Reggio Calabria

 

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Chiesa di San Francesco - L'antica chiesa di San Francesco dopo la sua costruzione fu annessa al convento Dei PP Riformatori in via Sbarre, nel 1617. Distrutta dal terremoto del 1908, l'attuale edificio, progettato dall'ingegner Malandrino in sostituzione della struttura provvisoria eretta dopo il sisma, è un edificio a croce latina. 

Nel 1926, ricorrendo il VII centenario della morte di San Francesco D'Assisi, fu collocata sopra un basamento di pietra una statua in bronzo del santo a tutto tondo e a figura intera, opera dello scultore Francesco Jerace: una lapide ricorda l'avvenimento A Francesco D'Assisi 1226 -1926.

La facciata non è priva di una certa monumentalità. Ai lati si ergono due serie di pilastri a sezione quadrata che sostengono in alto un timpano triangolare con la trabeazione interrotta al centro, sormontata da una croce in ferro battuto.

Chiesa di San Pietro - La chiesa di San Pietro è una chiesa rettoriale, sita in prossimità dell'argine sinistro del torrente Calopinace. Ricade nel territorio della parrocchia di Santa Maria di Loreto. Adiacente a essa sorge la casa circondariale "Panzera" nota anche come "carcere di San Pietro".

La sua edificazione risale al 1853 per volere del sacerdote Pietro Gagliardi, come si evince da due iscrizioni collocate sul prospetto principale.

La prima si trova sulla fascia della trabeazione: «SAC. PETRUS GAGLIARDI FUNDAVIT ET DOTAVIT» - «Il sacerdote Pietro Gagliardi costruì e attrezzò»

La seconda, al di sopra del portale: «TU ES PETRUS A.D. 1853 P.G.» - «Tu sei Pietro, Anno del Signore 1853, P.G.»

Intorno al 1925 l'edificio rischiò la totale demolizione quando il suolo e la casa attigua alla chiesa furono espropriati al barone Giuseppe Alampi Gagliardi di Monteleone (morì nel 1926, all'abbattimento del primo albero della sua proprietà) dal genio civile per la costruzione della casa circondariale, ma dal 1945 l'arcivescovado ne assunse il diritto di patronato, poiché i discendenti del barone, sfollati nelle campagne a causa dei pesanti bombardamenti degli alleati, non pensarono a salvaguardarne gli arredi sacri.

La chiesa di San Pietro (assieme alla chiesa della Graziella e alla chiesa di Pepe) è uno dei più antichi edifici religiosi della città: ha resisto all'azione devastante del terremoto del 1908 e agli eventi bellici della seconda guerra mondiale.

Dalle dimensioni modeste, la chiesa di San Pietro è a navata unica e sorge su un piccolo sagrato.

Il prospetto principale è composto da un corpo unico, scandito da due alte paraste con capitelli ionici. Le paraste sorreggono un'alta trabeazione su cui è riportata l'iscrizione latina relativa alla committenza.

Il coronamento dell'edificio è costituito da un corpo centrale sopraelevato che ospita una piccola finestra, e che si collega al corpo sottostante attraverso un motivo geometrico a greche. Questo vano è affiancato da due piccole torri campanarie sormontate da guglie che sorreggono i simboli attribuiti a san Pietro secondo la tradizione cristiana: il gallo e le chiavi.

Unico elemento di spicco è costituito dal portale lapideo: architravato, è caratterizzato dal tipico motivo a festoni (in stile tardo-barocco) che orna la trabeazione. Al di sopra di esso, tra due volute di raccordo, è collocata una lapide con la data di edificazione sormontata da un bassorilievo raffigurante san Pietro.

L'interno, a navata unica, termina con un'abside semicircolare, cui si accede attraverso un arco di trionfo sostenuto da due robusti pilastri. Un'alta trabeazione percorre senza soluzione di continuità tutta la navata e il coro. Quest'ultimo, sopraelevato rispetto al corpo dell'edificio, ospita l'altare marmoreo e una statua del Santo, in cartapesta colorata, di recente manifattura. La navata è inoltre illuminata da sei grandi finestre, tre per lato.

La pavimentazione in terracotta, così come la copertura in muratura, sono frutto del restauro eseguito tra il 1990 e il 1993, realizzato ad opera del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Prima di questi interventi erano presenti tre altari ottocenteschi di manifattura locale in marmo policromo, e le pareti della navata erano scandite da una serie di affreschi con decorazione geometrica.

Rimangono dell'originario arredo: due motivi decorativi collocati sui pilastri in prossimità dell'abside; un'acquasantiera in pietra del XIX secolo, collocata sulla contro facciata e una ringhiera in ferro battuto su cui sono riportate le lettere "Pg". Inoltre è stata rinvenuta una cripta, al di sotto del presbiterio che oggi è completamente murata.

A cura di un gruppo di fedeli della zona, la chiesa di San Pietro viene aperta una volta all'anno, il 29 giugno, per celebrare la liturgia in onore del santo al quale è intitolata.

Chiesa di Santa Maria dell'Abbondanza - Si trova lungo la strada Nazionale che da San Gregorio porta a Pellaro. Pur nella semplicità della struttura, la facciata della chiesetta presenta un pregevole portale di ingresso in pietra tufacea intagliata, sormontato da una finestrella ad arco ribassato racchiusa da una cornice sempre in pietra. Un incendio l'ha quasi devastata e attualmente si trova in un forte stato di degrado: sul pavimento calcinacci di ogni genere, resti di tegole frantumate e, in alto, ferme al loro posto, le tenaci capriate in legno, anch'esse mezze bruciate. In alto si scorge una croce in pietra tufacea recante la data del 1712. L'interno, a navata unica, è modesto. L'altare è semplicissimo nelle sue linee; sopra di esso una nicchia scavata nel muro doveva contenere la statua della Madonna. Il campanile, a vela, non registra la presenza di campane. Un'altra annotazione riguarda la scritta che si legge sulla trabeazione: Pura Purissima Pia Miseris Miserere Maria.

Chiesa di San Francesco di Paola - Di piccole dimensioni, si trova nel quartiere San Giovanni di Pellaro ed è di proprietà delle suore salesiane Oblate del Sacro Cuore. Fu edificata nel 1890 per come si evince dalla data impressa sulla banderuola di ferro situata in cima al campanile e denota forme eleganti e raffinate.

Chiesa di San Gregorio Taumaturgo - Si trova nel quartiere di San Gregorio lungo la via Nazionale.  

Chiesa di San Giorgio Martire - La chiesa in origine era posta in prossimità della costa e fu distrutta, insieme al monastero di San Nicola, nel 1086, dagli arabi. Fu poi ricostruita nel luogo attuale il 23 maggio 1631. 

Distrutta dal terremoto del 1783, fu riedificata con il contributo dei fedeli e dei Borboni. Crollò durante il terremoto del 1908 e fu ricostruita quasi nello stesso luogo per dal canonico Rocco Vilardi che concesse il suolo per la retrocessione della chiesa rispetto alla precedente e per la creazione di una piazzetta antistante.

L'esterno, in stile romanico lombardo, ha una facciata con lesene laterali e con capitelli ornati che sostengono un timpano triangolare. 

Al centro il portone è delimitato da lesene e colonnine con capitelli ornati, sormontati da una lunetta con dentro un bassorilievo raffigurante San Giorgio a cavallo che uccide il drago. In alto vi è una finestra con una vetrata artistica che riprende la stessa scena riprodotta dal bassorilievo sopra il portale. Sulla sinistra sorge il campanile di sezione quadrata alto ben 14 metri a differenza dell'edificio alto 10 metri.

La pianta della chiesa, a croce latina, è ad una sola navata. È coronata da un'abside semicircolare e sulla destra la sacrestia a filo con la crociera e con il vertice dell'abside. Sull'altare maggiore, si trova una icona di San Giorgio che uccide il drago, dotata di un'imponente cornice di legno finemente scolpita.

Chiesa di Gesù e Maria - Ubicata a Cataforio, frazione collinare della città, custodisce la statua di San Basilio Magno recuperata dall'omonima chiesa dell'antica città di Motta Sant'Agata distrutta dal terremoto del 1783. La statua risalente al XVI secolo fu realizzata in marmo bianco di Carrara dagli scultori Mazzolo, che erano toscani trasferiti in Sicilia.

Chiesa di San Demetrio Martire - Ubicata a Mosorrofa, frazione collinare della città, custodisce al suo interno un altare settecentesco, opera di artista di scuola siciliana, ed un'acquasantiera di epoca medievale. Nel piccolo museo parrocchiale sono custodito libri antichi, statue, ostensori e molte suppellettili religiose.

Chiesa dei Santi Cosma e Damiano - Posta nel rione di Bocale, l'attuale edificio fu ricostruito nel 1930 e custodisce alcuni affreschi di un certo interesse.  

Chiesa di Santa Maria delle Grazie - L'inaugurazione dell'edificio risale al 29 marzo 1691, come attesta un'iscrizione marmorea collocata nel prospetto.

L'edificio sorge su un terreno originariamente donato dai fratelli Domenico e Carlo Surici e destinato all'erezione di una piccola chiesa nelle contrade Verdirame e Ottobono. I primi lavori iniziano circa cinquant'anni prima dell'inaugurazione, precisamente nel 1641, grazie al contributo dei fedeli, per lo più da proprietari agricoli della zona.

Al 1732 risale un'ulteriore donazione dei terreni adiacenti destinata all'erezione del campanile e dell'edificio parrocchiale.

La tradizione vuole che la chiesa sia stata fortemente voluta dai contadini del luogo affinché essa potesse ospitare l'effigie della Madonna, cui erano state attribuite molte "grazie" quali la liberazione da alluvioni e delle miracolose guarigioni istantanee, da cui appunto deriva l'appellativo di "Graziella".

Pare che l'immagine sacra fosse in origine collocata all'interno di un'edicola, proprio sul luogo dove successivamente fu eretta la chiesa della Graziella. Secondo quanto pervenuto l'effigie raffigurava una Madonna dalle fattezze popolane, nell'atto di allattare il suo bambino.

Il motivo per cui fu edificata la chiesa è iscritto su di una lastra marmorea posta sotto la finestra del campanile, che recita:

(LA)

«PLACUIT D.O.M. ANNO 1641 MISERICORDIARUM ABISSUM PER VIR
GINEUM FONTEM ANTIQUÆ IMAGINIS BEATÆ MARIÆ
OMNIUM GRATIARUM IN CON
TIGUI VIRIDARII ANGULO DEPICTARE SUPER HOS POPULOS INNUMERIS
MIRACULIS DIFFUNDERE UNDE PIUS FIDELIUM COETUS TEMPLUM
HOC AD TANTI THESAURI CUSTODIAM CONSTRUERE STATUIT IN
QUO DENIQUE COMMUNIBUS SUFFRAGIIS ABSOLUTO SACRAM IMAGI
NEM CUIUS MURI FRAGMENTO SOLEMNI TRANSLATIONE COLLOCAVIT
DIE 29 MARTII 1691»

(IT)

«Piacque a Dio, ottimo massimo, che, nell’anno 1641, lo stesso signore Dio, operasse numerosi miracoli a favore di queste popolazioni, servendosi dell’antica immagine di Santa Maria di tutte le grazie, fonte verginale, abisso di misericordia, dipinta nell’angolo del vicino campo. Per questo il pio popolo di fedeli volle che fosse costruito questo tempio destinato alla custodia di così gran tesoro, dentro il quale, assolti tutti i riti di benedizione e di consacrazione, con solenne processione vi portò e vi collocò l’immagine riprodotta nel frammento del muro, il 29 marzo 1691.»

 

Da ciò si deduce che vi era un'immagine già esistente nel 1641, che poi fu collocata sull'altare finemente decorato con stucchi.

Non si hanno notizie precise riguardo al progetto e alle fasi di edificazione della Graziella; si conserva solo l'autorizzazione al restauro del 1796, legata alle vicende del terremoto del 1783, che fu effettuato a spese dei giardinari di Sbarre.

La creazione delle due cappelle laterali risale invece al XIX secolo.

L'edificio, di modeste dimensioni, misura 20 m di lunghezza per 7 m di larghezza per 6 m di altezza, e consta di tre corpi di fabbrica adiacenti: la chiesa, il campanile e la sagrestia.

Il prospetto della chiesa si connota per la sua semplicità, in accordo con lo stile architettonico dell'epoca: esempio di Barocco calabrese, è caratterizzato per il ridotto uso di elementi decorativi e per l'attenzione rivolta all'elemento del portale.

La facciata è scandita da un ordine di tre paraste giganti, sormontate da un lieve tratto di trabeazione e sostenute da un basamento in pietra. Due di queste sostengono dei fastigi secondo motivi decorativi barocchi, sormontati da acroterii.

Il portale marmoreo architravato è delineato lateralmente da una serie di motivi d'acanto, e sormontato da una trabeazione sulla quale si imposta la finestra sovrastante, con la particolare terminazione ad arco a sesto ribassato.

Un'altra finestra è collocata sul prospetto dell'originario campanile, al di sotto della quale è inserita la lastra marmorea commemorativa dell'inaugurazione dell'edificio.

La terminazione superiore di questo vano si presenta priva di completezza, al contrario di quella più compiuta del vano della chiesa, è caratterizzata invece dalla presenza delle tipiche volute di raccordo tra l'elemento curvilineo sommitale e la trabeazione delle paraste laterali.

La chiesa si presenta a navata unica e a pianta rettangolare. Termina con un profondo coro nel quale si apre la porta d'accesso al vano quadrangolare della sagrestia. Attraverso un'apertura posta a sinistra dell'ingresso alla chiesa si accede invece al campanile.

L'interno si presenta scandito da paraste sormontate da una cornice che ne percorre tutto il perimetro. Sul lato sinistro della navata si succedono tre vani:

- il primo, partendo dall'ingresso, contiene la porta d'accesso all'adiacente vano del campanile;

- il secondo, realizzato nel 1822, ospitava un altare dedicato all'Addolorata;

- il terzo, prossimo al coro, ospita una cappella con altare in muratura, rivestito di stucchi con motivi d'acanto. Un'iscrizione nella trabeazione riporta l'indicazione: «Eretto da don Nicola Putortì l'anno 1816»

L'altare, collocato nella parete di fondo del coro, è un importante esempio di arredo barocco. Realizzato in stucco, è caratterizzato dalla presenza di due colonne isolate di ordine salomonico (tortile), scanalate, ricche di motivi decorativi fitomorfi e che sorreggono un'alta trabeazione. La cona dell'altare è vivacemente decorata con motivi acantiformi, rosette e putti alati.

Del patrimonio decorativo e degli originali arredi rimane poco o nulla, infatti i due eventi sismici (1783 e 1908), gli eventi bellici, le alluvioni e l'incuria cui è stata sottoposta per lungo tempo, hanno gravemente danneggiato l'edificio della chiesa. Solo di recente (nel 2000) sono stati portati a termine i restauri, che hanno ripristinato solo in parte l'originario aspetto dell'edificio. La copertura lignea a falde è stata interamente rifatta, così come gli intonaci, esterni ed interni; inoltre in due punti della navata è possibile vedere una porzione dell'originario tessuto murario, realizzato con materiali locali. La differente tessitura muraria dei due saggi lasciati a vista fa pensare che probabilmente nel corso dei secoli l'edificio subì dei rimaneggiamenti, e forse neppure le cappelle ricavate nella parete sinistra della navata risalgono all'impianto originario. Il pulpito in legno, in origine addossato alla parete destra della navata, è andato perduto.

Il 30 aprile 2000 la chiesa è stata restituita al culto.

Chiesa di Santa Maria dell'Itria - La chiesa di Santa Maria dell'Itria, conosciuta volgarmente anche come chiesa delle catene per via delle grosse catene che cingono la piazzetta antistante il tempio, è un edificio religioso della città di Reggio Calabria ubicata lungo la via Sbarre Centrali. Secondo alcune fonti, la chiesa già esisteva nell'anno 1262:si narra infatti che Sant'Alberto del Convento dell'Annunziata di Trapani, venendo da Messina a Reggio nell'A.D.1256/7, abbia voluto visitarla e l'abbia molto ammirata. L'edificio, in stile romanico, si presenta con pianta a croce latina e navata unica. Il prospetto principale, semplice nelle linee architettoniche, è caratterizzato dall'ingresso formato da tre aperture ad arco affiancate da quattro colonne sui cui capitelli di stile corinzio sono posti quattro leoncini. L'entrata nell'edificio sacro è preceduta da una piccola loggetta. Ai bordi del portale si aprono due finestre, anch'essa ad arco, sormontate da due rosoni di dimensione minore rispetto a quello che sovrasta il portale principale. La torre campanaria è di poco più alta rispetto al corpo di fabbrica.

All'interno dell'edificio si conservano una statua lignea della Madonna Odigitria del XVII secolo, una tela del XIX secolo raffigurante San Paolino da Nola e una icona bizantina della Vergine. La nobile famiglia degli Spanò (tra cui sia annoverano Giacinto ed i figli Diego, Agamennone Generale dell'Armata Partenopea, Pasquale e Giuseppe),dalla seconda metà del XVIII secolo fino al 1909, anno in cui Antonio Spanò(n.1864) acquistò il feudo di Tre Mulini alla periferia nord di Reggio, celebrò in questa Chiesa tutte le proprie ricorrenze religiose com'è palesemente testimoniato dai documenti Curiali e Municipali.

Chiesa di Santa Maria di Loreto - La prima chiesa della Madonna di Loreto venne costruita a Sbarre, in contrada Ceci, nel 1579. La seconda chiesa venne costruita sulla prima, danneggiata seriamente dal terremoto del 1783. Fu distrutta dal terremoto del 1908. La parrocchia si radunò per il culto prima nella chiesa di San Pietro, dal 1910 in una baracca e poi, negli ultimi tempi, alla chiesa della Graziella. La terza chiesa (quella attuale) iniziò ad essere costruita nel 1926. Essa venne benedetta e aperta al culto nel 1929, ma ufficialmente venne inaugurata il 28 ottobre 1930.

Lo stile, simile al romanico dell'Italia meridionale, si articola in sobrie decorazioni. Numerosi mosaici raffiguranti i santi della Chiesa cattolica sono posti sui pilastri di sostegno della chiesa.

I tre altari originali, col fonte battesimale, sono opera di Concesso Barca. I lavori in ferro battuto vennero eseguiti da F. Majone.

La chiesa misura 26 metri di lunghezza per 14 metri di larghezza.

L'organo a canne della chiesa è stato realizzato dalla ditta Michelotto di Albignasego (Padova) nel 1996. Lo strumento possiede 44 registri e circa 2500 canne, distinte in due corpi separati. La consolle, con tre tastiere a 58 tasti e pedaliera a 32 note, è a trasmissione elettrica ed è collocata nel transetto destro.

Chiesa di San Luca Evangelista - Si trova nella via sbarre inferiori e si segnala per le artistiche vetrate opera dell'artista reggino Elio Sergi.

Chiesa di Santa Maria del Divin Soccorso - L'edificio, di architettura moderna, insiste sull'omonima piazza lungo la via Messina.

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù - Dopo il terremoto del 1908, la baracca del Sacro Cuore, innalzata nel 1912, funzionava come coadiutoria curata della parrocchia di Santa Maria del Divin Soccorso. Esse furono unite nel 1935, assumendo la duplice intitolazione e aventi sede dove oggi sorge la chiesa del Sacro Cuore, ricostruita in muratura dal 1959 al 1962, per essere definitivamente separate come due parrocchie a sé stanti qualche anno dopo.

Chiesa di San Giovanni Nepomuceno e San Filippo Neri - La struttura della Chiesa risale al 1934, anno in cui furono completati i lavori sotto la guida del progettista ingegnere Mario Mazzucato, e benedetta da don Vincenzo Imerti, parroco di Arangea dal 1931 al 1935. La chiesa è stata costruita in un'area dove prima sorgevano baracche, su una proprietà della famiglia Gagliardi che ha donato il terreno allo scopo di erigere una nuova chiesa nel quartiere di Arangea, dopo la distruzione dell'antica chiesa di Miniera durante il terremoto del 1908.

Chiesa ortodossa di San Paolo dei greci - In occasione di un pellegrinaggio avuto luogo nel mese di maggio 2008, per commemorare il centenario del terremoto del 1908, da parte di una congregazione formata da monaci aghiorites, appartenenti al monastero greco del Paraclito in Oropò, e da laici, tutti studiosi e membri dell'Associazione greca spirituale e filantropica, denominata "Santa Trinità", in Calabria, tra le altre mete, fu visitata la città di Reggio Calabria, sulle cui coste sbarcò l'apostolo Paolo, proveniente da Siracusa e diretto a Roma. In quell'occasione, i monaci ebbero modo di recarsi in visita anche presso la chiesa greco ortodossa reggina dedicata al culto di sant'Elia Speleota, in verità una fatiscente baracca sita in via Sott'Argine Calopinace, la cui vista molto rattristò la congregazione. Da qui nacque la volontà dei monaci di richiedere all'Amministrazione Comunale la possibilità di costruire, a proprie esclusive spese, un decoroso luogo di culto in onore dell'Apostolo Paolo, in modo da soddisfare i bisogni spirituali dei fedeli cristiani ortodossi di Reggio Calabria, i quali, in questi ultimi anni, si sono considerevolmente moltiplicati. 

La posa della prima pietra è avvenuta nel settembre del 2009 con una cerimonia presieduta da metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d'Italia e Malta. A Reggio Calabria la parrocchia ortodossa ha oltre 10 anni di vita. La nuova chiesa è stata costruita per iniziativa del monastero del Paracleto (Oropo d'Attica) e di benefattori Greci. La chiesa è stata consacrata e aperta al pubblico nel settembre del 2010.

Essendo la prima chiesa ortodossa riedificata a Reggio dopo centinaia di anni, già nel progetto stesso si è preso come riferimento architettonico la chiesa di Sant’Antonio il Grande di Archi, ultima costruita prima dell'arrivo dei Normanni.

L'architettura della chiesa rispecchia quella tipica delle chiese di questa tipologia: presenta planimetria rettangolare, tetti spioventi, una grande cupola al centro che sovrasta la navata, una serie di cupole semicircolari di varia dimensione appoggiate alle pareti e aperture bifore e trifore sui prospetti dell'edificio. La chiesa si presenta a croce greca e a tre navate che terminano nel coro, riservato al clero. Un'alta iconóstasi (parete con immagini di Santi) ripara la vista dai tremendi misteri che si compiono nel santuario, dove vi è la sacra mensa (Altare) da cui entra, a volte, il sacerdote.

Chiesa Regina Pacis - La chiesa, di architettura moderna, si trova a San Leo di Pellaro e si presenta con impianto a croce latina che si divide in tre navate terminanti in un unico abside contenente un altare in marmo poggiante su un basamento a due gradoni. Le navate laterali si dividono in quattro campate contenenti nell'ordine la statua della Madonna dell'Abbondanza (prima campata - navata laterale destra), la statua della Madonna (prima campata - navata laterale sinistra), il dipinto del Battesimo di Gesù (seconda campata - navata laterale sinistra), la statua di Gesù cristo (terza campata - navata laterale destra), la statua di S.Leo (terza campata - navata laterale sinistra). 

Le ultime due campate si collegano a destra alla sacrestia, a sinistra ai locali parrocchiali. Al di sopra dell'unica entrata della chiesa, costituita da un portale in legno, si trova un luogo adibito al coro parrocchiale. Il tetto della chiesa è a due spioventi. Sulla destra del corpo longitudinale si trova l'alto campanile della chiesa.

Chiesa di Santa Maria del Lume - L'edificio sacro si trova nel quartiere di Pellaro e nasce dalla ricostruzione seguita al sisma del 1908. Nella chiesa si conserva una tela di anonimo risalente al XVIII secolo e raffigurante Santa Maria del Lume.

Chiesa di Santa Caterina - La costruzione della chiesa di Santa Caterina Vergine e Martire è stata iniziata nel 1926 e portata a termine nel 1929. La facciata esterna richiama nei suoi elementi costruttivi e decorativi la facciata della Chiesa seicentesca. In stile barocco, la chiesa si presenta con un armonioso prospetto principale scandito da lesene con capitelli di ordine corinzio. Il portale principale è sovrastato da un timpano a cornice curva, sovrastato da un grande rosone di forma ovale.

Essa è dedicata a Caterina d'Alessandria, martire del IV secolo, la cui festa ricorre il 25 novembre.

Della parrocchia fa parte l'"Oratorio delle Suore Figlie di Maria Immacolata", abitato dalle comunità religiose delle "Figlie di Maria Immacolata" e delle Suore Veroniche del Volto Santo.

Dopo un lungo restauro recente, la Chiesa di S. Caterina si presenta così: lunga 33 m. e larga 17 m.; è a tre navate, delle quali la centrale termina con un'abside in cui sono raffigurate scene di vita della Santa Patrona. Nell'altare, posto al centro del presbiterio, vi è un altorilievo raffigurante scene del Vangelo tra cui quella dell'incontro di Gesù con la Samaritana (centro). Lungo la navata centrale, sia a destra e sia a sinistra, vi sono pitture raffiguranti l'AT e il NT; sopra i dipinti vi sono finestre a mosaici che rappresentano la Creazione ed i sette Sacramenti. Nella navata laterale (via della santità) di sinistra vi sono quadri di Santi e termina con una cappelletta dedicata al Sacro Cuore. Nella navata di destra (via della croce) vi sono finestre a mosaico raffiguranti simboli liturgici e una Via Crucis bronzea; al termine della navata è collocata la Cappella del Santissimo Sacramento, in cui vi è posto un Crocifisso ligneo antichissimo.

Chiesa di San Bruno - È dedicata a Bruno di Colonia, monaco e fondatore dei Certosini.

Sorta al posto di un precedente luogo di culto di pochi metri quadrati, dove già gli abitanti del luogo seguivano la santa messa, i lavori iniziano nel 1959 e terminano nel 1961. L'apertura ai fedeli è del 1962, con una cerimonia presieduta da mons. Ferro.

È stata costruita su progetto dell'ingegnere Domenico Squillaci, che volle la struttura a pianta esagonale, leggermente irregolare, composta da un unico grande interno, a carena di nave capovolta.

ChiesaSanBruno.jpg (200686 byte)L'altare maggiore ha un tabernacolo lavorato, a forma di cubo, ma suddiviso in quattro parti decorate con smalto e raggiunto da due pilastrini obliqui decorati a mosaico. Al centro dell'altare c'è una mensa in marmo bianco con un paliotto, su base di marmo verde, con quattro bassorilievi che rappresentano i quattro evangelisti. Le due cappellette ai lati completano il pronao. In quella di sinistra, si trova il fonte battesimale.Sulla parete di destra (di chi entra) è custodito il quadro della Madonna della Liga, dipinto dal Prestipino, copia di uno più antico che si trovava in una chiesetta demolita, che si trovava sulla strata per il borgo di Vito.

Chiesa di Sant'Antonio Abate - La sua costruzione risale intorno all'anno 1000. La più antica attestazione dell'esistenza della chiesa risale al 1363 da atti relativi alla contesa fra la città di Reggio Calabria e il Conte San Severino, per il "diritto e la custodia e governo" della fiera di Scaccioti che si svolgeva presso la chiesa di Sant'Antonio e il possesso della contrada. Il luogo ove sorge l'edificio religioso, in collina e ricco di acque, fu scelto dai monaci per costruire, con la funzione di sentinella dello Stretto, il Typikon di Sant'Antonio Abate, poi divenuta Cappella Reale di Ruggero D'Altavilla. Qui i monaci celebravano messa e riprendevano vigore per l'aria buona della collina.

È stata riscoperta negli ultimi venti anni per il crollo delle coperture murarie della chiesa nuova, le infiltrazioni d'acqua hanno svelato la pianta originaria e ne hanno rivalutato i resti romanici del chiostro posto accanto al tempio. Nel Seicento, era a pianta quadrata, lunga 40 palmi e larga 44 palmi, a tre navate, con un solo altare e due porte di ingresso. Costruita in cotto rosso, con infiltrazioni di ciottoli e abbondante malta, fu il luogo di preghiera di Ruggero d'Altavilla, conte di Mileto e Sicilia, che la riconsacrò insieme al monastero, costruito su un precedente insediamento bizantino, di cui rimangono solo i muri perimetrali. Posta sotto la giurisdizione di Santa Maria di Terreti prima, della chiesa metropolitana Santa Maria Cattolica dei Greci dopo e infine sotto San Nicola dei Bianchi, San Giovanni Battista e Santa Maria del Carmelo, fu danneggiata da numerosi terremoti, dal pascià Mustafà nel 1558 e fu incendiata dal pirata turco Mamud, sbarcato a Catona, che nel 1594 saccheggiò i territori a settentrione di Reggio. Più che il cardinale Colonna, abate di Terreti, fu la devozione popolare che permise con la raccolta delle elemosine di ripararne i danni e di risistemarne il tetto, già prima della fine del XVI secolo.

Dopo l'incendio dei turchi del 1594, la chiesa non ebbe più un cappellano stabile; di tanto in tanto si celebravano le funzioni soltanto per la grande devozione dei cittadini. Pertanto monsignor D'Afflitto, nel 1600, invitò il cardinale Colonna, a dotare la chiesa, entro sei mesi, di nuove suppellettili (pianeta, tovaglia, altare, purificatori, ripristino delle mura). Utilizzando anche le elemosine raccolte durante la festività di Sant'Antonio furono acquistati un messale (1586) stampato a Venezia, un calice d'argento, un corporale, una pianeta di capicciola verde e gialla, due candelieri (uno in ottone), un Crocifisso, una grande tela di Sant'Antonio, una campana di 8 rotelle, una campanellina d'altare. Il 19 gennaio 1600, tutte le suppellettili furono consegnate ad Agostino Plutino che fu nominato maestro e procuratore della stessa chiesa. In origine il monastero era costituito da una serie di strutture e fabbricati in muratura: katholikon, torre (rafforzando la funzione militare difensiva e di avvistamento, rete ottica adeguata ai centri fortificati), biblioteca (con schola scriptoria) e skevophylakion.

La presenza della biblioteca fa pensare a una schola scrittoria, una di quelle dove si sviluppò la scrittura reggina e con cui, in seguito, la regina Isabella d'Altavilla, madre dell'imperatore Federico II di Svevia, arricchì il monastero di San Salvatore a Messina. 

Agenti atmosferici, terremoti, lavori, incursioni piratesche hanno mutato l'originaria struttura dell'edificio di culto: cadde la copertura della navata di sinistra, lasciando la suddetta navata a cielo aperto, furono murati gli archi laterali e la navata destra fu utilizzata come sacrestia (1628-1671), in seguito fu sollevato il pavimento e la navata sinistra fu adibita a ossario con due cripte (XVIII). Da questo momento per le funzioni religiose fu utilizzata soltanto la navata centrale.

I muri della facciata e il tetto furono ricostruiti nell'Ottocento; nel secolo successivo furono eseguiti altri lavori e fu innalzato il campanile. 

Negli anni Venti fu installata una nuova campana, rubata alla fine degli anni Novanta. Nella parte sinistra della cappella, verso Sud, sono visibili ruderi in cotto che individuano l'area del chiostro a pianta quadrata. Recentemente è stata restaurata ed è stata riqualificata l'intera zona adiacente alla chiesa.

La chiesa attuale è gestita dalla Parrocchia Maria SS. Del Carmelo di Archi Carmine.

Rappresenta l'unica grande struttura della città in cui si concretizza la fusione tra il neoellenismo bizantino e il romanico normanno. Originariamente la chiesa era costituita da tre navate di cui oggi esiste quella centrale e quella di sinistra, si presenta con struttura a capanna. L'edificio religioso misura complessivamente 6,22 m di larghezza per 13,10 m di lunghezza e si compone di quattro corpi di fabbrica: una navata a pianta quasi rettangolare, una laterale sinistra ed una laterale destra dalla quale è stata ricavata la sacrestia, ed il campanile. Gran parte della superficie delle pareti interne sono in pietrame e mattoni a vista, l'illuminazione dell'aula avviene attraverso un'apertura lungo la parete destra. Nella parte sottostante vi sono due cripte usate per deposizioni funebri. Si tratta di due piccoli ambienti rettangolari con i soffitti a volta, ai quali si accede per mezzo di due scale, e le cui pareti presentano delle nicchie utilizzate in passato per la deposizione dei defunti. Gli ambienti sono dotati di piccoli canali per il drenaggio e condotti di esalazione. L'ultima data della ricostruzione del campanile risale al 1920, data incisa in calce alla sua base. 

Tra i beni storico-artistici di una certa importanza vi sono:

- a vasca di un'acquasantiera del XVII secolo in marmo scolpito;

- la statua di Sant Antonio Abate in legno scolpito;

- un dipinto del XX secolo.

Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo - La chiesa fu fondata da alcuni marinai nel 1766 ed eretta, per la prima volta, in una località imprecisata. Distrutta dal terremoto del 1783 fu, poi, ricostruita, assieme ad altri edifici, sul lato nord-ovest della fiumara “Gallico”. Travolta dall'alluvione del 1827, fu, ulteriormente, ricostruita in luogo più sicuro. Il terremoto del 1908 la distrusse una terza volta e fu ricostruita su progetto dell'ing. Angiolini. La consacrazione avvenne nell'agosto del 1928. La chiesa conserva al suo interno una pala d'altare rappresentante la Madonna di Porto Salvo con una gloria di angioletti e la marina di Gallico realizzata da Gaetano Bonsignore nel 1828; Un quadro ad olio su tela rappresentante Gesù e Maria del 1866, opera di Michele Panebianco, e una statua lignea del 1874 di Antonio Domenico Scarfò, della scuola degli ebanisti di Mammola. Parzialmente chiusa negli ultimi due anni per consentire i lavori di restauro, eseguiti dall'architetto Antonella Cartella, è stata riaperta completamente il 31 ottobre 2010 con il Sacro rito officiato dall'arcivescovo Vittorio Mondello, al quale erano presenti le autorità civili e militari.

Chiesa di San Biagio Vescovo e Martire - È situata nel quartiere di Gallico. Restaurata da poco tempo, al suo interno si conservano una pala d'altare e una statua raffigurante il Santo Benedicente e, inoltre, alcuni affreschi raffiguranti altrettante scene evangeliche. Situata in una nicchia, sopra il portone centrale, è sistemata una statua del Santo scolpita sulla pietra.

Chiesa di San Francesco di Paola - La storia della chiesa è intimamente legata a quella del Convento dei Minimi. La prima chiesa fu costruita nel quartiere di Catona, a quel tempo comune autonomo, nel 1629. L'edificio fu danneggiato gravemente dal catastrofico sisma del 1783 e riedificato nel 1790. Dopo la soppressione del 1809 degli ordini religiosi, i Minimi furono costretti ad abbandonare il convento. Con l'approvazione nel 1849 della fondazione di una Congrega nella chiesa conventuale, l'edificio fu ricostruito nell'attuale sito nel 1875. Distrutta dal terremoto del 1908 e sostituita per circa un ventennio da una baracca, i lavori di ricostruzione dell'attuale chiesa iniziarono nel 1928.

La chiesa, a tre navate, non è priva di una certa monumentalità. L'edificio è di stile romanico e possiede una facciata lineare, preceduta da una loggetta pensile e da scale. Sopra il portale principale spiccano un mosaico raffigurante il Santo e un grande rosone. La torre campanaria presenta bifore e tetto piramidale.

Tra le opere artistiche contenute all'interno della chiesa è da menzionare un quadro del pittore contemporaneo calabrese Giuseppe Mainieri.

Santuari

Santuario basilica dell'Eremo - È il luogo dove la grande vara della Madre della Consolazione dimora quasi tutto l'anno, per poi passare dalla seconda settimana del mese di settembre sino all'ultima domenica di novembre, nella Basilica Cattedrale della città.

Il Santuario è adagiato in una splendida posizione nell'omonimo quartiere Eremo, che occupa la zona più alta della città, uno dei maggiori templi della cristianità in Calabria e meta costante di pellegrini.

Il 28 novembre 1971 il Santuario è stato elevato alla dignità di Basilica minore.

Anticamente sul posto sorgeva un piccolo capitello votivo. Successivamente dodici frati Cappuccini venuti da Valletuccio, chiamati nel 1532 dall'Arcivescovo D.Geronimo Centelles perché istituissero un chiostro da dove diffondere e propagare le nuove regole francescane, iniziarono a costruire un convento che terminarono nel 1569.

Il convento è stato chiamato "Della Madonna della Consolazione" dopo la pestilenza del 1576.

Danneggiato irrimediabilmente dal terremoto del 1908 il santuario è stato realizzato, il 28 luglio 1912, con struttura in legno e tampanatura in muratura di mattoni.

Il nuovo odierno Tempio-Basilicia, ideato dall'arch. Anna Sbarracani Anastasi e costruito con architetture moderne, è stato inaugurato il 30 luglio del 1965.

All'interno è custodito il venerato quadro della Madonna della Consolazione, opera eseguita nel 1547 dal pittore locale Niccolò Andrea Caprioli. Sono anche presenti altre importanti opere tra le quali i pannelli di bronzo dello scultore Alessandro Monteleone e la Via crucis dello scultore Pasquale Panetta.

Santuario di Sant'Antonio di Padova - Si trova sulla Collina degli Angeli, una delle alture che dominano il centro cittadino.

L'edificio ha un sobrio stile gotico, e la facciata - divisa in tre - è decorata centralmente da un rosone, mentre ai lati è caratterizzata da due alti campanili che terminano con delle guglie, sormontati entrambi da croci in ferro battuto.

La pianta è a croce latina, con tre navate che terminano con altrettante absidi. le due navate laterali si interrompono al transetto, mentre la centrale termina con presbiterio e abside circolare. Il pavimento è in marmo mentre l'architettura del soffitto è ad archi incrociati. L'insieme del santuario è opera di pregevole architettura.

Tutto il perimetro del santuario è decorato dalle vetrate artistiche e dalle pitture che raffigurano scene di vita di Sant'Antonio e di Don Orione.

In fondo alla navata centrale, sull'altare maggiore, si trova la statua del Santo collocata all'interno di un tempietto marmoreo, ai lati del quale sono presenti due scale che permettono di accedervi. Intorno, una serie di spazi opportunamente illuminati in vari colori si apre per la preghiera. L'antico altare, realizzato in marmo variopinto si trova in fondo. Ha il frontespizio ricoperto da bassorilievi di grande pregio artistico e decorativo.

Ai lati dei presbiterio si aprono invece due porte sovrastate da mosaici: a destra Don Orione, a sinistra San Francesco di Paola.

Sul transetto si erge una cupola che poggia su un basso tiburio a base quadrata dagli angoli smussati.

Dal portale centrale si entra in un breve corridoio sormontato da una tribuna riservata all'organo ed ai cantori; per accedervi c'è una scala a chiocchiola sulla destra, mentre a sinistra si trova un grande crocefisso in legno.

Nella navata di sinistra si trova la tomba del Canonico Salvatore De Lorenzo (di cui nel 1952 furono portate le spoglie), dunque sulla lapide un ritratto bronzeo - opera di Francesco Triglia - descrive la figura del De Lorenzo. Degli artistici quadretti in legno rappresentano la via crucis ed una pregevole statua lígnea - opera dello scultore Flavio Pancheri - si trova nella stessa navata.

Nella navata di destra si trova invece una copia in gesso dipinto di nero della statua bronzea di san Pietro.

Santuario di San Paolo - La chiesa sorge in via Reggio Campi accanto alla piazza Rotonda, in una posizione che domina dall'alto la parte sud della città.

La facciata è in stile romanico, con tre portali di bronzo:

- Il portone centrale di Tommaso Gismondi rappresenta la "Vita di San Paolo";

- Il portone di destra di Nunzio Bibbò raffigura la "Porta del Male";

- Il portone di sinistra sempre di Nunzio Bibbò raffigura la "Porta del Bene".

In alto sulla facciata sono presenti nove nicchie suddivise in tre gruppi che ospitano mosaici raffiguranti:

- nelle nicchie di sinistra: Virgilio, Cicerone, Seneca, 

- nelle nicchie al centro: San Luca, San Giovanni Crisostomo, Sant'Agostino, San Paolo

- nei cerchi sempre al centro più in basso: Giulio Cesare, Alessandro Magno, 

- nelle nicchie di destra: Aristotele, Platone, Socrate

Sul sagrato vi è la statua di San Paolo.

L'interno ospita 500 m² di mosaici, in parte opera di Nunzio Bava.

Sulle colonne della navata centrale sono raffigurati vari episodi della vita di Cristo, parabole e 36 figure di patriarchi.

Sulla balaustra vi sono 4 angeli del Correale:

- l'Angelo del mistero

- l'Angelo della fiamma

- l'Angelo della meditazione

- l'Angelo dell'annunzio.

Nell'abside è raffigurato il trionfo di Gesù seduto sul trono, con ai lati San PaoloSanto Stefano da Nicea e gli angeli.

Il fonte battesimale è di Nicola Berti, autore anche dei due angeli e dei quattro pannelli dedicati a San Paolo.

Adiacente al santuario sorge il Museo San Paolo, con una pinacoteca e una vastissima raccolta di oggetti sacri.

Santuario del Volto Santo - Si trova nel quartiere di Spirito Santo e custodisce la tomba del Beato Padre Gaetano Catanoso. Il Santuario, sorto secondo il desiderio di San Gaetano Catanoso, viene completato e aperto al culto con la consacrazione il 2 gennaio 1972. Il 4 aprile 1988 la chiesa del Volto Santo è eretta a Santuario dall'Arcivescovo di Reggio Calabria, Monsignore Aurelio Sorrentino.

Santuario di Maria Santissima della Grazia - Si trova nel quartiere di Gallico e custodisce al suo interno una preziosa immagine di Maria SS. della Grazia probabilmente dei secoli XVI-XVII.  

SantuarioMariaSantissimaModena.jpg (56430 byte)Santuario della Madonna di Modena - La sua esistenza è documentata già nel 1540, ma è assai probabile che risalga ad epoca più remota. Vi è custodita una delle più pregevoli raffigurazioni mariane della città, la Madonna di Modena, con angeli e con il Bambino, dipinto su tavola di cm. 153x103 forse del XIV secolo, di fattura bizantina e successivamente rimaneggiato nel XVII secolo. Il quadro è assai venerato dalla popolazione reggina che festeggia la Vergine nel mese di maggio di ogni anno.

Secondo la leggenda, l'effige proviene dall'Oriente. Sottratta ad un islamico da una fanciulla cristiana, sarebbe stata trasportata su di una nave che misteriosamente si fermò nel mare sottostante il santuario a Modena. Nel tempio si conserva una base di acquasantiera del 1540. Vi sono presenti recenti mosaici e vetrate, opere di un artista locale.

Monastero della Visitazione è ubicato su una collina che domina la città di Reggio Calabria, presso i campi di San Nicola di Ortì, ed è stato edificato appositamente per accogliere le suore dell’ordine della Visitazione.

Il monastero della Visitazione Santa Maria di Reggio Calabria nasce per volere delle tre sorelle Angela, Flavia e Virginia Musitano. Desiderose di consacrarsi al servizio di Dio nel silenzio e nella solitudine, guidate spiritualmente da Monsignore Stefano Morabito, Vescovo di Bova, e consigliate dal gesuita padre Fannocheri, scelsero di aderire all'Ordine fondato da San Francesco di Sales: la Visitazione della Santa Maria. La nascente comunità fu composta da dodici Sorelle che con l'approvazione dell'Arcivescovo di Reggio Calabria, Mons. Damiano Polou, l'undici novembre del 1754 si stabilì nella casa delle sorelle Musitano. Nel 1755 giunse dal monastero di Palermo la Madre Giovanna Teresa de la Perouse, professa del Monastero d'Annecy, per istituire la nuova fondazione. A causa della situazione politica del tempo, però, non fu possibile alla Madre de la Perouse portare a compimento la sua missione. Solo il 13 ottobre del 1840, ad opera del Monastero di Napoli, la comunità di Reggio Calabria fu riconosciuta da tutto l'Ordine, grazie all'interesse dell'Arcivescovo Pietro De Benedetto.

Nella sua storia la comunità ha conosciuto diverse sedi: il primo monastero sito presso l'attuale Piazza Italia distrutto dal terremoto del 1908; quello della Collina del Salvatore, presso la via Reggio Campi e attiguo al santuario del Sacro Cuore e, a partire dall'8 dicembre 2005, l'attuale monastero situato presso i Campi di San Nicola di Ortì.

Il nuovo monastero, progettato dall'architetto siciliano Guglielmo Acciaro,ha una dimensione di 9500 m² ed è caratterizzato da una configurazione molto semplice costituita da tre corpi che comprendono il Monastero con il chiostro centrale, attorno al quale si dispiegano i suoi ambienti, la Chiesa, la foresteria e i servizi. L'intero complesso conventuale è realizzato con una struttura in cemento armato occultata da un rivestimento in pietra che è stato lasciato a vista.

La chiesa, posta tra la foresteria e la clausura, si presenta semplice e austera. Formata da un'unica aula le cui pareti perimetrali sono caratterizzate dalla presenza di sei archi in pietra e da ampie finestre, ha un corpo architettonico privo di decorazioni. La navata è separata dalla parte presbiterale da un arco e da un gradino che rialza il luogo ed è caratterizzato dalla presenza di un altare in pietra, il cui fondale è una parete curva absidale decorata con un mosaico, rappresentante il Sacro Cuore di Gesù, realizzato da P. Marko Ivan Rupnik s.j. e dal Centro Aletti, dono di una persona anonima. Alla sinistra è posta la grata in ferro che divide il presbiterio dal Coro delle monache. Il soffitto è formato da grandi capriate che ben si armonizza con le pietre dei muri. Il tetto spiovente è rivestito con tegole della stessa tipologia di quelle del resto del manufatto.

La foresteria rappresenta il cuore del monastero. Ha la funzione di accogliere chi vuole ritirarsi per qualche giorno nel clima di silenzio e di preghiera propri di un monastero della Visitazione: persone singole o piccoli gruppi. Dispone di 10 camere a due letti, una sala incontri e un refettorio con cucina.

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