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Il
paese si caratterizza per i numerosi nuclei
abitati che punteggiano il suo vasto
territorio: oltre al capoluogo, si trovano
le frazioni di Collepedrino, Burligo,
Acqua, Pratomarone, Precornelli, Dusnale, Cà
Quarengo, Al Borghetto, Verzella, Brocchione,
Longoni, Montebello, Salvano, Secchia, Beita,
San Sosimo e Gromlongo.
La
prima vera opera di urbanizzazione fu opera
dei Romani,
i quali sfruttarono la posizione strategica
del paese, posto nei pressi di un'importante
strada militare che collegava Bergamo a Como,
parte terminale di quella che univa il Friuli con
le regioni retiche.
Il
territorio era inserito in un'area
militarmente turbolenta e allo stesso tempo
di vitale importanza per Roma, in quanto
crocevia militare e commerciale verso l'Europa.
La
presenza militare romana inevitabilmente
indusse attorno a sé l'aggregazione di
comunità indigene e allogene.
Successivamente
fu soggetto alla dominazione dei Longobardi,
i quali inserirono la zona nel ducato
di Bergamo. Spesso il borgo veniva
identificato con il nome di Lemine,
toponimo indicante una zona delimitata ad
oriente dalla sponda occidentale del Brembo,
a settentrione dall'attuale Val
Taleggio ad occidente da una
linea arretrata della sponda orientale dell'Adda e
a meridione dal territorio di Brembate
Sopra.
Il
toponimo deriva dal vocabolo palatius,
traslato successivamente in palatiacus sino
alla dominazione basso medievale di palazzagum.
I
secoli del periodo medievale furono
abbastanza problematici per il borgo, che si
trovò al centro di numerose dispute tra guelfi
e ghibellini. A
tal riguardo furono eretti numerosi edifici
fortificati. Dopo numerose battaglie il
potere finì ai Visconti di Milano,
che decisero la distruzione di ogni
costruzione adibita a funzioni belliche.
Tuttavia
perché nel paese ritornasse la tranquillità
bisognò aspettare l'arrivo della Repubblica
di Venezia che, nel corso del XV
secolo, pose fine alle ostilità. Al
termine della dominazione veneta il paese
venne inserito nel Regno
Lombardo-Veneto, gestito dagli
austriaci. Ed è contro questi ultimi che
gli abitanti del paese si sollevarono, in
quella che è ricordata come la guerriglia
di Palazzago che, nel 1849,
vide protagonisti Carlo Agazzi e Federico
Alborghetti. Questi, con pochi mezzi
riuscirono a tenere impegnate le forze
imperiali per più di due mesi, dopodiché
dovettero cedere. Era il preludio dei moti
rivoluzionari che avrebbero portato all'unità
d'Italia.
Palazzago
è stato da sempre legato all'agricoltura,
con la produzione di uva, vino, miele,
castagne e legname. Un tempo erano
sviluppate anche alcune attività
artigianali, tra cui la produzione delle
pietre coti e l'industria tessile, con la
presenza di due filande.

Molto
importante è la chiesa prepositurale di San
Giovanni Battista, costruita a partire dal XV
secolo e che si caratterizza per
la sua imponenza. Tra i dipinti, la pala
dell'Assunta, eseguita da Giovan
Battista Moroni e altre tele di
Abramo Spinelli e Giovanni Scaramuzza.
Da
segnalare è la cosiddetta "cappella
del diavolo", sul cui soffitto è
rappresentato appunto Satana. Il campanile
della chiesa, alto quasi cinquanta metri,
risale al XIV
secolo e fu ricavato da una
torre difensiva. Ospita un concerto
campanario di 8 campane in tonalità di si
bemolle maggiore fuse da Giorgio Pruneri di Grosio
in Valtellina nel 1902.
Le
due campane maggiori, più recenti, sono
state reintegrate nel 1954 dalla
fonderia G. B. De Poli di Udine a
seguito della requisizione bellica del 1943.
Sempre nella chiesa, è presente un organo
Serassi di raro pregio, costruito nel 1851 e
recante numero Opus 608, tuttora funzionante
e usato.
Degna
di nota è anche la chiesa parrocchiale di
Gromlongo (una delle frazioni di Palazzago),
dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano.
Risalente al XVII
secolo, si caratterizza per la
splendida facciata in pietra arenaria
riccamente scolpita e adornata con statue di
Antonio Maria Pirovano nel 1731 e
per la cupola piramidale che caratterizza il
campanile, il quale ospita 5 campane in
tonalità sol bemolle maggiore fuse da
Angelo Ottolina di Bergamo nel 1947.
Sempre
in ambito religioso merita menzione la
chiesa parrocchiale di Burligo che,
dedicata a San Carlo Borromeo, custodisce
opere di buon pregio, tra cui le pale di Gian
Paolo Cavagna e un organo Bossi
del 1797,
in prestigiosa cassa lignea di scuola
fantoniana, restaurato nel 2004.
Infine
è presente anche la villa Belvedere che,
posta nell'omonima località, è dotata un
grande giardino
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