Collegiata, Castello e centro storico di Quedlinburg
Germania

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1994

 

   

Quedlinburg è una città tedesca situata nel land della Sassonia-Anhalt. Appartiene al circondario dello Harz. Fino al 1º luglio 2007 è stata capoluogo del circondario omonimo.  

Il sito Quedlinburg, che, secondo i Miracula sancti Wigberthi, prima del 901 era sottoposto al monastero di Hersfeld, passò tra il 901 e il 912 agli Ottoni, raggiungendo in seguito una straordinaria importanza storica poiché Enrico I (919-936), a partire dal 919, ampliò la locale residenza di famiglia per farne il suo palazzo preferito. 

Tracce architettoniche dei precedenti insediamenti medievali di epoca merovingia e carolingia si trovano al di sotto delle strutture ottoniane. Al 922 risale la prima citazione di Quedlinburg come palazzo regio da cui Enrico I emanò un documento; non è possibile accertare la presenza del re, ma palazzo, cappella palatina, corte reale, ambienti di abitazione dei servi e diverse corti libere vengono indicati come un unico insieme. 

La struttura esistente all'epoca non era stata creata da Enrico I ex novo, come narra il Chronicon del vescovo Thietmar di Merseburg (975-1018), ma il re dovette ampliare sistematicamente le strutture già esistenti sull'altura che domina la città. Enrico fu poi sepolto, nel 936, nella cappella palatina del palazzo. In precedenza, nel 929, egli aveva donato Quedlinburg come controdote alla sposa Matilde, che dopo la morte del marito fece erigere accanto al castello la nuova fondazione canonicale femminile di St. Servatius, trasferendola dalla cappella palatina nella corte regia a valle.I

l palazzo reale fu così trasformato in un importante monastero femminile sotto il patronato regio; in quanto direttamente sottoposto al sovrano, il monastero godeva di diritti eccezionali e la difesa di tali diritti, nel caso che il sovrano non fosse appartenuto alla stirpe degli Ottoni, sarebbe stata assegnata al capo maschile della famiglia che avrebbe assunto il patronato della fondazione. Sotto la protezione del monastero, il suburbium ai piedi della collina del castello, con le sue corti separate le une dalle altre, divenne una città che nel 994 ottenne da Ottone III (983-1002) il diritto di mercato, di dogana e la concessione di battere moneta.

Per tutta l'età ottoniana Quedlinburg fu il luogo generalmente prescelto per le diete imperiali. L'importanza politica della città nella seconda metà del X secolo crebbe a tal punto che nelle fonti dell'epoca veniva chiamata 'metropoli dell'impero'. Sotto Ottone I (936-973) e Ottone II (961-983) in occasione della Pasqua la corte si recava, quando possibile, in questo palazzo. Anche in epoca salica la fondazione canonicale venne guidata da donne appartenenti alla famiglia reale; da questo derivarono in seguito immunità ed esenzione papale. 

In epoca sveva il rapporto diretto dell'abbazia con la famiglia regnante si indebolì; le badesse di St. Servatius, alle quali spettava il rango di principesse reali, erano nel frattempo riuscite a costituire un piccolo stato personale, con conseguenti scontri sia con i vescovi di Halberstadt sia, soprattutto, con coloro che detenevano il patronato dell'abbazia. Quando, alla metà del XII secolo, il patronato passò dalla famiglia dei fondatori ai conti di Regenstein, tali conflitti esplosero e questi ultimi, per rafforzare le loro ambizioni, costruirono una rocca nelle immediate vicinanze della città. Successivamente si consolidarono anche le strutture comunali. 

Il Consiglio della Altstadt (città vecchia) ottenne nel 1327 il patrocinio di St. Servatius dai conti di Regenstein, e la Neustadt (città nuova), fondata all'inizio del XIII secolo e inizialmente indipendente, si unì alla Altstadt. I contrasti tra l'ambizioso Comune e i poteri feudali dell'area circostante determinarono nel XIV secolo il costituirsi di una lega con le città vicine e sfociarono nella distruzione della rocca dei conti di Regenstein. Dopo questo evento le badesse di St. Servatius nel 1358 rinunciarono alle loro ambizioni di potere sulla città, la quale nel 1384 aderì alla lega delle città della Bassa Sassonia.

L'odierna chiesa di St. Servatius venne preceduta da tre edifici, il cui aspetto è stato ricostruito grazie a scavi archeologici. La chiesa più antica, probabilmente della seconda metà del IX secolo - ripresa o ricostruita da Enrico I come cappella palatina dedicata a San Pietro -, era una piccola basilica a tre navate, forse con tribune, con torre occidentale compresa nel perimetro della chiesa e con un atrio. Essa si trovava al posto del santuario e di parte dell'odierno transetto e si ritiene che provengano da questo edificio tre capitelli tardocarolingi. A ovest si univa alla piccola chiesa una sala, sicuramente di destinazione profana, di considerevoli dimensioni. La nuova fondazione canonicale femminile del 936 comportò la trasformazione e l'ampliamento della chiesa esistente in un edificio cruciforme con copertura piana, che a metà del X secolo venne terminato e dedicato a San Servazio. Questa prima chiesa del monastero era leggermente più corta dell'odierno edificio. Probabilmente intorno al 960 venne eretta dietro la sepoltura di Enrico I, detta confessio, un'esedra pressappoco semicircolare, provvista di una singolare decorazione in stucco. L'ornamentazione architettonica di grande qualità, con reminiscenze della Tarda Antichità, articola la superficie della parete con colonne, archi a pieno centro e nicchie. L'ambiente era collegato con due grandi aperture alla camera sepolcrale e al sarcofago di Enrico I. Nel 968 venne qui sepolta Matilde, il cui sarcofago monolitico si trova ancora nel sito originario. Le nicchie della confessio servivano probabilmente a ospitare reliquie. Attualmente si ritiene che l'ambiente, estremamente basso, più che essere adibito alla devozione di un ristretto gruppo di persone davanti al sepolcro del re, fosse riservato alla custodia del tesoro delle reliquie dell'altare maggiore. La confessio venne quindi abbandonata, al più tardi in occasione della costruzione dell'odierno edificio, e fu riscoperta nel 1868 in buono stato di conservazione, a esclusione delle volte, al di sotto dell'abside della cripta.

La badessa Matilde (966-999), figlia di Ottone I, dopo il completamento della chiesa precedente, volle un edificio più moderno, il cui corpo longitudinale venne consacrato nel 997, mentre le parti orientali risalgono al governo della badessa Adelaide I (999-1043), figlia maggiore di Ottone II e di Teofano. La consacrazione finale avvenne nel 1021, in presenza dell'imperatore Enrico II (1002-1024), ma nel 1070 palazzo e chiesa subirono un incendio. Si conservano solo le due campate occidentali della cripta e la cappella di S. Nicola.

La chiesa attuale venne iniziata subito dopo e velocemente portata a termine. Già nel 1079 festeggiò qui la Pasqua l'anti-imperatore Rodolfo di Svevia (m. nel 1080), appoggiato da papa Gregorio VII (1073-1085) contro Enrico IV (1056-1106), con un imponente seguito, mentre nel 1085 vi ebbe luogo un grande sinodo. Questa ricostruzione venne tuttavia consacrata solamente nel 1129. Non soltanto a causa dello spazio limitato sul colle, nella disposizione attenta della pianta sembra ripreso in ampia misura lo schema del precedente edificio tardo-ottoniano; nell'alzato, al contrario, la nuova chiesa segue i moduli coevi. Si tratta di una basilica a tre navate, con copertura piana, sostegni alternati secondo il modello sassone, transetto poco emergente, prima campata del coro quadrata, absidi che si innestano sul coro e sui bracci del transetto e un corpo occidentale a due torri con tribuna della badessa. Il coro venne rinnovato nel 1320 e in questa occasione prolungato, mentre la torre meridionale fu eretta soltanto nel 1880. Il portale settentrionale (completamente rinnovato nel XIX secolo) costituisce un esempio particolarmente precoce in Germania di portale a colonnine e archivolti. La qualità dell'architettura e lo stato di conservazione fanno della chiesa di St. Servatius uno dei migliori esempi di architettura sacra tedesca. 

Particolarmente significativa appare l'ornamentazione architettonica all'interno della chiesa, nei ricchi e articolati fregi decorativi della parte alta delle pareti della navata, dei pilastri dell'incrocio e dei capitelli, e all'esterno nei fregi a rilievo. Tale ornamentazione architettonica rimanda a influssi dell'Italia settentrionale, per cui si è pensato alla presenza di scalpellini provenienti dall'Italia: i confronti stilistici più immediati si ritrovano in S. Abbondio a Como e in S. Ambrogio a Milano. Resti importanti di una decorazione pittorica qualitativamente significativa probabilmente della fine del XII secolo, ma per buona parte perduta, sono visibili sulle volte a crociera della cripta al di sotto dell'abside orientale; punti tematici fondamentali tra le raffigurazioni conservate sono la Storia di Susanna, il Giudizio di Salomone e i Miracoli di Cristo. Dell'arredo della chiesa pochi sono gli elementi superstiti, ma di grande pregio, come le lastre tombali di stucco realizzate all'inizio del XII secolo per tre badesse: Adelaide I, Beatrice (m. nel 1062) e Adelaide II (m. nel 1095), figlie entrambe di Enrico III. Di grande importanza è, inoltre, il tesoro della fondazione, con opere d'età carolingia e ottoniana. Dal tardo XII secolo esso fu conservato in un apposito ambiente in muratura nel braccio nord del transetto. Sono da menzionare tra gli oggetti conservati: l'Evangeliario di Samuel, del secondo quarto del IX secolo, che ebbe una nuova preziosa coperta all'inizio del XIII; il reliquiario di St. Servatius; la cassa delle reliquie di Ottone I, con un'ametista romana rappresentante Dioniso (I secolo), e un avorio carolingio dell'870 ca., con una preziosa montatura databile intorno al 1200. Grande importanza hanno anche i cinque frammenti superstiti del tappeto annodato realizzato durante l'abbaziato di Agnes II di Meissen (1184-1203), che presenta un ampio programma iconografico relativo alle nozze tra Mercurio e Filologia, tema tratto da Marziano Capella.

La chiesa di St. Wiperti, le cui origini risalgono al 900 ca. e che appartenne alla corte regia a valle, dopo il 936 venne sostituita da una nuova basilica a pianta cruciforme. Successivamente, intorno al Mille, fu aggiunta all'edificio una cripta, che si è conservata. Nel 1148 la chiesa venne trasformata in un monastero premostratense e fu rinnovata fino al coro e alla cripta in forma di basilica senza transetto con torri occidentali. Nel XV secolo si ebbero nell'area del coro ulteriori rifacimenti, tuttora determinanti per l'effetto d'insieme dello spazio interno. 

Rimarchevole è anche l'architettura profana di Quedlinburg, per la quale deve essere menzionato, oltre al Rathaus - gotico nel suo nucleo, ma pesantemente alterato (1615, 1898-1901) -, uno dei più ricchi complessi di architettura in Fachwerk del Tardo Medioevo e della prima età moderna di tutta la Germania; probabilmente il più antico edificio di abitazione è il Wordgasse 3, un edificio 'a pali' dell'inizio del XIV secolo, caratteristico per i sostegni che vanno dallo zoccolo fino alla grondaia, nei quali vengono inserite con tenoni le travi trasversali che delimitano i piani.

Le prime fortificazioni della Altstadt vennero iniziate nel 1150; di quelle perfezionate nel 1339 sono conservati quattro torri, due bastioni e la cinta muraria cittadina per un lungo tratto, in parte con il camminamento di difesa. Le porte furono abbattute nel XIX secolo. Le mura della Neustadt del 1170 ca. (ampliate nel 1340) sono ancora in gran parte conservate - anch'esse prive delle porte abbattute nel XIX secolo - con nove torri e due bastioni.  

Non sono in molti a conoscere Quedlinburg: ventiquattromila abitanti e un gran numero di case a graticcio che sonnecchiano da secoli ai margini orientali della Harz, una zona collinare punteggiata di paesetti tranquilli e ricoperta di fitti boschi intrisi di folklore. Pare che un tempo streghe, diavoli e folletti si dessero appuntamento proprio qui, in questa parte di Germania circondata dalle grandi pianure del nord, un’area verdissima che si presta a numerose attività all’aperto, molto amata dai tedeschi ma del tutto ignorata dal turismo internazionale.

Siamo nello Stato federato della Sassonia-Anhalt, a parecchi chilometri di distanza dal confine italiano, in quello che dal 1949 fino alla caduta del Muro di Berlino fu il territorio della Repubblica Democratica Tedesca (DDR).

La famosa guida turistica americana “1000 places to see before you die” (1000 luoghi da vedere prima di morire) non esagera affatto quando chiama Quedlinburg “Una favola di case a graticcio”. 

Miracolosamente risparmiata dai bombardamenti del Secondo conflitto mondiale e scampata grazie alla mancanza di fondi ai numerosi progetti di “modernizzazione” dello stato socialista, Quedlinburg conserva intatto il suo impianto medievale e gran parte del suo patrimonio architettonico: oltre 1300 case a graticcio risalenti a sei secoli diversi ne profilano le piazze, i vicoli stretti, i cortili e le strade acciottolate, facendo di questa cittadina una realtà unica e profondamente autentica; una specie di fiaba vivente in cui infilarsi e girare a naso all’insù, sentendosi catapultati indietro nel tempo.

Fu negli anni ’70, ancora sotto il regime socialista che con l’aiuto di esperti ristrutturatori polacchi cominciò il recupero delle case più antiche della città; ma solo dopo la riunificazione nel 1990 iniziarono i lavori di ristrutturazione sistematica che riportarono la città al suo antico splendore. Nel 1994 l’intero centro cittadino fu proclamato Patrimonio dell'Umanità dall’UNESCO e, nonostante ancora oggi non manchi qua e là qualche casa bisognosa di cure, non si fatica affatto a capire perché l’affascinante Quedlinburg si sia guadagnata questo titolo!  

Una volta arrivati in città, la cosa migliore è abbandonarsi al fascino d’altri tempi delle vie del centro storico; lasciarsi guidare dagli scorci più intriganti, da quella miriade di piccoli particolari che catturano l’occhio in ogni angolo e ad ogni svolta… fiori, finestrelle, portoncini, lucernari, comignoli, abbaini, tetti spioventi, timpani intagliati, travi in legno di quercia, vecchie insegne che risplendono al sole.

La città vecchia si sviluppa intorno a una grande piazza centrale e si estende su due colline: la più celebre e visitata è quella che ospita il Burgberg, l’imponente complesso comprendente il Castello, l'Abbazia e la Chiesa di St. Servatius, mentre l’altra è il Muenzenberg, un bellissimo balcone panoramico sui tetti rossi della Old Town.  

Il Markt (la piazza principale) è il cuore pulsante della città: circondato sui quattro lati da splendide case medievali ed eleganti palazzi rinascimentali dalle facciate ornate di fiori, è lì che ogni sabato si tiene l’animato mercato rionale e che nei mesi estivi gli abitanti di Quedlinburg si danno appuntamento per un caffè ai numerosi tavolini all’aperto. A spiccare, sul lato nord della piazza, è la Rathaus, un edificio gotico a due piani dalla splendida facciata rigogliosa d’edera. Costruito a partire dall’inizio del XIV secolo, è uno fra i municipi più antichi e scenografici della Germania centrale, con il suo caratteristico  portone rinascimentale e le finestre abbellite da grandi fioriere che, pensate un po’, venivano utilizzate un tempo per coltivarci erbe ed erbette per migliorare la qualità dell’aria all’interno degli uffici! Alle sue spalle spuntano le guglie appuntite della Mamktkirche St. Benedikti, mentre sul lato est c’è la Gildehaus Zur Rose una bellissima casa dai raffinati toni grigi e rosati, fra le più caratteristiche e fiabesche della città, con la sua aria aristocratica e la mole leggermente deformata dal peso degli anni. Siamo al n.39 della Breite Strasse che dal lato orientale del MARKT corre in direzione nord; una strada incantevole da non mancare assolutamente, anche solo per una sosta golosa al Cafè Roland prima di infilarsi nel silenzio ovattato delle viuzze laterali, dove perdersi nell’ennesimo labirinto di magnifiche case intrise di fascino antico e di storia.  

Sul lato opposto della piazza parte la lunga e altrettanto affascinante Hohe Strasse che sale dolcemente verso il castello. Una volta giunti ai piedi della collina, il Finkenherd regala scorci fiabeschi degni di un libro illustrato. È qui che si trova la Klopstockhaus, la splendida casa iscritta nell’elenco dei monumenti di Quedlinburg, oggi trasformata in museo letterario che informa sulla vita e sul lavoro di Friedrich Gottlieb Klopstock, nato fra queste mura; un nome che a noi italiani dice poco, in realtà un “pezzo grosso” della letteratura classica tedesca.

Eccoci sulla collina del castello al cospetto del Palazzo delle Badesse (Residenzbau) e della chiesa abbaziale di St. Servatius, una basilica a tre navate costruita tra il 1070 e il 1129, considerata fra gli edifici del XII secolo meglio conservati in Germania. Fa impressione pensare che durante la guerra, Heinrich Himmler trasformò la chiesa in un vero e proprio santuario per le SS, ispirandosi al legame di quell’edificio con il primo re di Germania, Enrico I, sepolto proprio qui nella cripta, insieme alla moglie MATHILDE e alle badesse. La chiesa contiene anche il prezioso Tesoro di Quedlinburg, una splendida collezione di forzieri d’oro, manoscritti religiosi, bottiglie di cristallo, pettini d’avorio e spade, molti dei quali tempestati di gioielli, tutti risalenti al X, XI e XII secolo e tornati “a casa” solo nel 1992 dopo un’incredibile serie di peripezie (il tesoro fu razziato da un intraprendente soldato americano alla fine della Seconda Guerra Mondiale e rintracciato in Texas solo molti anni più tardi, dopo la sua morte)

Nel Palazzo delle Badesse si trova invece lo Schloss Museum che espone un interessante assortimento di fossili dell’era glaciale, manufatti dell’età del bronzo e strumenti di tortura medievali. Il biglietto d’ingresso (chiesa + museo, incluso il tesoro e la cripta) costa €9,00 per gli adulti, mentre è gratuito per i bambini e studenti fino a 18 anni. Riduzioni sono previste per i gruppi. Senza bisogno di pagare nulla potrete invece ammirare il maestoso complesso di edifici dall’esterno, girovagare nel giardino panoramico (stupenda da qui la vista sui tetti della città!) e, perché no, sedervi ai tavolini dello Schlosskrug Am Dom, dove recuperare energie sorseggiando un’ottima birra locale circondati da panorami molto suggestivi.

A pochi chilometri dalla città c’è una bizzarra meraviglia tutta da scoprire. Si chiama Teufelsmauer (Muro del Diavolo) e non mancherà di lasciarvi a bocca aperta: una formazione di arenaria del Cretaceo superiore che ricorda un’enorme recinzione fatta di pinnacoli e pareti rocciose variamente scolpite dagli elementi, estesa per quasi 20 chilometri sulla catena montuosa della Harz, fra Blankenburg e Weddersleben. Già nel 1835 quell’insolita formazione rocciosa fu messa sotto protezione come Riserva Naturale, una delle più antiche della Germania, e nel 1852 le misure furono rafforzate al fine di impedire alla gente del posto l’estrazione della tanto ricercata arenaria.

A causa della sua struttura bizzarra, il Teufelsmauer è stato oggetto di curiosità e folklore per tutto il tempo in cui le persone hanno vissuto vicino ad esso. Secondo la storia raccolta dai fratelli Grimm la gente del posto chiamava quella zona di ghiaia e roccia la “Pista da ballo del diavolo” e le rocce verticali il “Muro del diavolo”. La leggenda dice che mentre Dio e il Diavolo si contendevano il dominio del mondo, al diavolo fu concesso un lasso di tempo per costruire una recinzione che dividesse la terra in due, ma non essendo riuscito a completarla in tempo utile non ottenne il controllo di nessuna parte della Terra e abbatté quindi con rabbia gran parte del recinto costruito.

Le varianti della leggenda sono infinite, ma anche la scienza offre le sue spiegazioni. In realtà le rocce del Teufelsmauer sono il risultato di incessanti processi erosivi avvenuti nel corso di milioni di anni. Gli strati del muro variano nella loro densità e alcune porzioni sarebbero crollate quando la Harz si formò dal movimento delle placche tettoniche. Inoltre, parti dell’arenaria potrebbero essere state abbattute dallo scioglimento dei ghiacciai alla fine dell’era glaciale. Ma una volta che vi troverete di fronte a quelle rocce bitorzolute dalle forme vagamente sinistre e misteriose, non vi sembrerà troppo strano vederci lo zampino del diavolo in persona.