Bagan
Birmania (Myanmar)

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2019

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Monastero di Nat Taung Kyaung (11)

Il monastero di Nat Taung Kyaung (o Monastero Nat-Taung), situato nelle vicinanze del villaggio di Taung-bi, immediatamente a nord delle mura della città di Old Bagan, sorge in una radura isolata in mezzo a una grande varietà di alberi. Anche se la sua data di fondazione è incerta, probabilmente è il più antico, certo è il più bello tra i monasteri in legno della regione.

Purtroppo, questo piccolo gioiello è poco conosciuto, a volte non è nemmeno menzionato nelle guide turistiche. In qualche modo, naturalmente, questo suo anonimato può essere utile ai suoi residenti. Sicuramente ha oltre 200 anni ed i locali lo chiamano monastero Leya.

A differenza dei templi e degli stupa, molto più antichi, di mattoni, pietra e stucco, i monasteri di Bagan, e quelli del Myanmar in generale, sono di legno.

Anche se molti dei monumenti di Bagan sono in cattive condizioni, è opportuno ricordare che hanno più di 500 anni.

Molti dei monasteri in legno con rilievo architettonico sono scomparsi nel corso dei secoli per una serie di motivi.

A differenza dei templi e degli stupa, che sono siti di pubblica venerazione e di culto, i monasteri erano i luoghi di residenza per i monaci che avevano poco o nessun reddito.

Spesso la costruzione e il sostentamento di questi monasteri veniva dalle donazioni personali di chi voleva guadagnarsi dei meriti lungo la strada per il Nirvana. Ma la manutenzione e la complessa ristrutturazione di questi edifici non ha avuto la stessa importanza per le generazioni successive che hanno preferito costruire nuove strutture.

Così molti di questi edifici, fatti in materiale deperibile, sono caduti in rovina o degradati. Inoltre, mentre le strutture in legno sono state meno suscettibile ai pericoli dei terremoti (vedi i templi del Giappone), hanno però dovuto affrontare altre minacce: il fuoco, insetti, pioggia, umidità e l'intensità dei raggi del sole.

Bagan è una zona secca del Myanmar. Eppure si possono verificare fenomeni estremamente rapidi, con frequenti e forti piogge che contribuiscono al deterioramento delle strutture in legno.

Anche se i monasteri di Bagan sono simili ad altri del Myanmar, hanno qualità uniche.

Questi edifici erano di solito costruiti in legno di teak, uno dei più resistenti, a causa della sua grana. Si tratta di un tipo di legno molto diffuso con eccezionale resistenza e impermeabilità all'umidità. Veniva usato anche legno di padauk, un albero di legno duro a grana fine resistente ai danni provocati dalle termiti.

Il sistema a più livelli con tetti spioventi a tenda, noto come 'Zei-ta-wun' rivela un design straordinariamente creativo, mentre le torri 'pyathat' costruite intorno ad un unico palo, con i tetti discendenti di varie dimensioni sono un altro elemento importante di Nat Taung.

Gli edifici monastici e le case di legno in generale, erano di solito impostate su piattaforme di legno che offrivano ventilazione e protezione da serpenti e altri intrusi sgradevoli.



Il complesso di Nat Taung contiene due monasteri, numerosi pyathats, padiglioni, edifici residenziali ed edifici accessori. Il corpo principale del monastero, con un orientamento est-ovest, è di circa 40 m. x 35 m. La maggior parte dei suoi elementi significativi risalgono al periodo pre-coloniale Kon-Baung, alcune stanze apparentemente sono state edificate più tardi. La sua connotazione più importante sono le sue numerose sculture in legno che sono in gran parte del tardo periodo Kon Baung (dalla metà alla fine del XIX secolo).

Ci sono stati lavori occasionali di ristrutturazione, ma recentemente la maggior parte dell'antico complesso conventuale Mon ha subito un accurato restauro. I fondi sono arrivati dall'estero, mentre il Dipartimento di Archeologia ha assunto la responsabilità per il suo mantenimento facendo molto per ripristinare l'antico splendore.

Il vicino monastero di legno Taung-bi, per esempio, è stato smontato, allo scopo di fornire agli artigiani familiarità con le antiche tecniche di costruzione che potrebbero essere utilizzate per rimettere a nuovo altri monasteri.

Oggi Nat Taung è un meraviglioso esempio dell'abilità artistica degli artigiani, sia del passato che del presente. Il restauro delle immagini di volatili nelle decorazioni del tetto, le decorazioni a fiamma, le incisioni e le sculture, le decorazioni 'yin-du' e quelle delle balaustre rispondono al tentativo di restaurare, mantenendo l'originale autenticità.

Inoltre, l'installazione di scale in stile tradizionale al posto di grandi strutture in stile occidentale, ha aggiunto un elemento significativamente autentico.

Nat Taung, tuttavia, non è solo un meraviglioso pezzo da museo per conoscere il passato, ma è un monastero dove si vive e si lavora.

Tempio di Nga-Kywe-na-daung (12)

Nga-Kywe-na-daung è uno stupa di formato medio in precoce stile Pyu, in muratura di mattoni. Anche in questo caso la data di costruzione rimane incerta.  Paul Strachan suggerisce che probabilmente risale al IX secolo a causa della modanatura un po' grezza dei suoi mattoni. Il montaggio compatto, infatti, apparentemente non sembra essere stato attuato fino alla metà del secolo X.

Pierre Pichard invece suggerisce che la data dell'edificazione risalga all'XI secolo.

Benchè gravemente danneggiato e con il bulbo della sua cupola circolare rafforzato da anelli in acciaio dopo il terremoto del 1975, lo stupa Nga-Kywe-na-daung conserva un'eleganza particolare, non solo perchè è uno degli unici due stupa di Bagan ricoperto di piastrelle vetrose all'esterno, ma anche a causa della sua forma unica e della sua precaria stabilità.

Le sue piastrelle smaltate, suggerisce Strachan, sembrano avere una connessione con le tecniche di smaltatura cinese, note agli artigiani Pyu. I suoi mattoni di supporto misurano circa 42 x 21 x 6 cm o 36 x 17 x 6,5 cm.

Lo stupa è cavo e, prima che il restauro fosse completato, era accessibile dall'alto.

L'antica terrazza circolare che era alla base non esiste più.

I preziosi racchiusi negli stupa (spesso qui venivano posti oggetti di valore), sono scomparsi molto tempo fa, rubati dai cacciatori di tesori.

Old Bagan (13)

"Old Bagan" è il nome dato alla storica capitale del Regno di Bagan che, dall'XI al XII secolo, ha controllato vaste aree dell'attuale Myanmar centrale e anche oltre. Sia all'interno delle sue mura, probabilmente risalenti al IX secolo, sia al di fuori, sono state edificate meravigliose realizzazioni dell'architettura buddhista che possiamo ammirare ancora oggi.

L'antica città ora non esiste più: parte delle mura sono crollate, oppure rimangono dei ruderi sparsi. Il palazzo reale, i monasteri e gli altri edifici, che erano in legno, sono stati distrutti dal tempo. Riamangono solo le strutture in mattoni: templi e stupa.

Alla fine del secolo XIII, l'era della grandezza era finita e il centro del potere nella regione si trasferì altrove. Ma molti dei suoi grandi templi e stupa sono rimasti all'interno delle antiche mura, tra cui Shwegugyi, Gawdawpalin, Thatbyinnu, Bupaya, Nathlaung Kyaung e Mahabodhi che sono trattati separatamente su queste pagine.

Così la grande città tornò ad essere un villaggio, forse indistinguibile da centinaia di altri, tranne che per i suoi templi e stupa all'interno della cinta muraria e per le migliaia di altri nella pianura circostante.

La zona archeologica di Bagan e anche "Old Bagan" shanno subito gravi danni dal devastante terremoto che ha colpito la regione l'8 luglio 1975.

La maggior parte dei templi più importanti e le pagode sono state accuratamente restaurate nel 1981, anche se in alcuni casi i segni della devastazione sono ancora visibili.

Nel 1990 un'improvvisa e controversa operazione militare, attuata senza preavviso dalla giunta al governo, ha trasferito case ed abitanti che vivevano nella zona.

Questo per far sì che la zona archeologica rimanesse occupata esclusivamente dagli antichi templi. Case ed abitanti sono letteralmente stati spostati in un nuovo sito, un ex campo di arachidi, a circa cinque miglia a sud della posizione precedente. Così ora, entro i confini delle mura di "Old Bagan" rimangono solo templi, pagode e il nuovo museo Archeologico di Bagan.

Tempio Thamya Pahto (14)

Il Thamya Pahto è un grande tempio a due piani situato all'interno delle vecchie mura della città vicino al Museo Archeologico.

Il suo santuario centrale misura un po' più di 7,08 m x 8,58 m.

Vi è un ampio porticato che si estende verso l'esterno sul lato est. Le terrazze merlate includono una terrazza a 12 lati e tre terrazze superiori quadrate.

La guglia fu distrutta dal terremoto del 1975, ma venne restaurata nel 1976 e nel 1984.

Blocchi quadrati in cima al primo livello senza dubbio reggevano repliche, in miniatura, della guglia centrale, come si vede in molti altri templi di Bagan.

L'interno è composto da una serie di moduli quadrati con vestibolo, santuario e altre componenti. Rimangono alcune modanature a stucco; numerose pitture murali nel deambulatorio sono tra i primi dipinti Bagan, sebbene la maggior parte siano piuttosto in cattive condizioni. Vi è anche una grande immagine del Buddha.

Thamya contiene anche uno dei primi santuari al piano superiore, una caratteristica che sarebbe diventata comune nel periodo centrale dell'architettura di Bagan.

Tempio Shwegugyi (15)

Il tempio Shwegugyi (o Shwe-gu-gyi, "grande grotta d'oro") e le vicine rovine del palazzo reale creano un interessante confronto. Secondo un'iscrizione contemporanea in Pali su una lastra di pietra all'interno dell'edificio, il tempio fu costruito in 7 mesi e mezzo nel 1131 d.C. sotto gli ordini dal re Sithu I (chiamato anche Alaungsithu I, r. 1113-1167).

Situato appena a nord del tempio Thatbyinnyu, il Shwegugyi è un grande tempio ad un solo piano piazzato su una grande piattaforma alta circa 4 metri. Ci sono tre terrazze quadrate digradanti con guglie o stupa in ogni angolo e nel blocco centrale.

Il tempio riflette un lento cambiamento dello stile architettonico in una forma più leggera, ariosa, con più decorazioni e ricerca della verticalità. Questo ricorda la transizione tra lo stile romanico e gotico nell'architettura delle cattedrali in Europa.

Vi è un ingresso sul lato nord e una stanza del tempio con volta a botte nel blocco centrale. La guglia, sikhara, è alta, slanciata ed enfatizza la verticalità della struttura.

Un interno luminoso viene ottenuto attraverso l'uso di ampi corridoi ambulatoriali e con undici finestre ad arco. Il tempio è anche famoso per i suoi stucchi pregiati e gli intagli sulle porte negli interni.

Appena a nord-ovest di Shweguygyi ci sono le fondazioni e i pozzi che probabilmente sono le rovine dell'antico palazzo reale iniziato da re Kyanzittha King (1084-1113) e modificato nel corso dei secoli successivi.

Il palazzo originale e gli altri edifici erano fatti con legno di teak che, nonostante la sua estrema solidità, non ha resistito al tempo e non sono più esistenti.

In ogni caso si trattava di una grande struttura (c. 96 x 80 m.) con diversi lati.

Tempio di Shwezigon (16)

La Pagoda di Shwezigon è un tempio buddista situato a Nyaung-U, vicino a Bagan.

È costituito da uno stupa circolare dorato circondato da templi e santuari più piccoli.  

La conversione di re Anawrahta, alla metà dell'XI secolo, ebbe una profonda influenza sulla vita religiosa e culturale di Bagan. Anawrahta fu il principale fautore di questo cambiamento e delle grandi costruzioni di Bagan.  

Anawrahta ha iniziato la costruzione del Shwezigon (su un sito presumibilmente scelto da un elefante bianco) come imponente santuario centrale, da utilizzare come reliquiario.

Sembra che abbia completato le prime tre terrazze prima di essere ucciso da un bufalo selvaggio nel 1077. Alcuni sostengono che aveva anche completato un piccolo stupa sulle terrazze che pensava di racchiudere in una struttura più ampia.

Il santuario reliquiario fu completato tra il 1086 e 1090 dal re Kyanzittha, probabilmente figlio di Anawrahta (le questioni di parentela di questa dinastia sono molto complicate).

Kyanzittha probabilmente fu il più grande re di Bagan, sotto di lui questo regno acquistò grande fama, magari anche con qualche esagerazione, come la definizione di 'città di quattro milioni di pagode'.

Fece erigere centinaia di monumenti e difese con successo la cultura buddhista Mon.

Quando il simbolico 'Hti', a forma di ombrello, venne istallato nel corso della festa Shwezigon nel 1090, il reliquiario-santuario sostanzialmente aveva la stessa forma che vediamo oggi.

Terremoti e altri fenomeni naturali hanno, naturalmente, lasciato il segno nel corso dei secoli, ed è stato spesso riparato, particolarmente dal re Bayinnaung nel tardo XVI secolo. 

Il recente devastante terremoto del 1975 ha causato ingenti danni alla guglia e alla sommità della cupola. Ogni restauro ha in qualche modo modificato parti della sua struttura. La pagoda, per esempio, ora è acchiusa da oltre 30.000 lastre di rame, grazie alle donazioni locali, nazionali ed internazionali. L'intera struttura è stata dorata nel 1983-1984 e nuovamente in anni recenti.

Nonostante ciò la parte inferiore della stupa e terrazze restano in gran parte come quando vennero costruite in origine nell'XI secolo.

La Paya è una solida stupa simmetrica orientata ad est; costruita con blocchi di arenaria che in media misurano circa 38 x 26 x 8 cm. Raggiunge un'altezza di circa 49 metri su una base ottagonale e su tre terrazze quadrate accessibili dai quattro punti cardinali. Ciascuna di queste terrazze ha 'Jataka' (piastrelle lavorate) che narrano la vita del Buddha.

Stupa più piccoli, riprendono la forma dello stupa centrale ai quattro angoli di ogni terrazzo.

La base quadrata dello stupa corrisponde all'altezza della guglia: 49m su ciascun lato.

Sulla cupola vi è un'ampia varietà di decorazioni e spesse modanature circolari. La guglia centrale è coronata dalla tradizionale 'Hti', o ombrello, simbolo di sovranità.

Di fronte a ciascuna delle scale assiali che conducono alle terrazze superiori ci sono templi satelliti, santuari che sono stati progettati per far parte del complesso.

Ogni santuario (o 'Kyg-gu Taik') contiene un Buddha in bronzo dorato in stile Gupta di circa 3,5 m. (le più grandi statue originali di Bagan) che risale agli inizi del XII secolo.

Rappresentano i Buddha che hanno conseguito l'illuminazione in questo mondo: Kakusana, Konagom, Kassapa e Gotama.

Shwezigon si trova al centro di un muro di cinta di 230 m. su ogni lato, accessibile da quattro porte. All'interno vi è un ampio numero di santuari, monumenti, piccoli Zedi e templi.

Sul lato orientale, due cippi posti da re Kyanzittha raccontano la storia della pagoda in lingua Lun. E' interessante notare che la scritta non menziona re Anawrahta, che ha iniziato la costruzione nella metà dell'XI secolo.

Bagan monumento numero 1 (gli altri monumenti all'interno della struttura sono numerati dal 2 al 28).

Si ritiene che questa pagoda, luogo di culto buddista, incorpori al suo interno un osso e un dente del Buddha Gautama. La pagoda ha una forma conica, circondato da cinque terrazze quadrate. All'ingresso della pagoda ci sono delle grandi statue che raffigurano i guardiani del tempio. Ci sono anche quattro statue di bronzo. 

Ai limiti del perimetro esterni della pagoda, ci sono 37 statue raffiguranti i nativi deificati insieme a una scultura in legno finemente intagliata di Thagyamin una versione birmana del dio indù Indra. All'interno del complesso della Pagoda di Shwezigon, c'è un pilastro di pietra contenente iscrizioni in lingua Mon dedicate a Kyansittha.  

Tempio Sulamani (17)

Il tempio Sulamani (occasionalmente Sulamuni) Guphaya, o Pahto, è una delle più importanti attrazioni di Bagan. Il nome stesso significa 'Gioello dell'Incoronazione' o 'Piccoli rubini'. Paul Strachan lo ha definito: "Il segno magniloquente di un impero al sua apice".
In realtà fu ben più di un tempio, il complesso in origine conteneva un gran numero di edifici annessi, tra cui sale di riunione, celle per i monaci e una biblioteca. 

Sulamani è il tempio più importante del tardo periodo (1170-1300) di Bagan. Era uno dei molti templi e stupa costruiti da Sithu II (o Narapatisithu) (1174-12ll), probabilmente, come espiazione per alcuni dei suoi molti misfatti.

E' stato il modello per costruire il tempio Htilominlo.

Combina maestosamente la verticalità del Thatbyinnyu con l'orizzontalismo e la monumentalità del Dhammayangyi.

Il tempio di mattoni rossi è di forma piramidale su base quadrata ed è orientato a est. Ci sono due livelli con portici a ciascuno dei punti cardinali. Ogni terrazza ascendente ha pilastri in forma di stupa agli angoli e una bellissima sikhara (torre tipica dell'architettura Indù), restaurata dopo il terremoto del 1975, corona il complesso.

Ciascuno dei maggiori livelli ha ambulacri interni che corrono lungo tutto il perimetro, decorati con nicchie che ospitano i Buddha. Salire al secondo piano e ai livelli superiori attualmente è vietato.

Le caratteristiche salienti del Sulamani comprendono le fini decorazioni in muratura e l'uso della pietra sia nelle parti portanti che negli angoli esterni, più vulnerabili.

Le numerose piastrelle e pannelli vetrosi, lungo lo zoccolo e le modanature delle terrazze, aggiungono gioia ed esuberanza verso l'esterno, mentre gli affreschi rendono ricco l'interno stuccato dei corridoi ambulatoriali, anche se danneggiati.

Con la loro rappresentazione vivace sia del sublime che del grottesco riflettono una costante interazione tra la luce fisica e mitica e l'oscurità.

Tempio Thatbyinnyu

Thatbyinnyu ("l'Onnisciente") Phaya è stata una delle più belle eredità lasciate dal re Sithu I (o Alaungsiyhu, r. 1113-1167) alla regione di Bagan. Sebbene non vi siano iscrizioni contemporanee che lo identifichino come costruttore, cronache affidabili dal XIV secolo affermano il suo ruolo nella costruzione.

Situato appena dentro l'angolo sud-est delle mura di "Old Bagan", Thatbyinnyu è il più alto tempio di Bagan arrivando quasi a 61 m., (alcuni indicano 66 m.).

Rappresenta una transizione dal periodo Mon a un nuovo stile architettonico che presto sarebbe seguito, nei templi di Sulamani, Gawdawpalin e Htilominlo.  

Costruito durante uno dei momenti più alti del potere politico di Bagan in un periodo di riconsacrazione al Buddhismo Theravada e di intensi studi religiosi, fu un segno tangibile dell'innovativa creatività architettonica e artistica.

Simile, nello stile, al vicino Ananda Pahto, il Thatbyinnyu è un edificio in muratura di mattoni coperti di stucco bianco.

Il tempio è situato su una piattaforma che in precedenza era al centro di un recinto in muratura (rimane solo la porta nord), il complesso è servito anche come monastero, stupa e come tempio. La base quadrata al livello del suolo misura circa 58 metri su ogni lato.

Sul lato est c'è una sala d'ingresso di 7 m per 12 m. proiettata verso l'esterno.

L'esterno è un 'gioco di cubi'. C'è una serie di terrazze quadrate degradanti sia nella parte inferiore (tre terrazze) che superiore (quattro terrazze).

Agli angoli di ciascuna delle terrazze ci sono piccoli stupa su basi quadrate.

La torre che si eleva dal nucleo centrale misura circa 30 m. su ciascun lato. La "Sikhara" (la torre) è tozza rispetto a quelle di templi come l'Ananda, e questo sottolinea la massa della costruzione sotto di essa.

Thatbyinnyu non fu mai completato e, forse, mai nemmeno consacrato.

La serie di piastrelle, Jataka, riguardanti la vita del Buddha non è mai stata inserita nelle terrazze dove si vedono le rientranze pronte per accogliere 500 di questi lavori in ceramica.

Anche l'interno ha un carattere unico. Vi è un uso abbondante di archi a sesto acuto in corridoi ampi con volte a botte. Due ordini di finestre in ogni livello generano una luce vivace all'interno. I monaci vivevano originariamente sui primi due livelli, mentre il santuario principale era al piano superiore. Di conseguenza, la scala interna ai livelli superiori è esterna, piuttosto che essere nascosta come in altri templi.

I gravi danni provocati dal terremoto 1975 sono stati riparati a partire dal 1979, e la struttura è stata ulteriormente rafforzata nei primi anni 1990.

Questo è stato uno dei luoghi migliori per vedere la grande zona archeologica, ma a causa dell'erosione dei suoi mattoni, purtroppo, ha indotto alla chiusura delle terrazze superiori al grande pubblico.

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