Il comune fa
parte della Comunità montana Versante dello Stretto e si trova a 511 m
s.l.m.
Il territorio
è caratterizzato dalla presenza di pietre arenarie, chiamate “tafoni“,
plasmate per millenni dagli agenti atmosferici, un calcare conchiglifero corroso
dall’azione eolica. Al sole il giallo della roccia assume un colore che
ricorda quelle delle dune del deserto, mentre le scanalature
dell’arenaria sembrano tanti merletti, in contrasto con il verde rigogliosa
della macchia mediterranea presente tutta intorno. Queste rocce fanno
da cornice ad un panorama che si apre sull’azzurro dello Stretto di
Messina, con le due coste, calabrese e siciliana, che si sfiorano
sullo sfondo.
È ancora oggi
possibile ammirare, incastonati nelle pareti sabbiose, i numerosissimi resti fossili,
in particolare della famiglia “Pectinidae”. Tra Ottocento e Novecento, la
popolazione calannese utilizzò alcune di queste formazioni arenariche per
ricavarne ricoveri per animali, ma anche rifugi nel corso delle grandi guerre:
infatti sui fianchi della collina, dove è presente il castello medievale, è
facile notare alcune aperture comunicanti tra loro.
Per una
datazione di origine del borgo è stata importantissima la scoperta della
necropoli bizantina, dove venne rinvenuto un amuleto, databile fra il IX e il X
secolo, raffigurante S.Giorgio e un reliquario bronzeo con immagini incise e
iscrizioni cristiane databili al VI – VII secolo d.C. il che dimostra che già
in quell’epoca il sito era popolato.

Molte sono le
ipotesi interpretative del toponimo di questo importante centro. Chi lo vuole
far derivare dalla columna Regina, chi gli da un’ascendenza araba: Kalà amna
= bel riposo.
Molto più semplicemente, il nome potrebbe essere la testimonianza bizantina
della franosità caratteristica pliocenica sulla quale il paese è costruita.
Resta comunque il fatto che antichissime sono le testimonianze della
frequentazione umana dell’area. Negli anni '50, infatti, nella contrada Ronzo
a poca distanza dall’abitato si scoprì la necropoli di un villaggio
protostorico databile ai secoli XI- X a.C. E poi recente l’individuazione di
un insediamento romano/bizantino nella frazione imperio superiore.
Importantissima, infine, la necropoli bizantina di contrada Marchesi, dove, nel
1894, fu trovato un amuleto del IX – X secolo in steatite da portare al collo
raffigurante S.Giorgio, e, nel 1920 un enkolpion bronzeo per reliquie con
immagini incise e scritte cristiane datato al VI – VII secolo il che dimostra
una sua utilizzazione per tre - quattrocento anni.
Ma Calanna fu soprattutto al centro di forti interessi militari; ne è
testimonianza il castello di età normanna ma forse costruito attorno ad una
precedente struttura bizantina che ancora oggi si vede sulla collina che domina
il paese. Grandi battaglie si ebbero per la sua conquista con assedi prolungati,
eroiche resistenze ed implacabili ritorsioni. Nel1255, ai tempi dello scontro
tra Manfredi ed i sostenitori dei sovrani svevi Pietro Ruffo, conte di Catanzaro
ed avversario di Manfredi ne affida la difesa al nipote falcone a Carnelavario
de Pavia e a Boemondo da Oppido.
Nel 1275 è tenuta da un presidio angioino costruito da un castellanum uno
scutiferum e dieci serventes; da un documento angioino dell’anno successivo
conosciamo l’impianto del suo castello: una torre “massiccia” a nord
un’altra ad est usata come carcere; tra esse un muro lungo quaranta canne (80
mt circa); una terza torre si alza a sud ed una quarta al fianco della “magna
janua” ad occidente un lungo muro fra la porta e la torre massiccia, altre
torri minori ed altre porte più piccole. Era rimasto danneggiato seriamente
dopo i precedenti eventi bellici ed il sovrano ne’ordina la ricostruzione,
evidentemente preoccupato per la sicurezza dell’aria. Era, una grossa
struttura con dentro addirittura tre cisterne e ben due chiese di S. Nicola e di
S. Caterina.

Nel 1283 per la
guerra del vespro Calanna cade in mano aragonese insieme a Fiumara Solano e
Mesa; ma nel 1302 con la pace di Caltabellotta torna agli angioini le ostilità
riprendono nel 1313 l’esercito aragonese occupa Reggio, Catona e Fiumara. In
Calanna, attaccata personalmente da Federico d’Aragona, Damiano de Polizio
offre una prolungata quanta disperata resistenza. La punizione è spietata il
castello e il paese sottostante. Distrutta anche l’antica mesa che aveva avuto
fin dai tempi bizantini una grande importanza; si ritiene che il suo castello
sia più antico di quello di Calanna ma era nota soprattutto come centro di
grande spiritualità per i monasteri greci esistente nei suoi dintorni. Il
territorio di Calanna arrivava fino al mare fra Gallico e Catona, sbocco perso
molto probabilmente nella circostanza. Dalla distruzione di Mesa deriva la
fondazione di Mesanova o Motta Anoveri; da quella di Calanna si vuole far
discendere la nascita o quantomeno il popolamento di Laganadi. La guerra ebbe
fine nel 1317; Calanna, con tutti i territori della Calabria occupati dagli
Aragonisi va a Papa Giovanni XXII che nel 1321 la restituisce a Roberto d’Angiò.
In quell’epoca, suoi casali sono oltre a Laganadi, Alessi (S.Alessio),
S.Stefano Scroforio o S.Giuseppe di Scrofi oggi Villa S.Giuseppe e Rosalì.
Ma il Paese diversamente da Mesa si dovette riprendere rapidamente, perché nel
1377, la reggina Giovanna I avendo bisogno di soldi vende il suo territorio
elevato a Baronia con tutti i casali e Fulcone Ruffo, conte di Sinopoli. Un
diploma di Re Ladislao di Durazzo del 1412, inoltre, definendo la giurisdizione
del capitano di Reggio da Bagnara a Bruzzano e elenca anche Calanna.
Da quel 1377 comincia la sua storia feudale. Spodestai i Ruffo la baronia Viene
Comprata da Bertoldo Carafa, patrizio napoletano, I Ruffo di Scilla la
ricomprano nel 1608. Con la ristrutturazione Amministrativa Operata da
Gioacchino Murat nel 1811, Calanna è eretta a capoluogo di un circondario di
cui fanno parte i nuovi comuni di S. Batello con S. Giovanni e Diminuiti,
Laganadi, S. Alessio, Podargoni, S. Stefano, Ortì, Arasì e Cerasi, S. Roberto,
Villa S. Giuseppe con Rosalì.
Bellezze del
borgo
Resti non ben
determinati di una fortificazione
tardo-romana o bizantina (quasi sicuramente bizantina) sono
stati rinvenuti anche in località Imperio
Superiore, a Villamesa, la più popolata delle frazioni del Comune
di Calanna: ad un’altitudine di circa 600 metri slm si trovano ancora i resti
di muri a secco, facenti probabilmente parte di una struttura difensiva,
comunemente associata al nome di “castello vecchio”.
Sui probabili
resti di una costruzione bizantina, è stato poi ampliato e riedificato in età
normanna (periodo incerto ma databile intorno al 1200) il tracciato esterno di
una imponente struttura difensiva, che dominava incontrastata tutto il
territorio della Vallata del Gallico e lo Stretto di Messina: il sito
archeologico conosciuto meglio come Castello
Normanno.

Incerta la data
di edificazione della fortificazione normanna di Calanna, realizzata su
probabili resti bizantini. L’area del pianoro anticamente doveva essere molto
più vasta, ma a causa del lento scivolamento del fianco ovest, si è ridotta
notevolmente.
Costruita sulla
sommità del pianoro attorno al quale si sviluppa l’attuale centro abitato di
Calanna, la fortificazione rivestì un importante ruolo militare nel controllo
dell’area dello Stretto, dominando dall’alto la Vallata del Gallico e
mantenendo il controllo visivo delle imbarcazioni che transitavano attraverso lo
Stretto di Messina. Non a caso le sanguinose lotte per la conquista della
fortificazione, al cui interno vi erano edifici civili e religiosi (tra cui due
chiese), videro Calanna governata da numerosi regnanti, con frequenti lotte e
saccheggi.
I Registri
Angioini nominano Calanna nel 1276, la cui fortificazione era elencata tra i sei
“castra exempta” nel territorio che va da Catona a Pentidattilo. In quel
periodo il castrum Calannae era governato da un castellanum, uno scutiferum e
dieci servientes. Da Federico d’Aragona a Roberto d’Angiò, intorno al 1324
il Castello risulta il più popolato tra quelli del reggino, con ben 31
sacerdoti e un protopapa. Calanna viene venduta ai Ruffo di Sinopoli, poi se ne
impossessa Bertoldo Carafa a seguito di una confisca politica. La famiglia
Carafa gestisce Calanna dal 1466 al 1606, quando l’intera baronia fu
acquistata dal principe Vincenzo Ruffo. Resta ai Ruffo di Scilla fino al 1806,
anno in cui le leggi murattiane eliminarono la feudalità.
Ad oggi, i
rilievi archeologici si fermano a quelli condotti dalla Soprintendenza
Archeologica della Calabria in una ristretta area del pianoro, che ha riportato
alla luce l’accesso alla torre d’angolo est, la torre-carcere. La cortina
muraria era intervallata da cinque torri e due porte di accesso al pianoro, come
testimoniato da una valutazione della baronia di Calanna da parte del
funzionario regio Honofrio Tangho nel 1646, dalla quale si evince che alcune
parti dei torrioni erano già dirute. Era discontinua la linea fortificata sul
lato sud, per la conformazione del pianoro che impediva la risalita su quel
versante. Dal 1993 la Soprintendenza non ha più effettuato scavi e indagini sul
sito.

Il territorio
comunale di Calanna si differenzia da quelli circostanti non tanto per la
vegetazione quanto per le sua stessa natura. Bianche formazioni di arenaria,
infatti caratterizzano il territorio anche dal punto di vista
storico/antropologico.
Il ritrovamento di fossili, le necropoli il castello e la stessa posizione
geografica da soli bastano a rendere interessante il territorio comunale
articolatati in più frazioni. Gli agrumi,gli ulivi, gli alberi da frutto ed il
castagneto convivono perfettamente in un ambiente rurale che mantiene ancora
intatti i riti e le tradizioni.
Lungo le
antiche vie dei pastori e dei contadini è possibile ancora oggi praticare
l’escursionismo nella sua forma più interessante che prevede non solo il
camminare ma anche il conoscere e l’apprezzare la cultura e i prodotti locali.
Luoghi di culto - I Monasteri ormai
scomparsi di S.
Febronia (monastero femminile) e S.
Martino (convento) erano importanti testimonianze basiliane: essi
sorgevano poco distanti da Milanesi,
una delle frazioni del Comune, e la scarsa attenzione che in epoche passate si
dava alle testimonianze storiche non ha permesso l’individuazione e quasi
certamente la conservazione delle strutture. All’epoca bizantina invece sono
databili alcuni oggetti rinvenuti in Contrada
Marchese, in cui sono stati individuati i resti di una necropoli (forse
a carattere militare). Il territorio impervio e soggetto a frane ed erosioni non
permette qui la precisa localizzazione del sito.
- Chiesa
Maria SS. del Rosario (Calanna) - Nella parrocchiale del Rosario un
capitello Bizantino e pregevoli frammenti di antiche sculture provenienti a
giudicare dagli stili da un tempio Bizantino/Normanno, forse da Mesa o dal
monastero del S.S. Salvatore di Calomeno o da quello di S. Giovanni di
Castagneto trattasi di una acquasantiera fatta con due capitelli, un pezzo di
colonna di calcare a reticolo romboidale ed una conca. Da ricordare anche una
campana con iscrizione fusa nel sec. XV e frammenti marmorei dei sec. XVI –
XVII fra cui uno stemma vescovile.
- Nella chiesa
di S. Nicola sita nel Castello era conservato un quadro con il santo insieme
a S. Giovanni Battista e S. Leonardo, Ordinato nel 1500 a Bernardino Faxanella
di Messina (il quadro oggi è scomparso).
- Chiesa di
Maria SS. delle Grazie (Villa Mesa)
- Santuario
Maria SS. Annunziata (Villa Mesa)
- Chiesa
Santa Maria della Lettera (Milanesi)
- Chiesa
Sacro cuore di Gesù (Mulini)
Fonte:
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