Isola di Delos
  

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1990

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E’ arida, inondata dalla luce accecante e sferzata dai venti. Per dimensioni, 6 chilometri di lunghezza e 2 di larghezza, più che un'isola potrebbe essere definita uno scoglio. Eppure, per quanto sia difficile da immaginare, Delos ha ospitato la più importante città sacra del mondo panellenico.

I pragmatici attribuiscono le ragioni della sua fortuna al fatto che Delos - situata nel centro geologico dell'arcipelago delle Cicladi, il cui nome deriva dalla parola kiklós, "circolare" - offra l'approdo più sicuro dell'Egeo. Altri invece la giustificano con la leggenda. Quella secondo cui Latona, amante di Zeus, vi trovò ospitalità lontano dalle gelosie di Era, legittima moglie del re degli dèi, e vi diede alla luce due gemelli, Apollo e Artemide. Fatto sta che dal III millennio a.C. Delos fu non soltanto una città-santuario dedicata ad Apollo, ma anche teatro di guerre come di accordi di pace, centro di cultura, di scambi commerciali e di gare sportive, nonché luogo di svago per personalità importanti. Alcuni documenti attestano che persino Cleopatra avesse una dimora sull'isola. 

L'isola è oggi praticamente disabitata ed è un immenso sito archeologico che richiama turisti e appassionati di archeologia da ogni parte del mondo. Un piccolo stretto separa Delo dalla vicina isola di Rineia, ugualmente disabitata.

Nell'antichità l'isola si chiamava Ortigia (Ortyghia). I reperti archeologici hanno dimostrato che l'isola era già abitata fin dal 3000 a.C. sulla cima del monte Cinto. I coloni dell'isola (circa nel 1000 a.C.) furono poi soppiantati dai micenei che probabilmente vi portarono il culto di Apollodio della luce e della musica e di Artemide, dea della Luna e della caccia, adorati in triade con la madre Latona. Successivamente la figura del dio Apollo prevalse sulle altre divinità e il santuario di Apollo, famoso già nei tempi omerici, raggiunse il suo massimo splendore nei tempi arcaici (VIII-VII sec. a.C) e classici (V-IV sec. a.C).

Fu sotto l'influsso della città di Atene dal VI secolo al IV secolo a.C. Prestigiosa sede della Lega di Delo (o Lega delio-attica) tra le città greche dal 478 a.C. fino al 454 a.C., nei pressi del santuario custodiva l'enorme somma dei contributi delle città greche. Quando la Lega di Delo passò sotto l'egemonia Ateniese, il tesoro fu trasferito all'Acropoli di Atene nel 454 a.C., segno visibile dell'accresciuta importanza politica di Atene e del suo stratega Pericle

Nell'inverno del 426/5 a.C. gli Ateniesi decisero la "purificazione" di Delo, a scopi religiosi. Aprirono tutte le tombe dell'isola e trasportarono i resti trovati alla vicina isola di Renea, ove li seppellirono in una fossa comune. Si decise che nessuno sarebbe più potuto nascere o morire nell'isola sacra, per cui le donne partorienti e gli ammalati gravi avrebbero dovuto trasferirsi a Renea. Da quel momento gli abitanti di Delo rimasero senza patria. 

Nel 422 a.C. gli Ateniesi portarono a termine la "purificazione", esiliando tutta la popolazione locale. Subito dopo, malgrado il fatto che fossero ancora in guerra, gli Ateniesi cominciarono per ingraziarsi gli dei, la costruzione di un nuovo grandioso Tempio di Apollo, di marmo bianco pentelico e istituirono le Feste Delie in onore di Apollo, da celebrare ogni cinque anni.

Nel III e II secolo a.C. divenne una città-Stato indipendente, e il più grande mercato di schiavi della Grecia. I Greci consideravano segno di prestigio erigere monumenti e fare generose offerte al santuario. Delo decadde dopo il saccheggio di Mitridate VI, re del Ponto (86 a.C.), quando i suoi monumenti vennero distrutti e gli abitanti (circa 20 000) vennero uccisi, anche se gli studiosi tendono oggi a rivedere verso il basso una simile cifra. 

Nel periodo romano Delo conobbe un nuovo periodo di rinascita ed espansione edilizia, cui seguì nel tardo impero un'epoca di progressiva decadenza fino al definitivo abbandono. 

Nel 1400 l'umanista Ciriaco d'Ancona visitò l'isola e descrisse i resti delle sculture ancora presenti, tra i quali spiccava una statua colossale arcaica di Apollo. 

Nel 1500 i veneziani, guidati da Morosini, portarono via uno dei leoni di marmo della cosiddetta "Terrazza dei leoni" per abbellire l'ingresso dell'Arsenale di Venezia.

Dal 1872 la Scuola Archeologica Francese iniziò scavi sistematici nell'isola, scavi che ancora oggi continuano. L'isola praticamente è un immenso sito archeologico, che si estende su tutta la superficie dell'isola a cominciare dalla parte occidentale, dove nell'antichità si trovava il porto sacro. Risale all'VIII sec. uno degli esempi più antichi di moli di protezione, rappresentato da una poderosa struttura in blocchi di granito locale che si estende per circa 100 m.

Sebbene la maggior parte delle raffinate opere scultoree che ornavano i templi di Apollo, di Artemide, di Era e dello Stoivaderión, dedicato al culto di Dioniso, siano ormai sparse nei musei di tutta la Grecia , la ricchezza della città resta evidente nell'impianto urbanistico e nella quantità di edifici.

Dionisio.jpg (36862 byte)CasaCleopatra.jpg (78339 byte)Nella parte nord-occidentale si trovano i Propilei e l'Agorà dei Compitaliasti o Ermesiasti che fu fondata nel II secolo a.C. e veniva usata dai commercianti romani e dai liberti i quali vi si radunavano e onoravano i Lares Compitales, cioè le divinità dei crocicchi; subito dopo, la Via Sacra con le basi degli ex voto. Ad Ovest c'era la grande Stoà di Filippo, costruita intorno al 210 a.C.

Nella parte opposta c'è il cosiddetto Portico Sud (III secolo a.C.) e l'Agorà Sud o Agorà dei Delii. Il santuario di Apollo si trovava a Nord-Est della Stoà di Filippo insieme a tre templi dedicati al dio, il terzo dei quali, di cui si conservano le fondazioni, è noto come "Tempio degli Ateniesi".

Nelle vicinanze, un po' prima del tempio di Apollo, si trova la Casa dei Nassi (metà del VI sec. a.C.), a nord l'altare Keraton e a Nord-Est di esso il tempio di Artemide (II secolo a.C.), costruito sui ruderi di un tempio precedente. Nella parte Nord del tempio si trovano i cosiddetti "Tesori" e ad Est di essi il Prytaneion (metà del V secolo a.C.) e ad Ovest il monumento del toro (IV-III sec. a.C.). A Sud-Est del monumento, l'altare di Zeus Salvatore protettore dei marinai e a Nord il tempio di Dionisio (inizi III sec.) ed il portico che si dice sia stato fondato da Antigono Gonata alla fine del III sec. a.C.

Nella parte Ovest c'erano varie edifici l"Ekklesiasterion", luogo di riunione della Bulè e del Demos dei Delii ed il "Tesmoforion", costruzione del V secolo, collegato al culto di Demetra. Nella parte Nord del santuario, nel quartiere del lago si trovava L'Agorà di Teofrasto, il santuario dei dodici dei dell'Olimpo, il tempio di Latona e l'Agorà degli italiani.

Dal tempio di Latona, a Nord del Lago Sacro, una strada portava alla famosa Terrazza dei Leoni. In origine ce n'erano 16, oggi ne restano appena cinque. Degli altri, otto sono andati perduti, mentre uno si trova a Venezia. Opportunamente modificato nelle fattezze da un anonimo scultore che l'ha reso più somigliante al Leone di San Marco, sorveglia l'ingresso all'Arsenale. Un po' più in basso si trovava il lago sacro dove, nell'antichità, nuotavano i cigni di Apollo, coperto con terra nel 1926 dopo un'epidemia di malaria.

A Nord-Ovest della Via dei Leoni si trovava la sede dei Poseidoniasti di Beirut, centro di commercianti che adoravano Poseidone, due palestre, il santuario dell'Archegeta, il Ginnasio e lo Stadio. Il quartiere più abitato era quello del Teatro. Molte sono le abitazioni di età ellenistica e romana ornate con mosaici i pavimenti musivi: Casa dei Delfini, Casa delle Maschere, Casa del Tridente, Casa di Dionisio. Da questo punto si può arrivare al museo che custodisce reperti degli scavi dell'isola.

A Nord-Ovest della Casa delle Maschere si conservano le vestigia del Teatro che aveva una capienza di 5.500 posti, costruzione del II sec. a.C. Troviamo inoltre nel Monte Cinto (Kynthos) resti del santuario di Zeus del Cinto e quello di Atena del Cinto.

MITOLOGIA - Secondo la mitologia greca Delo era inizialmente un'isola galleggiante dove si rifugiò Latona per partorire lontano dall'ira di Era. È pertanto considerata il luogo di nascita del Dio Apollo e della Dea Artemide, figli di Latona.

Asteria, figlia della titanide Febe e del titano Ceo, fu la sposa del titano Perse, e gli diede una figlia che chiamarono Ecate. Per sfuggire all'amore di Zeus, Asteria si trasformò in una quaglia, ma la fuga precipitosa la fece precipitare nel mar Egeo, come un astro (Asteria).

Zeus addolorato trasformò Asteria in un'isola, che si chiama anche Ortigia, ovvero "isola delle quaglie". Allora il re degli Dei ripiegò sulla sorella Leto, e al momento dell'unione trasformò Leto e se stesso in quaglie. Era, Regina degli Dei e moglie di Zeus, ordinò a Pitone il drago-serpente che custodiva l'oracolo di Delfi) di perseguitare la donna, che non avrebbe potuto partorire su nessuna terra dove avesse brillato il sole. 

Ma l'isola di Delo era invisibile perchè avvolta di nebbia e vi approdò Leto, sorella di Asteria, e figlia dei Titani Ceo e Febee, e qui partorì Apollo e Artemide. Secondo altri Posidone la fece uscire dalle acque affinché Latona trovasse un asilo in cui poter mettere al mondo i gemelli. Perciò alle donne era proibito partorire in quest’isola sacra e non vi si potevano neppure sotterrare i morti, che venivano trasportati nella vicina isola di Rinia.  

La prima a nascere fu Artemide, che aiutò la madre a partorire il fratello Apollo. E siccome per la nascita di Apollo, Dio del Sole, l'isola fu tutta circonfusa di luce, fu, da allora, chiamata Delo, dal verbo greco deloo “mostrare", poiché prima era invisibile.  

APOLLO - Ebbe in Delo un santuario che divenne il più importante fra gli insulari della Grecia. Nell'inno omerico ad Apollo Delio, VIII o VII sec., il santuario è già menzionato.  

Nel VII sec. a.C. gli Ioni delle isole e della costa anatolica tenevano nel santuario di Apollo assemblee religiose, feste con giochi ginnici e un mercato.

Probabilmente Delo fu la sede religiosa della federazione delle Cicladi, che aveva anche importanza politica.

Nel 478 il tempio di Apollo divenne centro della confederazione attico-delia, che propio nel tempio custodiva il tesoro federale, amministrato da funzionari ateniesi.

Nel 454 il tesoro fu trasferito ad Atene, e nel 426 a.C. avvenne la purificazione dell'isola:' i morti con i loro corredi furono deposti in una grande fossa scavata nella vicina isola di Renea e si stabilì che in quell'isola fossero trasportate tutte le donne vicine al parto e i moribondi.

Delo passò alla dominazione di Sparta (403 a.C.) per breve tempo e poi nuovamente fu dominio ateniese per quasi un secolo, per passare successivamente sotto l'influenza dei regni di Egitto e della Macedonia, da cui ottenne maggiore libertà che per l'innanzi.

Nel 166 a.C. Roma, dopo la guerra di Perseo, consegnò l'isola agli Ateniesi e per rovinare il commercio di Rodi istituì a Delo il porto franco.

Dopo la distruzione di Corinto Delo divenne il porto maggiore dell'Egeo, anche per il commercio degli schiavi, amministrato da Ateniesi e popolato oltre che da questi anche da "Italiani", che così si designano nelle iscrizioni, e da greco-orientali, tutti riuniti in confraternite religiose. Nell'88 e nel 69 a.C. l'isola fu saccheggiata da Mitridate e dai pirati suoi alleati e non si riebbe più.   

Alla fine del I sec. d.c. Atene mandava ancora processioni a Delo, ma il sacerdote di Apollo Delio abitava non più la deserta terra malarica di Delo, ma si era trasferito ad Atene.  

ARTEMIDE - Qui accanto abbiamo la statua in marmo pario della Dea greca Artemide rinvenuta a Delo e oggi conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene.  

La Dea indossa un chitone, un peplo e un himation. La cinghia indossata diagonalmente sul petto indica che portava una faretra piena di frecce. 

Artemide era sorella di Apollo e Dea della Luna, molto venerata a Delo insieme al suo divino fratello.  

Il poeta Callimaco (310 - 240 a.C.), nel suo Inno ad Artemide, ci racconta che la Dea, a tre anni, sedutasi sulle ginocchia di Zeus, chiese al padre: di rimanere sempre vergine e di avere molti nomi, come suo fratello Apollo.

Chiese poi di avere un arco ricurvo forgiato dai Ciclopi; di concederle sessanta Oceanine di nove anni come ancelle e venti ninfe figlie del fiume Amnìso perché si curino dei suoi calzari e dei suoi cani quando non caccia.

Chiese ancora di darle tutti i monti e quante città vorrà lui dedicarle, tenendo conto che lei abiterà sui monti e raramente andrà in città.

Zeus accontentò la figlia e inoltre le donò tre città che avrebbero onorato soltanto lei e la nominò custode delle strade e dei porti.

GLI SCAVI - Dal 1872 la Scuola archeologica francese iniziò nell'isola scavi sistematici che ancora oggi continuano. L'isola è un'immensa area archeologica, a cominciare dalla parte occidentale, dove nell'antichità si trovava il porto sacro.

Gli scavi hanno individuato 4 aree principali: 

- la pianura costiera nella parte nordorientale dell’isola dove si trovano il Santuario di Apollo, l’Agorà dei Compitaliasts, l’Agorà dei Delians, l’area del Lago Sacro, con l’Agorà di Teofrasto, l’Agorà degli italiani, la celebre Terrazza dei Leoni, 

- l’istituzione del Poseidoniasts di Berytos, 

- la zona del Monte Kynthos comprende la Terrazza dei Santuari degli Dei esteri e l’Heraion, 

- la quarta area custodisce i resti del teatro.

La statua di questo personaggio romano, alta 2,25 metri, proveniente da Delos, è conservata al Museo archeologico nazionale di Atene. E' un pezzo di grande valore della statuaria romana, tra i prototipi delle statue cosiddette "achillee" (termine usato da Plinio), dove un ritratto realistico di un personaggio era posto su un corpo nudo in atteggiamento eroico. 

È databile agli ultimi decenni del II secolo a.C., prima della perdita di importanza di Delos in seguito alle guerre mitridatiche.

La statua proviene dal porto franco di Delos, luogo di incontro tra mercanti orientali e negotiatores italici. Il corpo si rifà alle raffigurazioni classiche di eroi, atleti o divinità, dalla postura morbida a guisa dei modelli di Prassitele. 

La testa invece è decisamente ritrattistica, al contrario del corpo idealizzato, con la mascella quadrata e il doppio mento, il cranio calvo, le orecchie sporgenti.

Queste opere d'arte di committenza di ceto intermedio, procurarono una certa sintesi tra le esigenze ritrattistiche e il retaggio scultoreo classico, dapprima un'imitazione dei modelli di grande profondità psichica dell'arte greca, in seguito altissimi ritratti privi di idealizzazione ma con grande attenzione all'espressività e alla realtà del personaggio.

Con il ritorno dei negotiatores in patria a Roma, nacque in seguito il tipico ritratto "repubblicano" romano, espressione delle nuove classi aristocratiche che lasceranno una nuova e splendida imponta artistica nella storia.

Ben 160 sculture, frammenti a parte, vennero rinvenute nell'isola, oltre a una fonditura di bronzisti, per il fulcra (basi) ed altre applicazioni di bronzo, nonchè statuette varie. Ma non mancarono nemmeno i fabbricanti di mobili in legno con varie applicazioni. Con la distruzione di Delos i suoi artigiani, fatti schiavi, vennero comprati a Roma dove riuscirono a rifarsi la loro bottega, la loro arte e la loro libertà, perchè Roma era la città che offriva tutte le occasioni.

IL PORTO - L'isola possiede uno degli esempi più antichi di moli di protezione, in blocchi di granito locale che si estende per circa 100 m. e luogo di attracco delle antiche delegazioni inviate alle cerimonie religiose, che risale all'VIII sec. a.C. Nella seconda metà del III sec. a.C., Delo era già un porto importante, mercato centrale del grano, sede di banchieri, emporio frequentato da genti diverse dell'Egeo e dell'Oriente.

I PROPILEI - Nella parte nord-occidentale si trovano i Propilei e l'Agorà dei Compitaliasti o Ermesiasti che fu fondata nel II secolo a.C. e veniva usata dai commercianti romani e dai liberti i quali vi si radunavano e onoravano i Lares compitales, cioè le divinità dei crocicchi. Ci sono diverse piazze.

La ellenistica Agorà dei Competaliasts del Porto Sacro mantiene i buchi di palo per le tende di mercato nella sua pavimentazione in pietra. Due potenti corporazioni mercantili italiche vi dedicarono dedicate statue e colonne.

Subito dopo, la Via Sacra con le basi degli ex voto.

Ad ovest c'era la grande Stoà di Filippo, costruita intorno al 210 a.C.

Nella parte opposta c'è il cosiddetto Portico Sud (III secolo a.C.) e l'Agorà Sud o Agorà dei Delii.


TEMPIO DI APOLLO - Il santuario di Apollo si trovava a nord-est della Stoà di Filippo insieme a tre templi dedicati al Dio.

Il tempio, o Oikos dei Nassi, immediatamente ad est dei propilei, è un edificio rettangolare allungato con entrata ad ovest. Ha una cella con fila mediana di colonne su alta base cilindrica fronteggiato da quattro colonne ioniche.

La costruzione risale al VII sec. a.C.. Il pavimento di marmo della cella e del colonnato sono un'aggiunta del VI secolo. L'edificio aveva una copertura in tegole di marmo.

C'è anche un edificio precedente, simile ma di lunghezza minore e diviso in tre navate mediante due file di colonne ioniche in legno. Si ritiene che la base sia stata spostata.

Il colosso fu segato in varî pezzi dai Veneziani per poter essere trasportato; restano  frammenti del torso, delle cosce e una mano; un piede è a Londra. Il tipo è quello del koùros più arcaico; le mani erano stese lungo le cosce.   

Portico di Filippo - Al margine ovest del santuario di Apollo sono due ampi monumenti, il portico di Filippo e il portico angolare dei Nassi.

Il primo fu costruito da Filippo V di Macedonia fra il 216 e il 201 a.C. e dedicato ad Apollo, come dice l'iscrizione su blocchi dell'architrave.

Aveva sedici colonne doriche, sfaccettate per un terzo del fusto, racchiuse fra due corpi di fabbrica sormontati da un attico e ornati con finestre a tre parastadi fra ante.

Nel II sec. a.C. furono addossati sul retro un altro portico d'ordine dorico e, a nord, un'ala con colonnato centrale di colonne ioniche binate.

Il monumento è di alto interesse per la conoscenza dell'architettura dell'ellenismo. Il portico dei Nassî, del VI sec. a.C., originariamente chiudeva il santuario e contornava un piazzale lastricato. Nello stesso luogo vi era la palma di bronzo dedicata nel 417 a.C. dall'ateniese Nicia.

Secondo Plutarco un terremoto la rovesciò e insieme con essa crollò una statua colossale di marmo rappresentante Apollo. La base di questa, con la dedica dei Nassi in caratteri dell'inizio del VI sec. a.C., è oggi presso l'Oikos dei Nassi e misura m 3,50 in larghezza, m 5,11 in lunghezza e 0,80 in altezza.

- Lo hieròn d'Apollo era un trapezio irregolare di m 180 per 130; l'entrata principale era a sud, costituita da un propileo dorico a 4 colonne, eretto, come dice l'iscrizione, dagli Ateniesi. La costruzione attuale è del II sec. a.C. ma ricalca un impianto più antico.

- Il tempio di Apollo è nel piazzale centrale. Dorico, a sei colonne sulla fronte, di modeste dimensioni (m 29,50 × 13,55), non fu mai finito.

Infatti le colonne furono scanalate solo alla nascenza del fusto e nel capitello; sono alte m 5,20 e hanno alla base un diametro di cm 95.

La costruzione del V sec. a.C. fu sospesa dopo il trasferimento del tesoro federale ad Atene e ripresa dopo l'abbandono dell'isola da parte degli Ateniesi nel 315 a.C.

Con metope liscie e la cimasa decorata a palmette e protomi leonine. Il tempio si compone di cella, pronao e retro con due colonne tra il prolungamento dei muri.

-  il terzo dei templi, di cui si conservano le fondazioni, è noto come "Tempio degli Ateniesi". 

TEMPIO DEGLI ATENIESI - Probabilmente un tesoro eretto dall'ateniese Nicia nel 417 a.C., ove si conservavano le corone d'oro dedicate durante le feste penteteriche delle Delie, quando gli Ateniesi mandavano a Delo la solenne processione con la nave sacra, sospendendo ogni esecuzione capitale in patria durante l'assenza della nave.

Furono trasportate anche sette statue crisoelefantine di divinità dedicate nel santuario da Pisistrato.

Il tempio aveva un doppio portico, avanti e dietro con 6 colonne ciascuno, dorico (m 18,80 × 11,40); a ovest aveva un vestibolo con quattro pilastri fra le ante.

Nell'interno una base emiciclica in pietra di Eleusi sorreggeva le sette statue crisoelefantine; esternamente il muro della cella presenta quattro lesene aggettanti in asse con i quattro pilastri del pronao.

Della decorazione del tempio rimangono gli acroteri centrali raffiguranti scene di ratto (Borea e Orizia; Aurora e Kephalos) di tipo fidiaco.

Vicino era il tempio arcaico di tufo, del VI sec. a.C., di m 15,70 × 10, prostilo ionico (probabilmente un capitello ionico d'angolo è da identificarsi con quello che attualmente si trova presso i propilei del santuario). 

Vi si trovava anche la statua del culto, forse crisoelefantina, opera degli artisti di Nasso, Tektaios e Angelion, in seguito trasportata nel grande tempio di Apollo. Il Dio teneva l'arco nella destra e le tre Canti nella sinistra. Originariamente qui era la base semicircolare in pietra di Eleusi in seguito adattata nel tempio degli Ateniesi.

Portico di Antigono - Dietro al Tempio degli Ateniesi c'era il portico di Antigono, edificato dal re macedone Antigono Gonata (246-239 a.C.). Esso chiudeva il santuario a nord, era lungo 125 m e aveva 48 colonne doriche sulla facciata con due propilei alle estremità. L'interno era diviso in due navate da 19 colonne ioniche; le colonne seguivano l'inclinazione del tetto. Nell'interasse erano tre triglifi, di cui il mediano era ornato con una protome di toro. Il portico non aveva destinazione commerciale, ma votiva, come si apprende dall'iscrizione sull'epistilio. Il monumento è importante perché ben datato.   

Fontana Minoica - A nord fuori del recinto sacro, e quasi addossata al portico di Antigono, è la fontana Minoe, o minoica,  che esisteva già nel V sec. a.C. perché  ricostruita nel 166 a.C., secondo un'iscrizione. Il colonnato fronteggiava una scalinata che portava a un pozzo; nel centro della scalinata era una colonna che sosteneva il tetto.

Per alcuni è considerato solo un pozzo pubblico, rettangolare e ben scavato nella roccia, con una colonna centrale. Ci sono invece prove che fosse una fonte sacra. Il corso d'acqua che scorre tra due muri può ancora essere raggiunta da una scalinata laterale.

TEMPIO DEI DELI - Tempio di Apollo, Dorico, periptero, 6 x 13 colonne, con un primo tempio dell'VIII secolo a.C.: un piccolo oikos con zoccolo in pietra, elevato in mattoni e aperto verso nord, cui è forse pertinante un muro di peribolos che delimita un'area a sud.

TEMPIO DI ARTEMIDE - A nord-est del Keraton c'è il tempio di Artemide (II sec. a.C.), costruito sui ruderi di un tempio precedente.

La zona nord ovest del santuario di Apollo è occupata dall'Artemision con un portico piegato a gomito, d'ordine ionico, e il tempio della Dea, pure ionico, innalzato nell'età arcaica e ricostruito nel II sec. a.C. Infatti nell'interno del tempio visibile attualmente, sono contenuti gli avanzi di un tempietto arcaico (fine VIII-inizio VII sec.) e nell'interno quelli di un naòs miceneo.

Intorno si trovano abitazioni, ma soprattutto locali per riunioni religiose e per trattazioni commerciali.

TEMPIO DI AFRODITE - A nord di questi tre edifici di culto erano cinque piccole costruzioni rettangolari in cui, senza fondatezza, si riconoscono dei Tesori oppure degli hestiatòria: luoghi di ritrovo dei pellegrini.

TEMPIO DI HERA - Il Tempio di Hera, all'incirca del 500 a.C., è una ricostruzione di un Heraion precedente sul sito.

IL TEMPIO DEGLI DEI DI SAMOTRACIA - A ovest del Sarapièion era il Kabörion, ossia il santuario dei grandi Dei di Samotracia, dove pure si celebravano misteri. Nel IV sec. a.C. esso era una semplice camera rettangolare prospicente su una terrazza presso l'Inopo. 

Vi erano onorati insieme i Cabiri e i Dioscuri. Al principio del II sec. a.C. si trovava un tempio a cella poco profonda con quattro colonne tra due ante innalzato su una scalinata e di lato era un triportico.

Nel 112-101 a.C. fu eretta, secondo l'iscrizione, una cappella in antis d'ordine ionico a Mitridate Eupatore, adorato come Dioniso.

Nel centro del frontone era un medaglione con l'effigie del re e nel fondo della cella era una statua loricata dello stesso; in alto internamente correva un fregio di medaglioni con immagini di generali e amici del re. Nel cortile si trovava un altare a pozzo, specie di mundus, dove il sacerdote sacrificava agli Dei inferi.

Di fronte alla stoà di Antigono, a metà circa della sua lunghezza in fondazioni semicircolari antichissime, forse pre-elleniche, si riconosce il sèma delle Vergini Iperboree che, secondo Erodoto, portarono offerte a Delo prima e dopo la nascita di Apollo, venendo dalla Scizia. Su quella tomba giovanette e fanciulle deponevano una ciocca dei loro capelli. 

Si rinvennero inoltre immagini di Artemide, fra cui una di stile dedalico (seconda metà VII sec. a.C.) dedicata da Nicandre, ora al Museo Nazionale di Atene. La statua, di tipo xoanico, di una struttura squadrata e con superfici appiattite, ha le trecce scendenti sul petto, veste il peplo e doveva essere riccamente dipinta; eretta su una stretta base, teneva probabilmente al guinzaglio due leoni.

Un'altra bella scultura, di poco più tarda, rappresenta una Nike nello schema della "corsa in ginocchio", ossia col torso di prospetto e le gambe molto piegate di profilo. È fra le opere più significative del periodo fra il primitivismo dedalico e il gusto delle kòrai attiche ed è ora al Museo Nazionale di Atene.

TEMPIO DI DIONISO - A nord del Monumento del toro c'è il tempio di Dionisio (inizi III sec.) ed il portico che si dice sia stato fondato da Antigono Gonata alla fine del III sec. a.C.
 

TEMPIO DI ISIDE - Il Tempio dorico di Iside è stato costruito su una collina all'inizio del periodo romano a venerare la trinità familiare di Iside, alessandrino Serapide e Anubi.

SANTUARIO DI LATONA - Nei pressi dell'Agorà degli Italiani vi erano il santuario di Latona, che era una divinità asiatica e il Dodekatheon, piccolo tempio anfiprostilo, esastilo, dorico, della fine del IV sec. a.C., con basi per statue. Nel sito fu rinvenuta una testa colossale che si ritiene di una statua di Demetrio Poliorcete. 

STOIBADEION - La piattaforma dello Stoibadeion dedicato a Dioniso reca una statua del Dio con ai lati due pilastri, uno con un fallo colossale, l'altro decorato con scene dionisiache. La piattaforma fu eretta ca. 300 a.C. per celebrare l'opera teatrale.

La statua di Dioniso in origine era affiancata da quelle di due attori personificanti i Papposilenoi (conservato nel Museo Delos). I Papposilenoi sono maschere teatrali indossate dagli attori che agivano da commentatori, o da spalla agli altri attori pincipali.

Il teatro in marmo è una ricostruzione di un teatro più vecchio, preesistente al 300 a.C., anno del suo rifacimento.

Il fallo monumentale, che sarebbe il simbolo di Dioniso, è accompagnato dal gallo, che qualcuno ha interpretato come simbolo di elevata attività sessuale, in quanto si accoppierebbe 30 volte al giorno. Il gallo era associato al risveglio dato che l'animale canta all'alba e fu usato con questa simbologia anche dagli alchimisti.  Dioniso a Delo era d'altronde associato ai misteri di Samotracia, legati prima agli Dei Cabiri e poi alla Triade Demetra Core e Dioniso-Ade. 

Qui si celebravano appunto i misteri della morte e della rinascita. Ovvero si celebravano la discesa negli inferi e la rinascita sulla terra legate al rinnovarsi annuale della vegetazione, associata talvolta alla rinascita di Ade ctonio in Dioniso che si accoppia con la Core.

SANTUARIO DEI TORI - Troviamo inoltre nel Monte Cinto (Kynthos) resti del santuario di Zeus del Cinto e quello di Atena del Cinto. Ad est presso il muro del recinto c'è un edificio lungo e stretto diviso in tre parti a sud: un vestibolo esastilo lastricato in marmo nero, un vano centrale racchiudente un bacino profondo cm 50 e illuminato da finestre inquadrate da pilastri dorici, a nord un santuario con un altare triangolare, illuminato da un lucernario.

Si pensa che un sovrano ellenistico, forse Demetrio Poliorcete, abbia dedicato come ex voto la sua nave ammiraglia dopo qualche vittoria navale. 

Questo non è noto col nome di Santuario dei Tori per le protomi di tori inginocchiati sormontanti i capitelli dei pilastri fra il vano di mezzo e il santuario ed è identificato dal Vallois col Pöthion menzionato dalle iscrizioni. Il motivo delle protomi di tori si ritrova nell'architettura orientale. 

ALTARE KERATON - A nord del tempio di Apollo c'è l'altare Keraton.

IL LAGO SACRO - Nella parte nord del santuario, nel quartiere del lago si trovava L'Agorà di Teofrasto, il santuario dei dodici dei dell'Olimpo, il tempio di Latona e prima dell’agorà degli Italiani c’è il lago Sacro (prosciugato nel 1925), cui segue appunto l'Agorà degli italiani.

VIA DEI LEONI - Dal tempio di Latona, a nord del Lago Sacro, una strada portava alla famosa Via dei Leoni, ex voto dei Nessi del VII secolo a.C., consistente in 9 leoni di marmo dei quali se ne conservano solo cinque. Un sesto si trova all'ingresso della Grande Porta dell'Arsenale di Venezia, preso dall'Ammiraglio Francesco Morosini nel 1687. Dei leoni rimangono però solamente le basi, essendo stati trasportati all’interno del museo.

La Terrazza dei Leoni dedicati ad Apollo dagli abitanti di Naxos poco prima 600 a.C., aveva inizialmente dodici leoni di marmo, accovacciati e ringhiosi custodi della la Via Sacra.

Uno di loro fu inserito sopra il portone principale dell'Arsenale di Venezia. I leoni creano un viale monumentale paragonabile ai viali di sfingi egiziane.

Un po' più in basso si trovava il lago sacro dove, nell'antichità, nuotavano i cigni di Apollo, coperto con terra nel 1926 dopo un'epidemia di malaria.

A nord-ovest della Via dei Leoni si trovava la sede dei Poseidoniasti di Beirut, centro di commercianti che adoravano Poseidone, due palestre, il santuario dell'Archegeta, il Ginnasio e lo Stadio.

IL TEATRO - A Nord-Ovest della Casa delle Maschere si conservano le vestigia del Teatro che aveva una capienza di 5.500 posti, costruzione del II sec. a.C.

MURO DI TRIARIO - A nord del Lago Sacro sono la palestra del Lago e la palestra di granito cui si appoggia il cosiddetto muro di Triario, fortificazione eretta dal legato romano di questo nome verso il 66 a.C. per difendere il luogo dai pirati. Altri resti del muro si trovano a sud nel quartiere del teatro. 

Negli scavi fu trovato un gruppo di Afrodite che minaccia con la pantofola l'aggressivo Pan, databile, per i caratteri dell'iscrizione, nell'età della costruzione dell'edificio, cioè verso il 100 a.C. 

Oltrepassati l'ekklesiastèrion già esistente nel VI-V sec. e un edificio del V sec. con il peristilio centrale e due sale ipostile ai lati, di cui è proposta l'identificazione colthesmophòrion ricordato dalle iscrizioni, si entra nell'agorà di Teofrasto, detta così dall'epimeleta ateniese che nel II sec. a.C. la sistemò.

STOA' DI POSEIDONE - Il più importante monumento della zona è la sala ipostila, luogo di contrattazione degli affari di borsa. Nelle iscrizioni la sala è detta la "stoà del Poseidon", e dai conti degli hieropoiòi risulta che essa era sostanzialmente finita nel 208 a.C.

La pianta è rettangolare con la facciata a sud formata da 15 colonne doriche scanalate fra due paraste. Nell'interno è un ampio giro di colonne doriche su dado di base (5 sui lati corti e 9 sui lunghi); quindi, più internamente, sono disposte due file di 7 colonne ioniche con capitelli schematici che in origine erano dipinti, e, da ultimo, nel mezzo, una fila di 6 colonne anch'esse ioniche.

Il centro è lasciato libero ed è sopraelevato da pilastri che reggono un tetto più alto, formando un lucernario. La sala ipostila è di derivazione orientale e interessa il problema delle origini della basilica romana. Dopo la distruzione dell'edificio, nel II sec. d.C., sorse nell'area una ricca casa con corte a peristilio.

La sala riunione dei Poseidoniasts ospitava una associazione di mercanti, magazzinieri, armatori e proprietari durante i primi anni di egemonia romana, fine del II secolo a.C. I Romani hanno lasciato intatti loro culti riguardanti due triadi a protezione dell'isola: una di Baal, Poseidon e Astarte, l'altra di Afrodite, Echmoun e Asklepios, limitandosi ad aggiungervi la Dea Roma di cui resta la statua acefala.

L'AGORA' DEGLI ITALIANI - Vicino al Lago Sacro, piccolo stagno di forma ovale, formatosi probabilmente come risorgiva del fiumiciattolo Inopo, si trova l'agorà degli Italiani, grande edificio rettangolare di cui il lato lungo misura 100 m, con esedre prospettanti un peristilio dorico che sosteneva un colonnato ionico.

Vi erano monumenti votivi, mosaici e statue. Una, di Gaio Ofellio, caduta presso la sua base, reca la firma di noti artisti ateniesi, Dionysios e Timarchides, del 100 circa a.C., esponenti del gusto manierista del tardo ellenismo.

Nell'edificio fu trovata una statua di Galata nudo, combattente, ora al Museo Nazionale di Atene, col ginocchio appoggiato a terra e lo scudo innalzato a protezione della testa dalla parte sinistra.

Opera accurata, ma non nuova come ispirazione e in certo modo fredda nell'esecuzione, potrebbe essere contemporanea alla fondazione dell'agorà degli Italiani che è di poco anteriore al 100 a.C., e pertanto appartenere al gusto del virtuosismo veristico, ultima espressione dell'arte ellenistica, ma potrebbe avere anche qualche decennio di più ed essere ritenuta un acquisto per decorare l'agorà.

Altri la ritengono opera contemporanea al primo donario pergameno e la riferiscono all'artista Nikeratos, che lavorò a Delo.

Sul lato ovest dello stagno si trovava una terrazza di 50 m di lunghezza con 9 leoni arcaici del VII sec. a.C., di cui uno è ora collocato davanti all'Arsenale di Venezia e altri cinque sono tuttora in situ. Sono di carattere mostruoso, non naturalistico, con una magrezza stilizzata e ricordano tipi asiatici. Ultimamente sono stati asportati per ripararli nel museo di Delo.

MEGARON - A nord del santuario una larga strada conduce al tèmenos dell'archegètes Anios, che si compone di sette tombe arcaiche, non soggette alla purificazione del 425 (suppellettile intatta) e quindi sacre non solo ai Delî, ma agli stessi Ateniesi; di una fila di ambienti di età diversa (i vani a nord sono più recenti) e di un recinto quadrangolare, lastricato, con eschàra al centro, il cui accesso era interdetto agli stranieri.

Questo tèmenos che si potrebbe indicare col nome di mègaron (recinto o edificio sacro ospitante sacrifici segreti) è del tipo dei posteriori mègara di Despoina a Lykosoura e dei Cureti a Messene.

Il megaron è in genere composto di un unico vasto locale in cui il sovrano riceveva gli ospiti, consumava i banchetti rituali e ascoltava i racconti o la musica epica. Quando un nobile entrava si trovava davanti ad un immenso fuoco, eskare, in un focolare circondato da quattro colonne sulle quali potevano eventualmente essere appese le armi.

GINNASIO - Più a ord è il Ginnasio, del III sec. a.C., con ampia corte a peristilio.

STADIO - Nell'angolo nord est del ginnasio è lo xystòn che corre parallelo allo stadio. Lo stadio, che presenta al centro resti della tribuna della giuria, ha la parte orientale sostenuta da un poderoso analemma. 

Ad est dello stadio, verso il mare, si stende un quartiere di abitazioni private di dimensioni minori e tono più dimesso delle case del quartiere del teatro. 

A sud del santuario, presso il Porto Sacro, è l'agorà di sud, chiusa da un portico a gomito a due piani, di cui il superiore ionico, del II sec. a.C., e da un portico trasverso più antico, forse di Attalo I. Fra questo e il portico di Filippo passava la via delle Processioni, ornata di statue e di esedre. Vicino stava il pritaneo del V sec. a.C. ove erano gli altari di Apollo Pizio, di Estia, del Demos e della Dea Roma e, a nord di questo, il Bouleutèrion. Nei pressi sorgeva l'altare di Zeus Polièus.

Nella zona a sud dell'agorà si trova il quartiere del teatro, dove era il maggiore agglomerato urbano, e il quartiere del porto, con le banchine, i moli e i magazzini. Il teatro, iniziato alla fine del IV sec. a.C., rientra nel tipo dei grandiosi teatri ellenistici. Particolarmente notevole è il fregio dorico dell'epistilio, con decorazione di tripodi e bucrani. 

IL CINTO - L'abitato è chiuso dalla valle dell'Inopo e qui si eleva il Cinto, che era una vera montagna sacra per i numerosi santuarî di divinità greche ed orientali che conteneva. V'erano sentieri e scalini scavati nella roccia per la comodità dei pellegrini e cappelle dove questi riposavano.

Sulla sommità era il santuario di Zeus e di Atena, il cui culto è attestato sin dall'VIII sec.; nei pressi era quello di Artemide Ilizia, protettrice delle partorienti ed altri di dimensioni minori (Dei di Ascalon, Zeus Höpsistos, ecc.). 

ANTRO SACRO - Sul fianco del monte si trova l'antro sacro, ampia spaccatura della roccia coperta con un tetto a doppio spiovente di dieci enormi lastre di granito. L'antro era chiuso da una porta e nell'interno era una statua su base di granito. Sul davanti è una terrazza in cui un anello di marmo designa uno spazio particolarmente sacro, forse un altare. Fu il primo monumento dell'isola ad essere scavato (1873). 

Tutto l'insieme appare primitivo, ma non sembra che si possa metterlo in relazione col luogo della nascita di Apollo, dove, secondo l'Odissea, si elevava una bellissima palma che Ulisse descrive; l'ultima sistemazione del santuario rupestre non è ad ogni modo anteriore al III sec. a.C. per il culto di Eracle e dei Cabiri. 

HERAION -
Fra i numerosi altri santuari di divinità del Cinto, è da segnalare particolarmente l'Heràion che nell'VIII sec. a.C. era una semplice cappella rettangolare e nel VI sec. divenne un tempio di marmo dorico in antis. Si sono trovate statuette femminili d'arte dedalica in calcare fine, terrecotte votive rappresentanti sirene, Hera in trono o sdraiata, Zeus e Hera in trono sotto il velo nuziale, e protomi di dea di tipo rodio. 

Vi è stato rinvenuto anche un vero tesoro ceramico, formato soprattutto di piccoli vasi; la maggior parte sono vasi attici a figure nere. Interessanti i piatti policromi con scene mitiche.

TERRAZZA DEGLI DEI STRANIERI - Presso l'Heràion è una grande terrazza detta degli Dei stranieri. La parte nord è occupata dal santuario degli Dei siriaci, costituito da un grande cortile su cui si aprono portici, esedre e un piccolo teatro da cui si assisteva ai misteri. In una cisterna erano nutriti pesci rossi.

La tecnica edilizia è molto povera. Nel santuario era venerata la coppia sacra di Bambyke-Hierapolis, ossia Hadad e Atargatis detta Afrodite la Santa.

In origine di carattere privato e orgiastico, nel III sec. a.C. il culto guadagnò molti proseliti, anche fra gli schiavi; Atene impose un sacerdote ateniese e represse i riti licenziosi.

SANTUARIO DEGLI DEI EGIZI - A sud della terrazza degli Dei stranieri, più vicino all'Inopo, che si riteneva derivato dalle acque del Nilo per via sotterranea, era il santuario degli Dei egizî, onoratissimi a partire dal II sec. a.C. quali Dei salutiferi e salvatori dei naviganti. Vi si dedicavano vasi d'argento, statuette, ex voto di vario genere.

Degli Dei egizî la divinità nota era Iside, ma non ebbe culto importante se non dopo la sua associazione con Serapide, il Dio prediletto dai Tolomei. Il più antico Sarapièion fu costruito da un egiziano all'inizio del II sec., raccogliendo offerte fra i fedeli; seguirono altri due santuari, di cui l'ultimo è il più importante.

In un grande cortile lastricato e chiuso per tre lati da portici ionici erano tre piccoli templi dedicati a Serapide, Iside e Anubis. Davanti al tempio di Iside era un altare per profumi.

A sud si trova, fra due portici, una via sacra con altari in muratura alternati a sfingi.

I TESORI - Nella parte Nord del tempio di Artemide si trovano i cosiddetti "Tesori"

PRYTANEION - Ad Est dei Tesori si ergeva il Prytaneion (metà del V sec. a.C.) e ad ovest il Monumento del toro (IV-III sec. a.C.).

ALTARE DI ZEUS SALVATORE - A sud-est del monumento del toro, l'altare di Zeus Salvatore protettore dei marinai.

LE CASE - Le case sono costruite in gran parte con pietra granitica dell'isola in blocchetti, senza calce, talora con riempimenti di scaglie piatte fra blocco e blocco. Gli angoli sono più curati: infatti i blocchi sono più grandi e più regolari.

In generale si può dire che nell'edilizia sia monumentale sia privata di Delo, fino al IV sec. a.C., furono impiegati granito e tufo, e solo più tardi il marmo.

Le case si trovano un po' dappertutto, ma il nucleo principale è quello del quartiere del teatro.

Non si tratta di una città monumentale ma di un modesto abitato dove le vie, tutte in salita, strette, pavimentate con lastre di gneiss, non erano adatte ai veicoli. Le case sono distribuite in insulae, ma senza un reticolato ortogonale.

Nella casa delia il cortile è di regola e spesso vi si trova un vestibolo, coperto e non coperto. Si trovano cortili senza peristilio con pavimentazione in lastre di gneiss o in opus segmentatum, mai in tessellatum, o cortili con peristilio, quasi sempre di marmo.

Il peristilio è a forma quadrata o allungata, generalmente di quattro portici. Esistono anche peristilî incompleti a tre, a due, a un solo portico.

Le colonne sono generalmente di stile dorico, a fusto liscio o sfaccettato o scanalato e altissime, fino al rapporto di otto diametri inferiori; si trovano anche colonne ioniche.

Nei fusti delle colonne sono talora inserite mensole, protomi di tori o di leoni.

Nel mezzo del peristilio è l'impluvium con la cisterna. Sul vestibolo si apre qualche stanza e sono collocate le latrine che avevano gli scoli nella strada. Sul peristilio prospettano sale ma non delle stesse dimensioni.

C'è sempre una sala maggiore, l'oecus, decorata, su cui si aprono camere minori, gabinetti di lavoro, esedre, ossia cellae ad colloquendum. 

I cubicula dovevano essere nel piano superiore, ma certo anche nell'inferiore e si distinguono dalle cellae degli schiavi perché sono decorati. Si trovano nei muri alcune nicchie per collocare le lucerne e mensole negli angoli.

Vicino alla porta è quasi sempre un altare con pitture rituali rappresentanti un sacrificio e altre con simboli apotropaici. Le porte hanno spesso stipiti ad ante rastremate, soglie di marmo e architrave monolitico con specchiatura. 

I capitelli dell'anta sono decorati e dipinti. I cardini sono a vaschetta di bronzo. Le finestre sono rettangolari con architrave e cornicetta sagomata e inferriata. Si trovano anche bifore.

Le scale erano in legno, poche in pietra. I pozzi hanno vere di marmo, talora con edicola. Sono al centro dell'impluvio o sotto il colonnato del peristilio. Si trovano cisterne col tetto sopportato da pilastri. 

L'intonaco delle pareti è bianco con fasce in rilievo o a falsi conci, delineati con incisioni. Le decorazioni e la policromia sono della tradizione classica.

I pavimenti nelle stanze, oltre che in opus segmentatum, sono anche a mosaico in opus tessellatum, bianco e nero con motivi di meandri e di spirali, talora con begli emblemata nel centro.

Il quartiere più abitato era quello del Teatro. Molte sono le abitazioni di età ellenistica e romana ornate con mosaici i pavimenti musivi: Casa dei Delfini, Casa delle Maschere, Casa del Tridente, Casa di Dionisio.

CASA DI CLEOPATRA - Nella Casa di Cleopatra rimangono su una base le statue acefale di questa donna ateniese e di suo marito Dioscuride della seconda metà del II sec. a.C. 

Questa casa, dell'ateniese Cleopatra, è importante perché, essendo sicuramente datata nel 139 a.C., ci fa conoscere la data della moda dell'abito trasparente di molte statue ellenistiche.

CASA DEL LAGO - Così chiamata perchè collocata accanto al lago sacro che era in realtà una palude interna dell'isola.

CASA DEL DIADUMENO - Detta così perché vi fu trovata una buona replica del Diadoùmenos di Policleto, ora al Museo Nazionale di Atene.

CASA DEI NASSI - Nelle vicinanze, un po' prima del tempio di Apollo, si trova la Casa dei Nassi (metà del VI sec. a.C.).

CASA DELLE MASCHERE - Molto importanti sono i mosaici della Casa delle Maschere, anteriori al 100 a.C.: con straordinario rigore cromatico sono rappresentati Dioniso sulla pantera, centauri, maschere teatrali, sileni e anfore.

CASA DEL TRIDENTE - La Casa del Tridente ha mosaici con il tridente e con un'ancora intorno a cui si avvolge con la coda un delfino.

CASA DEI DELFINI - La Casa dei delfini prende nome da un mosaico che vi è posto dove degli eroti guidano dei delfini; il suo proprietario fenicio commissionò pure un mosaico pavimentale di Tanit nel suo vestibolo.

CASA DI DIONISO - La casa di Dioniso è una magnifica casa privata del II sec. così chiamata dal mosaico raffigurante Dioniso che guida una pantera.

Fonti: