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Quedlinburg è
una città
tedesca situata nel land della Sassonia-Anhalt. Appartiene al circondario
dello Harz.
Fino al 1º luglio 2007 è stata capoluogo del circondario
omonimo.
Il
sito Quedlinburg, che, secondo i
Miracula sancti Wigberthi, prima
del 901 era sottoposto al
monastero di Hersfeld, passò tra
il 901 e il 912 agli Ottoni,
raggiungendo in seguito una
straordinaria importanza storica
poiché Enrico I (919-936), a
partire dal 919, ampliò la locale
residenza di famiglia per farne il
suo palazzo preferito.
Tracce
architettoniche dei precedenti
insediamenti medievali di epoca
merovingia e carolingia si trovano
al di sotto delle strutture
ottoniane. Al 922 risale la prima
citazione di Quedlinburg come
palazzo regio da cui Enrico I emanò
un documento; non è possibile
accertare la presenza del re, ma
palazzo, cappella palatina, corte
reale, ambienti di abitazione dei
servi e diverse corti libere
vengono indicati come un unico
insieme.
La
struttura esistente all'epoca non
era stata creata da Enrico I ex
novo, come narra il Chronicon del
vescovo Thietmar di Merseburg
(975-1018), ma il re dovette
ampliare sistematicamente le
strutture già esistenti
sull'altura che domina la città.
Enrico fu poi sepolto, nel 936,
nella cappella palatina del
palazzo. In precedenza, nel 929,
egli aveva donato Quedlinburg come
controdote alla sposa Matilde, che
dopo la morte del marito fece
erigere accanto al castello la
nuova fondazione canonicale
femminile di St. Servatius,
trasferendola dalla cappella
palatina nella corte regia a
valle.I
l
palazzo reale fu così trasformato
in un importante monastero
femminile sotto il patronato
regio; in quanto direttamente
sottoposto al sovrano, il
monastero godeva di diritti
eccezionali e la difesa di tali
diritti, nel caso che il sovrano
non fosse appartenuto alla stirpe
degli Ottoni, sarebbe stata
assegnata al capo maschile della
famiglia che avrebbe assunto il
patronato della fondazione. Sotto
la protezione del monastero, il
suburbium ai piedi della collina
del castello, con le sue corti
separate le une dalle altre,
divenne una città che nel 994
ottenne da Ottone III (983-1002)
il diritto di mercato, di dogana e
la concessione di battere moneta.
Per
tutta l'età ottoniana Quedlinburg
fu il luogo generalmente prescelto
per le diete imperiali.
L'importanza politica della città
nella seconda metà del X secolo
crebbe a tal punto che nelle fonti
dell'epoca veniva chiamata
'metropoli dell'impero'. Sotto
Ottone I (936-973) e Ottone II
(961-983) in occasione della
Pasqua la corte si recava, quando
possibile, in questo palazzo.
Anche in epoca salica la
fondazione canonicale venne
guidata da donne appartenenti alla
famiglia reale; da questo
derivarono in seguito immunità ed
esenzione papale.

In
epoca sveva il rapporto diretto
dell'abbazia con la famiglia
regnante si indebolì; le badesse
di St. Servatius, alle quali
spettava il rango di principesse
reali, erano nel frattempo
riuscite a costituire un piccolo
stato personale, con conseguenti
scontri sia con i vescovi di
Halberstadt sia, soprattutto, con
coloro che detenevano il patronato
dell'abbazia. Quando, alla metà
del XII secolo, il patronato passò
dalla famiglia dei fondatori ai
conti di Regenstein, tali
conflitti esplosero e questi
ultimi, per rafforzare le loro
ambizioni, costruirono una rocca
nelle immediate vicinanze della
città. Successivamente si
consolidarono anche le strutture
comunali.
Il
Consiglio della Altstadt (città
vecchia) ottenne nel 1327 il
patrocinio di St. Servatius dai
conti di Regenstein, e la Neustadt
(città nuova), fondata all'inizio
del XIII secolo e inizialmente
indipendente, si unì alla
Altstadt. I contrasti tra
l'ambizioso Comune e i poteri
feudali dell'area circostante
determinarono nel XIV secolo il
costituirsi di una lega con le
città vicine e sfociarono nella
distruzione della rocca dei conti
di Regenstein. Dopo questo evento
le badesse di St. Servatius nel
1358 rinunciarono alle loro
ambizioni di potere sulla città,
la quale nel 1384 aderì alla lega
delle città della Bassa Sassonia.
L'odierna
chiesa di St. Servatius
venne preceduta da tre edifici, il
cui aspetto è stato ricostruito
grazie a scavi archeologici. La
chiesa più antica, probabilmente
della seconda metà del IX secolo
- ripresa o ricostruita da Enrico
I come cappella palatina dedicata
a San Pietro -, era una piccola
basilica a tre navate, forse con
tribune, con torre occidentale
compresa nel perimetro della
chiesa e con un atrio. Essa si
trovava al posto del santuario e
di parte dell'odierno transetto e
si ritiene che provengano da
questo edificio tre capitelli
tardocarolingi. A ovest si univa
alla piccola chiesa una sala,
sicuramente di destinazione
profana, di considerevoli
dimensioni. La nuova fondazione
canonicale femminile del 936
comportò la trasformazione e
l'ampliamento della chiesa
esistente in un edificio
cruciforme con copertura piana,
che a metà del X secolo venne
terminato e dedicato a San
Servazio. Questa prima chiesa del
monastero era leggermente più
corta dell'odierno edificio.
Probabilmente intorno al 960 venne
eretta dietro la sepoltura di
Enrico I, detta confessio,
un'esedra pressappoco
semicircolare, provvista di una
singolare decorazione in stucco.
L'ornamentazione architettonica di
grande qualità, con reminiscenze
della Tarda Antichità, articola
la superficie della parete con
colonne, archi a pieno centro e
nicchie. L'ambiente era collegato
con due grandi aperture alla
camera sepolcrale e al sarcofago
di Enrico I. Nel 968 venne qui
sepolta Matilde, il cui sarcofago
monolitico si trova ancora nel
sito originario. Le nicchie della
confessio servivano probabilmente
a ospitare reliquie. Attualmente
si ritiene che l'ambiente,
estremamente basso, più che
essere adibito alla devozione di
un ristretto gruppo di persone
davanti al sepolcro del re, fosse
riservato alla custodia del tesoro
delle reliquie dell'altare
maggiore. La confessio venne
quindi abbandonata, al più tardi
in occasione della costruzione
dell'odierno edificio, e fu
riscoperta nel 1868 in buono stato
di conservazione, a esclusione
delle volte, al di sotto
dell'abside della cripta.
La
badessa Matilde (966-999), figlia
di Ottone I, dopo il completamento
della chiesa precedente, volle un
edificio più moderno, il cui
corpo longitudinale venne
consacrato nel 997, mentre le
parti orientali risalgono al
governo della badessa Adelaide I
(999-1043), figlia maggiore di
Ottone II e di Teofano. La
consacrazione finale avvenne nel
1021, in presenza dell'imperatore
Enrico II (1002-1024), ma nel 1070
palazzo e chiesa subirono un
incendio. Si conservano solo le
due campate occidentali della
cripta e la cappella di S. Nicola.

La
chiesa attuale venne iniziata
subito dopo e velocemente portata
a termine. Già nel 1079 festeggiò
qui la Pasqua l'anti-imperatore
Rodolfo di Svevia (m. nel 1080),
appoggiato da papa Gregorio VII
(1073-1085) contro Enrico IV
(1056-1106), con un imponente
seguito, mentre nel 1085 vi ebbe
luogo un grande sinodo. Questa
ricostruzione venne tuttavia
consacrata solamente nel 1129. Non
soltanto a causa dello spazio
limitato sul colle, nella
disposizione attenta della pianta
sembra ripreso in ampia misura lo
schema del precedente edificio
tardo-ottoniano; nell'alzato, al
contrario, la nuova chiesa segue i
moduli coevi. Si tratta di una
basilica a tre navate, con
copertura piana, sostegni
alternati secondo il modello
sassone, transetto poco emergente,
prima campata del coro quadrata,
absidi che si innestano sul coro e
sui bracci del transetto e un
corpo occidentale a due torri con
tribuna della badessa. Il coro
venne rinnovato nel 1320 e in
questa occasione prolungato,
mentre la torre meridionale fu
eretta soltanto nel 1880. Il
portale settentrionale
(completamente rinnovato nel XIX
secolo) costituisce un esempio
particolarmente precoce in
Germania di portale a colonnine e
archivolti. La qualità
dell'architettura e lo stato di
conservazione fanno della chiesa
di St. Servatius uno dei migliori
esempi di architettura sacra
tedesca.
Particolarmente
significativa appare
l'ornamentazione architettonica
all'interno della chiesa, nei
ricchi e articolati fregi
decorativi della parte alta delle
pareti della navata, dei pilastri
dell'incrocio e dei capitelli, e
all'esterno nei fregi a rilievo.
Tale ornamentazione architettonica
rimanda a influssi dell'Italia
settentrionale, per cui si è
pensato alla presenza di
scalpellini provenienti
dall'Italia: i confronti
stilistici più immediati si
ritrovano in S. Abbondio a Como e
in S. Ambrogio a Milano. Resti
importanti di una decorazione
pittorica qualitativamente
significativa probabilmente della
fine del XII secolo, ma per buona
parte perduta, sono visibili sulle
volte a crociera della cripta al
di sotto dell'abside orientale;
punti tematici fondamentali tra le
raffigurazioni conservate sono la
Storia di Susanna, il Giudizio di
Salomone e i Miracoli di Cristo.
Dell'arredo della chiesa pochi
sono gli elementi superstiti, ma
di grande pregio, come le lastre
tombali di stucco realizzate
all'inizio del XII secolo per tre
badesse: Adelaide I, Beatrice (m.
nel 1062) e Adelaide II (m. nel
1095), figlie entrambe di Enrico
III. Di grande importanza è,
inoltre, il tesoro della
fondazione, con opere d'età
carolingia e ottoniana. Dal tardo
XII secolo esso fu conservato in
un apposito ambiente in muratura
nel braccio nord del transetto.
Sono da menzionare tra gli oggetti
conservati: l'Evangeliario di
Samuel, del secondo quarto del IX
secolo, che ebbe una nuova
preziosa coperta all'inizio del
XIII; il reliquiario di St.
Servatius; la cassa delle reliquie
di Ottone I, con un'ametista
romana rappresentante Dioniso (I
secolo), e un avorio carolingio
dell'870 ca., con una preziosa
montatura databile intorno al
1200. Grande importanza hanno
anche i cinque frammenti
superstiti del tappeto annodato
realizzato durante l'abbaziato di
Agnes II di Meissen (1184-1203),
che presenta un ampio programma
iconografico relativo alle nozze
tra Mercurio e Filologia, tema
tratto da Marziano Capella.
La
chiesa di St. Wiperti, le
cui origini risalgono al 900 ca. e
che appartenne alla corte regia a
valle, dopo il 936 venne
sostituita da una nuova basilica a
pianta cruciforme.
Successivamente, intorno al Mille,
fu aggiunta all'edificio una
cripta, che si è conservata. Nel
1148 la chiesa venne trasformata
in un monastero premostratense e
fu rinnovata fino al coro e alla
cripta in forma di basilica senza
transetto con torri occidentali.
Nel XV secolo si ebbero nell'area
del coro ulteriori rifacimenti,
tuttora determinanti per l'effetto
d'insieme dello spazio interno.
Rimarchevole
è anche l'architettura profana di
Quedlinburg, per la quale deve
essere menzionato, oltre al Rathaus
- gotico nel suo nucleo, ma
pesantemente alterato (1615,
1898-1901) -, uno dei più ricchi
complessi di architettura in
Fachwerk del Tardo Medioevo e
della prima età moderna di tutta
la Germania; probabilmente il più
antico edificio di abitazione è
il Wordgasse 3, un edificio 'a
pali' dell'inizio del XIV secolo,
caratteristico per i sostegni che
vanno dallo zoccolo fino alla
grondaia, nei quali vengono
inserite con tenoni le travi
trasversali che delimitano i
piani.
Le
prime fortificazioni della
Altstadt vennero iniziate nel
1150; di quelle perfezionate nel
1339 sono conservati quattro
torri, due bastioni e la cinta
muraria cittadina per un lungo
tratto, in parte con il
camminamento di difesa. Le porte
furono abbattute nel XIX secolo.
Le mura della Neustadt del 1170
ca. (ampliate nel 1340) sono
ancora in gran parte conservate -
anch'esse prive delle porte
abbattute nel XIX secolo - con
nove torri e due bastioni.

Non
sono in molti a conoscere Quedlinburg:
ventiquattromila abitanti e un
gran numero di case a graticcio
che sonnecchiano da secoli ai
margini orientali della H arz,
una zona collinare punteggiata di
paesetti tranquilli e ricoperta di
fitti boschi intrisi di folklore.
Pare che un tempo streghe, diavoli
e folletti si dessero appuntamento
proprio qui, in questa parte di
Germania circondata dalle grandi
pianure del nord, un’area
verdissima che si presta a
numerose attività all’aperto,
molto amata dai tedeschi ma del
tutto ignorata dal turismo
internazionale.
Siamo
nello Stato federato della S assonia-Anhalt,
a parecchi chilometri di distanza
dal confine italiano, in quello
che dal 1949 fino alla caduta del
Muro di Berlino fu il territorio
della Repubblica Democratica
Tedesca (DDR).
La
famosa guida turistica americana
“1000 places to see before
you die” (1000 luoghi da
vedere prima di morire) non
esagera affatto quando chiama
Quedlinburg “Una favola di case
a graticcio”.
Miracolosamente
risparmiata dai bombardamenti del
Secondo conflitto mondiale e
scampata grazie alla mancanza di
fondi ai numerosi progetti di
“modernizzazione” dello stato
socialista, Quedlinburg
conserva intatto il suo
impianto medievale e gran parte
del suo patrimonio architettonico:
oltre 1300 case a graticcio
risalenti a sei secoli diversi ne
profilano le piazze, i vicoli
stretti, i cortili e le strade
acciottolate, facendo di questa
cittadina una realtà unica e
profondamente autentica; una
specie di fiaba vivente in cui
infilarsi e girare a naso
all’insù, sentendosi
catapultati indietro nel tempo.
Fu
negli anni ’70, ancora sotto il
regime socialista che con
l’aiuto di esperti
ristrutturatori polacchi cominciò
il recupero delle case più
antiche della città; ma solo dopo
la riunificazione nel 1990
iniziarono i lavori di
ristrutturazione sistematica che
riportarono la città al suo
antico splendore. Nel 1994
l’intero centro cittadino fu
proclamato Patrimonio
dell'Umanità
dall’UNESCO e, nonostante ancora
oggi non manchi qua e là qualche
casa bisognosa di cure, non si
fatica affatto a capire perché
l’affascinante Quedlinburg
si sia guadagnata questo titolo!
Una
volta arrivati in città, la cosa
migliore è abbandonarsi al
fascino d’altri tempi delle vie
del centro storico; lasciarsi
guidare dagli scorci più
intriganti, da quella miriade di
piccoli particolari che catturano
l’occhio in ogni angolo e ad
ogni svolta… fiori, finestrelle,
portoncini, lucernari, comignoli,
abbaini, tetti spioventi, timpani
intagliati, travi in legno di
quercia, vecchie insegne che
risplendono al sole.
La
città vecchia si sviluppa intorno
a una grande piazza centrale e si
estende su due colline: la più
celebre e visitata è quella che
ospita il B urgberg,
l’imponente complesso
comprendente il Castello,
l'Abbazia e la Chiesa di St.
Servatius, mentre l’altra è
il Muenzenberg, un
bellissimo balcone panoramico sui
tetti rossi della Old Town.
Il M arkt (la
piazza principale) è il cuore
pulsante della città: circondato
sui quattro lati da splendide case
medievali ed eleganti palazzi
rinascimentali dalle facciate
ornate di fiori, è lì che ogni
sabato si tiene l’animato
mercato rionale e che nei mesi
estivi gli abitanti di Quedlinburg
si danno appuntamento per un caffè
ai numerosi tavolini all’aperto.
A spiccare, sul lato nord della
piazza, è la Rathaus,
un edificio gotico a due piani
dalla splendida facciata
rigogliosa d’edera. Costruito a
partire dall’inizio del XIV
secolo, è uno fra i municipi più
antichi e scenografici della
Germania centrale, con il suo
caratteristico portone
rinascimentale e le finestre
abbellite da grandi fioriere che,
pensate un po’, venivano
utilizzate un tempo per coltivarci
erbe ed erbette per migliorare la
qualità dell’aria all’interno
degli uffici! Alle sue spalle
spuntano le guglie appuntite della Mamktkirche
St. Benedikti,
mentre sul lato est c’è la Gildehaus
Zur Rose una bellissima
casa dai raffinati toni grigi e
rosati, fra le più
caratteristiche e fiabesche della
città, con la sua aria
aristocratica e la mole
leggermente deformata dal peso
degli anni. Siamo al n.39 della Breite
Strasse che dal lato
orientale del MARKT corre in
direzione nord; una strada
incantevole da non mancare
assolutamente, anche solo per una
sosta golosa al Cafè Roland prima
di infilarsi nel silenzio ovattato
delle viuzze laterali, dove
perdersi nell’ennesimo labirinto
di magnifiche case intrise di
fascino antico e di storia.
Sul
lato opposto della piazza parte la
lunga e altrettanto affascinante Hohe
Strasse che sale
dolcemente verso il castello. Una
volta giunti ai piedi della
collina, il Finkenherd regala
scorci fiabeschi degni di un libro
illustrato. È qui che si trova la Klopstockhaus,
la splendida casa iscritta
nell’elenco dei monumenti di
Quedlinburg, oggi trasformata in
museo letterario che informa sulla
vita e sul lavoro di Friedrich
Gottlieb Klopstock, nato fra
queste mura; un nome che a noi
italiani dice poco, in realtà un
“pezzo grosso” della
letteratura classica tedesca.
Eccoci
sulla collina del castello al
cospetto del Palazzo delle Badesse
(Residenzbau) e della
chiesa abbaziale di St.
Servatius, una basilica a
tre navate costruita tra il 1070 e
il 1129, considerata fra gli
edifici del XII secolo meglio
conservati in Germania. Fa
impressione pensare che durante la
guerra, Heinrich Himmler trasformò
la chiesa in un vero e proprio
santuario per le SS, ispirandosi
al legame di quell’edificio con
il primo re di Germania, Enrico I,
sepolto proprio qui nella cripta,
insieme alla moglie MATHILDE e
alle badesse. La chiesa contiene
anche il prezioso Tesoro di
Quedlinburg, una splendida
collezione di forzieri d’oro,
manoscritti religiosi, bottiglie
di cristallo, pettini d’avorio e
spade, molti dei quali tempestati
di gioielli, tutti risalenti al X,
XI e XII secolo e tornati “a
casa” solo nel 1992 dopo
un’incredibile serie di
peripezie (il tesoro fu razziato
da un intraprendente soldato
americano alla fine della Seconda
Guerra Mondiale e rintracciato in
Texas solo molti anni più tardi,
dopo la sua morte)
Nel
Palazzo delle Badesse si trova
invece lo Schloss Museum che
espone un interessante
assortimento di fossili dell’era
glaciale, manufatti dell’età
del bronzo e strumenti di tortura
medievali. Il biglietto
d’ingresso (chiesa + museo,
incluso il tesoro e la cripta)
costa €9,00 per gli adulti,
mentre è gratuito per i bambini e
studenti fino a 18 anni. Riduzioni
sono previste per i gruppi. Senza bisogno
di pagare nulla potrete invece
ammirare il maestoso complesso di
edifici dall’esterno, girovagare
nel giardino panoramico (stupenda
da qui la vista sui tetti della
città!) e, perché no, sedervi ai
tavolini dello Schlosskrug
Am Dom, dove recuperare
energie sorseggiando un’ottima
birra locale circondati da
panorami molto suggestivi.

A
pochi chilometri dalla città c’è
una bizzarra meraviglia tutta da
scoprire. Si chiama Teufelsmauer
(Muro del Diavolo)
e non mancherà di lasciarvi a
bocca aperta: una formazione
di arenaria del Cretaceo superiore
che ricorda un’enorme recinzione
fatta di pinnacoli e pareti
rocciose variamente scolpite dagli
elementi, estesa per quasi 20
chilometri sulla catena montuosa
della Harz, fra Blankenburg
e Weddersleben. Già
nel 1835 quell’insolita
formazione rocciosa fu messa sotto
protezione come Riserva Naturale,
una delle più antiche della
Germania, e nel 1852 le misure
furono rafforzate al fine di
impedire alla gente del posto
l’estrazione della tanto
ricercata arenaria.
A
causa della sua struttura
bizzarra, il Teufelsmauer
è stato oggetto di curiosità e
folklore per tutto il tempo in cui
le persone hanno vissuto vicino ad
esso. Secondo la storia raccolta
dai fratelli Grimm la gente del
posto chiamava quella zona di
ghiaia e roccia la “Pista da
ballo del diavolo” e le rocce
verticali il “Muro del
diavolo”. La leggenda dice che
mentre Dio
e il Diavolo
si contendevano il dominio del
mondo, al diavolo fu concesso un
lasso di tempo per costruire una
recinzione che dividesse la terra
in due, ma non essendo riuscito a
completarla in tempo utile non
ottenne il controllo di nessuna
parte della Terra e abbatté
quindi con rabbia gran parte del
recinto costruito.
Le
varianti della leggenda sono
infinite, ma anche la scienza
offre le sue spiegazioni. In realtà
le rocce del Teufelsmauer sono il
risultato di incessanti processi
erosivi avvenuti nel corso di
milioni di anni. Gli strati del
muro variano nella loro densità e
alcune porzioni sarebbero crollate
quando la Harz
si formò dal movimento delle
placche tettoniche. Inoltre, parti
dell’arenaria potrebbero essere
state abbattute dallo scioglimento
dei ghiacciai alla fine dell’era
glaciale. Ma una volta che vi
troverete di fronte a quelle rocce
bitorzolute dalle forme vagamente
sinistre e misteriose, non vi
sembrerà troppo strano vederci lo
zampino del diavolo in persona.
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