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La
storia del paese è ancora avvolta da un
velo di incertezza che non permette di
datare i primi insediamenti stabili. Si
pensa tuttavia che i primi abitanti presenti
sul territorio siano stati i Romani, vista
la loro presenza in tutto il resto della
valle Imagna e della valle Brembana.
L'unico
reperto di origine tardo-romana potrebbe
essere un'acquasantiera, oggi conservata
nella chiesa di San Defendente, tuttavia di
difficile collocazione temporale.
È
comunque in epoca medievale che il paese
comincia ad assumere una fisionomia ben
precisa, con le numerose contrade unite in
un’unica entità amministrativa. Fu
comunque un periodo molto travagliato, visto
che nella zona imperversarono scontri
cruenti, molto più che nelle altre zone
della provincia bergamasca, tra guelfi e
ghibellini.
Questo
per il fatto che la valle Imagna,
prevalentemente guelfa, era in netta
contrapposizione con l’attigua valle
Brembilla, schierata con i ghibellini. In
tutta la zona sorsero numerose
fortificazioni e Roncola, situata in una
posizione dominante e strategica, si dotò
di alcune costruzioni a scopo difensivo,
delle quali restano tracce in località Cà
Baetti.
Tuttavia
le cronache non raccontano di particolari
scontri avvenuti in territorio della
Roncola, che probabilmente ebbe un ruolo
secondario nelle suddette vicende belliche.
Si sa che la famiglia più in vista era
quella dei Rota, come si evince dal
ritrovamento di stemmi del casato in alcune
costruzioni site nella contrada Mezzola.
I
secoli successivi videro pochi fatti di
rilievo coinvolgere la piccola comunità
che, forte del proprio isolamento, seguì le
vicende del resto della provincia senza
parteciparvi in modo diretto.
Un
unico sussulto si ebbe nel 1848 quando
Federico Alborghetti promosse la guerriglia
di Palazzago contro i dominatori austriaci,
i cui combattimenti si spinsero sulle
pendici dell'Albenza fino ad arrivare alla
Roncola, senza coinvolgerne la popolazione.
E fu nei paraggi del paese che il patriota
si rifugiò al termine del moto
rivoluzionario, per poi riparare in
Svizzera.
L'economia
del paese è sempre stata caratterizzata da
una forte impronta rurale, basata su
elementi quali l'agricoltura e
l'allevamento, sostituiti a partire dal XX
secolo dall'industria del turismo. Questa
nuova vocazione del paese non ha portato
stravolgimenti urbanistici, e si è
sviluppata sempre nel rispetto dell'ambiente
e della tradizione rurale.
In
questo contesto si possono compiere un gran
numero di escursioni adatte ad ogni tipo di
esigenza: sia semplici passeggiate che
percorsi impegnativi, fino alla possibilità
di utilizzare proficuamente la mountain
bike.
Meritano
infine menzione i resti delle fortificazioni
medievali, situate in località Cà Baetti.

Di
grande importanza è la chiesa parrocchiale
di San
Bernardo, risalente al XV
secolo. Riedificata nel 1811 con
una struttura ad una sola navata, presenta
dipinti di notevole pregio, tra cui spicca
la Vergine in gloria attribuito a Girolamo
Forabosco o a Gian
Paolo Cavagna ed un prezioso
polittico di Giovan
Battista Moroni raffigurante la Madonna
con il Bambin Gesù.
Sulla
torre campanaria è ospitato un concerto di
cinque campane in Re maggiore datato
1857, ad opera della fonderia Giorgio
Pruneri di Grosio Grosio (SO).
Purtroppo la requisizione bellica della seconda
guerra mondiale non risparmiò
questo concerto, che vide l'asportazione
delle due campane minori. Solo al termine
del conflitto, nel 1950, il concerto fu
completato con il reintegro dei due bronzi
ad opera della fonderia
Daciano Colbachini di Padova.
Tra
gli edifici sacri riscuote grande interesse
anche la chiesa sussidiaria di San
Defendente, anch'essa edificata nel
corso del XV
secolo. Dotata di una struttura
semplice, possiede al proprio interno
un'acquasantiera formata da un capitello
romanico di incerta origine, nonché
affreschi di Angelo
Baschenis.
Sempre
in ambito campanario, ricordiamo le quattro
campane della torre, la più piccola
risalente al XIII secolo. Del concerto, la
grossa venne requisita per scopi bellici e
ripristinata sempre da Daciano
Colbachini assieme alle due campane
della parrocchia, e quindi datata
1950.
Nel
1989 l'allora parroco effettuò un'aggiunta
di due ulteriori campane commissionate alla
fonderia Roberto Mazzola di Valduggia (VC),
in modo da ottenere un concerto di 4
campane. Al giorno d'oggi il concerto è
completamente manuale con azionamento
mediante corde.
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