Mammola (Borgo)
(Reggio Calabria)

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Sospesa a metà tra il mare e il cielo e situata tra i misteriosi boschi delle Serre Calabresi e il paesaggio primitivo dell’Aspromonte - di cui è considerata la porta del Parco Nazionale - la cittadina di Mammola si erge in tutta la sua bellezza come un’opera d’arte dal passato antico la cui memoria viene continuamente rinnovata attraverso le sue tradizioni folkloristiche ancora molto forti.

Il suo dialetto unico è frutto delle molteplici mescolanze linguistiche della zona, che dal greco e all’arabo arrivano fino al francese e allo spagnolo. Eletta città dello stocco per la sua tradizione gastronomica, Mammola è teatro ogni anno di una rinomata sagra ad esso dedicata, durante la quale è possibile degustarne ogni declinazione calabrese, dalle più tradizionali a delle vere e proprie avanguardie che potrebbero dettare il futuro della miscelazione di sapori e ingredienti. Fondata nel IV secolo a.C. sui resti dell’antica città greca di Malèa, Mammola sorge su una rocca che vide il sanguinoso scontro tra Krotoniani e Locresi culminare nella leggendaria battaglia del fiume Sagra.

Il vasto territorio è molto ricco di corsi d'acqua, testimonianza della presenza di fiumi e affluenti, tra i più importanti sono il fiume Torbido, il suo affluente Chiaro e le fiumare Neblà e Zarapotamo, usati anche per impianti di irrigazione. Sono presenti anche sorgenti di acqua oligominerale, che alimentano gli abitanti del territorio e dei paesi vicini.  

Il toponimo Mammola appare per la prima volta tra il XI e il XII secolo, in un documento che faceva parte dei beni del Monastero di San Fantino. Inoltre, nel 1232, in un altro documento, si parla di un certo Rogerius de Mammula.

Le origini di Mammola risalgono al IV–V sec. a.C.: l'insediamento sorse sulle rovine di Malèa, colonia greco-locrese ricordata da Tucidide. Ai piedi scorre il fiume Chiaro, affluente del fiume Torbido. Nei pressi di quest'ultimo, un tempo detto Sagra, si sarebbe svolta nel VI secolo a.C. la cosiddetta battaglia del Sagra che vide i crotoniati sconfitti dai locresi alleati con i reggini.

Il nucleo di Mammola si sviluppò ulteriormente alla fine del X secolo d.C. Tra il 950 e il 986 sorse infatti un villaggio stabile, abitato dalle popolazioni che avevano abbandonato il litorale ionico per sfuggire alle incursioni saracene. Nel corso degli anni i monasteri divennero centro spirituale e di cultura. I monaci si dedicavano alla miniatura, al mosaico, all'innografia, allo studio degli antichi testi e delle scienze. Nello scriptorium, luogo destinato alla copiatura a mano, venivano trascritti codici, testi e trattati.

Mammola nel periodo feudale è appartenente a diverse famiglie: Giovanni Ruffo, Ruggero di Lauria, Anselmo Sabrasio, Raimondo del Prato, De Luna, Caracciolo di Gerace, Correale da Sorrento, Famiglia Carafa, nel 1540 il paese divenne capoluogo di Baronia allargando il suo territorio con Agnana. Successivamente passa alle dipendenze dei Gagliego, dei Loffredo, dei Ruffo, dei Pazzi, dei d'Aragona d'Ayerbe, dei Joppolo, di nuovo agli Spina, ai Barreca, ai del Pozzo e infine alla famiglia dei De Gregorio che la detennero fino al 1806, anno della soppressione del feudalesimo. I Del Pozzo, nobili di origine siciliana, contribuirono al governo del centro con 8 sindaci nell'arco di tempo dal 1718 al 1915, con Nicodemo Maria Del Pozzo che mantenne la carica per più di 20 anni, dal 1871 al 1895.

1718-…. Giovanni Del Pozzo Senior

1828 Giovanni Del Pozzo Junior

1830-47 Giovanni Del Pozzo Junior

1851-52 Giuseppe Maria Del Pozzo - latinista

1852-59 Domenico Francesco Del Pozzo

1860-65 Nicola Antonio Del Pozzo Senior

1871-95 Nicodemo Maria Del Pozzo

1908-15 Nicola Antonio Del Pozzo Junior

Dopo l'unità d'Italia, le difficili condizioni economiche e sociali incisero profondamente sul vivere della comunità dando luogo a fenomeni di rivolta popolare e di brigantaggio. Cominciò l'emigrazione durata sino alla fine del XX secolo, dimezzando la popolazione.

Visitare il borgo

Arroccato esattamente a metà tra l’Aspromonte e la catena montuosa delle Serre, il fascinoso paese di Mammola deve moltissimo ai monaci basiliani che si rifugiarono qui per sfuggire alle persecuzioni di Costantinopoli. Indifferente all’impietoso scorrere del tempo, il borgo ha mantenuto alla perfezione il suo impianto medievale che - come per le kasbah arabe, molto frequenti nelle zone che in passato erano loro territorio di conquista e dominio - si sviluppa con viuzze, vicoletti e budelli che fanno capo a diverse piazzette centrali dallo stile pittoresco, che vedono avvicendarsi ai loro margini casette di antica memoria ammassate le une sulle altre che si alternano a fastosi palazzi nobiliari di diverse epoche: le linee aspre e pretenziose di gusto medievale si mescolano così col più raffinato stile moresco e con gli arzigogoli del barocco calabrese, per un’esplosione di forme capace di deliziare ogni sguardo.

Diverse sono le testimonianze dell'antica storia di Mammola: la necropoli indigena a Monte Scifo, quella greco-romana a Santa Barbara, ellenica a Buccafurri e le grotte del Brigante, del Palombaro e della Turri. Famosa la battaglia avvenuta sul greto del fiume Sagra (oggi Torbido) VI secolo a.C., dove i Locresi alleati con i Reggini sconfissero i forti Crotoniati. Anticamente, quando non era ancora in uso la toponomastica, le vie ed i rioni del paese erano indicati con denominazioni di origine ebrea, araba e greca: Certò, Begna, Hfamurra, Buveri, Fana, Mammuleju, Ponzo, Cuccianni, Cundutteiu, Gellario, Gruttu, che ancora persistono.

Le chiese degne d’attenzione sono moltissime e ognuna presenta almeno un elemento unico che arricchisce la grazia e il gusto delle mirabili forme architettoniche: 

Chiesa Matrice - Risalente al periodo bizantino-normanno, presenta una pianta a croce latina deformata e nel XVI sec. è stata poi riedificata in stile rinascimentale a tre navate. Al suo interno si trova la Cappella di San Nicodemo, patrono di Mammola, dove sono conservate le sue reliquie dentro un’urna di bronzo.

Grangia di San Biagio - La sua fondazione risale al X sec. e si trova tra il fiume Chiaro ed il Torbido. Nel 1783 la Grangia venne danneggiata dal terremoto e fu in quella occasione che le reliquie di San Nicodemo furono traslocate nella Chiesa Matrice dove poi sono rimaste. In questo convento il monachesimo basiliano, sotto la guida di uomini di chiesa illustri come Barlaam di Seminara, divenuto poi maestro del Petrarca, Apollinare Agresta, nativo di Mammola e Abate Generale dei Basiliani, aveva raggiunto una tale importanza da essere uno dei punti di riferimento culturale, morale e religioso della Calabria. La chiesa dell’Abbazia, a navata unica, conserva ancora un bellissimo altare ad intarsi marmorei. Sopra l’altare vi è una tela raffigurante il Santo con l’abito Basiliano. Nella cappella di sinistra si può ammirare un prezioso dipinto che raffigura l’Annunciazione, mentre l’acquasantiera è attribuita alla famiglia degli scultori Gagini.

Chiesa barocca dell’Annunziata - Più volte danneggiata dai terremoti, venne sempre ricostruita mantenendo le sue forme originali in stile barocco. La facciata, elegante e sobria, è caratterizzata da due campaneletti, mentre l’interno, a navata unica, conserva la statua dell’Annunciazione, quella di San Cosimo e Damiano e quella di Santa Rita. L’altare in marmo intarsiato è sovrastato da un magnifico dipinto del Valerioti e da una tela del Mazzola.

Chiesa dedicata a San Filippo Neri - Risalente al 1621, presenta un’unica piccola navata a struttura semplice. All’interno del tempio sono conservate le statue di San Filippo Neri e di San Sebastiano, mentre le pareti interne sono decorate da tre pregevoli opere in olio su tela di cui uno attribuito alla scuola del Caravaggio.

Chiesa del Carmine - Costruita nel 1590 ad un’unica navata, sorge di fronte all’antico palazzo del Feudatario dal maestoso portale a bugne granitiche. Di modesta architettura, nell’interno si conservano un armonioso e massiccio gruppo ligneo della Madonna del Carmine, una statua di legno di Sant’Antonio di Padova di autore ignoto, una statua in carta pesta di Santa Lucia, opera giovanile di Rodolfo del Pozzo, ed una statua del Sacro Cuore.

Santuario di San Nicodemo

Il santuario di San Nicodemo, sull'altopiano della Limina,è il luogo dove san Nicodemo ha vissuto. Nel 1501, le reliquie del santo furono traslocate alla grancia basiliana di San Biagio a Mammola. In seguito al terremoto del 1783, le reliquie vennero trasferite nella chiesa Matrice di Mammola, nella cappella di San Nicodemo. Sorge a 703 metri sul livello del mare.  

Si trova a 3 km del passo della Limina, nel territorio del parco nazionale dell'Aspromonte. Inizialmente nel XVI secolo fu ricostruita una chiesa (in parte sui ruderi dell'antico monastero del X secolo, che è stato ristrutturato anche nel 1960). Gli affreschi presenti all'interno sono dell'artista Nik Spatari.

Importante sono i resti dell'antico monastero del Kellerana del X secolo a croce greca, con le tre absidi contrapposte ad oriente, tipiche dell'architettura bizantina-basiliana.

Il santuario ricco di storia e tradizioni è meta tutto l'anno di numerosi fedeli, turisti, escursionisti e studiosi. È abitato tutto l'anno dal monaco don Ernesto.

La festa si svolge ogni anno la domenica successiva al 12 maggio, in ricordo della nascita avvenuta il 12 maggio del 900.

Tutti i venerdì di luglio e agosto di ogni anno sono tradizionali i pellegrinaggi a piedi, con partenza da Mammola, percorrendo il sentiero dei Greci “la Seja” per raggiungere il santuario di San Nicodemo A.B. alla Limina.

Il santuario è stato incluso negli itinerari del Giubileo del 2000.

L'antico monastero del Kellerana, che nel X secolo era abitato da monaci basiliani, fu meta di devozione e di pellegrinaggio da parte di fedeli richiamati dai miracoli di Nicodemo e divenne quindi punto di riferimento religioso e spirituale per tutta la Calabria

Il monastero fu sottoposto nell'anno 1081 dal conte Ruggero all'abbazia benedettina della Santissima Trinità di Mileto e il provvedimento venne confermato nel 1091 ancora nel 1102 e sanzionato dai papi Eugenio III (24 febbraio 1151) e Alessandro III (16 luglio 1170 e 19 marzo 1179). Il monastero comunque non si piegò e resistette fieramente sia all'assoggettamento che alla latinizzazione, questo portò a duri scontri con i monaci benedettini che non avevano nessuna intenzione di assistere impassibili alla ribellione di un centro monastico così ricco e venerato; ricorsero quindi alla Santa Sede che incaricò il vescovo di Tropea di dirimere la questione; il vescovo convocò i monaci di San Nicodemo a comparire davanti a lui, ma questi ultimi rifiutarono e furono scomunicati. Nonostante ciò anche questa volta i monaci non si piegarono e continuarono a celebrare con rito bizantino

Papa Alessandro IV il 21 gennaio 1255 diede incarico al decano e al cantore della cattedrale di Tropea di dare esecuzione alla scomunica. Poco tempo dopo la crisi si riacutizzò per l'intervento del legato pontificiocardinale Pandolfo, che incaricò Pietro, abate di Lamezia di giudicare la questione, ma l'intervento del vescovo di Gerace Paolo dimostrò che il monastero era sempre stato soggetto alla sua giurisdizione. In conseguenza di ciò i benedettini invasero con la forza il monastero, ma furono successivamente respinti dai monaci basiliani con l'appoggio del Vescovo di Gerace e dei canonici. Per questi fatti il vescovo Drogone di Tropea comminò la scomunica sia ai monaci sia al vescovo di Gerace. Comunque questa ennesima scomunica non ebbe effetto e i monaci si mantennero sempre indipendenti e continuarono a celebrare con rito greco-bizantino. 

Nel 1433 il monastero dava la ragguardevole rendita di 100 ducati d'oro. La relazione scritta riguardo alla visita effettuata nel 1483 dal vescovo di Gerace Atanasio Calkeopulo (traslitterato anche come Chalkeopulos o Calceopulo) lo segnala in piena attività ed in ottimo stato, per quanto già all'epoca parte del patrimonio storico fosse stata coattivamente trasferita a Mileto e in seguito a Roma per volontà papale, ciò però causò la dispersione dei reperti in varie biblioteche; qualche platea giunse fino a San Pietroburgo

Nel 1485 anche la diocesi di Gerace, e di conseguenza il monastero, passò al rito latino. Per il monastero ciò segno l'iniziò di una rapida decadenza. Nel 1501 i monaci si trasferirono nella grangia di San Biagio in Mammola e l'antico monastero abbandonato andò in rovina, oggi se ne possono vedere i resti presenti nelle vicinanze del santuario. Il monastero di Mammola fu poi soppresso dai francesi nel 1807.

Al Santuario sono legati:

- Resti dell'antico monastero del Kellerana del X secolo a pianta greca, con le tre absidi contrapposte ad oriente di architettura bizantina basiliana;

- La chiesa con all'interno gli affreschi dell'artista Nik Spatari, che raffigurano i miracoli del Santo;

- La statua di san Nicodemo con il cinghiale;

- L'icona di san Nicodemo Eremita, firmata J.P.M. Kurill Obeid;

- La cappelletta dove morì san Nicodemo (25-3-990), all'interno due antiche croci, una in legno e l'altra in ferro battuto;

- La grotta di san Fantino di Tauriana;

- Il Monte Kellerana con le tre croci che guardano lo Ionio, il Tirreno ed il santuario, con una vasta veduta panoramica;

- I resti dell'oratorio bizantino dedicato a san Michele Arcangelo, con i basamenti dei muri perimetrali ed il pavimento di pietre;

- L'antica cappelletta votiva di san Nicodemo col dipinto del santo;

- L'antico monumento dedicato a San Michele Arcangelo, in ricordo dell'antico Monastero di San Nicodemo;

- L'antico sentiero dei Greci “la Seja” che collegava anticamente la zona ionica con quella tirrenica

Parco museo Santa Barbara

Nascosto ai piedi dell’Aspromonte, il MuSaBa di Mammola è un parco museo laboratorio di arte contemporanea che si sviluppa attorno ai resti di un antico complesso monastico del X secolo. Un mix inedito di antico e moderno che trascina il visitatore in un’esperienza immersiva e a tratti surreale, che merita davvero di essere vissuta.

Musaba.jpg (540521 byte)Musaba3.jpg (360895 byte)Nick Spatari e Hiske Maas. Così si chiamano i due artisti che sul finire degli anni ’60, dopo essersi sposati e aver vissuto collaborazioni prestigiose con artisti contemporanei di fama mondiale, decidono di ridare nuova vita ad un luogo abbandonato nel cuore della Locride, facendolo diventare un luogo di sperimentazione artistica, dove trasmettere e condividere nuove frontiere di tecnica, materia, forma e colore. Nasce così il MuSaBa.  

Musaba4.jpg (346107 byte)Musaba5.jpg (125469 byte)Un’area di sette ettari, arroccata su una collina, che si snoda tra l’antico complesso monastico di Santa Barbara, la nuova ala museale “Rosa dei Venti”, passando per la “Foresteria”, con la copertura di mosaici ipercolorati, fino al Chiostro, con i suoi mille metri quadrati di pareti esterne che fungono da supporto ad un laboratorio musivo in continua evoluzione. 

Un cantiere creativo che accoglie opere di artisti internazionali, ma anche di studenti, bohemien e volontari che contribuiscono ad arricchirlo continuamente. Al centro, le creazioni del genio esuberante ed eclettico di Nik: opere monumentali, installazioni site-specific, decorazioni musive, in cui si intrecciano simboli della tradizione cristiana, dall’Antico al Nuovo Testamento e stilemi del passato sumero, da Gilgamesh al Diluvio Universale, il tutto filtrato in maniera onirica, psichedelica e anticonformista.

Un gigantesco dipinto tridimensionale lungo 14 metri, che copre tutto lo spazio della volta e dell’abside della antica abbazia di Santa Barbara, rappresenta il Sogno di Giacobbe ed è frutto dello spirito “creativo, inquieto ed eretico” di Nik Spatari, a cavallo tra il 1991 e il 1995. La tecnica utilizzata per realizzarlo è un'invenzione dello stesso Spatari: le silhouette sono ritagliate su fogli di legno leggero, dipinte e poi applicate come rilievi sospesi nell'aria.

Palazzi nobiliari

I numerosi Palazzi, costruiti dal XIV al XVII secolo, alcuni nel corso degli anni ebbero diverse modifiche, sono testimonianza di dimora delle famiglie nobili del tempo, quando Mammola era uno dei centri più importanti della Calabria e sede di Circondario:

Palazzo Municipale ex-Gagliardi, Via Dante

Palazzo Del Pozzo, Via Dante

Palazzo De Gregorio, Via Dante

Casa Tarantino, Piazza del Parlamento

Palazzo Florimo, Via Dante

Palazzo Ferrari o del Feudatario, Via Cirillo

Palazzo Spina, Largo Pace

Palazzo Piccolo, Via Dante

Palazzo Guerrisi, Via Giovanni Pascoli

Palazzo Del Pozzo, Largo Machiavelli

Palazzo Barillaro, Via O. Zavaglia

Palazzo Barillaro, Località Scinà

Palazzo Barillaro, Località Scala  

Aree naturali

Il vasto territorio comunale ricade nel Parco nazionale dell’Aspromonte e nella catena delle Serre Calabre ed è attraversato da una rete di sentieri, alcuni dei quali adatti all'escursionismo a cavallo e in bicicletta.

Il territorio di Mammola è meta di escursionisti. I sentieri più importanti sono:

Sentiero dei Greci, sentiero naturalistico e panoramico, anticamente era utilizzato dai locresi della Magna Grecia come via di comunicazione per raggiungere il mare Tirreno, le colonie di Medma (oggi Rosarno) e Ipponion (oggi Vibo Valentia). Il ripido e scosceso sentiero è percorso, come ex-voto, da devoti di San Nicodemo, che a piedi raggiungono il Santuario sul Monte Kellerana. In particolare i venerdì di luglio e agosto di ogni anno sono tradizionali i pellegrinaggi a piedi al Santuario di San Nicodemo. L'antico sentiero è segnalato dal CAI con il numero 212.

Cascata di Salino, percorso naturalistico caratterizzato dalla presenza di grandi massi granitici e ontani che ombreggiano le acque. Si può risalire il torrente camminando sul bordo dell'alveo o in mezzo all'acqua. Dopo l'ultima ansa appare la cascata, scorrendo tra gole di roccia ferrosa precipita con due salti dall'alto. Il torrente “Salino”, affluente del fiume Torbido, nasce dal monte Limina nel Parco nazionale dell'Aspromonte.

Monte Sant'Elia (746 m), si attraversa il Fiume Torbido, si segue la pista di Coraca-Castania costeggiata da uliveti e castagneti secolari. Arrivati in contrada Cerasara, con una pista e poi un sentiero si arriva in cima al Monte, dove si può ammirare una veduta panoramica, in particolare della catena montuosa dell'Aspromonte e delle Serre.

Rifugio Montano-Monte Seduto, il percorso segue una pista sterrata, attraversa ampi faggeti e pinete, costeggia il laghetto Marzanello, passando per il Monte Cresta fino a raggiungere la vetta più alta del Comune Monte Seduto (mt. 1143). Per un tratto si percorre il "Sentiero Italia". Dopo si segue lo “stradone” che porta al Rifugio Montano. In questa zona sono presenti varie specie di funghi (porcini, rositi, ovuli, galletti). Il sentiero anticamente era una mulattiera importante per raggiungere Serra San Bruno e Pizzo sul Tirreno, presso il cui porto arrivavano le navi che importavano il merluzzo secco (lo “stocco”), che per questa via poi veniva portato a dorso di mulo a Mammola. La vecchia mulattiera in direzione Passo Limina-Passo Croceferrata è stata trasformata in una arteria chiamata “Strada di Cresta”.

Monte Scifo e Borgo Chiusa, arrivati alla rotonda della Chiusa si prosegue a piedi verso il Borgo Chiusa, caratteristico borgo rurale. Si imbocca la pista Tripitita che arriva alla frazione di Aspalmo. Lungo la strada alcuni sentieri portano sul Monte Scifo, salendo la pendice della montagna si giunge in cima. Il panorama è sulla costa jonica reggina, visto che il Monte è la massima altura affacciata al mare.

Altri sentieri: miniera Macariace-Marvelli-Monte Limina-San Nicodemo; Dai Piani della Limina al Santuario di San Nicodemo; Fiume Chiaro-Villaggio Limina; Fiume Chiaro-Corvo-Papuzzi; Fiumara Neblà-Valle Spana - Rifugio Montano; Rifugio Montano-Casermetta Vardaro; Passo delle Due Strade-Acquafredda-C/da Seduto-Laghetto Marzanello; Torre Cardito o Cardeto.

I sentieri di rilevanza nazionale che attraversano il territorio sono:

Sentiero Italia - Club Alpino Italiano - tappa N° 54: dal Passo del Mercante al Passo della Limina e la tappa N° 55: dal Passo della Limina a Mongiana.

Sentiero del brigante - G.E.A. - tappa nº 4: dal Passo del Mercante al Passo della Limina e la tappa nº 5: dal Passo della Limina a Croce Ferrata. Il sentiero del Brigante collega Gambarie di S. Stefano in Aspromonte a Serra San Bruno e Stilo

Il passo della Limina e il villaggio Limina sono anche punti referenti della Ciclovia dei Parchi della Calabria, da Laino Borgo a Reggio Calabria.

Sagre e gastronomia di Mammola

Fregiata del titolo di città del pesce stocco, Mammola è un paese dalle mille inebrianti preparazioni gastronomiche tradizionali. I mammolesi, nel corso della storia plurimillenaria della cittadina, hanno sviluppato ricette uniche e prodotti tipici che qui vengono preparati secondo tradizioni antiche con ingredienti semplici e genuini da condividere con il resto del mondo durante le numerose sagre che infiammano il borgo con cibo, musica e spettacoli nel corso dell’intero anno.

Oltre al pesce stocco, prodotto principe della cucina mammolese, qui esiste una ricotta caprina - fresca o affumicata - dalla lavorazione primitiva e affascinante, che si affianca a quella del gustosissimo caprino della Limina. Da queste parti viene prodotto anche l’olio extravergine di olive della locride, diverso da tutti gli altri per la varietà di olive utilizzate e per un sapore che non ha eguali. 

Altri impagabili elementi culinari del circondario sono i salumi piccanti o aromatizzati al finocchietto, la pizzata di mais e le nacatole, dolci natalizi la cui prima ricetta si è persa nella notte dei tempi. Il 9 agosto di ogni anno, nelle ridenti piazze del paese debitamente adornate, si tiene la sagra dello stocco, che richiama migliaia di turisti da tutto il mondo ed è stata inserita tra le più importanti manifestazioni enogastronomiche d’Italia. 

Meno famose ma altrettanto interessanti, la festa del fungo e la festa dei sapori si svolgono tra ottobre e dicembre e propongono agli avventori le autentiche delizie di questa terra in vesti talvolta molto antiche. L’idea è quella di riscoprire i sapori della tradizione, che risuonano di gioia su tristi palati ormai disabituati a tanta sapienza nel sodalizio tra sapori e spezie. 

Meno improntata sulla gastronomia - che comunque riveste anche in questo caso un ruolo fondamentale - l’Anthesteria, festa delle antiche popolazioni della Magna Grecia, si svolge in primavera e unisce la degustazione di piatti tradizionali a una visita approfondita del borgo.

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