattilo durante i lavori di costruzione del santuario. Nel 1680 fu costruito il santuario e, per un antico voto del marchese Domenico Alberti, fu deciso che il quadro della Madonna ritorni a Pentedattilo il 25 marzo di ogni anno, per poi scendere l'ultimo sabato del mese di aprile.

Con l'eversione della feudalità, le terre di Melito e Pentedattilo furono acquistate dai Ramirez, famiglia di origine spagnola che intensificò la produzione agricola introducendo agrumeti e vigneti, colture più pregiate come quella del bergamotto.

Nella seconda metà del XIX secolo fu ultimato il trasferimento di tutte le istituzioni civili e religiose da Pentedattilo a Melito.

Sulla spiaggia melitese di Rumbolo il 19 agosto 1860 avvenne lo sbarco dei Mille di Giuseppe Garibaldi che, dopo aver occupato la Sicilia, puntavano alla conquista delle terre del regno borbonico "al di qua del Faro". Un secondo, meno fortunato, sbarco dei garibaldini avvenne il 25 agosto 1862, quando giunsero in Calabria con l'intento di muovere alla conquista di Roma ancora soggetta al Papa: una stele commemorativa ed un mausoleo ricordano questo secondo sbarco. Il piroscafo a vapore Torino, affondato dai Borboni durante lo sbarco dei garibaldini, giace sul fondale a 12 m di profondità.

Scoprire la cittadina

La località di Melito Porto Salvo è una delle località balneari segnalate con due vele nella Guida Blu di Legambiente e fa parte della Comunità Montana Versante Jonico Meridionale Capo Sud.

Per giungere al paese ci si deve avventurare in una stradina assai lunga, chiamata Via Lembo (soprannominata “Lembo d’Italia” perché simbolo della parte estrema dello stivale); percorrendola s’incontra la fontanella con “l’acqua buona”, che una volta arrivava direttamente dalle montagne; proseguendo ci si addentra proprio nella cittadina che si divide in Melito Alta e Melito Bassa: nella parte alta casette si arroccano su collinette asfaltate, particolarmente ripide, mentre verso valle si incontrano botteghe artigiane e negozi.

Grande fascino suscita poi il lungomare di Melito che affaccia sul mare Jonio e ha come sfondo la Sicilia e in particolare l’Etna, che in serate limpide regala fantastici scenari.

Da visitare il Museo Garibaldino edificato sul lungomare di Melito Porto Salvo nel punto esatto in cui Giuseppe Garibaldi e i Mille (le Camicie Rosse) sbarcarono nei lontani 1860 e 1862. Il museo si compone di tre parti: l’area esterna (qui si trova la nuova stele garibaldina che si è sostituita alla vecchia originale, ormai smantellata); una zona sotterranea contenenti le tombe di alcuni alleati di Garibaldi; e il museo vero e proprio in cui si possono vedere le armi e gli indumenti dell’eroe dei due mondi, numerosi suoi documenti e fonti inerenti lo sbarco dei Mille.

Sempre sul Lungomare dei Mille da visitare il santuario dedicato alla Madonna di Porto Salvo che fu costruito nel 1680 per volere del Marchese Domenico Alberti di Pentedattilo, sui resti di un più antico edificio che sorgeva, non a caso, in una località, detta nel Trecento “Portus Veneris”. Sull’altare della chiesa, troneggia la tela della Madonna di Porto Salvo, raffigurata mentre protegge un veliero in balia delle onde. Dipinta agli inizi del Settecento da Antonio Cilea, torna annualmente in processione a Pentedattilo, rinsaldando il legame di questa comunità con la rupe a forma di mano. La processione, che si svolge l’ultimo sabato di Aprile, è certamente il momento religioso più sentito dai 12.000 mila residenti di Melito di Porto Salvo, il centro demograficamente più consistente dell’Area Grecanica, frutto dello spopolamento dei versanti grecanici, a seguito dell’alluvione del 1952.

Il bergamotto

La particolarità che colpisce il visitatore appena arrivato in questi luoghi è l’inconfondibile odore dei bergamotti, agrumi che hanno fatto di questa cittadella il centro per la produzione più importante già dal lontano ‘400.

Il bergamotto è un agrume classificato come Citrus Bergamia Risso, appartiene alla famiglia delle Rutacee, sottofamiglia Mesperidee, genere Citrus. Il frutto presenta forma sferica con un peso medio intorno ai 200 grammi e il colore a maturazione è giallo; la fioritura va da Novembre a Marzo. Il suo habitat più idoneo ed esclusivo è costituito dalla sottile striscia di terra, lunga poco più di cento chilometri, compresa tra le propaggini estreme dell’Aspromonte e i mari Jonio e Tirreno, in provincia di Reggio Calabria.

La coltivazione e la commercializzazione della sua essenza, hanno costituito per oltre 50 anni, fino ai nostri giorni, un raro momento di imprenditorialità agricola di respiro internazionale per la Calabria.

L’origine del bergamotto è incerta. Molti ritengono che derivi dalla mutazione di un’altra specie. L’etimologia più attendibile è quella che lo fa derivare da Berg-armudi, ovvero “pero del Signore” in turco, per la somiglianza del bergamotto con la pera bergamotta.

Il frutto e il suo olio essenziale sono indispensabili nell’industria profumiera; la sua essenza viene impiegata anche nell’industria farmaceutica per il suo potere antisettico e antibatterico. Ma l’essenza di bergamotto è usata anche nell’industria alimentare e dolciaria: liquori, the, caramelle, canditi.

Fonte: