Calanna (Borgo)
(Reggio Calabria)

Video - Video 2 - Video 3 - Video 4


Il comune fa parte della Comunità montana Versante dello Stretto e si trova a 511 m s.l.m.

Il territorio è caratterizzato dalla presenza di pietre arenarie, chiamate “tafoni“, plasmate per millenni dagli agenti atmosferici, un calcare conchiglifero corroso dall’azione eolica. Al sole il giallo della roccia assume un colore che ricorda quelle delle dune del deserto, mentre le scanalature dell’arenaria sembrano tanti merletti, in contrasto con il verde rigogliosa della macchia mediterranea presente tutta intorno. Queste rocce fanno da cornice ad un panorama che si apre sull’azzurro dello Stretto di Messina, con le due coste, calabrese e siciliana, che si sfiorano sullo sfondo.

È ancora oggi possibile ammirare, incastonati nelle pareti sabbiose, i numerosissimi resti fossili, in particolare della famiglia “Pectinidae”. Tra Ottocento e Novecento, la popolazione calannese utilizzò alcune di queste formazioni arenariche per ricavarne ricoveri per animali, ma anche rifugi nel corso delle grandi guerre: infatti sui fianchi della collina, dove è presente il castello medievale, è facile notare alcune aperture comunicanti tra loro.  

Per una datazione di origine del borgo è stata importantissima la scoperta della necropoli bizantina, dove venne rinvenuto un amuleto, databile fra il IX e il X secolo, raffigurante S.Giorgio e un reliquario bronzeo con immagini incise e iscrizioni cristiane databili al VI – VII secolo d.C. il che dimostra che già in quell’epoca il sito era popolato.

Molte sono le ipotesi interpretative del toponimo di questo importante centro. Chi lo vuole far derivare dalla columna Regina, chi gli da un’ascendenza araba: Kalà amna =  bel riposo.
 
Molto più semplicemente, il nome potrebbe essere la testimonianza bizantina della franosità caratteristica pliocenica sulla quale il paese è costruita. Resta comunque il fatto che antichissime sono le testimonianze della frequentazione umana dell’area. Negli anni '50, infatti, nella contrada Ronzo a poca distanza dall’abitato si scoprì la necropoli di un villaggio protostorico databile ai secoli XI- X a.C. E poi recente l’individuazione di un insediamento romano/bizantino nella frazione imperio superiore. Importantissima, infine, la necropoli bizantina di contrada Marchesi, dove, nel 1894, fu trovato un amuleto del IX – X secolo in steatite da portare al collo raffigurante S.Giorgio, e, nel 1920 un enkolpion bronzeo per reliquie con immagini incise e scritte cristiane datato al VI – VII secolo il che dimostra una sua utilizzazione per tre - quattrocento anni.
 
Ma Calanna fu soprattutto al centro di forti interessi militari; ne è testimonianza il castello di età normanna ma forse costruito attorno ad una precedente struttura bizantina che ancora oggi si vede sulla collina che domina il paese. Grandi battaglie si ebbero per la sua conquista con assedi prolungati, eroiche resistenze ed implacabili ritorsioni. Nel1255, ai tempi dello scontro tra Manfredi ed i sostenitori dei sovrani svevi Pietro Ruffo, conte di Catanzaro ed avversario di Manfredi ne affida la difesa al nipote falcone a Carnelavario de Pavia e a Boemondo da Oppido.
 
Nel 1275 è tenuta da un presidio angioino costruito da un castellanum uno scutiferum e dieci serventes; da un documento angioino dell’anno successivo conosciamo l’impianto del suo castello: una torre “massiccia” a nord un’altra ad est usata come carcere; tra esse un muro lungo quaranta canne (80 mt circa); una terza torre si alza a sud ed una quarta al fianco della “magna janua” ad occidente un lungo muro fra la porta e la torre massiccia, altre torri minori ed altre porte più piccole. Era rimasto danneggiato seriamente dopo i precedenti eventi bellici ed il sovrano ne’ordina la ricostruzione, evidentemente preoccupato per la sicurezza dell’aria. Era, una grossa struttura con dentro addirittura tre cisterne e ben due chiese di S. Nicola e di S. Caterina.

Nel 1283 per la guerra del vespro Calanna cade in mano aragonese insieme a Fiumara Solano e Mesa; ma nel 1302 con la pace di Caltabellotta torna agli angioini le ostilità riprendono nel 1313 l’esercito aragonese occupa Reggio, Catona e Fiumara. In Calanna, attaccata personalmente da Federico d’Aragona, Damiano de Polizio offre una prolungata quanta disperata resistenza. La punizione è spietata il castello e il paese sottostante. Distrutta anche l’antica mesa che aveva avuto fin dai tempi bizantini una grande importanza; si ritiene che il suo castello sia più antico di quello di Calanna ma era nota soprattutto come centro di grande spiritualità per i monasteri greci esistente nei suoi dintorni. Il territorio di Calanna arrivava fino al mare fra Gallico e Catona, sbocco perso molto probabilmente nella circostanza. Dalla distruzione di Mesa deriva la fondazione di Mesanova o Motta Anoveri; da quella di Calanna si vuole far discendere la nascita o quantomeno il popolamento di Laganadi. La guerra ebbe fine nel 1317; Calanna, con tutti i territori della Calabria occupati dagli Aragonisi va a Papa Giovanni XXII che nel 1321 la restituisce a Roberto d’Angiò. In quell’epoca, suoi casali sono oltre a Laganadi, Alessi (S.Alessio), S.Stefano Scroforio o S.Giuseppe di Scrofi oggi Villa S.Giuseppe e Rosalì.
 
Ma il Paese diversamente da Mesa si dovette riprendere rapidamente, perché nel 1377, la reggina Giovanna I avendo bisogno di soldi vende il suo territorio elevato a Baronia con tutti i casali e Fulcone Ruffo, conte di Sinopoli. Un diploma di Re Ladislao di Durazzo del 1412, inoltre, definendo la giurisdizione del capitano di Reggio da Bagnara a Bruzzano e elenca anche Calanna.
 
Da quel 1377 comincia la sua storia feudale. Spodestai i Ruffo la baronia Viene Comprata da Bertoldo Carafa, patrizio napoletano, I Ruffo di Scilla la ricomprano nel 1608. Con la ristrutturazione Amministrativa Operata da Gioacchino Murat nel 1811, Calanna è eretta a capoluogo di un circondario di cui fanno parte i nuovi comuni di S. Batello con S. Giovanni e Diminuiti, Laganadi, S. Alessio, Podargoni, S. Stefano, Ortì, Arasì e Cerasi, S. Roberto, Villa S. Giuseppe con Rosalì. 

Bellezze del borgo

Resti non ben determinati di una fortificazione tardo-romana o bizantina (quasi sicuramente bizantina) sono stati rinvenuti anche in località Imperio Superiore, a Villamesa, la più popolata delle frazioni del Comune di Calanna: ad un’altitudine di circa 600 metri slm si trovano ancora i resti di muri a secco, facenti probabilmente parte di una struttura difensiva, comunemente associata al nome di “castello vecchio”.

Sui probabili resti di una costruzione bizantina, è stato poi ampliato e riedificato in età normanna (periodo incerto ma databile intorno al 1200) il tracciato esterno di una imponente struttura difensiva, che dominava incontrastata tutto il territorio della Vallata del Gallico e lo Stretto di Messina: il sito archeologico conosciuto meglio come Castello Normanno

Incerta la data di edificazione della fortificazione normanna di Calanna, realizzata su probabili resti bizantini. L’area del pianoro anticamente doveva essere molto più vasta, ma a causa del lento scivolamento del fianco ovest, si è ridotta notevolmente.  

Costruita sulla sommità del pianoro attorno al quale si sviluppa l’attuale centro abitato di Calanna, la fortificazione rivestì un importante ruolo militare nel controllo dell’area dello Stretto, dominando dall’alto la Vallata del Gallico e mantenendo il controllo visivo delle imbarcazioni che transitavano attraverso lo Stretto di Messina. Non a caso le sanguinose lotte per la conquista della fortificazione, al cui interno vi erano edifici civili e religiosi (tra cui due chiese), videro Calanna governata da numerosi regnanti, con frequenti lotte e saccheggi.

I Registri Angioini nominano Calanna nel 1276, la cui fortificazione era elencata tra i sei “castra exempta” nel territorio che va da Catona a Pentidattilo. In quel periodo il castrum Calannae era governato da un castellanum, uno scutiferum e dieci servientes. Da Federico d’Aragona a Roberto d’Angiò, intorno al 1324 il Castello risulta il più popolato tra quelli del reggino, con ben 31 sacerdoti e un protopapa. Calanna viene venduta ai Ruffo di Sinopoli, poi se ne impossessa Bertoldo Carafa a seguito di una confisca politica. La famiglia Carafa gestisce Calanna dal 1466 al 1606, quando l’intera baronia fu acquistata dal principe Vincenzo Ruffo. Resta ai Ruffo di Scilla fino al 1806, anno in cui le leggi murattiane eliminarono la feudalità.

Ad oggi, i rilievi archeologici si fermano a quelli condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria in una ristretta area del pianoro, che ha riportato alla luce l’accesso alla torre d’angolo est, la torre-carcere. La cortina muraria era intervallata da cinque torri e due porte di accesso al pianoro, come testimoniato da una valutazione della baronia di Calanna da parte del funzionario regio Honofrio Tangho nel 1646, dalla quale si evince che alcune parti dei torrioni erano già dirute. Era discontinua la linea fortificata sul lato sud, per la conformazione del pianoro che impediva la risalita su quel versante. Dal 1993 la Soprintendenza non ha più effettuato scavi e indagini sul sito.

Il territorio comunale di Calanna si differenzia da quelli circostanti non tanto per la vegetazione quanto per le sua stessa natura. Bianche formazioni di arenaria, infatti caratterizzano il territorio anche dal punto di vista storico/antropologico.
Il ritrovamento di fossili, le necropoli il castello e la stessa posizione geografica da soli bastano a rendere interessante il territorio comunale articolatati in più frazioni. Gli agrumi,gli ulivi, gli alberi da frutto ed il castagneto convivono perfettamente in un ambiente rurale che mantiene ancora intatti i riti e le tradizioni.

Lungo le antiche vie dei pastori e dei contadini è possibile ancora oggi praticare l’escursionismo nella sua forma più interessante che prevede non solo il camminare ma anche il conoscere e l’apprezzare la cultura e i prodotti locali.

Luoghi di culto - Monasteri ormai scomparsi di S. Febronia (monastero femminile) e S. Martino (convento) erano importanti testimonianze basiliane: essi sorgevano poco distanti da Milanesi, una delle frazioni del Comune, e la scarsa attenzione che in epoche passate si dava alle testimonianze storiche non ha permesso l’individuazione e quasi certamente la conservazione delle strutture. All’epoca bizantina invece sono databili alcuni oggetti rinvenuti in Contrada Marchese, in cui sono stati individuati i resti di una necropoli (forse a carattere militare). Il territorio impervio e soggetto a frane ed erosioni non permette qui la precisa localizzazione del sito.

- Chiesa Maria SS. del Rosario (Calanna) - Nella parrocchiale del Rosario un capitello Bizantino e pregevoli frammenti di antiche sculture provenienti a giudicare dagli stili da un tempio Bizantino/Normanno, forse da Mesa o dal monastero del S.S. Salvatore di Calomeno o da quello di S. Giovanni di Castagneto trattasi di una acquasantiera fatta con due capitelli, un pezzo di colonna di calcare a reticolo romboidale ed una conca. Da ricordare anche una campana con iscrizione fusa nel sec. XV e frammenti marmorei dei sec. XVI – XVII fra cui uno stemma vescovile.

- Nella chiesa di S. Nicola sita nel Castello era conservato un quadro con il santo insieme a S. Giovanni Battista e S. Leonardo, Ordinato nel 1500 a Bernardino Faxanella di Messina (il quadro oggi è scomparso).

- Chiesa di Maria SS. delle Grazie (Villa Mesa)

- Santuario Maria SS. Annunziata (Villa Mesa)

- Chiesa Santa Maria della Lettera (Milanesi)

- Chiesa Sacro cuore di Gesù (Mulini)

Fonte: