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Il
toponimo Sant'Omobono (fino al 2004 Sant'Omobono
Imagna, Santimbù in bergamasco) trova
origine dal santo patrono della frazione di
Mazzoleni, che compone il comune unitamente
a Cepino, Selino Alto e Selino Basso. Le
origini del paese dovrebbero risalire
all'epoca medievale, quando nella zona,
molto più che nel resto della provincia
bergamasca, imperversavano scontri cruenti
tra Guelfi e Ghibellini. La valle Imagna,
prevalentemente guelfa, era in netta
contrapposizione con l'attigua valle
Brembilla, schierata con i Ghibellini.
I
primi scontri videro prevalere i guelfi,
tanto che i ghibellini chiesero aiuto ai
Visconti, signori di Milano. Questi
riuscirono a sconfiggere gli avversari e ad
estendere il proprio dominio sulle valli
della zona. Il modo con cui infierirono
sugli avversari portò i guelfi a cercare più
volte la vendetta con ulteriori uccisioni.
Dopo continui ribaltamenti di fronte il
dominio dei Visconti e dei ghibellini fu
definitivo, anche se il rancore guelfo dava
spesso seguito a rivolte popolari, avvenute
anche a Sant'Omobono e soffocate con le
armi.
La
situazione si rovesciò quando la zona passò
sotto il controllo della repubblica di
Venezia che, in contrapposizione con i
Visconti, sosteneva lo schieramento guelfo.
Seguirono distruzioni nei confronti dei
possedimenti ghibellini, mentre i paesi
guelfi, tra cui Sant'Omobono, ebbero un
trattamento di favore.
I
secoli successivi non videro fatti di
rilievo coinvolgere la piccola comunità
che, forte del proprio isolamento, seguì le
vicende del resto della provincia senza
parteciparvi in modo diretto. A partire dal
termine del XVIII secolo il territorio
cominciò a ritagliarsi una certa notorietà
grazie alla presenza di acque sulfuree molto
pregiate, le cui doti sono enunciate anche
negli scritti di Giovanni Maironi da Ponte.
Queste vennero classificate, a metà del XIX
secolo, come tra le migliori conosciute sul
territorio italiano, facendo nascere di
conseguenza un'industria legata al loro
sfruttamento, tanto importante da permettere
il cambiamento del nome.
Il
territorio è caratterizzato dalla presenza
di terme di acque sulfuree che, unite alla
tranquillità della zona ed all'aria pulita,
rendono il luogo adatto a chi vuole
trascorrere momenti di relax rigenerando il
corpo.
Molto
interessante è la villa delle Ortensie,
posta a fianco delle terme. Risalente al XIX
secolo, presenta linee molto raffinate ed
eleganti, grazie anche ad un recente
restauro.
In
ambito religioso meritano menzione le chiese
dei quattro paesi che compongono il
territorio comunale. Quella di Mazzoleni,
intitolata a Sant'Omobono, presenta un
aspetto maestoso con linee settecentesche.
Risalente alla seconda metà del XIX secolo,
custodisce opere di buon pregio; la chiesa
parrocchiale di Cepino, intitolata a San
Bernardino, venne edificata nel XVI - XVII
secolo con una struttura ad una navata in
luogo di un precedente edificio di culto. Al
suo interno si trovano opere di Gaetano
Peverada.
L'edificio
di maggior richiamo a Valsecca è
indubbiamente la chiesa parrocchiale di San
Marco evangelista. Edificata nel corso del
XV secolo, ma soggetta a successivi
ampliamenti (XVIII secolo) e
ristrutturazioni (XX secolo), presenta al
proprio interno dipinti di buon pregio, ma
soprattutto un crocefisso in legno opera di
frà Giovanni da Reggio.
A
Selino Alto si trova invece la chiesa
parrocchiale di San Giacomo che, edificata
nel XVIII secolo con uno stile neoclassico,
presenta sculture di scuola fantoniana e
dipinti di Francesco Quarenghi. In ultimo la
chiesa di Santa Maria Immacolata che, posta
nella frazione di Selino basso, venne
edificata nel XX secolo.
Tuttavia
l'edificio di maggior richiamo a livello
religioso è indubbiamente il santuario
della Cornabusa. Molto frequentato non solo
dalla gente di tutta la valle, è una chiesa
completamente ricavata nella roccia,
elemento che la rende unica nel suo genere.
Edificata
nel XVI secolo si trova al centro di una
leggenda popolare che troverebbe origine nel
periodo medievale, quando un'anziana donna
si rifugiò in una grotta naturale per
rifugiarsi dalle lotte tra guelfi e
ghibellini. Una volta terminati gli scontri,
questa lasciò sul luogo una statuetta della
Madonna, ritrovata qualche tempo più tardi
da una giovane sordomuta che, dopo il
ritrovamento, si sentì immediatamente
guarita.
- Santuario
Madonna della Cornabusa

“…
E’ il Santuario più bello che esista,
perchè non l’ha fatto la mano
dell’uomo, ma Dio stesso”. Così
diceva Angelo Giuseppe Roncalli, devoto alla
Madonna della Cornabusa e divenuto Papa
Giovanni XXIII. Assai devoto alla
Madonna della Cornabusa, è stato Angelo
Giuseppe Roncalli, divenuto in seguito Papa
Giovanni XXIII.
Territorio
di grande spiritualità e fede religiosa, la
Valle Imagna presenta numerosi edifici di
culto tra i quali il più celebre è il
Santuario della Madonna della Cornabusa,
esempio unico di chiesa ricavata da una
grotta naturale immersa nei boschi.
Cornabusa,
in dialetto bergamasco significa roccia
bucata: il santuario è uno degli esempi più
impressionanti in Italia di chiesa situata
all'interno di una caverna in cui sgorga una
sorgente d'acqua. La caverna, quasi nascosta
in un'insenatura della montagna, si apre a
circa 700 metri sul livello del mare, e
sovrasta la Parrocchia di Cepino, frazione
di Sant'Omobono Terme.
Venne
costruito nel corso dei secoli a partire dal
‘500, fino al 1958 era raggiungibile solo
a piedi percorrendo l’antica mulattiera
che da Cà Contaglio conduce fino alla
grotta, oggi è raggiungibile in auto o a
piedi percorrendo un sentiero da Cepino da
cui nel passato, erano soliti salire a piedi
nudi i pellegrini in preghiera e penitenza e
lungo il quale si incontrano sette cappelle
dedicate ai Dolori di Maria. Altri sentieri
raggiungono il Santuario da Costa Imagna,
Mazzoleni e Bedulita.
Sul
fondo della grotta sgorga dalla roccia una
sorgente d’acqua, dove si trova la nicchia
illuminata a giorno entro cui è riposta una
statua lignea di Maria Addolorata, meta
continua di fedeli e pellegrini. La
statuetta, conservata intatta nel corso del
tempo fu portata nella grotta da una donna
nel 1350, poi trovata da una pastorella
sordomuta di Bedulita che riacquistò
l’udito e la parola.
Il
museo del Santuario raccoglie antiche
tavolette ex-voto in stile popolare ed
alcuni oggetti liturgici di particolare
valore artistico e storico. Accanto al museo
sono visitabili le stanze utilizzate da
Angelo Roncalli durante i suoi soggiorni al
santuario, in particolare nell’agosto del
1956 per il cinquantesimo di ordinazione
sacerdotale. Locali semplici, arredati
ancora come allora, che custodiscono la
memoria di papa Giovanni XXIII, le cui
radici affondano in questa Valle, come lui
stesso ricorda in un passo del giornale
dell’anima.
La
seconda domenica di settembre, ogni anno,
viene celebrata la ricorrenza della festa
della Madonna della Cornabusa con una
suggestiva fiaccolata.
Particolarmente
caro ai Valdimagnini, Il Santuario è oggi
metà di molti pellegrinaggi, alla Madonna
del Santuario vengono attribuiti molti
miracoli.

Le
origini della grotta, una ‘corna busa’
La
storia racconta che un'anziana donna,
durante le rivolte fra Guelfi e Ghibellini
tra il 1350 e il 1440, cercò scampo nella
grotta portandovi unoa statua della Madonna
Addolorata. I guerriglieri non trovarono mai
queste persone che poterono dunque tornare
alle loro abitazioni. La statuetta, però,
rimase nella grotta.
La
leggenda narra che, anni dopo, un anziano
contadino del luogo entrò nella grotta
e trovò la statuetta della Madonna.
Sorpreso, lo considerò un presagio. La
lasciò lì ma continuò con regolarità a
tornare nella grotta, chiedendosi se tenere
la scoperta per sé o rivelarla anche ai
compaesani.
In
seguito una giovinetta sordomuta che
pascolava le pecore, entrò nella grotta
trovando a sua volta la statuetta. La
ragazza corse a casa per raccontarlo a
tutti: aveva riacquistato voce e udito. Si
narra che questo miracolo sia stato compiuto
proprio dalla Madonna. In breve la notizia
della statuetta miracolosa si diffuse nella
zona e nacque una viva devozione per la
Madonna della Grotta.
Nel
1510 il vescovo di Bergamo concesse la
licenza di celebrare la Santa Messa nella
grotta. Da allora il Santuario è meta di
pellegrinaggio di fedeli locali e turisti
che vengono a pregare e a visitare la
statuetta della Madonna.
La
statuetta è stata scolpita in legno di ed
è alta 50 centimetri. Gli studi hanno
rivelato che è di origine toscana, datata
al 1300-1400. Non si sa quindi come sia
giunta nelle mani dell’anziana signora che
l’ha portata con sé nella grotta.

I
sette dolori di Maria
Le
sette capellette si trovano nel sentiero che
porta al santuario, percorso che si può
prendere a piedi arrivando al Santuario.
Primo
dolore di Maria
Nel
primo Dolore si contempla Maria che presenta
Gesù al Tempio e incontra il vecchio
Simeone che le profetizza la
"spada" del dolore.
Maria offre Gesù al Padre, offre la Vittima
"pura, santa e immacolata", e con
Lui offre se stessa, chiamata ad essere la
Corredentrice universale: per questo Gesù
sarà Vittima crocifissa e Lei avrà l'anima
trapassata dalla "spada" del
dolore per tutti i peccati del mondo. 1
Padre Nostro, 7 Ave Maria.
Secondo
dolore di Maria
Nel
secondo Dolore si contempla Maria che fugge
in Egitto per salvare Gesù dalla morte.
Maria fugge in esilio con Giuseppe per
salvare la vita di Gesù minacciato di
morte.
Il dramma di dolore dell'esilio, di Maria è
grazia di sostegno per tutti noi "esuli
figli di Eva" chiamati, da questa terra
di esilio, alla Patria dei cieli, a cui
arrivare per la via della Croce, da Lei
sostenuti e confortati. 1 Padre Nostro, 7
Ave Maria.
Terzo
dolore di Maria
Nel
terzo Dolore si contempla Maria alla ricerca
di Gesù ritrovato nel Tempio a Gerusalemme.
Maria soffre per lo smarrimento di Gesù a
Gerusalemme. Per tre giorni Ella ricerca il
Figlio, e lo ritrova nel Tempio. Smarrire
Gesù, perdere Gesù: è la più grande
disgrazia che ci possa capitare, perché
solo Lui è la Via, la Verità, e la Vita;
perciò bisogna subito ricercarlo e
ritrovarlo nel Tempio, nella Casa del
Signore. 1 Padre Nostro, 7 Ave Maria.
Quarto
dolore di Maria
Nel
quarto Dolore si contempla Maria che
incontra il Figlio Gesu' sulla via del
Calvario.
Maria incontra Gesù sulla strada del
Calvario e percorre con Lui il cammino
doloroso fino al Golgota, portando nel cuore
la Croce di Gesù come una "spada"
che penetra sempre più a fondo nella sua
anima. Con Maria Addolorata seguiamo anche
noi Gesù portando la Croce della nostra
salvezza. 1 Padre Nostro, 7 Ave Maria.

Quinto
dolore di Maria
Nel
quinto Dolore si contempla Maria Addolorata
presente sul Calvario alla Crocifissione e
Morte di Gesù.
Maria Addolorata è presente alla
Crocifissione e Morte di Gesù e soffre nel
suo cuore di Madre con Gesù inchiodato alla
Croce. Qui la "spada" del dolore
ha trapassato tutta l'anima di Maria, ma Lei
ha offerto tutto sempre unita al Figlio
Redentore come Corredentrice universale di
salvezza. Ci aiuti a imprimere in noi
l'immagine di Cristo crocefisso. 1 Padre
Nostro, 7 Ave Maria.
Sesto
dolore di Maria
Nel
sesto Dolore Dolore si contempla Maria
Addolorata che riceve tra le braccia Gesù
deposto dalla Croce.
Maria riceve fra le braccia Gesù deposto
dalla croce. Questa e' l'immagine della pietà.
Ma e' anche l'immagine della maternità
sacerdotale della Corredentrice universale
che offre al Padre la Vittima divina, ostia
di salvezza per tutti gli uomini di ogni
tempo e luogo. O Madre pietosa, tieni anche
noi fra le tue braccia per offrirci a Dio. 1
Padre Nostro, 7 Ave Maria, 1 Gloria.

Settimo
dolore di Maria
Nel
settimo Dolore si contempla Maria che depone
Gesù morto nel sepolcro.
Maria riceve fra le braccia Gesù deposto
dalla croce. Questa è l'immagine della pietà.
Ma è anche l'immagine della maternità
sacerdotale della Corredentrice universale
che offre al Padre la Vittima divina, ostia
di salvezza per tutti gli uomini di ogni
tempo e luogo. O Madre pietosa, tieni anche
noi fra le tue braccia per offrirci a Dio. 1
Padre Nostro, 7 Ave Maria, 1 Gloria.

Aprile
2019
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