|
La
Galleria Vittorio Emanuele II di
Milano è un passaggio coperto che
collega piazza della Scala e piazza
Duomo tra loro e con due vie
perpendicolari ad esse.
Lo stile con cui è disegnata
è eclettico, con grottesche,
cariatidi, lunette e lesene, tipico
della seconda metà dell'Ottocento
milanese.
In Galleria hanno sede
numerosi negozi di griffe e marchi
prestigiosi oltre che famosi caffé
e ristoranti, da qualche anno
compagni anche di una nota marca di
fast food. È considerata, con Via
Montenapoleone e Via della Spiga,
una delle sedi dello shopping di
lusso meneghino.
Nella prima metà del XIX
secolo Milano guardava alle grandi
capitali europee come Londra e
Parigi come esempio di
urbanizzazione. Soprattutto perché
la città si stava scoprendo come
principale città industriale della
penisola e le innovazioni
tecnologiche erano il simbolo della
seconda rivoluzione industriale e di
conseguenza del grande cambiamento
sociale che si era messo in moto. La
tour Eiffel, il ponte di ferro sul
Severn, erano un esempio di come la
tecnologia fosse al servizio
dell'architettura anche con un
discreto senso estetico.
Nel 1859 si fece seria l'idea
di un passaggio coperto che
collegasse piazza Duomo a piazza
della Scala: simile alla Galleria de
Cristoforis, sempre a Milano a San
Babila, ma più grande e più
borghese, da dedicare magari al re
che portò Milano ad unificarsi al
Regno d'Italia.
La zona prescelta era quella a
sinistra del Duomo, edificata con
piccole costruzioni non consoni
all'immagine che la municipalità
voleva dare. Il comune indisse un
concorso internazionale al quale
parteciparono 176 architetti e che
vide vincitore il giovane Giuseppe
Mengoni, il quale propose una lunga
galleria attraversata da un braccio,
con al centro dell'incrocio una
grande "sala" ottagonale:
la copertura prevedeva un'ossatura
in ferro e il resto in vetro.

I due ingressi principali,
quelli del braccio più lungo,
previdero inoltre due grandi archi
trionfali. I capitali necessari si
trovarono costituendo una società
in Inghilterra promettendo ricavi
dalle proprietà in costruzione, la
stessa che fabbricò l'ossatura in
ferro e la spedì a Parigi per
essere assemblata. Quando questa
società fallì, il Comune di Milano
assunse la proprietà e continuò a
fornire il capitale necessario.
Nel 1865 iniziarono i lavori
con la posa della prima pietra da
parte di re Vittorio Emanuele II di
Savoia e due anni più tardi si
inaugurò la Galleria, anche se non
completamente terminata.
Circa dodici anni dopo
finalmente il complesso fu
terminato. Giuseppe Mengoni,
l'ideatore della Galleria, vi morì
proprio precipitando dalla cupola
durante un'ispezione il 30 dicembre
1877.
Nelle notti del 13 e del 15
agosto 1943, la Galleria è colpita
dai bombardamenti aerei alleati.
La Galleria è stata
interessata da un restauro negli
anni Sessanta del XX secolo che ha
portato al rifacimento della
pavimentazione. Da qualche anno
l'Ottagono è usato dal comune di
Milano per illustrare a turisti e
cittadini i cambiamenti o le
manifestazioni che interessano la
città meneghina.
L'Ottagono centrale è il
salotto della città. Sul suo
pavimento, al centro, è realizzato
a mosaico lo stemma di Casa Savoia.
Ai suoi lati sono rappresentati gli
stemmi delle quattro città che in
epoche diverse sono state capitali
del Regno d'Italia: nell'ordine
Milano (con Napoleone), poi Torino,
Firenze e infine Roma (coi Savoia).


Nelle lunette attorno alla
volta, sono raffigurate le allegorie
dei quattro continenti: Africa,
Asia, Europa e America.
|
I
numeri
3 - i giri su se stessi che si
devono fare sulle cosiddette
"palle del
toro" del mosaico
rappresentante lo stemma di
Torino
4 - i continenti rappresentati
in affresco sulle lunette
dei quattro archi
dell'Ottagono
6 - i mesi impiegati a montare
l'ossatura in ferro
14,5 m - la larghezza dei
bracci
19 - gli anni passati dal
bando di concorso
all'inaugurazione dell'arco
monumentale su piazza del
Duomo, l'ultima costruzione
32 m - l'altezza
47 m - l'altezza dell'Ottagono
105 m - la lunghezza del
braccio più corto, che
collega via Foscolo a via
Pellico
176 - i progetti presentati al
concorso internazionale
196 m - la lunghezza del
braccio più lungo
353 - le tonnellate di ferro
utilizzate per l'ossatura
della copertura
1.000 - gli operai che
mediamente lavoravano
quotidianamente al cantiere
700.000 - le giornate totali
lavorative
80.000.000.000 - il costo
complessivo in lire dalla
progettazione alla
ristrutturazione dell'opera
|
|


|