Teatro La Scala
(Milano)

    

Il Teatro alla Scala, citato spesso semplicemente come La Scala, è uno dei più famosi teatri del mondo, situato in una delle piazze maggiormente frequentate ed eleganti della città, l'omonima Piazza della Scala, dalla quale prende appunto il nome. Il nome della piazza, a sua volta, si rifà a quello della Chiesa di Santa Maria alla Scala, eretta nel 1381 e così chiamata in onore della committente, Regina della Scala moglie di Bernabò Visconti, che nel 1778 fu demolita proprio per fare spazio al teatro.

La stagione teatrale, uno dei più importanti eventi della vita mondana milanese, è composta da opera lirica, balletto e concerti di musica classica.

Il teatro fu fondato per volere dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria dopo l'incendio che il 26 febbraio del 1776 distrusse il Teatro Regio Ducale di Milano, che fino a quel momento ospitava l'opera lirica. Le spese per l'edificazione del nuovo teatro furono sostenute dai proprietari dei palchi del Teatro Regio Ducale in cambio del rinnovo della proprietà dei palchi.

Il progetto venne affidato al celebre architetto neoclassico folignate Giuseppe Piermarini, e l'edificio venne inaugurato il 3 agosto 1778, la prima rappresentazione fu quella dell'opera Europa riconosciuta di Antonio Salieri.

L'opera buffa napoletana caratterizza il primo periodo di vita del teatro, con esponenti come Giovanni Paisiello e Domenico Cimarosa e opere come La Frascatana, Il barbiere di Siviglia e Nina pazza per amore, L'italiana in Londra e Il matrimonio segreto di Cimarosa.

Nel 1808 l'architetto Luigi Canonica intervenne aumentando la profondità del palcoscenico(di 16 metri), procedendo poi, nel 1814, a demolire alcuni edifici (fra cui il convento della Scala) sull'attuale via Verdi, al fine di consentire la costruzione di nuove sale di scenografia e nuovi servizi per i cantanti, i ballerini e i figuranti.

Nel 1812 il teatro cambiò linea con l'arrivo di Gioachino Rossini, con La pietra del paragone. Il teatro diventò il luogo deputato del melodramma italiano, il ruolo che conserva ancora oggi e che l'ha reso celebre.

Tra la prima guerra mondiale e la seconda, il teatro vide avvicendarsi i maggiori cantanti del tempo, tra cui Feodor Šaljapin, Magda Olivero, Giacomo Lauri Volpi, Titta Ruffo, Gino Bechi, Beniamino Gigli, Mafalda Favero, Toti Dal Monte, Gilda Dalla Rizza, Aureliano Pertile.

Nel 1821 l'illuminazione a candele viene sostituita da una grande lumiera centrale a lampade di sicurezza ("argants"), rimaste in funzione fino all'impianto a gas che sarà adottato nel 1860.

Una nuova, straordinaria stagione del melodramma si apre fra il 1822 e il 1825 con Chiara e Serafina di Gaetano Donizetti (1797-1848) e Il pirata di Vincenzo Bellini (1801-1835). Le opere successive di Donizetti alla Scala saranno (fino al 1850) Anna Bolena, Lucrezia Borgia, Torquato Tasso, La figlia del reggimento, La favorita, Linda di Chamounix, Don Pasquale e Poliuto. Di Bellini seguiranno (fino al 1836) I Capuleti e i Montecchi, Norma, La sonnambula, Beatrice di Tenda e I puritani.

Fra i massimi interpreti del repertorio di Rossini, Donizetti e Bellini si ricordano i soprani Isabella Colbran (1785-1845), Maria Teresa Belloc-Giorgi (1784-1855), Giuditta Pasta (1797-1865), il mezzosoprano Maria Malibran (1808-1836), il tenore Luigi Pacini (1767-1837), i sopranisti Gasparo Pacchiarotti (1740-1821) e Giovanni Battista Velluti (1780-1861). Si affermano nella danza tre delle più grandi dive della storia scaligera, Maria Taglioni (1804-1884), Fanny Cerrito (1817-1909) e l'austriaca Fanny Elsler (1810-1884), quest'ultima costretta nel '48 a lasciare il Teatro perché ritenuta un'informatrice della polizia. Insieme a loro si ricorda il francese Marius Petipa (1818-1910), rimasto celebre anche per aver creato a San Pietroburgo La Bella addormentata nel bosco e Il lago dei cigni di Čajkovskij.

Nel 1839 Oberto, conte di San Bonifacio inaugura il ciclo delle opere di Giuseppe Verdi (1813-1901), il compositore che più di ogni altro è legato alla storia del Teatro. Dopo il clamoroso insuccesso di Un giorno di regno, nel 1842 va in scena Nabucco, il primo e decisivo trionfo per la sua ascesa. Al tempo stesso, il forte sentimento patriottico suscitato da Nabucco, fonda la "popolarità" del melodramma e identifica la sua immagine con la Scala. Ancora due opere (I Lombardi alla prima crociata e Giovanna d'Arco) e nel 1846 la collaborazione si rompe bruscamente. Per lunghi anni le nuove opere di Verdi nasceranno lontano dalla Scala. La riconciliazione avverrà gradualmente a partire dal 1869, con l'allestimento della nuova versione della Forza del destino. Nel 1872 si tiene la "prima" europea di Aida, nel 1874 Verdi vi dirige il suo Requiem, nel 1881 presenta la revisione di Simon Boccanegra. Nel 1887 e nel 1893, la Scala mette in scena Otello e Falstaff, i due ultimi capolavori nati dalla collaborazione con Arrigo Boito (1842-1918).

Fra i più grandi interpreti storici del teatro verdiano alla Scala, si ricordano il soprano Giuseppina Strepponi (1815-1897, sposa del Maestro), Adelina Patti (1843-1919), Teresa Stolz (1834-1902, prima interprete del Requiem), Francesco Tamagno (1850-1905, primo interprete di Otello), il baritono Victor Maurel (1848-1923, primo Falstaff).

La Scala venne bombardata durante la seconda guerra mondiale, nella notte tra il 15 ed il 16 agosto del 1943, subendo gravi danni. L'edificio venne subito ricostruito come prima del conflitto, e venne riaperto l'11 maggio 1946, con un concerto di Arturo Toscanini.

Nel 1881 Luigi Manzotti (1835-1905) e Romualdo Marenco (1841-1907) creano il ballo Excelsior, uno dei capolavori della coreografia alla Scala, rimasto ancor oggi in repertorio.
Nel 1883 l'illuminazione della sala e del palcoscenico viene interamente elettrificata.

Nel 1898 le difficoltà economiche del Teatro danno origine al primo esperimento di modernizzazione della gestione, attuato dal duca Guido Visconti di Modrone, da Arrigo Boito e da Giulio Gatti Casazza, al quale viene affidata la direzione generale (il ruolo del futuro sovrintendente).
Arturo Toscanini (1867-1957) assume la direzione artistica e promuove una radicale riforma del Teatro sia negli aspetti organizzativi sia nei rapporti con il pubblico. Toscanini, uno dei grandi direttori di sempre, raccoglie l'eredità musicale di Verdi, inaugurando una tradizione interpretativa che sarà ininterrottamente continuata e rinnovata durante il Novecento. A lui si devono inoltre la rivalutazione e la regolare esecuzione alla Scala delle opere di Richard Wagner (in precedenza tardiva e manchevole) e la stabile estensione del repertorio orchestrale alla musica sinfonica. Giacomo Puccini (1858-1924) appare alla Scala nel 1885 con Le Villi cui seguiranno, fra le altre, Manon Lescaut, Madama Butterfly, La fanciulla del West. Nel 1926, con la direzione di Toscanini, si tiene la "prima" di Turandot, l'opera considerata conclusiva della storia del melodramma italiano. Cavalleria rusticana segna, nel 1891, l'introduzione nel repertorio scaligero di Pietro Mascagni (1863-1945) e del Verismo musicale. Seguiranno numerosi altri suoi titoli (Iris, Parisina, Le maschere) e le principali opere di Ruggero Leoncavallo (1857-1919), Francesco Cilea (1866-1950) e Umberto Giordano (1867-1948). L'allestimento, nel 1906, di Salome di Richard Strauss costituisce sia una svolta del repertorio verso le nuove correnti musicali, sia una più decisa apertura ai compositori stranieri. Negli anni immediatamente successivi seguiranno opere o musiche, fra altri, di Igor Stravinskij, Claude Debussy, Ferruccio Busoni, Ildebrando Pizzetti, Riccardo Zandonai, Ottorino Respighi. Il nuovo indirizzo artistico, uno dei cui protagonisti è il direttore Tullio Serafin (1878-1968), verrà poi consolidato e mantenuto. L'8 marzo 1913 si inaugura il Museo Teatrale alla Scala, nato dall'acquisto delle collezioni dell'antiquario parigino Jules Sambon.

Nel 1921 la proprietà dei palchi viene trasferita dai privati al Comune di Milano. La misura si è resa necessaria per risolvere una nuova crisi economica, aggravata nel 1917 dalle difficoltà della prima guerra mondiale. La Scala si trasforma in un Ente Autonomo comunale, sotto il controllo dello Stato che assicura il finanziamento annuale dell'attività. Si realizzano un importante ampliamento del palcoscenico e il completo rinnovo degli impianti tecnici.
Il periodo fra le due guerre è caratterizzato dall'avvicendamento alla Scala dei più grandi interpreti del tempo, fra i quali Fëdor Saljapin, Magda Olivero, Giacomo Lauri Volpi, Titta Ruffo, Gino Bechi, Beniamino Gigli, Mafalda Favero, Toti Dal Monte, Gilda Dalla Rizza, Aureliano Pertile.
Sono inoltre significative le innovazioni nei criteri di allestimento promosse da Nicola Benois.
Nel 1943 la Scala viene gravemente danneggiata da un bombardamento. Riaperto l'11 maggio 1946 da uno storico concerto di Toscanini, il Teatro torna rapidamente, sotto la sovrintendenza di Antonio Ghiringhelli, ai più alti livelli produttivi e artistici. Ritorna alla direzione del Coro Vittore Veneziani, allontanato nel 1938 per le leggi razziali. Nel 1948 esordisce il maestro Guido Cantelli (1920-1956) che si affermerà fra i maggiori direttori del dopoguerra. Numerosi allestimenti d'opera (il ciclo wagneriano diretto nel 1950 da Wilhelm Furtwängler, il repertorio verdiano di Victor de Sabata ecc.), concerti (Herbert von Karajan, Dimitri Mitropoulos, Bruno Walter ecc.), interpreti (Maria Callas, Renata Tebaldi, Giuseppe Di Stefano, Mario Del Monaco ecc.), spettacoli di ballo (Margot Fonteyn, Serge Lifar, Maja Plissetskaja, Rudolf Nureyev), regie (Luchino Visconti, Giorgio Strehler) restano non solo nella storia della Scala, ma della musica e del teatro nel dopoguerra.

Nel 1954 Norberto Mola assume la direzione del Coro. Nel 1955 esordisce Carla Fracci.
Per quanto riguarda il repertorio contemporaneo, tra il 1947 e il 1960 e in particolare durante la direzione artistica di Francesco Siciliani, vengono eseguite opere o musiche, fra gli altri, di Sergej Prokof'ev, Benjamin Britten, Alban Berg (Wozzeck, 1952), George Gershwin, Francis Poulenc (Dialoghi delle Carmelitane, 1957), Ferruccio Busoni. Importante anche il bilancio del decennio successivo che comprende, fra altri, Arnold Schönberg (Mosè e Aronne, 1961), Dmitrij Sostakovič (Katerina Ismailova, 1964), Luigi Dallapiccola (Volo di notte, 1963), Kurt Weill (Ascesa e caduta della città di Mahagonny, 1964), Paul Hindemith (Cardillac, 1964). Nel 1965 debuttano alla Scala Liliana Cosi e Luciana Savignano. Nel 1963 esordiscono alla Scala Luciano Berio, come direttore e compositore (Passaggio), e Bruno Maderna (1920-1973) come direttore; nel 1965 con Atomtod esordiscono Giacomo Manzoni e Claudio Abbado; nel 1968 il compositore Franco Donatoni (1927-2000) e nel 1969 Maurizio Pollini.

Le creazioni di Roland Petit e Maurice Béjart rinnovano la coreografia. Semiramide (1962) e Guglielmo Tell (1965) di Rossini, assenti da molti anni alla Scala, avviano la rivalutazione del suo repertorio melodrammatico, conosciuta come "Rossini-Renaissance". Un ruolo preminente nella vita musicale del Teatro è esercitato da direttori come Gianandrea Gavazzeni e Antonino Votto (maestro del Coro, dal 1963, Roberto Benaglio).

Nel 1970 Riccardo Muti debutta alla Scala come direttore sinfonico.

Nel 1972 Claudio Abbado assume la direzione dell'Orchestra. Fino al 1986 esegue fra l'altro Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, L'italiana in Algeri di Rossini, Simon Boccanegra, Macbeth, Don Carlo di Verdi, la novità assoluta Al gran sole carico d'amore di Luigi Nono, Pelléas et Mélisande di Claude Debussy. Svolge inoltre un'intensa attività concertistica. Maestro del Coro è Romano Gandolfi.

Nel 1975 esordio alla Scala di Oriella Dorella. Nel 1978 una grande mostra al Palazzo Reale di Milano celebra il Bicentenario del Teatro.

Nel 1981 Riccardo Muti debutta alla Scala come direttore d'opera (Mozart, Le nozze di Figaro). Giulio Bertola assume la direzione del Coro. Nel 1982 nasce l'Orchestra Filarmonica della Scala.
Fra gli altri autori contemporanei, sono eseguiti fino al 1986 Luciano Berio (La vera storia), Franco Donatoni (Atem) e Karlheinz Stockhausen (Samstag aus Licht). Nel 1985 debutta alla Scala Alessandra Ferri.

Nel 1986 Riccardo Muti assume la direzione musicale. Dal 1989 al 1998 riporta in scena le opere più amate (Rigoletto, La traviata, Macbeth, La forza del destino) e numerosi altri titoli di Verdi, tra cui Falstaff e Don Carlo. Affronta la trilogia italiana di Mozart-Da Ponte, dirigendo inoltre Idomeneo e La clemenza di Tito. Il suo repertorio alla Scala comprende Parsifal di Wagner e le edizioni del Ring e del Ciclo sinfonico di Beethoven, Fidelio, quattro opere di Christoph W. Gluck (fra cui Armide, 1996), Lodoïska di Luigi Cherubini, La donna del lago di Rossini, Pagliacci di Leoncavallo, Nina, ossia la pazza per amore di Paisiello, Tosca di Puccini, Dialogues des Carmélites di Poulenc. Fra gli altri autori contemporanei, sono eseguiti fino al 1999 Luciano Berio (Outis), Hans Werner Henze (Lo sdegno del mare, Undine), Giacomo Manzoni (Doktor Faustus), Fabio Vacchi (La station thermale), Salvatore Sciarrino (Perseo e Andromeda), Aldo Clementi (Carillon), Leonard Bernstein (West Side Story).

Nel 1991 Roberto Gabbiani assume la direzione del Coro.

Nel 1997 la Scala si trasforma in una Fondazione con soci privati, aprendo una decisiva fase di modernizzazione.

Al termine della stagione 2001, il teatro fu chiuso per dare vita ad una riorganizzazione radicale delle strutture e degli impianti tecnici del palcoscenico, e per sottoporre la sala principale ad un restauro conservativo. Il progetto dei restauri venne affidato all'architetto ticinese Mario Botta. Nel frattempo, l'attività del teatro si svolse al Teatro degli Arcimboldi.

I lavori, iniziati nel gennaio 2000, furono terminati nel dicembre 2004. Il teatro rinnovato è stato ufficialmente restituito al pubblico di appassionati dell'opera lirica con la rappresentazione dell'Europa riconosciuta, di Antonio Salieri, lo stesso melodramma commissionato al compositore italiano dalla corte imperiale asburgica per l'inaugurazione del teatro scaligero, il 3 agosto 1778.

CURIOSITA' - Nell'Ottocento i nobili entravano nel teatro verso le sei del pomeriggio (anche se lo spettacolo iniziava a mezzanotte) e, dato che dietro ai palchi si trovavano delle piccole cucine, la servitù preparava lì la cena. Le carrozze sostavano sotto il porticato per non far sporcare o bagnare le scarpe delle dame.

La platea veniva usata come sala da ballo e il pavimento di questa si sollevava per avere più spazio. Prima che iniziasse lo spettacolo i nobili salivano nei palchetti e la servitù con i militari prendevano le sedie e le panche dal guardaroba e le sistemavano nello spazio centrale della platea. Se lo spettacolo prevedeva una battaglia navale, la platea veniva interamente riempita d'acqua.

Prima del 1900 i musicisti e il direttore d' orchestra non avevano un loro posto ma suonavano davanti al pubblico il quale non riusciva a vedere al meglio lo spettacolo. Durante le feste mondane suonavano sul palcoscenico.

Solo nel 1800 l'elettricità é entrata nel teatro. Prima venivano utilizzate candele sistemate in una lampada centrale che era situata nella ribalta. La luce rifletteva su degli scudi di metallo che la moltiplicavano. Il rischio di incendi era elevato. Successivamente si usarono le lampade a olio che venivano accese appena gli spettatori entravano in sala. Era considerato più importante il teatro che si illuminava nel minor tempo.

Per i nobili il teatro era considerato la "seconda casa" perciò ognuno arredava il suo palchetto come voleva e passare il tempo con gli amici.

In quasi tutti i più grandi teatri il palco é diviso in strisce orizzontali che si alzano e si abbassano creando effetti straordinari. Quest'idea la ebbero nel 1500, Leonardo da Vinci e alcuni ingegneri militari che inventarono questi effetti scenici. Fino al 2003 la Scala di Milano creava questi effetti straordinari grazie a delle pompe idrauliche. Attualmente il tutto é gestito dai computer.

Dopo la ristrutturazione del 2002 - 2004, il teatro si presenta con una forma a ellisse e una a parallelepipedo. Qui si trovano anche le sale per le prove del corpo di ballo,del coro e dell' orchestra.

Nel teatro ci sono circa 870 lampadine e i proiettori assieme a dei filtri colorati, "gelatine".

Il lampadario, che si trova al centro della platea, é molto grande. Una volta all'anno, il lampadario, viene pulito da una persona specializzata che controlla le 383 lampadine e pulisce le gocce di cristallo.